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Full text of "Scritti editi ed inediti"

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SCRITTI 

KDITl     ED     INEDITI 

DI 

GIUSEPPE  MAZZINI. 

VOLUME  XXVII. 

(EPISTOLAKIO  -    VoL.   XIV). 


IMOLA, 

COOPERATIVA  TIPOGRAFJCO-KDITKICK 

PAOLO   GALEATI. 

1918. 


/ 


GIUSEPPE    MAZZINI 


(da   un   disegno   a   lapis   di   GIUSEPPE   ISOLA 
CONSERVATO   NEL   MUSEO   DEL   RISORGIMENTO   DI   GENOVA) 


EDIZIONE  NAZIONALE 


DEGLI  SCRITTI 


DI 


GIUSEPPE    MAZZINI 


EPISTOLARIO 


DI 


GIUSEPPE  MAZZINI. 


VOLUME  XIV. 


IMOLA, 

COOPERATIVA  TIPOGRAFICO-EDITRICE 

PAOLO   GALEATI. 

1918. 


PROPRIETÀ    LETTERARIA. 


VITTORIO    EMANUELE   ITI 

PKR    GRAZIA    DI    DIO    E    PER    VOLONTÀ    DELLA    NAZIONE 
RE    D'ITALIA 

Ricorrendo  il  22  giugno  1905  il  l'*  centenario  della 
nascita  di  Giuseppe  Mazzini  : 

Considerando  che  con  memorabile  esempio  di  concor- 
dia. Governo  ed  ordini  rappresentativi  lian  decretato  a 
Giuseppe  Mazzini  un  monumento  in  Roma,  come  solenne 
attestazione  di  riverenza  e  gratitudine  dell'Italia  risorta, 
verso  l'apostolo  dell'unità; 

Considerando  che  non  meno  durevole  né  meno  dove- 
roso omaggio  alla  memoria  di  lui  sia  il  raccoglierne  in 
un'edizione  nazionale  tutti  gli  scritti; 

Sulla  proposta  del  Nostro  Ministro,  Segretario  di  Stato 
per  l'Istruzione  Pubblica; 

Abbiamo  decretato  e  decretianio: 

Art.   1. 
Sarà   fatta    a   cura   e    spese    dello   Stato   una    edizione 
completa  delle  opere  di  Giuseppe  Mazzini. 

Art.  2. 
A  cominciare  dall'anno  finanziario  1904-905  e  pel  com- 
pimento della  edizione  predetta  sarà  vincolata  per  le  spese 
occorrenti  la  somma  di  lire  settemila  cinquecento,  sul  ca- 
pitolo del  bilancio  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione 
per  incoraggiamento  a  pubblicazione  di  opere  scientifiche 
e  letterarie,  da  erogarsi  con  le  forme  prescritte  dal  vi- 
gente regolamento  di  contabilità  generale  dello  Stato. 


REGIO     DKCRKTO. 


Alt.     3. 


Una  Co  ni  missione  noniinata  per  decreto  Reale  avrà  la 
direzione  dell'edizione  predetta. 

Ordiniamo  die  il  presente  decreto,  munito  del  sigillo 
dello  Stato,  sia  inserto  nella  Raccolta  ufficiale  delle  leggi 
e  dei  decreti  del  Regno  d'Italia,  mandando  a  cliiiinque 
spetti  di  osservarlo  e  di  farlo  osservare. 

Dato  a  Roma,  addi  13  marzo  1904.- 

VITTORIO  EMANUELE. 

Orlando.- 

Visto:   Il  Guardasigilli:   KONCHKTTI. 


INTBODUZIONE. 


Il  numero  delle  lettere,  ottantnna  in  tutte,  com- 
prese in  questo  volume,  è  certamente  esiguo  ;  tuttavia^ 
si  deve  pure  ammettere  che  fu  necessario  di  dar  posto, 
in  una  larga  appendice,  alla  traduzione  che  fu  con- 
tinuata e  '  condotta  a  termine,  di  quella,  parte  dei 
Parliaiiientary  Debates^  iniziata  nel  volume  prece- 
dente delV epistolario  mazziniano,  riguardante  la  lunga 
e  importante  questione  delV  apertura  delle  lettere  del 
Mazzini  da  parte  del  Governo  inglese.  Esso  abbraccia 
quindi  pochi  mesi  di  corrispondenza  epistolare,  cioè 
dalla  fine  d'  agosto  del  1844  ai  principii  di  maggio 
dell-  anno  successivo  ;  e  nondimeno,  racchiude  docu- 
menti storici  di  grande  importanza,  poiché  vi  sono  illu- 
strati quelli  che  vanno  dal  ripercotimento  avuto  in  Eu- 
ropa per  r eccidio  dei  fratelli  Bandiera,  ai  preparativi 
del  moto  insurrezionale  di  Romagna  del  settembre  J845: 
intramezzati,  non  pure  da  quelli  che  si  riferiscono 
allo  sforzo  ostinato  da  parte  dell'esule  di  ottenere 
giustizia  nella  lotta  sostenuta  col  Governo  inglese,  il 
quale,  con  F  apertura  della  sua  corrispondenza  epi- 
stolare, aveva  offerto  ai  Governi  di  Vienna  e  di  Na- 
poli, F occasione  di  preparare  V  iniquo  tranello  dello 
sbarco  in  Calabria,  ma  dagli  altri  ancora  riguardanti 
la  scoperta  del  tradimento  di  Attilio  Partesotti,  vendutosi 
alF Austria,  e  rinnegato  il  suo  passato  di  cospiratore, 
per    assicurarsi  un  mensile  di  poche  centinaia  di   lire. 


vili  INTRODUZIONE. 

Alle  diseussioni  avute  alla  Camera  inglese,  conser- 
vate nei  Parliamentary  Debates,  s'  aggiungono  alcune 
lettere  che  il  Mazzini  indirizzò  sullo  spinoso  argo- 
mento al  Morning  Chronicle,  da  cui  per  prima  volta 
si  estraggono  e  si  distribuiscono  ai  varii  luoghi ,  nel- 
V  ordine  cronologico.  Sono  esse  certamente  tra  le  più 
interessanti  che  sono  comprese  nel  quattordicesimo  vo- 
lume delF  epistolario  mazziniano ,  Ì7i  cui  continua,  come 
nei  volumi  precedenti,  la  corrispondenza  con  la  madre, 
con  Nicola  Fahrizi,  con  Pietro  Oiannone,  con  Georges 
Sand,  con  Cesare  Marani;  ed  in  cui  compariscono,  per 
prima  volta,  due  nuovi  rappresentanti  di  questa  corri- 
spondenza :  Livio  Zamheccari,  U  animoso  patriota  bo- 
lognese, rimasto  in  patria  non  ostante  sopra  di  lui 
pendesse  una  taglia  dal  Governo  Pontificio  per  la 
parte  avuta  nel  moto  romagnolo  dell'agosto  1843,  e 
Francesca  Gerard,  la  buona  fanciulla  svizzera  predi- 
letta dal  Mazzini  in  quei  mesi  nei  quali  si  teneva  na- 
scosto nel  sicuro  asilo  di  Granges. 


EPISTOLARIO. 


imJtt,  ecc.,  voi.  XXVn  (Epistolario,  voi.  XIV).  i 


MDCCLXYII. 

ALLA  Madre,  a  Bavari. 

[Londra],   30  agosto  1844. 

Mia  cara  madre. 

Rispondo  alla  vostra  del  17.  Sto  bene  di  salute. 
Prima  ch'io  mi  scordi,  avete  mai  più  avuto  nuove 
di  quel  genovese  malato  che  venne  a  vedervi  !  So 
che  stava  sempre  ad  un  modo  ultimamente,  ma  so 
anche  che  andato  a  Chiavari  non  si  contentò  di  se- 
guire le  prescrizioni  del  padre,  e  consultò  due  o  tre 
altri  medici,  i  quali  al  solito  gli  prescrissero  cure 
opposte  V  una  alP  altra,  eh'  egli  tentò  tutte.  S' ei  non 
si  ammazza  prestissimo  a  questo  modo,  è  un  miracolo. 
—  La  Cometa  s'allontana,  sicché  non  v'è  più  da  par- 
larne. È  uscito  quel  tale  articolo  di  Eivista  :  articolo 
violentissimo  contro  il  Governo,  e  buonissimo  per  me.  (^) 
Me  ne  hanno  mandato  cinquanta  copie  in  regalo 
perch'  io  le  distribuisca  a  chi  mi  pare.  Di  me  dice 
«  ch'io  godo  il  rispetto  e  la  confidenza  di  molti  In- 
glesi del  primo  rango  e  che  per  carattere   pubblico 


MDCCLXVII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  30  agosto  1844.  » 

(*)  L'  art.,  piti  volte  cit.,  col  titolo  Mazzini  and  the  Ethics  of 
Politiciavs,  pubbl.  nella   Westminster  Bevieiv  del  settembre  1844. 


4  EPISTOLARIO.  [1844} 

e  merito  privato  io  sto  al  paro  del  più  distinto 
straniero  che  abbia  mai  visitato  le  spiagge  Inglesi  :  » 
—  dichiara  la  mia  non-partecipazione  agli  affari  di 
Oorfu:  parla  delle  calunnie  che  P  Ambasciata  Sarda 
ha  fatto  circolare  contro  di  me  :  confata  la  faccenda 
di  Kodez:  dà  un  piccolo  sunto  della  mia  vita  pas- 
sata: parla  della  mia  natura  franca  e  leale:  hi  (con- 
trasta col  procedere  del  governo  di  qui.  Dichiara 
che  se  il  Parlamento  fosse  qual  dovrebbe  essere.  Lord 
Aberdeen  sarebbe  messo  sotto  processo  :  accusa  il  go- 
verno di  Furto,  di  Falso,  di  Corruttela,  di  Tradimento, 
d^  Ingiustizia  tirannica,  scrivendo  queste  parole  a  let- 
tere capitali,  e  via  cosi.  La  Eivista  ha  circolazione  va- 
sta, e  questo  articolo  farà  bene.  Ti  dirò  poi  se  alcuno 
dei  giornali  appartenenti  al  Ministero  risponde  e  che 
cosa.  —  Credeva  che  l'ultima  mia  dovesse  già  trovarvi 
in  campagna,  ma  vedo  che  ci  andavate  più  tardi,  e 
che  questa  sola  vi  ci  troverà.  Spero  quindi  che  la 
leggera  diarrea  del  padre  sarà  passata  coi  primi 
giorni  di  riposo.  —  Fa  bel  tempo  e  desidero  che  sia  lo 
stesso  da  voi.  —  Quanfeo  a  me,  il  decidermi  a  pas- 
sare anche  pochi  giorni  fuori  di  città  sarà,  capisco, 
un  affare  serio:  se  io  potessi  volare  altrove,  o  esserci 
trasportato  dormendo,  ne  avrei  piacere;  ma  dover 
cercare,  scegliere,  poi  riempire  un  sacco  da  notte,  e 
andare,  e  viaggiare  a  quella  volta,  e  vedere  facce 
nuove,  è  uno  sforzo  eroico  per  me.  Vedremo.  —  Do- 
vete avere  romori  e  ciarle  di  guerra  da  non  finirne: 
anche  qui  non  si  parla  d'altro:  e  lo  stesso  in  Fran- 
cia. Le  cose  sono  infatti  complicatissime;  ma  rite- 
nete a  ogni  modo  che  né  Pun  Governo,  né  P  altro 
hanno  voglia  di  battersi  :  alla  stretta  dei  conti,  questo 
non  ha  gran  cosa  da  perdere,  il  Governo  francese 
rischierebbe  tutto  :  qui,  anche  quei  eh'  oggi  sono  mal- 


[1844]  EPISTOLARIO.  5 

contenti,  dichiarata  la  guerra,  avrebbero  fede  nel 
Governo  e  lo  aiuterebbero  ad  agire:  in  Francia,  al 
menomo  rovescio,  si  griderebbe  tradimento,  e  si  agi- 
rebbe contro  il  Governo.  Inoltre,  una  guerra  tra  P  In- 
ghilterra e  la  Francia  non  può  aver  luogo  senza 
trascinare  in  ballo  l'altre  Potenze:  P Austria  proba 
bilmente  starebbe  coli' Inghilterra,  e  quindi  non  ri- 
marrebbe al  Governo  francese  altro  da  fare  che  cer- 
care aiuto  nella  rivoluzione,  cosa  antipatica  ai  pensieri 
dinastici  di  Luigi  Filippo.  Penso  che  aggiusteranno 
ogni  cosa,  ma  penso  anche  che  se  non  fanno  presto,  la 
guerra  può  escire  da  un  incidente  da  nulla,  da  una 
rissa  tra  ufficiali  inglesi  e  francesi,  etc,  etc.  S'aspetta 
a  momenti  la  risposta  del  Ministero  Francese  alP  In- 
glese per  le  cose  d'Otaiti,  e  vedremo. V  è  luogo  di 
credere  che  non  sia  soddisfacente,  quando  non  sia  stata 
cangiata  da  quello  che  pare  avessero  deciso  tre  giorni 
sono.  (*)  A  ogni  modo,  voi  vedrete  decisa  la  guerra  o 
la  pace  prima  di  tornar  di  campagna.  —  Io  vedo 
con  molta  indifferenza  questi  trambusti,  perché  non 
m'aspetto  bene  da  dove  non  esiste  buona  fede.  —  Co- 
munque, prenderemo  norma  dai  tempi  e  dalle  cose. 
V  abbraccio,  piuttosto  in  fretta,  ma  amandovi 
come    sempre    e   desiderando    che    sempre   amiate  il 

vostro 
Giuseppe. 


(^)  La  risposta  del  Governo  francese  era  stata  invece  as- 
tiai conciliativa.  Ved.  a  questo  proposito  il  Journal  dea  Débata 
del  5  settembre  1844. 


6  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDCCLXVIII. 
A  Nicola  Fabrizi,  a  Malta. 

[Londra],  2  settembre  [1844], 

Caro  amico, 

Dalla  catastrofe  in  poi,  io  non  lio  mal  più  avuto 
una  linea  da  te:  il  vapore  che  recava  le  lettere  di 
Malta  del  15  scorso  non  aveva  lettere  tue.  L'ultime 
eh'  io  ebbi  erano  del  1**,  benché  portassero  il  timbro 
del  5.  È  imj)ossibile  che  tu  non  abbia  avuto  d'  al- 
lora in  poi  qualòhe  minuto  ragguaglio  del  caso  fu- 
nesto. Come  furono  presi  tutti  !  e  da  Moro  in  fuori, 
non  feriti  ?  Quando  1  nel  combattimento  di  San  Gio- 
vanni in  Fiore,  o  più  dopo?  la  taglia  era  vera  o 
no?  Vorrei  sapere  i  particolari,  come  si  desidera 
sapere  ogni  cosa  d'  un  parente  morto.  E  inoltre,  ho 
dovere  di  scrivere  alcune  pagine  in  memoria  loro,  e 
vorrei  prima  conoscere  il  fatto.  {*■)  Scrivimi  dunque,  te 
ne  prego,    e    vedi   anche    di    mandarmi   quanto    più 


MDCCLXVIII.  —  Pubbl.  da  T.  Palamenghi-Crispi,  Epi- 
stolario inedito,  ecc.,  cit.,  p.  165-168,  di  su  l'autografo,  conser- 
vato ora  dalla  R.  Commissione,  e  che  qui  si  riscontra.  Non  ha 
indirizzo,  né  timbro  postale. 

(^)  Un  primo  scontro  era  avvenuto  nella  notte  tra  il  IS 
e  il  19  giugno,  mentre  la  spedizione  risaliva  1'  Appennino  tra 
Belvedere  e  Spinelli,  ed  era  finito  con  la  fuga  d'  una  «  ses- 
santina d'  urbani,  »  colà  in  agguato,  comandati  dal  gendarme 
Chiacchiarelli.  Neil'  altro,  a  quattro  miglia  da  San  Giovanni 
in  Fiore,  erano  caduti  morti  il  Miller  e  il  Tesei  ;  feriti,  rispet- 
tivamente a  un    braccio  e  a  una  coscia,  il  Moro  ed    il    Nardi. 


[1844]  EPISTOLARIO.  7 

presto  puoi  copia  della  risposta  che  i  Bandiera 
stamparono  non  so  dove  in  risposta  alla  Notifica- 
zione dell'Austria,  e  la  notificazione  stessa  se  l'hai.  (*) 
Mandami  queste  cose  per  via  di  Francia  subito  su- 
bito, anche  senza  scrivermi,  se  non  n'hai  tempo. 

La  perdita  è  grave,  e  dolorosissima.  L'effetto 
scoraggiantissimo.  Inoltre,  non  è  da  celarsi  che  ri- 
sulta da  tutto  il  fatto  una  mentita  all'opinione  no- 
stra di  grandi  lavori  e  disposizioni  in  quelle  parti. 
Non  presto  fede  al  governo,  ma  i  decreti  di  ricom- 
pense alla  popolazione  di  S.  Giovanni  stringono  il 
cuore.  (^)  L' inazione  assoluta  delle  Provincie  finitime, 
e  della  Sic[ilia]  è  un  altro  fatto.  E  di  questi  fatti  si 
valgono  i  nostri  timidi  o  peggio  dell'interno  per  dire 
che  tutto  questo  trambusto  non  ha  radici,  ma  parte 
unicamente  da  noi.  L' uniche  lettere  che  mi  son 
giunte  in  questi  giorni  d'Italia,  ed  anche  di  passa- 


Ved.  R.  PiERANTONi,  op.  cit.,  pp.  380-388.  Il  Mazzini,  anche 
quando  licenziò  per  la  stampa  i  suoi  Bicordi,  non  aveva  esatta 
cognizione  dei  particolari  dello  scontro  di  San  Giovanni  in  Fiore. 
«  Spento  Miller  —  scriveva  a  pag.  40  —  caduto  per  gravi  ferite 
Domenico  Moro,  la  guida  calabrese  e  due  altri  riuscirono  a  rinsel- 
varsi  [come  s'  è  visto,  oltre  a  Battistino,  erano  stati  sei],  i 
rimanenti,  afferrati,  furono  trascinati  al  martirio  in  Cosenza.  » 

(i)  Sulla  pubblicazione  dell'  «  editto  di  citazione  »  e  della 
risposta  dei  Bandiera,  ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCXXXIX.  Il 
Mazzini  ristampò  i  due  documenti  in  Bicordi,  pp.   34-35. 

(^)  Nel  Giornale  del  Begno  delle  Bue  Sicilie  del  23  luglio  1844 
era  riportato  un  decreto,  in  data  18  dello  stesso  mese,  con  cui 
si  ordinava  cbe  «  i  feudi  compresi  nel  territorio  di  S.  Giovanni 
in  Fiore,  per  grazia  specialissima,  »  fossero  «  dichiarati  di  as- 
soluta proprietà  dei  particolari  possessori,  franchi  e  liberi  da 
prestazioni  a  favore  del  fisco.  »  Era  di  pili  prescritto  che  il 
Comune  stesso  fosse  «  esentato  dal  pagamento  di  qualunque 
dazio  sul  macino.  » 


S  EPISTOLARIO.  [1844] 

bilmente  buoni,  mi  scongiurano  di  por  freno,  potendo, 
a  quei  di  Malta  che  non  fanno  se  non  rovinare.  Da 
tutte  V  altre  parti,  l' affar  dei  Bandiera  m'  è  messo 
in  collo,  come  s^  io  avessi  organizzato  il  fatto  :  fin 
sul  giornale  delParistocrazia  Polacca,  il  Tre  Maggio, 
mi  danno  del  vile  per  averli  mandati,  dicono,  ed 
essermene  stato  quieto  a  Londra.  (*) 

Queste  infamie  a  me  non  importano  né  punto,, 
né  poco;  ma  ne  parlo  per  mostrare  come  ogni  fatto 
di  questo  genere  presta  armi  a  sviare  V  opinione  e 
minare  l'influenza  de'  pochi  buoni.  È  inutile.  Siamo 
addietro  :  i  più  senza  principii,  e  codardi.  L^  invio 
al  Duca  è  un'altra  vigliaccheria  che  parla  un  volu- 
me :  1'  assenso  di  Z[ambeccariì,  un  peccato  da  non 
perdonarsi:  conseguenza  dell'aver  falsato  sin  da  prin- 
cipio la  propria  via  ed  essersi  immischiato  con  ele- 
menti eterogenei.  {'^)  Tristo  privilegio  quello  di  esser 
Cassandra  !  Ma  quanto  io  fin  da  poco  dopo  il  marzo 
dell'anno  passato  prevedeva  e  profetizzai  sul  risul- 
tato di  tutti  questi  lavori,  s'è  verificato  appuntino, 
^on  però,  faranno  senno. 

Quanto  a  noi  non  vi  sono  oggi  che  due  cose  da 
farsi  :  riunire  i  pochi  buoni  a  predicare  e  propagare 
apertamente  e  segretamente  la  Giovine  Italia  come 
l'unico  corpo  capace  di  far  quando  che  sia  bene  al 
paese  —  e  organizzare  una  insistente  cospirazione  per 
danaro.  Senza  un  Fondo  Nazionale  formato  prima  è 
inutile  ogni  lavoro;  e  quanto  a  me,  me  ne  lavo  le 
mani.  Bensì  a  questo  dedicherò  tutta  la  mia  atti- 
vità. Facciam  cosi  tutti.  Io  a  Londra,  Lov[atelli]  a 

(*)  S' è  già  visto  che  a  quest'  accusa  il  Mazzini  rispose 
con  una  lett.  indirizzala  ai  redattori  dell' ^gMtZa  Bianca,  Ved.  la 
lett.  MDCCLXV. 

(«)  Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCLXIII. 


[1844J  EPISTOLARIO.  9 

Parigi,  tu  a  Malta  possiamo  forse  ispirar  fiducia 
d'onesti.  Se  vogliono  scegliere  altri,  scelgano.  Ma  a 
tutti  gP Italiani  che  ti  parlano  di  patria,  di'  sul  viso: 
cominciate  per  fare  la  vostra  offerta  al  Fondo  l^a- 
zionale:  le  città  d'Italia  son  molte:  i  giovani  che 
possono  offrire  cento,  trecento,  cinquecento,  mille 
franchi,  moltissimi.  Se  vogliono,  bene;  se  non  vo- 
gliono, vadano  al  diavolo,  e  a  ciarlar  patriottismo 
colle  loro  donne,  non  con  noi,  vecchi  d'esperienza, 
di  sagrificii,  e  di  dolori  patiti  per  le  loro  ciarle.  — 
Quanto  agli  altri  partiti,  vivi  sicuro  che  non  faranno 
mai  cosa  alcuna:  mandino  ambasciate  anche  al  Ce- 
leste Impero,  non  faranno. 

Privo  di  tue  lettere,  non  posso  scriverti  altro. 
T'abbraccio  :  ed  ama  il 

tuo 
Giuseppe. 

Quanto  al  Ric[ciardi],  lascialo  perdere.  Serba  il 
danaro  che  t'avanza.  Io  non  capisco  com'egli  osi  ri- 
chiederlo. S' anche  tutti  gli  offerenti  ridomandassero, 
bisognerebbe  dedurre  il  danaro  speso,  e  restituire  il 
resto  a  ciascuno:  sicch'egli  non  avrebbe  diritto  se 
non  a  una  x^orzione  del  suo.  Del  resto,  è  danaro  dato 
per  l' Azione,  e  deve  entrare  nel  Fondo  Nazionale 
che  v^ogliamo  e  dobbiamo  formare.  E  se  vi  fosse  bi- 
sogno d'  adesione  formale,  io  otterrò  l' adesione  da 
tutti  i  contribuenti  di  Parigi.  Bensì,  se  le  cose  si 
rimettessero  in  quiete,  ed  egli  incalzasse,  gioverà 
forse  depositare  il  resto  qui  o  in  Parigi  sopra  il 
Banco  Nazionale  per  poter  mostrare  la  cartella,  e 
levar  via  ogni  sospetto  di  volercene  giovare  a  capric- 
cio nostro  per  propaganda.  Addio  di  nuovo. 


10  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDOCLXIX. 
A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],  3  settembre  1844. 

Caro  amico, 

Due  righe  appena  per  dirti,  giovandomi  d'  un'  oc- 
casione,   che  ho  ricevuto    oggi    tutto    quel    che   hai 

MDCCLXIX.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  presso  il 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Dal  Proto- 
collo della  Giovine  ItaZia  apparisce  cbe  la  lett.  giunse  col  «  mezzo 
posta.  »  Nello  stesso  foglio,  oltre  alla  lettera  del  Mazzini,  si  tro- 
vano le  due  seguenti  dello  Stolzmau  e  del  Goiizales. 
«  Cher  ami, 

Je  vous  remercie  iutìuiment  pour  la  peine  que  vous  vous 
étes  donnée  d'aller  chez  le  libraire  Germer-Baillière,  rue  de  TÉ- 
cole  de  Médecine,  u.°  27.  —  Il  est  étonuant  cepeudaut  qu'il 
ne  connait  pas  le  professeur  J.  J.  A.  Ricard,  taudis  que  c'est 
lui  qui  en  1841  a  èdite  l'ouvrage  de  ce  dernier,  sous  le  titre 
de:  Traité  théorique  et  pratique  du   Magnétisme    animai,  etc. 

Je  vous  remercie  également  pour  l'envoi  des  trente  exem- 
plaires  de  ma  brochure  sur  notre  ami  coiumun  :  Bamorino  et 
8on  chef  d'Etat-JJajor,  L.   Zamoiski. 

Croyez-moi  toujours  votre  sincère  ami  et  frère 

K.  Stolzmax.  » 
«  Mio  Lamberti  carissimo, 

Profìtto  dell'  occasione  che  Pippo  ti  scrive  per  pregarti  a 
dire  qualche  cosa  di  positivo  sullo  stato  di  salute  del  povero 
Partesotti.  Mentre  tu  scrivevi  eh'  egli  era  moribondo,  io  rice- 
veva una  lettera  di  un  amico  suo  e  mio  in  data,  del  26  p.  p. 
agosto,  nella  quale  non  si  faceva  neppur  menzioue  della  seria 
sua  malattia.  Chiarisci  tu  dunque  e  presto  questo  imbroglio, 
che  farai  cosa  grati ssi  ma  al 

tuo  amico 

GONZALKS. 

D.  S.  —  Di'  a  Budini  che  sono  vergoguoso  per  non  aver- 
gli mai  scritto  ;  che  ho  vendute  tre  copie  sole  delle  poesie  di  Ma- 
miani,  e  che  appena  ne  potrò  esitare  delle  altre  glie  lo  farò 
sapere.  Vale.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  11 

inviato  per  mezzo  di  quel  giovine  piemontese.  (*)  Tu 
dovresti,  nelP  intervallo,  aver  ricevuto  da  me  per 
mezzo  di  un  operaio  nostro,  lettere  mie.  —  Farmi  chMo 
ti  chiedessi  in  post-scriptum  di  vedere  se  Lov[atelli] 
aveva  modo  di  corrispondere  con  Eomagn[oli].  —  l!^on 
ne  ho  più  bisogno.  Ho  riparato  alP  incidente. —  Non 
v^era  nulla  in  simpatico  nella  lettera  a  Nic[ola].  — 
Ciò  sopra  che  desidero  che  insistiate  con  Lov[atelli] 
è  perch'egii  accetti  di  essere,  se  non  depositario 
del  danaro,  depositario  delle  cartelle,  rappresentante 
insomma  degli  offerenti  —  se  ve  ne  saranno  —  degli 
Stati  del  Papa  al  Fondo  Nazionale,  e  parli  e  scriva, 
quando  gli  capita  occasione,  in  conformità.  Ciò  dico, 
perché  avendo  io  qualche  promessa  da  quelle  parti 
d'adoperarsi,  vorrei  poter  dire  che,  se  vogliono,  man- 
dino a  lui.  —  Il  latore  ti  darà  un  articolo  IngleSe 
che  mando  a  Battista.  (^)  —  Scriverò  per  la  prima 
occasione  a  Waldm[ann].  —  Mi  dicono  che  Partesotti 
stia  meglio;  è  vero!  —  Anche  la  commissione  del 
cappello  Gonzales  è  inutile  :  1'  ha  già  avuto.  —  Se  tu 
mi  mantieni  la  parola  che  mi  dai  di  occuparti,  per 
quanto  è  in  te,  di  propagare  Pidea  del  Fondo  Na- 
zionale, e  concretarla  anche  tutte  le  volte  che  trovi 
Italiani  buoni,  mi  basta.  Tutto  il  resto  è  ora  seconda- 
rio. Io  ti  darò  il  meno  possibilmente  noie,  e  se  sapessi 
a  chi  indirizzare  ciò  che  via  via  indirizzo  a  te,  lo 
farei;  se  non  che  i  tuoi  compagni  stanno  alle  Ba- 
tignoUes.  Addio,  in  fretta, 

tuo 

GrIUSEPPE. 

(*■)  La  lett.  qui  cit.,  del  Lamberti,  in  data  28  agosto  1844. 

era  stata  affidata  a  un    «  Dr.  Tosin »    Ved.    il   Protocollo 

della   Giovine  Italia,  voi.   Ili,  p.  93. 

(*)  Era  certamente  l'art,  che  lo  riguardava,  più  volte  cit. ^ 
pubbl.  nella   Westniiiister  Beview. 


12  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDGOLXX. 

A  Gjuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra,   4  settembre  1844]. 

Caro  amico, 

Una  riga  per  giovarmi  d' un' occasione,  e  salutarti. 
Ripensando  all'affare  della  medaglia,  parmi  che,  se 
si  fa,  sia  dovere  vostro  d^nsistere  altamente,  ardita- 
mente perché  entri  in  qualche  luogo  il  Giovine  Italia  o 
qualche  simbolo  dell'Associazione:  meglio  ancora,  ad 
evitare  il  nome  terribile,  se  i  sottoscrittori  volessero 
assolutamente  cosi,  le  parole:  «Libertà,  Eguaglianza, 
Umanità.  —  Indipendenza,  Unità.  »  —  Parmi  stretto 
dovere  verso  l'Associazione,  e  verso  la  loro  memoria. 
I  Bandiera,  Ricciotti,  etc.  appartenevano  alla  Giovine 
Italia  benché  ordinati,  i  primi,  in  una  Sezione  militare 
speciale  chiamata  V  Esperia.  Come  tali  furono  citati 
dall'Austria.  I  loro  proclami  in  Calabria  portavano  le 
parole  sacramentali  che  ho  scritto  sopra.  L'  ultime 
righe  che  scrissero  a  me  e  che  stamperò,  mi  dice- 
vano che  essi  andavano  a  vincere  o  morire  per  quelle 
parole.  Se  una  medaglia  dev'essere  un  atto  di  rive- 
renza sincera  ai  martiri,  è  indispensabile  indicare  la 
fede  politica  per  la  quale  essi  caddero.  Parmi  adun- 
que che,  specialmente  se    date    soscrittori,  non  pos- 


MDCCLXX.  —  Pnbbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  41-42.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  La  data 
si  ricava  dal  Protocollo  della  Giovine  Italia,  in  cui  è  avvertito 
che  la  lett.  giunse  con  «  mezzo  Polacco.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  13 

siate  a  meno  di  protestare  altamente  contro  ogni 
progetto  eh'  escludesse  la  menzione  del  simbolo  che 
professavano.  È  piii  che  mai  urgente  di  propagare 
or  moralmente  l'idea  Oiovine  Italia.  Parlane  ai  nostri. 
Chi  diavolo  sono  i  promotori?  (^) 

Xulla  di  nuovo.  Ohi  reca  questa  riparte,  credo, 
fra  tre  settimane  per  Londra  :  dovresti  dunque  pren- 
dere il  suo  indirizzo  e  giovartene. 

Addio:  saluta  gli  amici  e  credimi 

tuo 
Giuseppe. 

Dovresti  mandarmi  alcuni  di  quei  lucignoli  per 
la    lampa    Locatelli.  T'ho    scritto    anche   l'altr'ieri: 

(^)  A  proposito  di  questa  medaglia,  che  fu  coniata  a  Pa- 
rigi, il  Lamberti  risponderà  al  Mazzini  il  12  settembre  :  «  Pie- 
tro [Giannone]  si  occupa  della  medaglia.  —  Egli  lo  seconderà 
ne'  suoi  desiderii  per  P  indizio  di  Giovine  Italia.  »  Protocollo 
della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  95.  Non  però  in  tutto,  poiché 
le  parole  Libertà,  ecc.,  invece  che  in  quella  di  Parigi,  furono 
messe  nella  medaglia  incisa  a  Londra,  della  quale  ved.  in  ap- 
presso. «  La  medaglia  —  scrisse  più  tardi  il  Mazzini,  —  coniata  in 
Parigi  ha  da  un  lato  l'Italia  coronata  di  spine  in  atto  di  accen- 
dere una  fiaccola  alla  fiamma  uscente  dalle  ceneri  dei  martiri 
di  Cosenza  racchiuse  in  un'  urna.  SuU'  urna  è  scritto  :  nostri» 
ex  ossibus  ultor  ;  e  sulla  base  :  fucilati  in  Cosenza  il  25  lu- 
glio 1844  sotto  Ferdinando  re.  Dietro  la  tomba  è  un  cipresso; 
intorno  alla  medaglia  stanno  i  nomi  delle  vittime  ;  appiedi  : 
a  memoria  ed  esempio.  Dall'altro  lato,  nel  centro  di  un  serto 
di  palma  e  alloro  stanno  le  parole:  Ora  e  sempre:  poi  quelle 
proferite  dai  Bandiera  :  è  fede  nostra  giovare  V  italica  libertà 
morti  meglio  che  vivi.  Il  concetto  appartenne  a  Pietro  Gian- 
none.  »  S.  E.  /.,  voi,  VII,  p.  123.  È  qui  da  aggiungere  che 
attorno  al  recto  della  medaglia  stanno  i  nomi  degli  artisti  che 
concorsero  a  formarla:  «  I.  P.  David  d'Angers  scolpì.  E.  Ro- 
gat  incise.  1844.  »  Sul  primo  ved.  il  Protocollo  della  Giovine 
Italia,  voi.  Ili,  p.   99. 


14  EPISTOLARIO.  [1844] 

aspetto  con  desiderio  le  vostre  idee  su  quanto  v'ho 
scritto  in  fatto  danaro.  (*) 


MDCOLXXI. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],  6  settembre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Ho  la  vostra  del  24  agosto;  e  finalmente  ora 
siete  in  campagna.  Ho  letto  con  piacere  le  linee  del- 
l'amico,  bench'io  sia  in  un  momento  di  spleen  contro 
gli  uomini  e  contro  i  miei  compatrioti  specialmente. 
Se  lo  vedete  o  gli  scrivete,  risalutatemelo  caramente  ; 
e  chiedetegli  da  parte  mia  il    suo  indirizzo  domici- 

(})  Anche  qui,  subito  dopo  il  poscritto,  sta  la  seguente  lett. 
dello  Stolzman  :  «  Cher  fière.  —  La  personne  qui  vous  re- 
mettra  cette  lettre  revient  à  Londres  après  un  séjour  d'en- 
viron  trois  semaines  ;  je  l'ai  douc  prie  de  vous  laisser  son  adresse 
pour  que  vous  puissiez  profiter  de  son  retour.  J'écris  aussi  à  mon 
ami  Zwierkow8ki,que  vous  aurez  la  bouté  de  lui  communiquer  cette 
adresse,  ou  plutót  je  lui  dis  de  remettre  tout  ce  qu'il  aura 
pour  moi  à  vous.  —  Dans  le  cas  oìi  vous  profìtóriez  du  départ 
de  ce  voyageur  pour  écrire  à  Pipo,  mettez  la  lettre  pour  lui 
80U8  couvert  à  M.^  Stolzman,  aux  soins  de  MJ.  F.  Chojnacki, 
20;  Portland  Street,  Poland  Street. 

Vous  aurez  la  complaisance  de  cacheter  la  lettre  ci-incluse 
adressée  à  Zwierkowski  avant  de  la  remettre,  ou  de  la  confier 
à  la  petite  poste. 

Tout  à  vous.  Charles. 

Londres,  ce  5  septembre,  au  soir. 

MDCCLXXI.  — Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 


[1844]  EPISTOLARIO.  15 

liare,  la  casa  dove  abita  ;  mi  farebbe  piacere  saperlo  ; 
e  non  ve  ne  dimenticate.  —  Vi  scriverò  probabilmente 
su  questo  unico  mezzo  foglio,  perché  voglio  acclu- 
dervi una  caricatura  escita  V  altro  giorno  :  Sir  James 
Graham  che  passa  in  rivista  tutti  gli  uomini  della 
posta,  e  insegna  loro  il  modo  d' aprir  le  lettere  :  sotto 
vi  sono  linee  di  spiegazioni,  coi  comandi  delPesercizio  : 
«pollice  sul  suggello  —  aprite  lettera  !  —  presentate  let- 
tera! etc.  »  Filippo  o  altri  vi  spiegherà  il  tutto,  quando 
lo  vedrete.  —  Domani  comparisce  il  mio  ritratto,  con 
un  articoluccio  biografico,  sopra  un  Giornale  settima- 
nale, chiamato  il  Pictorial  Times.  {*■)  M^  hanno  scritto 
ieri  per  annunziarmelo,  e  per  dimandarmi  se  aveva 
niente  da  suggerire  per  P  articolo  biografico.  11  ri- 
tratto lo  hanno  preso  da  quel  medaglione  che  l' ar- 
tista francese  m'  ha  fatto.  Vedrò  quanto  è  grande  : 
e  se  sarà  di  dimensioni  discrete,  ve  lo  manderò,  per 
curiosità,  come  vi  mando  questa  caricatura.  Un  al- 
tro placard  è  escito  dall'  Uffizio  della  Wesleyan  Chro- 
nicle,  giornale  dei  Metodisti,  nel  quale  sono  stampati 
e  consecrati  all'infamia,  i  nomi  dei  Ministri,  dei 
membri  dei  Comitati  segreti,  e  di  tutti  i  Deputati 
che  hanno  votato  pel  Ministero.  Dicono  che  stampe- 
ranno questo  placard  in  tutte  le  lingue  e  che  lo 
dissemineranno  sul  Continente  per  provare  al  mondo 
che  i  liberi  uomini  d' Inghilterra  esecrano  il  procedere 
del  loro  governo.  —  Nella  seduta  d' ieri,  nella  quale 
si  fissava  il  giorno  di  riapertura  del  Parlamento  eh'  è 


(^)  Del  Pictorial  Times  non  è  stato  possibile  di  rintrac- 
ciare una  copia,  che  non  è  nemmeno  conserrata  nel  British 
Mnseum.  È  però  probabile  che  il  ritratto  del  Mazzini  che  vi 
fu  inserito  sia  quello  che  ora  è  pubbl.  in  fronte  al  voi.  IV 
dell' ediz.  nazionale. 


16  EPISTOLARIO.  [1844] 

•il  10  ottobre,  Duncombe  ha  anmmziato  una  mo- 
zione per  revisione  di  tutto  l'afifare,  trovando  poco  sod- 
disfacente il  rapporto  dei  Comitati.  {*■)  —  E  qui  finisce 
la  mia  cronaca  delle  lettere.  Aggiungo  alla  carica- 
tura il  ritratto  di  Lord  Brougham,  il  mio  calunnia- 
tore, comparso  nello  stesso  giornale.  —  Come  preve- 
deva, siamo  alla  pace  :  e  V  annunzio  ne  è  stato  fatto  da 
Sir  Robert  Peel  ieri,  in  piena  seduta.  (^) —  Se  mai  quella 
tal  Lady  verrà  a  vedervi,  sarete  i^robabilmente 
in  città:  non  viene  che  un  po' più  tardi.  —  Come 
osservate  benissimo,  la  ricompensa  data  al  Console 
Napoletano  in  Corfu  fa  pensare  assai  :  per  ora  tutto 
è  ancora  mistero;  e  non  ho  voglia  di  parlarne.  (^)  Tra 
non  molto,  come  parmi  d'avervi  detto,  scriverò  alcuni 
cenni  intorno  ad  essi,  e  allora  ne  riparlerò.  —  Sto  bene 

(i)  Sul  rapporto  dei  due  Comitati  d' iuehiesta  per  l'aper- 
tura delle  lettere  del  Mazzini  ved.  il  voi.  precedente.  Negli 
Hansard's  Parliamentary  Debates  non  si  fa  cenno  della  presen- 
tazione alla  Camera  dei  Comuni  di  uua  mozione  avvenuta  il 
5  settembre  1844  in  proposito,  da  parte  del  Duncombe.  Ved.  però 
le  lett.   seguenti. 

(*)  Nella  seduta  del  5  settembre  1844  sir  Robert  Peel  aveva 
letto  alla  Camera  dei  Lords  il  messaggio  reale  in  cui  era  an- 
nunziato che  la  questione  sorta  tra  la  Francia  e  V  Inghilterra 
per  Haiti  era  stata  felicemente  risoluta.  Ved.  a  questo  propo- 
sito il  Journal  dea  Déhats  dell'  8  settembre  1844. 

(3)  Nel  n.  del  23  luglio  1844  del  Giornale  del  Regno  delie 
due  Sicilie  era  iuserito  un  lungo  elenco  di  onoritìceuze,  di  me- 
daglie e  di  promozioni  accordate  a  tutti  coloro  che  avevano 
contribuito  alla  cattura  e  all'  eccidio  dei  componenti  la  spe- 
dizione in  Calabria.  E  vi  figurava  il  nome  del  cav.  D.  Gre- 
gorio Balsamo,  Regio  Console  in  Corfù,  al  quale,  come  ri- 
compensa della  condotta  e  dello  zelo  spiegato  «  nella  circostanza 
della  partenza  clandestina  dei  fuorusciti  italiani,  »  era  confe- 
rita la  «  Croce  di  Cavaliere  del  Real  Ordine  di  Francesco  I.  » 
Lodi  e  onorificenza  ben  poco  meritate:  ved.  infatti  R.  Pie- 
RANTONI,   op.   cit.,   p.    335. 


[1844]  EPISTOLARIO.  17 

di  salute.  —  In  una  seconda  edizione  del  Balbo,  8]pe- 
rame  d' Italia,  hanno  messo  qnest'  epigramma  : 

Italia  mia,  non  è,  s'  io  scorgo  il  vero. 
Di  chi  t' offende  il  difensor  men  fero. 
Grida  il  Gioberti,  che  tu  se'  nna  rapa 
Se  tutta  non  ti  dai  in  braccio  al  papa. 
E  il  Balbo  grida  :  dai  Tedeschi  lurchi 
Liberar  non  ti  possono  che  i  Turchi.  (*) 

Ma  tutte  queste  sono  inezie:  cogli  epigrammi  non  si 
libera  il  paese:  e  cantare  in  catene  a  me  pare  una  vera 
vergogna.  Vado  poco  innanzi  nella  brochure  inglese  : 
non  ho  la  testa  abbastanza  quieta;  e  scrivo  con  in- 
sofferenza. Non  so  perché,  tutto  quello  che  si  scrive  e 
ch^o  stesso  scrivo  mi  fa  P effetto  di  ciarle.  L'unica  cosa 
che  potesse  soddisfare  l'animo  mio  è  Vagire,  Del 
resto,  questo  è  ora  inverificabile,  e  però  mi  farò  forza, 
e  scriverò.  Ditemi  se  V  Andrea  verrà  a  visitarvi,  e 
scrivetegli  che  lo  desidero  molto.  Abbracciate  il  pa- 
dre, parlatemi  della  campagna,  e  credete  a  tutto 
P  amore  del 

vostro 
Giuseppe. 


(^)  Era  di  V.  Salvagnoli  (G.  Tambara,  La  Urica  politica  del 
Risorgimento  Italiano  (1815-1870)  ;  Roma,  Società  Editr.  D. 
Alighieri,  1909,  p.  295);  e  fn  pubbl.  a  pp.  128-129  della  ri- 
stampa luganese  Belle  Speranze  d' Italia.  L'  epigramma  si  rife- 
riva a  ciò  che  lo  storico  piemontese  chiama  la  sua  «  speranza 
9ii\V  eventualità  pili  promettitrice.  »  lu  una  nota  aggiuntavi,  il 
Balbo'  così  lo  commentava  :  «  Forse  il  Gioberti  ed  io  potremmo 
dire  di  non  aver  detto  precisamente  cosi.  Ma  per  celia  non 
mi  par  cattiva;  e  chi  si  mettesse  a  rispondere  alle  interpre- 
tazioni stirate  anche  sul  serio,  non  la  finirebbe  mai  più.  » 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XX VII  (Epistolario,  voi.  XIV).  2 


x 


18  KPISTOLAIUO.  [1844' 

MDCCLXXII. 
A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   13  settembre  1844. 


Caro  amico 


Mi  duole  di  dover  darti  una  seccatura^  ma  que- 
sta almeno  non  è  politica.  Io  m' incaricai  giorni  sono 
di  far  ricapitare  a  Parigi,  a  un  Signor  Manara,  L.  30 
in  moneta  inglese,  percli'  egli  cosi  desidera.  Dovea 
partire  un  tale  due  giorni  dopo,  e  gii  consegnai  il 
danaro  in  bank-notes.  Un  incidente  fece  differir  la 
partenza  di  due  settimane:  una  mezza  è  passata. 
Ma  il  Marietti  ch'era  incaricato  e  m'avea  pregato 
di  questo  piacere,  mi  prega  di  far  sapere  P  incidente 
al  Manara,  perclié  teme  d'essere  rimproverato.  Vor- 
rei dunque  che  tu  mi  facessi  il  piacere  di  vedere 
quest'  ultimo,  il  quale  abita  5,  Place  d' Orléans,  34,  rue 
St.-Lazare  (cosi  m'  è  dato  l' indirizzo)  e  dirgli  il  fatto. 
Io  posso,  s'egli  vuole,  mandargli  subito  il  danaro 
per  lettera  di  cambio;  ma  la  differenza  di  tempo  mi 
par  si  corta,  che  mi  par  meglio  di  stare  al  primo 
suo  desiderio.  Mi  preme  d' esser  cortese  con  lui, 
perch'  è  eccellente  giovine,  e  ha  dato,  appena  richiesto, 
250  franchi  qui  al  Fondo  Nazionale,  promettendone 


MDCCLXXII.  —  PubbL  daD.  Giuriati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  43-44.  Qui  si  riscontra  sull'  autografo  posseduto  dal  Dr. 
Daniele  Vare.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta 
P  indirizzo  :  «  Monsieur  Joseph  Lamberti,  Café  de  Frauce,  Cours 
des  Fontaines,  Paris.  »  L' indirizzo  si  ricava  pure  dal  timbro 
l>08tale  che  h:   0  13  «p.   1844. 


[1844]  EPISTOLA  HIO.  19 

altri  250  quand'ei  torni  a  Londra.  (^)  Salutalo  tanto 
da  parte  mia;  e,  se  avrete  ancora  qualche  cosa  in  cassa, 
chiedigli  se  mai  il  ritardo  lo  sconcertasse,  e  avesse 
bisogno  d' un  po'  di  danaro.  Potreste  in  quel  caso 
anticiparglielo;  lo  ritirereste  poi  dal  danaro  ch'io  vi 
manderò  senza  fallo  tra  una  settimana  e  mezza. 

Per  quel  tale  che  deve  partire  ho  scritto  pure  a 
te  e  a  G-io vanni.  Ma  non  v'  è  cosa  alcuna  di  nuovo, 
che  importi.  Sai  più  nulla  di  Paolo  ?  Lov[atelli]  è  tor- 
nato ?  Vorrei  pure^  che  com'  egli  sembrava  desiderare, 
e'  intendessimo  sull'andamento  da  darsi  alla  cosa;  de- 
sidero vivamente  che,  pel  momento,  gli  animi  si  ri- 
mettano in  pace,  e  specialmente  jS^icola,  il  quale, 
cercando  ciò  eh'  egli  non  può  ottenere,  finisce  di 
screditare  se  stesso  in  Italia,  e  noi  con  lui,  dacché 
tutti  lo  suppongono  agir  di  concerto. 

Conosci  tu  il  Maggior  Zuppi,  che  vive  abitual- 
mente in  Portogallo  ?  Egli  dopo  un  brevissimo  sog- 
giorno a  Londra,  dev'  essere  ora  a  Parigi:  e  se  tu 
potessi  rinvenirne  l'alloggio,  avrei  caro  che  tu  gli 
dassi  o  gli  facessi  avere  V  unito  biglietto. 

Attendo  vostre  idee  sul  modo  di  riuscire  più  facil- 
mente alla  formazione  del  Fondo  dilazionale  :  io  mi  v'a- 
dopero quanto  posso:  ho  scritto  in  alcuni  punti  del- 
l'interno, e  ne  parlo  a  quanti  mi  vengono  dinanzi 
all'  estero  :  e  ne  hai  una  prova  nel  Manara,  che  vive 
isolato  e  eh'  io  non  ho  veduto  che  tre  sole  volte.  È 
cosa  nella  quale  s'esige  costanza  quasi  sovrumana, 
ma  nella  quale  si  può  riescire.  Addio;  ama  il  tuo 

Giuseppe. 

(1)  Il  Mauara,  parmigiano,  figura  infatti  per  10  lire  sterline 
nelP  elenco  dei  sottoscrittori  al  «  Fondo  Nazionale  per  1'  azio- 
ne, »  già  cit.   nella  lett.  MDCLXXI. 


20  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDCCLXXIII. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],   13  settembre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Alla  vostra  del  2.  —  Sto  bene  di  salute.  —  V'ac- 
chiudo oggi,  dopo  avervi  mandato  il  ritratto  del  mio 
accusatore,  Lord  Brougham,  quello  delP  accusato,  il 
mio.  A  me  pare  che  non  somigli;  ma  io  posso  mal 
giudicare  del  mio  profilo,  che  non  conosco.  Gli  altri 
dicono  che  somiglia,  salvo  il  naso  che  non  ho  aqui- 
lino. A  ogni  modo  vi  mando  questo  per  semplice 
curiosità  :  è  cavato  da  quel  medaglione  in  gesso  che 
forse  un  uccello  vi  porterà,  malgrado  il  mio  nome  che 
vi  sta  sopra.  —  Questo  è  uscito,  come  v'  ho  detto, 
nel  Pictorial  Times,  giornale  settimanale. 

I  romori  di  guerra  sono  ora  diminuiti.  La  gran 
notizia  del  giorno  è  la  liberazione  d'O'Connell,  e  il 
sussurro  che  si  fa  per  lui  in  Irlanda.  (^)  Credo  che  il 
governo  e  O'  Connell  siano  ambi  imbrogliati  in  un 
modo  strano:  il  governo  perché  non  sa  come  porre 
giù  r  agitazione  ;  O'Oonnell  perché  non  sa  come  con- 

MDCCLXXIII.  —  Inedita.  L' autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale,  A  tergo  di  esso, 
la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  13  7bre   1844.  Ritratto.  » 

(^)  Su  O' Connell  e  sulla  sua  condanna,  ved.  la  nota  alla 
lett.  MDXCVI.  La  Camera  dei  Lords ,  nella  seduta  del 
5  settembre  1844,  aveva  ammesso  il  suo  ricorso,  ciò  che  procurò 
uno  scoppio  di  giubilo  in  Irlanda.  Appena  tolto  di  prigione, 
l'agitatore  irlandese  fa  portato  in  trionfo,  e  ovazioni  infinite 
ebbe  pure  a  Dublino,  dove  giunse  il  9  settembre.  Ma  subito  dopo, 
il  favore  popolare  V  abbandonò,  e  può  dirsi  che  negli  ultimi 
suoi  tre  anni  di  vita  O' Connell   rimase  quasi  un  dimenticato. 


[1844]  EPISTOLARIO.  21 

chiuderla.  Il  popolo  irlandese  aspetta  il  repeal  elisegli 
non  può  dare,  e  che  ha  per  tanto  tempo  promesso. 
Pare  infatti  ch'egli  cerchi  guadagnar  tempo  e  por- 
tare l'attenzione  del  spopolo  sovra  incidenti.  Ha  di- 
chiarato ch'egli  viaggerebbe  i  tre  Eegni  per  ottenere 
petizioni  d'accusa  contro  i  primi  giudici,  cosa  ch'egli 
non  otterrà,  ma  che  gli  darà  adito  di  ciarlare  per 
alcuni  mesi  e  tener  gì'  Irlandesi  occupati.  —  Ho  pia- 
cere che  il  padre  stia  meglio.  Una  volta  per  tutte, 
egli  deve  viver  sicuro  per  ciò  che  concerne  le  arti 
dei  ghibellini  e  il  loro  tirarmi  in  rete.  Io  non  di- 
spero, malgrado  tutto,  di  venire  un  giorno  a  far  loro 
una  visita;  ma  se  ciò  mai  accadesse,  sarà  mia  spon 
tanca  e  maturata  volontà,  non  frutto  di  seduzioni  o 
congiure  loro:  né  certo,  con  soli  venti  compagni.  Ma 
di  questo  non  è  ora  neppur  bisogno  parlarne,  perché 
non  v'  è  apparenza  alcuna,  e  certo  non  lascerò  il  mio 
soggiorno  di  Londra.  Quanto  al  far  cessare  le  atten- 
zioni, non  basterebbe  il  mio  star  quieto  e  far  lavori 
scientifici  ;  bisognerebbe  che  stasse  quieta  tutta  l'Italia, 
e  né  un  solo  uomo  s'  agitasse  là  dentro  ;  perché  è 
entrata  l'idea  fissa  che  io  ho  mano  inquanto  si  fa. 
Poi,  perché  tra  loro  e  me^  vorrebbe  il  padre  che  ce- 
dessi io  ?  Questa,  cosi  disuguale  come  pnò  parere,  ha 
da  esser  lotta  di  tutta  una  vita:  nunc  et  semper;  finché 
giudichi  Iddio  se  meriti  più  la  costanza  dei  buoni  o  la 
pertinacia  dei  tristi.  —  Il  tempo  è  qui  sempre  medio- 
cremente buono,  e  temperato.  —  Non  ho  finora  ve- 
duto Mrs.  Thomas,  né  udito  più  cosa  alcuna  del  fi- 
glio. —  Io  non  penserò  nulla  di  male  per  un  ritardo 
anche  di  due  giorni;  ma  voi  dovete  far  lo  stesso 
anche  per  me.  Accade  qualche  volta  ch^  io  esca  di 
casa  colla  credenza  di  rimanere  un'  ora  fuori  e  tornare 
a  tempo  per  iscrivervi  :  poi,  incidenti  mi    ritardano 


22  EPISTOLARIO.  [1844J 

e  mi  consumano  il  tempo.  —  Andai  a  vedere  quella 
Signora  Inglese  che  parte  :  abbiamo  avuto  una  lunga 
conversazione  suiPItalia  e  sulle  mie  idee,  ch^  essa  ha 
approvate  quasi  tutte;  è  una  "brava  e  intelligente 
donna,  e  simpatizzo  molto  con  lei.  —  Ho  avuto  lettera 
da  Giovanni  :  e  non  so  perché,  mi  pare  che  tema  della 
permanenza  del  suo  soggiorno  in  Francia;  se  man- 
dassero via  lui,  possono  mandar  via  ogni  Italiano: 
Agostino  è  stato  piuttosto  male  in  salute  ;  ma  oggi 
sta  meglio,  e  in  forza,  a  quanto  egli  dice,  della  cura  idro- 
patica,  ossia  dell'acqua.  —  Ditemi,  se  sperate  d'avere 
con  voi  per  qualche  giorno  l'amico  Andrea:  ne  avrei 
piacere,  per  voi  e  per  lui.  —  O^gi  sono  breve,  perché  ho 
due  altre  lettere  da  scrivere.  Ma  vi  scriverò  pida  lungo 
la  settimana  ventura.  Amatemi, abbiatevi  cura  e  credete 
nell'amore  del 

vostro 
Giuseppe 
MDOCLXXIV. 
A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra,   14  settembre  1844]. 

Caro  Giuseppe, 
Ho  la  tua  del  14.  —   Col  sordo  ho  riannesso,  e 
mi  duole  che  Can[uti]  abbia  scritto.  (^)  —  Anche  la 

MDCCLXXIV.  —  Inedita.  L'autografo  è  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  di  pugno  del  Lamberti,  è  annotato  :  «  A  Pippo  del  par- 
tire per  Fir[enze]  e  Virg[inia]  Men[otti].  —  Arrivo  Pelo8[i]. 
Gio.  Ferri.  —  Del  Funerale.  »  Dal  Protocollo  della  Giovine  Italia  ap- 
parisce che  questa  lett.  era  unita  con  una  indirizzata  al  Giannone. 

(^)  «  Canuti  fu  da  me  incaricato  di  avvisar  il  sordo  Eu- 
genio Romagnoli  di  quel  tale  incidente,  Lovatelli  essendo  assente, 
né  sapendosi  quando  torni.  »  Lett.  del  Lamberti  al  Mazzini,  del 
12  settembre  1844  (Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  95). 


[1844]  EPISTOLARIO.  23 

cifra  di  quella  tal  lettera  m^  è  ora  nota.  —  Desidero 
udir  Z[ambeccari]  fuori  d' Italia.  Per  ora,  è  inu- 
tile. (^)  —  Cosa  intendi  di  Lov[atelli]  ?  sospetto  di  che 
e  a  chi  f  (^)  —  La  lettera  di  Vellfani]  sarà  impostata.  — 
T' ho  scritto  ieri  per  la  posta.  —  Da  Malta  non 
ricevo  più  lettere  da  un  j)ezzo  :  non  so  perché  ;  vor- 
rei pur  ricevere  quella  risposta  dei  Bandpera]  alla 
Xotificazione  Austriaca.  —  Stimo  poco  io  pure  Mo- 
r[andi]  :  (^)  ma  non  lo  credo  traditore.  Nulla  da  dirti 
oggi:  mi  duole  delle  tue  inquietudini.  Ama  sempre  il 

tuo 

GrIUSEPPE. 


(^)  Nella  lett.  ora  cit.,  il  Lamberti  scriveva  :  «  Zambec- 
cari  da  Aucona  a  Canuti  scrive  esser  senza  mezzi,  disperando 
quasi  completamente  :  non  esservi  più  capi  là  ;  non  se  ne  tro- 
vano. »   Protocollo  della   Giovine  Italia,  voi.  Ili,   p.   95. 

(*)  «  Sospetto  eh'  ei  voglia  levarsi  dagli  affari.  »  Così  il 
Lamberti  nella  lett.  cit.,  Id'.,  voi.  Ili,  p.  95.  E  in  quella 
del  20  dello  stesso  mese,  spiegandosi  meglio,  aggiungeva  : 
«  Dissi  solo  di  Lov^atelli  che  sospettavo  si  volesse  levar  dalla 
politica.  »  Id.,  voi.   Ili,  p.   99. 

(2)  Con  V  aiuto  del  Protocollo  della  Giovine.  Italia,  in  cui 
il  Lamberti  scrisse  Mar. di,  e  ancor  più  possibile  di  sciogliere 
l'abbreviazione  nel  senso  qui  proposto.  Non  si  sa  da  chi  par- 
tiva V  accusa  contro  il  Morandi,  sul  quale  ved.  la  nota  alla 
lett.  MDCCXIX.  Nicola  Fabrizi  volle  a  ogni  modo  scagionare  il 
suo  amico,  compagno  di  rivoluzione  e  d' esilio,  e  in  una  lett. 
del  27  agosto-3  settembre  al  Lamberti,  scriveva  :  «  Unisce 
questa  per  giustitìcaf  Morandi,  cui  (da  un  cenno  di  Paolo)  gli 
è  parso  abbiam  mala  opinione.  È  onesto  ed  attivo,  ma  in  posi- 
zione delicatissima  :  esige  gran  riguardi,  ma  è  ben  disposto 
ed  opera  ottimamente,  malgrado  gli  ostacoli  suscitatigli  dalla 
diplomazia  avversa.  —  Ne  venner  anche  molti  dal  suo  tra- 
slocaniento,  appunto  perché  era  sospetto.  »  Id.  ,  voi.  Ili, 
p.   120. 


24  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDCOLXXV. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a    Parigi. 

[Londra],   19  settembre  1844. 

Caro  Giuseppe, 

Per  una  occasione,  Charles  BuUer,  Membro  del  Par- 
lamento, (^)  che  parte  fra  due  giorni,  riceverai  le  trenta 
lire  sterline  pel  Signor  Manara.  So  eh'  egli  aveva  bi- 
sogno di  danaro.  Ma  supponendo  che  gli  abbiate  fatto 
offerta  di  qualche  cosa,  ho  preferito  aspettare  occa- 
sione sicura. 

Ho  dato  la  lettera  a  Francia  ;  non  risponde.  M' ha 
raccontato  un  mondo  di  storie  a  giustificarsi  :  la  mo- 
glie furente  di  gelosia,  facendogli  durare  una  vita 
tremenda,  etc.  Non  può  mandar  nulla,  ma  forse  potrà 
fra  poco  una  minuzia.  Lavora  poco:  ha  costrizione 
d'uretra:  spende  in  chirurgo.  Deve  una  lira  anche 
a  me,  grazie  a  Dio.  Forse  andrà  impiegato  in  Russia. 
Appena  avrà  danaro,  metterà  il  figlio  in  Collegio: 
lo  prenderebbe  seco  anche  domani,  se  mai  la  madre 
non  potesse  mantenerlo.  Insomma  ciarle  senza  fine, 
e  via  cosi.  Xon  ne  ho  potuto  cavar  di  meglio. 

Mando  un  bigliettino  per  Giovanni. 

Dovresti  avere  ricevuto  una  seconda  copia  del- 
l'articolo   Inglese:  era  ed  è  —    se   mai  ti  capitasse 

MDCCLXXV.  —  Piibbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  44-45.  Qui  si  riscontra  siili'  autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel 
Protocollo  della  Giovine  Italia  e  avvertito  che  la  lett.  giunse 
con  «  mezzo  ignoto.  » 

(^)  Charles  Buller  (1806-1848),  uomo  politico  inglese,  di 
parte  liberale,  deputato  ai  Comuni  dal  1830  per  West  Looe, 
e  dal  1832  per  Liskeard.  Era  stato  discepolo  del  Carlyle. 


[1844]  EPISTOLARIO.  25 

occasione  —  per  Ciani,  in  Ticino.  A  proposito,  t'ha 
egli  mandato  le  dne  copie  delle  Poesie  di  Giusti  ì  (^) 

Hai  tu,  o  ha  altri,  Celeste  per  esempio  o  Pietro, 
una  copia  dei  Processi  di  Rubiera  ì  Se  mai,  fa  di  man- 
darmela^ quanto  più  sollecitamente  puoi.  Sarà  resti- 
tuita. Qui,  neppur  Panizzi  Pha.  ('-) 

Ho  scritto  l' altro  giorno  a  Pietro  per  la  medaglia. 
A  quest'ora,  suppongo  che  i  consigli  arrivino  tardi. 
Ma  ho  pensato,  che  se  v'è  mai  stata  occasione  per 
battere  una  medaglia  nostra  davvero,  e  che  certo  si 
venderebbe,  era  questa  :  una  medaglia  che,  aggiunti 
ai  nov^e  nomi,  portasse  i  quattordici  del  1833-34  :  in 
una  lapide  ombreggiata  da  cipressi:  dall'altra  parte 
intorno,  in  frondi,  «  Libertà,  Eguaglianza,  Umanità, 
Indipendenza,  Unità,  »  e  in  mezzo:  «  la  Giovine  Italia 
ai  suoi  Martiri.  »  —  Anche  i  14  del  '33  meritano  onore, 
e  molti  lo  noteranno.  —  Forse,  a  quanto  ho  inteso,  la 
faranno  i  nostri  di  qui.  (^)  —  Se  sono  a  tempo,  insisto 


(i)  SuU'ediz.  dei  versi  del  Giusti,  che  Cesare  Correnti 
aveva  dato  fuori  a  Lugano  col  titolo  di  Poesie  italiane  tratte 
da  un  testo  a  penna,  ved.  1'  appendice  XIV  all'  Epistolario  edito 
e  inedito  di  G.  Giusti,  raccolto,  ordinato  e  annotato  da  F.  Mar- 
tini; Firenze,  Succ.  Le  Mounier,  1904,  voi.  Ili,  pp.  464-471, 
e  il  Protocollo  della   Giovine  Italia,  voi.  Ili,  pp.   89-91. 

(*)  Ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  pp.  45-47. 
«  Si  faccia  mandar  da  Lugano  sentenza  Rubiera —  rispondeva  il 
Lamberti  il  20  settembre  ; — nessuno  l'ha  qui.  »  Id.,vo1.  Ili,  p.  101. 

(3)  Su  questa  seconda  medaglia,  che  fu  coniata  a  Londra, 
e  della  quale  è  un  facsimile  nel  voi.  XXVI,  ved.  pure  le  lett. 
seguenti.  Il  Mazzini  cosi  la  descriveva:  «  La  medaglia  coniata  in 
Londra,  sul  disegno  di  Scipione  Pistrucci,  ha  da  un  lato  i  nomi 
di  quei  fra  i  membri  dell'  Associazione  che  avevano  fino  a  quel 
giorno  patito  il  martirio  ;  e  dall'  altro  un  serto  di  quercia,  pal- 
ma, edera  e  cipresso,  e  nel  centro  la  leggenda  :  Ora  e  sempre  : 
la  Giovine  Italia  ai  suoi  martiri.  »  S.  E.  I.,  voi.  VI,  p.   123. 


26  EPISTOLARIO.  [1844] 

perché  una  parolayuna  data,  indichi  sulla  vostra  me- 
daglia il  fatto  speciale  dell'  essere  i  noveesuli^  e  discesi 
in  Italia  da  terra  straniera.  —  Se  no,  tutti  i  nostri 
grideranno. 

Addio:  ama  il  tuo 

Giuseppe. 

MDCOLXXVI. 

A  Georges   Sand,  à  Paris. 

[Londres],   20  septembre  1844. 

Madame, 

Mrs.  Pawlet  vous  reme t tra  cette  lettre.  Elle  ap- 
partient  au  petit  nombre  d'àraes  élues  qui,  en  An- 
gleterre,  vous  comprennent  et  vous  aiment:  ^noyau 
sacre  qui,  je  Pespère,  grossira  chaque  jour.  Je  cède, 
en  lui  remettant  ces  quelques  mots,  à  ses  désirs,  à 
ceux  de  la  femme  que  j 'estime  le  plus  en  Angle - 
terre,  Mad.  Oarlyle,  épouse  de  Técrivain  ;  et  à  la 
certitude  que  ce  n'est  pas  un  vain  instinct  de  cu- 
riosité  qui  la  pousse  à  vous  voir,  mais  le  désir  bien 
sincère  de  vous  entendre,  de  vous  dire  combien  elle 
vous  admire,  de  communier  en  un  mot  avec  vous 
autant  que  son  court  séjour  à  Paris  le  lui  per- 
m et tra. 

Mrs.  Pawlet  vous  remettra  aussi  de  ma  part 
les  dessins  appartenantà  la  patente.  (^)  J'aurais  dù  les 
envoyer  depuis  bien  lougtemps  ;  mais  je  n'ai  pas  voulu 
les  confier  à  la  légère  à  des  voyageurs  dont  je  n'aurais 
pas  été  sur.  J'y  ajoute  deux  livres  st.  que  le  Bureau 

MDCCLXXVI.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 

(i)  Su  questa  patente  è  da  ved.  la  nota  alla  lett.  MDLXXX, 
e  sul  caveat,  al  quale  si  fa  cenno  pili  sotto,  quella  alla  lett. 
MDLXVII. 


[1844]  EPISTOLARIO.  .  27 

des  Patentes  m'a  fait  remettre  il  y  a  quelque  temps, 
par  suite  de  je  ne  sais  quelle  diminution  de  droits 
qui  existait  déjà  à  cette  epoque  et  que  Pemployó 
chargé  d'  arranger  les  comptes  avait  negligé.  Vous 
voudrez  bien  en  dire  un  mot  à  Mr.  Leroux  de  ma  part. 
—  J' ai  rencontré  par  hasard  Mr.  Chillmau;  il  m'a 
déclaré  que  votre  lettre  avait  été  remise  par  lui  au 
Doct.  Linstant  (*)  pour  mei.  Il  a  offert  de  me  don- 
ner  la  guinée,  prix  du  Caveatj  qu^il  paraissait  avoir 
complètement  oublié.  Je  lui  ai  dit  que  je  n'avais 
plus  rien  à  recevoir,  et  que  c^était  avec  vous  ou 
avec  Oavaignac  qu'il  devait  s'entendre. 

Veuillez  croire,  Madame,  à  Pamitié  respectueiise 
de  votre 

dévoué 
Joseph  Mazzini. 

47.  Devoushire  Street.  Queeu  Square. 

MDCCLXXVII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   20  settembre  [1844]. 

Caro  Lamberti, 

Eccoti  le  lire  30  che  rimetterai  al  Signor  Ma- 
nara:  t'ho  scritto  ieri,  per  occasione,  e  ti  riscriverò 

(^)  Sul  Liustaut,  «  moro  dell'  isola  di  Sau  Domingo,  » 
rad.  le  note  alle  lett.  MCCCLXXX  e  MCCCCXIV. 

MDCCLXXVII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  presso  il 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  La  data 
si  ricava  dal  Protocollo  della  Criovine  Italia,  in  cui  è  avvertito 
ohe  la  lett.  giunse  per  «  mezzo  Amelia  Bolle.  » 


28  EPISTOLARIO.  [1844] 

per  occasione  fra  due  giorni.  Scriv^erò  pure  nello  stesso 
tempo  a  Waldmann.  Addio: 

tuo 

Giuseppe. 

MDOCLXXVIII. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],  21  settembre  1844. 

Alla  vostra  del  7.  Ieri  non  ho  potuto  scrivervi. 
Era  fuori  di  città  con  un.  matto  :  un  povero  Tedesco 
che  ha  avuto  un  mese  addietro  un  accesso  di  fre- 
nesia, poi  s'  è  rimesso,  e  fa  benissimo  le  cose  sue, 
ma  dominato  sempre  da  parecchie  idee  fisse,  che  lo 
trascineranno,  temo,  a  nuovi  eccessi.  In  generale,  ho 
osservato,  che  un  uomo  affetto  una  volta  d' insania, 
non  guarisce  radicalmente  mai.  È  un  giovine  pieno 
di  cognizioni,  ch^  è  stato  educatore  in  case  dell'alta 
aristocrazia  qui;  ma  che  deve  avere  in  questi  ultimi 
tempi  sofferto  assai  senza  dirlo  per  miseria.  Quando 
insanì,  non  aveva  un  soldo  addosso.  Era  stato  in  uno 
stabilimento  idropatico,  cioè  dove  si  cura  colPacqua: 
là,  avea  finito  d'  esaurirsi.  Vicino  a  questo  stabili- 
mento, ne  esiste  un  altro  chiamato  Concordium,  dove 
risiedono  venti  Inglesi,  impazziti,  credo  con  eccel- 
lenti intenzioni,  dietro  a  un  progetto  di  rigenerazione 
umana  che  consiste  in  un  ritorno  alla  vita  primitiva: 
portano  barba  lunga,  capegii  lunghi,  una  Mouse, 
niente  sulla  testa:  vivono  in  comune,  lavorando  un 


MDCCLXXVIII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  21  7bre   1844.» 


[1844]  EPISTOLARIO.  29 

orto  che  hanuo,  e  vivendo  di  quello  che  producono: 
dichiarano  che  il  più  grande  peccato  dell'  nomo  è 
quello  di  nutrirsi  d'  animali  :  quindi  non  solamente 
abborrono  dalla  carne,  ma  anche  dal  latte,  butirro, 
cacio,  etc.  Bevono  acqua  e  si  cibano  di  vegetabili.  Ho 
veduto  lo  stabilimento,  e  parlando  col  Direttore  che 
chiamano  Pater ^  gli  osservai  che  v'era  vita  oltre  il 
regno  animale  ;  che  Dio  più  o  meno  aveva  vita  dap- 
pertutto dov'era  sviluppo,  incremento;  e  che  col  loro 
metodo  dovrebbero  mangiar  sempre  frutta  morte,  cioè 
marcie,  quando  cadono  dall'  albero.  Comunque,  quel 
giovane  andò  nello  stabilimento,  e  chiese  d'essere 
ammesso  e  lo  fu.  Dopo  aver  lavorato  due  o  tre  giorni, 
cominciò  a  rimproverarli  di  non  essere  abbastanza 
logici  ;  se  volevano  essere  uomini  primitivi,  dovevano 
andar  nudi,  etc.  Il  giorno  dopo,  alle  otto  ore  andò  a 
lavorare  in  giardino  e  si  mise  nudo.  Grii  dissero  che 
si  vestisse:  andò  in  furore,  e  impazzi.  Combatté  con 
quanti  gli  venivano  intorno,  ruppe  quanto  potè  toc- 
care, e  fu  portato  in  una  casa  di  matti.  Doi)o  un 
mese  e  più  fu  dichiarato  guarito;  e  infatti,  egli  non 
dà  segno  alcuno  di  pazzia,  se  non  che  quando  parla 
del  luogo  ove  fu  :  crede  d' avere  avuto  rivelazioni 
strane  :  crede  che  i  membri  di  quella  Società  hanno 
poteri  soprannaturali,  e  eh'  egli  stesso  ne  è  già 
dotato:  insomma  è  pazzo,  tranquillo  per  ora,  ma 
eccitabilissimo  alla  uienoma  contradizione.  I  Car- 
lyle  si  sono  molto  occupati  di  lui;  ed  io  sono 
stato  parecchie  volte  insieme  ;  un  medico  gli  disse 
di  cangiar  clima,  ed  egli  ha  preso  su,  ed  è  par- 
tito per  la  Svizzera  ieri  sera.  Come  diavolo  gli  an- 
drà. Dio  lo  sa  :  ma  è  certo  che  s' ei  viaggiando,  trova 
occasione  d' una  rissa,  darà  in  furori  di  nuovo.  S'è 
scritto  alla  sua   famiglia   in  Prussia,  e  vedremo    se 


30  KPISTOLARIO.  -  [1844] 

qualchediino  va  a  raggiungerlo.  E  basti  del  matto.  — 
Carlyle  è  stato  un  sei  o  sette  giorni  in  campagna  con 
quei  Signori  Baring- dei  quali  v'ho  parlato.  L'esser 
io  stato  invitato  da  loro  ha  fatto  una  vera  rivolu- 
zione. Lord  Brougham  ha  detto  orrori  di  Lady  Ba- 
ring.  Lord  Ashburton,  padre  di  lei,  ha  scritto  una 
lettera  rimproverando  che  s' aifratellassero  con  rivo- 
luzionarii.  I  Ministri  hanno  rimproverato  il  marito. 
Lady  Baring  ha  giurato  che  non  vedrebbe  mai  più 
Lord  Brougham.  Insomma,  una  vera  Commedia.  Ve- 
dremo che  turbine  si  riaccende  qm.ndo  riaprendosi  il 
Parlamento,  ricomincerà  la  questione.  Poco  prima,  io 
pubblicherò  quel  mio  scritto  sulle  condizioni  dell'Italia 
e  sulle  ragioni  che  ci  obbligano  ad  essere  quello  ch'essi 
chiamano  cospiratori,  e  lo  dedicherò  ironicamente 
a  Sir  James  Graham.  —  Quanto  al  vostro  desiderio 
del  mio  prendere  un  po'  d' aria  di  campagna,  vedo  che 
per  ora  è  inutile  pensarvi;  ma  di  certo,  presto o  tardi, 
farò  una  corsa  d' un  mese  in  qualche  luogo;  o  in  Francia, 
o  in  Scozia  audrò,  verso  il  novembre  o  dicembre.  Bella 
stagione,  direte:  ma  ciò  di  che  sento  bisogno  non  è 
tanto  la  campagna,  che  qui  in  Inghilterra  non  mi 
dà  emozioue  alcuna,  quanto  una  scossa  qualunque, 
un  cangiamento.  Per  ora  non  posso  allontanarmi  da 
Londra.  —  Quanto  alle  cose  di  Marocco  avete  veduto 
che  ho  ragione  io.  Quelle  d'Otaiti  possono  diventar 
I)iù  serie;  ma  state  certo  che  nessuno  dei  due  go- 
verni vuole  la  guerra:  e  il  francese,  come  bene  os- 
serva il  padre,  meno  dell'  altro.  Con  ciò  io  non  in- 
tendo dire  che  non  vi  sarà  mai  guerra:  in  ultima 
analisi,  è  inevitabile  ;  ma  si  vogliono  alcune  altre 
circostanze  che  non  esistono  ancora:  e  in  ogni  modo, 
è  molto  più  facile  che  la  guerra  nasca  dalla  Grecia 
a  cui  pochi  i>ensano  che  non  dalle  gare  fra  l' Inghil- 


[1844]  EPISTOLARIO.  31 

terra  e  la  Francia.  La  guerra  nascerà,  non  dalP  odio 
che  la  Russia  lia  contro  Luigi  Filippo,  ma  da  una  insur- 
rezione greca.  E  questa  è  la  mia  profezia  al  padre.  — 
È  qui  passabilmente  freddo  :  spero  che  sia  passabil- 
mente caldo  da  voi.  —  Si  sta  facendo  una  medaglia 
in  Parigi  in  onore  dei  Bandiera,  e  dei  loro  compa- 
gni esuli.  —  Quanto  alla  madre,  avevano  sparso  che 
fosse  morta;  mapare  che  fortunatamente  non  sia.  (^)  Io 
non  aspetto  se  non  un  documento  da  Corfiì  per  pub- 
blicare un  opuscoletto  sui  Bandiera:  opuscoletto  che 
cercherò  di  far  giungere  alla  madre  loro.  —  V'acchiudo 
il  principio  d' una  stampa  di  qui  concernente  l'affar 
delle  lettere  :  serbatelo  :  manderò  il  resto,  e  attac- 
cando i  pezzetti  insieme  con  un  po'  di  pasta  avrete 
tutta  la  cosa.  Filippo  o  altri  vi  spiegherà.  Addio  : 
credete  all'amore  costante  del 

vostro 

GrIUSEPPE. 


(1)  La  baronessa  Anna  Bandiera  sopravvisse  assai  tempo 
ai  figli.  Mori  a  Carpeuedo  di  Mestre  il  22  febbraio  1872.  Ved. 
R.  PiERANTONi,  op.  clt.,  p.  537.  Pochi  giorni  prima  di  quello 
in  cui  il  Mazzini  scriveva  questa  lett.,  essa  assisteva  a  un 
uflScio  funebre  in  una  chiesa  di  Venezia.  «  Mad.  Baodiera  — 
leggevasi  nel  n.  del  9  settembre  1844  del  Journal  des  Déhats,  il 
quale  ricavava  la  notizia  dalla  Gazzetta  cC Augshurgo  —  a  assi- 
stè avant-hier,  dans  une  église  de  Venise,  à  un  service  fune- 
bre ordonné  pour  ses  fils.  On  lui  a  fait  croire  que  ses  fils 
étaient  morts  dans  un  combat.  Quelques  membres  seulement 
de  la  famille  Bandiera  ont  assistè  à  cette  cerimonie.  Aucun 
ofBoier,  ni  employé  de  la  marine  n'était  présent.  »  Invece,  nello 
stesso  giorno  in  cui  cadevano  per  piombo  borbonico  i  fratelli 
Bandiera,  si  spegneva  la  moglie  di  Attilio.  Id.,  p.  511. 


32  *  EPISTOLARIO.  ]1844] 

MDCCLXXIX. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],  27  settembre  1844. 

Mia  cara  madre 

Eispondo  alla  vostra  del  14,  dalla  quale  ho  stac- 
cato il  postscriptum  del  padre,  per  darlo  couie  au- 
tografo a  una  Signorina  Inglese,  grande  protettrice 
della  Scuola,  entusiasta  di  me  e  delle  cose  mie,  che 
fa  una  collezione  d^  autografi  e  m^  ha  chiesto  V  al- 
tr^  ieri  quello  del  padre.  È  figlia  d'  un  prete  prote- 
stante, direttore  d'  un  Griornale  ecclesiastico.  — 
L' articolo  concernente  l' affar  delle  lettere  e  me 
è  inglese,  ben  inteso  :  è  inserito  nelP  Westminster 
Bevietc,  n.  82.  (settembre).  Ora  poi,  altre  persone  in- 
tendono ristampar  quelP  articolo  in  forma  e  prezzo 
popolare,  e  ne  attendono  il  permesso  dall'  Editore  della 
Eivista.  (*)  —  Quanto  alla  Vita  d' Alfieri,  è  tradotta 
in  inglese,  ma  non  ricordo  ora  il  nome  del  traduttore, 

MDCCLXXIX.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conservava  nella 
raccolta  Nathan.  A  tergo  di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  : 
«  27  settembre  1844,  parmi.  » 

(i)  L' opuscolo  fu  infatti  pubbl.  col  titolo  di  Letter-ope- 
ning  ai  the  Post  Office;  London,  J.  Watsou.  5.  Paul's  alley., 
Paternoster  Row,  1844,  in-18.o,  di  pp.  31,  e  fu  annunziato  nel 
n.  del  dicembre  della  Westminsier  Bevieiv.  V'  era  unita  una 
lett.  del  Mazzini,  in  data  17  ottobre  1844,  al  giornale  il  Pn- 
hli8her  «some  account  of  the  Brothers  Bandiera.»  Tuttavia,  non 
ostante  le  più  minute  ricerche  eseguite  in  Inghilterra,  non  fu 
possibile  di  esaminare  una  copia  dell'  opuscolo,  che  forse  fu 
distrutto  dal  Governo  inglese.  Sul  contenuto  della  lett.,  ved.  quella 
alla  madre  segnata  al  n.  MDCCLXXXV.  Neppure  al  British  Mn- 
seum  si  conserva  un  esemplare  del  Publisher. 


[1844]  EPISTOLARIO.  33 

che  però  saprò  dirvi  nella  mia  ventura  lettera.  (^)  — 
Vi  fu  tre  sere  o  quattro  fa  un  pranzo  di  seicento  per- 
sone per  celebrare  V  Anniversario  della  Eepubblica 
Francese,  e  dare  una  prova  di  simpatia  a  tutti  i 
repubblicani:  v^  erano  discorsi,  etc.  Fui  invitato;  ed 
anzi  mi  dissero  poi  che  v'  era  un  seggio  vacante  per 
me  vicino  al  Presidente:  ma  io  non  v'  andai  :  vedete 
come  sono  prudente  !  —  Sto  ora  scrivendo  tre  cose  a  un 
tempo  :  V  opuscolo  Inglese  sulla  condizione  delle  cose 
in  Italia  —  un  articolo  che  m' era  stato  richiesto  molto 
tempo  fa  sugli  Stati  Romani  da  una  Rivista  —  e  quelle 
pagine  sui  Bandiera.  A  proposito  di  quest'ultima 
cosa,  la  Gazzetta  d^Augsburgo,  e  il  Times  qui  P  hanno 
già  annunziata  ;  e  di  più  hanno  dato  il  titolo  al  quale 
non  aveva  neppure  pensato  :  «  gli  ultimi  momenti  dei 
patrioti  sagrificati  a  Cosenza.  »  —  Vedete  come  sono 
cortesi  questi  Signori  !  —  ISTon  intendo  affatto  la 
data  del  Galignani.  Io  non  ho  fatto  inserire  cosa 
alcuna  sui  giornali,  né  intendo  cosa  voglia  dire  una 
Società,  al  meno  che  non  s' intenda  la  società  di  tutti 
i  governi  —  società  antica  davvero.  —  Badate  che  chi 
ha  letto  abbia  capito  bene.  —  Il  padre  ha  perfet- 
tamente ragione  quanto  al  libro  di  Balbo:  è  un  pa- 
sticcio —  e  cosa  poteva  essere,  scritto  a  Torino,  con 
conoscenza  e  senza  irritazione  del  governo  !  Quando 
avrò  finito  questi  tre  lavori  cominciati,  m' occuperò 
anche  di  Balbo,  di  Gioberti,  e  consorti.  —  Sarà  a  mo- 
menti battuta  una  medaglia  in  onore  dei  nostri  mar- 
tiri. Ve  ne  dirò.  —  Qui  mi  tormentano  ora  per  fare 
il  mio  ritratto  con  una  specie  di  Daguerrotipo  pev- 
fezionato,  che  chiamano  il  Callotipo,  e  pubblicarlo.  Ho 

(^)  Della  Vita  dell'Alfieri  esistevano  già  due  traduzioni  in- 
glesi (Londra,  1814  e  1821),  però  senza  nome  di  traduttore. 
Ved.   il  catalogo  del  British  Musenm,  alla  voc.  Alfieri. 

^r.xzziNi,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  5 


34  EPISTOLARIO.  [1844] 

quasi  deciso  di  accogliere  la  proposta  :  la  vendita  sarà 
a  benefìzio  delle  cose  nostre.  —  Cominciano  le  nebbie; 
e  la  gente  a  tossire.  Io  me  n'  andrei  pur  volentieri 
da  qui  se  potessi:  non  so  che  cosa  darei  per  poter 
passare  un  inverno  in  Isvizzera  in  mezzo  alle  nevi, 
nel  freddo  secco  dell' Alpi^  coi  miei  corvi  danzanti 
intorno.  Ma  questi  sono  per  ora  desiderii  inutili,  e 
mi  rassegno.  Son  benissimo  deciso  a  fare  una  corsa 
in  qualche  luogo,  ma  breve,  d'  un  mese,  e  un  po'  più 
tardi.  Per  ora,  ho  bisogno  di  finire  questi  scritti, 
d'aggiustare  ogni  cosa  quanto  alla  stampa.  È  que- 
sto il  miglior  modo,  lo  dico  al  padre,  di  trovare 
amici  potenti,  com'egli  desidera.  Non  cercarli;  ma 
lasciarli  venire.  —  Io  già,  quanto  alla  mia  sicurezza 
personale,  non  ho  da  temere  cosa  alcuna  ;  e  quanto  al 
restOj  non  m' importa  né  di  fama  scroccata,  né  di  onori 
stranieri.  Io  non  sono  dominato  che  da  una  idea: 
e  fuori  di  patria  non  posso  provare  emozioni  di  gioia. 
Ora,  pur  troppo  spesso  pensando  al  mio  paese,  mi 
trovo  a  ripetere  quei  versi  d'  un  nostro  poeta,  Berchet  : 

Peggio  assai  che  l'averla  perduta, 
Egli  è  il  dir  :    la  u-.ia  geute  è  caduta 
In  obbrobrio  alle  genti  ed  a  me. 

Questo  disprezzo  degli  uomini  del  mio  paese  è 
la  ferita  più  profonda  eh'  io  porto  in  core.  Ma  lasciamo 
andare  queste  malinconie. —  Nulla  di  nuovo:  vedete 
che  quanto  alla  guerra,  ho  ragione  io.  È  molto  pro- 
babile che  vi  sia  presto  un  altro  movimento  in  Ispa- 
gna.  {*■)  —  Fa  una  nebbia  spessa  come  un  corpo  solido, 

(1)  È  da  supporre  che  il  Mazzini  facesse  allusione  a  probabili 
avvenimenti  politici  che  nella  Spagna  potevano  aver  luogo  in 
occasione  che  la  Regina  Isabella  avrebbe  assunto  (20  ottobre 
1844)  le  redini  del  trono.   Ved.  le  lett.  seguenti. 


[1844]  EPISTOLARIO.  35 

e  coniincio  a  uou  vedere  quasi  più  luce  per  scri- 
vere: prendo  dunque  la  risoluzione  d^  andare  a  Olielsea, 
perché  il  passeggiar  nella  nebbia  è  uno  de'  miei 
gTandi  divertimenti  :  e  vi  lascio  con  un  abbraccio. 
Amate  il 

vostro 

Giuseppe. 
MDOOLXXX. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],  4  ottobre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Kon  ho  gran  tempo  per  rispondere  alle  due  vo- 
stre giuntemi  lunedì,  e  P  altra  del  27  settembre 
giuntami  oggi,  venerdì.  Ma  anche  brevemente,  vo- 
glio rispondervi,  non  foss^  altro  per  esprimervi  il 
piacere  ch'io  provo  per  la  giubilazione  del  padre. 
Voi  sapete  quante  volte  io  ne  aveva  esternato  il 
desiderio.  E  accostandosi  l' inverno,  io  tutte  le  volte 
che  mi  soffiava  il  vento  alF orecchio  o  v'era  minac- 
cia di  neve,  sentiva  un  dolore  al  core,  pensando  clie 
il  padre  anche  con  un  tempo  simile,  doveva  mettersi 
in  viaggio,  mentre  io  sarei  chiuso  in  camera,  col  ca- 
mino acceso.  Insomma,  è  una  vera  consolazione  per 
me.  Fo  poi,  sinceramente,  i  miei  complimenti  a  Sua 
Maestà  pel  modo  gentile  tenuto  con  voi,  padre  mio. 
V  è  adempimento  di  puro  dovere  ;  nondimeno,  in  certe 
persone,  anche  l'adempimento  d'un  dovere,  è  azione 
generosa;  sicché  replico  i  miei  complimenti.  E  se  il 


MDCCLXXX.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di  esso, 
la  madre  del  Mazzini  anuotò  :  «  4  8bre  1844.   con  1'  N.  » 


36  EPISTOLARIO.  [1844] 

caso  facesse  un  giorno,  cosa  impossibile,  ma  pure 
si  sono  vedute  tante  cose  nel  mondo  !  —  che  il  Aglio 
avesse  influenza  sulle  sorti  del  Ke,  il  figlio  si  sov- 
verrebbe non  del  Ee,  ma  delP  uomo,  e  si  porrebbe 
tra  lui  e  chi  volesse  fargli  male  personale.  —  Quanta 
al  resto,  rimaniamo  nemici  leali,  e  giudichi  Iddio.  (*) 
Ho  piacere  che  la  campagna  vi  giovi  ;  e  che  il  ri- 
tratto vi  piaccia,  dal  naso  un  po'  troppo  aquilino 
infuori.  La  speranza  ch'io  aveva  del  gesso,  in  que- 
sto momento  è  svanita;  ma  forse  s'aiìaccerà  altra 
occasione.  —  L'amico  K[apoleone]  m'  ha  scritto  linee 
quasi  inintelligibili  per  me;  e  di  certo  egli  ha  frain- 
teso la  mia  dimanda.  Io  gli  domandava  il  numero^ 
non  già  per  indirizzarle  persone  ch'egli  dovesse  con- 
durre attorno,  o  altro,  ma  perché  dato  il  caso  che 
mi  s'affacciasse  occasione  di  fargli  ricapitare  una 
mia  lettera  a  mano,  sapessi  dove.  Del  resto,  sta  bene. 
—  Vedo  le  linee  della  sorella  e  di  Ohecco  :  e  rispon- 
derò nella  mia  ventura.  —  Quanto  agli  amici,  voi,  ma- 
dre mia,  andate  ora,  v'  assicuro,  al  di  là;  e  non  cono- 
scete in  fondo  né  Gr[iovanni],  né  A[gostino].  Ma  questo 
del  resto  è  discorso  inutile,  perché  non  v'  è  pericolo  si 
realizzi  riunione  alcuna.  Ciò  per  un'eccellente  ragione; 
ed  è  che  io  non  ho  casa,  come  quando  ero  a  Chelsea, 
ma  appartamento,  e  il  rimanente  delle  stanze  è  pieno. 
Anzi  cangio  casa  tra  dieci  giorni,  e  voi  serbando 
sempre  lo  stesso  nome,  indirizzerete  la  vostra  prima: 
46.  Hatton  Garden.  —  Ma  anche  in  questo  nuovo  al- 

(^)  In  quei  giorni  Giacomo  Mazzini  era  stato  collocato  a 
riposo  dalla  cattedra  di  anatomia  umana  dell'  Università  di 
Genova;  e  da  quanto  si  può  argomentare  dalla  lett.  del  figlio, 
con  attestato  di  stima  da  parte  del  Governo  piemontese  per  il 
lungo  insegnamento  prestato.  A^'ed.  A.  Neri.  Il  padre  di  G.  Maz- 
zini, cit.,  pp.  21-22  dell'  estratto. 


[1844]  EPISTOLARIO.  37 

loggio,  le  condizioui  sono  le  stesse.  Di  più,  io  nel 
mese  di  dicembre,  me  ne  andrò  in  qualche  luogo  di 
campagna  che  a  suo  temi)o  vi  dirò.  È  diventata  per 
me  una  idea-necessità.  E  precisamente  in  inverno,  ho 
bisogno  di  vedere  gli  alberi  nudi,  e  i  corvi  saltare, 
se  non  sulle  nevi  di  Svizzera,  sul  terreno  di  qui.  Ho 
bisogno  di  riequilibrarmi  per  lavorare  ;  e  qui  in  Lon- 
dra ho  una  folla  d' impicci  e  di  visite  e  di  diavoli 
che  mi  fanno  impazzire.  Ho  bisogno  di  solitudine,  e 
ho  dato  incombenza  ad  amici  intimi  di  cercarmi  un 
buon  fittavolo  in  piena  campagna,  o  qualche  località 
sulla  riva  del  mare,  che  mi  concilii  sicurezza  d'onestà, 
isolamento  ed  econoiiiia.  A  tutto  questo  vi  è  tempo 
ancora,  ma  in  ogni  modo  vedete  voi  pure  che  la  mia 
vita  errante  renderà  impossibile  ogni  progetto.  Del 
resto,  lasciate  ch^  io  vi  ripeta  con  tutto  P  amore,  che 
conosco  il  bene  ed  il  male  eh'  esiste  in  essi,  e  che  voi 
esagerate  a  voi  stessa  ora  il  male,  com^  io  forse  mi  sono 
un  tempo  esagerato  il  bene.  —  XuUa  di  nuovo,  per  ora. 
—  Quando  vi  riscriverò,  sarà  già  coniata  la  medaglia 
di  che  v'  ho  parlato.  —  Sto  scrivendo  quelle  tre  cose, 
ma  pur  troppo  interrottamente. —  Sto  bene  di  salute,  ed 
anche  della  bocca,  per  la  quale  ho  benissimo  cura;  ma 
forse  non  tanta  quanta  voi  vorreste.  A  ogni  modo,  ogni 
vostra  lettera  me  la  ricorda.  —  Sicuro  che  So  esservi 
somigliante  ;  ed  è  una  delle  cose  alle  quali  io  tengo  di 
pia.  Si  direbbe  che  il  pittore,  facendomi  il  naso 
aquilino  abbia  voluto  compire  V  opera  vostra  e  il 
desiderio  mio.  —  Sto  cosi  cosi  d'  umore  ;  ma  la  vostra 
lettera  mi  ha  dato  piacere  anche  più  del  consueto, 
e  m'ha  rasserenato.  Addio:  madre  mia:  confondo  in 
un  abbraccio  voi  due,  e  vogliate  voi  pure  credere 
all'  amore  continuo  del 

vostro 

Giuseppe. 


38  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDOOLXXXI. 

A    Livio   Zambeccari.  ad  Ancona. 

[Londra],   6  ottobre  1844. 

Caro  Zambeccari, 

Ciò  che  scriveste  a  Canuti  mi  sorprende.  (*)  S^  è 
stranamente  tutto  quest'  anno  ricusato  del  nome  mio 
da  tutte  fazioni,  e  dacché  questa  storia  comincia  a 
noiarmi,  porrò  riparo,  separandomi  tra  poco  pubbli- 
camente dalla  cosi  detta  cosx^irazione  italiana  attuale. 
IVIa  voi  mi  avete  conosciuto  e  mi  foste  un  tempo 
amico,  e  però  mi  sorprende  che  senza  documenti 
crediate  a  siifatte  novelle.  Non  do  io  mai  contr^  or- 

MDCCLXXXI.  —  PiibbL  nel  Protocollo  della  Giovine  lUdia, 
voi.  Ili,  p.   136-138. 

(*)  Com'è  stato  avvertito  altrove  (nota  allalett.  MDCCLXXIV), 
fino  dal  12  settembre  1844  il  Lamberti  aveva  informato  il  Maz- 
zini che  lo  Zambeccari  resisteva  ancora  in  Italia,  e  precisamente 
in  una  delle  maggiori  città  dello  Stato  Pontifìcio,  sfidando  con  au- 
dacia straordinaria  la  taglia  che  pesava  su  di  lui  per  aver  parte- 
cipato al  moto  insurrezionale  dell'anno  precedente.  E  il  29  set- 
tembre aveva  aggiunto:  «  Cosa  dica  la  lettera  di  Zambeccari, 
15  settembre,  scritta  a  Canuti,  il  quale  aspetta  una  risposta, 
onde  rispondere  al  Zambeccari.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  III.  p.  103. —  Il  Mazzini  era  stato  un  de'  primi  esuli  italiani  a 
rivedere  il  Zambeccari  reduce  dall'America  (ved.  lalett.MCCLV); 
ma  una  volta  tornato  in  Italia,  nel  giugno  del  1840,  il  patriota 
bolognese  s'era  piuttosto  accostato  a  Nicola  Fabrizi  e  alla  Le- 
gione Italica,  promovendo  il  moto  romagnolo  del  1843,  in  cui  se 
diede  prova  di  audacia  personale,  si  dimostrò  pure  poco  accorto 
nella  preparazione  dei  mezzi  perché  scoppiasse  simultaneamente 
a  quello  di  Napoli.  E  come  s'è  visto  nelle  lett.  precedenti,  s'era 
COSI  poco  inteso  con  1  propositi  del  Mazzini,  da  approvare  l' invio 
di  emissari  al  duca  di  Leuchtenberg. 


[1844]  EPISTOLARIO.  39 

dini  a  movimenti  che  si  voglion  fare:  pur  troppo  non 
ve  n^  è  bisogno  in  Italia,  e  specialmente  in  Toscana, 
dove  l'opposizione  a  quanto  di  generoso  si  può  tentar 
per  la  patria  è  diventata  sistema.  Io,  del  resto,  in  tutta 
questa  vergognosissima  cospirazione  non  ho  fatto,  e 
voi  dovreste  saperlo  meglio  d'ogni  altro,  che  il  su- 
balterno ultimo,  aiutando  V  idea  di  un  moto  che  i  più 
tra  i  vostri  cospiratori  non  voleano  fare.  —  Intendo 
anche  meno  le  vostre  lagnanze  sulP  isolarsi,  e  sul 
farsi  esclusivi.  Se  nella  vostra  condotta,  ammirabile 
per  costanza  —  ve  lo  dico  a  tutti  —  v'  è  stato  un  errore, 
è  quello  di  aver  creduto  poter  mover  l'Italia  con 
una  fusione  d'elementi  eterogenei  e  di  sistemi  d'a- 
zione diversi.  Io  del  resto,  ripeto,  sono  stato  intera- 
mente messo  da  banda  da  voi  e  da  tutti:  le  mie 
idee,  esclusive  o  no,  non  hanno  avuto  ingerenza,  né  rap- 
presentanza in  tutto  questo  pasticcio.  —  Par  dunque 
che  dopo  aver  fatto  le  prove  d'  un'  indipendenza 
assolata  e  d' un  sistema  contrario  al  mio,  senza  riu- 
scir a  nulla,  dovreste  risparmiarmi  accuse  siffatte.  — 
Dopo  un  anno  e  più  di  continue  promesse  e  di  con- 
tinue delusioni  che  han  condotto  al  sagri  fizio  dei 
pochi  buoni  e  non  ad  altro,  dopo  le  fucilazioni  di  Bo- 
logna e  di  Cosenza  pacificamente  contemplate,  dite 
che  da  5  mila  franchi  dipende  un  moto  italiano,  e 
che  nondimeno  questi  5  mila  franchi  devono  venir 
dall'  estero,  perché  la  massa  dei  cospiratori  interni 
non  può  e  non  vuole  darli,  è  cosa  che  non  posso 
intendere.  Da  tutte  l' ultime  cose,  io  sperava  che  voi, 
buono,  intelligente  e  generoso  d'  animo,  avreste  de- 
dotto, com'  io  deduco,  che  senza  unità  di  direzione 
e  fondi  accertati  prima,  è  follia  tentar  moti  in  Italia, 
e  che  v'  adoprereste  con  me  a  verificare  queste  due 
condizioni.    Lasciate    almeno    eh'  io    le  tenti  da  per 


40  EPISTOLARIO.  [1844] 

me,  senza  movermi  rimproveri  ingiusti,  mentr'  io 
non  accuso  persona  del  mondo  e  lodo  voi  con  quanti 
Italiani  mi  si  affacciano.  Da  queste  condizioni  in  fuori, 
io  son  nullo,  né  certo  cospirerò.  Se  avete  voi  altre 
migliori  vie,  ciò  che  non  pare,  usatele  e  agite.  Io  vi 
benedirò,  e  se  la  bandiera  non  sarà  tale  da  non  po- 
tere in  coscienza  seguirla,  io  pregherò  gli  uomini 
che  avranno  fatto  di  accettarmi  come  soldato.  Intanto 
lasciatemi  in  pace  co'  miei  dolori  e  colla  mia  poca 
stima  di  quanti  hanno  ordinato  piani  aventi  Eoma 
a  N^apoli  a  basi.  E  quanto  a  voi,  che  credo  illuso 
ma  buono,  abbiatemi   sempre 

Giuseppe. 

MDOOLXXXII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   7  ottobre  1844. 

Caro  Lamberti, 

Ho  ricevuto  tutto  sino  al  biglietto  di  visita  con 
poche  linee  scritte  il  V  ottobre  :  Gatti  giunto  iersera 
non  m'  ha  ancora  dato  una  scatola  che  dice  avere  e  non 
so  che  sia.  Darò  P  orinolo  all'amico,  etc.  —  Mi  valgo 
delP  occasione  per  scrivere  subito.  Sch[iassi]  ti  reca 
questa;  il  libro  di  Foscolo,  eh' è  la  mia  copia;  due 
o  tre  copie  d' un  Indirizzo  Cartista  ai  Francesi,  che 
ti  prego  far  giungere  da  parte  mia  ^ÌV  Atelier^  alla 
Bevue  Indéj^endante^  etc.  Xe  ho  dato  promessa. 

MDCCLXXXII.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  pp.  46-50.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta 
1'  indirizzo  :  «  Lamberti,  con  tutto  il  resto.  »  Dal  Protocollo  della 
Giovine  Italia  apparisce  che  la  lett.  giunse  col  «  mezzo  Schiassi.  » 


[1844J  EPISTOLARIO.  41 

La  tua  del  30  settembre  mi  giunge,  come  vedi, 
tardi;  e  Can[ liti]  certo  non  avrà  aspettato  per  rispon- 
dere a  Z[ambeccari].  Nondimeno,  darei  non  so  quanto, 
percb'egli  o  altri  potesse  copiargli  o  mandargli  V  ac- 
chiuso biglietto.  Comincio  veramente  ad  essere  stufo,  e 
bisognerà  eh- io  mi  sfoghi  o  crepi.  Essere  stato  tagliato 
fuori,  averli  avuti  tutti  a  maneggiare  come  volevano 
e  contro  le  promesse  giurate,  avere  avuto  gli  unici 
buoni  che  rimanevano  fedeli  fucilati  per  causa  loro, 
delle  loro  lentezze,  delle  loro  delazioni,  delle  loro 
millanterie  e  paure:  per  poi  sentirsi  dire  «  finché 
abbiamo  creduto  poter  fare,  v'abbiamo  messo  da  parte  ; 
ora  che  siamo  impotenti,  accuseremo  voi  della  nostra 
impotenza,  »  è  cosa  che  comincia  a  passare  i  segni. 
Tu  che  conosci  me,  che  sai  che  cosa  fo  o  che  cosa 
posso  fare  anche  senza  dirtelo,  manda  un  po'  energi- 
camente a  spasso  per  conto  mio  e  per  amicizia,  qua- 
lunque ti  parlerà  d'  ora  innanzi  d'  ordini,  contr'  or- 
dini e  diavoli.  Dio  li  fulmini  !  Se  v'  è  occasione  in 
cui  questi  cospiratori  italiani  dovrebbero  coprirsi  la 
faccia  e  venire  ai  nostri  principii,  è  questa,  perdio  :  e 
tutt'  altro  :  più  fermi  di  prima.  —  Xon  capisco  niente 
di  Paolo:  ma  deduco  che  tutto  è  andato  in  fumo: 
par  nondimeno  che  s' avrebbe  diritto  di  saperne  po- 
sitivamente. 

Qui  al  lo  novembre  escirà  la  nostra  medaglia: 
avrà  due  prezzi  secondo  il  diverso  metallo.  5  scellini, 
e  uno  scellino  o  uno  e  mezzo.  Quelle  da  5  scellini 
dovrebbero,  all'  estero,  rifarci  delle  spese  :  1'  altre  bi- 
sogna gettarle  dappertutto,  perché  a  prezzo  si  basso 
non  vi  sarà  operaio  o  altri  che  non  la  prenda.  Il 
prodotto  è  destinato  a  entrare  nel  Fondo  Nazionale. 
E  se  la  vendita  fosse  bene  organizzata,  credo  da- 
re1)be    abbastanza    bene.  Qui  un  Comitato  d'operai 


42  «PISTOLA  RIO.  [1844] 

—  e  sono  essi  die  hanno  anticipato  i  fondi  — 
regolarizzerà  la  vendita.  Ma  bisognerà  fra  voi  altri 
e  me,  mandarne  in  Ispagna,  Svizzera,  Malta,  Isole, 
Costantinopoli,  Americhe,  etc.  Vorrei  dunque  che 
v'  informaste  per  mezzo  di  qualche  francese,  qual  è 
il  miglior  modo  per  introdurre  una  quantità  assai 
considerevole  di  queste  medaglie  dalP  Inghilterra  in 
Francia.  Non  v^  è,  come  ho  detto,  nome  di  repubblica 
o  d'  altro  che  sia  vietato  dalle  leggi  :  ma  a  ogni  modo 
cerca  che  qualcheduno  s'informi.  Ciò  che  mi  dici 
sulla  medaglia  ideata  tra  voi  mi  fa  j)resagire  che  non 
se  ne  farà  nulla.  Io  ad  ogni  modo  non  doveva  né 
poteva  impedir  questa;  e  se  mai  prevedeste  voi  pure 
ciò  eh'  io  prevedo,  dovreste  adoperarvi  perché  si  ven- 
desse e  si  pagasse  questa. 

Se  si  trovasse  chi  sapesse  e  volesse  incaricarsi 
di  contrabbandarne  in  Italia,  io  sono  certo  che  se  ne 
venderebbero  assai  assai.  Bensì,  siccome  a  noi  non 
importerebbe  che  V  effetto  morale,  daremmo  le  me- 
daglie al  prezzo,  come  ho  detto,  d' uno  scellino  ;  e 
chi  volesse  pagarsi  del  rischio  col  guadagnarvi  so- 
pra, sarebbe  il  benvenuto.  Ho  ciarlato  di  questa  idea 
a  Sch[iassi]  il  quale  se  n'è  invaghito,  e  non  la  crede  ir- 
realizzabile. Infatti,  Punica  cosa  che  presenti  difficoltà 
è  il  contrabbandarle  dentro  Livorno;  ciò  che  peraltro, 
non  i  capi  cospiratori,  ma  uomini  della  tempra  di  No- 
tari  un  tempo  saprebbero  far  benissimo.  Ciò  fatto  una 
volta,  lo  speculatore  farebbe  il  resto  :  un  deposito 
tra  la  frontiera  Toscana  e  la  Romagnuola  potrebbe 
servire  a  tutti  gli  Stati  del  Papa  :  e  in  ogni  città  di 
Romagna  se  ne  venderebbero  assai  assai.  Sch[iassi] 
te  ne  parlerà  ;  parlane  tu  pure,  e  non  rifuggire  da  que- 
sta idea,  prima  d^  averla  bene  esaminata.  Si  contrab- 
bandano divinamente  per  Livorno  casse  di   libri.  E 


[1844]  EPISTOLARIO.  43 

del  rimanente,  se  si  trovasse  chi  volesse  assumersi 
la  cosa  per  guadagnarvi,  noi  non  dobbiamo  avere 
scrupoli,  o  altro  ;  ma  pensare  che,  sia  per  medaglie, 
sia  per  altro,  la  cosa  alla  quale  dobbiamo  or  dedicarci 
interamente  in  un  colla  formazione  del  fondo:  orga- 
nizzar modi  di  introdurre  in  Italia  roba  nostra,  per 
mezzo  non  di  cospiratori  nostri  e  influenti;  ma  d'agenti 
subalterni,  i  quali  non  s'occupino  che  di  questo.  Y'è 
oggi  in  Italia  una  folla  di  giovani,  una  folla  d'ele- 
menti nell'  anarchia,  i  quali  peraltro  dissimili  dai 
capi,  non  diffidano  di  noi,  e  si  concentrerebbero  prima 
moralmente,  poi  materialmente,  occorrendo,  sotto  la 
nostra  bandiera,  purché  dasse  segni  di  vita.  Il  pa- 
sticcio ultimo  fatto  in  modo  divergente  affatto  dalle 
nostre  norme,  parla  per  noi.  Colla  influenza  morale 
che  i  governi  e  i  cospiratori  stessi,  per  volerci  attribuir 
tutto  quel  che  si  fa  e  quello  che  non  si  fa,  ci  hanno 
dato,  io  mi  sento  capace  di  rendere  il  nome  mio  e 
deWsi  Giovine  Italia  più  forte  che  non  fu  nel  passato.  E 
questa  è  ora  l' unica  cosa  da  farsi.  Non  bisogna  far  co- 
spirazioni vaste  :  i  pochi  che  ho  su  diversi  punti  mi 
bastano,  e  quelli  bisogna  lasciarli  intatti.  Bisogna 
far  cospirazione  per  diffondere  scritti  laggiù  :  intanto 
cospirar  per  danaro;  se  riusciremo  ad  averne,  vivi 
certo  che  potremo  usarne.  Or,  per  organizzare  i  modi 
d'introduzione,  bisognerebbe  trovare  un  uomo  della 
tempra  (un  tempo)  di  N^otari  in  Livorno,  il  quale 
s' incaricasse  di  metter  dentro  la  roba  che  si  spedi- 
rebbe: salvo  a  lui  a  farci  guadagno  sopra,  se  occorre  : 
poi,  qua  e  là,  pochi  individui  di  classe  non  alta  in 
paesi  frontiera  che  facessero  lo  stesso  ;  insomma, 
assicurarmi  i  modi  di  fidare  all'  interesse  altrui  i  no- 
stri scritti,  e  averli  in  circolazione,  non  fra  uomini 
nostri  che  poco  importa,  ma  fra   gV  ignoti.  Bisogna 


44  KPIS'lX)LARIO.  [1844] 

che  troviam  modo  di  far  giungere  ano  scritto  nostro 
—  per  modo  d'  esempio  —  non  a  Palli,  o  Enrico,  o 
simili,  ma  a  uomini  come  Xotari,  come  Della  Log- 
gia, come  uno  studente  di  Pisa.  Bisogna  che  i  co- 
spiratori trovino  le  cose  nostre  in  circolazione  senza 
saperne  il  come  ;  e  bisogna  sopratutto  che  non  ne  im- 
pediscano, come  fanno,  la  circolazione.  Desto  il  fer- 
mento, verrà  il  momento  in  cui  per  non  trovarsi 
abbandonati,  grideranno:  perdio,  siamo  anche  noi  della 
Giovine  Italia.  —  Di  questo,  io  ti  parlo,  perché  ne 
parliate  insieme  tu,  Pietro,  e  Battista:  perché,  avendo 
questo  scopo  davanti  agli  occhi  della  mente,  affer- 
riate, senza  intisichirvici  sopra,  le  occasioni  quando 
vi  s' affacciano.  E  gli  uomini  che  possono  servirci  in 
questo,  sono  operai  ;  corrieri  buoni  come  Sch[iassi]  e 
che  conoscono  gente  simile  in  Italia  ;  uomini  poco  let- 
terati, anche  non  tix3i  di  patriottismo,  ma  vogliosi  di 
far  qualche  cosa  e  d^  avere  un  po'  di  guadagno.  Quali 
siano,  poco  importa,  purché  si  tenga  il  filo  separato 
dall'altro  tilo  di  cospirazione.  Scrivo  in  furia,  e  non 
chiaro;  ma  scrivo  a  voi  che  per  ingegno  e  per  pra- 
tica oramai  di  queste  cose  e  di  me,  intendete  benis- 
simo: discutete  insieme  e  fissatevi  una  norma  d'ope- 
razioni allo  scopo  :  noi  dobbiamo  separarci  dalF  at- 
tuale cospirazione  italiana  —  essere  più  che  mai  Gio- 
vine Italia  esclusivi^  quanto  a'  principii  —  dichiarare 
che  non  si  cospira  se  non  per  trovar  danaro  a  for- 
mar questo  Fondo  —  e  intanto  cospirare  copertamente 
ad  oggetto  di  ordinare  modi  di  diffondere  gli  scritti 
nostri  nella  gioventù.  Ricordo  d'  avere  scritto  a  te, 
e  a  Nicola  sui  principii  di  quest'  agitazione,  quando 
si  parlava  Leuchtenbergismo,  che  senza  noi,  anzi 
da  noi  in  fuori  in  Italia  nessun  partito  farebbe.  E 
lo  credo:  or  più  che  mai;  bisognava,  nell'intervallo. 


^8441 


EPISTOLARIO. 


45 


aiutare  i)er  coscienza:  ma  senza  fede.  Perché  mi  dici 
che  non  vedi  Pietro  da  un  secolo?  Or  più  che  uìai, 
nella  déhàcle,  bisogna  vedervi.  Non  si  tratta,  come 
vedij  di  porti  addosso  le  noie  d'una  cospirazione  mi- 
nuta ;  danaro  e  mezzi  d' introduzione  :  non  dimando 
altro:  quanto  al  resto,  meno  le  nature  vergini  ecce- 
zionali che  ti  possono  venir  davanti,  maltratta  quanti 
ti  parlano  di  libertà:  di^  loro  che  sono  troie,  e  che 
ciarlino  d'  Opera  e  di  ballerine. 

Se  Sch[iassi]  partisse  mai  per  V  Italia,  utilizzalo, 
sulla  direzione  accennata,  quanto  più  puoi. 

Avrò,  spero,  alla  fine  della  settimana  un'occa- 
sione, e  per  quella  manderò  a  Michele  l'opuscolo  sui 
Bandiera,  che  bisognerà  maneggiare  come  affare  di 
commercio,  senza  regalarne  neppure  una  copia.  Io 
vado  incontro,  non  te  lo  celo,  ad  una  crisi  come  quella 
dell'anno  scorso:  mentre  scrivo  l'opuscolo,  non  scrivo 
un  articolo  di  Rivista  che  mi  frutterebbe  venticinque 
lire  sterline.  Mi  bisogna  dunque  cercare,  rifatte  le 
spese  di  stampa  a  Michele  e  Budini  che  se  n'  in- 
caricano, d' aiutarmi  nella  vendita,  e  vedere  s' io  po- 
tessi cavarne  qualche  cosa  per  me.  —  Addio  ;  dammi 
nuove  di  tua  sorella  e  quindi  di  te.  Dio  rimova  da 
te  nuovi  dolori!  Ama  il 


tuo 
Giuseppe. 


46  EPISTOLARIO.  [4844] 

MDCCLXXXIII. 

Alla  madre,  a  Bavari. 

[Londra],  venerdì  11  ottobre  1844. 
Mia  cara  madre, 

Scriverò  breve,  perché  non  ho  lettera  a  cui  rispon- 
dere, e  perché  scrivo  in  una  casa  terza,  con  persone 
presenti.  Per  non  so  che  ragione  di  non  entrare  in 
un  altro  termine  di  pigione,  abbiamo  anticipato  di 
tre  giorni  il  traslocamento,  e  s'  opera  oggi.  Figura- 
tevi. Ho  lavorato  tutto  ieri  a  mettere  in  cassa  i  miei 
libri  e  fare  spoglio  di  carte.  Nella  '  casa  dove  io  era, 
non  v'  è  più  nulla:  nelP  altra  è  sottosopra  ogni  cosa; 
sicché  ho  preso  il  mio  capi)ello,  sono  escito  alle  un- 
dici per  non  andare  a  casa  che  questa  sera  alle  nove 
ore,  quando  tutto  sarà  messo  in  ordine.  Avrei  potuto 
scrivere  domani  a  bell'agio;  ma  poiché  mi  trovo  in 
una  camera  dove  mi  permettono  di  scrivere,  scrivo. 
La  casa  dove  vado  a  stare  è  poco  lontana  dalla  Scuola  ; 
ma  altro  non  posso  dirvi,  perché,  comunque  possa 
parervi  strano,  non  V  ho  veduta.  Lo  stesso  feci  quando 
venni  da  Chelsea  a  Devonshire  Street.  Ho  detto  a 
Susanna  che  mi  vi  prenda  due  stanze  al  secondo  piano  : 
essa  conosce  già  le  mie  abitudini  e  i  miei  bisogni, 
e  quindi  la  lascio  fare.  Conosco  però  la  strada  ch'è  spa- 
ziosa e  con  aria,  e  luce.  Già  io  sono  così  fatto  che  per 


MDCCLXXXIII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathau.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta 
l'indirizzo:  «Madame  Maria  Geronima  Bottaro,  q™.  Agostino, 
Gènes,  États  Sardes,  Italy.  »  Sullo  stesso  lato,  la  madre  del 
Mazzini  annotò:  «11  8bre  1844.  »  La  data  si  ricava  puro  dal 
timbro  postale. 


1 


[1844J  EPISTOLARIO.  47 

la  prima  settimana  nessumi  camera  mi  piace  :  e  dopo 
che  ho  preso  le  mie  abitudini,  qualunque  camera  mi 
va  bene.  Il  marito  di  Susanna  lavorando  ora  abba- 
stanza in  tìori  artificiali  ha  le  sue  stanze  di  lavoro  : 
credo  al  terzo  piano.  Io  ho  fissato  a  mese;  perché 
avvisando  un  mese  prima  posso  andarmene.  E  ho 
infatti,  come  v^  ho  detto,  intenzione  d' intanarmi  per 
qualche  tempo  in  campagna  per  lavorare  e  non  ve- 
der gente.  Questa  idea  di  due  o  tre  mesi  di  solitu- 
dine comincia  a  prendere  tale  possesso  di  me  che  mi 
converrà  soddisfarla.  Ma  questo  non  potrà  in  ogni 
caso  essere  che  nel  dicembre.  Vedremo.  Qui  nulla 
di  nuovo.  So  eh'  è  arrivato  Luigi  Filippo;  ma  non 
so  nemmeno  cosa  faccia;  i  giornali  ne  sono  pieni, 
ma  mi  nauseano  e  non  li  leggo.  {*■)  Espartero  ha  pub- 
blicato una  dichiarazione  agli  Spagnuoli  :  ciò  che, 
dopo  il  suo  silenzio  assoluto  prova  ch^  egli  prevede 
avvenimenti  vicini  nel  .suo  paese.  (^)  Come  v'  ho  detto, 
tutti  i  partiti  malcontenti  del  governo  attuale  hanno 


(^)  Luigi  Filippo  era  giunto  a  Windsor  VS  ottobre  1844. 

(*)  S'  è  già  notato  che  Espartero,  fin  dall'agosto  del  1843,  tro- 
Tavasi  in  esilio  a  Londra.  Di  là,  il  10  ottobre  1844  aveva  ìndi- 
rizzato  un  manifesto  «  agli  Spagnuoli,  »  nel  quale,  ricordando  che 
proprio  in  quel  giorno,  sciogliendo  «  un  debito  di  lealtà,  d'onore, 
di  coscienza,  »  avrebbe  dovuto  rimettere  nelle  mani  dell.i  regina 
Isabella  1'  autorità  reale  di  cui  le  Cortes,  in  virtù  della  loro 
prerogativa  costituzionale,  gli  avevano  affidato  il  deposito  in 
qualità  di  reggente,  e  dopo  di  avere  aggiunto  di  fidar  nel  giu- 
diaio  della  storia  per  la  parte  da  lui  presa  nelle  vicende  po- 
litiche della  patria,  che  avevano  condotto  al  suo  esilio,  con- 
«hiudeva  che  se  mai  «  le  istituzioni  dalla  Nazione  conquistate, 
fossero  in  pericolo,  la  patria,  alla  voce  della  quale  non  era 
•tato  mai  sordo,  l'avrebbe  veduto  sempre  pronto  a  sagrifi- 
•arsi  sui  suoi  altari.  »  Ved.  il  testo  del  manifesto  nel  Journal 
des   Débats  del   12  ottobre   1844. 


48  EPISTOLARIO.  [1844] 

fatto  una  specie  d^  accordo  per  vedere  di  rovesciarlo; 
e  credo  clie  tenteranno  presto  un  moto.  Probabil- 
mente riescirà,  e  probabilmente  sarà  sanguinoso.  Ma 
quello  che  verrà  poi,  Dio  lo  sa.  Queste  fusioni  di 
partiti  non  producono  mai  nulla  di  durevole,  e  poco 
dopo  il  trionfo,  ricominciano  le  liti.  La  povera  Spa- 
gna è  condannata,  temo,  ancora  per  qualche  tempo 
all'anarchia:  non  ha  uomini,  né  grandi  idee  che  la 
regolino.  Nondimeno,  ha  vita,  e  vuole  progredire:  da 
noi  invece,  si  par  morti,  e  s'aspetta  il  segno  di  ri- 
surrezione dal  cielo.  Tra  questi  traslocamenti,  non  ho 
potuto  finire  lo  scritto  sui  Bandiera:  ma  domani  la- 
vorerò. È  lavoro  che  mi  rende  triste,  ma  bisogna  farlo: 
perché  oltre  all'avermi  essi  raccomandato  la  loro  me- 
moria, l'idea  che  sono  io  l'autore  della  loro  spedi- 
zione è  stata  tanto  diffusa  che  è  necessario  eh'  io  la 
confuti.  Appena  il  lavoro  sarà  fatto,  ve  ne  trascriverò 
qualche  brano;  perché  sebbene^  andrà  pure  in  Italia. 
Dio  sa  se  potrete  vederlo  mai.  Il  tempo  è  bello 
per  la  stagione,  e  meno  freddo  che  non  era  la  set- 
timana scorsa.  Io  di  salute  sto  bene  ;  ma  come  potete 
accorgervi,  ho  un  po'  di  spleen  sul  core:  quando 
sto  '  solo  e  quieto,  va  bene  ;  ma  quando  mi  ca- 
l>ita  gente,  m' aggritto  per  usare  d' una  parola  si- 
gnificantissima che  v'  ho  sentito  spesso  a  ripetere. 
]S'on  so  se  l' inchiostro  con  cui  scrivo  diventerà 
nero,  ma  ora  è  pallidissimo,  e  temo  che  faticherete 
la  vista  a  leggere.  Ho  veduto  qualche  pagina  del 
romanzo  di  Guerrazzi:  come  romanzo  è  assai  infe- 
riore agli  altri;  ma  vi  sono  dei  pezzi  più  arditi  di 
quello  eh'  io  avrei  creduto.  Vero  è  che  bisogna  leg- 
gerlo tutto  per  sapere  qual  ne  sia  la  tendenza  gene- 
rale. —  Ora,  riserbandomi  alla  settimana  ventura  per 
una  lettera    a    modo  mio,  mi  conviene  lasciar  cosi: 


[1844]  EPISTOLARIO.  49 

e  v'  abbraccio  ambi  con  tutta   V  anima.  Amate  sem- 
pre il 

vostro 

Giuseppe. 
MDOCLXXXIV. 

A  Pietro  Giannone,  a  Parigi. 

[Londra],   12  ottobre  1844. 

Caro  Pietro, 

Ebbi  ieri  la  tua,  credo,  intatta:  hai  fatto  bene 
a  ogni  modo,  non  dicendomi  nomi.  Non  son  certo 
d'avere  indovinato  i  proponenti  :  alcune  frasi  mi  rie- 
scono oscure:  il  paese  neutro  limitrofo  mi  imbroglia. 
Comunque,  or  non  si  tratta  che  di  preliminari,  e  per 
quanto  i  nomi  degli  individui  segnatamente  debbano 
entrare  per  molto  nel  calcolo  della  probabilità  di 
successo,  posso  rispondere  sul  progetto  in  sé. 

Xon  ricordo  ora  che  cosa  io  m'abbia  potato 
scrivere  a  Waldmann  ;  è  difficile  eh'  io  abbia  par- 
lato d'anni,  come  di  necessità;  so  d'avere  insistito 
sulla  formazione  d' un  Fondo  Nazionale,  e  probabil- 
mente avrò  detto  che  poco  importano  gli  anni  e  se 
s'ha  da  aspettare,  s'aspetti.  Eccoti  a  ogni  modo  la 
mia  professione  di  fede  sommariamente  espressa  e 
da  applicarsi  a  qualunque  progetto. 

Credo  che  v.i  siano,  in  Italia,  elementi  più  che 
sufficienti  a  una  insurrezione.  Credo  che  l'insurre- 
zione una  volta  energicamente  e  ^prosperamente  ini- 

MDCCLXXXIV. —  Inedita.  L' autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta  l'indi- 
rizzo :  «  Pietro  »,  e  subito  dopo,  la  seguente  avvertenza  :  «  A 
scanso  d'  inquietudini,  la  mia  lettera  dimenticata  dalla  dome- 
stica, invece  di  sabbato,  è  impostata  oggi  lunedì,   14.  » 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  toI.  XIY).  4 


50  KPISTOLAHIO.  [1844] 

ziata,  il  convertirla  in  rivoluzione  sia  un  problema 
di  direzione. 

Credo  che  per  via  di  fusioni  d' elementi  etero- 
genei e  di  x>iani  vasti,  d'opera  simultanea  e  da  ef- 
fettuarsi coir  orinolo  alla  mano  non  possa  iniziarsi 
insurrezione  in  Italia.  Credo  che  il  segreto  stia  nel 
1^,  preparare  un  fermento  d' aspettazione  in  tutti 
gli  Stati  Italiani,  e  far  creder  venuto  il  tempo: 
2°,  creare  una  potenza  quanto  più  si  può  grande  di 
certi  principii,  corpi  collettivi,  o  nomi  :  3°,  agire  ener- 
gicamente sopra  un  punto  dato,  e  cacciar  sulla  bi- 
lancia quella  potenza  creata.  Altre  vie  non  vedo. 

Credo  immensamente  difficile  V  iniziativa  esclusi- 
vamente interna,  non  per  difetto  d'elementi,  o  di 
disposizioni  nella  gioventù,  ma  perché  la  cospira- 
zioìie,  la  classe  degli  influenti  nei  maneggi  cospira- 
torii.  non  vuole  Azione,  non  vuole  quella  potenza,  non 
vuole  bandiera:  in  parte  per  paura,  in  parte  per 
inintelligenza  rivoluzionaria,  in  parte  per  invidia  di 
certe  influenze  prevedute  inevitabili. 

Per  questo,  ho  sempre  avuto  in  mente  di  i)repa- 
rare  elementi,  combinazioni  e  fremito  dappertutto, 
l)oi  di  cercare  l'accertamento  dell'iniziativa  da  una 
mossa  dell'  estero.  E  credo  questa  mossa,  anche  con- 
siderevole numericamente,  possibile,  con  molti  mezzi. 
Però,  predico  con  quanto  ne  ho  in  gola,  la  forma- 
zione di  questo  Fondo  Nazionale. 

Credo  che  se  i  Bandiera  e  Ricciotti  sbarcavano, 
non  in  Calabria,  ma  nel  Centro:  non  in  venti,  ma  in 
cento  nelP  epoca  del  fermento  prima  delle  fucilazioni, 
forse  erano  la  scintilla  che  dava  moto  all'incendio: 
se  nondimeno  ordinavano  le  cose  a  modo  da  non 
essere  schiacciati  subito,  ma  di  riportare  alcuni  van- 
taggi. 


[1844]  EPISTOLARIO.  51 

Al» metto  duuqiie  e  lodo  in  priucipio  il  progetto 
di  cui  mi  parli,  purché  eseguito  colle  condizioni  che  tu  mi 
poni  e  che  l'interlocutore  ha  posto  all' oppositore  :  e 
purché  si  connetta,  una  volta  accertata  per  quanto 
si  può  la  probabile  esecuzione  del  tentativo  colle 
norme  accennate  più  sopra:  unità  di  norme  fìsse,  de- 
terminate, quanto  alle  tendenze  da  manifestarsi  dai 
quattro  e  dai  loro  seguaci  :  —  agitazione  promossa  con- 
temporaneamente per  ogni  dove  e  in  questo  è  neces- 
saria la  cooperazione  dell'oppositore,  se  è,  come  credo, 
L[ovatelli]  :  —  i^roclami  nostri  depositati  prima  nei 
punti  più  importanti  d'Italia  in  una  mano  d'uomo  si- 
curo, da  diffondersi  appena  il  fatto  riceva  un  principio 
d' esecuzione  :  e  questo  posso  assumermi  io  per  alcuni 
punti,  ma  per  altri  ho  bisogno  d' aiuto  :  —  un  po'  più 
di  danaro  che  non  si  dice  in  mano  dei  quattro,  quando 
uno  dei  primi  colpi  non  possa  farsi  sopra  una  cassa 
governativa. 

Se,  verificate  queste  condizioni,  il  fatto  si  ren- 
desse probabile,  io,  non  che  venire  ad  abboccarmi,  pro- 
porrei di  recarmi  dove  si  trova  ora  Marianna,  (^)  per 
esser  pronto  a  raggiungere  e  mostrarmi  :  ho  ripu- 
gnanza ad  aiutare  fatti  di  simil  genere  senza  correre 
parte  dei  rischi;  e  credo  del  resto,  che  il  sapersi 
dalla  gioventù  ch'io  sono  in  Italia  possa  giovare 
assai.  Invecchio,  e  vorrei  pure  morire  nel  mio  paese. 

Vedi  un  po'  se  potete  cavar  costrutto  da  questa 
mia,  vaga  forse  com'è  la  tua.  Indicami,  per  via  si- 
cura, i  nomi  :  se  si  trattasse  fra  i  quattro  d' uno  che 
spatrii  quasi  contemporaneamente  a  L[ovatelli],  ei  mi 
fece  la  stessa  proposta,  ma  infinitamente  più  ristretta 

(^)  Livio  Zambeccari.  Ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.   113. 


52  EPISTOLARIO.  [1844] 

e  solamente  come  decisione  sua  individuale,  s' io 
V  aiutava  d'  una  somma  che  ricusai,  perché  non  posso 
in  coscienza  aiutare  proposte  di  martirii,  e  com-  ei 
la  poneva,  era  tale. 

Se  pur  v'è  modo  di  concretare,  non  ho  bisogno 
di  dirti  che  una  sola  persona,  onestissima  ma  inu- 
tile, ammessa  al  segreto,  costituirebbe  un  vero  delitto. 

Comunque  e  mentre  t'occupi  di  questo  affare,  non 
lasciar  nulla  intentato  per  avere  o  render  facile  Paver 
danaro.  Prevedo  che  la  vostra  medaglia  costerà  assai 
caro:  io  penso  a  far  fondere  in  ferro,  potendosi,  un 
gran  numero  della  nostra,  per  poter  mettere  il  prezzo 
non  più  alto  d' una  scellino  ;  e  in  quel  caso,  se  la 
vostra  non  può  circolare  che  fra  i  più  agiati,  m' aiute- 
rete, spero,  a  vender  le  nostre:  il  guadagno  appar- 
terrà naturalmente  al    Fondo  Nazionale. 

Addio  ;  amami  e  Dio  ti  benedica  : 

tuo 
Giuseppe. 


So  che  Eicciardi  farnetica  pel  danaro  dato  a  Ni- 
cola: ch'ei  lo  richiese  di  restituirlo,  per  consecrarlo 
a  un  giornale,  a  non  so  che.  Non  ho  bisogno  di  ricor- 
darti che  quel  danaro  fu  dato  i)er  V azione:  contem- 
plato anche  il  caso  in  quelle  linee  che  gli  furono 
inviate  d'un' azione  non  immediata.  E  del  resto,  se 
mai  non  sapeste  come  distrigarvene,  ditegli  scriva 
a  me.  Quanto  avanzi  ancora  non  so;  ma  lo  saprò 
fra  breve. 


[1844]  EPISTOLARIO.  53 

MDCOLXXXV. 

ALLA  Madre,  ji  Bavari. 

[Londra],   18  ottobre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Rispondo  alla  vostra  del  4  ottobre,  dalla  casa 
nuova:  ma  mi  duole  di  non  poter  rispondere  al  que- 
sito del  genovese:  non  ho  assolutamente  avuto  tempo 
di  occuparmene;  ma  nella  ventura  settimana  potete 
calcolare  sopra  una  risposta  qualunque.  Conosco  io 
stesso  la  persona  che  mi  nominate,  e  la  vedrò.  — 
Queste  piccole  cose  mi  dà  piacere  di  farle,  e  non 
mi  costano  fatica,  né  molto  tempo.  Quanto  alla  gran 
fortuna  del  N[av...]  peraltro,  non  dovete  credervi. 
È  il  solito  delle  persone  che  sono  in  Inghilterra  o 
in  America  d^  esser  credute  di  fortuna.  —  ì^on  posso 
neppure,  per  averlo  perduto  nel  traslocamento,  rico- 
piare il  resto  dell'  articolo  del  Pictorial  Times  che 
Filippo  mi  domanda;  ma  quanto. ai  ragguagli  sulle 
persone  delle  quali  parla,  li  darò  io  presto,  e  li  rico- 
pierò  più  completi  che  non  li  ha  dati  o  non  può 
darli  il  giornale.  —  Quanto  alla  dedica  ironica  al 
Ministro,  (^)  ve  la  ricopio  qui,  e  potete  cosi  voi  e  il 
padre  giudicarne. 

«  Spero  che  vorrete  perdonarmi,  o  Signore,  la 
libertà  colla  quale,  senza  interpellarvene  anticipata- 

MDCCLXXXV.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «  18  8bre  1844  —  lettera 
al  Ministro  e  Montevideo.  » 

(^)  Sir  James  Graham.  Era  la  lettera  di  dedica,  premessa 
alPopuscclo  Austria,  Italy  and  the  Pope. 


54  EPISTOLARIO.  [1844] 

mente,  io  v'indirizzo  questa  lettera  sulla  questione 
Italiana;  io  so  che  voi  non  scrupoleggiate  troppo 
su  formalità.  Voi  avete,  d' altra  parte,  spiegato  in 
questi  ultimi  tempi  tanta  sollecitudine  verso  i  miei 
affari  privati,  tanto  zelo  verso  me,  povero  esule  che 
voi  conoscevate  appena  di  nome  per  via  dell'Amba- 
sciata Napoletana,  e  al  quale  —  lo  dico  vergo- 
gnando —  voi  non  eravate  noto  neppur  di  nome, 
che  io  non  saprei  a  chi  meglio  indirizzare  questa 
effusione  della  mia  anima  riconoscente.  Voi  vi  siete 
assunto,  con  cura  veramente  paterna,  gV  impicci  mol- 
teplici della  mia  tutela:  vogliate  adunque  subirne, 
colla  rassegnazione  alla  quale  dovreste  oggimai  es- 
sere avvezzo,  anche  quest'ultima  conseguenza.  La 
mia  lettera  è  piuttosto  lunga;  e  il  vostro  tempo 
—  tra  V  UfiBzio  Postale  e  i  distretti  manifatturieri  — 
assai  prezioso;  ma  la  lettura  può  risparmiarvi  di 
molte  cure:  io  posso  assicurarvi  che  non  porrò  né 
più  né  meno  in  tutta  la  mia  corrispondenza  futura. 

«  Se  voi  vorrete  consecrare  a  scorrere  questa  let- 
tera la  metà  solamente  dell'attenzione  colla  quale 
avete  avuto  la  bontà  di  dicifrare  gl'inviti  al  tè  e 
le  espressioni  di  simpatia  per  la  mia  Scuola  Italiana 
che  m'indirizzavano,  prima  della  mozione  del  Signor 
Duncombe,  i  miei  amici  inglesi,  io  mi  dichiarerò  per- 
fettamente soddisfatto. 

«  E  sono,  o  Signore,  col  rispetto  che  vi  è  dovuto 
il  vostro  devotissimo 

etc.  » 

Vedete  che  è  lettera  piena  di  convenienza. 

Farmi  avervi  detto  che  stanno  ora  ristampando 
quel  tale  articolo  dell'  Westminster  Review  come  opu- 
scolo, a  prezzo  di  quattro  soldi,  perché  si  sparga  fra 


[1844]  EPISTOLARIO.  55 

il  popolo.  M' bauuo  chiesto  qualche  cenno  sui  Bandiera 
per  aggiungerli:  ho  dunque  scritto  col  mio  nome  una 
lettera  d'alcune  pagine  su  loro,  e  sui  loro  ultimi  mo- 
menti, che  ho  dato  e  che  verrà  stam^mta  in  fondo 
all'opuscolo.  —  Xon  ve  ne  cito  frammento,  perché 
lo  scritto  italiano  che  sto  terminando  contiene  più 
diffusamente  le  stesse  cose,  e  vi  trascriverò  quello 
a  suo  tempo.  —  Farò  sicuramente  la  gita  sul  finir 
di  dicembre  ;  forse  nella  Contea  di  Galles  ;  ma  ve  ne 
dirò  allora.  Ho  vero  bisogno  di  vivere  per  qualche 
tempo  in  mezzo  agli  alberi,  alle  vacche,  e  alle  capre. 
Vedo  che  anche  al  padre  la  campagna  sorride  e  mi 
bisogna  seguire  l'esempio  suo.  —  Siccome  forse  le 
vostre  gazzette  ingrandiranno  la  cosa  per  screditare, 
stimo  bene  darvi  io  notizia  della  diserzione  che 
ha  avuto  luogo  in  Moutevideo  nella  legione  Ita- 
liana, come  l'ho  esatta  da  Monte  video.  Il  28  giu- 
gno dunque,  comprato  da  danaro,  il  Colonnello  della 
Legione  Angelo  Mancini  di  Iesi  (Stati  Pontifici) 
disertò  con  altri  ufficiali  in  numero  di  dieci,  e  po- 
chissimi soldati,  passando  al  campo  d' Oribe,  generale 
di  Buenos  Ayres  :  i  soldati  e  sergenti  non  erano  però 
del  complotto,  ma  furono  ingannati.  La  Legione  Ita- 
liana stando  sempre  in  prima  linea  e  in  faccia  al 
nemico,  il  Mancini  pretese  portarli  a  sorprendere  un 
posto  nemico,  e  invece  li  fece  trovare  in  mezzo  alle 
sue  truppe,  e  là  si  smascherò  :  infatti,  il  sergente  mag- 
giore dopo  due  giorni  potè  fuggire  e  tornò  in  Mon- 
tevideo.  Fra  gli  ufficiali  fuggiti  col  Mancini  vi  sono 
alcuni  Genovesi,  Giacomo  Saroldi,  Pietro  Betolino 
e  Antonio  Biardino.  (^)  Ho  veduto  l'Ordine  del  giorno: 


(^)  Ad  Angelo   Mancini  «  d' infame  memoria,  »   accenna  più 
volte    G.    Garibaldi   nelle  sue  Memorie  (ediz.  Nathan  ;  Torino, 


56  EPISTOLARIO.  [1844] 

del  G-overno  di  Montevideo,  che  rende  omaggio  alla 
Legione  Italiana,  dice  che  quei  bravi   fremevano  di 

Roiix,1907).  Proposto  da  lui  «al  comaudo  della  Legione,  »  quando 
fu  messo  a  capo  della  «flottiglia,»  (p.  113)  si  pose  dapprima 
in  contrasto  con  Francesco  Aiizani,  il  quale  era  riuscito  a  porre 
la  Legione  Italiana  «  sopra  un  piede  tanto  regolare,  quanto 
la  circostanze  poterano  permetterlo,»  (p.  115)  poi  finì  per 
passare  al  campo  nemico,  persuadendo  a  seguirlo  «  alcuni  po- 
veri diavoli.  »  (p.  123).  Il  Saroldi,  al  quale  accenna  il  Maz- 
zini, aveva  firmato  un  proclama,  con  cui  esortava  i  suoi  com- 
militoni a  imitarlo  nella  diserzione.  È  un  curioso  documento  che 
si  trascrive  qui  appresso,  con  tutti  gli  errori  di  stile,  ricavandolo 
da  una  copia,  ora  in  possesso  della  R.  Commissione,  che  ne  fece 
J.  W.  Mario  dall' originale  posseduto  dal  cav.  Zimini  di  Genova. 
«  Cualunque  sia  quello  che  legi  questa  mia,  non  incontrarà 
altro  che  la  verità  ;  la  mia  missione  per  mezzo  della  pena, 
non  è  altro  che  farvi  conoscere  la  situazione  in  cui  v'  incon- 
trate; vi  giuro  sotto  parola  d'onore  che  siete  ingannati,  e  che 
a  costo  del  vostro  sangue  vogliono  iurichirsi  una  massa  d'as- 
sesini  senza  honore,  e  credetemelo.  Qiesto  esercito  è  poderoso, 
e  amico  nostro.  Venite  che  sarete  ricevuti  con  le  braci  e  aperte, 
e  sarete  colmati  de  benefici  ;  non  sarete  obligati  al  servicio, 
sarete  libri.  Non  credete  che  si  dica  che  si  passate,  perché  ab- 
biamo bisogno  della  Loggione  Italiana.  Ve  lo  dico  per  vostro 
bene  e  perché  siete  miei  compatrioti,  che  vi  stimo  più  di  me 
stesso.  Qoi  sarete  ben  pagati  e  T)en  mantenuti  si  volete  ser- 
vire, e  in  caso  contrario,  sarete  ben  rincompensati,  e  vi  ri- 
tirarete  al  vostro  travaglio  ;  non  date  retta  a  quel  infame  di  Ga- 
ribaldi, che  con  le  sue  buone  parole  tenta  di  tenervi  schiavi 
per  sua  convenienza,  e  infìiii  fra  poco  sarà  il  termine  di  questa 
guera,  e  allora  conosierete  y  vostri  veri  amici  :  però  resterete  po- 
veri, spogliati,  abandouati,  e  senza  proteccione,  se  non  aban- 
donate  quell'infame  che  vi  ha  venduto  all'assesino  Paceco  y 
Obes.  Spero  che  le  mie  poche  parole  vi  faranno  iraprescione, 
perché  sapete  che  non  sono  buono  per  inganarvi,  mi  cono- 
scete e  basta.  Vi  aspetto  ;  sarò  contento  cuando  vi  vedrò  co- 
sti felici  corno  lo  sono  i  vostri  compatrioti  che  s' incontrano 
costi  eu  el  cercito  della  Vittoria,  sotto  la  protecione  del  no- 
stro benigno  Presidente  Don  Manuel  Oribe,  che  tanto  ci  stima 


[1844]  EPISTOLARIO.  57 

sdegno,  e  tale  è  la  fiducia  nella  massa  che  il  giorno 
dopo  fu  mandata  dal  Governo  ad  assalire  alcuni  posti 
avanzati  del  nemico  per  dare  occasione  a  chi  volesse 
di  seguir  l'esempio,  e  nessuno  si  mosse.  Graribaldi 
nel  momento  in  cui  ebbe  luogo  la  diserzione  non 
era  nel  campo.  La  Legione  è  di  600  uomini  ;  i  diser- 
tori ventiquattro  e  qualcheduno  andava  tornando. 
L' assedio  del  resto  continua,  ma,  salvi  gP  incomodi 
delle  vettovaglie,  con  ottime  speranze:  prevedevano 
che  in  questo  mese  al  più  tardi  la  città  sarebbe  libe- 
rata: e  Dio  lo  voglia!  —  Ho  voluto  parlarvi  di  que- 
st'affare, perché  non  si  spargesse  mai  che  Garibaldi 
pure  ha  disertato.  —  L^  aneddoto  del  Congresso 
Scientifico  è  bellissimo.  (*)  —  Fa  piuttosto  freddo, 
ma  non  molto:  qualche  volta  piove;  ma  sottosopra 
il  tempo  si  mantiene  piuttosto  buono.  Le  mie  camere 
sono  buone  e  riparate  :  la  strada  bella  e  spaziosa  ;  ma 
v'  è  troppo  romore  di  carri,  etc.  —  Il  10  del  mese  ^ 
venturo  sarà  il  terzo  Anniversario  della  Scuola  ;  e  mi 
bisogna  cercare  d'organizzarlo  in  modo  che  ne  escano 
alcune  lire  di  doni:  se  vi  riesco,  or  che  non  v' è  più 
debito,  assicurato  V  avvenire  della  Scuola,  sarò  più 
quieto  sulla  mia  montagna.  Addio.  Lasciamo  a  Dio 
e  all'avvenire  la  questione  sulla  possibilità  o  impos- 
sibilità di  una  Repubblica  Italiana.  Un  abbraccio  al 
padre,  e  credetemi  sempre 

vostro 

Giuseppe. 

come  fossimo  i  suoi  figli.  Altro  non  vi  posso  ofrirvi  che  la  vo- 
stra felicità  ;  abandonate  qnei  miserabili  e  ve  ne  trovarette 
contenti  ;  re  lo  assicura  vostro  amico 

Santiago  Saroldi. 

Domizio  Ferretti. 

(^)  Il   sesto    Congresso    degli    Scienziati   era    stato  inaugu- 
rato a  Milauo  il  12  settembre  1844. 


58  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDCCLXXXVI. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

Londra,   [22  ottobre  1844]. 

Caro  Giuseppe, 

M^  inquieta  il  tuo  esser  malato,  e  quindi  non  ti 
scrivo  di  cose  nostre.  Ti  dico  solo  che  ho  ricevuto 
la  tua  del  15  ottobre  con  tutto  il  resto,  e  prima  per 
la  posta  le  tue  linee  che  mi  annunziavano  il  tuo  es- 
sere a  letto,  con  una  di  Mcola  inchiusa.  Dal  Gatti 
ebbi  ogni  cosa,  ma  sto  in  dubbio  sugli  stampati  po- 
lacchi: te  lo  dirò. 

Ti  mando  cento  dodici  franchi:  dodici  avuti  da 
Medico  :  cento,  che  v'  ingegnerete  di  far  pagare  a 
Marsiglia  a  U[go]  Pepoli,  nipote  di  Carlo  Pepoli,  e 
novello  esule,  se  ne  sapete  l'indirizzo:  se  no,  tene- 
teli, finché  io  stesso  non  lo  mandi.  {*■)  Ben  inteso,  do 

MDCCLXXXVI.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta  l'indirizzo:  «  Lamberti.  » 
La  data  si  ricava  dal  Protocollo  della  Giovine  Italia,  in  cui  è 
avvertito  :  «  22  ottobre  presumibilmente,  mezzo  Roche,  che  mi 
scrive  d'andar  martedì  29  prima  delle  dieci  a  prender  danaro, 
per  poi  mandargli  quant'  ho  per  Londra,  per  venerdì  mattina 
prossimo.  » 

(i)  Ugo  Pepoli  era  nato  a  Bologna  il  23  ottobre  1818, 
e  sembra  fosse  stato  costretto  all'esilio,  perché  venuto  in  so- 
spetto al  Governo  Pontitìcio,  pur  non  avendo  partecipato  ai  moti 
del  1843.  Infatti,  il  Mazzini  lo  chiama  qui  «  novello  esule.  » 
Se  è  vero  quanto  aiferma  R.  Andreini  (M.  Menghini,  B.  An- 
dreini  e  i  moti  di  Romagna  dal  1845,  nella  Rassegna  storica  del  Ri- 
sorgimento, a.  Ili  [1916],  p.  37  dell'estratto),  il  Pepoli  avrebbe  poi 
seguito  il  Renzi  in  Toscana  per  cooperare  al  moto  rivolnziona- 


f 


[1844]  EPISTOLA  KIO.  59 

questa  commissione,  se  non  sei  risanato,  a  Pietro. 
Troverai  modo,  spero.  E  digli  intanto  che  ho  rice- 
vuto la  sua,  che  non  ho  veduto  Rosa,  (^)  ma  farò 
quanto  potrò  per  lui. 

La  prefazione  al  Giusti  non  è  mia.  È  d^  un  Lombardo, 
amico  nostro.  (~)  —  Marrast  è  una  troja  e  va  bene  ; 
la  Réforme  ha  mutilato  orrendamente  quella  mia  me- 
schinissima  lettera,  ma  poco  importa.  —  Sento  di 
tua  sorella.  (^)  Dio  ti  dia  forza  e  rassegnazione.  Vado 
in  dicembre,  appena  posso,  in  una  montagna  del- 
l'Wales,  perché  se  non  ho  tre  mesi  di  solitudine,  im- 
pazzisco. V^orrei  potessimo  esserci  assieme.  T^  abbrac- 


cio ;  ama  il  tuo 


Giuseppe. 


L'acchiusa  a  Mich[ele]  —  e  a  Waldam[ann]  che 
suppongo  ancora  in  Parigi. 

rio  romagnolo  del  1845.  Ed  è  pure  probabile  che  nel  viaggio  in 
Francia  si  fosse  accompagnato  col  Renzi  {Protocollo  della  Gio- 
vine Italia,  voi.  Ili,  p.  119).  Comunque,  dopo  il  fallimento  di 
quel  tentativo  rivoluzionario,  trovavasi  a  Marsiglia;  di  là  andò 
in  Algeria,  per  arruolarsi  nella  Legione  straniera,  e  più  tardi 
fece  la  campagna  del  '48  e  '49.  Esule  di  nuovo  in  Francia, 
combatté  ]>oi  in  Crimea  (1855),  e  morì  a  Bologna  il  26  lu- 
glio 1896  col  grado  di  generale. 

(^)  Il  Rosa  era  un  domestico  del  tenore  Mario  di  Candia. 
Ved.   il  Protocollo  della   Giovine  Italia,   I,  41. 

(2)  Sull'edizione  luganese  delle  poesie  del  Giusti,  ved.  la  nota 
alla  lett.  MDCCLXXV.  Il  15  ottobre  il  Lamberti  aveva  scritto 
al  Mazzini  :  «  Non  mi  parla  del  Giusti  ohe  gli  spedii  con  altro, 
lucignoli,  etc,  per  amico  Stolzman.  —  Se  sa  di  chi  sia  la  pre- 
fazione al  Giusti  stesso.  —  In  Italia  tutti  la  dicono  sua:  io 
noi  credo.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  pp.  107  e  109. 

(3)  Solìa  Lamberti  era  morta  a  Reggio  proprio  nel  giorno  in  cui 
il  Mazzini  scriveva  questa  lett.  Ved.  Protocollo  della  Giovine  I- 
talia.  voi.  Ili,  p.   95. 


60  EPISTOLARIO.  [1844] 

Ti  reca  questa,  e  il  danaro  EocUe;  amico  mio, 
che  già  conosci  ;  e  che  suppongo  ripartirà  presto  ; 
giovatevene  tutti  per  dargli  lettere  o  altro. 

Venerdì. 

Ho  mutato  casa  e  vivo  ora:  40.  Hatton  Garden 
—  flolborn.(^) 

MDCOLXXXYII. 

A  Pietro  Gì  annone,  a  Parigi. 

[Londra,   ottobre  1844], 

Caro  Pietro, 

Ti  darà  queste  righe  il  Signor  Lequine,  artista  di- 
stinto :  egli  ha  voluto  qui  farmi  una  specie  di  ritratto 
che  vedrai,  e  che  intende  mettere  in  una  collezione 
di  persone  note,  ballerini,  cospiratori,  etc.  Forse  cer- 
cherà di  venderne  qustlche  copia,  e  poich'  egli  è  stato 
cosi  gentile  con  me  da  volermelo  fare  gratuitamente, 
non  me  ne  dorrebbe.  È  bene  a  ogni  modo  eh'  egli, 
simpatizzante  con  noi,  conosca  in  Parigi  qualche  Ita- 
liano amico  mio:  e  però  gii  do  volentieri,  richiesto, 
queste  linee  per  te,  dacché  Lamberti  è  ora  troppo 
tribolato  per  avventurarmi  a  fargli  fare  conoscenze 
nuove.  Accoglilo  dunque,  e  giovagli  se  puoi  e  per 
quanto  puoi. 


(^)  Nel  Protocollo  della  Giovine  Italia  è  qui  aggiunto:  «  A- 
viiti  da  MJ  Roche,  Hotel  Canterbury,  Rue  de  la  Paix,  per 
conto  Mazzini  di  Londra,  fr.  111,60  (100  per  Ugo  Pepoli  a 
Marsiglia,  12  per  Dr.  G.  Mazzini  qui,  conto  Medico  -  perdita 
40  centesimi  »). 

MDCCLXXXVII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 


[1844]  EPISTOLARIO.  61 

Io  aspetto  lettere  da  te  su  quel  tal  progetto  ;  né 
so  V  effetto  che  abbia  potuto  produrre  la  mia  lettera 
su  Lo[vatelli].  —  Ho  lettere  dell' interno  che  m^  af- 
fermano il  progetto  del  Fondo  Nazionale  avere  già 
un  principio  di  realizzazione,  sino  alla  cifra  di  50 
mila  franchi.  Non  so  altro  che  meriti.  Addio:  scri- 
vimi ;  credimi 

tuo 

Giuseppe. 

Rispondete  pure  a  quanto  vi  chiesi  sulla  me- 
daglia. 

40.  Hatton  Garden. 

MDCCLXXXVIII. 

ALLA  Madre,  a  Bavari. 

[Londra],  26  ottobre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Non  ho  potuto  assolutamente  scriv.ervi  ieri  ve- 
nerdì: aveva  troppe  altre  lettere  da  scrivere.  Oggi 
poi  mi  giunge  la  vostra,  sicché  devo  accusarvi  rice- 
vuta di  due,  quella  dell' 11  ottobre  e  questa  del  18. 
Non  posso  neanche  oggi  darvi  risposta  per  V  affare 
che  concerne  il  Nav.  di  qui  ;  perché  non  posso  avere 
risposta  che  lunedi.  Avrete  dunque  j)azienza  fino 
alla  mia  successiva.  Se  io  devo   darvi  un   consiglio 

MDCCLXXXVIII.  —  Inedita.  L*  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  A  tergo,  di  pugno  del  Mazzini,  sta  Tindirizzo  : 
«Madame  Maria  Geronima  Bottaro,  q.*^  Agostino,  Génes,  Etats 
Sardes,  Italy,  via  Francia.  »  Sullo  stesso  lato,  la  madre  del  Maz- 
zini annotò  :  «  26  ottobre  1844,  con  pap[elletta]  console.  »La  data 
si  ricara  pure  dal  timbro  postale  che  è:  Paid  28  oc.  1844. 


62  EPISTOLARIO.  [1844] 

riguardo  a  quel  Console,  è  che  gli  diate  quello  ch'egli 
dimanda:  anzi  se  avete  qualche  scritto  mio  all'an- 
tica, perché  questo  carattere  obbliquo  delle  mie  let- 
tere non  è  il  solito  mio,  date  quello;  ed  or  che  ci  penso, 
porrò  io  qui  a  piedi  alcune  linee  del  mio  scritto  vero, 
e  voi  le  taglierete,  e  le  trasmetterete.  Ecco  la  ragione 
di  questo  mio  desiderio.  Dal  dare  il  mio  autografo  non 
può  risultare  alcun  male  :  s' anche  dovesse  servire  a 
confronto  d'altri  scritti,  poco  importerebbe:  tutte  le 
polizie  e  i  gabinetti  hanno  già  il  mio  autografo  in 
mano.  Ma  può  invece  accader  benissimo  che  un  governo 
cerchi  infamarmi  sia  in  America,  sia  in  Inghilterra, 
e  se  occorre  farmi  passare  anche  per  spia:  sono  ca- 
paci di  tutto.  Ho  dunque  piacere  che  qualunque  di 
queste  due  nazioni  domanda  il  mio  autografo,  lo 
abbia.  —  Sto  bene  di  salute  e  anche  della  bocca:  in 
generale  dicendo  sto  bene  intendo  d'ogni  cosa.  — 
Quando  parlo  di  campagna  in  inverno,  non  è  tanto  per 
la  campagna  che  certo  non  sarà  bellissima  in  quella 
stagione,  quanto  per  la  solitudine:  ho  bisogno  di  vi- 
ver quieto,  e  senza  veder  gente  o  aver  visite  per 
qualche  mese.  Quanto  alle  cautele  per  albergatore  o 
altro,  vivete  tranquilli.  Sento  che  da  voi  cominciava 
il  fresco:  qui  invece  l'umido  e  la  nebbia:  da  tre  o 
quattro  giorni  piove.  l!^ulla  di  nuovo  che  importi; 
ma  presto  probabilmente  vi  saranno  tentativi  in  Ispa- 
gna,  se  pur  ci  riescono,  perché  tutti  i  governi  al 
solito  e  specialmente  il  francese  sono  contrari.  Non- 
dimeno, il  malcontento,  sopratutto  per  l'ultime  pro- 
posizioni di  riforma  retrograda  alla  Costituzione,  è 
grande,  ed  è  quasi  impossibile  che  non  prorompa  in 
fatti.  Vedremo.  —  Bisogna  che  legga  io  pure  il  ro- 
manzo di  Guerrazzi,  anche  da  quello  che  me  ne 
dite.  Lunedi  v'è  qui  una  grande  festa  per  P  apertura 


4 


[1844]  EPISTOLARIO.  63 

della  nuova  Borsa  colla  Regina,  etc.  (^)  Io  sono  vicino 
di  dieci  o  dodici  minuti,  ma  certo  non  mi  moverò: 
tutte  queste  cerimonie  officiali,  che  tendono  a  can- 
giare un  re  o  una  regina  in  Semidio  mi  nauseano: 
quando  ci  si  credeva  di  cuore,  potevano  avere  un 
lato  solenne  e  produrre  impressioni  utili  ;  ma  ora  che 
si  fanuo  caricature  sui  re  e  che  tutto  il  popolo  ne 
ride,  che  cosa  significano  ì —  Bensì,  la  folla  guarda  stu- 
pita ed  ammira,  e  fa  quindi  credere  ai  monarchi  che 
la  loro  influenza  morale  esiste  ancora,  e  eh'  eserci- 
tano una  missione  divina:  tutto  questo  ammasso  d'il- 
lusioni da  una  parte  e  dall'  altra,  rendono  V  anima 
triste.  L' errore  di  buona  fede  a  me  non  fa  lo  stesso 
effetto.  Supponete  eh'  io  mi  trovassi  a  vivere  cogl'  In- 
diani rossi  e  li  vedessi  fare  con  solennità  le  loro 
grottesche  cerimonie  religiose,  io  mi  sentirei  fratello 
con  essi  perché  so  che  credono  quelle  sciocchezze 
vere;  ma  in  Europa  oggi  s'adorano  forme,  sapendo 
benissimo  che  non  v'  è  sostanza  :  si  fanno  baciamani 
e  genuflessioni  a  bambini  regali  in  fasce  colla  cer- 
tezza che  non  hannp  in  sé  nulla  di  più  del  bambino 
della  lavandaia  ;  si  va  in  chiesa,  badando  a  chi  entra 
ed  esce,  badando  al  come  s' è  vestiti  per  farsi  am.- 
mirare,  badando  al  predicatore  se  declama  bene. 
Basta,  lasciamo  andare;  se  no  empirei  non  una  ma 
dieci  lettere.  Mi  duole  assai  che  m'accorgo  avere 
sbagliato  d'ora,  e  sento  il  campanello  della  posta 
senza  eh'  io  possa  fare  a  tempo  ;  domani  è  domenica  ; 
non  potrò  dunque  impostare  che  lunedi  e  malgrado 


(^)  Il  28  ottobre  1844  aveva  infatti  avuto  luogo  con  grande 
solennità,  alla  presenza  della  regina  Vittoria  e  del  Principe 
consorte  Alberto,  P  apertura  della  nuova  Borsa  alla  City  di 
Londra.  Ved.  il  Journal  des  Déhats  del  31  ottobre  1844. 


64  EPISTOLARIO.  [1844] 

ciò  che  v'ho  detto  molte  volte  di  non  avere  la  me- 
noma inquietudine  per  silenzio  mio,  so  che  ne  avrete. 
Pazienza.  Rimetto  ora  a  lunedi,  a  conchiudere. 

Lunedi  28. 

]S"ulla  di  nuovo:  gran  trambusto  per  la  gita 
della  Regina  alla  Borsa.  Io  m'  occupo  dell'  Anni- 
versario, da  cui  dipende  la  mia  quiete  per  la  Scuola 
pel  tempo  della  mia  assenza;  e  di  finire  l'opuscolo 
-sui  Bandiera  che  parmi  debba  riescire  importante, 
ma  che  mi  costa  molti  momenti  di  profonda  tri- 
stezza scrivendo.  Ho  piacere  d'essere  andato  lento, 
perché  ogni  giorno  mi  giunge  qualche  nuovo  rag- 
guaglio intorno  ad  essi.  Stampato  una  volta,  termi- 
nerò subito  lo  scritto  inglese  sulla  condizione  del- 
V  Italia,  che  ho  lasciato  da  parte,  perché  scrivere  in 
due  lingue  diverse  a  un  tratto  è  quasi  impossibile, 
senza  scriver  malissimo  l'una  e  l'altra.  Di  quest'o- 
puscolo Bandiera  darei  non  so  quanto  per  potervene 
far  giungere  una  copia  intera,  non  perch'  altri  leg- 
gesse, che  a  questo  altri  provvederà,  ma  per  voi, 
per  soddisfazione  mia,  perché  voi  aveste  una  cosa 
dettata  dal  cuore  del  fìgliuol  vostro.  Se  quella  vo- 
stra amica  fosse  destra,  dovrebbe,  dando  a  quel  Si- 
gnore il  frammento  di  mio  pugno  che  pongo  qui 
separato  ed  è  cavato  dalla  mia  prefazione  al  Bini, 
esigere  in  ricambio  ch'ei  ricevesse  fasciata  a  modo 
di  lettera  una  copia  di  quell'  opuscolo  e  ve  la  tra- 
smettesse. Le  lettere  di  persone  siffatte  non  sono  in 
pericolo,  e  quand'anche,  egli  ha  diritto  di  ricevere 
quanto  si  stampa  all'estero,  senza  ch'altri  possa  tro- 
vargli a  dire.  —  Il  freddo  qui  va  crescendo.  —  Non 
avrò  che    domani  il    risultato  di  quella  tal  commis- 


[1844]  K PISTOLA  lUO.  65 

sione,  perché  oggi  la  visita  della  Eeginà  alla  City  ha 
fatto  disertar  tatti  i  banchi,  e  non  si  fanno  aftari.  — 
Quando  il  tempo  non  vi  scacci  da  Bavari,  mio  consi- 
glio è  che  prolunghiate  quanto  più  poteteli  vostro  sog- 
giorno in  campagna.  ^li  pare  che  quelParia  aperta  debba 
essere  migliore  sempre  di  quella  della  città:  vero  è 
che  io  parlo  colP  idea  di  questa  Londra  circondata  di 
fumo  e  vapori,  e  senza  riflettere  che  i  Forni  sono  posi- 
zione elevata  e  dove  Paria  circola  pnra  come  ne' campi. 
Addio,  madre  mia  e  padre  mio;  amici  miei  e  non  della 
ventura,  come  dice  Dante.  Vivete  sicuri  dell'amore  del 

vostro 
Giuseppe. 
MDCCLXXXIX. 

ALLA   Madre,  a  Genova. 

[Londra],   4  novembre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Eispondo  alla  vostra  del  25  ottobre.  E  rispondo 
oggi,  i>erché  non  avendovi  scritto  che  il  lunedi  della 
settimana  scorsa,  pensai  che  nn  tempo  mi  diceste  il 
lunedi,  se  non  isbaglio,  riescirvi  il  giorno  più  conve- 
niente, quando  siete  in  città:  sicché  d'ora  in  poi, 
quando  non  mi  diate  contr'  ordine,  vi  scriverò  ogni 
lunedì.  Sono  nelle  cure  dell'Anniversario  fino  agli 
occhi:  disposizioni  da  prendere  per  la  cerimonia,  per 
la  cena  agli  allievi,  per  gli  inviti,  per  tutto.  Vorrei 
che  da  questa  celebrazione    potesse    escire  un  certo 


MDCCLXXXIX.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Natlian.  Non  lia  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  anuotò:  «  4  9bre  1844.  » 

Mazzini,  Scrìtti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voL  XIV).  5 


66  EPISTOLARIO.  [1844] 

numero  di  nuovi  sottoscrittori  fìssi  percli'io  potessi 
avere   F  animo    in   pace    quando  andrò  al   romitorio. 
La  Scuola  ora  va  bene  ed  io  mi  sono,  mercé  il  Con- 
certo, rifatto  delle  somme  che  aveva  dovuto  antici- 
pare per  cacciarla  innanzi:  ma  per  quanto  siamo  a 
livello,  V  equilibrio  è  mantenuto  dai  doni  più  che  dai 
sottoscrittori  permanenti.  Ora,  sMo  m'allontano  per 
qualche    tempo,  i  doni    cesseranno  in  gran  parte,-  e 
perciò  vorrei   poter   accrescere  il  numero  dei  sotto- 
scrittori annui.  La  Scuola  costa  ora  più  o  meno  nove 
lire  al  mese;   e  non  è   poco.  Vedremo.   —   Sto  bene 
[di  salute]  e  d'ogni  cosa.  Ieri  sera  feci  alla  Scuola 
la  mia  solita  Lettura  d'ogni  quindici  giorni  sull'Astro- 
nomia. E  vedete  se    non  è  vero  che  il  morale  può 
quel  che    vuole.    Prima    di  cominciar  la  Lettura^  io 
mi  sentiva   male,  aveva  dolori  al  ventre,  forse    pel 
freddo,  eh' è  venuto    imx)rovviso,  e  brividi:    credeva 
quasi   di   dovere    rimandare    il    mio    discorso.    Fatto 
il  discorso  che  dura  un'  ora,  e  animandomi  al  sx>lito  nel 
parlare,   era,    terminando,  perfettamente  guarito.   — 
Prima  di  parlare  dei  Pianeti,  io  annunziai  una  cosa 
che  non  v'ho  detto:  ed  è    che   un  nostro  amico  ha 
piantato  una  Scuola  come  la  nostra  in  Liverpool  dove 
sono  moltissimi  italiani  poveri,  e  che  subito  dopo  i 
preti  cattolici  italiani  che  vi  sono  e  non  avevano  mai 
pensato  a  impiantare  scuole,  ne  hanno  stabilite  due. 
Annunziai    dunque   questo    all'udienza,  e   dissi    che 
questo  mi  faceva  pensare  a  un  aneddoto  raccontato 
nella  Leggenda  di  S.  Martino,  quando  fece  elemosina 
al  diavolo,  e  che  noi  eravamo  più  grandi  di  S.  JVIar- 
tino  perché  riescivamo  a  far  che    il  diavolo   facesse 
elemosina:  aggiunsi  che  da  quel  giorno  di  S.  IVIartiuo 
in  poi  il  diavolo  era  stato  condannato  a   non  poter 
più   comparire  se   non   con    un  mantello  di    gesuita 


[1844]  EPISTOLARIO.  67 

addosso  —  insomma  li  feci  ridere.  —  Avere  udito 
dei  tentativi  di  Spagna  soppressi  nel  nascere,  a  quanto 
pare:  non  so  che  cosa  avverrà  ora,  ma  so  che  il  ten- 
tativo del  governo  di  retrocedere  non  riescirà  se  non 
a  screditare  anche  là  il  governo  monarchico,  e  che 
questi  Signori  retrogradi  preparano  dappertutto  mi- 
rabilmente gli  elementi  d'una  contiagrazione  repub- 
blicana: è  questione  di  tempo  e  non  altro.  (^)  —  Io 
sono,  ben  inteso,  seuii^re  unito  alla  famiglia  di  Su- 
sanna, e  tatto  è  iu  regola.  —  Spero  che  il  dolor  di 
denti  del  padre  sarà  sparito.  —  Michelangiolo  ed 
Angelo  stanno  bene:  col  primo,  che  mi  domanda 
sempre  di  voi,  ho  pranzato  una  settimana  addietro. 
Siamo  sempre  amici  col  secondo,  e  fa  qualche  afta- 
ruccio  in  Commercio.  —  Avete  ragione  quanto  al 
Guerrazzi:  è  tutto  prodotto  di  testa,  non  di  core; 
e  le  vostre  riflessioni  sono  giustissime.  Di  più  ec 
celiente  per  rimproverare  e  maledire,  non  vai  nulla 
per  animare  e  infondere  entusiasmo  nelP anime:  dis- 
secca più  che  non  accende.  —  Io  non  ho  finito  il 
Romanzo  suo:  più  tardi  ve  ne  dirò.  —  I  ministri 
delle  potenze  estere  possono  far  quello  che  vogliono: 
non  riesciranno  a  farmi  cacciar  d' Inghilterra,  per- 
ché, se  io  non  commetto  un  delitto  e  non  sono  giu- 
dicato,   neppure  il    governo    lo  può.    Del   resto  uso 


(*)  Il  29  ottobre  1844  era  stato  scoperto  a  Madrid  un  vasto 
complotto  contro  il  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  spa- 
gnolo, generale  Narvaez,  il  quale  avrebbe  dovuto  essere  assas- 
sinato all'uscita  dall'ambasciata  di  Francia.  Fra  le  molte 
persone  che  furono  arrestate  era  il  generale  Prim,  che  mesi 
innanzi  il  Mazzini  aveva  avuto  occasione  di  conoscere  a  Lon- 
dra (ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCXLVII,  e  su  tutta  la  vasta 
cospirazione,  il  Journal  des  Déhais,  n.  del  2-3  novembre  1844, 
e  segg.). 


68  EPISTOLARIO.  [1844] 

tutta  prudenza,  se  non  in  quanto  il  dovere  imposto 
dalla  verità  esige  eh'  io  parli.  —  Quanto  ai  Ban- 
diera, non  bisogna  accusarli  d^  ambizione  :  il  mag- 
giore solo  ne  aveva  forse  qualche  leggera  velleità, 
ma  era  un  nulla  appetto  dell'altre  eccellenti  qualità 
ch'egli  aveva,  e  volesse  il  cielo  che  molti  avessero 
ambizione  di  quel  genere,  anziché  di  ricchezze,  onori 
stolidi,  e  peggio.  —  11  ricevimento  fatto  a  Luigi 
Filippo  è  cosa  che  stomaca,  come  dice  il  padre,  ma 
che  cosa  sperare  da  masse  ineducate  e  guaste  dal- 
l' esempio  delle  classi  alte  ?  Xon  è  appunto  per  que- 
sto —  per  poter  aprire  il  campo  ad  una  educazione 
migliore  —  per  j^oter  fare  che  dall'  alto  non  vengano 
continui  incitamenti  al  male  —  che  desidero  rivolu- 
zioni ?  Io  stimo  P  Uomo,  come  Dio  lo  ha  destinato  ad 
essere  un  giorno,  e  disprezzo  gli  uomini  d' oggi  ; 
perciò  vorrei  cangiarli,  modificarli.  —  11  freddo  è 
cresciuto  di  molto;  e  sapete  di  più  che  gli  astro- 
nomi predicono  un  inverno  rigorosissimo  :  dunque  ab- 
biatevi cura  e  guardatevi.  —  Al  10  esce  qui  la  meda- 
glia, di  cui  mi  pare  avervi  parlato,  che  facciamo  co- 
niare pei  nostri  martiri  ;  e  non  molti  giorni  dopo  escirà 
"lo  scritto  mio  sui  Bandiera.  Yi  parlerò  allora  di  tutto. 
Ditemi  che  cosa  avete  fatto  colla  persona  che  voleva  il 
mio  autografo.  E  se  mai  questa  mia  vi  trovasse  già 
in  città,  stringete  la  mano  per  me  all'  ottimo  Andrea 
e  abbracciate  Antonietta,  alla  quale  peraltro  mi  ri- 
servo sempre  di  scrivere. 

Addio:   vostro  con  tutta  l'anima 

figlio  ed  amico 
Giuseppe. 


[1844]  KPIMOLAHIO.  69 

MDOCXO. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Loudra],   5  novembre  [1844]. 

Caro  amico, 

Ho  la  tua  del  30-31  ottobre.  Il  Pepoli  vive  77, 
Elie  Paradis  ;  anche  ieri  Carlo  mi  tormentava  perché 
si  facesse  presto  a  spedire  quei  100  franchi.  Che 
diavolo  !  non  ha  da  essere  abbastanza  bene  informato 
per  non  ingannarsi!  Gli  dirò  nondimeno  ogni  cosa; 
ma  credo  che  sarebbe  bene  spedire  al  più  presto 
com'ei  vuole. 

Il  10  esce  qui  la  medaglia:  bellissima  —  una 
serie  da  5  scellini^  un'altra  da  uno  scellino  e  mezzo. 
Io  v'aveva  chiesto  d'informarvi  come  io  potessi  man- 
darvene  un  certo  numero  ;  ma  non  ho  risposta  :  ricor- 
dalo a  Pietro  e  a  Battista.  Comunque  vada  il  progetto 
vostro,  escirà  tardi  assai,  e  sarà  probabilmente  di 
prezzo  alto.  Or  almeno  di  questa  nostra  a  uno  scel- 
lino e  mezzo  —  convertibili  se  occorre  in  un  franco 
e  mezzo  —  gioverebbe  venderne,  e  cercar  di  farne 
vendere  a  Lione,  a  Marsiglia,  per  tutto  dove  si  può. 
È  cosa  sociale,  e  il  ricavato  ha  da  versarsi  nel  Fondo 
Nazionale.  Bisognerebbe  dunque  organizzarne  una 
vendita  vasta  assai,  su  tutti  i  punti  dove  sono  Ita- 
liani. Xon  dico  questo  a  te  per  te  che  hai  ora,  po- 
vero diavolo,  altro  per  la  testa,  ma    perché  tu  tra- 

MDCCXC.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere,  ecc.. 
cit.,  p.  52-53.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  La  data 
si  ricava  dal  Protocollo  della  Giovine  Italia,  da  cui  apparisce 
che  la  lettera  giunse  per  la  «posta.» 


70  EPISTOLARIO.  [1844] 

smetta  questa  lettera  a  Pietro  e  Battista,  ed  essi 
poi  ne  parlino  a  Michele  che  in  queste  cose  può  ser- 
vire. Bensì  tutto  questo  è  subordinato  alP  invio,  che 
non  so  come  fare.  Sia  dùnque  la  prima  cosa  della 
quale  gli  amici  mi  scriveranno. 

Sulla  fine  della  settimana  avrò  un'occasione. 
Addio:  t'abbraccio:  ama  il 

tuo 
Giuseppe. 

Di'  a  Michele  che  non  si  lagni  di  me  :  chi  i^arte, 
sperO;  sabbato,  e  dovea  partire  la  settimana  passata, 
recherà  a  lui  il  manoscritto.  Digli  i)ure  eh'  ei  dica  a 
Budini  da  parte  mia,  che  il  Francia  non  m'ha  ridato 
mai  quella  lira,  ma  che  farà  ora  per  l'anniversario 
della  Scuola,  certo  lavoro  di  brunitura  o  pulitura  di 
medaglie   per  premi  gratuitamente. 

Ohe  dice  L[ovatelli]  ?  Smette  ogni  idea  di  lavoro, 
e  di  riordinamento  su  basi  certe  ^  Mi  dorrebbe  assai 
assai. 

:  La  figlia  di  Foscolo  mori  uno  o  due  anni  dopo 
il  padre.  (^)  Ohe  dici  del  libro,  e  come  ti  piace  la  mia 
Prefazione! —  Addio:  t'abbraccio,  e  potessi  darti  forza 
con  un  abbraccio!  Ho  una  gran  voglia  di  vederti,  e 
ho  sognato  già  due  volte  eh'  eri  con  me  in  una  spe- 
cie di  romitouio  ch'io  vagheggio  da  mesi  in  monta- 
gna. Addio  addio  ; 

tuo 
Giuseppe. 


(^)  «  Che  sia  della  figlia  di  Foscolo  f  »  aveva  chiesto  il  Lam- 
berti nella  lett.  del  30  ottobre  1843.  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.   11.  Su  di  essa,  ved.  la  nota  ivi  apposta. 


1844]  KPISTOLARIO.  71 

MDOOXCI. 


[Londra],   12  novembre  1844. 

Madre  mia, 

Rispondo  alla  vostra  31  ottobre;  e  rispondo  oggi 
martedì  invece  del  lunedì,  perché  ieri,  come  forse 
ricordaste,  era  P  Anniversario,  e  non  ebbi  un  minuto 
di  respiro.  Basta:  ora  è  finita,  e  tutto  è  andato  bene. 
Bencbé  piovesse,  v'era  gente  infinita;  ed  ancbe  pa- 
reccbie  Signore  Inglesi,  tra  le  quali  la  moglie  d'un 
membro  di  Parlamento,  che  dopo  la  cerimonia  si- 
gnorile, io  portai  al  public  house,  o  se  volete  bettola^ 
dove  si  fa  la  cena  gratuita  per  gli  Allievi.  Figuratevi 
che  qui  anche  per  una  Signora  della  media  classe  en- 
trare in  un  public  house  è  tenuto  un  vero  delitto  ;  e  figu- 
ratevi che  cosa  devono  aver  pensato  i  lacchè  ch'erano 
alla  carrozza  a  vedere  la  loro  padrona  entrare  in  bet- 
tola fra  gii  organisti:  le  facemmo  assaggiare  i  mac- 
cheroni, e  poi  se  ne  andò.  Alla  cerimonia,  fecero  di- 
scorsi due  inglesi,  il  vecchio  Direttore,  un  altro 
italiano,  Mariotti,  ed  io.  11  Professore  Rossetti,  malato, 
mandò  un  inno  da  leggersi,  lo  diedi  il  rendiconto 
finanziario;  e  poi  dissi  qualche  cosa  sullo  scopo  della 
Scuohi,  esprimendomi  arditissimamente,  e  con  grande 
a[)plauso.  Mi  fondai  sulla  risposta  data  da  Gesù  a  chi 
gli  domandava  6'/òi /osse  .^  —  Homo  sum.  E  su  queste 
parole:  sono  V  Uomo  che  contengono  tutta  l'essenza 


MDCCXCI. —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Natlian.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «12  9bre  1844.  Elogio 
sulla  Revue  North  Brit.  di  lui  ed  anniversario  terzo.  » 


72  EPISTOLARIO.  [1844] 

del  Cristianesimo,  io  dissi  eli' era  fondata  la  nostra 
Scuola.  Noi  eravamo  nomini  e  volevamo  fiir  uominix 
dando  la  definizione  dell'  Uomo  come  Dio  lo  A^oleva. 
Distribuimmo  medaglie  e  premi  di  libri.  Lady  Byron 
mandò  due  ghinee.  Altri  diedero:  sicché  abbianjo  in- 
cassato quattordici  lire  incirca:  tanto  da  far  fronte 
alle  spese  e  più.  Quanto  alla  cena,  v'erano  duecento 
persone  almeno:  quasi  tutti  Italiani.  Ordine,  pace, 
armonia  come  negli  anni  passati.  Io  poi  vi  fui  ac- 
colto con  vero  entusiasmo:  quando  entrai,  m'assali 
un  turbine  d'evviva  e  d'applausi  che  non  volea  i)iù 
finire:  finché  feci  cenno  di  voler  parlare,  e  allora 
l^roposi  un  brindisi  'à\V Italia^  ma  all'  Italia  come  la  in- 
tendo io,  spiegandolo  quanto  più  chiaramente  poteva 
e  conchiudendo  aW Italia  Una,  Libera,  Repubblicana: 
a  cui  fu  risposto  con  un  altro  turbine  d^ applausi. 
Ciò  non  prova  gran  cosa,  ma  prova  una  cosa  ed  è 
che  se  al  povero  popolo  si  potesse  i)arlare,  capirebbe 
presto:  bisogna  dunque  cercare  le  vie  di  potergli 
parlare.  —  È  uscito  un  altro  articolo  sull'  affare  della 
Posta  in  una  Rivista  che  si  pubblica  ad  Edinburgo, 
e  si  chiama:  Norlh  British  Revieic  ;  lungo,  intera- 
mente favorevole  a  noi,  e  che  parla  con  elogio  di 
me.  È  uscito  anche  quell'opuscolo  dei  quattro  soldi 
pel  popolo.  Al  primo  gennaio  poi  escirà  un'  opera 
che  si  pubblicherà  in  fascicoli  settimanali  a  Du- 
blino, tutta  intera  sull'  affar  della  Posta  :  è  scritta  da 
un  uomo  che  ha  viaggiato  espressamente  sul  Conti- 
nente fino  a  Vienna,  per  raccogliere  materiali.  Venne 
da  me  giorni  sono  per  chiedermi  d' aiutarlo  in  con- 
sigli, ciò  che  farò,  e  per  dirmi  che  mi  sarebbe  pre- 
sentata la  prima  copia.  Sicché,  per  l'apertura  del 
Parlamento  si  prepara  abbastanza  per  ridestare  l' opi- 
nione: e  vedremo.  —  Piove  continuamente,  e  quindi 


[1844]  KPiSTOLAino.  73 

non  fa  gran  freddo.  Sto  abbastanza  bene  di  salate.  — 
Avviso  generico:  se  mai  venisse  da  voi  una  donna 
per  darvi  mie  notizie,  accoglietela  bene  e  anzi  se 
potete  tutti  e  due  giovarle  in  qualche  cosa,  fatelo  per 
amor  mio.  —  Quanto  alla  Signora  Inglese  della  quale 
io  vi  parlai  molto  tempo  fa,  so  clie  è  in  Italia,  ma  non 
so  se  sia  dalle  parti  vostre  o  altrove.  —  Bisogna  che 
per  una  settimana  ancora  abbiate  pazienza  per  quel 
povero  uomo  il  cui  affare  m^  avete  raccomandato, 
perché  tutto  il  lavoro  di  dettaglio  delP Anniversario 
m'ha  levato  il  tempo,  e  stordito  la  testa.  Si,  l'uomo 
(/rande  (•)  m' è  sempre  affezionato,  era  all' Anniversario, 
anzi  gli  è  stato  fatto  un  elogio  da  un  degli  oratori 
Inglesi.  —  Questa  settimana  di  trambusto  m'  ha  impe- 
dito di  finire  di  ricopiare  per  la  stampa  tutto  lo 
scritto  sui  Bandiera:  ora  lo  farò:  quanto  a  voi,  de- 
sidero veramente  trovar  modo  di  farvene  giungere 
una  copia.  —  La  medaglia,  per  un  accidente  occorso  è 
stata  danneggiata  precisamente  quand'era  sulP esser 
finita;  e  quindi  non  ho  potuto  averla  per  l'Anniversa- 
rio; sarà  fatta  tra  una  settimana.  —  Vi  scrivo  con  un 
po'  di  dolor  di  testa,  e  sfido  io  a  non  averlo  dopo 
tanto  romore:  notate  che  io  co' miei  di  casa  tornammo 
alle  due  dopo  mezzanotte  e  più.  —  V  ho  mandato  da 
parte  di  Susanna  un  almanacco  inglese^  e  da  parte 
mia  un  pezzetto  di  cosa  intrecciata,  lavoro  d'  una 
Miss  Inglese  che  fa  molto  bene  alla  Scuola,  e  sul 
quale  posano  un  bicchiere,  o  non  so  che.  Se  poi 
v'arriveranno  a  salvamento,  io  non  lo  so.  Domani 
vado  a  Chelsea.  —  Già  di  nuovo  nulla,  se  non  le  cose 
di  Spagna  :  sono  ansioso  di  vedere  che  cosa  accade 

(^)  Forse  il  Mazzini  accenna  qni  ad  Angelo  Usiglio,  di  cni 
anche  alla  madre  era  nota  la  piccolezza  di  statura.  Yed.  la 
lett.  MDCCXXIV. 


li  EPISTOLARIO.  [1844] 

di  Priia  che  conosco.  Addio,  madre  mia,  un  abbrac- 
cio al  padre^  e  credete  all'amore  del 

vostro 
Giuseppe. 

MDOOXOII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a   Parigi. 

Londra,   [18  novembre  1844]. 

Caro  Giuseppe, 

Ho  ricevuto  la  tua  da  Maraui  coW Atelier.  Sa- 
peva già  da  un  giorno  P infamia  d'Attilio.  È  terri- 
bile; ma  conferma  che  chi  può  rendersi  reo  d'immo- 
ralità in  una  cosa,  lo  può  in  altre.  Io  d'Attilio  in 
quest'ultimo  anno  seppi  un  fatto  del  tempo  in  cui 
lasciò  l'Italia,  che  bastava  a  far  diffidare.  —  Vedrò 
le  lettere  ricopiate.  —  Ora,  che  cosa  pensate!  Questo 
fatto  va  pubblicato.  Non  v'  è  morto  che  tenga.  Fac- 
ciamo medaglie  ai  martiri:  dobbiamo  l'infamia  agli 
apostati.  Poi,  giova  far  vedere  quali  arti  immorali 
siano  oggi  appoggio  de'  nostri  governi.  S' è  fatto  qui 
l'Anniversario  della  Scuola  con  discorsi,  etc.  che  mi 
domandano  di  stampare  ;  e  m'  era  venuto  in  idea  di 
pubblicare,  senza  astringerci  a  periodicità,  un  13*^  nu- 
mero deW Apostolato^  inserirci  la  relazione  e  poi  par- 
larvi in  un  articolo  d'Attilio,  ('osa  ne  pensi?  Credi 
che  Budini  s' incaricherebbe  allo  stesso  modo  di 
prima  ? 

MDCCXCII.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  60-61.  Qui  si  riscontra  snlT  autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  La 
data  si  ricava  dal  Protocollo  della  Giovine  Italia,  in  cui  appa- 
risce che  la  lettera  giunse  «con  mezzo  ignoto.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  75 

Puoi  tu  argomentare  che  Attilio  sapesse  di  Eie- 
ciotti  al  tempo  della  sua  prima  partenza  ì  (^) 

Avrò  nella  settimana  altra  occasiono,  e  ti  scri- 
verò. Non  ho  potuto  dar  le  medaglie  a  Nicolini;  non 
le  avrò  che  dopodimani.  Mi  gioverò  di  tutte  le  oc- 
casioni per  mandarle. 

Consegna  a  Michele  i  due  quaderni:  manderò  il 
terzo  ed  ultimo  nella  settimana.  Addio  in  fretta: 
amami  sempre,  e  non  reagire  di  soverchio:  io  non 
so,  ma  quando  odo  nuove  infamie,  mi  sento  infiam- 
mare nel  core  la  febbre  della  lotta.  Addio. 

[(xrUSEPPE.Ì 
Lunedi. 

Vedesti  in  Parigi  un  De  Capitani,  militare  un 
tempo,  dice^  a  servizio  dell'  Austria,  che  pretende 
aver  fatto,  parte  —  ciò  ch^è  falso  —  della  spedizione 
Bandiera,  poi  esser  venuto  qui  da  Tanger,  e  Gibil- 
terra? Marani  mi  disse  averlx)  veduto  a  parlar  con 
te  nel  Café  de  France,  dodici  o  quindici  giorni  sono. 
Scrivimene    a  posta   corrente,    ti    prego,    perché   mi 


(^)  Sulla  scoperta  del  tradimeuto  di  Attilio  Partesotti, 
ved.  l' Appendice  al  voi.  I  del  Protocollo  della  Giovine  Italia. 
«  Di  Attilio  Partesotti  —  aveva  scritto  il  Lamberti  al  Mazzini 
il  12  novembre  1844  —  scoperto  spia  infame,  dopo  la  sua 
morte,  e  come:  sospetti  e  induzioni.»  Id.,  voi.  Ili,  p.  Ili 
e  113.  E  a  proposito  del  Ricciotti,  rispondeva,  il  25  dello  stesso 
mese  :  «  Avrà  avuto  a  quest'  ora  prima  parte  della  corrispon- 
denza Partesotti  che  gli  inviai.  —  È  nulla  in  confronto  del 
resto:  spendo  le  notti  [a  copiarla],  ed  è  come  se  fossi  sotto  ad 

una  fantasmagoria  infernale Di  Ricciotti  son   persuaso    che 

Partesotti  non  sapesse  nulla   la   prima    volta.  »    Id.,   voi.    Ili, 
pp.    115  e  117. 


76  EPISTOLARIO.  [1844] 

I)reme  appurare.  È  lombardo:  statura  media:  casta- 
gno senza  barba:  La  nome  Luigi.  Si  dice  tìglio  di 
De  Capitani,  consigliere  aulico  nel  Gabinetto  del  Vi- 
ceréj  mentre  alcuni  Milanesi  dicono  che  questi  non 
ha  avuto  mai  figli:  vedi  d'informarti.  (^) 

Ugo  Pepoli  andò  ad  abitare  n.  4.  Rue  de  V  Ar- 
ménie'j  se  mai  ti  scrivessero  che  non  l'hanno  trovato. 

MDOCXOIII. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   20  novembre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Rispondo  alla  vostra  del  9  novembre  irregolarissi- 
mamente, perché  invece  di  scrivervi  lunedi  o  martedì, 
scrivo  oggi  mercoledì.  Ma  v'  è  stata  una  folla  di  pic- 
cole cose  e  d'iuipicci,  che  non  m'hanno  lasciato  un 
quarto  d'ora  di  tempo:  e  come  v'ho  detto  più  volte, 
voi  non  dovete  mai  badare  al  giorno  della  settimana  in 
cui  vi  scrivo,  perch'io  non  posso  dirmi  i)adrone  di  me 
stesso.  Prima  d'ogni  altra  cosa,  salutatemi  caramente 
F  amico  N[apoleone]  e  ditegli  che  le  sue  poche  righe 


(^)  Sul  conte  Paolo  De  Capitani,  ved.  il  Protocollo  della  Gio- 
vine Italia,  voi.  Ili,  p.  117.  «  Marani  ha  sognato  —  rispondeva  il 
Lamberti  nella  lett.  già  cit.  del  25  novembre.  —  Non  vidi  De 
Capitani  di  sorta  qui.  Il  Consigliere  Aulico  a  Milano  non  ha 
figlio  alcuno,  avea  nipote  impiegato  in  finanza  e  che  considerava 
come  figlio,  ma  si  condusse  sì  male  che  fu  scacciato  da  lui.  » 
Id.,   voi.  HI,  p.   117. 

MDCCXCIII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  20  9bre  1844.  » 


1844]  EPiSTOLAKio.  ^^^^^m         77 

m'  hauuó  fatto  veramente  piacere.  —  Sentite  iin 
po^  cosa  abbiamo  scoperto  a  questi  giorni.  Un  certo 
Attilio  Partesotti  di  Mantova,  del  1821,  fu,  credo, 
giovanissimo  in  Piemonte  per  unirsi  agli  insorti: 
poi.  emigrò  con  essi  in  Ispagna  dove  fece  benis- 
simo il  suo  dovere.  Eipatriato,  lavorò  attivamente 
per  le  cose  nostre  nel  1832.  Ebbe  processo;  e  si  portò, 
come  mi  consta,  divinamente.  Poi,  tormentato  da  per- 
secuzioni e  sospetti,  fuggì,  e  venne  tra  noi.  Fu  accolto, 
s'intende,  come  fratello.  Dopo  esser  stato  un  mese 
incirca  a  Londra,  si  stabili  in  Francia.  Due  mesi 
fa  incirca,  seppi  ch'era  malato  e  povero:  scrissi  su- 
bito a'  miei  amici  d' andare  da  lui,  di  vedere  d' aiu- 
tarlo in  ogni  modo;  e  così  fecero.  Di  piti,  un  suo 
amico  di  qui,  ch'era  cresciuto  insieme,  gli  mandò 
subito  cento  franchi.  (^)  Poco  dopo  mori  :  i  nostri  gli 
fecero  un  funerale;  ne  parlarono  i  giornali,  etc.  Ora, 
viveva  con  lui  non  so  in  che  qualità  una  donna, 
francese,  credo,  alla  quale  egli  aveva  ordinato  di  bru- 
ciare, in  caso  di  morte,  tutte  le  sue  carte.  La  donna 
d'animo  volgare,  sperando  trovare  fra  le  carte  qualche 
testamento  o  qualche  documento  di  credito  da  riscuo- 
tere, chiamò  prima  di  bruciar  le  carte  una  j)ersona, 
amica  mia,  a  farne  ispezione:  questa  persona  chiamò 
altre  due,  non  volendo  trovarsi  da  sé  a  sift'atto  uffi- 
cio. Ed  ecco  che  girando  le  carte,  si  trova  eh'  egli 
da  due  anni  almeno,  era  al  servizio  dell'Austria,  spia, 
con  200  franchi  al  mese  :  si  trova  un  biglietto  dell'  ulti- 
mo pagamento,  segnato  da  un  Barone  tedesco  dell'Am- 
basciata in  Parigi  che  dice  :  «  eccovi  249  franchi,  200 
per  la  solita  mensilità,  e  19  per  le  spese  fatte.  »  Si 
trova  ch'egli  avea  denunziato  l'amico  suo  di  colle- 

(1)  Carlo  Gouzales,  esule  mantovano  a  Londra,  più  volte  cit. 


78  EPISTOLARIO.  [1844] 

gio,  quello  dei  100  frauchij  in  occasione  d'un  viaggio 
che  fece  in  Ticino  per  vedere  sua  madre;  che  ha 
denunziato  il  libraio  Rolandi  di  qui,  uomo  coniglio,  e 
che  nondimeno  aveva  avuto,  ultimamente,  noie  ne'  suoi 
viaggi  in  Italia,  delle  quali  tutti  stupivamo  :  (^)  che 
aveva  denunziato  e  fatto  arrestare  un  anno  e  più  fa  in 
Lombardia  un  certo  Trollier,  (~)  a  cui  egli  stesso  aveva 
dato,  ben  inteso  a  insaputa  nostra,  copie  del  mio  Ajìo- 
stolato:  si  trova  ch'ei  lavorava,  quando  ammalò,  a 
correggere  con  acidi  due  passaporti  che  dovevano 
servire  ad  esuli  vogliosi  di  ripatriare,  ch'egli  poi 
avrebbe  fatto  arrestare;  e  via  cosi  un  mondo  d'in- 
famie. Questa  cosa  ha  fatto  e  farà  un  gran  senso,  e 
renderà,  pur  troppo,  sempre  più  diffidente  la  gioventù 
nostra.  Ma  d'altra  parte,  vedete  quali  sono  le  arti 
delle  quali  si  serve  l'Austria!  vedete  quali  mezzi  la 
fanno  forte!  e  argomentate,  se  governi  necessitati 
a  usare  di  siffatti  mezzi  sono  stabili.  Se  combattes- 
sero generosamente  e  ad  armi  eguali,  sarebbero  già 
vinti  :  ed  anche  cosi  cadranno.  —  Un  altro  ente  miste- 
rioso arrivò  qui  giorni  sono,  cercando  di  me,  e  di- 
cendo eh'  era  stato  in  Calabria  coi  Bandiera,  poi 
riescito  a  fuggire,  era  stato  a  Tanger,  e  a  Gibilterra, 

(^)  «  Il  libraio  editore  Rolai)di  —  aveva  infatti  scritto 
il  Partesotti  nel  rapporto  del  6  gennaio  1843  inviato  alla 
Polizia  austriaca  —  che  abita  a  Londra,  e  reduce  da  poco  da 
Milano,  ha  riferito  allo  stesso  Lamberti  che  in  Lombardia  e 
particolarmente  a  Milano  la  frazione  liberale  è  minima  e  che 
la  gioventù  si  dà  alla  dissolutezza.  Racconta  che  il  Dr.  Ercole 
Porro  ebbe  una  perquisizione  dalla  Polizia  di  Milano,  ma  che 
nulla  si  trovò  presso  il  Porro,  poiché  avea  fatto  entrar  i 
libri  ed  i  giornali  in  I^ombardia  ed  a  Milano  durante  il  suo 
soggiorno  in  Isvizzera  e  che  erano  presso  i  suoi  amici.  »  Pro- 
tocollo della  Giovine  Italia,   voi.   I,  p.  293. 

(2)  Sul  Trollier  o  Trouillet.  ved.  la  nota  alla  lett.  MDCIV. 


[1844]  ^^^^HT  EPI8TOLAIUO.  79 

di  dove  P avevano  mandato  qui;  —  provando  ciò  con 
carte  :  di  più,  il  capitano  inglese  afferma  averlo  ve- 
duto incatenato  non  so  dove.  Intanto,  io  lo  vidi,  in 
un  luogo  terzo  :  mi  disse  eh'  era  stato  ufificiale  a  ser- 
vizio dell'Austria,  poi  fuggito  per  timori,  venuto  a 
Parigi,  di  là  chiamato  dai  Bandiera  a  Cor  fu,  etc.  :  mi 
disse  nome,  etc.  Poi,  ch'egli  era  senza  un  soldo,  e 
senza  effetti,  ed  era  vero;  ma  che  avendo  scritto  a 
casa  sua  avrebbe  danaro  a  corso  di  posta,  e  in  con- 
seguenza non  chiedeva  se  non  di  mangiare  per  quei 
giorni  a  credito.  Vidi,  dalle  risposte  date  alle  mie 
interrogazioni  che  la  partecipazione  all'affare  della 
Calabria  era  una  storia  ;  glie  lo  feci  anche  presen- 
tire, ma  volendo  appunto  appurare  che  diavol'  era, 
lo  collocai  in  un  luogo  dove  gli  si  dava  alloggio  e 
vitto  a  credito,  per  vedere  se  arrivavano  lettere; 
e  intanto  chiesi  informazioni.  Dopo  cinque  giorni, 
scappa,  lasciando  una  lettera,  dove  confessa  non  es- 
ser vero  ch'ei  fosse  stato  in  Calabria,  e  che  so  io. 
8e  non  era  che  uno  scrocco,  poteva  scappare  dopo 
altri  dodici  giorni  e  più:  non  s'intende  dunque;  e 
pendo  a  credere  ch'egli  av^esse  in  quìilche  luogo 
commesso  qualche  grave  delitto  e  tremasse  d'  essere 
arrestato  anche  qui.  —  L'altro  giorno  dicevano  che 
doveva  arrivar  qui  un  certo  Micciai^elli,  eh'  è  quello 
che  tradì  e  denunziò  i  Bandiera  in  Italia  e  li  co- 
strinse alla  fuga  ;  ma  non  s'  è  visto,  e  non  credo 
\  erra.  Insomma  è  un  vero  bosco  di  bacano.  —  Stiamo 
onesti  noi,  e  lasciamo  gli  altri  essere  quel  che  vo- 
gliono. —  Io  sto  bene  di  salute.  Ma  sento  il  cam- 
panello della  posta,  e  bisogna  finire,  perché  non  vo- 
glio perdere  anche  questo  giorno  e  lasciarvi  inquieti. 
Addio,  ma  con  tutto  l'amore  del 

vostro 

Giuseppe. 


80  KPISTOLARIO.  [1844] 

Yi  scriverò  seuza  fallo  lunedi  prossimo,  e  vi  par- 
lerò del  Papa  e  della  scomunica  che  il  padre  mi  mi- 


naccia, etc. 


MDOCXCIV. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   26  novembre  1844i 

Mia  cara   madre, 

Vi  scrivo  oggi  martedì,  perché  ieri  mi  sono  per- 
duto a  leggere  la  copia  di  metà  della  corrispondenza 
di  quella  spia  che  mi  pare  d^  avervi  indicato  nel- 
P  altra  mia.  È  la  cosa  la  più  curiosa  di  questo  mondo, 
e  P Austria  può  vantarsi  d'essere  ben  servita.  Per 
mangiare  il  danaro,  egli  non  sapendo  che  cosa  dire, 
inventava  ogni  momento  lettere  mie,  rivelazioni  sul- 
P  Ungheria,  sulla  Germania,  su  Dio  sa  che,  scritte 
in  un  modo  che  se  le  polizie  avessero  ombra  di 
buon  senso,  dovrebbero  avere  indovinato  V  impostura 
alla  prima.  Ve  del  tragico,  perché  v'è  delP infame, 
avendo  egli  denunziato  uno  o  due  poveri  diavoli  del- 
l'interno, i  quali  a  torto  o  a  ragione  in  virtù  delle 
sue  denunzie  sono  stati  o  sono  ancora  in  prigione. 
Ma  v'è  anche  del  comico,  perché  il  modo  con  cui  egli 
attirava  V  attenzione  del  governo  Austrìaco  su  cose 
non  esistenti,  e  mangiava  danaro,  pretendendo  di 
pagare  cinque  franchi  mensili  alla  Giovine  Italia  e 
sei  alla  Legione  Italica,  per  farseli  ripagare  dall'Au- 
stria, è  bellissimo.  Io  ho  quasi  intenzione  di  pubbli- 

MDCCXCIV. —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Subito 
dopo  la  firma,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :  «  26  9bre  1844.  » 


[1844]  KPiSTOLAiao.  81 

care  alcuni  estratti  della  sua  corrispondenza,  e  de- 
dicarli, con  note,  alP  Imperiale  Direzione  di  Polizia 
di  Milano.  Anche  qui,  giorni  sono,  capitò  un  tale,  clie 
voleva  veder  me,  e  vedutomi,  mi  dicbiarò  com'egli 
avea  fatto  parte  della  s[)edizione  di  Calabria  dei  fra- 
telli Bandiera,  poi  riescito  a  fuggire,  era  venuto 
nudo  e  crudo  a  Tangiers,  a  Gibilterra,  a  Londra;  e 
un  mondo  di  storie:  uoiìio  (F ingegno,  che  parla  più 
lingue^  etc.  Facendo  Io  stolto,  e  ciarlando  sull'affare^ 
lo  costrinsi  a  dire  il  punto  dov'erano,  secondo  lui^ 
sbarcati  v-  mi  disse  il  Pizzo^  eh'  è  sul  Mediterraneo, 
mentre  invece  sbarcarono  sulla  costa  dell'Adriatico. 

—  Cosi  i  governi  spendono  il  danaro  dei  popoli.  — 
Qui  è  uscita  la  medaglia  che  abbiam  fatto  battere 
in  onore  dei  nostri  martiri  dal  1833  in  poi:  è  in 
bronzo,  e  bellissima:  da  una  parte  stanno  tutti  i  nomi 
compreso  questi  ultimi  di  Corfii;  dall'altra  v'è  in- 
torno una  ghirlanda  d'alloro,  palma,  ed  ellera  colle 
no!^tre  parole:  Libertà^  Eguugliaiiza^  Unità,  Tndipen- 
(leìiza,  etc.  tra  le  foglie  :  in  mezzo  :  Ora  e  sempre  — 
La  Giovine  Italia  ai  suoi  Martiri.  —  Costa  cinque  scel- 
lini: le  spese  che  montano  a  trentacinque  lire  stelline 
sono  state  fatte  dai  nostri  oi)erai  ;  ma  si  rifjiranno, 
perché  credo  se  ne  venderanno  molte,  anche  agli  In- 
glesi. —  Lo  scritto  mio  sui  Bandiera  si  sta  stampando. 

—  Va\  ora  mi  sono  rimesso  agli  altri  due  lavori  inco- 
minciati e  lasciati  li.  cioè  l'opuscolo  inglese,  e  l'arti- 
colo sugli  Stati  del  Papa.  Quanto  a  quest'ultimo,  cosa 
vi  sjilta  in  testa  della  Scomunica  ?  Chi  è  che  non  scrive 
(contro  il  Governo  degli  Stati  Romani,  in  Francia,  in 
Inghilterra,  e  in  America?  11  Papa  dovrebbe  scomu- 
nicare tutta  la  stam{)a.  Quanto  a  me,  se  debbo  dirvi 
il  vero,  la  Scomunica  non  m'impedirebbe  di  fare  i 
miei  all'ari  nella  giornata  e  di  dormire  i  miei  sonni 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epi^}tolario,  voi.  XIV).  6 


82  KPI8T0LAK1O.  [1844] 

tranquilli  la  notte.  —  Ho  ricevuto  la  vostra  del  15  no- 
vembre. Non  v'è  stato  modo  di  cavare  finora  una  ri- 
sposta di  bocca  al  N[apoleone].  Doveva  avere  una  let- 
tera sua  ieri,  e  non  l'ho  neppur  oggi.  Cattivo  segn<>. 
I:^ondimeno,  insisterò  tanto  che  V  avrò.  Ancora  una  set- 
timana di  X3azienza.  — :  Avevano  qui  sparso  d' inonda- 
zioni terribili  in  Genova  per  causa  del  Bisagno  strari- 
pato; ma  un  negoziante  mi  disse  avere  ricevuto  lettere 
che  non  gli  parlavano  di  niente.  Forse  avranno  confuso 
con  Lucca.  —  Certo,  avrei  piacere  assai  d'un  mezzo  di 
comunicazione  regolare  come  quello  che  m' accennate  : 
ma  in  ogni  caso,  dovreste  ijarlarne  il  meno  possibile  in 
lettera.  —  Le  cose  di  Spagna  s'imbrogliano  più  cIh- 
mai.  —  Io  sto  bene  di  salute.  —  Fa  freddo  assai,  ma 
il  freddo  mi  fa  meno  male  dell'  umido.  —  Oggi  è  la 
mia  giornata  di  Chelsea,  e  s'è  fatto,  non  so  come. 
tardi;  e  sono  costretto  a  lasciarvi.  Addio:  al)ì)iatevi 
un  abbraccio  d'amore  in  .solidinn  dal 

vostro 
Giuseppe. 

MDCCXCV. 

ALLA   Madre,  a  Genova. 

[Londra],   4  diceiulne   1844. 

Mia  cara  madre, 

Eispondo  alla  vostra  del  22:  non  ho  potuto  prima. 
Prima  di  tutto,  ho  piacere  assai  assai  che  vi  sia 
giunto  quel  tale  affare;  e  solo,  per   cautela   dell' a  v 

MDCCXCV. —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
«880,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  4  Xbre  1844.  » 


[1844]  EPISTOLA  KIO.  83 

venire,  vi  raccomando  di  non  nominare  mai  in  let- 
tera le  persone.  Udrò,  suppongo,  nella  vostra  ven- 
tura, se  vi  piaccia  o  no.  —  In  secondo  Inogo,  eccovi 
quanto  ho  potato  raccogliere  intorno  al  vostro  rac- 
comandato, ed  è,  mi  dispiace,  interamente  sfavore- 
vole. Pare  che  non  vi  sia  speranza.  11  danaro  fu 
depositato  nelle  mani  del  Valle.  E  il  Valle  è,  pare, 
un  birbante  che  ricusò  netto  di  pagare  al  ìT[av....]  che 
s'abboccò  con  lui  nel  1834,  fondandosi  sul  tempo 
decorso,  in  altri  termini,  sulla  prescrizione.  Anche 
il  Console  Hearh  s' impegnò  di  questo  affare,  e  non 
potè  riuscire.  Figuratevi  dopo  dieci  anni  di  più.  Credo 
r  affare  disperato.  Nondimeno,  io  avrò  un  abbocca- 
mento col  Valle:  ma  prima,  desidererei  sapere  in 
qual  anno  mori  il  Villa,  lasciando  il  danaro  nelle 
mani  al  Valle:  insomma,  qualche  piccolo  dettaglio, 
sul  quale  consulterei,  senza  spese,  un  avvocato  mio 
amico,  prima  d'  abboccarmi  col  Valle.  —  È  molto  pro- 
babile ch'io  trovi  modo  di  conoscenza  con  quei  Si- 
gnori che  mi  nominate  quanto  all'afifar  dei  vapori; 
ma  non  importa  scriverne  perora.  —  La  medaglia  si  va 
lentamente  vendendo,  e  si  venderà  anche  meglio  tra 
non  molto,  quando  in  questa  immensa  Babilonia  sarà 
conosciuta.  Chi  sa  se  un  giorno  anche  questa  non 
vi  arriverà!  Ne  avrei  gran  piacere.  Ne  abbiamo  fatto 
due  serie:  una  in  bronzo,  da  cinque  scellini  F  una  : 
l'altra  in  una  materia  più  scadente  a- uno  scellino  e 
mezzo.  Se  potessero  circolare  in  Italia,  sono  certo  che 
se  ne  venderebbero  alcune  migliaia.  —  Sto  bene  di  salu- 
te; —  Lavoro  intorno  all'articolo  sull'Amministrazione 
degli  Stati  del  Papa,  ed  ho  quasi  finito.  —  Abbiamo 
finalmente  fondata  un'Associazione  pubblica  per  la 
Protezione  dei  ragazzi  e  garzoni  Italiani  :  abbiamo 
fissato  uri  impiegato,  il  quale  sarà  pronto  a  ricevere 


84  EPISTOLARIO.  [1844] 

ogni  sera  le  lagnanze  loro  contro  i  loro  padroni  :  la 
Società  verificherà  e  farà  processo,  se  occorre.  I  fondi 
della  Società  saranno  posti  nella  Banca  di  Londra 
e  Westminster.  Lord  Ashley  sarà  il  Presidente.  Que- 
sta Società  non  prenderà  sviluppo  grande  se  non 
dopo  un  Meeting  i)ubblico  che  avrà  luogo  quando 
le  persone  alte  cominceranno,  tra  un  mese,  a  tornar 
di  campagna.  Ma  intanto,  abbiamo  cominciato,  avendo 
già  qualche  fondo,  a  metterla  in  attività.  Vedremo  ora 
i  risultati  che  questo  avrà  per  la  Scuola:  cioè,  se  i 
padroni  s'impauriranno,  e  manderanno  tutti  i  loro 
garzoni  alla  Scuola,  o  se  vorranno  mantenersi  in 
guerra.  Ve  ne  dirò.  —  Le  cose  di  Spagna  zoppicano; 
il  Governo  pare  abbia  successo  per  un  lato;  per 
r  altro,  la  sua  condizione  peggiora  ogni  giorno  più. 
Del  resto,  non  v'è  nulla  di  nuovo  che  importi;  e  solo, 
ho  piacere  che  il  General  Prim  non  sia  stato  con- 
dannato a  morte.  —  La  prigione,  nei  tempi  che  cor- 
rono, è  una  cosa  sulla  quale  nessuno  può  far  calcoli. 
—  Qui  fa  un  freddo  accanito.  Sperava  ieri  un  po'  di 
nev^e:  ma  v'è  vento  che  l'allontana.  —  Il  padre  teme, 
dalle  sue  linee,  ch'io  mi  lasci  acciecare  dagli  applausi 
del  popolo:  ed  ha  torto,  perché  so  benissimo  quanto 
valgono;  nondimeno,  è  certo  che  la  parola  di  verità 
escita  di  bocca  da  un  uomo  le  cui  azioni  siano  irre- 
prensibili e  libere  di  sospetto  d'interesse  proprio, 
ha  sempre  potenza  sulle  moltitudini,  che  in  fondo 
non  cercano  impieghi,  e  non  possono  aspirare  a  mi- 
nisteri. —  Bench'  io  persista  nella  mia  intenzione  di 
gita,  credo  farò  il  Natale  a  Londra.  Ho  troppo  cose 
da  finire,  per  essere  libero  a  tempo.  Addio:  v'abbraccro 
ambedue  con    amore,  e  amate    sempre    voi  pure  il 

vostro 
Giuseppe. 


I 


[1844]  KPISTOLAKU).  85 

MDCCXOVI. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[TiOndra,   9  dicembre  1S44]. 

Caro  Lamberti, 

Ti  mando  per  uu  amico  francese  due  medaglie 
in  bronzo.  —  Ne  hai  tre  di  queste,  e  una  delle  altre. 
Bada,  ne  tengo  conto,  perché  io  sono  responsabile 
agli  Operai,  che  hanno  anticipato  il  danaro;  e  ti  tengo 
quindi  mallevadore  o  del  danaro,  o  delle  medaglie. 
Qui  si  vendono:  ma  abbiamo  speso  lire  35  fra  conio 
e  medaglie  :  non  possiamo  dunque  anticipar  più  un 
soldo;  e  intanto  mi  duole  di  non  i)oterne  rnandare 
né  in  America,  né  a  Malta,  né  a  Cor  fu,  dove  di  certo 
se  ne  venderebbero.  Avete  danaro  in  cassa?  no  di 
certo;  ma  se  per  caso  ne  aveste,  io  vi  domando,  per 
conto  dei  nostri  operai,  di  mandarcelo,  perché  si  possa 
cavarne  intanto  altri  esemplari  da  mandare  qua  e 
là:  voi  riterreste  poi  il  danaro  sulla  vendita  che  fa- 
reste in  Francia. 

Ho  ricevuto  la  tua  in  data  del  29.  Aspetto  im 
pazientemente  la  fine  della  corrispondenza  Parte- 
s[otti].  Forse  ne  stamperò  alcuni  estratti,  dedicando 
il  tutto  alla  I.  E.  Direzione  di  Polizia  di  Milano.  (^) 

MDCCXCVI.  —  Pubbl.  da  D.  Giuri ati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  53-55.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta 
l'indirizzo:  «  Mons.  Joseph  Lamberti,  Café  de  France,  Cours 
des  Fontaines.  »  La  data  si  ricava  dal  Protocollo  della  Giovine 
Italia,  da  cui  apparisce  che  la  lettera  giunse  con  «  mezzo  fran- 
cese ignoto.  » 

(^)  Di  questa  pubblicazione  il  Mazzini  smise  poi  l'idea,  a- 
scoltando  forse  il  suggerimento  del  Lamberti,  il  quale,  il  22  di- 


8fi  EPISTOLARIO.  [1844] 

Vorrei  che  tu  dicesti  da  parte  mia  a  Michele  che 
desidero  sia  cancellato  il  nome  di  Micciarelli  dal- 
P opuscolo;  nuovi  dubbi  insorgono.  Vorrei  che  Pietro 
s'incaricasse  di  cangiare  il  §  in  questo  senso; ....«  s'ag- 
giunsero, se  credo  ai  Bandiera,  Parti  d'un  traditore.  » 
—  Lasciar  fuori  tutto  il  resto,  e  saltare  alla  lettera 
d'Attilio  :  metterla  per  intero,  sostituendo  T.  V.  M.  al 
nome  esplicito.  (^) 

Non  dimenticare,  ti  prego,  questa  commissione. 
Amami,  e  credi  all'  affetto  del 

tuo 

Giuseppe. 

Eoche  ti  saluta,  dolente  di  non  averti  potuto  ve- 
dere prima  della  sua  partenza. 

MDCCXCVIl. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   10  dicembre  1844. 

Mia  cara  madre, 

Rispondo  alla  vostra  dei  non  so  quanti  perché  uno 
scompiglio  messo  nelle  mie  carte  dalla  domestica  non 

cambre  1844  gli  scriveva  :  «  Faccia  quanto  vuole  per  corrispon- 
denza Partesotti,  ma  a  me  par  ragazzata  a  morder  la  pietra  per 
la  mano  che  die  la  pietrata.  Le  polizie  fanno  il  loro  mestiere.  » 
Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.   Ili,  p.   123. 

(^)  Infatti,  nella  prima  edizione  dei  Ricordi  dei  Fratelli  Ban- 
diera, che  per  la  stampa  furono  affidati  alle  cure  dell' Accursi  e  del 
Giannone,  il  nome  del  Micciarelli  era  dato  con  le  sole  iniziali. 

MDCCXCVIl.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  10  Xbre  1844.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  87 

mi  lascia  per  ora  possibilità  di  trovarla;  ma  l'ho 
ricevuta  sul  finire  della  settimana  scorsa,  e  siamo  in 
redola.  Sto  bene  ;  ma  fa  straordinariamente  freddo  : 
cominòiò  a  nevicare  l'altra  sera;  ma  non  continuò: 
finirà  nondimeno  cosi,  e  non  mi  dispiace.  Ora  vengo 
a  una  grande  speculazione,  ma  il  padre  non  si  spa- 
venti; non  si  tratta  di  rischi,  si  tratta  di  mandarvi 
il  danaro  anche  prima.  Il  biglietto  acchiuso  è  di 
Angelo  ;  ma  V  affare  non  viene  da  lui  solamente, 
bensì  da  uno  dei  Ross[elli],  famiglia  che  m'è  tanto 
amica,  e  alla  quale  mi  farebbe  vero  piacere  di  ren- 
der servigio.  Leggete  e  fate  leggere  il  biglietto. 
Xon  v'è  rischio,  non  incertezza.  Si  tratta  che  qui 
le  monete  da  100  franchi  nostre  si  vendono  a  più; 
e  a  tanto  di  più,  che  fatti  i  conti  dai  due.  Angelo 
e  l'altro  eh' è  negoziante,  se  si  potessero  avere 
quaranta  di  quelle  monete  per  settimana,  in  un  anno 
si  guadagnerebbero  trecento  lire  sterline.  Ora,  se  voi 
prestate  l'opera  vostra,  il  patto  fra  noi  è  che  cento 
lire  andrebbero  al  negoziante:  cento  ad  Angelo  che 
benedirebbe  voi,  e  cento  a  me  senza  eh'  io  avessi  da 
rischiarvi  neppure  un  soldo.  La  cosa  potrebbe  farsi 
uaturalmente  per  mezzo  d' un  corrispondente  mercan- 
tile regolare:  ma  il  corrispondente  in  primo  luogo 
indovinerebbe  la  cosa  e  finirebbe  per  farla  per  conto 
suo:  in  secondo  luogo,  prenderebbe  un  forte  inte- 
resse. Vedete  un  po'  dunque,  se  potete,  per  mezzo 
<V  un  amico,  servirci  voi.  ISTon  ci  vuole  ingegno,  e 
ognuno  può  farlo.  Xon  ho  obbiezione  a  che  ne  par- 
liate al  Signor  Andrea  :  e  troppo  amico  mio  per  non 
interessarsi  d'una  cosa  che  senza  mio  rischio  può 
darmi  guadagno  :  qualunque  altro  del  resto,  purché 
fidato,  può  servire  allo  scopo.  L'  amico  ha  parlato  del 
cambia  valute,  perché  non  si  può  sperare  regolarità 


88  EPISTOLARIO.  [1844] 

e  quantità  se  non  in  qnel  modo;  ma  ben  inteso,  se 
voi  stessi  avrete  di  queste  monete  o  potrete  averne 
dai  vostri  amici,  tanto  meglio:  le  manderete.  So  pur 
troppo  che  quando  parlo  di  speculazioni,  devo*  farvi 
trasalire;  ed  è  per  questo  che  lo  ho  detto  chiara- 
mente ai  due  anìici:  il  negoziante  in  conseguenza 
mi  disse:  lereremo  tutte  le  giuste  paure,  e  ap2)ena 
avrete  risposta  favorevole,  manderò  subito  il  danaro 
pel  primo  invio  e  via  cosi.  Anche  Angelo  vi  dice  lo 
stesso.  Sicché  non  si  tratta  che  d'  avere  risposta  da 
voi  che  dica:  manda  il  danaro  ed  io  lo  cangierò.  L'a- 
spetto dunque  con  desiderio. 

Kon  ho  ancora  ricevuto  da  Parigi  il  mio  opuscolo 
sui  Bandiera  stampato:  P aspetto  a  momenti.  La 
medaglia  lentamente  si  vende.  Sento  dire  oggi  ap- 
punto essere  arrivato  un  vapore  detto  V Iheria  che 
parti  da  Genova  il  25;  toccata  Genova,  dicono,  e  non 
partito  da  Genova:  pare  dunque  che  non  abbia  che 
fare  con  quel  tal  progetto  di  una  linea  di  vapori  che 
m^ accennaste.  Domani,  spero,  saprò  qualche  dettaglio 
—  e  ve  ne  scriverò  nella  mia  ventura.  —  A  Malta, 
il  Governatore,  fatti  chiamare  tutti  gli  esuli  Italiani, 
ha  dichiarato  loro,  che  nessuno  di  loro  potrebbe, 
sotto  pena  d'espulsione,  lavorare  in  o  per  giornali 
dell'Isola:  non  solamente  per  articoli  originali,  ma 
per  traduzioni,  o  in  altro  qualsivoglia  modo.  T'erano 
appunto  due  o  tre  poveri  diavoli  che  vivevano  tra- 
ducendo o  correggendo  prove.  Vedete  come  questi 
Signori  si  legano!  Questo  è  un  secondo  servizio 
reso  al  Governo  Napoletano,  che  teme  si  spargano 
articoli  di  giornali  Maltesi,  per  la  vicinanza,  ne 
gli  Stati  suoi.  (^)  Ho  mandato  su  questo  oggi  alcune 

(^)  Questa  notizia,  che  il  Mazzini  aveva  potuto  avere  diretta- 
mente da  Malta,   da  dove  anche  da  Emilio  Sceberras  era  conni- 


[1844]  KPISTOLARIO.  89 

rillessioni  al  Morning  ChroniGle:  vedrò  se  le  inse- 
rirà. (*)  Già  possono  far  quel  che  vogliono:  a  me  certo 
non  impediranno  di  scrivere;  e  quanto  a  ciò  che  gli 
scritti  possono  fare,  basta  uno  per  tutti.  Vedremo 
se  m' impediranno  di  far  entrare  in  Lombardia  e  ne- 
gli Stati  Napoletani  il  mio  opuscolo  sui  Bandiera. 
—  S'accosta  Xatale,  tempo  più  tristo  che  allegro  j)er 
me:  del  resto,  forza  d^ animo  e  rassegnazione.  Conti- 
nuo a  dare  la  domenica  letture  d'Astronomia  alla 
Scuohij  e  tra  i  miei  uditori  ebbi  1'  altra  domenica 
quella  tal  Signora,  moglie  del  Parlamentario,  che  as 
saggiò  i  maccheroni  alla  Scuola.  Salutate  tanto  per 
me  Andrea    e   N[apoleonej    e  abbiatevi,   voi  e  il  pa- 


dre, un  abbraccio  d'amore  dal 


vostro 
Giuseppe. 


nicata  al  Lamberti  (ved.  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili, 
p.  148-149),  ieggerasi  pure  nel  Journal  des  JJébats  del  10  dicem- 
bre 1844.  nel  modo  che  segue  :  «  On  écrit  de  Malta  le  10  dé- 
cembre  :  Les  réfugiés  italiens  résidant  ici  ont  été  mandés  la 
semaine  dernière  par  le  gouvenieur.  qui  lenr  a  rapporté  que 
le  gouveinement  u'accordait  d'hospitalité  aux  émigrés,  qu'à 
la^conditiou  qu'ils  ne  se  méleraient  pas  d'affaires  politiques, 
et  surtout  qu'ils  n'écriveraient  pas  dans  les  journaux  publiés 
à  Malte.  M.  Sajani,  directeur  du  Mediterranée,  a  dùquitterla 
rédaction  de  cette  feuille.  » 

(^)  Il  Morning  Chronicle,  nel  n.  dell' 11  dicembre  1844, 
pubblicò  infatti  queste  «  riflt^ssioni,  »  in  forma  di  articolo  in- 
titolato :  The  English  Government  at  Malta  and  the  Jtalian 
Exiìfs. 


90  EPISTOLARIO.  [1844] 

MDOOXCYIII. 

A  Giuseppe   Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   16  dicembre  1844. 

Ho  scritto  ieri  per  altra  occasioue  a  Micb[ele] 
e  gli  ho  mandato  12  medaglie  in  bronzo.  A  te  ne 
mandai  mia  idem  e  im'  altra  bianca  pel  Lombardo  ; 
poi  due  in  bronzo  per  mezzo  d'  un  francese^  delle 
quali  non  m'hai  accusato  mai  ricevuta:  poi  due  in 
bronzo  e  due  bianche  i^el  Polacco  che  a  quest'  ora  avrai 
veduto.  Sono  in  tutto  17  in  bronzo,  e  3  bianche  man- 
date in  Parigi.  Bada:  ho  mandato  le  12  a  Michele, 
perché  m' ha  scritto  che  ne  venderebbe  una  dozzina 
almeno  egli  solo  ;  ma  siccome  non  so  s'  abbia  venduto 
quelle  di  cinque  scellini  o  di  tre,  s'  ei  non  potesse  ven- 
derle, gli  ho  scritto  ti  dia  quelle  che  gli  avanzeranno. 
Vedi  un  po'  se  fra  tutti  potete  collocarne.  Bisogne- 
rebbe, oltre  i  pochi  Italiani,  cercare  i  Francesi  :  e  se 
si  trovassero  una  o  due  Signore  un  po'  in  voga  che 
se  ne  incaricassero,  sono  certo  se  ne  potrebbero  ven- 
dere. Mad.  Sand  sarebbe  eccellente;  e  accetterebbe 
Pincarico,  maio  le  ho  reso  qualche  servizio  ;  non  po- 
trebbe quindi  rifiutarmi,  e  non  mi  piace  il  chiederla 
quindi  ;  se  trovaste  altri  che  s' incaricasse,  varrebbe. 
Parlane  con  Pietro:  chi  sa  eh' ei  non  trovi? 

MDCCXCVIII.  —  PubbL  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  pp.  55-58.  Qui  si  riscontra  dall'autografo,  posseduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Dal 
Protocollo  della  Giovine  Italia  si  ricava  che  la  lettera  giunse 
col  «  mezzo  Andrea  Vacani,   lombardo.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  91 

Fate  pure  qiiiiuto  potete  per  la  brochure  Biindiera, 
etc.  Quella  è  cosa  mia^  e  confesso  che  av  rei  bisogno 
di  ritrarue  un  x^o'  d^  utile. 

Xou  manderò  più  sino  a  nuov' ordine  medaglie 
in  bronzo,  ma  credo  che  avrete  bisogno  d'alcune  delle 
bianche. 

Io  devo  lire  24  a  Robec[chi]  in  gennaio  :  me  ne  ri- 
cordo e  le  darò  senza  fallo:  bensì,  vorrei  clie  tu  gli  dicessi 
eh'  io  vorrei  —  s' ei  non  ne  ha  as.soluto  bisogno  prima 
—  esser  libero  di  ridargliele,  senz'  esser  vincolato  a 
giorno,  nel  mese  :  alla  metà  di  gennaio  devo  avere 
danaro  che  m^  è  dovuto  e  mi  comoderebbe  restituire 
allora.  —  A  ogni  modo,  ei  calcoli  sulla  somma.   (^) 

Ho  ricevuto  ieri  V  invio  della  corrispondenza  At- 
tilio per  mezzo  Rol[andi].  Spiegami  un  po^  due  cose  : 
l""  com'è  che  te  ne  promettono  più:  com'è  che  so- 
spetti te  ne  sottraggano  una  parte  importante  :  coni'  è 
che  non  ne  siete  arbitri!  chi  l'ha  in  mano?  non  era- 
vate in  tre:  tu,  Tentolini  (^)  e  Eonna?  —  2°  com'è  che 
non  si  trova  una  sola  lettera  di  Milano  tra  le  sue  carte  ? 
Sarebbe  preziosa.  —  In  una  lettera  ei  dice  d'avere 
avvisato  più  d' un  anno  prima,  dei  Bandiera  :  non   si 

(^)  Sul  prestito  di  denaro,  giunto  in  buon  punto  al 
Mazzini,  per  parte  di  Giulio  Robecchi,  ved.  la  nota  alla  let- 
tera MDCXII.  Il  Lamberti  rispondeva  il  22  dicembre  1844  : 
«  Spero  che  Robecchi,  benché  in  acque  basse,  aspetterà:  è  quasi 
sempre  malato.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia,  toI.  Ili,  p.  123. 
Egli  infatti  morì  V  anno  appresso  di  mal  sottile.  Ved.  la  nota 
alla  lett.  MCCCXXVII. 

(*)  L' ing.  Luigi  Tentolini,  esule  cremonese  a  Parigi  tino 
dal  1833.  Ved.  su  di  lui  la  nota  alla  lett.  CCCXCI  e  il  Proto- 
collo della  Giovine  Italia,  voi.  I,  p.  292.  È  da  supporre  che  il 
Tentolini  e  il  Ronna,  i  quali  avevano  cospirato  in  Italia  col 
Partesotti,  fossero  quei  due  esuli  che  il  Lamberti  aveva  chia- 
mati al  letto  di  morte  del  delatore  (ved.  la  lett.  MDCCXCIII). 


92  EPISTOLARIO.  [1844] 

trova  questa  lettera,  clie  sarebbe  importantissima  :  un 
anno  prima,  il  segreto  dei  Bandi[era]  non  era,  all'e- 
stero, in  mano  che  di  Fabrizi  e  di  me.  Da  chi  poteva 
egli  aver  saputo?  —  Chi  è  il  barone  Thon,  connesso, 
pare,  col  governo  Napoletano?  (^)  . 

Persisto  a  credere  che  sarebbe  bene  pubblicare 
frammenti  di  quella  corrispondenza  ;  e  lo  farei  volen 
tieri  in  una  lettera  ironica  indirizzata  da  me,  de- 
dicata alla  I.  E.  Direzione  di  Polizia  di  Milano.  Per 
quanto  egli  abbia  fatto  danno,  il  danno  maggiore  è 
non  pertanto  il  morale  ;  è  l'opinione  sparsa  in  Lom- 
bardia che  Attilio,  uno  de'  nostri,  membro,  creduto, 
di  Comitati,  etc,  abbia  saputo  e  detto  ogni  cosa  : 
quindi  diffidenza  assoluta  in  ogui  altro.  Importa  dun- 
que dire  alla  gioventù,  come,  anche  con  mezzi  sif- 
fatti, non  si  penetra  da'  governi  che  un'  ombra  del 
vero:  come  Attilio  sapeva  nulla  da  me,  e  di  me; 
poco  dagli  altri:  come  mangiò  il  danaro  lombardo  nar- 
rando per  due  terzi  storie,  e  novelle:  le  mie  lettere 
inventate:  il  viaggio  a  Londra  inventato,  etc,  etc. 
Vedi  un  po'  se  puoi  avere  altro,  o  darmi  altri  raggua- 
gli sulla  cosa:  poi  dimmi  meditatamente  il  tuo  avviso. 

Il  giovane  che  ti  reca  questa  è  un  dei  nostri 
operai,  natura  candidissima  popolare  :  va  in  Lom- 
b[ardia]  per  la  cospirazione:  se  hai  qualche  cosa  per 
Giacomo  o  altri  sulla  sua  via,  giovatene  pure:  è 
esattissimo,  f)  Addio:  ama  il  tuo 

Giuseppe. 

(i)  Era  addetto  all' ambasciata  austriaca  a  Parigi.  Yed.  la 
lett.   MDCCXCIII. 

(^)  Sempre  a  i)roposito  del  porgitore  di  questa  lett.,  il  Mazzini 
avvertiva  in  un  poscritto  in  principio  della  pagina  dell'auto- 
grafo: «Ti  raccomando  il  giovine:  vedi  al  principio  della  terza 
facciata.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  93 

Colle  quattro  medaglie  devi  avere  avuto  dal  me- 
dico Polacco  due  libri  i^er  Dyb[owski]. 

Lov[atelli]  è  interamente  sfumatola 

Oos'  è  successo  di  Paolo  ì  Che  fa  Pietro  ?  abbrac- 
cialo per  me  e  digli  che  :  nous  sommea  aujoiinV  Imi 
ce  que  nous  étions  hier  :  non  vedo  che  si  debba  ri- 
nunziarCj  non  dico  all'  impresa,  ma  a  quella  parte  d^e- 
ducazione  rivoluzionaria  ch'esige  pure  un'organizza- 
zione qualunque.  Io  non  chiederei  per  ora  se  non 
questo  a  quanti  nostri  vogliono  adoperarsi  :  afferrare 
tutte  occasioni,  e  studiarle,  per  organizzare  mezzi  di 
diffusione  di  scritti  dovunque  si  possa  :  vorrei  uomini 
non  appartenenti  alla  cospirazione,'  non  in  vista,  e 
da  non  destinarsi  ad  altro  se  non  che  a  far  giungere 
scritti  in  Italia,  condurli  per  una  catena  d'un  in- 
dividuo a  ogni  tanto  da  un  punto  all'  altro  :  conse- 
gnarne alcuni,  e  spargere  il  resto  in  ogni  modo  che 
piaccia,  anche  lasciandole  cadere  copie  in  caffè,  tea- 
tri, vie  nella  notte,  etc.  A  questo  pochissimi  uomini 
popolari,  sia  dediti  al  contrabbando,  sia  ad  altro, 
collocati  sui  confini  dei  paesi,  basterebbero:  ignoti 
alla  cospirazione,  e  non  dovendo,  ripeto,  far  altro.  Uno 
a  Livorno,  un  altro  in  un  punto  intermedio^  un  altro 
tra  Toscana  e  Romagna,  e  v  ia  cosi  :  i  corrieri,  se  fossero 
onesti  (ciò  che  non  sono),  conoscono  di  siffatta  gente. 
Forse,  tra  un  po'  di  tempo  si  potrà  offrir  loro  anche 
una  piccola  retribuzione  di  tempo  in  tempo  :  e  a  ogni 
modo,  essendo  essi  arbitri  indipendenti  d',un  numero 
di  copie  (Fogni  cosa,  i)otrebbero  guadagnarvi.  Bisogna 
che  noi  oggi  facciamo  giungere  la  nostra  voce  alla 
gioventù  ignota,  senza  passare  per  F  azione  dei  co- 
spiratori :  bisogna  inoltre  che  serbiamo  i  pochi  ignoti 
quanto  più  si  può,  evitando  loro  il  contatto,  le  cure 
della  diffusione,  e  la   moltiplicità   delle  attribuzioni. 


94  EPISTOLARIO.  [1844] 

Addio  :  queste  cose  le  dico  più  per  Pietro  e  Battista 
che  per  te:  ti  vorrei  attivo  con  me;  ma  non  uso  d'in- 
fluenza ()  d' insistenza  con  te  per  rimoverti  dalle  tue 
determinazioni.  Addio. 

(Giuseppe]. 

Dà  a  Battista  P  unita  dichiarazione  della  medaglia. 

MDCOXCIX. 

Alla  madre,  a  Genova. 

[Londra],   17  dicembre   1844. 

Mia  cara  madre, 

Neppure  oggi  posso  accusarvi  la  data  della  vo- 
stra lettera,  ora  vi  dirò  perché  ;  ma  ho  ricevuto  la 
vostra,  venerdì  passato  ;  oggi  è  mercoledì.  Ora  ecco 
la  ragione  del  non  avere  sott'occhio  la  vostra  lettera, 
e  dello  scrivervi  poco.  Cangio  di  casa  oggi,  anzi  in 
questo  momento.  Guardate  cosa  mi  va  a  succedere. 
La  notte  scorsa  è  scappato  portando  via  tutta  la 
sua  mobilia  il  i)adroue  di  casa,  che  alloggiava  giù 
al  pian  terreno.  Questo  padrone  aveva  tutta  la  casa 
in  sua  testa  per  appigionarla;  ma  non  era  il  vero 
padrone:  è  il  solito  qui.  Ora,  s'egli  fugge,  vuol  dire 
che  è  in  debito  di  Dio  sa  quanto  col  vero  i)adrone, 
e  probabilmente  colle  tasse  del  Governo.  E  qui  v'  è 
la    legge   che    il   padrone    di   casa,  proprietario,    ha 


MDCCXCIX.  —  Inedita.  L"  autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathau.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta  l'io- 
dirizzo:  «Madame  Maria  Geronima  Bottaro,  q.»^  Agostino,  Gè- 
nes,  États  Sardes,  Frauce,  Italy.  »  Sullo  stesso  lato,  la  madre 
del  Mazzini  annotò  :  «  1844,  17  Xbre.  Nuovo  indirizzo.  »  La 
data  si  ricava  pure  dal  timbro  postale,  che  è:  Paid  18  de.  i844. 


[1844]  EPISTOLARIO.  95 

diritto  di  prendere  iu  compenso  di  quanto  gli  è 
dovuto,  tutto  quello  ch'esiste  nella  casa.  Sicclié  se 
capita  in  tempo  ha  diritto  di  prendermi  tutto.  Ho 
dovuto  dunque  cercare  in  fretta  una  casa,  e  in 
questo  momento  sta  il  carro  coi  mobili  alla  porta. 
Siamo  dunque  probabilmente  salvi  ;  ma  figuratevi 
che  trambusto  in  ventiquattr'ore  !  Basta  :  questa  sera 
sarà  finita.  La  casa  fortunatamente  è  buona;  migliori 
stanze  di  quelle  che  abbiamo  ora,  precisamente  per 
lo  stesso  prezzo.  Sta  al  n.  109.  High  Holborn.  E  a 
questo  indirizzo,  conservando  sempre  lo  stesso  nome, 
manderete  le  vostre  lettere.  —  Sto  bene,  ma  ho  la  testa 
per  aria,  come  potete  immaginare.  Il  freddo  è  un  po'  di- 
minuito: e  invece  abbiamo  la  nebbia,  e  l' umido.  Sento 
dire  che  a  Torino  abbia  fatto  un  freddo  terribile:  temo 
sia  lo  stesso  da  voi.  Ho  avuto  V  ultima  parte  di  corri- 
spondenza di  quella  spiti  :  piena  delle  cose  le  i)iù  strane 
del  mondo:  riferisce  che  io  sono  malato  gravemente 
d'asma,  e  che  i  medici  avendomi  proibito  di  viaggiare 
sul  niare,  io  non  potrò  intervenire  nel  movimento  : 
la  lettera  era  scritta  quando  v'  era  il  fermento  in 
Italia.  Vedrò  tutto  più  in  comodo  nella  casa  nuova, 
e  vedrò  cosa  se  ne  può  fare.  —  Vi  scrivo  sopra  un 
orlo  di  finestra,  perché  non  ci  ho  più  tavola  ;  e  per 
oggi  bisogna  che  abbiate  pazienza.  Vi  lascio  con  un  ab- 
braccio. Il  primo  carro  è  andato:  e  deve  ora  andare 
il  secondo  eh' è  l'ultimo;  se  dunque  ce  lo  lasciano 
portar  via  senza  incidenti,  tutto  è  finito.  Vedrò  di 
dirvelo,  prima  d' impostar  la  lettera.  Ben  inteso,  una 
volta  fuori,  nessuno  ha  più  il  menomo  diritto  sopra 
le  cose  nostre*.  Un  abbraccio  al  padre,  e  credete  al- 
l'affetto  del 

vostro 

Giuseppe. 


96  EPLSTOLARIO.  [1844] 

MDOCO. 
Alla  madre,  a  Genova. 

[Londra],   25  dicembre  1844, 

Madre,  padre,  sorella^  parenti  ed  amici  intimi  di 
casa:  a  tutti  voi  benedizioni  ed  amore,  a  ciascuno 
secondo  il  grado  cbe  occupa  nel  mio  cuore  !  Quando 
v'arriverà  questa  lettera,  saremo  già  nell'anno  nuovo; 
ma  io  non  vi  manderò  voti,  auguri,  e  simili  ciarle; 
mi  manca  il  potere  per  realizzarli  :  lasciamo  fare  Id- 
dio; noi  degli  eventi  non  siamo  padroni  :  siamo  padroni 
del  nostro  cuore  :  e  di  questo  parlo.  Manteniamolo,  fin- 
ché Siam  qui,  puro,  costante  negli  affetti,  tranquillo, 
rassegnato,  checché  avvenga,  alla  volontà  del  Signore, 
fermo,  checché  avvenga,  nelle  credenze  abbracciate  con 
convinzione,  libero  d'odio,  e  d'ogni  bassa  passione,  tale 
insomma  che  la  nostra  vita  sia  preparazione  ad  un'al- 
tra, dove  —  se  mai  non  potessimo  più  in  questa.  Dio 
ci  darà  d' incontrarci  tutti,  migliori  e  meno  infelici. 
Questo  è  il  mio  saluto  per  l'anno  nuovo;  ed  ora,  ecco 
la  mia  promessa,  perché  io  mi  riconosco  vincolato  a 
voi  e  in  obbligo  di  fare  che  non  abbiate  mai  ad  ar- 
rossire per  me.  Io  cercherò  neiranno  nuovo  di  farmi 
migliore:  v'amerò  sempre  con  tutte  le  potenze  del 
mio  cuore:  manterrò  saldi  e  inviolati  i  miei  prin- 
cipii,  e  il  mio  rispetto  pel  Vero,  eh'  è  l'om])ra  di  Dio 

MDCCC.  —  luedita.  L'autografo  si  conserva  iiellii  rac- 
colta Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  ter^no  di 
esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :  «  2ó  Xbre  1844,  con  il  capo 
d'  anno,   lettera  santa.  » 


[18441  EPISTOLARIO.  97 

sulla  terra.  Mi  conforterò  nel  mio  esilio  del  vostro 
amore,  e  della  coscienza  eh'  io  solfro  pel  Vero  e  pel 
Giusto:  lavorerò  quanto  pili  potrò,  come  il  padre  mi 
va  ripetendo,  per  rendermi  il  più  indipendente  pos- 
sibile dagli  accidenti  della  fortuna,  ma  non  dimenti- 
cherò mai  quello  eh'  io  devo  al  mio  paese  e  a  me 
stesso.  Così  sia.  Amatemi  sempre  voi,  che  m'aiute- 
rete a  tenermi  saldo  nel  mio  pro]H)SÌto. 

Subito  dopo  voi,  saluto  in  capo  di  lista  l'Andrea, 
il  vecchio  amico,  costante  come  un  parente  buono; 
e  quello  eh'  io  dopo  voi  e  Antonietta  che  pongo  con 
voi,  desidererei  più  di  vedere.  E  dopo  lui,  lo  invio  al- 
l'amico  X[apoleone]  e  all'amico  Filippo,  e  a  G.  B.  X[o- 
(*eti|.  del  quale  da  un  secolo  non  sento  più  parlare;  e 
al  buon  amico  del  cane,  e  all'  anàca  ignota,  e  a  quanti 
v'amano,  e  amate.  Si  ricordino  tutti  in  quel  giorno 
dell'esule  che  vive  col  corpo  in  queste  nebbie  del 
Xord,  ma  collo  spirito  sempre  in  Italia,  fra'  suoi. 

I  parenti  fanno  classe  a  parte  :  e  prima  le  donne, 
poi  gli  uomini,  date  la  mia  benedizione  a  quanti  si 
ricordano  di  me  e  specialmente  alla  zia  Antonietta 
e  a  Oliausson.  Estendo  pure  il  mio  saluto  cordiale  a 
tutta  quanta  la  famiglia  dell'Andrea,  compreso,  s'in- 
tende, il  Signor  Giusepi^e.  Non  parlo  neppure  di  Cli ce- 
chino nostro:  egli  è  uno  con  Antonietta,  ma  non  mi 
dimenticate  con  tutta  la  sua  famiglia. 

E  mi  ricordo  a  Benedetta,  alla  quale  voglio  sem- 
pre bene,  e  che  vorrei  poter  far  ridere  col  raccon- 
tarle le  stranezze  della  cucina  inglese,  e  gii  usi  di 
qui.  Datele  una  buona  stretta  di  nuino,  e  sia  sempre 
buona  con  voi  come  voi,  ne  son  certo,  sarete  con  essa. 

Tutto  è  andato  bene,  quanto  al  mutamento  di  casa; 
un  giorno  di  più,  ed  era  tutto  ])erduto  :  il  giorno  dopo, 
i  collettori  delle  tasse  assediavano  la  porta. 

Mazz[.vi,  Scritti,  ecc.,    voi.  XXVII  (Epi.stolario,  voi.  XIV).  7 


98  EPISTOLARIO.  [1844] 

Ringrazio  con  quanto  più  affetto  posso  il  padre 
della  Strenna  che  ni'  ba  mandato  e  cbe  ho  riscosso 
ieri.  Fo  oggi  Natale  col  mio  vecchio  amico  Polacco, 
con  una  fanciulla  che  m'  ha  mandato  ieri  a  regalare 
un  paio  di  pantofole,  e  con  un  operaio  che  fa  da 
maestro  volontario  alla  Scuola,  e  che  non  ha  famiglia. 
Beveremo  un  bicchiere  di  vino  Italiano  alla  salute 
vostra  ;  e  quanto  al  resto,  scriverò  nella  mia  prima 
lettera.  Oggi,  non  voglio  parlar  d'affari.  Dio  vi  be 
nedica,  ed  amate  il 

vostro 

Giuseppe. 

MDOCCI. 

Ad  A.  Cesark  Marani,  ;i  Dublino. 

[Londra],   venerdì    [....    18441. 

Fratello  mio. 

Ricevo  la  lettera  vostra:  e  aspetto  l'opuscolo.  Col- 
l'avvocato  sarà  fatto  come  desiderate.  Vi  scrivo  in- 
tanto poche  parole  per  regolarizzare  le  nostre  faccende. 

Voi  avete  in  oggi  una  doppia  missione:  quella 
di  membro  della  Giovine  Italia:  quella  d'incaricato 
di  favorire  le  cose  della  nostra  Scuola. 

Come  membro  della  Giovine  Italia^  e  uniforman- 
dovi all'Istruzione  Generale^  voi  dovete  dichiarare 
la  quota  mensile  alla  quale  vi  costringetL\  11  mini- 
nmm,  come    avete    veduto,  è    di   50   cent.,  ossia   (jui 

MDCCCI.  —  Pnbbl.  da  G.  Canevazzi,  Lettere  di  G.  Mazzini 
a  C.  Marani.  ecc.,  cit.  (in  II  Bisorgimento  Italiano,  Biv.  cit.. 
p.  220-221).  Qni  si  riscontra  sull'autografo,  conservato  nel 
Museo  del  Risorgimento  di  Modena.  L'  indirizzo,  di  pugno  del 
Mazzini,  è  il  seguente:  «  Sig.  A.  C.  Marani,  1,  Lower  S.iekvillc 
Street,  Dublin.  » 


[1844]  EPISTOLARIO.  99 

six  pence  mensili;  il  di  più  è  lasciato, alla  vostra  vo- 
loutà,  comparativamente  coi  vostri  mezzi.  Ma  qua- 
lunque sia  la  quota  mensile  che  vi  scegliete,  anche 
menoma,  è  necessario  che  sia  regolarmente  versata. 
Bisogna  che  nel  Eegistro  generale  a  fronte  del  vo- 
stro nome  sia  continuamente  la  cifra  delF  imposta 
che  vi  c^ssegnate. 

Se  trovate  altri  che  non  abbiano  difficoltà  d'af- 
figliarsi, prescrivete  loro  la  stessa  condizione  ;  date  i 
nomi,  paese,  occupazione,  etc. 

Con  Italiani  che  o  non  dividano  tutti  i  nostri  prin- 
cipii,  o  siano  dalla  i)aura  svolti  dalPai)partenere  alla 
Giovine  Italia  limitatevi  a  perorar  per  la  Scuola,  e 
l)er  l'istruzione  dei  poveri  nostri  fratelli;  il  progetto 
nostro  è  non  solamente  di  mantenere  la  Scuola 
quij  ma  di  fondarne  altrove,  se  si  potesse  riescire 
a  formare  un  fondo.  Per  quest^opera  dell'istruzione 
non  dovrebbero  trovarsi  oppositori.  Qualunque  sia 
l'opinione  politica  loro,  non  possono  a  meno  d'ap- 
provare che  si  dirozzi  l'uomo,  e  gli  si  dia  un  i)o^  di 
(•oscienza  della  sua  dignità  e  un  mezzo  di  procac- 
ciarsi meno  indecorosamente  un  tozzo  di  liane.  Sia 
nelle  opinioni  politiche,  sia  nelP  opere  di  carità,  gli 
Italiani,  quanti  sono  all'  estero,  dovrebbero  tra  per 
sentimento  di  dovere,  tra  per  farsi  stimare  dagli  stra- 
nieri, associarsi  fraternamente.  E  noi  appunto  con- 
cepiamo la  Giovine  Italia  come  una  grande  Associa- 
zione Xazionale,  nella  quale  ogni  uomo  giova  come 
può,  e  nella  direzione  ch'egli  si  sceglie,  simile  a 
quella  che  avete  sotto  gli  occhi  in  Irlanda,  e  che 
chiama  le  simpatie  di  tutta  Europa. 

Addio;  credetemi  ora  e  sempre 

fratello  vostro 
G.  Mazzini. 


100  EPISTOLAKIO.  [1845] 

P.  S.  Eicevo  iu  questo  momento  il  libro  del  Si- 
gnor Luzy.  —  Vi  riscriverò. 

MDCOOII. 
ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   2  gennaio   1845. 

Mia  cara  madre, 

Rispondo  alla  vostra  del  20  dicembre  dell'anno 
passato,  col  bigliettino  gentile  acchiuso.  Rispondo 
ora,  finiti  i  giorni  di  festa,  mezza  festa,  etc.  11  giorno 
di  Natale  ebbi,  come  sapete,  il  mio  polacco,  (^)  un  ope- 
raio maestro  volontario  alla  Scuola,  e  una  fanciulla 
inglese  che  conosco  da  un  i^ezzo.  Abbiamo  bevuto 
alla  vostra  salute  con  una  bottiglia  di  vino  italiano: 
e  qui  fini  ogni  cosa.  Ieri,  primo  delPanno,  non  in- 
vitai alcuno.  Prima  di  parlar  d'  altro,  ho  da  rispon- 
dere a  due  osservazioni  del  padre,  una  concernente 
il  Papa,  V  altra  concernente  la  società  di  i^rotezione 
che  ho  fondato.  Quanto  al  Papa,  sono  franco  abba- 
stanza per  dire,  a  tutti  se  occorra,  che  non  è  pos- 
sibile mantenersi  nei  limiti  della  famosa  distinzione 
tra  il  Papa  e  il  Re,  quando  egli  stesso  V  ha  violata 
e  la  viola.  Egli  ne'  suoi  atti  non  distingue  :  ordina, 
e  vuole  essere  ubbidito.  Tutti  gii  atti  temporali  tP  un 
Papa  devono  essere  l'applicazione  esatta  dei  prin- 
cipii  spirituali  eh'  egli  proclama  veri.  Io  non  posso 

MDCCCII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathaii.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,   la  madre  del   Mazzini  annotò  :   «  2  gennaio  1845.  » 

(^)  Allo  stesso  modo  degli  anni  precedenti,  sarà  stato  Carlo 
Stolzman. 


[1845]  EPISTOLARIO.  101 

annnettere  che  dalla  tal'  ora  alla  tale  altra,  lo  stesso 
uomo  sia  infallibile,  e  dalla  tale  alla  tale  fallibile.  Inol- 
tre, io  non  credo  all'infallibilità  spirituale  del  Papa, 
né  olitegli  sia  rappresentante  della  religione:  credo 
d'essere  dieci  mila  volte  più  religioso  di  lui.  Come 
volete  eh'  io  creda  ch^  egli  è  il  Vicario  di  Dio  in  terra, 
quando  la  sua  elezione,  risultato  di  cabale  note  a 
tutti  e  sottomessa  al  veto  degli  Ambasciatori,  è  un 
atto  politico^  e  non  religiosoì  Io  credo  alla  Chiesa, 
e  non  al  Papa  ;  ma  oggi  Chiesa  non  esiste  ;  e  come 
i  popoli  sono  schiavi  d'alcuni  usurpatori,  che  vio- 
lano a  ogni  tratto  la  legge  di  Dio,  così  la  Chiesa 
è  schiava  d^  un  piccolo  numero  d' usurpatori  col- 
legati coi  re  e  rappresentanti  del  diavolo.  E  que- 
sto a  scarico  di  coscienza.  Quanto  alla  Società  di 
protezione,  se  i  padroni  prendessero  la  decisione 
di  licenziare  i  ragazzi,  sarebbe  una  cosa  eccellente: 
hanno  convenzioni  e  sarebbero  obbligati  a  mandarli 
in  Italia.  Qui,  parlando  specialmente  dei  suonatori 
d'organetti,  vengono  i^erché  grossolanamente  ingan- 
nati dai  padroni  che  vanno  a  reclutarli:  se  sapeste 
come  sono  poi  trattati  una  volta  nelle  mani  dei  pa- 
droni; e  se  sapeste  come  li  battono,  e  li  obbligano 
a  mendicare,  e  far  da  buffoni,  e  saltare,  e  recitare 
la  parte  di  sordo-muti,  e  disonorarsi  cogli  Inglesi! 
Voi  non  sapete  i  fatti  che  so  io:  questa  è  una  vera 
tratta  dei  bianchi,  e  il  mio  scopo  lontano  è  quello 
dell'abolizione;  ma  siccome  qui  non  vi  sono  leggi 
che  possano  provvedere,  l' unica  via  è  quella  di  ob- 
bligare i  padroni  a  trattar  meglio  i  loro  garzoni:  se 
dovranno  contentarsi  del  loro  onesto  lavoro  e  non 
esigere  di  più  —  se  nello  stesso  tempo  saranno  ob- 
bligati a  non  trattarli  da  cani  ma  da  uomini  e  a 
spendere  per  conseguenza  più  ch'oggi  non  spendono 


102  EPISTOLARIO.  [1845] 

—  dovranno  diminuire  di  molto  l' importazione  di 
questa  mercanzia,  dico  mercanzia,  perché  tale  è  per 
questi  uomini.  Del  resto,  queste  sono  conseguenze 
lontane  :  per  ora,  non  v'  è  altro,  se  non  riescire  a 
prendere  le  parti  di  questi  poveri  diavoli  quando 
hanno  la  testa  rotta  o  quando  è  fatta  loro  una  grande 
violazione  di  contratto,  controia  quale  essi,  soli,  senza 
conoscenza  di  lingua,  senz'anima  che  li  aiuti,  non 
potrebbero  nemmen  protestare.  —  ì^on  so  s' io  v'  ab- 
bia detto  nelP  ultima  mia  che  nel  caso  che  una  per- 
sona inglese  vi  portasse  una  lettera  mia,  non  è  per 
voi,  ma  per  V  amico  N[apoleone],  e  vi  prego  di  con- 
segnargliela. —  Ho  finito  l'articolo  sugli  Stati  del 
Papa,  (^)  e  ho  scritto  al  Direttore  della  Ei vista  che  pre- 
ferisco per  offrirglielo  :  udrò  la  risposta.  Ora,  bisogna 
eh'  io  mi  ponga  presto  a  finire  l'opuscolo  inglese  sulla 
condizione  delle  cose  in  Italia,  perché  bisogna  si  pub- 
blichi alla  riapertura  del  Parlamento  in  Febbraio.  — 
Farò  quello  che  mi  è  chiesto  nel  gentilissimo  biglietto 
acchiuso  nell'ultima  vostra,  e  lo  farò  con  vero  pia- 
cere. —  i!^on  vi  scordate  di  procurarvi  quelle  informa- 
zioni sulle  date  della  morte,  sull'anno  in  cui  fu  data 
la  procura,  etc.  per  l' affare  di  quel  povero  diavolo  : 
se  no,  non  posso  far  niente.  —  Sto  bene  di  salute. 
Non  fa  freddo  :  fa  un  temi)o  umido,  senza  una  goccia 
di  pioggia,  ma  che  deposita  nelle  strade  un  fango 
eguale  a  quello  che  produrrebbe  una  pioggia  di  quin- 
dici giorni.  —  Sentirò  cosa  mi  dice  la  vostra  prima 
intorno  alla  commissione  degli  Angeli.  —  È  vero 
che  si  mette  il  gaz  nella  città  ?  (^)  —  Tiro   innanzi  a 

^       (i)  Sull'art.  The  Papal  States,  che  fu  poi  pubbl.  nella  Wesl- 
lìiinster  Beview  del  novembre-dicembre  1845,  ved.  le  lett.  seguenti. 
(2)  Il  sistema  d'illuminazione  a  gas    fu  introdotto  in  Ge- 
nova P  anno  appresso. 


[1845]  EPISTOLARIO.  103 

dar  le  mie  Letture  alla  Scuola  la  Domenica.  —  Fa- 
ceste il  Natale  soli,  o  avevate  qualcbeduno  con  voi? 
—  Addio,  miei  buoni  parenti  :  credete  all'  amore  in- 
variabile del 

vostro 

GrIUSEPPE. 

Credo  d' avervi  dato  pel  mio  indirizzo  il  n.  109  ; 
se  mai,  mettete  il  108.  (^) 

MDCCOIII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   8  gennaio   1845. 

Caro  amico, 

Ebbi,  subito  dopo  aver  chiesto  nuove  tue  con  qual- 
che inquietudine  a  Michele,  il  rotolo,  giornali,  etc. 
che  mandasti  a  Ro[landiì  —  più  un  biglietto  del  25, 
che  m'avvertiva  dell'  invio.  Scrivi  ad  ogni  modo  ;  è 
già  molto  che  non  lo  fai.  Dimmi  se  mandasti  o  no 
il  danaro  al  giovine,  il  quale  però  non  intendo  come  ne 
avesse  bisogno  a  Lugano,  a  due  passi  dal  suo  paese.  Se 
lo  hai  mandato,  lo  avrai  subito:  se  no,  tanto  meglio.  (^) 

(0  Qnello  (li  High  Holl)orn.   Ved.  la  lett.   MDCCXCIX. 

MDCCCin.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  Lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  63-65.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  conservato 
presso  il  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  po- 
stale^ ma  dal  Protocollo  della  Giovine  Italia  apparisce  che  la 
lett.  giunse  per  «  posta  franca.  » 

(-)  11  «giovine  lombardo»  era  qnelP Andrea  Vacani,  cit. 
nella  lett.  MDCGXCVIII.  «  Non  inviai  danaro  al  Ciani  pel 
giovine  lombardo  —  rispondeva  il  Lamberti  il  13  gennaio,  — 
perché  aspettava  suo  ordine.  —  Lo  farò  poi  come  fatto  suo, 
se  non  si  spedi.  —  Capisco  anch'io  che,  una  volta  a  Lugano, 
non  deve  aver  bisogno  di  nulla.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.   167. 


104  KrisTOLAKio.  [1845] 

11  prezzo  delle  medaglie  è  5  scellini  per  quelle 
in  bronzo:  uno  scellino  e  mezzo  per  1' altre:  torse  ho 
sbagliato  calcolando  in  franchi. 

Cosa  ti  salta  in  testa  quando  mi  dici  che  non 
hai  mai  rubato  danaro  a  noi,  etc,  etc.  ?  Chi  sogna 
siffatte  cose?  Mandandoti  medaglie,  tu,  non  sai)endo 
altro,  potresti  benissimo  credere  che  fossero  cosa  mia 
e  che  quindi  tu  potessi  darne  per  bene  della  causa 
due,  tre  o  più^  a  giornalisti  o  amici.  Io  t'avvertiva 
quindi  che  io  doveva  conti  esattissimi  agli  operai  di 
qui.  Dubiti  anche  di  me? 

Se  non  hai  mandato  danaro  al  gioviiie  operaio, 
ti  gioverai  della  prima  occasione  i)er  mandar  quel 
tanto   che  avrete  fatto  delle  medaglie.  (*) 

Sono  costretto  a  mandarti  una  lettera  da  impo- 
stare: più  la  metà  di  venti  lire  in  biglietti  di  banco 
per  Robecchi.  Appena  avrò  nuove  dell'arrivo  di  que- 
ste mezze,  manderò  l'altre:  sai  eh' è  il  metodo  gene- 
rale; e  che  s'incollano  poi  le  due  metà.  Kimarranno, 
se  non  erro,  quattro  lire  che  manderò  per  occasione 
appena  potrò.  Dimmi  a  ogni  modo  la  somma  esatta 
ch'io  devo,  se  Rob[ecchi]  se  ne  ricorda,  perch'io 
mai   non  sbagliassi. 

L'indirizzo  Turner  è  buono^  ma  v' è  disordine  e 
temo    non    si    smarrisca  qualche  cosa.    Xella  stessa 

(^)  Alla  lett.  segnata  al  ii.  MDCCXCVI,  con  la  quale  il 
Mazzini  avvertiva  il  Lamberti  di  tenerlo  mallevadore  del 
danaro  o  delle  medaglie  coniate  a  Londra,  clie  gli  aveva  fatto 
giniigere,  quest'  ultimo,  in  un  momento  di  cattivo  umore,  aveva 
risposto  il  22  dicembre  1844.:  «  Non  so  perché  ei  mi  dica  che 
me  ne  fa  responsabile.  —  Non  gli  ho  mangiato  mai  danaro,  uè 
roba,  ed  eseguii  sempre  religiosamente  ed  onoratamente  le  loro 
commissioni,  né  io,  d'altra  parte,  gli  ho  chiesto  mai  di  farmene 
venditore  :  hien  au  contraire  !  »  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.   Ili,  p.   121. 


[1845]  EPISTOLARIO.  105 

strada  di  Tiirner  v'è  Cesarini  :  (^)  puoi  far  recapito  a 
lui,  e  a  Eolandi. 

Il  mutamento  di  casa  m'è  andato  bene. 

Le  lettere  mie  a  Partes[otti]  sono  precisamente 
le  uniche  ch'io  ^\\  scrissi.  ^M'occuperò  d'una  piccola 
brochure;  la  Direzione  di  Polizia,  come  dici,  foceva  il 
suo  mestiere  ;  ma  lo  faceva  male,  ed  è  perciò  eh'  io 
vorrei  deriderla.  ' 

Conosco  il  Bel  trami,  buon  giovine  di  Eeggio,  e 
più  onorato  nella  sua  condotta  che  non  molti  de'  suoi 
confratelli  operai:  ma  bestia  come  Dio  non  vuole. 
Non  credo  che  abbia  biolietti  miei,  se  non  pèv  scarpe 
o  stivali.  Del  resto,  corrispondo  con  cento  persone 
diverse,  ma  non  intendo  cosa  s'abbia  da  cavarne. 
11  Lomb[ardo)  di  cui  parli  è  giovane  del  quale  co- 
nosco tutta  la  vita;  ma  vorrei  che  potessero  chie- 
dergli s'  egli  ha  avuto  una  mezza  parola  da  me  su 
chi  io  conosca  in  Lombardia.  Me  ne  chiese,  e  gli  ri- 
sposi, che  io  non  lo  conosceva  da  lungo  abbastanza 
per  poterlo  porre  in  contatto  col  menomo  de'  miei 
conoscenti.  Se  io  non  dovessi  conoscere  che  Catoni. 
dove  li  troverei?  Le  ciarle  che  si  fanno,  sono,  del 
resto  inevitabili:  lasciali  dire.  ('*) 

Manderò  medaglie  bianche. 

Io  vivo  :  108,  Hish  Holborn. 


'>r<' 


(^)  Il  Cesari ui  aveva  aperta  uua  trattoria,  frequentata  dal 
Mazzini,  in  Coventry  Street.  Ved.  la  lett.    MDXXXIII. 

(-)  «  Che  sciupa  e  sporca  il  suo  nome  mettendosi  in  cor- 
rispondenza con  un  Beltrami,  del  mio  paese,  calzolaio,  che  fu 
là,  poi  in  Italia,  che  non  conosco,  marni  dicon  poco  di  buono  : 
mostra  pubblicamente  le  lettere  sue.  Anche  quel  Grassi >  Lom- 
bardo, ho  poco  concetto.  »  Lett.  del  Lamberti  al  Mazzini  del 
22  dicembre  1844  (Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili, 
pp.   123-125). 


106  EPISTOLARIO.  [1845] 

Griovanui  deve  essere  molto  occupato  per  non 
aver  avuto  tempo  di  scrivermi  un  saluto  sul  finir 
dell^  anno.  È  del  resto  perfettamente  in  regola.  (^) 

Lov[atelli]  che  rischia  tanto  pe'  suoi  affari^  e  non 
s'avventurerebbe  a  un  viaggio,  o  a  firmare  un  pro- 
clama pel  paese^  dà  la  definizione  del  patriota  Ita- 
liano. (^) 

Addio;  t'abbraccio  con  vero  aftetto;  e  tu  ama 

il  tuo 
Giuseppe. 
MDCCOIV. 
ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   8  gennaio   1845. 

Mia  cara  madre, 

Alla  vostra  dell'anno  passato:  28  dicembre.  Già 
sapete  che  non  v'è  stato  inconveniente  nel  traslo- 
camento;  e  quanto  alla  nuova  casa,  vi  dirò  che  stia- 
mo meglio  che  non  nell'  altra  :  le  camere  sono  più 
vaste  e  più  riparate.   E  quello  che  più  importa,  v'  è 

(1)  Questa  frase,  piena  di  mesta  ironia,  è  in  relazione  con 
quanto  il  Lamberti  aveva  scritto  al  Mazzini  il  25  dicembre  1844  : 
«  Giovanni  [Ruffini]  non  ha  tempo  di  scrivergli  :  lo  salnta.  » 
Protocollo  della  Giovine  Ilalia,  voi.  Ili,  p.   125. 

(2)  «  Lovatelli,  per  affari  suoi  in  disordine,  andò  tentando 
guadagnar  V  Italia.  —  Dovea  esser  un  mistero,  ma  sento  noto 
a  molti.  »  Lett.  del  Lamberti  al  Mazzini,  del  22  dicembre  1844, 
in  Id.,  voi.  Ili,  p.  125.  Vi  si  accinse  insieme  con  Tulio  Ra- 
sponi,  ma  giunti  in  Toscana,  furono  entrambi  ricacciati  in- 
dietro. Ved.  le  lett.  seguenti. 

MDCCCIV.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  8  gennaio  1845.  » 


EPISTOLARIO. 

meno  roniore  :  la  strada,  eh' è  una  delle  grandi 
(li  Londra,  è  romorosissima^  ma  io  ho  preso  le  mie 
(lue  stanze  sul  didietro,  e  non  sento  nulla.  Sul  pa- 
drone abbiamo  prese  le  debite  informazioni  e  va  bene. 

—  La  spia  raccontava  favole  sulla  mia  salute  e  su  me, 
perché  non  sapeva  che  cosa  dire  di  vero  ;  ma  non 
per  buona  intenzione,  dacché  quando  i)oteva  sapere 
cose  vere,  le  diceva:  ha  denunziato  molte  persone  che 
sono  in  Italia,  e  flnanco  amici  suoi  che  viaggiando  a 
Londra,  gli  chiedevano  biglietti  d'introduzione  per  me. 

—  QuelP  altra  spia  che  pretendeva  essere  stato  par- 
tecipe della  spedizione  di  Corta,  è  qui  sempre,  e  viene 
a  udire  le  mie  Letture  della  domenica,  ma  senza  cer- 
car di  parlarmi.  —  La  Società  per  la  Protezione  dei 
Garzoni  Italiani  farà  del  bene,  siatene  certi,  e  darà 
anche  buon  concetto  di  noi  agli  Inglesi:  io  non  ho 
tempo  per  dirvi  tutti  gli  orrori  che  alcuni  dei 
padroni  commettono  verso  i  poveri  garzoni,  e  ch'essi 
sopi)ortano  in  silenzio  perché  non  sanno  a  (;hi  di- 
rigersi e  perché  sono  abbrutiti  sotto  il  terrore  peg- 
gio degli  schiavi  negri  :  ma  vi  dirò  eh'  è  una  cosa 
che  grida  vendetta,  il^essuno  avendo  contatto  con 
({uella  gente  che  vive  in  due  o  tre  stradaccie  quasi 
ignote  di  Londra,  queste  cose  non  si  sapevano.  Ma 
la  Scuola  ha  tutto  rivelato.  Appena  potrò,  scriverò 
in  italiano  un  ragguaglio  della  loro  sitnazione,  con 
una  serie  di  fatti  da  fare  rabbrividire.  Sarà  uno 
scritto  di  carità;  e  non  vi  metterò  una  sillaba  di 
politica.  Lo  indirizzerò  agii  Italiani,  ai  caritatevoli, 
ai  parrochi  di  montagna  dei  luoghi  di  dove  cavano 
questi  ragazzi,  e  ftirò  appello  a  loro  perché  j) redi- 
chino  alle  madri,  ai  padri  che  non  si  lascino  inor- 
pellare da  quei  che  vanno  a  fare  i  contratti.  Lo  man- 
derò e  vedremo  se  i  governi  proibiscono  anche  quello. 


108  EPISTOLARIO.  [1845] 

Qui  poi  procederemo  per  altra  via,  agendo  in.  giu- 
stizia ogni  qual  volta  ne  verrà  l'occasione.  Vedrete 
Cbe  andrà  bene.  —  Aspetto  con  desiderio  le  osserva- 
zioni dell'amico  Andrea  sulla  commissione;  ma  se 
fosse  possibile,  avrei  caro  che  non  si  lasciasse  di 
dare  un  principio  d'esecuzione  al  progetto,  quand'an- 
che poi  non  dovesse  o  non  potesse  durare:  vorrei  far 
vedere  che  siamo  compiacenti.  —  Espartero  non  ve- 
leggia affatto:  è  sempre  qui  in  Londra.  —  Vedrò  cosa 
si  può  fare  per  l'uomo  di  Bavari  nella  settimana 
ventura  :  bisogna  eh'  io  cerchi  d' aver  le  carrte  del 
X.,  ma,  forse  sbagliando,  non  vedo  le  cose  chiare 
nemmen  per  quel  lato.  Oggi,  ha  ricominciato  il 
freddo.  l!^on  ho  ancora  risposta  dal  Direttore  della 
Rivista  pel  mio  articolo  sul  Governo  degli  Stati  del 
Papa.  Già  è  quel  tale  che  mi  fa  sempre  arrabbiare 
co'  suoi  ritardi.  —  Continuo  a  far  la  mia  Lettura  alla 
Scuola,  e  domenica  scorsa  ne  feci  una  su  Dante  : 
v'erano  due  Signore  Inglesi,  che  lasciarono  un  po'  di 
danaro  per  la  Scuola,  e  una  delle  quali  m'  ha  già 
invitato  a  casa  sua  per  sabbato  sera.  Quest'affar 
degli  inviti  è  la  mia  morte.  Sarei  felice  se  potessi 
persuadere  gl'Inglesi  che  devono  corrispondere  con 
me,  vedermi  alla  Scuola,  etc,  ma  non  farmi  mai  in- 
viti. Mi  nolano  senza  j)rofitto.  Poi,  è  positivo  che 
tra  la  Scuola,  le  Letture^  le  riunioni  del  Comitato 
per  la  Società  di  Protezione,  le  pochissime  visite 
compresa  la  settimanale  di  Chelsea,  etc,  sono  anche 
troppo  fuori  di  casa:  e  l'unico  mio  conforto  è  quello 
di  trovarmi  nella  mia  camera  i^resso  al  mio  fuoco, 
con  un  sigaro,  in  pantofole,  e  solo.  —  Ho  da  scrivere 
oggi  ancora  molte  lettere,  e  non  posso  esser  lungo 
come  vorrei.  Kuove  politiche  non  vi  sono,  se  non 
che  un  miglioramento  nelle  condizioni  di  Montevideo, 


I 


[1845]  EPISTOLARIO.  109 

di  dove,  spero,  riceverò  presto  lettere.  Sento  che 
hanno  messo  all'Indice  l'ultimo  romanzo  di  Griier- 
razzi:  e  di  più  altri  due  libri  italiani  dei  quali  non  ho 
mai  udito  parola;  libri  di  tìlosofìa;  più  una  Strenna 
con  un  titolo  che  non  ricordo,  ma  che  parla  di  piccol 
dono.  (^)  Sapete  nulla  ì  È  veramente  una  maledizione 
aggiunta  a  quella  dell' esiglio  il  non  poter  nemmeno 
avere  quei  pochi  libri  pubblicati  in  Italia  che  me- 
ritano Ponore  dell'Indice.  Addio,  madre  mia;  un  ab- 
braccio al  padre,  e  credete  ^ill' amore  del 

vostro 
Giuseppe. 

MDGCCV. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   inartedi   14  gennaio   1845. 

Mia  cara  madre, 

Rispondo  alla  vostra  del  3  gennaio  colle  linee 
acchiuse  di  N[apoleone].  Sono  stato  pieno  di  faccende 
questi  giorni  per  quella  Società  della  quale  vi  parlai 
lettere  sono.  Dopo  avere  avute  parecchie  lagnanze  da 

• 

(^)L,'  Isabella  Orsi  iti  era  stato  messo  all' indice  dei  libri  proibiti 
con  Decreto  dell'  8  agosto  1844,  col  quale  avevano  avuto  la  stessa 
sorte  :  il  Dialogo  di  Ferdinando  Raualli,  intitolato  Della  Pittura 
religiosa  ;  La  Scienza  delV  umano  intelletto,  ovvero  Lezioni  d'  I-r 
deologia,  di  Grammatica,  di  Logica;  opera  postuma  di  Tommaso 
Fracassi  Poggi,  cesenate;  e  la  Strenna  pel  capo  d'  anno,  intito- 
lata :  É  picciol  dono,  ma  te  V  offre  il  cuore.  La  notizia  era  pure 
data  nella   Gazzetta  di  Genova  del  7  gennaio   1845. 

MDCCCV.  —  Inedita.  L'  autografo  si  couserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  14  gennaio  1845.  » 


110  EPISTOLARIO.  [1845] 

ragazzi  organisti,  venne  un  rapporto  sopra  un  ragazzo 
italiano  suona tor  d'organo  elicerà  stato  raccolto  nella 
strada,  e  portato  malato  in  una  Casa  di  lavoro,  dove 
morì,  credo,  il  giorno  dopo,  senz^  aver  potuto  i^arlare. 
Il  ragazzo  apparteneva  a  uu  padrone  chiamato  France- 
sco Rabaiotti,  di  Parma,  uno  dei  peggiori  uomini  che 
dar  si  possano,  e  contro  il  quale  bisognerebbe  pre- 
dicare una  crociata.  Io  seppi  che  il  ragazzo  era  stato 
trattato  orrendamente  e  battuto  poco  tempo  prima 
della  sua  morte  dal  padrone;  e  lo  seppi  da  un  gar 
zone  che  venne  a  far  le  lagnanze  contro  quell'  uomo 
e  lo  aveva  lasciato.  Mandai  un  chirurgo  a  far  in- 
terrogatorio ai  chirurghi  della  casa  di  lavoro:  insom- 
ma si  venne  a  tanto  da  fissare  nn^  enquéte  per  lunedi. 
Intanto  il  padrone  che  sapeva  ch'io  aveva  quel  te- 
stimonio in  mie  mani  fece  di  tutto  per  levarlo  via  : 
prima  lo  mandò  a  cercare  per  fare  i  conti  e  farlo 
partire;  l'altro  non  volle  accettare.  Allora  cavò  fuori 
un  pretesto,  e  lo  fece  arrestare  come  ladro,  cioè  co- 
me avendogli  derubato  l' istrumento,  ed  averlo  la- 
sciato senza  restituirlo.  Dovetti  io  con  un  altro 
Membro  dell'Associazione,  andare  all'Uffizio  della  Po- 
lizia; finalmente  il  giovine  fu  rilasciato.  Ieri  poi  ebbe 
luogo  l'inchiesta  davanti  ai  giurati:  il  padrone,  ricco 
com'  è,  avea  sedotto  testimoni  che  lo  dichiararono 
un  Santo,  poi  a  forza  di  minacce  e  promesse,  condotto 
i  suoi  garzoni  a  dire  quello  che  voleva.  Avea  natu- 
ralmente avvocato  ;  anche  noi  ne  avevamo.  La  cosa 
durò  dalle  dieci  ad  un'ora.  Finalmente,  dietro  il  rap- 
porto dei  chirurghi  che  lo  dichiararono  tisico  irri- 
:»ìediabilmente,  fu  deciso  dal  giurì  che  il  ragazzo  era 
morto  di  morte  naturale,  ma  con  un  voto  di  biasimo  al 
padrone  per  negligenza  e  averlo  lasciato  andare  at- 
torno in  uno  stato  di  malattia  cosi  innoltrata.  Fatto  è 


[1845]  EPISTOLARIO.  Ili 

che  la  Società  fa  del  bene.  Son  tre  settimane  o  poco 
pili  che  abbiamo  fatto  pubblica  l'istituzione,  e  quattro 
garzoni  sono  già  stati  fatti  tornare  in  Italia:  e  que- 
sto pessimo  tra  i  padroni  deve  avere  speso  non  so 
quanto  per  difendersi,  etc.  Io  spero  che  andando  in- 
nanzi, potremo  ridurre  questo  infame  traffico  a  nulla 
quasi.  —  Sto  bene  di  salute,  ma  sono  stanco  non 
tanto  dal  fare  quanto  dal  cicalare  che  hanno  fatto^ 
e  faranno  gli  Italiani  di  qui:  i  quali  sono  come  in 
rivoluzione,  gli  uni  contro  me,  gli  altri  in  favore. 
Eccettuato  due  o  tre  irrimediabilmente  birbi,  gli  al- 
tri sono  più  bestie  che  birbi:  vivendo  tra  loro  isolati 
una  vita  d'interesse  esclusivamente,  non  hanno  mai 
sentito  una  parola  di  galantuomo.  Quando  a  prin- 
cipio cominciai  io  per  mezzo  della  Scuola  a  farmi 
conoscere,  tra  i  preti  che  dissero  eh'  io  era  un  ateo 
e  gli  ambasciatori  che  predicarono  il  mio  contatto 
essere  pericolosissimo,  non  vennero  ad  alcun  con- 
tatto e  mi  credettero  Dio  sa  che  cosa:  cosi  di  molti 
bottegai  e  mercantucci  italiani  che  si  fecero  aiutatori 
della  Scuola  di  Baldacconi,  etc.  Ora,  quanto  ai  pa- 
droni, saranno  forzati  ad  avere  via  via  un  contatto 
qualunque  con  me,  e  conosceranno  che  io  non  fo  per 
spirito  di  persecuzione.  Fui  stamane  con  quattro  o 
cinque  di  loro  precisamente  per  aggiustare  certi 
conti  d'  un  padrone  con  un  garzone;  e  ci  lasciammo 
buonissimi  amici:  v'era  anche  V uomo  lungo,  e  suo 
padre,  se  non  erro.  Quanto  a  questi  bottegai  bene- 
stanti, dopo  che  fo  io  le  Letture  della  Domenica,  ne 
cai)ita  qualcuno,  prima  per  curiosità  :  poi  le  cose 
ch^  io  dico  non  dispiacciono,  e  la  Domenica  dopo  li 
vedo  ricomparire.  —  Siete  sicura  di  scrivere  bene  il 
nome  del  Prete  tedesco,  Rouge,  di  cui  mi  chiedete  f 


112  EPISTOLARIO.  [1845] 

Io  non  ne  so  cosa  alcuna.  (^)  Quel  benedetto  Editore 
della  Rivista  non  m' lia  risposto  :  oggi  gli  ho  scritto 
di  nuovo.  Intanto  mi  sono  rimesso  a  lavorare  in- 
torno all'  opuscolo  inglese  sulle  Condizioni  cV  Italia^ 
Dell'opuscolo  Bandiera  non  so  cosa  alcuna;  i  miei 
amici  di  Parigi  paiono  morti.  —  Ebbi  lettere  da  Gio- 
vanni e  da  Agostino.  —  Che  fa  Federico  a  Genova  ?  C^) 
e  Ghiglione  ?  (^)  Comunque  non  li  vediate,  voi  o  gli 
amici  ne  udrete  i)aiiare.  Hanno  occupazione  tìssa? 
L' ultimo  specialmente  ha  lasciato  affatto  andare  la 
letteratura?  Insomma  che  vita  fauno  ?  In  qualunque 
modo  pensano  ed  operino,  ho  convissuto  con  essi  in 
esilio,  e  avrei  caro  saperne  qualche  cosa.  Ringra- 
ziate per  me  N[apoleone]  delle  sue  linee.  Ditegli  che 
della  stampa  italiana  degli  articoli  di  Foscolo  non 
posso  dirgli  cosa  alcuna  :  forse,  avrei  potuto  indovi- 
nare se  m' avesse  indicato  il  dove  hanno  da  escire, 
se  nel  Veneto  o  in  Firenze.  (^)  Ditegli  pure  che  non 


(^)  Era  Hans  Ronge  (1811-1887),  non  Rouge,  il  celebre  fon- 
datore del  neo-cattolicismo  tedesco,  del  quale  s' occuparono  in 
quegli  anni  tutti  i  giornali  d'  Europa,  compreso  il  Journal  des 
Déhats,  che  il  Mazzini  certamente  leggeva  ;  ed  è  strana  questa 
sua  confessione  di  ignorarne  per  allora  le  avventure  (ved.  però 
la  lett.  MDCCCXIV).  Mentr' era  curato  a  Grotkau,  il  Ronge 
era  stato  sospeso  (1843)  dall'ufficio  per  certi  articoli  pubbl.  in 
un  giornale  tedesco  contro  la  corte  di  Roma,  quindi  scomu- 
nicato (1845).  Fu  tuttavia  protetto  dal  re  di  Prussia,  e  fatti 
proseliti,  potè  ammassare  ingenti  richezze. 

(2)  Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCI. 

(3)  Ved.  la  nota  alla  lett.   MDCCXXVIII. 

(*)  L'ediz.  veneta  degli  scritti  foscoliani,  alla  quale  il 
Mazzini  accennava,  era  certamente  quella  che  da  molti  anni 
addietro  andava  preparando  il  'l'ipaldo,  e  che  fn  argomento  di 
lunga  discussione  nel  carteggio  mazziniano.  L'ediz.  fiorentina 
era  certamente  quella  che  nel  1814  Felice  Le    Moniiier    s'  era 


[1845]  EPISTOLARIO.  113 

(liiiieiitiobi,  potendo,  la  si^eranza  che  mi  dava.  —  Mi 
dicono  eh'  è  stato  scoperto  in  nna  cantina  o  sagre- 
stia di  Convento  in  Firenze  un  altro  ritratto  di 
Dante?  ne  avete  udito  cosa  alcuna?  (^)  Aspetto  que- 
ste promesse  e  difterite  osservazioni  delP amico  An- 
drea, ma  ripeto,  un  principio  d^  esecuzione  non  avrel)be 
tatto  male  ad  alcuno,  e  s'era  possibile,  m'avrebbe 
fatto  piacere  si  fosse  fatto  subito.  Domani  precisa- 
mente pranzo  da  quei  che  scrissero,  e  son  certo  che 
la  prima  cosa  che  mi  domanderanno  è  la  risposta.  Ad- 
dio, madre  mia:  abbracciate  il  i)adre  per  me,  e  cre- 
detemi sempre 

Paft'.mo  vostro 
Giuseppe. 


proposto  di  iniziare  col  concorso  del  Mazzini,  del  Mayer  e  del- 
l'Orlaiidini.  Ved.  lo  lett.  seguenti,  e  per  intanto,  A.  Linaker, 
E.   Mayer,  ecc.,  cit.,  voi.   II,  p.  93  e  segg. 

(1)  Fino  dal  luglio  del  1840,  per  le  cure  del  Kirkup,  era 
tornato  a  luce  il  ritratto  di  Dante  eseguito  da  Giotto,  nella 
cappella  del  Palazzo  del  Podestà,  detto  poi  dal  Bargello;  ma 
non  è  quello  al  (juale  accenna  il  Mazzini,  che  certamente  vuol 
riferirsi  a  una  scoperta  che  tra  il  1844  e  il  1845  era  stata 
fatta  da  un  dotto  dantofilo  inglese,  H.  Clavke  Barlow,  il  quale 
nella  cappella -Strozzi,  in  Santa  Maria  Novella,  aveva  con  fe- 
lice intuito  riconosciuto  le  sembianze  del  divino  poeta  in  quelle 
d"  un  personaggio  ivi  dipinto.  Probabilmente  il  Mazzini  ebbe 
notizia  della  scoperta  per  via  orale,  in  nna  di  quelle  intel- 
lettuali conversazioni  nei  salotti  inglesi,  dove  era  spesso  invi- 
tato, poiché  una  testimonianzj»  scritta  s' ebbe  più  tardi,  e  potè 
leggersi  per  prima  volta  nell'  Athenwnm  del  4  luglio  1857.  Coni'  è 
noto,  questo  ritratto  dantesco  fu  argomento  di  discussioni  re- 
centi. Ved.  P.  Papa,  Il  ritratto  di  Dante  in  Sante  Maria  Noi^ella 
(nel   Giornale  Dantesco,   an.   VII  [1903],    p.    1  e  segg.). 

Mazzini,  ScrittL  ecc..  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV>.  8 


114  EPISTOLAKIO.  [1845] 

MDCCOVI. 

A    Nicola   Fabrizi.  a   M;ilta. 

[Loiidm].   20  tfennaio   1845. 

Caro  Xicola. 

Due  rigìie  iq)i)eua.  Ho  ricevuto  ogni  cosa  fino  alla 
tua  coutenente  ritratto  e  lettera  di  Nardi.  (^)  Ar- 
riva tardi  per  l'opuscolo,  a  quest'ora  stampato,  ma 

MDCCCVI.  —  Pubbl.  da  T.  Palamenghi-Crispi,  Epistola- 
rio inedito,  ecc.,  cit.,  pp.  168-168.  Qui  si  riscontra  siili' autografo, 
conservato  presso  la  R. Commissione.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del 
Mazzini,  sta  l'indirizzo:  «Nicola.  »  La  lettera  fu  avviata  per 
posta  da  Parigi,  inserita  in  un'altra  scritta  allo  Sceberras  dal  Lam- 
berti, il  quale,  a  tergo  dell'autografo  mazziniano,  uni  le  seguenti 
linee  indirizzate  al  Fabrizi  :  «  Caro  Nicola,  — Pippo  mandò  son 
tre  giorni  questa  da  spedirti,  ma  partendo  W'^ì  l'nltimo  vapore, 
ho  aspettato  fin  ad  oggi  ad  impostarla.  —  Penso  che  accomo- 
derai le  faccende  di  spese  di  posta  col  nostro  buon  Emilio,  il 
quale  non  è  giusto  che  sottostia  a  perdite.  Non  ho  più  notizia 
alcuna  di  Paolo;   se  ne  sai,  dinnnene.   —  Nulla  di  nuovo  qui. 

Amami. 

27  gennaio  184"}. 

Tosto  esciti  gli  opuscoli  Bandiera  di  Pippo,  abbiamo  or- 
dine di  spedirtene  —  lo  faremo  tra  qualche  dì,  quando  sarà 
pub\)licato.   —  Addio.  » 

(^)  Era  qnella  che  Anacarsi  Nardi  aveva  scritto  a  Tito 
Savelli  poche  ore  prima  di  esser  fucilato  (ved.  le  lett.  se- 
guenti). Il  Governo  borbonico  F  aveva  inviata  a  quello  au- 
striaco, il  quale  la  trasmise  al  console  di  Corfii,  e  «  il  dott.  Sa- 
velli la  ricevè  la  .sera  dell'  11  dicembre  1844,  quattro  mesi  e 
diciassette  giorni  dopo  che  era  stata  scritta.  Gli  emigrati,  che 
avevano  amato  Anacarsi  Nardi,  ne  furono  commossi  quanto  è 
facile  intendere  :  la  pubblicarono  in  un  foglio  a  stampa  con 
un  breve  e  vigoroso  commento.  »  R.  Piekantoni,  op.  cit., 
p.  499.  Una  copia  di  questa  riproduzione   era  quella    che,  da 


[1845]  KPISTOLAKIO.  115 

ne  tarò  subito  un' appendice  a  parte:  non  dnbitate. 
Col  battello  del  primo,  ti  parlerò  a  lungo  di  quanto 
può  interessarti  nella  corrispondenza  di  Partesotti. 
Ho  udito  di  Paolo  pure:  non  capisco  più  nulla  de- 
o'ii  uomini.  Ho  ricevuto  a  tempo  debito  l'articolo  di 
Sajani,  die  ringrazierai  da  mia  parte;  e  cLe  con  al- 
cune modificazioni  inevitabili  qui  fu  inserito  subito 
nel  Morning  Chronicle  :  (^)  anzi  non  intendo  come  tu  non 
ne  sapessi  nulla,  scrivendomi.  Se  vogliono  mai  pre- 
sentare una  Petizione  al  Parlamento,  la  mandino  pre- 
sto: io  troverò  chi  la  presenterà.  Ti  scrivo  in  troppa 
fretta  per  potere  parlarti  d'altro.  Cura  la  tua  salute, 
e  credimi 

tuo 

Giuseppe. 
MDOCCYII. 

A   Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Loudra].  21  gennaio  1845. 
Caro  amico, 

Xon  ho  ricevuto  che  iersera  —  dopo  eh'  io  aveva 
già  impostato  una  mia  per  Michele  —  la  tua  del  13 
gennaio  qoìV  Atelier,  etc,  da  un  nostro.  Io  era  in- 
quieto del  tuo  silenzio  e  va  bene.  —  H  mio  nuiuero 

Malta,  Nicola  Fabrizi  inviava  al  Mazzini.  Un  facsimile  se  ne 
trova  in  T.  Palamenghi-Crispi,  Epistolario  inedito,  ecc.,  cit., 
pp.   102-103. 

(1)  Veci,  la  nota  alla  lett.   MDCCXCVII. 

MDCCCVII.  —  Pnbbl.  daD.  Giuriati,  Duecento  Lettere,  ecc., 
cit.,  p.  65-66.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto  dal 
l)r.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale,  ma  dal 
Protocollo  belici  Giovine  Italia  apparisce  che  la  lett.  giunse  per 
«  posta.  » 


116  EPISTOLARIO.  [1845] 

è  108  ;  il  109  fa  parte  però  del  casamento.  —  Ho  rice- 
vuto la  lettera  di  Giovanni  e  gli  scriverò.  Oggi  non 
fo  che  mandare  P altre  mezze  note  di  banco:  man- 
derò il  resto  appena  potrò  :  sono  molto  alle  corte,  e 
Robfeccbi]  avrà  forse  un  po'  di  pazienza  per  una  o 
due  settimane  di  i)iù.  —  Dirò  a  Francia,  ma  con  poca 
speranza.  —  Ya  bene  delle  medaglie:  ne  avrai  pre- 
stissimo: or  che  vi  penso,  pagherò  io  qui  i  37,10 
che  hai  per  me:  e  tu  passali  a  Kob[ecchi].  —  Mi  dirai 
esattamente  di  quanto  rimango  debitore  a  lui.  — 
Mich[ele]  non  m'ha  scritto  nulla  sulle  medaglie 
che  gli  mandai:  spero  le  pagherà;  perché  noi  inten- 
diamo bene  cacciarne  anche  gratis  all'interno,  ma 
quando  appunto  avremo  fatto  tanto  guadagno  da  farne 
battere  dell'altre:  oggi  slam  lontani  assai.  —  Xon 
so  più  nulla  del  mio  opuscolo  sui  Bandiera;  e  con- 
fesso il  vero,  me  ne  spiace.  Spero  peraltro  sia  stam- 
pato a  quest'ora,  e  se  lo  è,  fa  di  venderne  se  puoi. 
Pagate  le  spese,  quel  danaro  è  mio  ;  e  a  dir  vero,  ne 
ho  bisogno.  Fa  che  Mich[ele]  ne  spedisca  subito  —  ol- 
tre le  due  o  tre  copie  che  gì'  indicai,  e  quelle  pel  Ti- 
cino —  un  grosso  pacco  a  Nicola  :  bada  che  se  ne  ca- 
vino le  copie  che  ho  suggerito,  perché  saran  neces- 
sarie: pagate  le  spese,  e  fatto  qualche  scellino  di 
guadagno  qui  e  in  America,  io  ho  bisogno  che  se  ne 
caccino  molte  gratis  in  Italia.  —  Ho  fatto  tutti  i  cal- 
coli, e  le  3000  son  necessarie.  —  Fate  pure  in  modo 
che  mi  capitino  subito  le  mie  copie;  forse,  consul- 
tandoti con  Ronna,  potrai  riescirvi.  —  Sarà  inserita 
fra  due  giorni  sui  fogli  inglesi  la  lettera  ammira- 
bile di  Nardi  scritta  dalla  celletta  dei  condannati, 
giuntami  troppo  tardi.  Fo  incidere  il  ritratto  e  la 
stamperò  in  italiano  con  due  o  tre  pagine  mie,  e  come 
appendice    all'opuscolo:    se    la  farò   stampar  qui, 


[1845]         ''^^^^"'^^■'^IpreTOLAuio. 

manderò  copie.  —  Scrivo  ora  un  opuscolo  inglese  da 
escire  il  1"  marzo^  quando  comincierà  la  discussione 
sulle  Lettere  aperte  in  Parlamento,  sulle  condizioni 
attuali  dell'Italia.  —  Se  bai  ragguagli  dell' aftare 
di  Monza,  dammeli.  (^) 

Addio  ;  amami,  e  credi  alP  affetto  del 

tuo 
Giuseppe. 
Cos'è  successo  di  Paolini?  (■) 

MDCCCYIII. 

AT.LA     xMADRE,     ti    GeilOVa. 

[Londra],  22  gennaio  1845. 

Mia  cara  madre, 

Eispondo  alla  vostra  del  10  gennaio.  Ci  siamo 
incontrati  nel  parlare  dei  libri  messi  all'  indice.  Strano 
che  siano  messi  all'  indice  libri  stampati  in  Italia, 
che  devono  in  conseguenza  essere  sottomessi  non  so- 
lamente a  una  Censura  temporale,  ma  anche  all'eccle- 

(^)  Nella  lett.  del  13  gennaio  1845  il  Lamberti  area 
scritto:  «  Si  parla  di  sommossa  d'operai  a  Monza.  »  Pro- 
tocollo della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  i).  167.  E  in  quella 
dal  30  gennaio:  «L'aitar  di  Monza  è  coalizione  d'operai.  » 
ID.,   voi.  Ili,  p.   171. 

(^)  Su  questo  losco  personaggio,  ved.  la  nota  alla  lett. 
MDXXIII,  «  Paolini  è  tranquillo  a  Parma,  »  rispondeva  il  Lam- 
berti il  30  gennaio  1845>  Id.,  voi.  Ili,  p.   171. 

MDCCCVIII. —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :  «  22  gen.  1845,  con 
lettera  del  Nardi.  » 


118  EPISTOLARIO.  [1845] 

siastica.  Dovrebbero  destituire  i  Censori.  Del  resto, 
cose  iu  regola.  —  Una  osservazione  ancora  quanto 
alla  dimanda  degli  Angeli,  (^)  benché  probabilmente  la 
vostra  lettera  di  dopodomani  renderà  inutile  l'osserva- 
zione: erano  già  state  prese  tutte  le  informazioni  a  Ge- 
nova, e  v'  era  chi  si  sarebbe  incaricato  ;  ma  siccome  e- 
gli  avrebbe  preso  un  interesse,  era  tanto  di  meno  di 
guadagno;  e  quindi  preferimmo  dare  a  voi  la  com- 
missione. Secondo  me,  la  prima  cosa  da  farsi  era 
quella  di  fare  un  invio,  scrivendo  qui  :  mandate  tanto^ 
e  andando  dal  signor  Parodi,  chiedendogli  tante  mo- 
nete da  100  franchi  :  e  quanto  al  seguitare,  tutte  le 
osservazioni  sarebbero  state  esaminate.  A  carte  se- 
cure,  io  non  vedo  altra  difficoltà  nella  cosa  che  il 
piccolo  numero  ch'io  suppongo  esistente  di  quelle 
monete.  —  Ora  vi  dirò  che  ho  ricevuto  due  o  tre 
giorni  fa  un  documento  per  noi  prezioso  :  ed  è  una 
lettera  scritta  a  un  amico  suo  in  Corfii  da  Ana- 
carsi  Nardi,  uno  dei  martiri  di  Cosenza,  dodici  ore 
prima  della  sua  morte  dalla  celletta  dei  condannati. 
Questa  lettera  è  scritta  con  una  quiete  d' animo  So- 
cratica, senza  frasi  pompose,  ma  colla  coscienza  d'un 
uomo  che  ha  fatto  il  proprio  dovere,  ed  è  rassegnato 
a  subirne  le  conseguenze.  Questa  lettera  io  la  stam- 
I)erò  in  un  col  ritratto  di  Nardi  che  ho;  e  uua  o  due 
pagine  mie.  Ma  intanto  sento  il  bisogno  di  trascri- 
vervela,  e  voi  ne  darete  comunicazione  agli  amici, 
N[apoleone]  e  gli  altri,  quanti  più  potrete.  Per  V  in- 
telligenza della  lettera,  avverto  che  Exoria  parola 
greca  che  significa  esilio  è  il  nome  posto   dall'amico 


(^)  Cioè  Angelo  Usiglio  e  Micbelaugelo  Rosselli,  i  quali 
avevano  proposto  quell'operazione  di  cambio  di  monete  d' oro, 
di  cui  è  cenno  nella  lett.  MDCCXCVII. 


'1845]  KPISTOLAlìIO.  119 

a  cui  Xardi  scrive  a  una  casa  eli  e  fu  da  lui  fab- 
bricata fuori  di  Corfù,  e  dove  vivevano  tutti  e  due. 
ÌDanteé  il  nome  del  primogenito  dell' amico,  che  ii^ardi 
avea  tenuto  a  battesimo.  L^  uomo  che  andava  a  ca- 
vallo è  Pietro  Boccheciampi,  Greco  di  madre  e  Corso 
di  padre,  uno  dei  ventuno,  ma  che  li  tradiva  ed 
era  inteso  col  Governo  Napoletano  :  intorno  al  quale 
do  ragguaglio  nelP  opuscolo  sui  Bandiera.  Or  ecco 
la  lettera  : 

«  Caro  amico, 

Dalla  Conforteria, 

24  luglio  '44.  Cosenza. 
Ti  scrivo  per  l'ultima  volta:  fra  12  ore  io  non  sarò  più. 
I  miei  compagni  di  .sventura  sono  i  dne  fratelli  Bandiera,  Ric- 
eiotti,  Moro,  Venerucci,  Rocca,  Lupatelli  e  Berti.  Tuo  cogna- 
to (^)  ne  è  esente,  né  so  a  quanti  anni  sarà  condannato.  Rammen- 
tami alla  tua  famiglia  più  spesso  che  puoi  ed  a  tutti  gli  amici. 
Semi  sarà  dato,  prima  di  salire  all'Eterno,  verrò  a  fare  una 
visita  ancora  aW  Exi>ria.  Baciami  il  mio  Dante  e  tutti  i  tuoi 
figli.  Quando  crederai,  scriverai  a  Modena  questa  mia  avven- 
tnra,  ed  a  mio  fratello.  (2)  Tutti  i  compagni  miei  ti  salutano  ca- 
ramente. Io  ti  abbraccio  e  sono 

il  tuo 
Nardi  . 

P.  S.  Scrivo  colle  manette,  e  perciò  vedrai  il  carattere 
un  po'  tremante;  ma  io  sono  tranquillo  perché  muoio  in  Pa- 
tria e  per  una  Causa  Santa.  L'  atnico  che  veniva  a  cavallo  fu 
la  nostra  rovina.   Addio  di  nuovo. 

Ho  mandato  la  lettera  al  Times  e  ad  altri  gior- 
nali cbe  domani  probabilmente  l'inseriranno.  — Vedo 

(*)  Era  Tommaso  Mazzoli,  uno  dei  cincone  della  spedi- 
zione dei  fratelli  Bandiera,  in  favore  dei  'quali,  per  essersi 
ammesso  «il  benefizio  della  spontanea  presentazione,  »  s' or- 
diuava  «  di  sospendere  la  esecuzione  della  condanna  a  morte.  » 
Relegati  a  Santo  Stefano  ,  furono  poi  tutti  graziati  nella 
Pasqua  del   1846.   Ved.   R.  Pierantoni,  op.  cit.,  p.   526. 

(2)  Giambattista  Nardi,  in  quegli  anni  arciprete  di  Varano, 
in  Lunigiana. 


120  EPISTOLARIO.  [1845] 

dei  fiori  ;  ina  sapete  cbe  vi  fu  data  autorità  di  ven- 
derli come  potete.  Il  numero  della  mia  casa  è  108: 
ma  tutte  le  vostre  mi  sono  giunte  perfettamente 
bene.  Bicordo  benissimo  la  Cugina  Pellegrina,  e  il 
pranzo  con  noi  :  ricordo  il  nome,  ma  non  la  faccia 
del  Yiviani.  V'iio  detto,  mi  pare,  che  dopo  un  se- 
colo, l'Editore  della  Rivista  mi  scrisse  ch'era  ca- 
duta. Ora  ho  dato  l'articolo  a  un  traduttore,  e  ap 
pena  tradotto  farò  di  passarlo  a  un'altra  Rivista. 
Non  e'  è  dubbio  alcuno  che  sarà  o  dalP  una  o  dal- 
l'altra inserito,  ma  v'è  perdita  di  tempo  inevitabile. 
Pazienza.  S'accosta  l'affare  delle  Lettere.  Bisogna 
ch'io  faccia  presto  a  finire  il  mio  opuscolo  sull'Italia. 
Abbracciate  per  me  la  sorella,  alla  quale  scriverò 
due  linee  colla  prossima  mia.  Guardatevi  dal  freddo, 
e  non  temete  di  me  che  sto  bene,  e  non  sento  né  freddo 
né  altro.  Un  abbraccio  al  padre  e  abbiatevi  tutto  l'a- 
more del 

vostro 
Giuseppe. 

MDCCCIX. 
To  THE  EDrroR  of  the  -'  Times.  " 

[London,   1845]  jaiiuary   22. 
Sir, 

The    enclosed  is  a    literal    translation    of   a    let- 
ter  written  to  a  friend  at  Corfu  by  Anacarsi  Xardi. 


Siguoié, 

La    lettera  -qui    uiiita    è    la    traduzione    di     quelhi 
scritta  ad   un  amico  di  Corfii  da    Anacarsi    Nardi,    avvo- 

MDCCCIX.   —  Pnbbl.   nel  Times  del  23  «gennaio  1845. 


[1845]    ^  EPISTOLA  RIO.  ^^^^HP  ^^^ 

a  lawyer  of  Modena,  oue  of  the  exiles  wbo  lauded 
iu  Calabria  witb  tlie  brotliers  Bandiera,  and  died 
at  Cosenza  on  tbe  25*''  of  July,  1844.  leardi  wrote 
it  in  the  condemned  celi  12  honrs  before  his  death  ; 
and  it  breathes  through  every  word  such  a  cairn, 
such  a  hoiiness  of  feeling,  that  1  have  no  doubt  you 
will  gladly  record  it  in  your  valuable  paper.  To 
me  it  seenis  that  a  cause  for  which  such  men  as 
Xardi  fly  to  death  as  to  a  happy  dream  must  be  a 
sacred  one,  and  endowed  with  more  chances  of  suc- 
cess than  a  superlicial  ghinee  at  the  present  mày 
suggest;  but,  whatever  the  opinions  may  bethatyou 
entertain  on  the  subject,  martyrdom  will  allow  of 
no  party  feelings:  and  an  honest  unspotted  man, 
who  can  live  earnestly  and  die  calmly  for  what  he 
believes  to  be  the  true  and  right,  is  in  ali  times, 
and    especially   in    ours,    when    theory  and    practice 


cato  di  Modena,  uno  degli  esuli  sbarcati  in  Calabria  coi 
fratelli  Bandiera,  e  morto  a  Cosenza  il  25  luglio  1841. 
Il  Nardi  la  scrisse  nella  sua  cella,  dodici  ore  prima  della 
sua  morte,  e  da  ogni  parola  traspare  una  tale  calma,  una 
tale  nobiltà  di  sentimenti  che  —  non  ne  dubito  —  Ella 
sarà  lieto  di  pubblicarla  nel  suo  autorevole  giornale. 
Mi  pare  che  una  causa,  per  la  quale  uomini  come  il 
Xardi  corrono  alla  morte  come  verso  un  bel  sogno,  debba 
essere  una  causa  santa,  e  con  più  probabilità  di  successo 
di  quanto  possa  sembrare  ora,  giudicandola  superficial- 
mente. Ma  qualunque  siano  le  sue  opinioni  in  propo- 
sito, dinnanzi  al  martirio  tace  ogni  sentimento  di  parte  : 
un  uomo  onesto,  puro,  che  può  vivere  seriamente  e  mo- 
rire serenamente  per  ciò  cl»e  egli  ritiene  vero  e  giusto, 
è  in  tutti  i  tempi,  e  specialmente  nel  nostro,  in  cui 
la  teoria  e  la  pratica  sembrano  essere  in  eterno   contra- 


122  EPISTOLARIO.  [1845] 

seem  to  be  at  a  perpetuai  variance;  a  siglit  for  ali 
striviiig  men  to  strengthen  tbeir  Learts  witli. 

The  letter  passed  througli  the  hands  of  the  Nea- 
politau  and  Austrian  Go vermi lents,  and  was  trans- 
mitted  by  the  lattei*  to  its  Consul-G-eneral  at  Corfu, 
in  order  to  have  it  handed  over  to  D/  Savelli,  who 
received  it  ou  the  evening  of  the  11^^'  of  December, 
lS44j  four  months  and  17  days  after  it  was  writteii. 

Exoria  (a  Grèek  word^  signifying  exile,  banish- 
nient)  is  the  name  of  the  house  erected  by  the 
exiled  D/  Savelli,  in  the  district  of  Oovacchiana, 
and  where  Xardi  too  was  living. 

Dante  is  a  boy,  the  first  bòrn  of  D.'  Savelli,  to 
whoni  Nardi  was  godfather. 

The  man  who  was  in  the  habit  of  going  on  hor- 
seback  to  the  Exoria  is  Pietro  Boceheciampi,  who 
landed  with  the  20  exiles  for  the  i)urpose  of  betray- 
ing  theni  into  the  hands  of  the  Neapolitan  Govern- 


sto.  uno  spettacolo  che  infonde  nuova  forza  nei  cuori 
di  tutti  coloro  che  lottano. 

La  lettera  passò  per  le  mani  del  Governo  Napoletano 
e  di  quello  Austriaco,  e  da  quest'ultimo  fu  inviata  al  suo 
Console  Generale  a  Corfù,  per  consegnarla  al  Dott.  Savelli, 
che  la  ricevette  la  sera  dell' 11  dicembre  1844,  quat- 
tro mesi  e  diciassette    giorni  dopo   che  era  stata  scritta. 

Exoria  (parola  greca  che  significa  esilio^  bando)  è  il 
nome  della  casa  costruita  dall'  esule  dott.  Savelli  nel 
distretto  di  Covaccliiana,  e  dove  viveva  anche  il    Nardi. 

Dante  è  un  ragazxo.  il  primogenito  del  dott.  Savelli, 
del  quale  il  Nardi  era  padrino. 

L'individuo  clie  aveva  l'abitudine  di  andare  a  Exoria 
a  cavallo  è  Pietro  Boccheciampi,  clie  sbarcò  con  i  venti 


845]  KIMSTOI.AKIO.  123 

ment.     He  was  boni  from  a  Greek  niotber  and  from 
a  Corsica!!  fatber. 

J    a!n.  Sii",  respectfully  yours, 

Joseph  Mazzini. 
08.   Hiofh   Holborii. 


uli,  cou  l'intenzione  di  tradirli   e  di  darli  in  mano  del 
overno  Napoletano.   Egli    è  tìglio  di    madre    greca  e  di 
padre  corso. 

Sono,  o  Signore,  col  massimo  ossequio, 

Giuseppe  Mazzini. 

MUCCCX. 
ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   31   gennaio   1845. 

Cara  madre, 

rispondo  alla  vostra  del  17  gennaio,  un  po'  tardi, 
essendo  venerdì,  ma  non  ho  potuto  prima.  Sto  bene 
<li  salute.  Del  mio  da  fare  dovete  argomentare  dal 
non  aver  potuto  finora  pensare  a  soddisfare  il  desi- 
derio gentile  dell'amica  nostra  :  (*)  non  che  esiga  tempo, 
perché  scriverò  due  righe,  che  sono  scritte  in  un  mi- 
nuto; ma,  per  certo  rispetto  all'affetto  della  di!nanda, 
ho  bisogno  di  prendere  quel  !ninuto  sopra  un  quarto 
d'ora  di  pace,  e  di  nessu!!  pensiero  :  e  non  l' ho  avuto  fi- 
nora. Vado  innanzi  nell'opuscolo  dedicato  a  Sir  J.  Gra- 
ham, che  sarà  passabilmente  hmgo;  e  probabilmente 
il   10  del  mese  venturo  (comincerò  a  stampare.  Credo 

MDCCCX.  —  Inedita.  ]j' autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  1845,   31   gennaio.  » 

(i)  Probabilmente  è  Carolina  Celesia,  che  è  notata  nell'elenco 
di  ([uelle  persone  da  richiedersi  per  il  Fondo  Nazionale.  Ved.  il 
facsimile  nel  XXVI  voi.  dell'  ediz.  nazionale. 


124  EPISTOLARIO.  [1845] 

che  lo  stamperò  per  conto  mio^  e  farò  le  spese  d'alcuni 
avvisi:  poi  colloclierò  dedizione  da  due  o  tre  librai  e 
vedrò  che  ne  accade.  Dare  il  manoscritto  a  un  pub- 
blicatore,  partecipando  negli  utili,  è  lo  stesso,  mi  di- 
cono tutti,  che  non  ricevere  un  soldo  mai.  D'altra 
parte,  io  son  quasi  sicuro  che  una  volta  la  discus- 
sione riaperta  e  P  interesse  rieccitato,  se  ne  devono 
vendere  molte  copie:  sicché  voglio  arrischiare  la  prova 
e  far  le  spese  io  stesso.  Di  certo,  non  vi  perderò. 
Questo  opuscolo  farà  del  bene  alla  causa  italiana 
qui  e  altrove.  —  La  lettera  eh'  io  ho  stampato  di  quel 
Nardi  con  alcune  riglie  mie  su'  giornali  inglesi,  ha 
commosso  moltissimi.  —  Xulla  di  nuovo  del  resto, 
fuorché  la  morte  di  Zurbano,  e  le  disfatte  del  Mini- 
stero di  Francia:  nella  prima  spero  avrete  notato 
che  la  grazia  concessa  a  Prim  era  datata  del  19,  e 
del  19  pure  l'arresto  di  Zurbano  che  dev'essersi 
saputo  lo  stesso  giorno  per  telegrafo  a  Madrid  :  sic- 
ché la  Regina  volle  fare  un  atto  di  clemenza  quando 
seppe  che  avrebbe  fatto  vendetta  sopra  il  capo  della 
rivolta.  (^)  Quanto  alle  cose  di  Francia,  Guizot  è  tanto 
testa  dura  che  probabilmente  resisterà  e  tenterà  pri 
ma  V  esperimento  d' una  rielezione.  Del  resto,  come 
sapete,  io  noìi  annetto  grande  importanza  a  cangia- 
menti siffatti  che  sono  d'uomini,  e  non  di  sistema. 

(^)  Il  guerrigliero  Martin  Zurbano  (1788-1845)  s'era  già 
segnalato  per  atti  di  grande  audacia  durante  la  guerra  contro 
i  Francesi  nel  1808,  e  pili  tardi  in  quella  del  1823.  Nella 
lotta  in  favore  di  Maria  Cristina  contro  i  carlisti  aveva 
raggiunto  il  grado  di  generale,  che  mantenne  sotto  l'Espartero, 
col  quale  divise  le  sventure  e  V  esilio.  Tornato  di  nascosto 
alle  sue  native  montagne,  fu  denunciato,  tratto  in  carcere  a 
Legrono,  e  subito  fucilato  (21  gennaio  1845).  Sulla  grazia 
concessa  al  generale  Priiii,  ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.   82. 


[1845]  EPISTOLARIO.  125 

Il  mio  desiderio  è  clie  Guizot  rimanga  quanto  più 
può.  Credo  renda  uu  servigio  alla  nostra  causa.  (^)  — 
Qui  è  venuta  finalmente  la  neve,  ma  pochissima,  fa 
freddo  ancora  e  forse  ne  verrà  dell'altra,  ma  cade 
nella  notte  e  non  ho  neppure  il  piacere  di  vederla 
fioccare.  Vedrò  le  considerazioni  dell'Andrea,  ma  che 
ragioni  vi  possono  essere  per  non  far  la  prova?  — 
Non  so  chi  sia  la  persona  che  mi  diceva  scacciato 
da  Londra,  ma  certo  conosceva  assai  poco  le  leggi 
inglesi:  io  non  potrò  mai  esserne  scacciato  senza  un 
processo  e  una  condanna  di  deportazione.  Farò  lo 
scritto  ai  parrochi,  madri,  etc,  e  se  occorrerà  non  lo 
firmerò:  leverò  così  ogni  pretesto.  —  È  un  fatto  che 
r  uomo  gigante  trattava  un  tempo  male  i  suoi  ra- 
gazzi, e  che  ora,  sia  che  V  abbiamo  convertito,  sia 
paura,  sia  quel  che  si  vuole,  li  tratta  bene.  Infatti 
è  guardato  di  maP  occhio  e  come  un  disertore  dagli 
altri  padroni.  —  Il  giovine  che  avea  desiderio  di 
vedermi,  e  non  è  venuto  per  paura,  ha  ceduto  a  stolti 
consigli.  V'è  qui  molta  gente  che  si  diverte  per 
giustificar  la  propria  paura  a  metterla  agli  altri.  La 
mia  casa  non  è  vegliata,  e  quand'anche  lo  fosse, 
sarebbe  perfettamente  inutile.  Come  può  la  spia  col- 
locata vicino  alla  i^orta  conoscere  le  persone?  ne  ven- 
gono cinquanta  in  un  giorno,  di  tutti  i  paesi,  di 
tutte  le  classi,  suonatori  d'organo,  signori,  etc.  :  suo- 
nano ed  entrano:  come  si  fa  a  prendere  i  connotati? 
D'altra  parte,  basta  prendere  un  calesse  a  due  strade 
di  distanza,  il  cocchiere  suona,  e  quando  la  porta  è 

(^)  Nei  giornali  erano  infatti  corse  voci  di  crisi  ministe- 
riale in  Francia  dopo  che,  discntendosi  P  8'^  paragrafo  del- 
l'indirizzo al  re,  in^risposta  al  sno  discorso  di  Capodanno,  il 
Gabinetto  Gnizot  aveva  avuto  appena  otto  voti  di  maggio- 
ranza. Tuttavia,  il  pericolo  di  crisi  fn  per  allora  scongiurato. 


126  EPISTOLAHIO.  [1845] 

aperta,  la  persona  scende  ed  entra:  chi  pnò  guardarla? 
—  In  Isvizzera,  i  Gesuiti  avranno  la  trista  jjioria 
d'  aver  eccitata  una  guerra  civile,  e  finiranno  per  es- 
sere scacciati:  vi  sono  già  14  mila  arruolati  per 
prender  V  armi,  se  la  ])ieta  non  decide  la  loro  cac- 
ciata. (^)  —  Tra  cinque  giorni  è  radunato  il  Parla- 
mento; ma  per  un  mese  circa '•non  vi  sarà  attività, 
per  mancanza  di  Membri  e  mille  formalità  cliecon- 

(^)  Fin  dal  1839,  per  opera  di  Joseph  Leu  d'Ebersol  «  ricco 
contadino  e  mercante  di  bestiame,  »  era  stata  presentata  al 
gran  Consiglio  di  Lucerna  una  mozione  per  chiamare  i  Gesniti 
in  quel  Cantone.  La  mozione  fu  per  allora  respinta,  ma  riap- 
parve quando  nei  tre  Cantoni  d'  Argovia,  di  Lucerna  e  di 
Soletta  fu  discussa  la  revisione^  costituzionale.  Il  primo  di  essi 
votò  per  la  soppressione  dei  conventi  della  Compagnia  (13 
gennaio  1841),  e  poiché  una  Dieta  straordinaria  adunata  a 
Berna  ingivinse  il  ristabilimento  dei  conventi  soppressi,  nacque 
nella  Svizzera  una  specie  di  guerra  civile,  per  cui  corse  anche 
del  sangue.  Il  Gran  Consiglio  di  Lucerna,  il  24  ottobre  1844, 
votò  a  grande  maggioranza  per  la  chiamata  dei  G-esuiti  nel 
Cantone,  ciò  che  procurò  un  grande  fermento  negli  altri  Cantoni, 
specialmente  in  quelli  della  Svizzera  francese,  nei  quali  era  vivo 
l'effetto  prodotto  per  la  pubblicazione  recente  del  romanzo  di 
E.  Sue,  Le  Juif  errant,  e  per  le  lezioni  del  Quinet  al  Colle- 
gio di  Francia  contro  la  Compagnia  di  Gesù.  Si  crearono  a 
Berna  e  in  Argovia  compagnie  di  corpi-franchi,  che  numerosi 
marciarono  contro  Lucerna;  ebbero  luogo  uccisioni  (fra  cui 
quella  di  J.  Leu  d'Ebersol),  e  tutto  ciò  senza  che  la  Dieta 
cercasse  di  reprimere  i  tumulti.  Vi  si  decise  dopo  un  sangui- 
noso conflitto  avvenuto  a  Malters,  senza  però  giungere  a  rap- 
pacificar gli  animi.  La  lotta  si  protrasse  con  alterne  vicende 
fino  al  3  settembre  1847:  era  l'alba  dei  tempi  nuovi  per  tutta 
Europa.  E  il  nuovo  pontetìce.  consigliato  da  Pellegrino  Rossi, 
s'era  dichiarato  favorevole  all'espulsione  dei  Gesuiti  e  alla 
soppressione  dei  conventi  in  Argovia.  Infatti,  in  questo  senso 
si  espresse  la  dieta  adunata  a  Berna.  Ved.  A.  Dagukt,  Histoiie 
de  ìa  Confédération  Snisse  deputa  les  tenips  anciens  jnaqu'à  1864: 
Lausanne,  Delafontaine  et  Rouge.   1865,  p.  558  e  segg. 


[1845]  KPISTOLARIO.  127 

siiuìaiio  il  tempo.  Addio,  madre  mia  :    un  abbraccio 
al  padre,  e  a  lui  e  a  voi  tutto  1'  affetto  del 

vostro 
Giuseppe. 

MDCOOXl. 

ALLA   Madre,  a   Genova. 

[Londra],   7  febbraio   1845. 

Cara  madre, 

Xou  guardate  alla  regolarità  delle  mie  lettere, 
perché  tra  le  cose  mie  e  degli  altri,  non  sono  pa- 
drone di  me.  Qualunque  sia  il  giorno,  scrivo  ogni 
settimana:  ed  è  tutto  quello  che  posso  promettere. 
Ieri,  per  esempio,  fui  fuori  di  città  per  assistere  al 
funerale  d'un  fanciullo  tìglio  d^m  amico  mio  caro, 
morto  d'idrocefalo,  ossia  acqua  nel  cervello,  malat- 
tia frequentissima  qui  tra  i  ragazzi,  e  alla  quale  i 
medici  non  sanno  che  fare:  anzi  per  semplice  mia 
curiosità,  mi  sarebbe  caro  sapere  dal  padre  se  in  Ita- 
lia v'  è  cura  adottata  e  dotata  di  certa  efficacia. 
La  cerimonia  è  tristissima,  e  ve  ne  parlerò,  perché 
sappiate  anche  i  dettagli  di  qui  ;  ma  non  ora,  perché 
mi  nuìuca  il  temi)o.  liispondo  alla  vostra  del  24  gen- 
naio. Sto  bene  di  salute;  benché  abbia  preso  tanto 
freddo  ieri  nel  cimitero  che  credeva  in  oggi  star 
male;  ma  quando  mi  sento  un  i)o'  sconcertato,  un'ora 
più  di  letto  è  rimedio  finora  onnipotente  per  me.  Fa 


MDCCCXI.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Natban.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso^  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «  1845,  7  feb.,  con  peti- 
zione. » 


128  EPISTOLARIO.  [1845] 

realmente  moltissimo  freddo  da  tre  nriorni  in  poi. 
L'opuscolo  sui  Bandiera  è  finalmente  pubblicato; 
e  n'ebbi  una  copia.  Avrò  la  massa  nella  settimana 
ventura.  Probabilmente  qualche  giornale  francese 
ne  parlerà  e  saprò  dirveue.  Grazie  per  le  .informa- 
zioni intorno  al  Ghiojlione].  So  ch'egli  ha  scritto 
una  lettera  ad  Agostino  a  Edinburgo:  suppongo 
sarà  sulla  dimanda  della  madre.  Desidero  che  gli 
aiì'ari  gli  vadano  bene.  Mi  duole  assai  d'Andrea,  del 
quale  spero  potrete  darmi  buone  nuove  nella  prima 
vostra.  Chi  è  che  fa  la  statua  di  Colombo!  E  dove 
intendono  di  erigerla?  {^)  E  dove  si  radunerà  il  Con- 
gresso Scientifico  nelP  anno  venturo  ?  (^)  Il  mio  opu- 
scolo inglese  va  innanzi,  e  comincerà  a  stamparsi 
lunedi.  Ma  d'  altra  parte,  prevedo  che  non  potrà 
escire  in  tempo  per  la  discussione:  escirà  dopo,  e 
quanto  allo  scopo  d' introdurre  al  pubblico  la  cono- 
scenza del  vero  stato  d' Italia,  tornerà  tutt'  uno. 
L'opuscolo  non  può  escire  avanti  il  l*"  marzo:  e 
la   discussione   sull'affar  delle  lettere  è   disgraziata- 


(^)  Fin  dal  14  dicembre  1844,  con  Regio  Brevetto,  era  stata 
creata  in  Genova  niia  commissione  presieduta  da  M.  L.  Da- 
razzo,  della  quale  facevano  parte  Lorenzo  N.  Pareto,  Vin- 
cenzo Ricci  e  Domenico  Viviani,  destinata  a  raccogliere  i 
fondi  con  pubblica  sottoscrizione  per  erigere  in  Genova  un 
monumento  a  Cristoforo  Colombo.  La  prima  pietra  fu  posta 
il  27  settembre  1846,  ma  il  monumento,  attorno  al  quale  !ive- 
vano  lavorato  Lorenzo  Bartolini,  che  esegui  la  statua  dello  scopri- 
tore, il  Franzone,  lo  Svanarcino  e  Michele  Canzi,  fu  inau- 
gurato solamente  nel   1862  sulla  piazza  d'  Acquaverde. 

(2)  Com'è  noto,  l' ottavo  Congresso  degli  Scienziati  fu  te- 
nuto in  Genova  dal  15  al  30  settembre  1846.  Una  relazione 
assai  interessante  delle  discussioni  avvenute  può  leggersi  in 
Cosi  la  penso,  Cronaca  di  Filippo  Dk  Boxi,  n.  2  del  set- 
tembre 1846. 


[1845]  EPiSTOLAino.  129 

mente  anticipata,  e  avrà  luooo  il  18  di  questo  mese, 
(^mìlnnqne  ne  sia  la  conseguenza,  a  me  non  im- 
porta. Ho  fatto  il  mio  dovere  nel  pubblicare  questa 
nefandità:  se  non  vogliono  avere  il  rimedio,  peggio 
per  loro.  Intanto,  io  i)er  compire  la  parte  mia,  pre- 
sento un'altra  petizione,  e  ho  finito.  La  mia  peti- 
zione dice  a  un  <lipresso  cosi,  se  Duncombe  che  deve 
presentarla  non  me  la  cangia: 

«  G-.   M.,  étc espone: 

Ch'egli  presentò  il  14  giugno  1844  all'onorevole 
Camera  vostra  una  petizione,  allegante  che  la  sua 
corrispondenza  privata  era  stata  per  molti  mesi  vio- 
lata, con  effrazione  e  falsificazione  di  suggelli,  e  con 
tutte  cautele  tendenti  a  sottrargli  la  conoscenza 
d'un  atto  ch'egli  crede  illegale;  e  chiedente  rimedio. 

«  Che  la  Camera  vostra,  pienamente  svegliata 
all'importanza  del  fatto,  elesse  una  Commissione  Se- 
greta d' Inchiesta^  dalla  relazione  della  quale,  data  sul 
finire  della  Sessione,  le  asserzioni  del  petizionante 
erano  convalidate,  con  di  più  la  certezza  che,  nono- 
stante la  solenne  affernuìzione  di  Lord  Aberdeen^  le 
parti  importanti  della  sna  corrispondenza  erano  state 
comunicate  a  una  potenza  straniera. 

«  (31ie  il  vostro  petizionante  non  può  considerare 
quella  relazione  in  altra  guisa  che  quella  di  mate- 
riali e  documenti  i)reparati  alla  Cameni  per  una  de- 
cisione che  finora  s'  attende. 

«  Che,  per  questa  convinzione,  e  i)er  un  senso 
di  quello  ch'egli  deve  a  se  stesso  e  al  paese  al  quale 
va  debitore  dell'ospitalità,  disposto  inoltre  a  provare 
che  anche  la  vostra  Commissione  in  alcuna  parte  es- 
senziale è  stata  male  informata,  il  vostro  petizio- 
nante dimanda  nuovamente  risposta  alln  sua  lagnanza, 
e  fermamente,    ma.  rispettosamente    insiste  per  sapere 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  i) 


130  EPISTOLARIO.  [1845] 

da  voi  se  in  avvenire,  anche  dov'egli  non  abbia  in- 
franto alcuna  legge  del  Regno,  egli  dev'  esser  sog- 
getto ad  av^re  la  sua  corrispondenza  sistematica- 
mente violata  per  servizio  di  potenze  straniere,  o 
s'egli  può  fidarsi  nella  lealtà  Inglese  e  corrispondere 
senz'aver  da  temere  clie  i  suoi  amici,  in  c.onseguenza 
d'informazioni  date  ai  governi  sotto  i  quali  vivono, 
siano  dati  alla  prigione  o  al  carnefice.  »  (^) 

Per  gustare  la  petizione,  dovete  sapere  che  quando 
Panno  scorso,  Sir  J.  Graham  fu  interpellato  la  pri- 
ma volta,  rispose  più.  volte,  prima  d'esservi  forzato 
dal  clamore  pubblico,  M  egli  fermamente,  ma  rispet- 
tosamente dichiarava  non  volere  scendere  a  spiega- 
zioni su  quel  proposito.  0 

Vi  terrò  a  giorno  d'ogni  cosa  che  concerna  code- 
sto, affare. 

I^uUa  di  nuovo  del  resto:  le  cose  s'imbrogliano 
di  bel  nuovo  in  Ispagna.  Addio,  madre  mia.  Spero 
che  cessi  il  dolore  di  denti    del    padre:  io  dalla  fi 
stola  in  poi  non  ne  ho  mai  avuto.  T'abbraccio  ani 
bedue,  ed  amate  voi  pure  il 

figliuol  vostro 
Giuseppe. 


(1)  La  petizione  fa  presentata  alla  Camera  dei  Comuni 
da  Mr.  T.  S.  Diiucorabe  nella  seduta  del  18  febbraio  1845. 
Ved.  V  appeudice,   e  le  lett.  seguenti. 

(^)  Sir  J.  Graham  lo  aveva  dichiarato  nella  seduta  del 
14  giugno  1844  della  Camera  dei  Comuni.  Ved.  1'  apiìendin- 
al  voi.  XXVI,  p.   332. 


[18J5]  KPISTOLAKIO.  131 

MDCOOXII. 

A   Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   8  febbraio   1845. 


Caro  Giuseppe 


Ho  ricevuto  tutte  le  tue,  e  l'opuscolo.  Xon  so  nulla 
ancora  delle  copie  spedite  dal  Nicol[ini].  La  parte  ma- 
teriale dell'opuscolo  non  mi  piace;  ma  non  importa: 
e  se  m'importa  un  po',  non  è  per  me;  è  perché  un  la- 
voi'o  consacrato  ai  martiri  dovrebbe  spirare  anche  ester- 
namente delicatezza  e  profumo  d'Arte  :  il  colore  della 
coperta  è  pessimo  e  stuona  colle  linee  nere  ;  non  mi  va 
neppure  il  formato.  Duolmiche  Mich[ele]  si  sia  pure  di- 
menticato d'inserire  sulla  copertina  l' annunzio  della 
medaglia  com'  io  gli  aveva  suggerito.  Ma  più  di  tutto 
questo  duolmi  la  spesa  che  mi  pare  altissima:  fatti 
tutti  i  calcoli  possibili,  600  franchi  bastavano  qui 
in  Londra  per  3000  copie;  in  Francia  avrebbe  do- 
vuto essere  d'  un  terzo  minore.  Del  resto  i  caratteri 
son  buoni:  e  la  stampa  esatta:  è  1' essenziale.  (^)  Ho 


MDCCCXII.  —  PabbL  da  D.  Giuriati,  Duecento  Lettere, 
ecc.,  cit..  pp.  67-69.  Qui  si  riscontra  sulP  autografo,  posseduto 
dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel 
Protocollo  della  Giovine  Italia,  è  avvertito  che  la  lett.  giunse 
per  «  posta  francata.  » 

(^)  L'opuscolo:  «  incordi  dei  fratelli  Bandiera  e  dei  loro  com- 
pagni di  martirio  in  Cosenza  il  26  luglio  1844.  Documenti  colla 
loro  corrispondenza.  Editi  da  Giuseppk  Mazzini.  Parigi,  Wiart 
editore,  Via  d'Enghien,  10  e  12,  1845,  »  aveva  infatti  una  co- 
pertina gialla,  riquadrata  da  linee  nere,  larghe  pili  di  mezzo 
centimetro,  e  tutto  ciò  rammentava  forse  al  Mazzini  gli  odiati 
colori  della  bandiera  austriaca.  Il  formato  era  12  x  19. 


132  EPISTOLARIO.  [1845] 

veduto  l'articolo  della  Béforme:  e  lo  spento  fatto 
nome  di  battesimo,  e  Miller  salvo  ;  non  credo  vi  sia 
che  un  francese  capace  di  siffatti  marroni. 

Ciò  che  importa  è  la  vendita. 

Quanto  alia  Tosc|ana]  e  Komjagnaj  non  so  che  dire. 
Vorrei  che  ne  giungesse  un  pacchetto  a  Carlo  Fenzi, 
fratello  delP altro  (^)  a  Pisa:  uno  a  Carlo  N^ot[ari],  a 
Livorno^  un  altro  idem  al  Delhi  Loggia:  uno  a.  un 
Aquarone  di  Porto  Maurizio,  a  Firenze,  e  via  così. 
Poni  inoltre  che  un  pacco  fosse  rimesso  a  Liv[orno], 
a  Not[ari]  o  a  Laf[ond]  per  clii  andrebbe  a  chiederlo, 
io  farei  che  andasse  chi  ne  manderebbe  in  Roma- 
gna, dove  m' inlporterebbe  assai  fosse  letto.  Ma  io 
non  sono  a  Marsiglia:  non  so  neppure  s^io  possa  fi- 
darmi di  Sterb[ini]  o  di  Giacop[ello].  Come  posso  io 
dare  istruzioni  ì  So  che  s'  io  fossi  a  Mars[iglia]  ne 
manderei  senza  pericolo  quante  copie  volessi:  man- 
dar libri  in  Toscana  è  cosa  da  ridere.  —  Mi  dirai  a 
ogni  modo  se  credete  aver  modo  per  là:  se  no,  tro- 
verò io  presto  o  tardi.  Xe  parlo  a  te  per  gli  altri  : 
ma  anche  con  te,  non  intendo  infranger  la  legge: 
la  diffusione  degli  scritti  mi  pare  l'unica  cosa  alla 
quale  tu  pure  devi  sentir  obbligo  di  prestarti. 

Va  bene  di  Rob[ecchi].  Digli  che  manderò  quel 
resto  appena  potrò:  ora  assolutamente  non  posso. 

Spero  che  a  quest'ora  avrete  ricevuto  le  meda- 
glie spedite  per  via  di  Southampton. 

Il  18  va  qui  la  discussione  finale  sull'affar  delle 
lettere:  vedremo. 

Quando  taluno  ti  recò  da  parte  di  Ciani  l'opu- 
scolo sull'Austria  che  faceste  tradurre  in  francese, 


(^)  Su  Carlo  Fenzi,  fratello  maggiore  di  Sebastiano,    ved. 
Per  ora  la  nota  alla  lett.  MDCCLXIII. 


[1845J  KPISTOLARIO.  133 

non  ti  fu  anche  inviato  un  manoscritto  o  stampato 
contenente  note  su  quel  libretto  concernenti  la  Lom- 
bardia! Erano  per  me.  (^) 

Ho  letto  finalmente  V  articolo  di  Ferrari  che  mi 
concerne.  Xon  sarei  entrato  in  polemiche  con  lui, 
anche  senza  la  tua  inchiesta.  Per  quel  che  concerne 
me,  non  fo  polemiche  mai  ;  per  quel  che  concerne  la 
questione  Italiana^  io  spero  più  da  lui  medesimo,  che 
non  da  me.  (-)  Ha  ingegno  e  finirà  per  intendere  che  le 
insurrezioni  non  i>iovono  dal  cielo  senza  concerto  pre- 
vio :  che  il  popolo  non  inizierà  mai,  anche  quando 
si  riescisse  ad  addottrinarlo,  cosa  impossibile,  una 
rivoluzione,  ma  seguirà  gli  uomini  della  classe  media 
quando  vorranno  averlo:  che  —  quand'ei  non  voglia 
un  esercito  francese  oltre  l'Alpi,  cosa  di  che  lo  so- 
spetto —  o  bisogna  rinunziare  a  un  cangiamento,  o 
cercarlo  per  la  nostra  via.  Ferrari  non  ha  afferrato 
il  concetto  mio:  ei  mi  accusa  di  volere  rigenerare 
l'Italia  con  una  Società  segreta;  mentr'io  non  voglio 
se  non  un  corpo  d' uomini  ordinati  a  rappresentare 
una  dottrina  e  a  far  si  che  la  prima  insurrezione 
s'informi  a  quella.  Sètte  furono,  sono,  e  saranno  sem- 
pre in  Italia:  ma  negli  ultimi  tempi  io  non  ho  cer- 
cato altro  che  far  della  Giovine  Italia  un  corj^o  mo- 

(*)  «  Ho  trovato  l'opuscolo  Austria  e  suo  avvenire  con  note 
lombarde  :  non  ini  averan  detto  nulla  e  credevo  fosse  per  me.  » 
Lett.  del  Lamberti  al  Mazzini,  del  14  febbraio  1844  (in  Pro- 
tocollo della  Giovine  Italia,  voi.  Ili, -p.- 175). 

(*)  In  una  seconda  parte  dell'  art.  La  Revolution  et  les 
Révolutionnaires  en  Italie,  pubbl.  nella  lìevue  des  Deux-Moìides 
del  1»  genjiaio  1845  (la  prima  era  apparsa  nel  fase,  del  15  no- 
vembre 1844),  il  Ferrari  s' era  occupato  a  lungo  del  Mazzini  ; 
al  qual  proposito  il  Lamberti  aveva  scritto  al  Mazzini  il  23 
gennaio  1845:  «  Che  Ferrari,  autore  dell'articolo  lievue  des  Deux- 
J/ourfe*  vorrebbe  non  impegnasse  polemica  seco.  È  suo  amico  e  l'a- 
vrem  nostro,  credo  presto,  in  opinioni.  »  Id.,  voi.  IH,  p.  169. 


134  EPISTOLARIO.  [1845] 

rale,  superiore  a  tutte  le  sètte,  una  bandiera,  ch'esce 
adottassero.  Del  resto,  ciò  die  si  dice  di  me  non 
importa:  importa  che  non  v'è  modo  di  riunirsi  tutti 
quanti  siamo  dotati  d'un  po'  d'ingegno  a  rapi)re- 
sentare  davanti  all'Italia  ed  agli  stranieri  una  cre- 
denza comune,  l'nnità  futura  del  paese  in  una  parola. 

Pietro  mi  scrive  se  non  sarebbe  meglio  mandar  le  co- 
pie per  Xew  York  dalla  Francia  :  e  non  ho  obbiezioni  : 
bisognerebbe  mandarne  250:  a  Felice  Foresti,  371, 
Broadway,  New  York.  —  Gli  scriverò  io,  avvertendolo. 

Il  mio  numero  è  108:  il  109  è  d'una  bottega 
attigua,  dove  peraltro  le  lettere  son  sicure. 

Dirai  a  Pietro,  per  lui  e  per  Bud[ihi],  che  ho  rice- 
vuto la  loro,  che  non  ho  risposto,  perché  non  ho  mai 
avuto  occasione  sicura,  e  per  la  posta  non  voleva:  che 
ne  avrò  una  il  15  di  questo,  e  risponderò  ;  ma  che  di- 
sgraziatamente ho  un  fin  de  non  recevoiì^per  l'impossi- 
bilità attuale  in  me  di  trovar  danaro. 

Come  stai?  Saluta  Michele:  già  questa  lettera 
è  per  tutti.   Ama  il  . 

Giuseppe. 
MDOOCXIII. 

To  THE  Editor  of  the  "  Morning  Chronicle  ",  London. 

[London].    1845,   february   12. 

Sir, 
Perhaps   you   will   allow    me   a   corner   of   your 
paper,    for    a    few    lines    concerning    the    affair    of 

Signore, 
Spero    elle    mi    concederete    un    posticino    nel    vostro 
giornale  per  poclie  rigìie  riguardanti  la  questione  dell'  aper- 

MDCCCXIII.  —  Piibbl.  nel  Morning  Cìironicle  del  13  feb- 
braio 1845. 


[18I5J  EPISTOLARIO.  135 

the  letter-opeiiiiio"  at  tlie  Post-office,  wbicli  is  to 
be  broiight  forward  oii  the  18*''  iust.  (*)  Daring  ali 
the  disciissions  which  this  affair  has  occasioned  in 
the  past  year,  in  and  out  of  Parlianient,  I  have  care- 
fu  lly  abstained  trom  entering  into  the  contro versy. 
I  do  not  intend  entering  into  it  to-day.  My  part, 
as  a  tbreigiier.  seeins  to  ine  to  be  properly  limited 
to  my  showi ng  the  country,  \Yhose  hospitality  I 
liave  received,  the  manner  in  which  its  Ministers 
understand  this  hospitality,  as  far  as  concerns  me. 
It  is  the  business  of  the  country  to  declare  solemnly 
whether  it  will  ratify  the  ministerial  defini tion,  or 
if  it  has  a  better.  But  so  many  months  have  rolled 
by  since  my  first  petition,  so  many  vague  or  er- 
roneous  assertions  have  been  in  the  interval  thrown 


tura  (Ielle  lettere  nell'Ufficio  della  Posta,  che  deve  es- 
sere messa  sul  tappeto  il  18  di  questo  mese.  Durante 
tutte  le  discussioni,  alle  quali  la  questione  ha  dato  origine 
l'anno  scorso,  dentro  e  fuori  il  Parlamento,  io  ho  avuto 
cura  di  asteneraii  ad  entrare  nella  controversia.  Non  in- 
tendo di  parteciparvi  oggi.  Il  mio  compito,  come  stra- 
niero, mi  sembra  conveniente  che  si  limiti  a  mostrare  al 
paese,  da  cui  ho  avuto  ospitalità,  il  modo  come  i  suoi  Mi- 
nistri intendano  questa  ospitalità,  per  quanto  mi  riguarda. 
Spetta  al  paese  di  dichiarare  solennemente  se  voglia  ra- 
tificare la  definizione  ministeriale,  o  se  ne  abbia  una  mi- 
gliore. Ma  tanti  mesi  sono  trascorsi  dalla  prima  petizione, 
tante  afì:ermazioni  vaghe  o  eil'onee  nel  frattempo  sono  state 

(^)  La  discussione  stili'  apertura  delle  lettere  del  Mazzini, 
che  s'era  chiusa  nell'aj^osto  dell'anno  prepedente  (ved.  la  lett. 
MDCCLXII),  fu.  infatti  ripresa  nella  seduta  della  Camera  dei 
Comuni. del   18  febbraio  1845.  Ved.  V  appendice. 


136  KPISTOLARIO.  [1845] 

oiit  for  aud  agaiiist,  tbat  it  appears  to  me  it  woiild 
be  usefiil  to  ali  tbose  wlio  see  in  tbis  questioii  a 
question,  not  of  party  politics^  bui  of  public  inorai- 
ity,  whicli  it  iinports  the  country  to  resolve,  to  pos- 
sess  a  brief  summary  of  the  ascertàined  facts  whicli 
should  form  the  elements  of  their  decision. 

On  the  1^^  of*  March,  1844,  according  to  the 
reports  of  the  two  committees,  (^)  a  warrant  was  issued 
to  open  ali  letters  addressed  to  me,  wherever  they 
ììiight  come  from.  It  vv^as  canceiled  on  the  3"^  of 
Jnne,  when  it  was  known  that  I  intended  petition- 
iug. 

The  date  of  tlie  l''*  of  March  a}>proaches  the 
ternis  of  my  petition;  it  is  no  less  inexact.  Ignorant 
of  the  course  which  iiiight  be  taken  by  the  govern- 


emesse  pr»'  e  contro,  die  ini  sembra  sarebbe  utile  a  tutti 
coloro  che  in  (piesta  faccenda  vedono  una  questione,  non 
già  di  politica  di  partito,  ma  di  pubblica  moralità,  che 
al  paese  interessa  di  risolvere,  di  avere  un  breve  rias- 
sunto dei  fatti  accertati,  elementi  indispensabili  per  for- 
mare la  loro  decisione. 

Il  1°  marzo  1844,  secondo  le  relazioni  dei  due  Co- 
mitati, fu  emanata  un' ordl^uanza  per  aprire  tutte  le  let- 
tere a  me  indirizzate,  da  qualunque  parte  giungessero. 
Essa  fu  annullata  il  3  giugno,  quando  si  seppe  che  avevo 
intenzione  di  presentare  una  petizione. 

La  data  del  1**  marzo  si  avvicina  a  quella  della  mia 
petizione;  ma  non  è  per  ciò  meno  inesatta.  Ignaro  dei 
procedimenti  presi  dal  Governo,  nella  mia  petizione  non 


(^)  Sui  rapporti  dei  due  Comitati,  della  Camera    dei    Co- 
muni e  di  quella  dei  Lorda,  ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCLXIII. 


[Ib45]  KFISTOLARIO.  137 

ment,  I  oiily  asserted  in  my  petitioii  wliat  I  was 
then  in  a  conditiou  to  prove.  I  believe  uiyself  aiitli- 
orized  nofv  to  affirm,  that  letters  adclressed  to  me 
were  oi)ened  ttro  montks  previous  to  this  date.  How 
to  recoiicile  tbis  fact  witb  tlie  date  of  tbe  warrant, 
is  beyond  my  power.  Has  a  warrant  been  invent- 
ed  to  narrow  tlie  proi>ortions  of  tbe  case  before  tbe 
coiuniittee  ?  Or  bave  103^  letters  been  opened  duriug 
two  montbs  witbout  any  warrant  at  ali,  but  siniply 
in  conseqnence  of  some  confìdential  note  from  tbe 
Home  Secretary,  and  as  a  matter  of  officiai  friend- 
liness  ?  It  is  equally  impossible  for  me  to  admit 
eitlier  one  or  tbe  otber  of  tbese  bypotbeses.  or  to 
tìnd  out  a  more  satisfactory  one. 

However  it  migbt  bave  been,  during  tbese  tbree 
montbs.  according  to  tbe  reports — during  Ave  montbs, 
according  to  me — ali  letters  addressed  to  me,   from 


feci  se  nou  asserire  ciò  che  allora  ero  in  grado  di  pro- 
vare. Mi  ritengo  autorizzato  adesso  ad  affermare  che 
lettere  indirizzate  a  me  furono  aperte  due  mesi  prima 
di  tpiella  data.  È  per  me  assolutamente  impossibile  di 
conciliare  questo  fatto  con  la  data  dell'  ordinanza.  È 
stata  forse  inventata  un'  ordinanza  per  restringere  le  pro- 
porzioni del  fatto  dinanzi  al  Comitato?  Oppure,  sono 
state  aperte  le  mie  lettere  durante  due  mesi  senza  or- 
dinanza di  sorta,  ma  semplicemente  in  seguito  a  qualcìie 
nota  confidenziale  del  Segretario  di  Stato  dell'Interno,  e 
a  titolo  di  amicizia  ufficiale  ?  Mi  è  egualmente  impossi- 
bile-di ammettere  l' una  o  l'altra  di  queste  ipotesi,  o  di 
trovarne  una  per  me  più  soddisfacente. 

Comunque,  nel  corso  di  questi  tre  mesi,  secondo  le 
relazioni  —  nel  corso  di  cinque  mesi,  secondo  me  —  tutte  le 
lettere  a  me  indirizzate,  in  numero   da    cinquanta    a    ot- 


138  EPISTOLARIO.  [1845] 

fifty  to  eigfbty  in  niimber,  were  opened  ;  that  is  to 
say,  from  fifty  to  eigiity  seals  bave  been  brokeu, 
and  more  or  less  cleverly  counterfeited  ;  from  fifty 
to  eighty  post-marks  bave  been,  more  or  less  care- 
fully,  stamped  over  the  ordinary  post-marks,  in 
order  to  conceal  tbe  lioiir  in  wbicb  tbe  letters  pas- 
sed-tbrougb  tbe  general  office:  every  precaution  was 
taken  to  bidè  from  me  the  knowledge  of  these  facts. 
Tbese  letters  were  sent  to  me  from  tweuty-five 
or  tbirty  dilferent  persons — English,  Italian,  and 
otbers,  of  both  sexes  ;  the  greatest  number  from 
England.  The  warrant,  therefore,  in  its  application, 
attacked  from  twenty-fìve  to  tbirty  persons,  mostly 
English.  In  tbe  Papa!  States  we  bave  too  often 
a  permanent  spy,  the  confessor  ;  bnt  at  tbe  most  he 
only  informs  the  government  of  what  you^  you  alone, 
teli  bim. 


tanta,  furono  aperte;  vale  a  dire  da  cinquanta  a  ottanta 
sigilli  furono  rotti,  e  più  o  meno  abilmente  contrnffattij 
da  cinquanta  a  ottanta  timbri  postali,  con  maggiore  o 
minor  cura,  furono  timbrati  di  nuovo  sull'indicazione  po- 
stale ordinaria,  per  nascondere  l' ora  in  cui  le  lettere  pas- 
sarono per  1' ufficio  generale  della  posta:  ogni  precauzione 
fu  presa  per  impedire  clie  io  venissi  a  conoscenza  di  que- 
sti fatti. 

Queste  lettere  mi  erano  state  mandate  da  venticinque  o 
trenta,  persone  diverse  —  inglesi,  italiane  e  d'altre  nazioni 
dell'uno  e  dell'altro  sesso:  il  m.'iggior  numero  dall'In- 
ghilterra. Per  conseguenza,  l'ordinanza,  nella  sua  appli- 
cazione, venne  a  ledere  da  venticinque  a  trenta  persone, 
per  la  maggior  parte  inglesi.  Negli  Stati  Pontifici  ab- 
biamo troppo  spesso  una  spia  permanente,  il  confessore  ; 
ma.  tutto  al  più,  egli  informa  il  Governo  solamente  di  ciò 
che  i'o/,  voi  solo  gli  dite. 


[1845]  KPiSTOi-ARio.  139 

The  most  import ant  parts  of  the  contents  of  my 
ìetters,  notwitlistaiiding  the  soleinn  assertiòn  to  the 
coutrary  of  Lord  Aberdeen  in  the  House  of  Lords, 
icere  regularìi/  communicated  to  a  foreign  power  [See 
tlie  two  reports]. 

The  cause  of  this  couduct,  according  to  the  re- 
portSj  Avas  that  representations  had  heen  made  to  the 
British  governmeut  from  high  sources  (foreign  enibas- 
sies),  that  '  plots,  of  which  M.  Mazzini  was  the  centre, 
were  carrying  on  upon  British  territori/^  to  excite  an 
insurrection  in  Italy,  and  that  such  insnrrection, 
shouìd  it  assume  a  formidable  aspect,  would,  from 
pecullar  \)o\itÌG'ci\  cireumstances,  disturb  the  peace  of 
Europe.  ' 

It  was  then,  simply,  upon  not  oniy  information^ 
but  argued  probabilities  of  a  foreign  ambassador 
that  the  measure  was  adopted. 


Le  parti  piti  importanti  del  coìiteniUo  delle  mie  lettere  y 
ad  onta  deUa  solenne  asserzione  in  contrario  fatta  da 
Lord  Aberdeen  alhi  Camera  dei  Lords,  furono  regolar- 
mente comunicate  ad  una  Potenza  straniera  [Ved.  le  due 
relazioni]. 

La  ragione  di  questo  modo  di  procedere,  secondo  le 
relazioni,  fu  che  rimostranze  erano  state  fatte  al  Governo 
britannico  da  alte  fonti  (ambasciate  straniere),  perché 
'  complotti,  dei  quali  il  signor  Mazzini  era  l'anima,  si  tra- 
mavano su  territorio  britannico,  per  fomentare  un'  insur- 
rezione in  Italia,  e  percìié  tale  insurrezione,  se  avesse 
assunto  aspetto  formidabile,  avrebbe  disturbata^  per  spe- 
ciali circostanze  politiclie,   la  pace  dell'  Europa.  ' 

Fu  dunque  semplicemente,  non  solo  in  base  a  infor- 
mazioni, ma  su  probabilità  supposte  da  un  ambasciatore 
straniero,  che  il  procedimento  fu  adottato. 


140  EPISTOLARIO.  [1845] 

The  riglit  of  the  mterfereiioe  of  the  British 
cabinet  ax>i)ears  to  ground  itself  upon  this:  that 
plots  were  carrying  on  upon  British  territori/.  Why, 
then,  was  not  the  operation  of  the  warrant  confined 
to  letters  coming  from  Corfu,  Malta,  or  other  Bri- 
tish possessions  ! — a  restriction  anah)gous  to  that 
adopted  in  the  warrant  against  Lord  George  Gordon, 
quoted  in  the  report  of  the  committee  of  the  House 
of  Oomuions. 

'  It  was  not  made  known  to  the  foreign  power 
by  ivhat  means,  or  froni  what  source  the  informa- 
tion  had  been  obtained.  '  One  niight  say  thajt  they 
were  ashained  of  it. 

^  The  information  was  not  of  a  nature  to  com 
promise,  and  did  not  conii)romise  the  safety  of  auy 
individuai.  '  This  assertion — which  in  no  respect 
influences  the  uiorality  or  immorality  of  the  act — is 


Il  diritto  di  intervento  del  Gabinetto  britannico  ap- 
parisce fondato  vSii  di  ciò  :  che  complotti  si  tramavano 
su  territorio  britannico.  Perché  dunque  l'azione  dell'or- 
dinanza non  fu  limitata  alle  lettere  provenienti  da  Corfii, 
da  Malta  o  da  altri  possedimenti  britannici,  adottando 
una  restrizione  analoga  a  quella  che  fu  presa  nell'ordi- 
nanza contro  Lord  George  Gordon,  citata  nella  relazione 
del  comitato  della  Camera  dei  Comuni  ? 

'  Non  fu  comunicato  alla  Potenza  straniera  con  quali 
mezzi  o  da  quale  fonte  l'informazione  era  stata  ottenuta.  ' 
Si  direbbe  che  se  ne  vergognavano. 

'L'informazione  non  era  di  natura  tale  da  compro- 
mettere, e  non  compromise  la  sicurezza  di  alcun  indivi- 
duo. '  Questa  affermazione  —  che  jn  nessun  modo  influisce 
sulla  moralità  o    immoralità    dell'atto    —    è    abbastanza 


[1845]  KPISTOLAKIO.  141 

somewhat  bold;  aud  I  sliould  like  to  ask  the  coiu- 
mittee  to  dra^v  up  a  fonn  of  useful  inforniatiou  whicli 
shoald  iiot  eiidanger  aiiy  oiie.  With  govefìinients 
like  onrs^  the  most  vaglie  woiild  be  precisely  the  most 
dangerous.  Biit  there  is  yet  more. 

The  plots  which  were  '  carrying  cu  upon  British 
territory  '  were  the  iutentions  of  the  two  brothers, 
Baìuliera^  sons  of  the  Austriau  rear-admiral,  to 
qiiit  Corfii  for  Italy  iipoii  any  favourable  occasion 
l'or  the  national  cause.  The  inforiiiations  given  by 
the  British  cabinet  specially  concerned  those  in- 
teiitioiis.  The  brothers  Bandiera^  with  seveii  of  their 
coinpauious,  icere  shot  on  the  25''''  of  July  ai  Cosenza, 
in  the  kingdom  of  ISTaples. 

I  do  not  think  I  need,  for  those  who  know  me, 
state  bere  that  not  only  I  did  not  assist  their  pro- 
jected  descent  upon   Italy,  but  that  I  did    ali    that 


audace:  e  vorrei  domandare  al  Comitato  di  redigere 
una  forma  di  informazione  utile  che  non  metta  in  pe- 
ricolo alcun  individuo.  Con  Governi  come  il  nostro,  la 
pili  vaga  sarebbe  precisamente  la  pili  pericolosa.  Mav'è 
ancora  di  più. 

I  complotti  che  '  si  tramavano  su  territorio  britan- 
nico '  erano  le  intenzioni  dei  due  fratelli  Bandiera,  tìgli 
del  contrammiraglio  austriaco,  di  cogliere  qualsiasi  occa- 
sione propizia  alla  causa  nazionale  per  lasciare  Corfù 
diretti  in  Italia.  Le  informazioni  comunicate  dal  Gabi- 
netto britannico  riguardavano  specialmente  quelle  inten- 
zioni. I  fratelli  Bandiera,  con  sette  dei  loro  compagni, 
furono  fucilati  il  25  luglio  a  Cosenza,  nel  Regno  di  Napoli. 

Non  credo  sia  necessario,  per  ehi  mi  conosce,  di  affer- 
mare qui,  che  non  solamente  non  aiutai  la  loro  proget- 
tata discesa  sull'Italia,  ma  che  feci  quanto  stava  in    me 


142  EPISTOLA  KIO.  [1845] 

was  in  uie  to  biiider  its  realization  ;  and  as  to  tbose 
who  opened  my  correspondence,  they  must  bave  seen 
tbi8  in  tbe  first  montb  of  tbeir  business.  But  I 
will  teli  in  a  few  words  bow  tbe  catastropbe  was 
bi'ougbt  about. 

Tbe  brotbers  Bandiera  inteuded  to  set  out  for 
Italy;  but  it  was  tbe  Estates  of  tlie  Pope,  wbere  tbe 
agitation  bad  tbe  most  tbreatening  appearance,  and 
wbere  tbey  reckoued  upon  numerous  friends,  tbat 
tbey  bad  principally  in  view.  Tbe  Italian  govern- 
ments  informed  of  their  intentions^  and  dreading  tbeiu, 
tbrougbt  it  better  tbe  eboose  for  tbem  tbe  place 
and  tbe  bour  to  lead  tbem  into  a  snare,  and.  to 
cause  tbeir  ruin.  Tbe  Neapolitan  government  bad 
ebarge  of  tbis. 

Agents  were  despatcbed  from  i^aples  to  Corfu, 
witb  tbe  mission  of  drawing  tbe  attention  of  tbe 
Bandiera  upon  tbat  Kingdom  ;  captains  of  mercbant 


per  ostacolarne  la  esecuzione  :  e  i  violatori  della  mia 
corrispondenza  debbono  essersene  accorti  nel  primo  mese 
del  loro  lavoro.  Ma  in  pocbe  parole  dirò  come  la  cata- 
strofe avvenne. 

I  fratelli  Bandiera  avevano  l'intenzione  di  partire  per 
l' Italia  :  ma  avevano  principalmente  di  mira  gli  Stati 
del  Papa,  dove  l'agitazione  aveva  apparenza  più  minac- 
ciosa e  dove  facevano  assegnamento  su  numerosi  amici. 
I  Governi  italiani,  informati  delle  loro  intensioni,  e  pa- 
ventandole, credettero  invece  meglio  di  scegliere  essi  il 
posto  e  l'ora,  per  condurli  in  un  agguato  e  per  causare 
la  loro  rovina.  Al  Governo  napoletano  ne  fu  affidato  l'in- 
carico. 

Furono  inviati  agenti  da  Napoli  a  Corfii,  con  la  mis- 
sione di  attirare  l'attenzione  dei  Bandiera  su  quel  Regno; 


[1845]  EPISTOLARIO.  143 

vessels  lancled  from  the  Calabria,  and  fuUy  coulìrm- 
ed  tlieir  reports.  According  to  theiii  the  mouiit- 
aius  of  the  Calabria  were  full  of  insiirgeiits  :  iii  order 
to  act,  they  oiily  waiited  chiefs  ;  they  were  astonish- 
ed  that  none  of  the  exiles  arrived  among  them  : 
they  desired  men  troni  the  other  Italian  provinceSj 
that  the  national  will  might  be  better  represented 
by  the  insurrection  and  as  the  coast  was  iiot  more 
closely  Nvatched  than  usuai,  the  exiles  might  reach 
without  danger.  across  the  mountains,  the  place 
where  the  insurgents  maintained  themselves.  A  man 
uamed  Boccheciampi^  enjoying  their  entire  confìdence, 
was  bought.  He  set  out  with  the  exiles.  He  disap- 
peared  as  soon  as  they  landed,  and  went  to  Cotrone 
to  teli  the  authorities:  There  they  are,  moving  to- 
icards  sudi  a  point  ;  there  you  may  seize  them.  At  the 
mouth  of  San  Giovanni  in  Fiore,  the  exiles,  twenty 


capitani  di  navi  mercantili,  sbarcati  dalla  Calabria,  con- 
fermarono esatte  le  relazioni  di  quegli  agenti.  Secondo 
loro,  le  montagne  della  Calabria  erano  piene  di  insorti, 
i  quali,  per  agire,  avevano  solamente  bisogno  di  capi;  si 
meravigliavano  che  nessuno  degli  esuli  arrivasse  fra  di  loro  : 
desideravano  uomini  di  altre  provincie  italiane,  affinché 
la  volontà  nazionale  fosse  meglio  rappresentata  nell'in- 
surrezione, e  siccome  La  costa  non  era  vigilata  più  stret- 
tamente del  solito,  gli  esuli  avrebbero  potuto  senza  peri- 
colo alcuno  raggiungere,  attraverso  le  montagne,  il  luogo 
dove  gli  insorti  si  mantenevano.  Un  uomo,  chiamato  Boc- 
checiampì.,  clie  godeva  la  loro  piena  fiducia,  si  vendè. 
Egli  salpò  con  gli  esuli.  Scomparve  appena  essi  sbarcarono, 
e  si  recò  a  Cotrone  per  dire  alle  autorità:  Eccoli  là  che 
muovono  verso  il  tal  punto-,  là  potete  catturarli.  Alle  bocche 
di  San  Giovanni  in  Fiore  gli  esuli,  in  numero  di    venti. 


144  EPISTOLARIO.  [1845] 

in  miiiiber,  tbund  tliemselves  surrounded  by  a  mass 
of  royal  troops.  Two  fell  ;  the  rest  were  seized  aud 
condiicted  to  Cosenza.  Nine  of  tbein  were  shot, 
aiid  died  like  saints.  One  of  tbem,  Attilio  Bandiera, 
bad  written  to  me,  on  the  21''*  of  May,  immediately 
after  setting*  foot  on  Britisb  soil  at  Corfn — '  Trust- 
ing  in  the  Icnoioi  honesty  of  the  Eìiglish  post,  yon 
can  noie  write  to  me  in  my  oicn  name.  ^ 

Sttch  are  the  facts.  Let  any  honest  Englishnian 
put  bis  band  on  bis  beart,  and  judge  what  degree 
of  indirect  participation  he  wonld  lay  to  the  ebarge 
of  those  wbo  gave  tbe  first  Information. — I  am,  sir, 

Yoiir  most  obedient, 
Joseph  Mazzini. 
10<S,  High  Holborn. 


si  trovarono  circondati  da  una  massa  di  truppe  regie. 
Due  caddero;  gli  altri  furono  catturati  e  condotti  a  Co- 
senza. Nove  di  essi  furono  fucilati  e  morirono  come 
santi.  Uno,  Attilio  Bandiera,  mi  aveva  scritto  il  21  maggio, 
immediatamente  dopo  di  aver  posto  il  piede  sul  suolo 
britannico,  a  Corfii:  '  Fidando  sulla  nota  onestà  delle  po- 
ste inglesi,  potete  indirizzar  qui  al  mio  nome  le  vostre 
lettere.  ' 

Questi  sono  i  fatti.  Ogni  onesto  inglese  si  ponga  la 
mano  sul  cuore  e  giudichi  qual  grado  di  partecipazione 
indiretta  egli  attribuirebbe  a  carico  di  coloro  che  forni- 
rono la  ])rima  informazione. 

Io  sono,  o  Signore, 

vostro  obbedientissimo 
Giuseppe  Mazzini. 


108,  High   Holborn. 


|1845]  Ei'iSTOLAitio .  145 

MDCCCXIV. 

ALLA   Madre,  :\  Genova. 

[Loiulra],    14  febbraio   1845. 
Mia  cara  madre. 

Kispoiido  alla  vostra  del  7  febbraio,  ricevuta 
qiiest^oggi,  e  alP  altra  immediatamente  anteriore.  Voi 
non  dovete  mai  essere  inquieta  finché  dura  questa 
stagione  d' alcun  ritardo  delle  mie  lettere  :  v'  è  neve 
l)er  tutto,  e  qui  ha  nevicato  per  due  giorni:  fuori, 
i  venti  impediscono  P  arrivo  o  la  partenza  dei  Va- 
pori. Inoltre,  il  18,  martedì  venturo,  va  la  discus- 
sione in  Parlamento  suIPaffar  delle  lettere:  e  sono 
occupatissimo.  Ho  stampato  una  lunga  lettera  su  questo 
afftire,  firmata  s^ intende,  nel  Morning  Chronicle,  ieri; 
e  spero  ne  stamperanno  un'  altra  più  lunga  lunedì, 
il  giorno  prima  della  discussione.  Forse  ve  la  tra- 
smetterò in  inglese,  e  troverete  qualcuno  che  ve  la 
tradurrà.  Duncombe  è  deciso  di  parlare  tanto  cal- 
damente sulP affare  dei  Bandiera,  etc.  da  farsi  richia- 
mare all'ordine.  Il  Ministero  per  allontanare  la  bur- 
rasca, ha  fatto  spargere  e  inserire  in  alcuni  Giornali 
che  il  cabinet  noir  è  stato  sciolto  e  gli  impiegati 
che  v'erano  addetti  licenziati;  ed  è  la  verità:  ma 
a  noi  non  basta,  né  può  bastare;  possono   chiudere 


MDCCCXIV.  — Inedita.  L' autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  mjidre  del  Mazzini  annotò:  «  14  febl).  1845,  con  brano 
di  petizione.  » 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voL  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  10 


148  EPISTOLARIO.  [18  45] 

tatti  i  bureaux  del  mondo,  finché  nn  Atto  di  Parla- 
mento non  dichiari  illegale  qnel  potere,  e  non  im- 
ponga ai  Direttori  della  Posta  di  resistere  a  ogni 
domanda  che  veni.sse  loro  fatta  da  chicchessia,  pos- 
sono ricominciar  quando  vogliono.  A  ogni  modo,  il 
passo  fatto  dal  Ministero  di  chiudere  dopo  che  ave- 
vano ciarlato  tanto  de'  loro  diritti,  è  un  trionfo  ot- 
tenuto. Vedremo  poi.  La  mia  seconda  lettera  al 
Morning  Chronicle^  se  la  inseriscono,  è  molto  ardita, 
ma  sempre  però  nei  termini:  parla  della  pro\a  che 
i  Ministri  hanno  dato  con  quelP  atto  di  aver  tutte 
le  loro  tendenze  verso  l'assolutismo,  e  delle  condi- 
zioni d'Italia,  e  finisce  cosi: 

«  La  discussione  prossima  provocherà  essa  l' e- 
spressione  di  sentimenti  simili  a  quelli  che  ho  scritti 
qui?  Io  noi  so;  ma  una  cosa  so:  ed  è,  che  io  non 
incontrerò  mai  un  Membro  del  Gabinetto  o  uno  dei 
Membri  del  Parlamento  che  avrà  sostenuto  col  suo 
voto  V  oscena  pratica,  senza  che  una  voce  consolante 
non  mi  mormori  segretamente:  tu  sei  povero  ed  esule: 
ma,  la  Dio  mercé,  tu  non  ti  sei  mai  collegato  segreta- 
mente coli'  oppressore  potente  contro  il  debole  op- 
presso: tu  non  hai  mai  ciarlato  di  libertà  costitu 
zionali  per  aiutare  intanto  il  servaggio  in  Europa  : 
tu  non  hai  mai  rotto  il  suggello  d-  una  lettera  api^ar- 
tenente  a  un  altro  uomo  con  pensiero  di  trasmet 
terne,  Giudescamente,  il  contenuto  all'inimico  di 
queir  uomo.  » 

Io  sto  bene.  Ho  vero  piacere  che  il  buon  amico 
Andrea  si  rimetta,  benché  lentamente:  ditegli  se  lo 
vedete,  tante  cose  per  me.  Dite  all'amico  X[apoleone] 
che  tutto  è  in  regola,  e  che  gii  sono  grato.  Xon  sono 
ancora  qui  giunte  le  copie  del  mio  opuscolo.  So  che 
in  Francia  piace  assai  ;  e  che  nel  giornale  la  Ré/orme, 


riSj.)  EPISTOLARIO.  147 

Louis  Blauc  ha  fatCo  tre  articoli  sull'opuscolo.  (^) 
Dunconibe  iiiMia  chiesto  di  tradurgli  qualche  i)asso 
delle  lettere  dei  Bandiera  a  me,  eli' egli  cercherà  di 
leggere  alla  Camera.  Il  libro  d'Amari  è  bello  assai  :  uno 
dei  migliori  libri  storici  escito  in  questi  ultimi  dieci 
<)  veuti  anni  ;  se  potete  leggerlo,  leggetelo  ;  avrete 
})iacere.  {~)  —  La  crisi  gesuitica  in  Isvizzera  s'accosta. 
Sapete  che  la  Dieta  straordinaria  deve  radunarsi 
il  24.  Un  dei  Cantoni  più  importanti  era  Zurigo,  e 
gli  anti-gesuitici  hanno  trionfato:  il  Cantone  voterà 
per  l'esclusione.  Fra  i  Cantoni  Cattolici  anche  Soletta 
e  il  Ticino,  si  spera,  voteranno  pure  j)er  l'esclusio- 
ne. (^)  Vedremo.  In  Altenburgo  (Sassonia)  v'è  stata 
una  rivoluzione  religiosa;  parrochi  e  popolazioni  si 
sono  staccati  dal  Papato.  Forse,  quando  mi  parlaste 
d'un  prete  Eonge,  pailavate  di  questo  affare.  — 
Dite  al  padre  che  non  tema  di  viaggi,  o  imprese 
suggeritemi  da  altri  :  se  un  giorno  mai  ho  da  fore 
siffatte  cose,  han  da  nascere  nella  mia  testa,  non 
nell'altrui.  —  Addio;  madre  mia;  non  posso  scri- 
vere oltre,  perché  lio  troppo  da  fare.  Un  abbraccio 
dall'anima  ed  amate  sempre  il 

figliuol  vostro 

Giuseppe. 


(^)  Per  gli  articoli  di  Louis  Blanc  sui  Bicordi  dei  fratelli  Ban- 
diera, ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  137. 
«  Cosa  ottima  è  per  me  il  suo  opuscolo  e  lettera  J/orMtu^,  »  gli 
scriveva  pure  il  Lamberti  il  4  marzo.  Id.,  voi.  Ili,  p.   185. 

(2)  La  Storia  del  Vespro  Siciliano,  della  quale  due  anni  in- 
nanzi era  stata  pubbl.  la  seconda  ediz.  a  Parigi,  pe'  tipi  del  Bau- 
dry.  Il  Mazzini  aveva  da  tempo  in  grande  concetto  lo  storico 
siciliano,  da  più  anni  esule  in  Francia.  Ved.  la  nota  alla  let- 
tera MDXXIII. 

(3)  Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCCX. 


148  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDCCOXV. 

To  THE  Editor  of  the  "  Moiining  Chronicle  ",  London. 


Sir 


[London],   1845,   february  17. 


"  May  I  venture,  without  fear  of  trespassiug 
upon  your  kindness,  to  address  to  you  a  few  reinarks 
on  a  point  in  the  Post-office  aifair^  wbich  seems 
to  me  to  bave  been,  notwitbstanding*  its  vital  im- 
portance  to  England,  almost  entirely  overlooked 
througbout  tbe  wbole  of  tbe  Parliamentary  contro- 
versy  of  List  year"? 

Tbe  point  to  wbicb  I  allude  is  tbe  confession  de 
foi — or  ratber,  de  mauimise  foi — unavoidably  implied 
in  tbe  sbameful  transaction:  tbe  dealing  in  consti- 
tutional  formulas    ai    home,    wbilst    tampering    with 


Signore, 

Posso  arrischiarmi,  senza  timore  di  abnsare  deUa 
vostra  cortesia,  di  indirizzarvi  poche  osservazioni  sopra 
nn  punto  della  questione  dell'Ufficio  della  posta,  il  quale, 
non  ostante  la  sua  vitale  importanza  per  l'Inghilterra,  mi 
sembra  quasi  del  tutto  trascurato  durante  la  controversia 
parlamentare  dell'anno  scorso? 

Il  punto  al  quale  io  alludo  è  la  confessione  di  fede  —  o 
piuttosto  di  mala  fede  —  inevitabilmente  implicata  dalla 
vergognosa  azione;  trattare,  cioè,  con  formule  costituzio- 
nali all'  interno^    mentre    si    patteggia    segretamente    con 

MDCCCXV.  —  PiibbL  nel  Morning   Chronicle  del    18    feb- 
braio 1845. 


[1845]  EPISTOLARIO.  149 

absolntism  abroad;  the  trumpeting  liere  in  EDgland 
big  words  aboiit  liberty  of  conscience  and  Catliolic 
superstitions.  and  wliisperiug  ali  the  while  softly  to 
the  Pope  informations  about  such  schemes  of  bis 
dissatisfled  subjects  as  might  eventually  crush  to  the 
dust  the  old  tottering  edifìce;  two  moralities^  as  they 
cali  them,  applied  to  a  single  one  compact  national 
body  as  England  is  or  ought  to  be;  two  diametri 
cally  opposite  politicai  systems,  dragging  right  and 
left,  God  knows  how  and  where,  English  hononr, 
English  mind.  English  soni. 

The  means  bave  ))een  condemned  but  a  few  onlj' 
bave  tronbled  themselves  to  inquire  into  the  end  for 
which  they  were  nsed.  Ali  men  proclaimed  the  prac- 
tice  tobe  inmioral,  but  none  turned  their  attention 
to  the  theory  involved,  and  of  which  the  act  in  qnes- 
tion    was    only  an  application,   bold,   it    is   trne,    to 


1' as.solutisino  &\V  estero:  proclamare  a  suon  di  tromba,  qui 
in  Inghilterra,  parole  grosse  intorno  alla  libertà  di  coscienza 
ed  alle  superstizioni  cattoliche,  e  bisbigliare  frattanto 
sommessamente  al  Papa  informazioni  intorno  a  eerti  pro- 
getti dei  suoi  sudditi  malcontenti,  che  eventualmente  po- 
trebbero ridurre  in  polvere  il  suo  vacillante  edificio;  due 
moralità,  come  essi  le  chiamano,  applicate  a  un  solo  corpo 
nazionale  compatto,  quale  V  Ingliilterra  è  o  dovrebbe  es- 
sere; due  sistemi  politici  diametralmente  opposti,  che 
trascinano  a  destra  e  a  sinistra.  Dio  solo  sa  dove  e  come, 
l'onore  inglese,  la  mente  inglese,  l'anima  inglese. 

/  mezzi  sono  stati  condannati,  ma  ben  pochi  si  son 
dati  la  pena  di  indagare  il  fine  pel  quale  quei  mezzi  fu- 
rono usati.  Ciascuno  ha  proclamato  che  la  pratica  era  im- 
morale, ma  nessuno  ha  rivolto  l'attenzione  alla  teoria  che 
v'era  connessa,  e  della  quale  l'atto  in  questione  non  era  se 


150  EPISTOLARIO,  [1845] 

sbaiiielessness,  but  nevertheless  strictly  logicai.  U pon 
every  side  ali  voices  bave  cried  out  to  tbe  iiiinister. 
'  You  bave  no  rigbt  to  open  tbe  letters  of  tbis  man 
any  more  tban  tbose  of  otber  meu  ;  you  bave  not 
tbe  rigbt  to  interfere  in  tbe  affairs  of  otber  nations  ; 
restrict  yourself  to  watcbiug  tbat  tbe  safely  of  tbe 
kingdom  be  not  directly  menaced,  and  do  not,  by 
overstepping  tbese  limits,  violate  tbe  rigbts  of  indi- 
viduals.  '  But  I  know  no  one  wbo  bas  risen  np  to 
say,  '  You  bave  rendered  yourself  doubly  culpable 
in  opening  tbe  private  correspondence  of  tbis  man  : 
you  bave,  by  so  doing,  not  only  violated  tbe  rigbts 
of  au  individuai  wbose  conduct  towaids  us  Eiiglisb- 
men  is  irreproacbable,  you  bave  violated  tbe  law 
of  nations,  tbe  law  of  tbe  world,  and  of  God,  wbo 
governs  it.  Placed  between  rigbt  and  wrong,  you 
bave  cbosen  tbe  wrong.     Between  a  flagrant    iiijus- 


non  un'applicazione,  audace,  è  vero,  fino  alla  sfrontatezza, 
ma  non  di  meno  strettamente  logica.  Da  ogni  parte  s'è 
gridato  contro  al  Ministro:  «  Voi  non  avete  il  diritto  di 
aprire  le  lettere  di  quest'uomo,  più  che  non  lo  abbiate 
per  quelle  degli  altri  uomini  ;  non  avete  il  diritto  di  im- 
mischiarvi negli  affari  di  altre  nazioni  ;  limitatevi  a  vi- 
gilare, affinché  la  sicurezza  del  Regno  non  sia  diretta- 
mente minacciata,  e  non  violate,  oltrepassando  quei  limiti, 
i  diritti  degli  individui.  »  Ma  non  conosco  alcuno  che 
si  sia  alzato  per  dire:  «  Aprendo  la  corrispondenza  pri- 
vata di  quest'uomo,  voi  vi  siete  resi  doppiamente  colpe- 
voli ;  cosi  facendo,  voi  avete  non  solamente  violato  i  di- 
ritti di  un  individuo,  irreprensibile  nella  sua  condotta 
verso  gli  Inglesi,  ma  avete  violato  la  legge  delle  Nazioni, 
la  legge  del  mondo  e  quella  di  Dio  che  lo  governa.  Posti  fra 
il  diritto  e  la  forza,  avete  scelto  la  forza.  Fra  un'  ingiustizia 


[lS4r.j  .     EPISTOLARIO.  151 

ti(*e,  sastaiiied  by  brute  force,  and  the  efforts  of 
those  who  were  endeavouring  to  put  it  down,  you 
ha  ve  declared  yourself  for  brute  force.  You  have 
ranged  Enoland  on  the  side  of  the  oppressors 
against  the  oppressed — on  the  side  of  the  execu 
tioner  against  the  victim.  You  have  raised  her  fsiir 
.standard  in  the  service  of  European  despoti sm. 
For  the  national  motto,  *  Rellgious  and  politicai  li- 
beKfy  for  the  wliole  loorld,^  you  have  sul)stituted 
the  motto,  '  Liberty  for  iis^  tyranny  for  the  ivorld 
beside  '.  As  if  egotism  could  ever  be  made  the 
basis  of  freedom — as  if  the  trae  interest  of  Engiand 
could  ever  be  contrary  to  the  law  of  God  :  '  Love  of 
«Il  for  ali;  amelioratiou  and  develoijment  of  ali  by  ali.  ' 
It  is  liere,  however,  as  it  seems  to  me,  that  the 
whole  point  of  the  questiou  lies.  It  matters  little 
to  US,  now  that  we  are    well    warned,  whether  they 


tlagijiiite,  sostenuta  dalla  forza  bruta,  e  gli  sforzi  di  co- 
loro clie  cercavano  di  abbatterla,  vi  siete  dichiarati  in 
favore  della  forza  bruta.  Avete  schierato  l'Inghilterra 
dalla  parte  degli  oppressori  contro  gli  oppressi  —  dalla  parte 
«lei  carnetlce  contro  la  vitti/iia.  Avete  inalberato  l'ono- 
rata sua  bandiera  a  servizio  del  dispotismo  europeo.  Al 
motto  nazionale:  «  Libertà  rtligiosa  e  politica  per  il  mondo 
intero,»  avete  sostituito  quello:  «  Libertà  per  noi,  tiran- 
nide per  il  rimanente  del  mondo.  »  Come  se  l'egoismo  po- 
tesse mai  essere  posto  a  base  della  libertà;  come  se  i 
veri  interessi  dell'Inghilterra  potessero  mai  essere  con- 
trari alla  legge  di  Dio:  «  Amore  di  tutti  per  tutti;  mi- 
fflioramento  e  progresso  di   tutti  per  opera  di  tutti.  » 

Qui  tuttavia,  a  quanto  mi  sembra,  risiede  tutto  il 
nocciolo  della  questione.  Poco  importa  a  noi,  ora  che  siamo 
l»ene  avvertiti,  se  essi  aprono  le  nostre  lettere,  o  no  :  noi 


152  «FISTOLA  HIO.  [1845] 

open  Olir  letters  or  not  :  eitber  we  sliall  write  no- 
thing  that  can  compromise  our  poor  friends,  or  else 
we  sliall  uot  traiismit  tbem  by  the  post.  Tbat  wìiicb 
it  does  coiicern  iis  more  nearly  to  know  is,  whetber, 
in  ber  efforts,  and  in  tbe  struggle  wbicli  is  prepar- 
ino-^ Italy  is  to  count  upon  one  enemy  more.  It 
signifles  little  to  tbe  country  wbicb  tbey  represent — 
or  ratber,  wbicb  I  trust  they  do  not  rei)resent-T- 
wbetber  they  bave  usurped  one  illegitimate  i)reroga- 
tive  more  or  less.  If  uprigbtness  be  not  in  tbeir 
heart  and  in  tbeir  politicai  tendeiicies,  tbey  would 
always  possess  sufficient  power  to  do  ili  :  but  tbat 
wbicb  it  does  concern  tbis  country  to  know,  is  to 
ascertain  wbitber  it  is  being  led  ;  it  must  be  pre- 
cisely  informed  upon  tbe  principles  of  tbeir  interna 
tional  policy  ;  it  beboves  it  to  take  care  tbat  govern- 
ment  does  not  prostitute  its  name  to  diplomatic 
chmicclleries,  nor  consign  it  to    tbe    maledictions    of 


o  nulla  scriveremo  che  possa  compromettere  i  nostri  poveri 
amici,  o  pure  non  lo  trasmetteremo  per  la  posta.  Ciò  che  ci 
riguarda  pili  da  vicino,  è  di  sapere  se  nei  suoi  sforzi  e  nella 
lotta  che  si  prepara.  l'Italia  debba  contare  un  nemico  di 
più.  Per  il  paese  da  essi  rappresentato  o  piuttosto,  come 
io  confido,  da  essi  non  rappresentato,  poco  significa  se  essi 
abbiano  usurpato  una  prerogativa  illegittima  di  più  o  di 
meno.  Se  in  cuor  loro,  e  nelle  loro  tendenze  politiche 
non  alberga  la  rettitudine,  avrebbero  sempre  potere  suf- 
ficiente per  compire  il  male:  ma  sopratutto  importa  al 
paese  di  sapere  e  di  accertare  la  via  su  cui  è  condotto; 
deve  essere  informato  con  precisione  circa  i  principii 
della  loro  politica  internazionale:  gli  occorre  special- 
mente di  impedire  al  Governo  la  prostituizione  del  suo 
nome     nelle     cancellerie    diplomatiche,    e    non    lo     faccia 


[1845]  KPISTOI.AKIO.  153 

tlie  lììothers  of  Italy,  or  tlie  conteiiìpt  of  the  brave 
iiien  wlio  siiffer  for  well  doing'.  Tweiity  warraiits, 
no  more  tban  eio'bt — the  righteous  yearly  inimber 
accordili^  to  tìie  Lords'  Couimittee — will  not  retard 
the  progress  of  the  cause  of  Italiaji  liberty  :  biit  one 
single  warrant  given  by  the  government  of  a  people 
]ìrofessing  to  be  free  and  Christian,  with  a  design 
to  protect  an  unjust  cause,  aflfixes  a  lasting  stain 
iipon  the  honour  of  that  country,  gives  to  others  a 
teiiix)tation  to  imuìorality,  and  augnients  everywhere 
tlìat  want  of  faith  in  virtue  and  in  politicai  lionesty 
whicb  is  the  princi])al  feature  of  our  period. 

One  man  only  amongst  the  members  of  the  ca- 
binet has  felt  this.  Setting  aside  the  dead  letter 
of  an  act  that  arose  out  of  a  state  of  things  alto- 
gether  dilfereut  from  ours,  he  saw  at  once  tliat  the 
cause    was    irredeemably  lost,    unless    it   couid    not 


segno  alle  maledizioni  delle  madri  d'Italia  o  al  disprezzo 
dei  valorosi  che  soffrono  per  compire  il  bene.  Venti 
ordinanze,  e  non  soltanto  otto  —  il  numero  sacramentale 
di  ogni  anno,  secondo  la  relazione  del  Comitato  dei  Lords  — 
non  riusciranno  a  ritardare  il  progresso  della  causa  della  li- 
bertà italiana;  ma  una  sola  ordinanza  emanata  dal  Go- 
verno di  un  popolo  che  si  professa  libero  e  Cristiano, 
con  lo  scopo  di  proteggere  una  causa  ingiusta,  getta  una 
macchia  indelebile  sull'onore  di  quel  paese,  è  per  gli 
altri  una  tentazione  all'immoralità,  accresce  dovunque 
la  mancanza  di  fede  nella  virtù  e  nell'onestà  politica 
che  è  la  caratteristica  principale  dell'  epoca  nostra. 

Un  uomo  solo  tra  i  Membri  del  Gabinetto  ha  sentito 
tutto  ciò.  Lasciando  da  parte  la  lettera  morta  di  una 
legge,  sorta  da  uno  stato  di  cose  completamente  diverso 
dal   nostro,  egli   vide  a  tutta  prima  che  la  causa  era  irri- 


154  EPISTOLARIO,  [1845] 

ground  itself  apon  some  general  prineiple,  and  li  e 
sought  for  a  justification  of  the  espiouage  exercised 
against  me  in  a  definì tion  of  the  mission  of  Eugland 
in  Europe.  ^  It  is,  '  said  the  Duke  of  Wellington, 
in  his  place,  on  the  4^''  of  July,  1844 — '  it  is  the 
proud  distinction  of  the  policy  of  this  country,  that 
our  object  and  our  interest  is  not  only  to  rem  a  in 
at  peace  ourselves  with  the  whole  world,  but  to 
maintain  peace  throughout  the  world,  and  to  prò 
mote  the  independence,  the  securlty,  and  the  prosper- 
itif  of  every  country  in  the  world.  ' 

1  accept  for  my  part  this  definition  as  it  stands. 
I  am  only  astonished  that,  in  the  midst  of  Parlia- 
ment,  where  these  words  were  uttered,  no  one  rose 
to  answer. 

'  Security  !  Peace  !  Inde]>endence  ! — My  Lord  l 
That  is  precisely  what  the  man  is    seeking    for   liis 


inediabilineute  perduta,  se  non  poteva  fondarsi  su  qualche 
principio  generale,  e  cercò,  come  giustificazione  dello  spio- 
naggio  esercitato  contro  di  me,  una  definizione  della  mis- 
sione dell'Inghilterra  in  Europa.  «  È  —  disse  il  Duca  di 
Wellington,  dal  suo  seggio,  il  4  luglio  1844  —  è  la  fiera 
caratteristica  della  politica  di  questo  paese,  che  il  nostro 
scopo  ed  il  nostro  interesse  siano  non  solamente  di  rima- 
nere noi  medesimi  in  pace  con  tutto  il  mondo,  ma  di  man- 
tenere la  pace  nel  mondo  intero  e  di  promuovere  V indipen- 
deìisa,  la  sicurezza,  la  prosperità  di  ogni  paese  del  mondo.  » 

Per  parte  mia,  accetto  questa  definizione  tal  quale  è. 
Mi  meraviglio  soltanto  che  in  seno  al  Parlamento,  dove 
queste  parole  furono  pronunziate,  nessuno  si  sia  alzato 
a   rispondere  : 

«  Sicurezza  I  Pace!  Indipendenza! — Onorevole  Lord!  Ciò 
è  appunto  quello  che  cerca  per  la  sua  patria  quell'  uomo  di 


[1845]        ^^^^^Hl  KPI8TOLARIO.  155 

country,  whose  correspondeiice  yoiir  colleagiies  bave 
violateci.  It  is  wliat  was  souglit  by  those  men  wlio 
were  sbot  some  moiitlis  ago  in  Calabria,  possibly 
iu  coiisequence  of  this  violation.  Tliere  is  no  secur- 
ity  except  under  laws — under  wise  laws,  voted  by 
the  best  men,  sanctioned  by  the  love  of  the  people; 
and  there  are  no  laws  in  Italy:  there  is,  instead, 
the  eaprice  of  eight  detested  masters,  and  ofa  hand- 
ful  of  men  chosen  by  these  masters  to  second  their 
caprice.  There  can  be  no  peace  except  where  there 
is  harmouy  between  the  governors  and  the  govern- 
ed,  where  the  government  is  tlie  intelligence  of  the 
country  directing  it,  and  the  people  the  arni  of  the 
country  executing  its  decrees.  And  do  you  not 
hear  the  echo  of  the  fusilade  of  Bologna  and  of 
Cosenza  attesting  strife^ — a  strife,  my  lord,  whicli, 
ainidst  the  tears  of  the  good  and  tlie  blood   of  the 


cui  i  vofitri  Colleghi  lianno  violato  la  corrispondenza.  È 
appunto  ciò  che  cercavano  quegli  uomini  che  furono  fu- 
cilati alcuni  mesi  or  sono  in  Calabria,  probabilmente  in 
conseguenza  di  questa  violazione.  Non  esiste  sicurezza  se 
non  sotto  l'impero  della  legge,  di  leggi  savie,  votate  dagli 
uomini  migliori,  sanzionate  dall'amore  del  popolo  ;  e  non 
esistono  leggi  in  Italia:  esiste  invece  il  capriccio  di  otto 
detestati  padroni  e  di  un  manipolo  di  uomini  scelti  da 
«luei  padroni  per  secondare  il  loro  capriccio.  Non  vi  può 
essere  pace  se  non  dove  esiste  armonia  fra  governanti 
e  governati,  dove  il  Governo  è  la  mente  dirigente  del 
paese,  il  popolo,  il  braccio  che  ne  eseguisce  i  de- 
creti. E  non  udite  V  eco  delle  fucilate  di  Bologna  e 
di  Cosenza  che  attestano  la  lotta  —  una  lotta,  onore- 
volt'    Lord.    che.  fra   le    lagrime    dei    buoni    e   il    sangue 


156  EPISTOLARIO.  [1845] 

brave,  lias  gone  on  witbout  ceasing  for  fifty  years — 
between  moral  force,  which  protests  by  the  scaffolcl, 
and  violence  wliicli  seeks  to  stifle  protestation  in 
blood  f  And  as  to  independence.  you  know  \A^ell,  my 
lord,  tliat  that  word,  applied  to  Italy,  is  bitter 
irony  ;  yoii  well  know  tbat  nearly  one-fourtb  part 
of  the  whole  peninsnla  is  governed  by  an  army  of 
80.000  Austrians,  and  that  the  princes  who  govern 
the  remainder  are  nothing  more  than  the  viceroys 
of  Austria  :  and  if  a  cry  for  liberty,  for  progress, 
or  for  amelioration  arlses  from  the  bosoin  of  any 
of  these  vice-royalties,  the  Anstrian  army,  in  spite 
of  the  principles  that  England  and  France  bave 
lìroclaimed  ten  tiines  within  the  last  twenty  years, 
Comes  forward  to  silence  it  with  its  veto.  The  mis- 
sion  that  your  words  trace  ont  to  onr  country  is 
very  beautiful,  my  lord  ;  a  mission  of  protection,  of 


dei  viilorosi.  ha  proceduto  incessante  per  cinquant'.inni  — 
tra  hi  forza  morale  clie  protesta  dal  patibolo  e  la  vio- 
lenza che  cerca  di  soffocare  la  protesta  nel  sangue?  E 
quanto  all'  indlpeìidensa.  voi  ben  sapete,  onorevole  Lord, 
che  questa  parola,  applicata  all'Italia,  è  un'amara  ironia; 
voi  ben  sapete  che  quasi  una  quarta  parte  di  tutta  la 
penisola  è  governata  da  un  esercito  di  80.000  Austriaci, 
e  che  i  principi  che  governano  la  parte  che  rimane  nul- 
l' altro  sono  che  viceré  dell'Austria:  e  se  un  grido  in 
favore  della  libertà,  del  progresso,  o  del  miglioramento 
si  sprigiona  da  qualcuno  di  quei  vicereami,  V  esercito 
austriaco,  in  onta  ai  principii  che  l'Inghilterra  e  la 
Francia  hanno  proclamato  ben  dieci  volte  nel  corso  del- 
l'ultimo  ventennio,  si  avanza  per  soffocarlo  col  suo  veto. 
La  missione  tracciata  dalle  vostre  parole  alla  nostra 
patria  è  assai  bella,  onorevole  Lord  :  missione  di   prote- 


[1845]  EPISTOLARIO.  157 

paterual  beiievolence  :  a  geueralisation,  so  far  as  is 
possible,  of  the  beuetìts  we  eujoy  ;  sucb,  in  truth^ 
is  the  missioii  a  Christian  uation  would  do  well  to 
exercise.  But  how  can  you  make  it  work  along  with 
your  sanctiou  of  espionage?  With  your  protection  of 
the  mrcere  duro  and  of  the  scaffbld  !  Do  they  de- 
sire good  or  e  vii,  justice  or  injustice,  those  men 
wbom  it  is  endeavoured  to  brand  by  styling  them 
revoliitionists  ì  Therein  lies  the  whole  qaestion,  and 
bave  yon  taken  the  trouble  to  examine  it  ?  They 
desire  to  obtain  the  same  liberty  which  we  enjoy — 
let  it  not  be  forgotten — through  a  revolution  ; — 
liberty  of  consciencej  to  give  them  a  religion,  of 
which,  at  present,  thanks  to  the  despotism  under 
which  they  lie,  they  bave  only  a  parody;  liberty  of 
speech,  that  the}"  may  preach  righteousness  ;  liberty 
of  action,  that  they  may  put  it  into  practice  :  the  li- 


zione,  di  benevolenza  paterna:  una  generalizzazione,  per 
quanto  è  possibile,  dei  benelìzii  che  noi  qui  godiamo  j 
tale  invero  sarebbe  la  degna  missione  di  un  paese  cri- 
stiano. Ma  come  potete  esercitarla  insieme  con  la  vostra 
sanzione  dello  spionaggio  ?  con  la  vostra  protezione 
del  carcere  duro  e  del  patibolo  f  Quegli  uomini  che  si 
tenta  di  bollare  col  titolo  di  rivoluzionari,  desiderano 
essi  il  bene  o  il  male,  la  giustizia  o  l'ingiustizia?  Qui 
risiede  tutta  la  questione:  vi  siete  dati  la  pena  di 
esaminarla  ?  Quei  popoli  desiderano  di  ottenere  quella 
medesima  libertà  che  noi  godiamo  —  non  lo  dimenti- 
chiamo —  per  mezzo  di  una  rivoluzione;  libertà  di  co- 
scienza che  dia  loro  una  religione,  di  cui  oggi,  grazie 
al  dispotismo  sotto  il  quale  essi  giacciono,  non  posseg- 
gono se  non  la  parodia;  libertà  di  parola  per  poter  pre- 
dicare la  rettitudine;  libertà  di  azione,  per  poterla  ihet- 


158  EPISTOLARIO.  [184:)! 

berty,  uiy  lord,  which  ice  promised  tliem  along  witli 
independence,  when  you  were  cominande-in-chief  of 
the  allied  arniies,  *  and  when  we  stood  in  need  of 
their  aid  to  overturn  Kapoleou.  They  desire,  for  a 
state  of  tliings  the  elements  of  which  are  hatred,  iiiis- 
trust,  and  fear,  to  siibstitute  a  condition  under  whicb 
they  would  be  able  to  know  each  other,to  love  eacli 
other,  tohelp  each  other  onwards  towards  one  coniinon 
aim.  They  desire  to  destroy  chimeras,  to  extinouisli 
falsehood,  to  bury  oiit  of  sight  corpses  that  are  apeing 
life,  in  order  to  put  in  their  stead  a  Reality;  so- 
mething  true,  acting,  living:  a  power  which  shall  be 
strong  enough  to  guide  theui,  and  to  which  they 
may  without  shame  yield  allegiance.  They  desire  to 
Live,  my  lord:    to    live    with    ali    the    faculties    of 


tere  in  pratica;  la  libertà,  onorevole  Lord,  che  noi 
promettemmo  loro  con  1' indi[)en(lenza,  quando  voi  era- 
vate comandante  in  capo  degli  eserciti  alleati,  e  quando 
noi  avevamo  bisogno  del  loro  aiuto  per  abbattere  Napo- 
leone. Essi  desiderano  di  sostituire  a  uno  stato  di  cose, 
materiate  d'odio,  di  diffidenza  e  di  timore,  una  condi- 
zione in  cui  possano  conoscersi  reciprocamente,  recipro- 
camente amarsi  e  aiutarsi  verso  uno  scopo  comune.  Desi- 
derano di  distruggere  le  chimere,  di  estinguere  la  menzogna, 
di  seppellire  sotterra  i  cadaveri  che  imitano  la  vita,  per 
sostituirvi  una  realtà  ;  qualche  cosa  di  vero,  viva  e 
fattiva,  una  rappresentanza  che  sia  abbastanza  forte 
per  guidarli,  e  alla  quale  possano  senza  vergogna  sot- 
tomettersi con  fedeltà.  Essi  desiderano  di  vivere,  ono- 
revole Lord;  di   vivere  con  tutte   le    facoltà    del    loro  es- 


Manifesto  of  G.  Bentinek.  May  14,   1814. 


[1845]  EPISTOLARIO.  159 

tlieir  beiiig  :  to  live  as  God  coinmands;  to  walk 
omvards  with  the  rest  of  the  worid — to  bave  bre- 
thren  aud  not  spies  around  them — iustruetors,  aud 
uot  masters — a  home,  and  uot  a  prison.  Oan  you 
imagiue  that  Englaud  is  excercising  ber  inissiou  wbeii 
slie  says  to  them  :  ^  The  world  goes  omvards^  hut  ye 
Hhall  he  statioìiavìi  ;  there  is  no  God  Joy  you,  ye  have 
the  JEmpero)'  of  Austria  and  the  Pope  ;  ye  are  of  the 
race  of  Gain,  of  the  acciirsed  raee  ;  ye  are  the  pariahs 
of  Europe  ;  siiffer  in  ali  yoiir  Umhs,  hut  stir  not;  Eu- 
rope slumhers,  and  you  might  disturb  her  repose.  ' 

Christ;  my  Lord,  also  fulfiUed  a  revolutiouary 
uiissioii.  He  carne  to  destroy  the  chimeras  and  the 
idols  of  the  old  world;  he  destroyed  the  peace  of 
Paganism.  In  the  face  of  a  religion  which  sanction- 
ed  distinction  of  races^  of  castes,  of  uatures,  he 
annonnced  a   religion    the    fnndamental  doctrine   of 


sere;  di  vivere  come  Dio  comanda:  di  marciare  innanzi 
col  resto  del  mondo  —  di  aver  fratelli  e  non  8p.ie  intorno 
a  loro  —  istruttori  e  non  padroni  —  una  casa,  e  non  una 
prigione.  Potete  voi  immaginare  che  l'Inghilterra  eserciti  la 
sua  missione  quando  dice  loro.  '  Il  mondo  procede  in- 
nanzi, ma  voi  rimarrete  stazionari',  non  vi  è  Dio  per  voi,  voi 
avete  V  imperatore  d'Austria  e  il  Papa;  voi  siete  della  rossa 
di  Caino,  della  rassa  maledetta;  voi  siete  i  paria  deW Europa; 
soffrite  in  tutte  le  vostre  membra,  ma  non  muovetevi ;  V  Eu- 
ropa sonnecchia,  e  voi  potreste  disturbarne  il  riposo  ^  ' 

Anche  Cristo,  onorevole  Lord,  ha  compito  una  mis- 
sione rivoluzionaria.  Egli  venne  per  distruggere  le  chi- 
mere e  gli  idoli  del  veccliio  mondo:  distrusse  la  pace 
del  Paganesimo.  Di  fronte  a  una  religione  che  sanzio- 
nava la  distinzione  delle  razze,  delle  caste,  delie  nature, 
egli  annunziò  una   religione,    la    cui   dottrina    fondamen- 


160  EPISTOLARIO.  [1845] 

wliich  was  the  uuity  of  the  human  family,  the  off- 
spriiig'  of  God,  in  order  that  we  might  arrive  at 
uuiversal  brotherhood.  Would  yoii,  my  Lord,  had 
you  been  liviug  then^  in  the  name  of  peace  and  of  the 
estahlished  governmentSj  have  declared  yourself  on  the 
side  of  Herod  agaiust  Jesus. 

Will  the  approachiug  discussion  cali  forth  a  bet- 
ter  shade,  soinethiug  like  the  feelings.I  have  rudéiy 
and  roughly  uttered  ?  I  don'  t  know.  But  this  one 
thing  I  do  know:  that  I  shall  never  meet  either  a 
niember  of  the  cabinet  or  a  parliamentary  supporter 
of  the  foni  transaction  without  a  secret  consolatory 
voice  whispering  to  me:  '  Thou  art  poor  and  pros- 
cribed:  but,  Godbethanked  !  thou  never  hast  secretly 
leagued  thyself  with  the  oppressor  in  power  against 
the  oppressed  weak  ;  nor  talked  constitutional  li- 
berty, supporting  ali  the   while    European    slavery  ; 


tale,  era  Punita  della  famiglia  maaua,  discendente  di  Dio, 
affinché  noi  potessimo  arrivare  alla  fratellanza  universale. 
Se  voi,  onorevole  Lord,  aveste  vissuto,  in  quell'epoca,  vi 
sareste  dichiarato,  in  nome  della  pace^  e  dei  governi  sta- 
biliti^ dalla  parte  di  Erode  contro  Gesù  ? 

La  discussione  prossima  provoclierà  essa  l' espres- 
sione di  sentimenti  simili  a  quelli  che  ho  scritto  qui  '?  Io 
noi  so;  ma  una  cosa  so:  ed  è  che  io  non  incontrerò  mai 
un  Membro  del  Gabinetto  o  uno  dei  Membri  del  Parla- 
mento che  avrà  sostenuto  col  suo  voto  l'oscena  pratica, 
senza  che  una  voce  consolatrice  non  mi  mormori  segreta- 
mente: '  Tu  sei  povero  ed  esule;  ma  la  Dio  mercé,  tu  non 
ti  sei  mai  collegato  segretamente  coli' oppressore  potente, 
contro  il  debole  oppresso:  tu  non  hai  mai  ciarlato  di  li- 
bertà costituzionali  per  aiutare  intanto  il  servaggio  in 
Europa:   tu  non  hai  mai  rotto  il    suggello  d'una  lettera. 


[1845]  EPISTOLARIO.  161 

iior  brokeu  opeu  the  seal  of  a  letter  belougiug  to 
anotlier  man,  for  tlie  purpose  of  traiismitting,  Ju- 
das-like^  its  conteiits  to  tliat  maii's  eiiemy.  ' 

Yours,  luost  obediently 

Joseph  Mazzini. 
108,   Hi  gli  Holborn. 


appartenante  ad  im  altro  nomo,  col  segreto  intento  di  tra- 
smetterne, gindescamente,  il  contennto  al  nemico  di  qifel- 
1'  uomo.  ' 

Vostro  obbedientissimo 

Giuseppe  Mazzini. 
108,  High  Holborn. 


MDCOOXYl. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   21   febbraio   1845. 

Mia  cara  madre, 

Vi  scrivo  tardi,  e  vi  scriverò  brevissimo.  Ma 
questa  settimana  è  impossibile  altrimenti .  Io  sono 
esaurito  dall' aliare  della  Posta.  Tutti  questi  giorni 
in' è  stato  necessario  rispondere  a  dimande  di  schia- 
rimenti da    un    Membro    del    Parlamento   o   dalPal- 


MDCCCXVI.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Natii  m.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo  di 
esso,  la  midre  del  Mazzini  annotò:  «23  febb.  1845.  Dettagli 
della  Camera  sulle  lettere.  » 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  11 


162  KPISTOLAHIO.  [1845] 

tro.  Ho  dovuto  lasciare  indietro  tutti  i  miei  affari 
e  sin  la  mia  visita  a  Olielsea  che  faccio  oggi  in- 
vece: ragione  per  la  quale  vi  scrivo  breve.  lersera 
fui  al  Parlamento:  era  la  seconda  seduta  intorno 
all'affare.  Isella  prima,  furono  dette  le  cose  più  forti 
die  dir  si  possano  al  Ministro.  Dnncombe  disse  al 
Gabinetto  che  il  sangue  dei  Bandiera  e  dei  loro  com- 
l)agni  stava  snlle  loro  teste,  e  cbe  quando  sMnal- 
zerebbe  a  Cosenza  un  monumento  sul  luogo  ove  sono 
sepolti,  si  scriverebbe  so^^ra:  morti  per  la  loro  pa- 
tria e  per  la  libertà,  traditi  dal  Ministero  inglese  di 
quel  tempo.  {*-)  Si  domandava  nna  nuova  Commissione 
pubblica  per  esaminare  le  cose  meglio  che  non  fu 
fatto  dalle  Commissioni  segrete.  Ma  in  questi  due 
giorni  il  Ministero  lavorò  in  tutti  i  modi  i)er  rac- 
cogliere la  sua  maggiorità;  e  iersera  riesci  a  far  ri- 
gettare la  proposizione:  scrivo  prima  di  sapere  il 
risultato  della  votazione,  perché  lasciai  il  Parlamento 
prima  che  finisse  la  seduta;  ma  le  disposizioni  della 
Camera  erano  tali  da  far  presagire  il  risultato  eh'  io 
dico. 

22. 

Ho  deciso  di  non  impostare  iersera,  e  neppure 
oggi.  Spero  che  dopo  quanto  v'ho  ripetuto  più  volte, 
il  mio  silenzio  non  v'allarmerà.  lersera,  la  Camera, 
benché  discutessero  fino  a  mezzanotte  e  mezza,  non 
potè  venire  a  una  decisione:  ci  vorrà  questa  sera, 
ed  è  meglio  ch'io  possa  annunziarvi  domani  il  risul- 
tato finale.  Quando  dico  risultato  finale,  intendo  quanto 
alla  questione  presente,  che  è  quella  d'  avere  un  nuovo 
Comitato  operante  pubblicamente,  il  quale  aggiunga 
alle  ricerche  dei  precedenti.  Quanto  all'altro  risultato, 

(^)  Ved.  infatti  1'  appendice. 


[1845]  EPISTOLARIO.  .    163 

cioè  di  condurre  air  abolizione  del  potere,  rimane  in- 
tatto. Mercoledì  deve  esservi  una  grande  riunione 
I)ubblica  per  firmare  una  petizione  fra  gli  elettori 
del  Signor  Duncombe  (il  Deputato  cbe  ha  presentato 
il  suo  caso)  diretta  a  chiedere  l'abolizione.  Se  que- 
sta riunione  sarà  seguita  da  altre,  l'effetto  potrà  es- 
serne buono,  e  un  po'  più  tardi,  il  Signor  Duncombe 
riaprirà  la  materia,  presentando  queste  petizioni. 
Questa  questione  è  diventata  seria.  Sir  Eobert  Peel, 
per  lavare  il  Governo  della  macchia  impostagli  dal 
mio  affare,  ha  dichiarato  che  i  Bandiera  non  sono 
stati  tratti  nel  hiccio  dal  Governo  napoletano,  che 
sono  stati  arrestati  dalla  popolazione  e  non  dalla 
truppa,  con  un  mondo  d^  altre  cose  non  vere.  Ma 
siffatte  asserzioni  hanno  fatto  grande  impressione 
nella  Camera  che  naturalmente  non  può  credere  che 
il  Primo  Ministro  dica  menzogne.  Ho  mandato  oggi 
una  terza  lettera  al  Morìiiiig  Ghronicle  in  confuta- 
zione delle  sue  asserzioni:  forse  l'inseriranno  domani. 
A  ogni  modo,  voi  dovete  pensare  che  molti  Membri 
hanno  parlato  in  mia  lode,  e  dichiarato  che  se  il 
Ministero  avesse  lasciato  in  mie  mani  la  faccenda, 
probabilmente  i  Bandiera  non  sarebbero  partiti;  e 
dovete  pensare  che  nessuno  s'è  permesso  di  profe- 
rire una  sola  parola  contro  di  me.  Vivete  dunque 
di  buon  animo:  io  non  ho  ricevuto  da  quest'affare 
in  poi  che  risultati  favorevoli  e  testimonianze  di 
stima.  —  Finita  questa  faccenda,  parlerò  delle  cento 
piccole  cose  che  ci  interessano  :  ma  finora  non  ho  né 
tempo,  né  tregua.  —  Sto  bene  di  salute.  Fa  molto 
freddo;  ma  bel  tempo.  —  Ho  arrestato  la  stampa 
dell'opuscolo  inglese  sull'Italia,  per  vedere  se  il  risul- 
tato della  discussione  parlamentaria  poteva  suggerire 
cangiamenti  d'espressioni  o  altro.  —  Ma  nella  settimana 


164  EPISTOLARIO.  [1845] 

ventura,  m'occuperò  attivamente  tanto  dell'opuscolo 
quanto  dell'articolo  sugli  Stati  del  Papa,  che  a  quel- 
l'ora è  quasi  interamente  tradotto.  —  Domani  sera, 
23,  devo  andare  in  società  da  un  Membro  di  Parla- 
mento, Mr.  Hawes,  (^)  dove  ne  incontrerò  parecchi 
altri.  Ma  dopo  questa  settimana  mi  chiudo  in  casa 
per  venti  giorni,  a  riscattarmi  del  tempo  perduto.  — 
Aggiungerò  domani  mattina  poche  righe  per  dirvi 
la  decisione  della  Camera  che  già  prevedo. 

23. 

La  decisione  della  Camera  è  stata  come  preve- 
deva. Ma  il  Signor  Duncombe  ha  già  annunziato  una 
nuova  mozione  per  martedì.  Fra  tutti  i  Membri,  Lord 
Kussell,  senza  avere  avuto  il  menomo  contatto,  la 
menoma  informazione  da  me,  ha  sostenuto  fino  al- 
l' ultimo  il  caso  mio,  e  anche  iersera  ha  fatto  un 
bellissimo  discorso.  Io  non  lo  conosco  affatto,  ma  gli 
sono  riconoscente  per  l'onestà  politica  di  cui  ha  fatto 
prova,  e  gli  scriverò  due  righe  inviandogli  una  copia 
del  mio  opuscolo  sui  Bandiera.  (')  Nevica.  Abbrac- 
cio voi  e  il  padre;  amate  sempre  il 

vostro 
Giuseppe. 

(i)  B.  Hawes  (1797-1863)  dal  1832  deputato  alla  Camera 
dei    Comuni  per  il  collegio  di  Lambeth. 

(2)  Fin  dalla  discussione  avvenuta  nell'anno  precedente,  Lord 
John  Russell  (1792-1878),  sia  pure  con  quella  dignitosa  eloquenza 
che  gli  era  dovuta  per  la  sua  eminente  posizioi^e  alla  Camera  e  per 
i  suoi  precedenti  come  uomo  di  Governo,  aveva  avuto  fiere 
parole  contro  sir  J.  Graham  e  contro  il  sistema  adottato  dal 
Gabinetto  inglese  per  T  apertura  delle  lettere  del  Mazzini.  E  forse 
da  quel  tempo,  riguardando  alle  infelici  vicende  degli  sforzi 
rivoluzionari  italiani,  si  volse  con  maggior  simpatia  alla  causa 
italiana,  della  quale,  specialmente  in  seguito,  insieme  col  Pal- 
merston  e  col  Gladstone,  fu  uno  dei  più  tenaci  sostenitori  in 
Inghilterra. 


[1845]  EPISTOJLARIO.  165 

MDCCOXVII. 

To  THE  Editor  of  the  "  Mokning  Chronicle  ",  London. 

[London],   1845  february  21. 
Sir, 

There  was  yesterday  night  a  siiddeu  chniige 
ili  the  dispositioiis  of  the  house  as  to  the  Post- 
oftìce  qnestion,  arising,  it  seemed,  from  the  exphi- 
natioiis  tendered  the  night  before  by  Sir  Robert 
Peel,  in  auswer  to  Mr.  Milne's  question.  These  expla- 
nations  I  ha  ve  carefiilly  exainined,  and  I  feel  at  a 
loss  how  to  nnderstand  the  reasons  of  the  sudden 
change. 

Sir  Robert  Peel  was  asked  whether  the  govern- 
meut  had,  through  Lord  Seaton  (^)  or  others,  warned 


Signore, 

Vi  fu  ieri  sera  un  improvviso  mutamento  nelle  opi- 
nioni della  Camera  riguardo  alla  questione  dell'Ufficio 
della  Posta,  derivato,  a  quanto  sembra,  dalle  spiegazioni 
date  la  sera  precedente  da  Sir  Robert  Peel,  in  risposta 
all'  interrogazione  di  Mr.  Milnes.  Ho  accuratamente  esa- 
minate queste  spiegazioni,  e  mi  sento  in  grave  imbarazzo 
per  comprendere  le  ragioni  dell'improvviso  cambiamento. 

Sir  Robert  Peel  fu  interrogato  se  il  Governo,  pel  tra- 
mite di  Lord  Seaton  o  di  altri,  avesse    avvisato    i    Ban- 


MDCCCXVII.  —  Pubbl.  nel  Morning  Chronicle  del  22  feb- 
braio 1845. 

(1)  Lord  John  Seaton  (1778-1863),  dal  1843  governatore 
delle  Isole  Ionie.  Sul  suo  rapporto  riguardante  i  fratelli  Ban- 
diera, ved.  V  appendice  al  voi.  XXVI. 


166  EPISTOLARIO.  [1845] 

the  Bandiera?  He  answered;  '  tbey  bad  iiot '.  So 
far  as  that  tliere  was  an  aggravation  of  the  case. 

But  theu  there  is  a  inotive  given.    Ofwhatsort? 

^  That  they  eould  net  suppose  ttventy-two  men 
would  go  unariiied  to  attack  an  Italian  estate.  ^ 

The  twentyUco  men  are  a  faci  ;  they  do  not 
constitute  a  theory.  Neither  Sir  Eobert  Peel  nor 
Lord  Aberdeen  could  gaess  hefore  thè  faci  that  the 
Bandiera  would  take  with  theni  only  ticenty  men. 
The  question  is,  therefore,  whetber  they  weie  appri- 
sed  or  not  of  the  intentions  of  the  Bandiera  ? 

Take  up  the  ex]3lanations  of  Sir  Eobert  Peel. 
He  says  that  '  plots  were  carrying  on  in  the  Medi- 
terranean  English  possessions;  that  these  plots  were 
the  subject  of  Lord  Aberdeen's  watching  and  Com- 
munications. ' 


diera.  Egli  rispose  '  che  iion  lo  avevano  fatto.  '  Fin  qui 
la  risposta  non  era  aggravante. 

Ma  poi  vi  fu  l'esposizione  di  un  motivo.  Di  qual  genere? 

'  Che  non  era  da  supporre  che  ventidiie  uomini  andas- 
sero inermi  ad  assalire  uno  Stato  italiano.  ' 

I  veiitidue  uomini  sono  un  fatto  ;  essi  non  constitui- 
scono  una  teoria.  Né  Sir  Robert  Peel,  né  Lord  Aberdeen 
potevano  indovinare,  prhwrt  del  fatto ^  che  i  Bandiera  avreb- 
bero portato  seco  soltanto  ventidue  uomini.  La  questione 
si  riduce  dunque  a  sapere  se  essi  erano  o  no  a  cogni- 
zione delle  intenzioni  dei  Bandiera. 

Esaminiamo  le  spiegazioni  di  Sir  Kobert  Peel.  Secondo 
lui,  '  i  complotti  si  tramavano  nei  possedimenti  inglesi 
del  Mediterraneo  j  e  quei  complotti  formarono  argomento 
della  vigilanza  e  delle  comunicazioni  di  Lord  Aber- 
deen. ' 


1^1845!  EPISTOLARIO.  167 

Malta  aud  Corfu  are  the  only  Englisli  posses- 
sions  in  the  Mediterranean  where  Italiaii  Exiles  are 
to  be  fouiid.  From  Malta  and  Corfu  on\j  letters 
were  coming"  to  me  during  the  operation  of  the  war- 
rant. Now,  I  affimi  iii3on  my  honour,  and  I  ha  ve 
my  proofs  at  home,  that  in  the  two-thirds  of  those  let- 
ters, there  is  nothing  biit  debating  on  the  landingsche- 
iiies  of  the  Bandiera.  Hovv,  then,  could  Lord  Aber- 
deen be  ignorant  of  them  ì  What  did  he  inspect  my  let- 
ters for  ?  What  was  the  purport  of  his  Communications  'ì 

The  entrapping  j)ractised,  not  by  the  English 
goverument,  no  body  dreams  of  that,  but  by  the 
Xeapolitan  Government,  is  formally  denied. 

The  proofs  I  have  given  of  the  entrappinf/  are 
these  :  — 

1.  The  very  fact  of  the  expedition  of  the  Ban- 
diera on    the    12*^'    of   Jane,    when    on    the    21''*    of 


Malta  e  Corfii  sono  i  soli  possedimenti  inglesi  nel 
Mediterraneo,  dove  si  trovino  esuli  italiani.  Soltanto  da 
Malta  e  da  Corfii  mi  giungevano  lettere  durante  il  pe- 
riodo in  cui  l'ordinanza  fu  in  vigore.  Orbene,  io  af- 
fermo sul  mio  onore,  e  ne  ho  a  casa  le  prove,  che  nei 
due  terzi  di  quelle  lettere  non  vi  è  altro  che  una  discus- 
sione sui  progetti  di  sbarco  dei  Bandiera.  Come  dunque 
poteva  Lord  Aberdeen  ignorarli  ?  Con  quale  scopo  esa- 
minò egli  le  mie  lettere'?  Quale  fu  la  portata  delle  sue 
comniiicasioni^ 

Il  tranello  teso,  nou  già  dal  Governo  inglese,  nessuno 
pensa  ad  una  simile  ipotesi,  ma  dal  Governo  napoletano, 
è  formalmente  smentito. 

Le  prove  che  io  do  dato  dal  tranello,  sono  le  seguenti: 

1.°  Il  fatto  stesso  della  spedizione  dei  Bandiera,  il 
12  giugno,  mentre  il    21    maggio    essi    avevano    dimesso 


168  KPISTOLARIO.  [1845] 

May  they  had  dismissed  ali  tbougbts  of  sudi  an  at- 
tempi; when  on  tlie  8*^'  of  June  they  were  only 
thinking  of  foUowing  another  man  (Ricciotti)  to  some 
point  of  the  Eoman  estates  ;  ali  this  froiiì  their  letters. 

2.  The  sudden  spreading,  through  straiigers  com 
ÌDg  from  the  kingdom  of  Naples  to  Corfu,  of  false 
news  about  insurrectionary  movemeuts  in  Calabria 
and  other  ^eapolitan  provinces  :  ali  this  news  beiiig 
stated  in  the  last  letter  of  the  Bandiera  to  me  as 
being  the  reason  of  their  sudden  décision. 

3.  The  presence  of  a  traitor  (Boccheciampi) 
amongst  them,  who  x^^i'suaded  them  to  go,  went 
with  them,  disappeared  as  soon  as  landed,  and  went 
to  Cotrone  to  give  informations  :  this  man  being 
denounced,  not  only  by  ali  private  accounts— by 
public  notoriety — by  the  fact  of  bis  not  being  con- 
demned    with    the    others    for    the   expedition,    but 


ogni  pensiero  per  quel  tentativo  j  quando  1' 8  giugno  pen- 
savano soltanto  a  seguire  un  altro  uomo  (Ricciotti)  su 
qualche  punto  degli  Stati  Romani  ;  tutto  ciò  risulta  dalle 
loro   lettere. 

2.^  L'improvviso  diffondersi,  per  opera  di  stranieri 
giunti  dal  Regno  di  Napoli  a  Corfù,  di  false  notizie  in- 
torno a  moti  insurrezionali  in  Calabria  ed  in  altre  pro- 
vinole napoletane  ;  a  quanto  affermano  i  Bandiera,  nel- 
l' ultima  lettera  a  me  diretta,  furono  queste  notizie  la 
causa  della   loro  improvvisa  decisione. 

3."  La  presenza  di  un  traditore  (Bocclieciampi)  fra 
loro,  il  quale  li  persuase  a  partire,  andò  con  essi,  scom- 
parve appena  sbarcato,  e  si  recò  a  Cotrone  per  dare  in- 
formazioni ;  provato  colpevole  non  solamente  da  tutte  le 
narrazioni  private  —  dalla  voce  pubblica  —  ma  altresì  dal 
fatto  che  egli  non  fu  condannato  con  gli  altri  per  la  spedi- 


[18451  KPISTOLAKIO.  169 

accused  siuiply  of  haciiig  Jcnotvn  and  noi  reveaìed  a 
plot  :  but  by  the  last  letter  written  by  Nardi,  one  of 
the  victinis,  twelve  houis  before  his  death,  froiii  the 
coìideinned  cell^  to  a  friend  at  Oorfii,  and  conveyed 
through  the  Austrian  embassy.  This  letter^  j)ublis- 
hed  in  your  columns,  is  the  same  npon  which  Lord 
John  Eussell  grounded  his  qnestion  of  yesterday 
night.  {') 

4.  The  attack  niade  on  the  exiles  at  San  Gio- 
vanni, vrhere  a  single  soldier  is  never  qnartered,  by 
the  royal  troops. 

5.  The  order  of  Francis  I,  solemnly  conferred 
by  tlie  King  of  Xaples,  with  a  public  decree  on  the 
18^^'  of  July,  to  D.  Gregorio  Balsamo,  the  Xeai)0- 
litàn  agent  at  Corfn.  far  services  rendered  on  the  oc- 


zione,  fn  semplicemente  accusato  di  aver  conosciuto  e  non  ri- 
velato un  complotto',  provato  colpevole  dall'ultima  lettera 
scritta  dal  Nardi,  una  dell^  TÌttime.  dodici  ore  prima  della 
8ua  morte,  dalla  cella  del  condannato,  ad  un  amico  a  Corfu, 
e  avviata  a  destinazione  per  mezzo  dell'ambasciata  au- 
striaca. La  lettera,  pubblicata  nelle  vostre  colonne,  è 
quella  stessa  dalla  quale  Lord  John  Russell  trasse  argo- 
mento per  la  sua  interrogazione  di  ieri  sera. 

4.**  L'assalto  contro  gli  esuli  a  San  Giovanni,  dove 
non  è  mai  accasermato  un  solo  soldato,  eseguito  dalle 
truppe  regie. 

5.**  L'ordine  di  Francesco  I,  conferito  solennemente 
dal  Re  di  Napoli,  con  pubblico  decreto  del  18  luglio,  a 
D.  Gregorio  Balsamo,   l'agente    napoletano    a    Corfu,  per 

(^)  La  lett.  di  Anacarsi  Nardi  fu  per  prima  volta  pubbl, 
nel  Times,  da  cui  fu  riprodotta  in  altri  periodici  iuglesi.  Yed. 
le  lett.  MDCCCVIII  e  MDCCCIX. 


170  EPISTOLARIO.  [1845] 

casioìi.  If  he  was  takeu  hy  surprisey  wliat  services 
coiild  he  have  reudered!  (^) 

Of  these  proofs,  uot  one  has  been  ret'uted,  or 
eveu  alliided  to,  in  the  '  satisfactory  '  explanations. 
The  onìy  assertion  to  the  coiitiary  is  this,  ^  that  the 
exiles  were  pat  down  by  iuhabitants,  and  conse- 
quently  not  by  soldiers.  ' 

Xowj  a  royal  decree  has  been  pnblished  in  the 
officiai  Gazette  of  ^aples,  in  which,  under  the  date 
of  the  18"'  of  July,  one  hundred  and  seventy  re- 
wards  are  given  by  the  kins^  to  oìie  hundred  and 
seventy  men,  belonging  to  the  ci  vie  guards,  to  gen- 
darmes,  and  to  the  officerà  and  soldiers  of  the  2'**^ 
hattalion  of  ehasseurs.  Is  Sir  Kobert  Peel  better  in- 
forined  than  the  l!^eapolitan  governmentl 


servigi  resi  in  queW occasione.  Se  egli  fu  còlto  albi  sprov- 
veduta, quali  servigi  aveva  potuto  rendere? 

Di  queste  prove,  neppure  una  è  stata  confutata,  né 
A  i  si  è  fatta  allusione  nelle  '  soddisfacenti  '  spiegazioni. 
La  sola  asserzione  in  contrario,  è  che  '  gli  esuli  fu- 
rono debellati  dagli  abitanti,  e  per  conseguenza  non  dai 
soldati.  ' 

Orbene,  un  decreto  reale  è  stato  pubblicato  nella  Qassetta 
ufficiale  di  Napoli,  in  cui,  in  data  del  18  luglio,  cento  set- 
tanta ricompense  sono  concedute  dal  re  a  centosettauta 
individui  appartenenti  alla  guardia  civica,  ai  gendarmi  e 
agli  ufficiali  e  soldati  del  2°  battaglione  dei  cacciatori.  È 
forse  Sir  Robert  Peel  meglio  informato  del  Governo  na- 
poletano ? 


(i)  Ved.   infatti  la  nota  alla  lett.  MDCCLXXI. 


[184:5]  EPISTOLARIO.  171 

I  was  forgetting'  to  state  tliat  the  Bandiera  left 
Corfii  iu  one  boat  armedj  and  witli  a  great  quantity 
of  ammunition,  as  from  tbeir  last  letter  to  me. 

The  honourable  house  was,  perhaps,  tired  with 
coniplaints  about  nine  generons  and  brave-hearted 
foreigners,  shot  at  such  a  distance  from  Eng- 
land;  but  if  a  mere  miuisterial  statement  was  to  be 
accepted  as  entirely  satisfactory,  and  admitting 
no  discussion  at  ali.  one  really  does  not  see  the  pur- 
pose  of  having  entered  into  the  debate  in  so  noble 
and  earnest  a  manner!  '  Be  quick,  make  what  de- 
fence  you  like,  it  will  prove  acceptable,  '  was  a  lan- 
guage  more  tìt  to  be  nsed  from  the  beginning. 

I  am,  Sir, 

respectfuUy  yours, 

Joseph  Mazzini. 
108,  High  Hoiborn. 


Dimenticavo  di  dichiarare  che  i  Bandiera  partirono  da 
Corfù  in  una  barca  armata^  e  con  grande  quantità  di 
munizioni,  come  risulta  dalla  loro  ultima  lettera  a  me 
diretta. 

L'onorevole  Camera  era  probabilmente  stanca  delle 
lagnanze  riguardanti  nove  stranieri  generosi ,  valorosi 
di  cuore,  fucilati  a  tanta  distanza  dall'Inghilterra:  ma 
se  una  semplice  affermazione  ministeriale  doveva  essere 
accettata  come  del  tutto  soddisfacente,  e  tale  da  non 
ammettere  discussione,  non  si  vede  davvero  lo  scopo  di 
essere  entrati  nel  dibattito  in  modo  cosi  nobile  e  se- 
rio. '  Sbrigatevi,  fate  quella  difesa  clie  volete,  gssa  sarà 
ritenuta  accettabile,  '  era  un  linguaggio  più  adatto,  da 
essere  usato  fin  dal  principio. 

Io  sono.  Signore, 

rispettosamente  vostro 

Giuseppe  Mazzini. 
108,  High  Hoiborn. 


172  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDOCOXYIII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londr:i],   25  febbraio   1845. 

Caro  ainicOj 

Questa  sera  Francia,  a  quanto  mi  scrive,  deve 
recarmi  un  po'  di  danaro  per  la  moglie  ;  ma  io  non 
posso  diiierire  l'invio  d'una  mia  a  Pietro,  e  v'ag- 
giungo queste  due  linee  per  te.  Quello  clie  mi  darà 
Francia  sarà  pochissimo,  ne  son  certo:  nondimeno, 
meno  d' una  lira  sterlina  non  può  essere.  Comincia 
dunque  per  dare  alla  povera  donna  25  franchi  dei 
30  che  Waldm[ann]  mi  manda  ;  ed  io  riterrò  al- 
trettanto qui;  se  mi  darà  di  più,  te  lo  scriverò  su- 
bito. Waldm[ann]  è  a  Parigi  !  Desidero  sapere  da  chi, 
e  aqual  uso  m'è  mandato  da  lui  questo  danaro  —  se  i)el 
Fondo  d'Azione  o  perché.  {*■)  —  Oggi  o  domani  partono 
per  quella  tal  via  altre  30  medaglie:  dieci  in  bronzo  e 
venti  bianche.  —  Bisogna  che  tu  mandi,  o  per  mezzo 
particolare  o  per  Diligenza  anche,  quattro  medaglie 
in  bronzo  a  Griacomo  a  Lugano,  e  quattordici  bian- 
che. —  Ke  manderò  altre  bianche  tra  non  molto  per 
voi:  dovreste  far  di  tutto  per  trovare  un  incaricato 

MDCCC XVIII.  —  Pubbl.  da  D.  Giuri ati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  pp.  69-71.  Qui  si  riscontra  siili' autografo,  posseduto 
dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Dal 
Protocollo  della  Giovine  Italia  apparisce  che  la  lett.  fu  rimessa 
col  «  mezzo  Pietro.  » 

(^)  «  Waldmanu  è  sempre  qui  —  rispondeva  il  Lamberti 
il  4  marzo.  —  Diede  i  30  franchi,  perché  se  ne  servisse  come 
voleva.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  185. 


[1845]  EPISTOLARIO.,  17S 

a  Lione  :  (*)  vi  sono  moltissimi  operai  italiani  che 
prenderebbero  i)robabilmente  qualche  medaglia  bian- 
ca, e  molti  opuscoli,  se  li  darete  loro  a  un  franco.  —  Se 
ti  capita  occasione  privata  per  Poitiers,  manda  qual- 
che medaglia  bianca  con  nna  in  bronzo,  e  alcune 
copie  dell'opuscolo  a  Dybowski  :  farà  di  venderle.  — 
Vegliando  V  occasioni,  e  profittando  di  tutti  i  buchi, 
non  tu  solo,  ma  parecchi  dei  nostri,  si  potrebbe  di 
certo  vender  molto  dell'una  cosa  e  dell'altra.  Qui 
dell'opuscolo  do  le  copie  a  uno  scellino  e  sei  ai 
Signori,  a  uno  scellino  agli  operai.  Finora  non  posso 
dir  nulla,  ma  spero  venderne.  —  Perché  non  m'  hai 
mandato  i  due  numeri  della  Réforme^  nei  quali  Blanc 
parlava  dell'opuscolo,  dopo  il  i>rimo  ?  —  L'aftare 
deir  apertura  delle  lettere  è  conchiuso  in  Parlamento; 
ma  comincia  l' agitazione  al  di  fuori,  e  spero  dopo 
Pasqua,  ripresenteremo  petizioni  in  modo  più  po- 
tente che  mai.  —  ISlon  dimenticate  tu,  o  Mich[ele]y 
di  chiedere  a  Bud[ini]  se  può  inviare  oi)uscoli,  e 
anche  medaglie  bianche,  in  Algeri,  dove  l' Apostolato 
avea  tanti  abbonati.  —  A  proposito  di  Bud[ini],  egli 
ha  interpretato  a  suo  danno  la  mia  lagnanza  del 
prezzo  di  stampa  :  e  mi  chiede,  a  suo  scarico,  di  far 
verificare  in  alcune  stamperie  di  Parigi  il  conto  di 
570  franchi  che  ha  dato.  Io  ho  troppa  fede  in  lui 
e  nell'onestà  sua  per  ammettere  questa  verificazione. 
La  mia  delusione  concerneva  generalmente  i  prezzi  di 
Francia,  e  non  quelli  della  sua  stamperia.  (^)  Digli 

(^)  Nella  lett.  cit.  uella  nota  precedente,  il  Lamberti  scri- 
veva :  «  A  Lyon  inviai  a  Barberis  opuscolo  e  campione  me- 
daglie. »  Ved.  infatti  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  III^ 
p.   181. 

(^)  Dopo  di  avere  esercitata  a  Londra  1'  arte  sua  tipogra- 
tica  (ved.   la  nota  alla  lett.  MCCCCVI),   Giuseppe  Budini,  nel 


174  EPiSTOLAKio.  [1845] 

dunque,  se  lo  vedi,  che  bo  iucaiicato  te  o  altri,  e 
che  sarà  verificato;  io  poi  gli  scriverò  che  va  bene.  — 
A  te,  fra  parentesi,  piace  l'opuscolo  o  non  piace! 
Kon  v'è  modo  mai  ch'io  sappiala  tua  opinione  sulle 
cose  mie.  —  Ricorda  a  Michele,  ti  prego,  la  cosa 
che  gli  ho  scritto  concernente  la  polizia,  e  il  deruba- 
tore  dell'organo.  Si  sa  quasi  di  certo  eh'  egli  passò 
coll'orgaiK)  a  Boulogne  il  lo,  dirigendosi  sulla  via 
di  St.-Omer. 

Ohe  non  ci  sia  modo  mai  di  vederci,  caro  Giu- 
seppe! ho  sperato  fare  una  corsa  a  Parigi  sul  prin- 
cipio dell'anno;  e  non  vi  fu  modo.  E  ohe  non  vi  sia 
speranza  sia  d' infanatichire  un  ricco,  o  di  arricchire 
un  di  noi,  e  consecrare  la  ricchezza  a  un'azione! 
Abbiam  noi  da  morire  di  bestemmia  o  di  noia  su 
terreno  straniero?  Addio:  t'abbraccio:  ama  il 

tuo 
Giuseppe. 

MDCCCXIX. 

A  Pietro  Giai^none,   a  Parigi. 

[Londra,  25  febbraio  1845]. 

Caro  Pietro, 

Ebbi  la  tua:  hai  ragione;  avrei  dovuto  scriverti 
da  molto;  ma  se  tu  sapessi    come    ho    tutti    i    miei 

1843  s'era  trasferito  a  Parigi,  dove  aveva  aperta  una  stam- 
peria dalla  quale  escirono,  ad  es.,  gli  ultimi  due  numeri  del- 
l'^^os/oZ^/o  Popolare  (ved.  V  Introduzione  al  voi.  XXXIII  del- 
l'ediz.  nazionale),  un' ediz.  delle  Poesie  del  Mamiani  (ved.  il 
Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  II,  p.  109).  i  Bicordi  dei 
fratelli  Bandiera,  ecc. 

MDCCCXIX.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 


[1845]  KPISTOLAHIO.  175 

momenti  presi  dalla  Scuola,  dall'Associazione  per 
la  Protezione  dei  ragazzi  italiani,  daiPafi'ar  delle 
Lettere  aperte,  dalla  Società,  dalle  cose  mie,  etc,  mi 
perdoneresti.  E  d'  altra  parte,  a  che  rispondere,  a  che 
discutere  un  fatto  e  le  sue  probabilità,  quando  B[ian- 
colil  (^)  m'intona:  «  a  voi  tocca  trovare  il  danaro,  »  ed  io 
sono  nell'assoluta  impossibilità  di  trovarlo!  Ho  sulla 
lista  delle  sottoscrizioni  fatte  quando  V  agitazione 
era  più  forte,  parecchie  somme  che  non  furono  ri- 
scosse mai:  e  ^jredo  riuscirei  [)iu  o  meno  ad  averle 
se  si  producessero  circostanze  imponenti  in  Italia  : 
ma  sulla  mia  fede,  e  per  un  tentativo  ardito  da 
parte  nostra,  non  vi  riescirei.  Purtroppo,  comunque 
tutti  sappiano  il  come  del  tentativo  di  Corfu,  l'im- 
pressione rimane  profonda,  e  nessuno  crede  a  pro- 
babilità di  moto  in  Italia.  Ditemi  a  ogni  modo  e 
senza  trarne  il  menomo  indizio  di  speranza  da 
parte  mia,  la  cifra  che  credereste  indispensabile. 

L'  unico  modo  per  formare  un  po'  di  cassa,  al 
quale  s'aggiungerebbero  più  facilmente  le  olferte. 
parevami  quello  delle  medaglie:  ma  è  speculazione 
fallita:  e  perché  noi  fosse,  sarebbe  stata  necessaria 
un'  attività,  un'  insistenza  da    parte  di    tutti  gli  af- 

(^)  Come  apparisce  dalla  lett.  MDCCCXLI,  iu  cui  il  nome  è 
dato  in  tutte  lettere,  era  il  conte  Oreste  Biancoli,  esule  in 
Francia  dopo  il  moto  rivoluzionario  dell'agosto  1843,  ed  as- 
segnato al  deposito  di  Chàteanroux.  Ved.  su  di  lui  M,  Men- 
GHiNi,  li.  Andreini,  ecc.,  cit.,  pp.  40-41  dell'estratto.  Va  qui 
aggiunto,  e  si  vedrà  meglio  dalle  lett.  seguenti,  che  il  Bian- 
coli  nel  moto  romagnolo  del  1845  si  schierò  dalla  parte  di 
coloro  che  invece  dell'  azione  rivoluzionaria  immediata  inten- 
devano di  chiedere  riforme  al  Governo  Pontificio,  e  avevano 
a  tale  scopo  discusso  e  approvato  il  Manife><to  delle  lìopoìa- 
zioni  dello  Staio  Romano  ai  Principi  ed  ai  Popoli  dell'  Europa, 
che  si  attribuisce  a  L.   C   Fari  ni. 


176  -  EPISTOLARIO.  [1845] 

fratellati  a  noi,  tanta  da  produrre  una  vendita  — 
di  quelle  bianche  —  sommante  a  mille  o  duemila 
esemplari. 

Scrivo  a  B[iancolil^  come  vedi. 

Duolmi  assai  che  gì'  invii  di  medaglie  da  qui, 
e  d'opuscoli  da  parte  vostra  a  Malta  siano  stati 
fatti  a  Nicola,  il  quale  mi  scrive  sulle  mosse  per  Cor- 
sica, credo.  Vorrei  che  tu  ne  dicessi  a  Lamb[erti].  (^) 
Appena  ei  sappia  dov^  è  Xicola,  egli  dovrebbe  scri- 
vergliene: le  medaglie  partirono  da  qui  sull'^^/2;a, 
Schooner,  Capitano  Lowry.  Fors'  ei  potrà  riparare. 
Anche  in  assenza  sua  se  ogni  cosa  potesse  andare 
nelle  mani  di  L.  Tonna  e  C,  librai  in  Malta,  tor- 
nerebbe tutt'uno. 

Si  può  sapere  il  perché  —  se  v^  è  perché  che 
abbia  apparenza  di  ragione  —  Ricciardi  gridi  contro 
l'opuscolo?  A  vero  dirti,  non  mi  sorprende;  e  non 
m'importa.  Forse  giudico  troppo  severamente;  ma 
non  concedo  a  Kicciardi  valore  alcuno  se  non  di 
buone  intenzioni;  e  queste  pure  irrimediabilmente 
guaste  da  un^  intemperanza  d' amor  proprio,  d'  am- 
bizione, d'opinione  di  sé  che  può  spiegar  sola  le 
immense  ciarle  funestissime  di    ch'egli  accompagna 

(^)  Nicola  Fabrizi  aveva  lasciato  Malta  il  15  febbraio  1845 
(ved.  la  lett.  di  pari  data  di  Emilio  Sceberras  al  Lamberti, 
nel  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  184)  per  cor- 
rere al  capezzale  del  fratello  Paolo,  caduto  gravemente  ma- 
lato a  Tolosa,  e  di  là  trasportato  a  Bastia  dall' altro  fratello 
Luigi.  Su  queste  dolorose  vicende  corse  dai  tre  patriotti  mo- 
denesi è  lungo  ragguaglio  nel  III  voi.  del  Protocollo  della 
Giovine  Italia,  da  cui  si  apprende  che  per  inconsiderate  ciarle 
del  Ciampella  e  del  Bubani,  esuli  a  Tolosa,  con  i  quali  s'era 
unito  un  certo  Luccliesini,  fondatamente  sospettato  come  spia, 
era  sorta  un'incresciosa  polemica,  tendente  a  intaccare  l'onora- 
bilità dei  fratelli  Fabri'/i. 


!lS45]  EPISTOLARIO.  177 

la  menoma  velleità  cV  impresa.  Kicordo  i  45  mila  fran- 
chi magnificati  per  ogni  dove,  ridotti  poi  tu  sai  a 
che;  e  i  grandi  sacrifizi  fatti,  poi  la  casa  di  cam- 
pagna per  conchiasione.  (/) 

Dio  ti  rimeriti  per  le  cure  che  dai  all'Unione: 
tienla  in  piedi  come  meglio  i^uoi.  Manderò  segni,  etc. 
l)el  primo   viaggiatore  che  mi  càintn. 

Ho  scritto  a  Michele  pel  conto  dello  stampatore, 
e  regolerà. 

Le  medaglie  in  bronzo  mi  costano  qui  venti  lire 
sterline  (500  franchi)  il  cento:  le  ])ianchelire  4  (100 
franchi)  il  cento. 

Avrai  letto  o  udito  dell' aft'ar  delle  lettere;  e 
torse  avrai  meravigliato  dell'  insistenza  che  pongo 
in  siftàtto  affare.  Come. peraltro  indovini,  m'importa 
assai  poco  oggi  mai  che  ai)rano  le  lettere  al  mio 
nome  o  no.  Ma  so,  pur  troppo,  che  ogni  piccolo 
trionfo  in  terra  straniera  è  magnificato  in  Italia;  e 
vagheggio  V  idea  che  da  un  Italiano  derivi  la  solenne 
abolizione  in  Inghilterra  d'  un  potere  immorale.  La 
mozione  fatta  da  Duncombe  al  Parlamento  fu  riget- 
tata :  oggi,  un'altra  mozione  sarà  presentata  e  ri- 
gettata allo  stesso  modo  :  ma  questo  è  nulla  : 
sé  in  questa  razza  di  Sassoni  v'  è  ancora  un 
po'  dell'antica  insistenza,  tra  un  uìese  avremo  nn 
milione  di  firme  per  la  i)etizione  che  domanda  si 
(Fancelli  1'  Atto,  e  riproporremo  più  forti  che  mai. 

Non  disperar  dell*  Italia  d'oggi:  e  d' altra  ])arte 
non  t'  illudere  a  si)erar  molto.  Il  i)roblema  attuale 
è  tale  quale  io  l'ho  espreSvSo  nel  mio  opuscolo:  ele- 
menti a  fare  efficacemente    non    mancano  ;    iiìa  sono 

(*)  Di  tutto  vii)  è  ampia  trattazione  nel  precedente  voi. 
dell"  epistolario. 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi,  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  12 


178  El'ISTOLAKIO.  [1845] 

in  mano  d'  uomini  tristi  e  stolidi  che  non  sanno  o 
non  vogliono  fare.  Per  fare  in  Italia  bisogna  disfare  : 
disfare  la  cospirazione  coni'  è.  Vorrei  che  il  mio 
o[)uscolo  andasse  nelle  nmni  de'  giovani  più  che  al- 
trove in  Romagna;  ma  è  appunto  la  parte  d'Italia 
che  m'è  più  contesa  per  siffatti  invii.  Vorrei  che 
due  giovani  nostri,  di  core  e  d' ingegno  potessero 
fare  una  tournée  in  Romagna,  e  veder  di  sottrarre 
la  gioventù  al  giogo  degrintiuenti.  Vorrei  che  per 
mezzo  di  gente  del  popolo  si  stabilisse  una  catena 
di  comunicazione  dalla  frontiera  degli  Stati  Papali 
a  Livorno,  indipendente  da  tutti  altri  lavori.  Vorrei 
molte  cose,  ma  mi  mancano  viaggiatori  e  mezzi.    , 

Can[uti]  e  gii  altri  non  faranno  mai  nulla. 

Nicola  dovrebbe  avere  serbato  qualche  cosa  dei 
10.000  franchi  e  dovrebbe,  in  quel  caso,  disporne  pel 
Fondo  d'  Azione.  Dinne  a  Lamb[ertiJ.  È  cosa  da  ve 
rificarsi. 

Scrivetemi,  ripeto,  nn  calcolo  a[)prossimativo  della 
somma  che  il  progetto  richiederebbe.  È  cosa  da  non 
approvarsi,  né  rigettarsi  assolutamente;  ma  da  non 
discutersi  finché  non  v'  è  probabilità  di  aver  fondi. 
Or,  la  cifra,  eh'  io  non  posso  calcolare  da  qui,  po- 
trebbe suggerirmi  speranze,  o  confermarmi  nell'idea 
dell'impossibilità.  —  Amami,  e  credi  air  affetto  del 

tuo 
Giuseppe. 


Lo  sconforto  è  tale  per  ogni  dove  che  la  Con- 
grega Centrale  di  New  York  pro})one  nulla  meno 
che  l' impianto  d' una  nuova  Società  segreta,  con 
tutta  la  severità,  le  punizioni,  etc.  delle  vecchie   — 


[1845]  EPISTOLARIO.  179 

l'abolizione  del  nome  di  Giovine  Italia  —  la  limitazione 
del  Credo  politico  alla  Libertà,  Indipendenza  e  Unità  — 
e  più  altre  cose,  che  tradiscono  una  suprema  ignoranza 
dello  stato  d^  Italia.  Essi  non  sanno  che  in  Italia 
gV  influenti  abborrono  oggimai  da  qualunque  società 
propriamente  detta  e  ordinata:  che  v' è  assoluta  im- 
possibilità d^  ordinarne  una  nuova  potente  davv  ero  : 
che  il  nome  di  Giovine  Italia  è  oramai  incancellabile, 
e  rappresenta  la  Scuola,  la  dottrina  pili  che  P  Asso- 
ciazione segreta  :  che  bisognerebbe  farne  più  sempre 
un  corpo  morale,  una  bandiera,  collocata  al  di  sopra 
di  tutte  sette,  e  lavori  slegati;  cosi  che  ogni  ten- 
tativo, da  qualunque  parte  venisse,  si  rannodasse  a 
quella  bandiera,  mentre  gl'individui  influenti  in  questo 
corpo  si  terrebbero  a  contatto  con  tutti  i  diversi 
lavori  o  individui  potenti  in  Italia,  influenzandoli 
colla  corrispondenza,  mentre  V  Associazione  dell'  e- 
stero  dovrebbe  influenzare  l'interno  colla  propaganda 
degli  scritti,  medaglie,  etc.  Queste  idee  io  le  spiegherò 
ad  essi  quanto  meglio  potrò;  ma  sarebbe  bene  che 
voi,  come  Congrega  per  la  Francia,  scriveste  che 
avete  avuto  comunicazione  da  Londra  delle  proposte, 
ed  esponeste  le  vostre  idee  in  proposito,  indirizzando 
a  Foresti.  Vedete  se  potete  farlo  con  una  certa  sol- 
lecitudine. 

Addio:  cerca  vendere  quanto  più  puoi  d'opu- 
scoli e  di  medaglie  :  d' opuscoli  per  me  che  sono 
povero  più  che  mai,  di  medaglie  pel  Fondo  d'Azione. 
T'  abbraccio. 

Fa,  ti  prego,  che  l'  acchiusa  vada  a    Lamb[erti]. 


180  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDGCCXX. 

A  Georges  Sand,  à  Paris. 

[Londre.s],   26  février  [18i5]. 

Madame, 

Un  ami  d'un  de  mes  amis  se  charge  de  vous 
remettre  Zoé^  roman  plein  de  défauts,  et  de  bonues 
clioses  en  germe,  que  Mademoiselle  Géraldiiie  Jews- 
biiry  m'a  prie  de  vous  faire  parvenir  avec  ma  lettre. 
Miss  Jewsbury  appartient  à  ce  petit  iioyau  de  fem- 
mes  Anglaises  qui  commencent  à  vous  comprendre 
et  à  vous  admirer:  noyau  qui  grossit  chaque  jour.  (^) 
Vous  savez  peut-étre  que  Spiridion  à  été  traduit  en 
auglais  vers  la  fin  de  Fannée  passée  par  un  Quaker.  (^) 
M."*^  Eliza  Ashurst  a  fait  paraìtre  les  Maitrp.s  Mosa'i- 
stes  et  l'Orco;  et  j'espère  pouvoir  bientòt  vous  an- 
noncer  la  traduction  de  votre  admirable  livre:  Lettres 
d'un  voyageur.  (^) 

MDCCCXX.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella  rac- 
colta Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 

(^)  Geraldino  Jewabnry  (1812-1880)  era  stata  certamente 
conosciuta  dal  Mazzini  in  casa  Carlyle,  della  quale  era  assidua 
frequentatrice  dal  1841.  Com'è  noto,  si  condusse  poco  riguar- 
dosamente verso  la  memoria  di  Jane  Carlyle  (ved.  specialmente 
la  traduzione  francese  delle  lieniiniscences  di  Th.  Carlyle  ; 
Paris,  Mercure  de  France,  1910,  p.  92  e  segg.).  Nel  184.5  Miss  G. 
Jewsbury  aveva  pub))!.  :  Zoe,   the  history  of  tivo  lives,  in  3  voli. 

(2)  Spiridion  era  stato  translaled  from  the  French  nel  1842, 
senza  nome  di  traduttore. 

(■^)  È  questa  la  prima  volta  che  nell'  epistolario  mazziniano 
si  fa  menzione  della  famiglia  Ashurst,  della  quale  più  tardi,  in  uno 
dei  suoi  proemi  all'ediz.  daelliana,  il  Mazzini  fece  onorevole  men- 


[1845J  EPISTOLAKIO.  181 

Voiis  devez  à  l' berne  qa'il  est  avoir  re§u  les  des- 
sins  qui  aecompagnaieiit  la  Patente.  La  persouue 
qui  s'était,  il  y  a  quelques  mois,  cbargée  de  vous  les 
remettre,  Mr.  0.  Biiller,  ii'a  pas  pu  vous  reucontrer 
à  Paris;  mais  il  m'a  assuré  que  le  rouleau  avait 
été  depose  cliez  vous.  Mr.  Buller  était  aussi  poiteur 
de  la  somme  de  ciuqaante  franes,  resultat  d^ine  er- 
reur  découverte  daus  les  comptes  du  Bureau  des 
Pateiites  :  il  n'a  pas  voulu  la  laisser  avec  les  dessins  ; 
et  je  saisirai  la  première  occasion  sùre  pour  vous  la 
faire  teiiir. 

On  devrait  aussi  vous  avoir  remis,  il  y  a  quel- 
ques jours,  de  ma  part  une  broucliure  italienne  qui 
contient  la  correspondance  des  frères  Bandiera. 

Croyez  toujours.  Madame,  à  l'admiration  sincère 
et  aux  sympatbies  fraternelles  de 

votre  dévoué 
Jos.  Mazzini. 


lOSj   Hio-b  Holborn. 


zione.  La  faniiglia  Ashurst,  che  il  Mazzini  aveva  conosciuto 
fino  dai  primi  anni  della  sua  dimora  a  Londra,  si  componeva 
del  padre,  il  quale  prese  poi  le  difese  dell'esule  nella  lunga 
discussione  per  l' apertura  delle  lettere,  della  moglie  di  lui, 
che  fu  per  il  Mazzini  «  una  seconda  madre,  »  del  tìglio  Wil- 
liam, pur  esso  fervente  mazziniano,  e  delle  figlie  Matilde  (an- 
date sposa  ad  un  Biggs),  Carolina  (moglie  di  James  Stansfeld) 
Emilia,  che  passò  a  seconde  nozze  (1861)  col  maggiore  Carlo 
Venturi  ed  Eliza  Ashurst,  la  quale  aveva  infatti  tradotto  in 
inglese,  e  pnbbl.  nel  1844,  The  Mosaic  Worlìers,  a  tale,  e  The 
Orco,  a  tradition,  firmandosi    E.  A.  A. 


182  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDCCCXXI. 

To  THE  Editor  of  the  "  Morning  Ghronicle  ",  London. 

[London],   1845,  febrnary  28. 
Sir, 

In  addressing  to  you  a  few  remarks  upon  the 
explanatious  given  by  Lord  Aberdeen  on  the  27*'', 
in  answer  to  a  question  put  by  Lord  Beaumont,  (^) 
I  feel  ali  the  disadvantages  of  my  position.  I 
stand  here,  a  foreigner,  personally  unknown,  pros- 
cribed,  not  hy,  but  from  niy  native  country,  in  the 
suspicious  character  of  an  agitator,  iusisting  on  an 
accusation  against  the  British  government  for  having 
helped,  though  certainly  unintentionally,   through  a 


Signore, 

Nel  rivolgervi  poche  osservazioni  riguardo  alle  spie- 
gazioni date  da  Lord  Aberdeen  il  giorno  27,  in  rispo- 
sta ad  una  interrogazione  presentata  da  Lord  Beau- 
mont,  io  sento  tutti  gli  inconvenienti  della  mia  posizione. 
Mi  trovo  qui,  straniero,  personalmente  ignoto,  proscritto 
dalla  mia  patria,  ma  non  da  essa,  nella  qualità  sospetta 
di  agitatore,  e  insisto  sopra  un'accusa  al  Governo  bri- 
tannico, quella  di  avere  aiutato,  indubbiamente  senza 
averne    l'intenzione,    con   una    vergognosa    violazione  di 


MDCCCXXI.  —  Pubbl.   nel  Morning  Chronicìe  del  1°  mar- 
zo 1845. 

(*)  La  discussione  avvenuta  alla  Camera  dei  Lords  il  27  feb- 
braio 1845  fu  tradotta  e  pubbl.  in  appendice  al  voi.  XXVI. 


[1845]  EPISTOLARIO.  183 

sliaìiiefiil  violation  of  private  correspoiidences,  a  fo- 
reigii  (lespotic  government  in  the  foulest  transac- 
tiou  that  bas  ever  takeii  place  since  tlie  entrappiug 
of  Murat  by  tbe  sanie  goverumeut — the  eutrapping 
of  tweuty-one  noble  brave-hearted  patriots,  and  the 
subsequeut  death  of  uine  of  them.  The  vindicators 
of  the  government  are  prime  ministers,  secretaries 
of  state,  men  eiijoying  a  widely  spread  reputation 
of  honesty  and  sincerity,  snpported  by  large  i)arlia- 
mentary  majorities,  ready  to  listen  favonrably,  who 
easily  believe  in  the  correctness  of  their  statenjents. 
Xevertheless,  I  feel  bound  in  diity — duty  towards 
my  slain  coiiiitrymen — towards  justice  and  truth — 
towards  myself,  whose  hononr,  certainly  not  less  pre- 
cioiis  than  that  of  any  secretary  of  state,  begins  to 
be  involved  in  the  qiiestion — to  keep  my  ground 
tìrinly  ;  a  ground,  let  it    he    remembered,    which    is 


corrispondenze  private,  un  Governo  dispotico  straniero 
nell'opera  pili  nefanda  clie  sia  stata  inai  compita,  dopo 
l'agguato  al  Murat,  —  cioè  il  tranello  teso  a  ventuno 
nobili  patrioti  di  cuore  valoroso,  e  la  susseguente  morte 
di  nove  di  essi.  Difensori  del  Governo  sono  primi  Mi- 
nistri. Segretari  di  Stato,  uomini  di  una  fama  larga- 
mente diffusa  di  onestà  e  di  sincerità,  sostenuti  da  grandi 
maggioranze  parlamentari,  pronte  a  dar  loro  ascolto  be- 
nignamente, facili  a  credere  alla  correttezza  delle  loro 
affermazioni.  Nondimeno,  ritengo  sia  mio  stretto  dovere 
—  verso  i  miei  compatrioti  massacrati,  verso  la  giustizia 
e  la  verità,  verso  me  stesso  —  il  cui  onore,  certamente 
non  meno  prezioso  di  quello  di  qualunque  Segretario 
di  Stato,  comincia  ad  essere  coinvolto  nella  faccenda  — 
di  mantenere  saldamente  le  mie  affermazioni,  le  quali, 
è  bene  ricordare,  debbono  riassumersi  cosi:   Che  ventuno 


184  EPISTOLARIO.  [1845] 

siili ply  tbis:  That  the  tiventyone  Italian  exiles  have 
heen  allured  to  Calabria^  hy  (ìarlx,  snakcìUce  proceed- 
ings  oj  the  Austrian  and  Neapolitan  (/orernments, 
and  that  these  governments  ivere  enabìed  to  do  so  hy 
their  attention  having  heen  awakened  to  the  suhject  hy 
the  secret  ccmmunications  extracted  from  my  corres- 
pondence  hy  the  British  government.  I  believe  that 
Lord  Aberdeen  did  nev^er  dream  that  such  evil  con- 
seqaeiices  might  possibly  arise  froni  his  Communi- 
cations :  but  I  believe  at  tlie  same  time,  and  with 
eqnal  sincerety,  that  shiuild  Lord  Aberdeen  liave 
earnestly,  impartially,  and  by  himself  have  examined 
the  tacts,  instead  of  implicitly  relying"  iipon  diploma - 
tic  informations  and  reports  of  agents  at  Xaples, 
evidently  grouuded  upon  statements  of  the  Xeapo- 
litan  government,  he  would  have  said  to  the  House 
—  '■  I  feel  safe  and    untouched    l)v    remorse   in    mv 


esiUi  italiani  sono  stati  adescati  in  Calabria,  con  proce- 
dimenti tenebrosi  e  insidiosi  come  quelli  del  serpente,  per 
opera  dei  Governi  austriaco  e  napoletano^  e  che  questi  Go- 
verni poterono  far  ciò.  essendo  stata  la  loro  attenzione  richia- 
mata suW argomento  da  comunicazioni  segrete,  desunte  dalla 
mia  corrispondenza  trasmessa  dal  Governo  inglese.  Io  ritengo 
che  Lord  Aberdeen  non  abbia  mai  lontanamente  pensato 
alle  nefaste  conseguenze  che  potevano  derivare  dalle  sue 
comunicazioni;  ma  ritengo  al  tempo  stesso,  e  con  eguale 
sincerità,  che  se  Lord  Aberdeen  avesse  seriamente,  im- 
parzialmente e  da  se  medesimo  esaminati  i  fatti,  invece 
di  fidarsi  implicitamente  alle  informazioni  diplomatiche 
e  ai  rapporti  di  agenti  da  Napoli,  evidentemente  fon- 
dati su  affermazioni  del  Governo  napoletano,  avrebbe 
potuto  dire  alla  Camera:  '  Io  mi  sento  sicuro  e  non  as- 
salito   da  rimorsi  di    coscienza,  perché    non    potevo    mai 


[1845]  EPISTOLARIO.  18d 

owii  couscieiice,  for  I  could  iiever  suspect  tliat  sud» 
base  and  treaclieious  pioceediiigs  conld  be  adopted 
by  any  establislied  government.  '  The  proof  agaiust 
tlie  use  of  sudi  a  power  as  lias  been  daimed  by 
secretaries  of  state  would  reuiain  unauswéred.  aud 
lielp  you  ali  to  the  solution  of  the  probleiu  :  but 
Lord  Aberdeeu's  character  would  stand  up,  in  the 
eyes  of  his  British  countryraen,  uuiuipeachable  as 
before. 

Xow  to  the  explanatìon.s. 

The  warrant  for  the  openiug  of  luy  letters  was 
not  issued  by  Lord  Aberdeen,  nor  at  his  (ìtsire.  Let 
the  dedaration  be  recorded  as  a  corredive  to  the 
defence  so  often  set  up.  duriiig  the  last  debates  in 
tlie  House  of  Conimons,  for  Sir  James  Martyr  Graham. 

^  I  determined  that  no  agent  of  any  foreign  go- 
vernment should  see    a    single    syllable   of  the    con- 


sospettare che  mezzi  cosi  vili  e  traditorii  potessero  es- 
sere adottati  da  qualuiiqiie  Governo  costituito.  '  La  pro- 
va contro  r  uso  di  tale  potere,  quale  è  stata  accam- 
pata dal  Segretario  di  Stato,  rimarrebbe  senza  risposta 
ed  aiuterebbe  voi  tutti  alla  soluzione  del  problema;  ma 
il  carattere  di  Lord  Aberdeen,  agli  occhi  dei  suoi  con- 
cittadini britannici,  rimarrebbe  inunacolato,  impeccabile 
come  priuia. 

Ora  vengo  alle  spiegazioni. 

L'ordinanza  per  l'apertura  delle  mie  lettere  non  fu 
emanata  da  Lord  Aberdeen,  né  per  suo  desiderio.  Sia  ri- 
cordata la  dichiarazione,  come  correttivo  alla  difesa,  così 
spesso  addotta,  durante  le  ultime  discussioni  nella  Ca- 
mera dei  Comuni,  da  parte  di  Sir  James  Mai-tire  Graham. 

'  Io  decisi  che  nessun  agente  di  alcun  Governo  stra- 
niero dovesse  vedere    una  sola    sillaba    del    contenuto    di 


186  EPISTOLARIO.  [1845] 

tents  of  tliose  letters....  I  consequently  felt  myself 
eiititled  last  year  to  say  that  no  syllable  of  tliose 
letters  had  been  snbuiitted  to  ihe  inspectioìi  of  niiy 
foreign  government.  ' 

The  see  and  the  inspection  are  new  features  in 
the  case,  worth  being  recorded,  together  with  the 
wlthin  and  the  without  of  the  right  honourable  ba- 
llonet. There  ivS  no  inspection  to  be  foiind,  if  reports 
be  correct,  in  the  declaration  of  last  year. 

'  Not  a  syllable  of  the  correspondeuce  bad  e\  er 
been  submitted  to  any  foreign  government.  '  And  this 
was  iittered  in  aiiswer  to  a  question  by  Lord  Xor- 
manby,  who  certainly  did  not  dream  of  inquiring 
whether  foreign  powers  had  ever  been  gratitìed  with 
autographs  of  my  correspondents.  But  this,  as  well 
as  the  silence  faithfiilly  kept  about  the  sources  of 
the    informa tion,    and    the    regard    to    the    personal 


quelle  lettere...:  per  conseguenza,  mi  ritenni  in  diritto  l'anno 
scorso  di  dire  che  neppure  una  sillaba  di  quelle  lettere  era 
stata  sottoposta  all'  ispezione  di  alcun  Governo  straniero.  ' 

Il  vedere  e  V  ispezione  sono  adesso  aspetti  nuovi  della 
questione,  degni  di  essere  notati,  insieme  col  dentro  e 
fuori  dell'onorevole  Baronetto.  Nessuna  ispezione,  se  i 
resoconti  sono  esatti,  figura  nella  dichiarazione  dell' anno 
scorso. 

'  Neppure  una  sillaba  della  corrispondenza  era  stata 
mai  sottoposta  ad  alcun  Governo  straniero.  '  E  ciò  fu 
detto  in  risposta  ad  una  interrogazione  di  Lord  Nor- 
manby,  il  quale  certamente  non  si  sognava  di  chie- 
dere se  a  qualche  potenza  straniera  fosse  mai  stato  fatto 
omaggio  degli  autografi  dei  miei  corrispondenti.  Ma  questo, 
come  il  silenzio  fedelmente  mantenuto  circa  le  fonti  del- 
l'informazione, e  il  riguardo  alla  sicurezza    personale    di 


|'1S45]  EPISTOIyARIO.  187 

safety  of  ali  individuals  who  inight  be  comproìnised 
by  it,  is  ìiow  quite  irrelevant  matter  to  me.  Letters 
ìcere  opened;  Communications  derived  t'rom  tbeir  con- 
tenta icere  forwarded  to  forei^n  despotic  govern- 
ments  :  and  exiles,  tliougb  liable  to  be  entrapped, 
liad  then  no  personal  fears  to  entertain  from  Naples 
or  Austria.  Tliese  broad,  undeniable,  undenied  facts 
are  quite  suffieient  for  my  case. 

The  truly  important  part  of  the  explauations  is 
tbls:— 

Lord  Aberdeen  declares,  tbat  '  be  never  bad  tbe 
most  distant  conception  of  any  attempt  being* 
about  to  be  made  from  Corfu  upon  tbe  Italian  Sta- 
tes, at  one  time  or  anotber;'  tbat  '  it  was  impos- 
sible  tbat  be  could  bave  sucb  a  conception,  for  tbe 
wbole  of  tbe  expedition  was  planned  and  executed 
in   a  single    week  :   tbat    tbe    Bandiera's   arrived    at 


tutti  gli  individui  che  potevano  essere  da  quel  fatto  com- 
promessi, è  ora  per  me  una  questione  di  nessuna  im- 
portanza. Delle  lettere  furono  aperte  j  delle  comunicazioni 
desunte  dal  loro  contenuto  furono  spedite  a  Governi  stra- 
nieri dispotici  :  ed  esuli,  benché  in  condizioni  da  essere  ti- 
rati in  trappola,  non  avevano  allora  alcun  timore  perso- 
nale, né  da  parte  dell'Austria,  né  da  quella  di  Napoli.  Que- 
sti fatti,  larghi,  innegabili  ed  innegati  sono  sufficientis- 
simi  per  la  mia  tesi. 

La  parte  veramente  importante  delle  spiegazioni  è  la 
seguente  : 

Lord  Aberdeen  dichiara  che  '  egli  non  ebbe  mai  la  più 
lontana  idea  che  (pialclie  tentativo  fosse  per  farsi  da 
Corfii  contro  gli  Stati  italiani,  in  un'epoca  o  in  un'al- 
tra; '  che  '  era  impossibile  potesse  egli  avere  una  tale 
idea,  quando  l' intera  spedizione  fu  progettata  ed  ese- 
guita in  una   settimana;'  che  i    Bandiera   ^arrivarono  a 


188  EPISTOLARIO.  [1845] 

Corfu  OH  the  5*^  of  June,  and  oii  the  12^^'  of  Jiine 
tbe  expeditioii  took  i)lace  ;  '  tbat  '  this  is  decisive, 
and  proces  that  it  was  iuipossible  for  aiiy  informa- 
tion  to  bave  been  given  to  aiiy  qnarter  by  tbe  Bri- 
tisb  governmènt.  ' 

Deeisive  enougb,  indeed,  if  trite:  but,  owing-,  no 
donbt,  uot  to  Lord  Aberdeen  bimself,  bnt  to  incor- 
rectness  of  the  reports  on  whicb  bis  explanations 
are  grounded,  it  is  not  trne. 

It  was  and  stili  is  ratber  difbcult  for  me  to  re- 
concile Lord  Aberdeen^s  ahsolute  ignorance  of  any 
intended  attenipt  to  be  made  from  Corfn  upon  tbe 
Italian  states  with  the  fact  of  the  opened  and  ins- 
pected  letters  addressed  to  me  from  Corfn  contain- 
ing  little  else  tban  debates  on  snch  schemes;  I  wonld 
quote  especially  from  a  letter  of  the  10*''  of  May, 
written  by  Attilio  Bandiera,  and  nnfolding  two  dif 


Corfu  il  ò  giugno,  ed  il  12  giugno  la  spedizione  ebbe 
luogo;'  che  '  tale  argomento  è  decisivo,  e  dimostra  quanto 
era  impossibile  che  qualsiasi  informazione  fosse  stata 
data  ad  alcuna  autorità  dal  Governo  britannico.  ' 

Decisivo  abbastanza,  infatti,  se  vero;  se  non  che,  gra- 
zie indubbiamente,  non  già  allo  stesso  Lord  Aberdeen, 
ma  alla  inesattezza  delle  relazioni  sulle  quali  erano  fon- 
date le  sue  spiegazioni,  non  è  vero. 

Fu  ed  è  tuttora  abbastanza  difficile  per  me  di  conci- 
liare V  assoluta  ignoranza  di  Lord  Aberdeen  di  qualsiasi 
tentativo  progettato  che  dovesse  farsi  da  Corfu  sugli 
Stati  italiani,  col  fatto  delle  lettere  aperte  ed  esaminate. 
indirizzateuìi  da  Corfii,  contenenti  per  lo  più  discussioni 
su  quei  progetti.  Vorrei  citare  specialmente  alcuni  passi 
di  una  lettera  del  10  maggio,  scritta  da  Attilio  Ban- 
diera,   esponenti  due  differenti    piani  di    sbarco.  L' affer- 


[1845]  EPISTOLARIO.  189 

fereiit  laiidiug  scbemes  to  me.  Lord  Aberdeen's  as- 
sertion  is.  liowever,  by  far  too  explicit  to  admit  of 
a  single  doubt  oii  iiiy  part. 

But  as  to  the  assertions  derived,  as  it  seems^ 
frora  reports  of  Lord  .Seaton  or  others.  I  feel  enti- 
reìy  at  liberty  to  state  what  follows  : — 

It  is  not  trne  that  the  Bandieras  arrived  at  Corfu 
Oli  the  5^^  of  Juue.  Attilio  Baisdiera  arrived  at 

CORFIT  ON  THE    28TH    OF  APRIL  :    EMILIO  BANDIERA 

LONG  BEFORE  THAT  TIME.  Soiiiewhat  before  the 
22"'^  of  Aprilj  the  uiother  of  the  Bandieras  was 
herself  at  Oorfii.  eiideavoiiring  to  get  back  Emilio, 
with  a  promise  of  pardon  from  the  Viceroy  of  the 
LombardVenetian  provinces.  On  the  22"'\  Emi- 
lio wrote  to  me  a  long,  deep-aftectiiig  letter,  which 
is  now  printed  (the  autograph  beiiig,  of  course,  in 
my  possession),  aboiit  the  trial  he  was  then  uiider- 
going  at  Corfu.     On  the    19^''  of  May  the  two   bro- 


mazione  di  Lord  Aberdeen  è  tuttavia  anche  troppo  espli- 
cita per  ammettere  un  solo  dubbio  da  parte   mia. 

Tuttavia,  riguardo  alle  affermazioni  tratte,  da  quanto  ap- 
parisce dai  rapporti  di  Lord  Seaton  e  di  altri,  io  mi  ri- 
tengo interamente  libero  di  affermare  quanto  segue: 

Non  è  vero  che  i  Bandiera  arrivarono  a  Corfii  il  5  giu- 
gno :  Attilio  Bandiera  ariiivò  a  Corfù  il  28  aprile;  E- 
MiLio  Bandiera  assai  prima  di  quella  data.  Un  po'  pri- 
ma del  22  aprile,  la  madre  dei  Bandiera  si  trovava  essa 
pure  a  Corfii,  cercando  di  portar  via  con  sé  Emilio,  con  la 
promessa  di  perdono  da  parte  del  Viceré  delle  provincie  Lom- 
bardo-venete. Il  22,  Emilio  mi  scrisse  una  lettera,  lunga, 
commovente,  che  ora  è  stampata  (l'autografo  si  trova,  natu- 
ralmente, in  mio  possesso),  intorno  ai  dispiaceri  provati  a 
Corfu.  Il  19  maggio  i  due    fratelli    scrissero  da   Corfu  la 


190  ESPITOLAIUO.  [1845] 

tliei-s  wrote  at  Corfu  tlieir  tbreateiiing-  auswer  to 
the  sumniouings  issiied  agaiiist  them,  on  the  4^''  of 
May,  by  the  Austriaii  governmeiit-.this  auswer  was 
printed  and  puhlished  in  the  Mediterranea n^  a  Mal- 
tese Gazette,  with  the  date  of  Corfu,  May  19'^',  and 
both  their  naines  appended  to  it.  From  Corfu  they 
wrote  to  me  again  on  the  10^'',  and  on  the  21'*^' 
of  May.  Ali  these  letters  are  lying  here  before  me 
whilst  I  am  writing,  and  I  leave  the  honest  English 
reader  to  judge  what,  by  this  long-un- interni pt- 
ed  sojourn  of  the  Bandiera»  at  Oorfa,  both  the  hc- 
lief  of  Lord  Aberdeen  and  the  mainground  of  his 
explanations  are  reduced  to. 

It  is,  once  more,  not  true  that  there  were  no 
troops  in  Calabria.  Plenty  of  troops  had  tìocked 
there  from  ali  points  of  the  kingdom,  since  the  open 
insiirrectionary  movement  that  had  taken  j^lace  many 


niiuacciosa  loro  risposta  alle  intimazioni  emanate  contro 
di  loro  il  4  maggio  dal  Governo  austriaco;  questa  rispo- 
sta fu  stampata  e  pubblicata  nel  Mediterraneo,  giornale 
maltese,  con  la  data  di  Coì'/u,  19  maggio,  ed  entrambe 
le  loro  firme  vi  furono  apposte.  Da  Corfu  mi  scrissero 
di  nuovo  il  10  e  il  21  di  maggio.  Tutte  queste  lettere 
sono  ora  dinanzi  a  me,  mentre  scrivo,  ed  io*  lascio  che 
l'onesto  lettore  inglese  giudichi,  di  fronte  a  quel  lungo, 
ininterrotto  soggiorno  dei  Bandiera  a  Corfu,  a  cosa  si 
riducono  le  convinzioni  di  Lord  Aberdeen,  nonché  la  base 
su  cui  si  fondano  le  sue  spiegazioni. 

Non  è  vero,  ripeto,  che  non  vi  fossero  truppe  in  Ca- 
labria ;  numerose  truppe  vi  erano  convenute  da  tutti  i 
punti  del  regno,  dopo  che  era  scoppiato  il  moto  insurre- 
zionale a  Cosenza,  il  quale  aveva  avuto  luogo  molti  mesi 
prima  della  spedizione.  Pochi  mesi    innanzi,    un    decreto 


[1845]  EPISTOLAKIO.  191 

uioiitlis  bet'ore  the  expedition,  at  Cosenza.  A  few 
montlis  before,  a  royal  decree  liad  put  the  two  Ca- 
labrias  under  martial  ìaiv.  The  decree  must  have 
found  its  Nvay,  at  the  time,  into  your  eolunins. 

It  is  once  more  uot  true  that  tlie  exiles  weit 
attacked  and  overthrown  merely  by  inhabitauts  and 
not  by  troops.  Tliey  were  suddenly  attacked  at  San 
Giovanni  where,  let  it  be  remembered,  a  single  sol- 
dier  is  never  to  be  found,  by  civic  giiards,  gendarmès, 
and  Troops  belonging  to  the  2'"^  Battalion  of 
Chasseurs.  The  Proof  lies  in  the  Eoyal  Decree 
of  the  18th  JulYj  containing  a  List  of  rewards 
to  those  who  liad  distinguished  themselves  during 
the  action. 

The  fact  of  there  uot  having  beeii  troops  at  the 
hmding  point,  means  nothing.  How  could  the  Nea- 
politan  government  kno\v  beforehaud  the  landing 
point,  which  had  to  be  so  suddenly  decided,  perhaps 


reale  aveva  messo  le  due  Calabrie  sotto  la  legge  marziale. 
Il  decreto  deve  aver  trovato  posto,  a  suo  tempo,  nelle 
vostre  colonne. 

E  non  è  vero  neppure  che  gli  esuli  furono  assaliti  e 
sconfìtti  semplicemente  dagli  abitanti,  e  non  dalle  truppe. 
Essi  furono  improvvisjimente  assaliti  a  San  Giovanni, 
dove,  è  bene  ricordarlo,  non  si  trova  mai  un  solo  soldato, 
dalla  guardia  civica,  da  gendarmi,  e  da  truppe  appartenenti 
al  secondo  Battaglione  dei  Cacciatori.  La  prova  sta  nel 
Decreto  Reale  del  18  luglio,  contenente  una  lista  di  ri- 
compense assegnate  a  coloro  che  si  erano  segnalati  durante 
1'  azione. 

Come  poteva  il  Governo  napoletano  sapere  preventi- 
vamente il  punto  di  sbarco,  che  dovette   essere   deciso  cosi 


192  KPISTOLAHIO.  [1845] 

in  tlie  very  boat  in  which  the  Bandieras  lefb  Corfn, 
and  which,  moreover,  could  be  every  moment  ehang- 
ed  by  winds  and  tides!  To  have  a  traitor  amoiigst 
theni,  entrusted  with  the  mission  of  leaving  them 
as  soon  as  they  h<id  landed,  and  of  going*  to  apprize 
the  authorities  of  the  direction  they  had  taken,  was 
tlie  proper  pian  to  be  foUowed,  and  accordingly  it  was. 

Begging  to  refer  yonr  readers  to  my  letter  in- 
serted  in  your  columns  on  the    22"'^  of  tliis   month, 

I  remain,  Sir, 

your  most  obliged, 
Joseph  Mazzini. 

108.   High  Holborn. 


air  improvviso,  forse  nel  batteHo  stesso  in  cai  i  Bandiera 
partirono  da  Corfii,  e  che,  inoltre,  poteva  essere  ad  ogni  mo- 
mento cambiato,  per  effetto  dei  venti  e  delle  maree  ?  Avere 
un  traditore  fra  di  loro,  a  cui  era  affidata  la  missione  di 
lasciarli  appena  fossero  sbarcati,  e  di  andare  a  informare 
le  autorità  della  direzione  che  essi  avevano  preso,  era  il 
piano  pili  adatto  da  seguirsi,  e  per  conseguenza  lo  fu. 

Con  la  preghiera  di  rimandare  i  vostri  lettori  alla 
mia  lettera  inserita  nelle  vostre  colonne  il  22  di  questo 
mese,  io  sono,  Signore, 

vostro  devotissimo 
Giuseppe   Mazzini. 


108,  High  Holborn. 


[1845]  EPISTOLA  H IO.  193 

MDOOOXXir. 

ALLA  ]\Iadiie.  a  Genova. 

[Londra],   1"  marzo  1845. 
Miti  cara  madre, 

Vi  dissi  ueir  ultima  mia  che  iiou  dovevate  mai 
farvi  inquieta  pel  giorno  in  cui  v'arriverebbero  le 
mie  lettere:  spero  quindi  che  né  anche  il  ritardo 
di  questa  mia  vi  avi'à  turbato.  Io  non  ho  avuto  un 
momento  libero  in  tutta  la  settimana.  Y'è  stato 
continuamente  bisogno  per  me  d'occuparmi  dell' aifare 
delle  lettere,  che  io  credeva  mi  dasse  un  momento  di  ri- 
poso. Il  27  la  sera,  alla  Camera  dei  Lords,  un  Mem- 
bro interpellò  Lord  Aberdeen,  Ministro  degli  Affari 
esteri,  sull'affare  dei  Bandiera;  Lord  Aberdeen  rispose 
un  lungo  discorso,  commovendosi  alla  fine,  parlando 
del  Giudizio  Universale,  e  della  sua  innocenza.  Or 
qui,  come  dappertutto  altrove,  un  Ministro  che 
parla,  è  tenuto  da  tutti  per  un  oracolo;  sicché  tutti 
hanno  recitato  la  parte  di  commossi,  e  non  solo  la 
Camera,  ma  anche  la  Stampa  in  generale  li  a  dichia- 
rato che  le  spiegazioni  date  erano  pienamente  sod- 
disfacenti, e  che  il  Governo  Inglese  non  aveva  nulla 


MDCCCXXII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  p'ostale.  A  teroo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «primo  marzo  1845. 
Con  seguito  della  Camera,  etc.  » 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV)  13 


194  EPISTOLAKIO.  [1845] 

<la  rimproverarsi.  Intanto,  per  provare  che  il  Governo 
non  avea  potuto  né  avvisare  i  Governi,  né  salvare 
i  Bandiera,  Lord  Aberdeen  ha  dicbiarato  nulla  meno 
che  questo:  che  i  Bandiera  erano  arrivati  in  Corfù 
il  5  giugno,  e  che  avendo  fatto  la  spedizione  il  12, 
non  v'era  tempo  perché  il  Governo  Inglese  ne  av- 
visasse, prò'  o  contro,  anima  viva.  Più  solenne  bugia 
di  questa  non  fu  mai  detta  in  Parlamento.  Uno  dei 
Bandiera  arrivò  infatti  in  Corfu  il  28  aprile:  Pal- 
tro,  un  mese  prima.  11  22  d'aprile,  la  madre  dei  Ban- 
diera era  a  Corfù  ])er  cercare  di  riavere  Emilio  col 
perdono  del  Viceré.  Il  19  maggio  stam[)arono  am- 
bedue, flrnumdo,  una  risposta  alla  Citazione  dell'  Au 
stria.  Insomma,  il  fatto  del  loro  soggiorno  a  Corfù 
uno  o  due  mesi  prima  è  documentato  più  d'un  fatto 
storico.  E  nondimeno,  l'affermazione  di  Lord  Aber 
deen  è  ricevuta  con  soddisfazione  dalla  Camera  e 
dalla  Stani jxi.  Un'altra  grande  affermazione  di  Peel 
ripetuta  da  Lord  Aberdeen  è  che  i  Bandiera  furono 
assaliti  dagli  abitanti  e  non  da  soldati,  il  che  di- 
struggerebbe l'idea  d' un  complotto,  etc.  Io  ho  citato 
il  decreto  di  ricompensa  del  18  luglio,  in  cui  il  Re 
di  Napoli  nomina  militari  appartenenti  al  secondo 
battaglione  dei  cacciatori  ;  ma  non  importa,  li  pre- 
stigio del  Potere  domina  in  tutti,  anche  nei  più  li- 
berali. E  tal  sia  di  loro.  Io  mi  confermo  sempre  più 
nella  convinzione  che  vivendo  sotto  un  governo  fon- 
dato sopra  menzogne  come  la  monarchia  e  l'aristo- 
crazia, è  impossibile  più  o  meno  di  non  diventare 
immorali.  Dicono  ora  che  devono  essere  nella  set 
timaua  ventura  stampate  petizioni  per  domandare 
l'abolizione  del  potere,  e  distribuite  per  tutto  a  rac 
cogliere  firme.  Vedremo:  ma  se  non  raccolgono  un 
milione  di  fiume  almeno,  colle  disposizioni  della  Ca 


[1845'  KPISTOLAKIO.  195 

mera  attuale,  non  faranno  nulla.  Del  resto,  riescano 
o  non  riescano,  io  me  ne  lavo  le  mani  e  dichiaro  che 
non  m'importa.  Ho  fatto  il  mio  dovere;  e  se  gl'in- 
glesi non  vogliono  fare  il  loro,  peggio  per  loro.  Par- 
liamo d^  altro.  —  È  verissimo  di  quegli  articoli  nella 
Reme  des  Deux-Mondes:[^)  opinano,  naturalmente,  che 
io  ho  idee  le  quali  non  possono  riescire;  ma  quanto  a 
onestà,  ingegno  e  carattere,  mi  lodano  assai.  —  Credo 
che  traducano  ora  il  mio  opuscolo  sui  Bandiera  in 
inglese,  con  note,  appendici,  etc.  concernenti  P  affar 
della  posta,  scritte  da  un  altro  italiano,  Mariotti.  (-)  — 
È  cominciata  la  stampa  del  mio  opuscolo  inglese.  — 
Io  sto  bene  di  salute:  ma  ho  la  testa  non  so  dove 
per  tutti  questi  affari  sili  quali  tutti  mi  parlano  e 
lìii  domandano  schiarimenti,  etc.  Basta;  decisamente, 
io  lunedi  comincio  a  non  rispondere  più  ad  anima 
viva,  e  mi  rimetto  in  quiete.  —  Allora  parleremo 
di  cento  piccole  cose.  —  Non  so  come  andranno  a 
finire  le  cose  della  Svizzera  imbrogliatissime.  Sup- 
pongo che  anche  là  i  radicali  si  lasceranno  metter 
paura  dalla  Diplomazia.  Tra  i  birbanti  e  i  vili,  non 
si  sa  da  che  parte  voltarsi.  —  Intanto,  vivete  quieti, 
amatemi  tutti  e  due,  e  credete  alP  amore  costante  del 

vostro 
Giuseppe. 


(0  I  tliie  art.  di  Giuseppe  Ferrari.  Su  di  essi  veil.  la  nota 
alla  letf.  MDCCCXII. 

(^)  Questa  traduzione  in^ilese,  della  quale  s'era  preso  in- 
carico il  Gallenga,   non  fu  mai  eseguita. 


196  EPISTOLAKIO.  [1845] 

MDCCOXXIII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],   7  marzo  1845. 

Caro  Giuseppe, 

Ebbi  la  tua  del  4,  colP  acchiusa  —  e  anteriormente 
le  tue  linee  nella  lettera  di  Micli[ele].  Francia  m^  ha 
dato  25  franchi  né  più  né  meno.  —  Io  non  so  se  potrò 
spedire  P  acconto,  che  mi  chiede  ]V[ich[ eie]  il  12  per- 
ché arrivi  prima  del  15  ;  ma  son  certo  di  spedirlo 
nel  mese.  Per  un  acconto,  suppongo  che  la  metà 
basti.  —  Mich[ele]  mi  dice  aver  voi  ricavato  dall'opu- 
scolo un  100  franchi;  rimangono  dunque  per  raggiun- 
gere la  metà  dei  575,  franchi  187:  di  questi  tu  hai 
5  franchi  di  resto  sui  30  di  ^Yaldm[ann]  :  uniscili  a  un 
po'  di  danaro  per  le  medaglie  :  e  prega  Pietro^  se  mai 
non  facessi  in  tempo  per  mandare  di  compir  la  somma 
(metà)  col  danaro  di  Euiz.  Ei sponderò  senza  fallo, 
poco  dopo.  Tu  i^eraltro  dandomi  via  via  il  risul- 
tato della  vendita  medaglie,  si  eh'  io  possa  rifon- 
dere qui  il  danaro,  vedi  se  puoi  dirmi  esattamente 
quante  di  bronzo  e  quante  bianche  hai  venduto. 
Michjele]  mi  dice  che  riceverà  tra  poco  il  danaro 
delle  12  spedite  sai  dove.  Quando  gli  arriva,  lo  dia 
pure  allo  stampatore,  avvisandomi  esattamente  di 
quanto  è,  sicché  io  anche  per  questo  rifonda  qui.  — 

MDCCCXXIII. —Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  p.  71-74.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  posseduto 
dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 
Nel  Protocollo  delia  Giovine  Italia  è  però  avvertito  che  la  lett. 
fu  avviata  per  «  posta.  » 


[1845]  EPISTOLAHIO.  197 

Spero,  coinecbé  non  me  ne  diciate  nulla,  che  avrete 
ricevuto  la  mia,  diretta,  mi  ijare,  a  Michele,  nella 
quale  io  gP indicava  un  invio  d'opuscoli  da  farsi  a 
Marsiglia  (per  Geno  va)  coli' indirizzo,  e  con  una  linea 
mia  per  la  persona  che  deve  mandare.  —  L'avete  fatto  I 
—  Quanto  all'  opuscolo,  non  dimenticate  Algeri,  dove 
avevamo  30  abbonati  sbìV Apostolato.  Le  spese  son  tali 
e  tante  come  vedi  che  tremo  di  perdervi,  mentre 
avrei  avuto  vero  bisogno  di  guadagnarvi  un  250 
franchi.  A  proposito  dell'  opuscolo,  parmi  che  a  ra- 
gione di  due  franchi,  ne  abbiate  venduto  assai  po- 
chi: 100  franchi  sommano  a  una  cinquantina  di  co- 
pie. Guai  se  la  Francia  non  dasse  altro  !  (^)  Qui 
gli  operai  nostri  ne  prendono  ciascuno  una  copia 
a  uno  scellino:  e  da  voi  dovrebbero  far  lo  stesso 
a  un  franco.  Secondo  me,  specialmente  dopo  gli 
articoli  comparsi,  il  meglio  era  d' aggiunger  l' altra 
spesacela  di  due  o  tre  annonces  in  giornali  coli' in- 
dicazione d' un  luogo  dove  si  trovi  1'  oi)uscolo.  Cre- 
dete a  me  :  vi  sono  molti  in  Parigi  e  nelle  i)rovincie, 
che  sanno  l'italiano  e  s' interessano  e  scriverebbero 
per  una  copia,  mentre  nessuno  di  noi  può  sospet- 
tarne nemmeno  V  esistenza.  Io  ho  fatto  cosi  qui  :  e 
ne  vedrò  il  risultato.  A  ogni  modo  cercate  vendere 
quanto  più  potete.  Non  parlo  a  te,  bada,  parlo  per- 
ché tu  ne  dica  agli  altri.  —  L'  aliar  delle  lettere  qui 
fu  decisoj  come  sai,  contro    noi.    Ma    non  fa    nulla. 

(^*)  Il  20  marzo  1845  il  Lamberti  rispondeva:  «  Budini  fu 
completamente  pagata  da  Pietro,  cui  darò  io  fondi  medaglie 
e  5  franchi  Waldmann.  Micliele  mandò  a  Marsiglia  il  pacco 
per  Genova  e  sue  linee,  come  accennava.  Ad  Algeri,  New  York 
e  Marsiglia  furon  mandati  opuscoli.  — •  Non  dovrebbe  esser 
sorpreso  della  poca  vendita  opuscolo  qui.  —  L'apatia  e  dispe- 
razione le  conosce.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia, yoI.  Ili,  p.  191. 


198  EPISTOLARIO.  [1845] 

Martedì  venturo,  comincia  di  nuovo  per  opera  d' iin 
altro  deputato,  Shiel.  (^)  Poi,  dopo  Pasqua,  vi  sarà  pro- 
posizione di  legge  per  abolire  il  potere.  Neil- inter- 
vallo, s'organizzano  dimostrazioni  pubbliche,  peti- 
zioni, etc.  Tant'è;  mi  sou  messo  in  testa  d'andare 
fino  agli  ultimi  termini  per  ottenere  un  risultato  da 
questa  mia  petizione.  —  Temo  assai  che  non  mi  rie- 
scirà  d'inserire  articoli  su  Blanc;  due  Riviste  l'hanno 
già  esaminato-,  anzi  tre:  quella  in  cui  poteva  scrivere 
quel  eh'  io  voleva,  la  Brltish  and  Foreign.  è  cessata.  ' 
Farò  il  possibile  ad  ogni  modo  :  ma  s' ei  desiderava 
ch'io  scrivessi,  avrebbe  dovuto  mandarmi  il  libro  assai 
prima.  (^)  —  Ebbi  la  Ré/orme  da  3Iichele  ;  ma  a  proposito 
di  giornali,  perché  mandarmeli  all'indirizzo  Toynbee? 
Giornali,  stampe,  etc.  possono  mandarsi  al  mio  nome 
e  indirizzo:  lettere  non  importanti,  mn  contenenti  cose 
d'opuscolo,  medaglie  od  altro,  all'indirizzo:  S.  Ha- 
milton, 108,  High  Holborn.  Or  meno  che  mai  mi 
verrebbero  qui  aperte  o  ritardate  le  lettere.  —  Xon 
ho  veduto  l'articolo  del  GharivarL  (^)  —  Nicola  im- 
pazzisce; ma  non  so  dargli  torto:  del  resto^  biso- 
gna fargli  intendere  come  noi  pochi  non  dubitiamo 
mai  di  quanto  egli  ci  aiìermerà  senza  documenti,  o 
altro:  che  quanto  ai  pili,  povero  lui  se  tant'auni  di 

(1)  R.  L.  Shiel,  deputato  alla  Camera  dei  Comuni  per  Dungai  - 
von,  aveva  pure  partecipato  alla  discussione  dell'  anno  ijinanzi 
sull'apertura  delle  lettere  del  Mazzini,  riprovando  l'operato  di  Sir 
J.  Graham.  V ed.  V  appendice  al  voi.  XXVI  dell' ediz.  nazionale. 

(*)  Nel  1844,  pe'  tipi  del  Paguerre,  s'era  pubbl.  la  quarta 
ediz.  dei  primi  due  voli.,  e  l'anno  dopo  la  seconda  edizione 
dei  successivi,  àeW  Hisioire  de  dix  ans  di  L.  Blanc.  sulla 
quale  ved.  la  nota  alla  lett.  MCCCCXLVIII. 

(^)  Nel  celebre  giornale  umoristico  francese  e^ra  stato  pubbl. 
(3  marzo  1845)  un  articolo  sui  Ricordi  dei  fratelli  Bandiera. 
Ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.   189. 


P18451  EPISTOLARIO.  199 

carriera  politica  non  gli  hanno  insegnato  ancora  a 
curar  nulla  la  cosi  detta  opinion  pubblica.  —  Porrò 
i  oO  franchi  di  Waldm[ann]  nel  Fondo  per  l'Azione 
che  si  compone  di  1050  frrnchi!  —  V^è  egli  modo, 
per  mezzo  di  francesi,  d' avere  un  autografo,  una 
tìrma.  qualche  cosa  di  Banton,  di  Lepelletier,  e  di 
Charlotte  Corday  ?  Vedi  un  po'  se  ti  viene  la  palla 
al  balzo  di  non  dimenticarlo  :  ti  sarei  gratissimo  :  dinne 
anche  a  Pietro  e  a  Mich[ele].  —  SMo  poi  potessi  tro- 
vare un  autografo  italiano  di  Napoleone,  non  ne  avrei 
gratitudine,  nni  danaro  e  anche  molto.  Ma  questo 
mi  pare  impossibile.  (^)  —  Studia  anche  se  tu  trovassi 
modo  di  far  avere  una  copia  dell'opuscolo  alla  ma- 
dre dei  Bandiera:  se  non  costasse  troppo,  io  glie  lo 
avrei  già  mandato  per  la  Posta.  —  Ruffini  Giov[anni] 
ha  avuto  la  pena  di  morte  commutata  in  esilio:  è 
un  primo  passo  al  ritorno?  (^)  —  Pietro  t'avrà  detto 
il  mio  desiderio  che  qualcuno  scrivesse,  come  Co- 
mitato, una  lettera  a  New  York  in  un  certo  senso. 
Se  tu  non  vuoi  entrarvi,  scrivano  essi  in  due.  Pre- 
sidente e  Segretario;  o  prendano  un  terzo  con  sé. 
—  Non  fosse  che  per  le  stampe,  etc.,  giova  che  la 
Giovine  Italia,  organizzazione,  stia  in  piedi  fuori.  — 
Addio;  t'abbraccio;  ama  sempre  il 

tuo 
Giuseppe. 

Thappaz  ha  egli  trovato  occui)azione  ?  Si  con- 
serva buono  ?  (^)  .  • 

(1)  Come  apparisce  dalP  importaute  corrispoudeuza  episto- 
lare con  la  famiglia  Ashurst,  ora  in  possesso  di  Mrs.  Kiobards, 
ma  che  potrà  più  tardi  essere  pubbl.  iielF  ediz.  nazionale,  que- 
sti antogralì  erano  chiesti  per  incarico  di  Miss  Eliza  Ashurst. 

(2)  Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCCXXVIII. 

(^)  Sul  Thappaz,  liberato  dal  forte  di  Fenestrelle,  ved.  il 
Protocollo   della  Giovine  Italia,  voi.  II,  p.  103.  Il  Lamberti  aveva 


200  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDOGOXXIV. 

ALLA   Madre,  a  Genova. 

[Ijoudra].   8  marzo   1845. 

Miti  cara  madre; 

L^  nomo  propone  e  Dio  dispone.  Credeva  potermi 
chiudere  in  casa,  e  lavorare  a  bell'agio  fin  da  lu- 
nedì. Ma  niente.  L'aifare  delle  lettere  ricomincia 
più  minaccioso  di  prima.  Slieil,  uno  dei  deputati 
Irlandesi;  e  Puomo  forse  il  \n(i  eloquente  di  tutta 
la  Camera,  ha  annunziato  una  nuova  mozione  con- 
cernente esclusivamente  le  lettere  straniere,  per  mar 
tedi.  E  consiste  in  domandare:  «che  la  Camera 
deplori  che  siano  state  aperte  lettere  a  stranieri  e  il  loro 
contenuto  comunicato  a' governi  stranieri.»  Ricusando 
la  mozione,  la  Oauìera  viene  a  dichiarare  che  non 
deplora  niente  affatto,  e  a  confessare  la  propria  im- 
moralità. E  questo  è  quello  che  Sheil  vuole.  (^)  Dopo 
Pasqua  i)oi  è  annunziata  già  da  Duncomhe  la  pre- 
sentazione   d'  un    bill    ossia    progetto   di    legge    per 

annunciato  il  4  febbraio  1845  al  Mazzini  :  «  Si  aspetta  Tliap- 
paz  domani  :  scrive  da  Lyon  a  Moja.  »  Id.,  voi.  Ili,  p.  173. 
E  il  20  del  mese  successivo  aggiungeva  :  «  Thappaz  è  qui  im- 
piegato :  mi  par  freddo.  »  Id.,  voi.  Ili,  p.   191. 

MDCCCXXIV.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini   annotò:   «8  marzo  1845.  » 

(^)  È  da  avvertire  che  la  mozione  di  Mr.  Sheil  fu  invece 
presentata  alla  Camera  dei  Comuni  nella  seduta  del  1.°  aprile 
1845.   Ved.  V  appendice. 


[1845]  KPisT()i,Aiao.  201 

l'abolizione  del  potere.  Di  più,  pare  che  gP Inglesi 
ricomincino  a  svegliarsi:  credo  che  stiano  facendo 
un  Comitato  di  trenta  persone  per  redigere  la  i)e- 
tizione  che  deve  farsi  firmare  per  appoggiar  Dnn- 
combe.  Il  mio  opuscolo  inglese  che  tra.  parentesi 
mi  diventa  lungo  assai  fra  le  mani,  è  già  sotto 
stampa,  bench'io  non  P abbia  finito  ancora;  ma  questo 
era  V  unico  modo  per  obbligarmi  a  finirlo.  Lo  pub- 
blicherò dopo  Pasqua,  quando  comincerà  la  discus- 
sione sul  progetto  di  legge;  stanij^o  per  mio  conto: 
ma  una  volta  l'edizione  in  mie  mani,  vedrò  di  ven- 
derla a  un  pubblicatore.  {*■)  Lunedi,  comparirà  un'  altra 
mia  lettera  sul  Morning   Ghroniele,  sulle  spiegazioni 


(^)  Come  si  avrà  occasione  di  vedere  in  seguito,  anche  la 
pubblicazione  del  volumetto  Italy,  Austria  and  the  Pope  fu 
tutt'  altro  che  un  buon  aifare  per  il  Mazzini.  È  utile  di  tra- 
scrivere qui  una  lett.,  che  P8  marzo  1845  il  profugo  polacco 
Stanislao  Worcell  indirizzava  su  questo  argomento  a  P.  A.  Tay- 
lor. Se  ne  dà  la  traduzione  italiana  sull'originale,  inglese  del 
quale  la  Commissione  ha  potuto  aver  copia  per  la  grande 
cortesia  di  Mr.  G.  M.  Trevelyan. 

«  Mio  caro  Signore, 

Non  ho  posto  tempo  in  mezzo  per  far  sapere  a  Mazzini 
il  vostro  desiderio  di  conoscerlo  ;  e  siccome  l'ho  trovato  proprio 
nel  momento  in  cui  stava  leggendo  la  vostra  Relazione,  la  mia 
proposta  è  riuscita  né  più  né  meno  che  la  soddisfazione  di  un 
suo  desiderio.  Perciò  dipende  soltanto  da  voi  di  determinare 
il  moniento  più  opportuno  per  la  presentazione. 

Non  temiate  di  trovare  in  lui  un  proselite  di  Gali,  o  di 
Mesmer,  Egli  non  è  né  P  uno  né  l'altro,  e  più  volte  ha  di- 
scusso con  me  su  questo  argomento. 

Ma  veniamo  a  quello,  che  il  piacere  di  essere  j)resentato 
alla  vostra  famiglia,  il  vostro  incendio,  le  ostriche  e  la  con- 
versazione avevano  completamente  allontanato  dalla  mia  me- 
moria. 


202  EPis;i'OLARio.  [1845] 

date  da  Lord  Aberdeen.  lu  questa  settimana  v'  è 
stato  pur  da  fare  per  quella  tal  Società  di  protezione 
per  gli  organisti.  Abbiamo  nelle  mani,  datoci  dalle 
autorità,  un  ragazzo  di  Chiavari,  figlio  d'  un  certo 
RaffOj  usciere,  i^adre,  mi  dicono,  di  numerosa  fami- 
glia: questo  fanciullo  fu  raccolto  coperto  d'ulceri 
nei  piedi,  e  malato:  abbiamo  deciso  di  iHmandarlo  a 
suo  i>adre,  ma  non  abbiamo  ancora  deciso  il  come. 
Se  potessi  trovare  una  famiglia  cbe  partisse  per 
Genova^  glie  lo  consegnerei;  ma  questa  non  è  sta 
gione  in  cui  partano  Inglesi  per  V  Italia.  Vedremo 
se  può  trovarsi  un  bastimento  lìiercautile  cbe  lo 
prenda  per  poco.  —  Fra  tutte  queste  cose  e  \i\  Let- 
tura, cbe  faccio  ogni  domenica  alla  Scuola,  è  un  aftar 


Per  coprire  le  spese  di  stampa  e  di  pubblicità  occorre- 
ranno non  meno  di  360  copie  (delle  quali  210  sono  già  collo- 
cate). Ne  rimangono  dunque  soltanto  140  da  darsi  in  ven- 
dita all'  editore  Charles  Fox.  Mi  sembra  un  numero  alquanto 
esiguo,  per  dargli  quel  guadagno  al  quale  egli  ha  diritto 
per  la  cortesia  con  cui  mi  ha  permesso  di  usare  il  suo  no- 
me. Mi  vergognerei  di  parlare  con  lui  personalmente  di  ciò. 
e  quindi  debbo  chiedere  di  nuovo  il  vostro  amichevole  inter- 
vento, e  chiederei,  caro  Signore,  se  avreste  alcuna  difficoltà 
a  dirgli  la  verità  intera,  e  a  spedirgli  il  pacco  delle  copie. 
Io  però  jjotrei  procurargli  un  aifare  piti  lucroso,  se  egli  si 
occupasse  di  pubblicazioni  i)olitiche  di  un  genere  serio  e 
interessante.  Vi  sono  le  Lettere  sullo  Stato  d'Italia  di  Mazzini 
con  un'appendice  sulla  questione  dell'  apertura  delle  lettere',  il 
tutto  è  dedicato  a  Sir  James  Grahaiu,  e  forma  un  volume  in 
S'^  grande  di  180  a  200  pagine,  che  in  circa  una  quindicina 
sarà  compito,  e  non  mancherà  se  non  chi  assuma  l'edizione, 
perché  si  abbia,  nelle  presenti  circostanze,  e  dato  il  nome  del- 
l'autore,  un'ampia  diffusione.  Ma  il  tipografo  deve  essere  jja- 
gato  entro  tre  mesi,  quindi  la  necessità  di  trovare  un  edi- 
tore che  acquisti  V  intiera  edizione  a  condizioni  tali  da  libe- 
rare l'autore  da  ogni  responsabilità  pecuniaria.   Mazzini  pensa 


[1845J  EPISTOLARIO.  203 

serio.  —  Coutimia  il  freddo:  ba  nevicato  tre  o  quattro 
giorni,  ma  poco.  —  lo  di  salute  sto  bene.  —  Vedo 
dei  Raffini  o  meglio  dire  di  Giovanni,  perché  V  altro, 
ch^  io  sappia,  non  fa  mai  condannato  a  morte.  Crèdo 
anch'  io  che  sia  il  primo  passo  ad  un  altro  favore. 
Lasciamo  pure,  che  ognuno  operi  secomlo  la  propria 
coscienza.  {*■)  Io  ho  dedicato  quel  libriccino  sui  Ban- 
diera a  Jacopo  Ruffini.  Spero  che  un  giorno  vedrete 
dedica  e  libriccino:  e  se  mai  un  angiolo  ne  facesse 
piovere  un  giorno  una  copia  in  mano  vostra,  desidero 
che  sia  fatta  leggere,  per  mezzo  d' un  amico  che 
avvicini  sua  madre,  a  lei.  Ho  piacere  eh'  essa  veda, 
come  sento  e  peaso  anch'oggi.  —  Va  bene  della  Società 
Scientifica  e  della  Statua,  e  dei  cammini  di  ferro;  ma 


di  rivolgersi  a  Ridgway  o  a  Baillière.  Stnrge  gli  ha  fatto 
proposte  vautaggiose,  ma  senza  esito,  poiché  Mazzini  è  stato 
messo  in  guardia  di  non  entrare  con  lui  in  aifari  di  denaro 
(questa  deve  rimanere  una  confidenza  privata)  :  ma  non  avrebbe 
alcuna  difiBcoltà  di  combinare  con  Charles  Fox,  quando  non 
fosse  vincolato  da  precedenti  impegni.  —  Oltre  al  vantaggio 
che  presenterebbe  quest'  affare  per  il  vostro  amico,  voi  rende- 
reste un  vero  e  grande  servigio  a  Mazzini,  se  lo  liberaste 
dall'  obbligo  gravoso  di  trattare  di  ciò  con  Fox,  poiché  la 
mancanza  di  abilità  nel  condurre  qualsiasi  trattativa  di  in- 
dole pecuniaria  è  una  delle  sue  più  notevoli  caratteristiche. 
Forse  io  sto  oltrepassando  i  contini  della  delicatezza,  ma  si 
tratta  delP  interesse  di  un  amico  quale  Mazzini,  e  delP  inte- 
resse di  una  buona  causa,  e  voi  perciò  mi  scuserete. 

Vostro  sincero  e  affezionato  amico 
Stanislaus  Worcell. 

11.  Little  Drummond  Str. 

Somers  Town.  » 
(1)  Ved.  a  questo  proposito  la  nota  alla  lett.  MDCCCXXVIII. 


204  KPISTOI.AKIO.  [1845] 

ci  vuol  altro.  (^)  —  Eingrazio  il  padre  per  le  cose  det- 
temi sull'Idrocefalo.  —  Anch'io  so  dell'articolo  della 
Presse'  come  pure  del  linguaggio  tenuto  contro  il 
Governo  inglese  a  proposito  di  questo  affare  dai 
giornali  di  Germania  :  in  Germania  hanno  anzi  fatto 
una  canzonetta  che  cantano  sopra  Sir  J.  Graham.  — 
È  egli  vero  che  il  padre  non  legge  altro  che  la 
Gazzetta  di  Genova  ì  e  perché  o  da  Gravier  o  in 
altro  modo  non  vede  più  qualche  foglio  francese  ì 
Sentiremo  presto  delle  cose  di  Svizzera:  sapete  che 
la  maggiorità  della  Dieta  ha  deciso  per  l'espulsione. 
Or  tutto  dipende  da  quello  che  farà  Lucerna,  e  gli 
altri  Cantoni  gesuitici.  —  Avrete  udito  dei  torbidi  di 

(^)  Per  il  Congresso  degli  Scienziati  Italiani,  e  per  il  mo- 
numento a  Cristoforo  C!olombo  in  Genova,  ved.  le  note  alla 
lett.  MDCCCXI.  È  poi  saputo  da  tutti  che  proprio  nell'  anno  in 
cui  il  Mazzini  scriveva  questa  lett.,  si  discutevano  in  Italia  i  va- 
sti problemi  per  la  costruzione  di  linee  ferroviarie  nei  varii  Stati  : 
problemi  di  importanza  non  solamente  industriale  e  commer- 
ciale, ma  pure  politica,  poiché  l'Austria  riguardava  con  so- 
spetto e  in  tutti  i  modi  tentava  di  attraversare  1'  ardente  de- 
siderio degli  Italiani  di  non  rimanere  ultimi  in  Europa  nella 
attuazione  di  quella  sollecita  via  di  comunicazione.  E  ne  sia 
prova  il  progetto  di  una  linea  ferroviaria  da  Milano  a  Vene- 
zia, sorto  lino  dal  1836  e  realizzatosi  ventun  anni  appresso, 
dopo  di  essere  passato  per  mille  difficoltà.  Grande  diffusione 
avevano  avuto  il  libro  di  Ilarione  Petitti  di  Roveto,  intitolato 
Delle  strade  ferrate  italiane  e  del  migliore  ordinamento  di  esse 
(Capolago,  1845)  e,  l'anno  seguente,  la  Raccolta  di  atti  officiali 
e  di  diversi  scritti  puòhlicati  in  Italia,  in  Francia  ed  in  Germania 
intorno  alle  presenti  vertenze  fra  V  Austria  ed  il  Piemonte,  prece- 
duta di  alcune  Memorie  intorno  alle  Strade  Ferrate  ed  alle  pre- 
senti condizioni  politiche  dell'  Italia  e  del V  Austria,  edita  a  Losanna 
dal  Bonamici.  Ved.  a  questo  proposito  R.  Bonghi,  La  vita  e  i 
tempi  di  Valentino  Pasini;  Firenze,  Barbèra,  1867,  pp.  86-130 
e  R.  CiASCA,  L'origine  del  «  Programma  per  V  opinione  nazionale 
italiana»  del  1847-48;  Roma,  Soc.  Edit.    D.   Alighieri,  1916. 


[18451  EPISTOLARIO.  205 

Ravenna.  {*■)  —  Sono  stato  sabbato  passato  in  una  gran 
società:  che  cosa  stolida:  presentazioni,  e  conversa- 
zioni di  un  minuto  con  ogni  persona,  senza  che,  in 
conseguenza,  ]>o.ssa  esservi  un  solo  discorso  interes- 
sante, o  un  solo  sentimento  di  simpatia  risvegliato. 
Dopo  un'  ora,  sono  scappato  inosservato,  senza  dir 
parola  ad  anima  viva.  —  Addio;  madre  mia,  un  ab- 
braccio al  padre  e  alla  sorella  ;  ricordatemi  agli  amici, 
e  credete  sempre  semi)re  all'amore  del 

vostro 
Giuseppe. 
MDOCOXXV. 

To  THE  Editor  of  the  "  Morning  Chroxicle  ",  London. 

[London],   1845,  march  11. 
Sir, 

I  am  taxed  in  the   Moniing  Herald   of  this  day 
with  a  want  of  ingenuity  and  honesty,  for   not  hav- 


Signore, 
Nel  Morning  Herald  di  oggi  mi  si  accusa. di  mancanza 
di  franchezza  e   di    onestà   per   non    aver    citato  il  passo 

(^)  La  notizia  gli  era  venuta  dal  Lamberti,  il  (juale  lo 
informava  il  4  marzo  1845  :  «  Arresti  a  Ravenna,  fra  cui  conte 
Capi  e  Della  Valle,  farmacista.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.  185.  Anche  nel  Journal  des  Débats  del  26  febbraio 
1845  si  leggeva  la  seguente  corrispondenza  da  Bologna:  «  Les 
nonvelles  de  la  Romagne  nous  font  un  sombre  tableau  de  ce 
pays.  Les  désordres  continuent  à  Ravenne  ;  les  arrestations  or- 
données  par  la  commission  militaire  augmentent;  des  nombren- 
ses  patrouilles  parcourent  les  rues  jour  et  mit,  les  réuuious  de 
plus  de  trois  personnes  sont  défendues,  tout  le  monde  est  obligé 
de  rentrer  après  la  brune  ;  en  un  mot,  la  ville  est  pour  ainsi 
dire  en  état  de  siège.  » 

MDCCCXXV.  —  Pubbl.  nel  Morning  Chronicle  del  12  mar- 
zo 1845. 


206  EPlSTOLAiaO.  [1845] 

ing  quoted  the  passage  of  tbe  explanatìons ,  in 
wLich  Lord  Aberdeen  stated  tliat  tlie  Bandieras  ar- 
rived  at  Corfu  on  Febraary  7,  proceeded  to  Malta, 
returned,  and  went  to  Greece.  Accordine  to  some 
unknown  uiethod  of  logie,  exclusively  belonging  to 
the  Morning  Herald ^  the  passage  would  iniply  that 
Lord  Aberdeen  did  not  conceal  the  fa(;t  of  a  prior 
sojournof  the  Bandieras  at  Corfu,  and  that  he  was,  cou- 
sequently,  correct  in  stating  tliat  their  second  sojourn 
of  neven  days  was  to  be  dated  from  the  5*^'  of  June. 

There  is  of  course  neither  honesty,  nor  ingennity, 
nor  cleverness,  in  the  remarks  of  the  Morning  Herald. 

On  the  7*''  of  February,  the  Bandieras  were  stili 
officers  in  the  Austrian  navy;  the  fact,  therefore, 
correct  or  net,  of  their  having  at  that  time  touched 
Malta  or  Corfu  was  entirely  nnconnected  with  the 
schemes  of  their  exile. 


delle  spiegazioni^  in  cui  Lord  Aberdeen  affermava  che  i 
Bandiera  arrivarono  a  Corfii  il  7  febbraio,  proseguirono 
per  Malta,  tornarono  indietro  e  andarono  in  Grrecia.  Se- 
condo qualche  sconosciuto  metodo  di  logica,  'di  esclusiva 
proprietà  del  Morning  Herald,  il  passo  implicherebbe  clie 
Lord  Aberdeen  non  nascose  il  fatto  di  un  soggiorno  fatto 
Ijrecedentemente  dai  Bandiera  a  Corfii  e  che,  jt>er  conseguenza^ 
fu  esatta  l'affermazione  che  il  loro  secondo  soggiorno  di  sette 
giorni  doveva  essere  computato  a  partire  dal  5  giugno. 

Evidentemente,  non  vi  è  né  onestà,  né  franchezza,  né 
abilità  nelle  osservazioni  del  Morning  Herald. 

Il  7  febbraio,  i  Bandiera  erano  ancora  ufficiali  nella 
Marina  austriaca  ;  perciò,  la  circostanza,  esatta  o  no,  del 
loro  approdo  in  quell'epoca  a  Malta  oa  Corfii,  non  aveva 
alcun  nesso  con  i  progetti  maturati  nel  loro  esilio. 


[1845]  EPISTOLARIO.  207 

Wbat  I  stated  in  my  letter  of  the  28'^'  of  Fe- 
bmaiy,  tlirongh  facts  and  dates,  wbicb  neitber  bo- 
nonrable  secretaries  of  state  nor  Morning  Heralds 
will  be  able  to  refute,  is  tbis  : — 

Tbat  tbe  main  ground  of  Lord  Aberdeen's  expla- 
nations  was  tbe  statement  of  tbe  Bandieras  baving 
arrived  at  Oorfii,  the  first  time  after  their  flight  from 
the  Austrian  navy,   on  tbe  5^^  of  Jane  : 

Tbat  Attilio  Bandiera  reacbeti  Oorfu  on  tbe  28'^' 
of  Aprii,  and  Emilio  long  before    in  March: 

Tbat  since  tbat  time  their  sojoiirn  at  Oorfii  ims 
ìuiiìiterriipted  till  the  day  of  the  expedition. 

\ 


I  am,  Sir,  your  most  obliged, 

Joseph  Mazzini. 


108,  High  Holborn. 


L'affermazione,  nella  mia  lettera  del  28  febbraio,  col 
suffragio  di  fatti  e  di  date,  che  né  gli  onorevoli  Se- 
gretari di  Stato,  né  il  Morning  Herald  potranno  confu- 
tare, è  questa  : 

Che  la  base  principale  delle  spiegazioni  di  Lord 
Aberdeen  fu  l'affermazione  che  i  Bandiera  fossero  arri- 
vati a  Corfii,  'per  la  prima  volta  dopo  la  loro  fuga  dalla 
marina  austriaca^  il  5  giugno; 

Che  Attilio  Bandiera  giunse  a  Corfu  il  28  aprile,  ed 
Emilio  assai  prima,  nel  marzo; 

Che  dopo  quelle  date,  il  loro  soggiorno  a  Corfii  fu 
ininterrotto^  fino  al  momento  della  spedizione. 

Io  sono,  Signore, 

vostro  devotissimo 
Giuseppe  Mazzini. 
108,  Higli  Holborn. 


208  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDCCCXXVI. 

To  THE  Editor  of  the  "  Morning  Chronicle  ",  London. 

[London],   1845,   iiiMrch  13. 
Sir, 

Before  avowiug  that  '  his  lordsliip  is  in  error,  ' 
the  Movìiing  Herald  is  wishiDg  to  kiiow  '  when  the 
Baudieras  reaìly  did  desert.  ^  A  plain  answer  to  a 
eivil  question  cannot  be  refused,  except,  of  course, 
by  Honourable  Secretaries  of  State. 

I  ain  happy  to  be  able  to  draw  luy  answer  from 
an  officiai  statement,  the  Aiistrian  edict  of  citation, 
published  at  Venice  on  May  4,  against  the  two  bro- 
thers.  Attillo  Bandiera  left  the  Bellona  at  Smyrna, 
on  the  28^'  of  Fehruary.    Emilio  Bandiera  left  Trieste 


Signore, 

Prima  di  confessare  che  «  l'onorevole  Lord  è  in  er- 
rore, »  il  Morning  Herald  desidera  di  sapere  «  quando  i  Ban- 
diera realmente  disertarono.  »  Una  risposta  chiara^  a  <nna 
domanda  onesta,  non  può  essere  rifiutata,  se  non,  natural- 
mente, da  onorevoli-  Segretari  di  Stato. 

Sono  felice  di  ricavare  la  mia  da  una  fonte  ufficiale, 
l'editto  austriaco  di  citazione,  pubblicato  a  Venezia  il 
4:  maggio  contro  i  due  fratelli.  Attilio  Bandiera  lasciò  il 
Bellona  a  Smirne,  il  28  febbraio.  Emilio  Bandiera,  parti  da 


MDCCCXXVI.  —  Piibbl.  nel  Moniing  Chronicle  del  17  mar- 
zo 1845. 


[1845]  KPISTOl.AHIO.  209 

on  the  24*^  of  the  sanie  month.  They  were,  coiise- 
quently,  on  the  7^'',  stili  officers  of  the  Austriau  navy. 

AgaiUj  the  Monilng  Iferaldy  doabts  the  acciiracy 
of  my  statement,  that  the  sojouin  of  the  Bandieras 
at  Oorfa  was,  froui  March  and  Aprii  respectively, 
umuterrupted  ;  his  only  ground,  however,  for  impe- 
niteucy,  resting  simply  on  the  very  sanie  w  ords  of 
Lord  Seaton  abont  thelr  arrivai  at  Corfu  in  Jiine, 
against  wliich  my  former  proofs  were  levelled. 

Tliese  proofs  were — a  letter  of  the  28'^'  March 
from  Attilio  Bandiera;  another  of  Aprii  22,  from  the 
sanie — the  joint  answer  of  the  two  brothers  to  the 
Austrian  edict  of  citation  of  May  19  :  their  letters 
to  the  Maltese  jì  fedi  terranea  n  of  the  sanie  Month,  21''*; 
a  letter  of  May  10,  from  Emilio  Bandiera;  another 
of  the  21^*  from  the  same,  ali  tliese  and  otliers,  now 
l)ublislied  (the  autographsbeingin  my  possession)  from 


Trieste  il  24  dello  stesso  mese.  Essi  perciò  il  giorno  7  erano 
tuttora  ufficiali  della  jnarina  austriaca. 

Di  più,  il  Morning  Herald  pone  in  dubbio  l'esattezza 
della  mia  affermazione,  che  cioè  il  soggiorno  dei  Ban- 
diera a  Corfù  sia  stato,  dal  maggio  e  dall'aprile  rispet- 
tivamente, ininterrotto:  se  non  che,  la  sola  base  per  la  sua  im- 
penitenza consiste  semplicemente  nelle  parole  stesse  di 
Lord  Seaton  circa  il  loro  arrivo  a  Corfu  in  giugno^  contro 
le  quali  si  appuntarono  le  mie  precedenti  prove. 

Queste  prove  erano  :  una  lettera  del  28  marzo,  di  At- 
tilio Bandiera  ;  un'  altra  del  22  aprile  dello  stesso  ;  la  rispo- 
sta contemporanea  dei  fratelli  all'  editto  austriaco  di  ci- 
tazione in  data  19  maggio:  le  loro  lettere  al  Mediterraneo 
(li  Malta,  del  21  del  medesimo  mese  ;  una  lettera  del  10  mag- 
gio, di  Emilio  Bandiera;  un'  altra, pure  di  lui,  in  data  del  21, 
tutte  queste  e  altre,  ora  pubblicate  (gli  autografi  sono  in  mio 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).  14 


210  KIMSTOLARIO.  [184r>] 

Oorfii.  Would  iiot  an  examination  of  tliese  proofs 
[bave]  beeii  more  à  propos  tlian  a  mere  rei>etiti()ii  of 
tlie  affirmation  agaiiist  wliich  they  bear  ? 

Wliat  the  Morning  Herald  is  able  to  do.  witli 
the  aid  of  the  Secretary  of  State,  remaiiis  uiiknowii  : 
biit  that,  withoiit  such  au  aid,  he  caniiot  do  mach, 
seems  uow  snfftciently  averred. 

Yoiir  most  obliged, 
Joseph  Mazzini. 
108,  High  Holboin. 


possesso),  provenienti  da  Corfu.  Non  sarebbe  stato  pili  a 
proposito  un  esame  di  queste  prove,  che  non  una  pura 
€  semplice  ripetizione  dell'affermazione  che  esse  servono 
a  confutare  ? 

Che  cosa  il  Morning  Herald  sia  in  grado  di  fare,  con 
l'aiuto  del  Segretario  di  Stato,  mi  rimane  ignoto:  ma  che 
senza  tale  aiuto  esso  non  possa  far  molto,  sembra  ora  mai 

abbastanza  accertato. 

Vostro  devotissimo 

Giuseppe  Mazzini. 
108,  High  Holborn. 

MDOOOXXYll. 

ALLA   Madre,  a  Genova. 

[Londra],   sabbato  14  marzo   1845. 

Mia  cara  madre, 
Kispondo  alla   vostra  ultima,  dei  non   so    quanti 
l)erché  non  1"  ho  in  questo  momento  soft'  occhio,  ma 

MDCCCXXVII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
-di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  14  marzo  1845.  » 


^^^^ 


845]  KPiSTOi.Aiuo.  211 

quella  in  cai  mi  dicevate  che  si  dicevano  prepara- 
tivi pel  presunto  arrivo  d'Agostino  nell'estate:  a 
])roposito  di  che.  ne  ho  scritto  ad  Agostino^  ma  non 
ho  avuto  finora  risposta.  Mi  sorprende  assai  tutto 
questo,  perché  so  che  nel  tempo  addietro,  tra  i  due, 
il  più  affezionato  alla  vita  dell'  estero,  il  più  ripu- 
gnante air  idea  di  ripatriamento  era  Agostino.  {*■)  Del 
resto,  vedremo.  Prima  di  tutto,  vi  dirò  che  sto  bene 
di  salute,  ma  che  fa  un  freddo  straordinario  che 
dicono  più  forte  di  quanto  s'  è  mai  avuto  dal  1815 
in  poi.  L'altr'ieri  nevicava:  quest'oggi  fa  sereno, 
ma  freddo  ad  un  modo.  —  L'affar  delle  lettere  continua 
in  buon  ordine;  martedì  doveva  aver  luogo  la  di- 
scussione sulla  mozione  del  Signor  Sheil  :  ma  per  altre 
mozioni  che  stavano  prima,  non  ebbe  luogo,  ed  avrà 
invece  luogo  martedì  venturo.  Intanto,  pare  che  la 
mia  lettera  al  MornlìKi  ChronicJe  sulle  spiegazioni 
date  da  Lord  Aberdeen  abbia  colpito  nel  vivo.  Esci 
un  articolo  nel  giornale  influenzato  da  lui,  il  Morn- 
ing  Herald^  dove  m' accusavano  un  po'  villana- 
mente d'avere  citato  malamente  Lord  Aberdeen,  etc. 
Risposi  il  giorno  dopo  con  una  corta  letterina  nel 
Morniììf)  Chronicle^  risentendomi  dei  modi  villani,  e 
trattando  il  giornale  sullo  stesso  tono.  Ieri  il  gior- 
nale rispondeva,  ma  pieno  di  gentilezza.  Intanto, 
nel  Timefi  d' ieri,  comparve  un  articolo  violento  in- 
torno al  mio  libretto,  «  Ricordi  dei  fratelli  Bandiera 
etc.  :  »  nel  quale  dichiara  che  io  voglio  rovesciare 
tutti  i  governi  esistenti,  che  credo  —  ed  è  vero  — 
tutti  i  governi  tanto  costituzionali  quanto  dispotici 

(i)  Ved.  infatti  la  nota  alla  lett.  MCCCCLXVIII  ;  e  che 
Aijostiiio  Ruffini  durasse  tuttora  iii  quejcjli  stessi  sentimenti,  è 
dimostrato  nella  nota  alla  lett.  seguente. 


212  EPISTOLARIO.  [1845] 

fondati  sopra  una  menzogna,  e  non  so  quante  altre 
cose  :  lanisce  peraltro  con  dichiarare  che  io  ho  entu- 
siasmo sincero  e  talenti  oltre  il  comune.  A  cose 
siffatte,  io  non  rispondo  mai:  io  starnilo  le  mie  opinioni, 
il  Times  ha  diritto  di  stampar  le  sue.  Non  discendo  mai 
a  polemiche  con  giornali  per  conto  mio.  Oggi  intanto,  il 
Morning  Cìironiele  ha  preso  spontaneamente  le  mie  di- 
fese, e  detto  che  l'articolo  del  Times  aveva  anche  più 
bassezza  del  procedere  di  Sir  J.  Graham.  (^)  Cosa  risul- 
terà da  tutto  questo  pasticcio  non  so  ;  ma  sono  inclinato 
a  credere  che  finiranno  per  essere  obbligati  a  fare 
una  legge  che  abolisca  il  potere.  Vedremo.  Il  risul- 
tato personale  quanto  a  me  sarà  che  avrò  piti  forti 
nenaici  e  più  forti  amici  di  prima.  Voilà  tout.  Non 
abbiate,  vi  ripeto,  inquietudine  alcuna  sul  mio  av- 
venire qui;  nello  stato  attuale  di  legislazione,  nes- 
suno può  far  cosa  alcuna  contro  di  me.  —  Voi  dovete 
aver  ricevuto  in  una  mia,  qualche  cosa  in  inglese 
scritto  da  me  nel  Morning  Chronicìe  ;  la  presenza 
d'Elia  dovrebV  essere  propizia,  perché  egli  è  in  caso 
di  tradurvi  ogni  cosa.  Stringetegli  la  mano  cordial- 
mente per  me,  e  desiderategli  ogni  felicità  nel  suo 
nuovo  stato;  benché  io  consideri  quel  passo  come 
fatale  al  cittadino,  nei  tempi  nostri:  non  che  lo  sia 
in  realtà,  perché,  quando  s'intenderanno  bene  gli 
affetti,  esser  marito  e  padre  aggiungerà  stimoli  al- 
l'amor  del  paese;  ma  oggi  pur  troppo  non  è  cosi, 
e  il  sentimento  egoista  di  felicità  che  vive  nel  cuore 
dei  migliori  combatte  e  vince  il  sentimento  di  do- 
vere religioso    che  dovrebbe   dominare   tntti  gli    af- 


(^)  Sull'art,    del    Times    qui    cit.,    ved.  il    Protocollo  delli 
Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  228. 


[1845]  EPISTOLARIO.  213 

fetti.  (\)  —  A  questuerà  avrete  veduto  le  note  diplomati- 
che date  alla  Svizzera:  e  gli  ordini  dati  alle  forze  Au- 
striache di  tenersi  pronte  per  marciare  alla  frontiera. 
E  cederanno,  perché  gli  uomini  d'oggi  son  tutti 
stolidi  e  vili.  A  me  il  vedere  due  o  tre  potenze  or- 
dinare brutalmente  ai  popoli  di  non  moversi,  alF  I- 
talia  di  non  liberarsi,  alla  Svizzera  di  non  cangiar 
le  sue  leggi  quando  le  piace,  e  via  cosi,  dà  un  de- 
siderio così  forte  di  lotta,  che  è  un  vero  tormento.  (') 
Hanno  bel  dire  Lamennais,  Leroux,  la  Sand  ed  altri 
apostoli  della  nostra  fede,  che  non  è  se  non  colla 
parola,  colla  predicazione  pacifica  che  dobbiamo  con- 
quistare il  mondo:  io  mi  sento  nato  per  la  Chiesa 
militante:  il  sangue  mi  bolle  quando  vedo  i  popoli 
sottomettersi,  senza  coscienza  dei  loro  diritti  e  dei 
loro  doveri  alP  ingiusto,  alla  Forza.  Se  gli  Svizzeri 
conoscessero  la  loro  forza!  se  sapessero  che  per  di- 
fendersi a  casa  son  troppo  pochi,  ma  che  se  voles- 
sero intendere  il  modo  di  portar  la  guerra  in  casa 
d' altri,  sarebbero  onnipotenti  !  —  Ho  ricevuto  un 
biglietto  di  Agostino,  il  quale  è  scontentissimo,  e 
non  sa  che  fare.  Per  rientrare,  esigono  che  egli  scriva 
all'Ambasciatore  Sardo  di  qui,  etc,  etc.  Oh  che  roba!  — 
Ho  qui  pronto  il  mio  articolo  sugli  Stati  del  Papa 
ed  oggi  vado  a  vedere  se  posso  collocarlo  nella  North 
British  Eevieiv.  La  stampa  del  mio  opuscolo  inglese 
va  innanzi  lentamente.  —  Guardatevi  dal  freddo,  se  è 

(*)  G.  Elia  Beuza.  già  nel  suo  quarantaduesimo  anno  d'età, 
era  in  procinto  di  ammogliarsi.  Ved.  in  proposito  il  Protocollo 
della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.   193,  e  la  lett.  MDCCCXXXII. 

(*)  Nel  Journal  des  Débafs  del  26  febbraio  1845  leggevasi 
infjitti:  «  Le  bruit  conrt  à  Milan  que  20.000  hommes  de  troupes 
antrichiennes  étaient  en  marche  pour  venir  renforcer  l'armée 
d'Italie,  afìn  d'aiigmenter  les  gariiisons  des  villes    principales 


214  EPISTOLAUIO.  [1845] 

intenso  come  qui,  abbracciate  il  padre,  e  la  sorella, 
e  credete  all'  amore  costante  del 

_  vostro 

Giuseppe. 
MDOOOXXYIII. 

A  FRANgoiSE  GÉRAKD,  à  Granges. 

[Londres],   15  mars  1845. 

Ma  bonne  sceur, 

J'ai  réellement  la  téte  perdile  aii  milieu  d'une 
foule  d'occupations,  et  d^embarras  que  me  suscite 
cette  affaire  de  Pouverture  des  lettreS;  qui  est  tou- 
jours  devant  le  Parlement.  Entre  ceci  et  autre  cliose, 
je  n'ai  pas  le  temps  de  respirer.  Le  dimanclie,  le  seni 
jour  que  j'ai  un  peu  libre,  il  me  faut  taire  un  di- 
scours  d^une  lieure  à  mon  Ecole  Italienne  sur  la 
Morale,  sur  PHistoire;  ou  sur  Dieu  sait  quoi.J^ 
suis  barasse,  anéanti  a  la  fin  de  la  journée.  Mais 
tout  ceci  ne  veut  rien  dire:  j'aurais  dù  écrire  :  etje 
m'avoue  coupable,  mais  non  de  co3ur.  Maintenant, 
reprenons  notre  correspondance,  car  i)eu  importe  que 
nous  ayons  beaucoup  d'affection  Pun  pour  Pautre,  si 
noiis  ne  la  manifestons  pas.  Je  suis  assez    bien   en 

de  la  Lombardie  et  former  un  cordon  militaire  sur  la  froutière 
suisse.  »  Per  le  note  delle  Potenze,  ved.  la  nota  alla  lett.  seguente. 

MDCCCXXVIII.  —  Inedita.  Ne  esiste  una  copia  presso 
la  R.  Commissione,  probabilmente  fatta  eseguire  dalla  com- 
Ijianta  Jessie  W.  Mario  sulP  originale  che  ora  è  irreperibile.  La 
lett.,  unica  superstite  di  un  carteggio  che  sarebbe  stato  pre- 
zioso per  più  rispetti,  è  mutila  in  fondo.  Su  Francesca  Ge- 
rard, fanciulla  svizzera,  che  il  Mazzini  predilesse  durante  la 
sua  dimora  a  Grencheu,  in  quello  stabilimento  di  bagni  del  quale 
era  proprietaria  la  famiglia  di  lei,  ved.  le  lett.  del  1836  alla  madre. 


[1845]  EPiSTOi.Aino.  215 

sauté:  nuilgré  un  tVoid  diiibolique  et  dont  on  ne  se 
rappelle  pus  avoir  vii  Pégal  depuis  viugt  tms.  J'ai 
snivi  uvee  beaucoup  d'attention  les  aft'aires  de  la 
Suisse,  et  je  les  siiis  encore  avec  anxiété,  bien  que 
je  u'eu  attend  rien  de  bon.  Vous  n'ètes  pas  maltres 
chez  voun.Yoiis  expiez  le  crime  commis  en  1836  contre 
les  proscrits.  Dii  moment  que  vous  avez  traili  vos 
t'rèreSj  ceux  qui  représentaieut  vos  principes  républi- 
cains,  vous  avez  implicitement  déclaré  que  vous  ne 
coimaissiez  ni  liberto,  ni  indépendance.  Je  me  rap- 
pelle  tbrt  bien  de  vous  avoir  dit,  en  quittant  la 
Suisse,  qu'une  première  concession  vous  mènerait 
loin.  Maintenant,  je  vous  le  répète,  vous  n'étes  pas 
maìtres  chez  vous.  Mr.  Guizot,  Lord  Aberdeen,  etc. 
.so ut  vos  maiti-es.  (^)  Vous  ne  i)ouvez  par  vous  armer  : 
ils  ne  le  veulent  pas.  Vous  ne  pouvez  pas  trouver 
votre  lien  federai  mauvais;  ils  le  trouvent  bon,  et 
cela  suffit.  Le  Piémont  vous  nienace.  L'Autriclie  or- 
doune  a  ses  troupes  de  se  tenir  prétes  à  marcher. 
Vous  avez  peur,  et  vous  ferez    tout   ce    qu'ils    vou- 


(*)  Il  Mazzini  accennava  alle  note  assai  gravi  che  giun- 
gevano alla  Svizzera  da  parte  dei  Governi  esteri  per  l' at- 
teggiamento assunto  specialmentie  in  occasione  della  lotta  con- 
tro i  Gesuiti;  al  quale  proposito,  il  Times  del  28  febbraio  1845 
osservava  «  essere  impossibile  che  le  grandi  Potenze  permet- 
tessero ai  Cantoni  di  assalirsi  a  vicenda,  di  violar  tutte  le 
leggi,  di  perseguitare  il  clero,  di  rovesciare  qnalunque  sistema 
di  Governo,  di  alimentare  una  guerra  civile.  »  In  quella  del- 
l'11  febbraio  1845,  pubbl.  nel  Journal  des  Déhats  del  1°  mar- 
zo, subito  dopo  che  il  Vorort  aveva  ritenuto  opportuno  di 
divulgarla,  il  Ministro  degli  Affari  esteri  inglese,  Lord  Aber- 
deen, minacciava  un  intervento  estero  negli  affari  della  Sviz- 
zera ;  e  nello  stesso  senso  si  era  espresso  il  Guizot,  Ministro 
degli  Affari  esteri  di  Francia,  nell'altra  del  3  marzo,  pubbl. 
essa  pure  nel  Journal  des  Déhats  del  13  dello  stesso  mese. 


216  EPISTOLARIO.  [1845] 

dront.  La  Siiisse  est  un  noni;  ce  n'est  pas  une  Xn- 
tiou.  Si  vous  aviez  des  Suisses  en  Suisse,  ils  déclii- 
reraient  les  notes  des  Ambassadeurs  :  ils  diraient  : 
nous  avons  assez  d'iiumiliations^  nous  n'en  voulons 
l)lns.  Puis  ils  diraient:  «  C'est  bien:  i)uisque  le  mot 
non-intervention  est  effacé  de  la  loi  européenne.  nous 
interviendrons  à  notre  tour.  A^ous  intervenez  partout 
cantre  les  libertés:  nous  interviendrons  pour.  »  Sila 
menace  ne  sutììsait  j)as,  ces  lionimes  vraiinent  Suis 
ses  se  prépareraient  à -la  réaliser  :  ils  publieraient  un 
appel  aux  peuples;  ils  lan§eraient  aussitòt  qii'nu 
liomme  arme  dépasserait  vos  frontières,  2.000  cara- 
biniers  en  Val  telline  et  sur  le  (Jomasqne,  Bergama- 
sque,  et  Bressan  en  Lombardie,  avee  les  j)roscrits 
italiens  à  la  téte;  ils  lanceraient  les  corps  francs  sur 
le  Piémont;  ils  feraient  autre  cliose  encore:  puis,  ils 
se  retireraient  devant  Pinvasion  sur  les  montagnes  : 
et  tandis  qu'ils  s'y  tiendraient,  Pinsurrection  se  ré- 
pandrait  chez  nous  et  ailleurs.  Mais^  aiijourd'hui  les 
patriotes  sont  excellents  pour  faire  des  discours:  in 
capables  d'agir,  incapables  de  vaincre  ou  de  tomber 
pour  ce  qu'ils  proclament.  Les  Puissances  le  savent 
fort  bien;  c'est  pourquoi  elles  vous  envoient  leurs 
notes.  Mon  Dieu,  mon  Dieu,  si  je  poiiv^ais  trouver 
des  liommes  et  non  des  faiseurs  de  discours!  Comme 
je  volerais  cbez  vous  avec  joie,  me  dévouer  à  votre 
drapeau  qui  serair  celui  de  l'Humanité  toute  eiitière  ! 
Mais  il  ne  faut  pas  réver  à  cela:  parlons  de  nous. 
Vous  savez  que  Mr.  [Ghiglìone]  est  à  Génes  de- 
puis  longtemps.  Je  ne  suis  pas  éloigné  de  croire  que 
les  [Ruffini]  en  fassent  de  méme.  Leur  mère  a  pé- 
ti tionné,  et  presque  obtenu.  (*)  Depuis  que  Mr.  [Ghi- 

(*)  Nel  carteggio  dei  fratelli  Ruffini  con  la  madre,  pnbbl.  dal 
Cagnacci,  esiste  una  grande  lacuna  per  l'a.l845,  poiché  sono  inse- 


[1845Ì  EPISTOLARIO.  217 

giione]  est  eii  Italie,  je  u'ai  pas  reyu  une  seule  ligne 
de  lui.  —  Je  reste  seni  à  peii  près,  mais  toujoiirs  le 
méine:  affaiblé  de  corps,  jeune  d'ànie  d'une  manière 
étrange;  et  je  m'en  siiis  aper^ii  pendant  ces  derniè- 
res  nouvelles  de  Siiisse.  —  Yous  avez  dù  entendre 
parler  dans  vos  journaux  des  frères  Bandiera^  et 
autres  qui  ont  péri  l'anuée  dernière  dans  le  Eoyaume 
de  Xaples  ;  j'ai  publié  un  petit  livre  italien  sur  eux, 
que  j'ai  dédié  à  Jacques  Raffini,  celui  qui  se  sui- 
cida dans  les  prisons^  et  que  je  donnerais  beaucoup 
pour  pouvoir  vous  taire  lire.  Mais  il  est  en  italien.  — 
Tous  avez  fait  une  nouvelle  perte;  bien  plus  faible 
que  les  autres:  mais  chaque  perte  fait  sentir  les  an 
ciennes,  cornine  si  elles  rehaissaient  de  leurs  cendres  : 
je  connais  cela,  et  ne  puis  vous  rien  dire  qui  valile. 


Joseph. 


rite  appena  due  lett.,  una  di  Agostino,  l'altra  di  Giovanni,  e  manca 
quindi  qualunque  traccia  delle  lunghe,  dolorose  pratiche  fatte  da 
Eleonora  Ruffini  per  ottenere  la  grazia  dei  figli.  Recentemente,  il 
prof.  A.  Lazzeri  diede  a  luce  alcune  Le/ iere*  inedite  di  E.  Buffini 
a  G.  E.  Benza  (in  Rassegna  Slorica  del  Risorgimento  Italiano, 
a.  Ili  [1916],  pp.  572-661),  dalle  quali  apparisce  che  la  sven- 
turata madie,  fin  dall'anno  innanzi,  aveva  inoltrata  supplica 
in  favore  dei  figli:  ma  pur  qui  le  notizie  s'arrestano  assai  per 
tempo,  poiché  dall'  agosto  del  1844  la  corrispondeuza  balza 
d' un  tratto  all'  aprile  del  1848.  Sembra  tuttavia  probabile 
che  le  istanze  della  madre  ottenessero  ben  scarsi  risultati, 
poiché  per  Giovanni  la  condanna  di  morte  fu  commutata  iu 
quella  dell'esilio;  in  quanto  poi  ad  Agostino,  mai  condan- 
nato per  i  moti  del  1833,  e  andato  in  volontario  esilio,  come 
osservava  il  Mazzini  (lett.  MDCCCXXIII),  egli,  per  ottenere 
il  ritorno  in  jiatria,  avrebbe  dovuto  scendere  a  un  atto  di 
umiltà,  al  quale  si  negò.  E  a  questo  proposito  è  da  leggere  la 
lettera,  assai  commovente,  alla  madre,  del  12  marzo  1845,  nella 
quale  giustificava  la  decisione  presa.  Fu  pubbl.  da  B.  E.  Mai- 
neri,  Ingannia;  Roma,  tip.  del  Senato,   1884,  pp.  346-348. 


218  EPISTOLARIO.  [1845] 

MDOCCXXIX. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra],    19  mar/,o  1845. 
(.'aro  aulico^ 

Mi  giov^o  d' un' occasione  sicura  per  mandarti 
dodici  medaglie  bianche,  e  alcune  lettere  polacche. 
Spero  che  Michele  avrà  ricevuto  l' altre  medaglie, 
secondo  invio  per  Southampton,  dalle  quali  dovevi 
cavarne  alcune  da  mandarsi  a  Ciani.  T'ho  scritto 
tempo  fa  una  furia  di  cose  finanziarie  concernenti 
il  tipografo,  le  medaglie,  il  danaro  da  darsi  in  an- 
ticipazione. Aspetto  ragguaglio  su  tutto,  e  conti  pre- 
cisi per  sapere  che  cosa  devo  rimborsare  qui  alla 
Cassa  medaglie,  che  cosa  è  stato  pagato,  cos'  è  che 
devo  ancora,  etc. 

Io  da  te,  l'ultimo  cenno  di  vita  fu  l'invio  del 
Charivari.  —  Qui,  dopo  le  mie  mentite  date  a  Lord 
Aberdeen,  è  sorta  una  guerra  violenta  dai  giornali 
del  ^Ministero  contro  di  me,  andando  fino  a  minacce 
di  cacciarmi  via:  ciò  di  che  rido.  Intanto,  la  settimana 
ventura,  circolerà  una  Petizione  Generale  al  Parla- 
mento, che  sarà  sparsa  dappertutto  a  raccogliere 
firme,  e  che  ne  otterrà,  spero,  un  numero  prodigioso  : 
chiede  una  Legge  sulla  materia  e  credo  che  riescirò 
ad  ottenerla.  Ma  ciò  che  ho  in  vista  alla  lontana  è 

MDCCCXXIX.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  pp.  74-76.  Qui  si. riscontra  sull'autografo,  posseduto 
dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 
Dal  Protocollo  della  Giovine  Italia  apparisce  che  la  lett.  giunse 
con  «  mezzo  incognito,  »  e  fu  affidata  alla  «  piccola  posta,  » 
cioè  fu  impostata  a  Parigi. 


[1845]  KPISTOLARIO.  219 

un'altra  cosa  più  assai  importante  per  noi:  lo  sta- 
bilimento d'  un'  Associazione  pubblica  Inglese  diretta 
ad  aiutare  la  causa  nazionale  Italiana.  (^)  Questo  è  il 
vero  scopo  di  tutto  il  mio  chiasso  qui,  e  spero  rie- 
scirvi.  Quest'  atfar  delle  lettere  mi  dà  quel  ch'io  cer- 
cava da  tanto  tempo,  ma  senza  volerlo  mendicare, 
un  nome  pubblico  qui,  un'influenza  sopra  molte  per- 
sone, che  metterò  a  profìtto.  —  Se  arrivasse  mai  un 
Finzi  a  Parigi,  fratello  di  quello  che  fu  qui  l' anno 
scorso,  e  se  Io  vedi,  fa  di  dirgli  tutto  quello  che 
Partesotti  disse  di  Finzi  e  Romaroli,  nella  sua  cor- 
rispondenza: si  che  siano  informati  appuntino.  (^  — 
Mi  sono  sempre  dimenticato  dirti  che  dovreste  dare 
una  copia  dei  Ricordi  SiìV Atelier:  dacch'essi  danno 
sempre  il  loro  giornale.  —  Xicola,  come  saprai,  è  a 
Livorno  :  non  molestato  :  forse  a  quest'  ora  ripartito, 
sarà  in  Francia  alla  volta  di  Corsica.  (^) 

Ora,  non  ho  tempo  di  scrivere  a  Pietro:  ma,  sia 
che  tu  voglia  agire  con  lui,  o  solamente  trasniettergli, 
eccoti  le  mie  idee  su  quello  che  si  dovrebbe  fare  oggi: 
segno  il  dovrebbe,  perché  scrivo  a  scarico  di  mia  co- 
scienza, e  non  perché  si  possa  fare  ciò  che  si  dovrebbe. 
1°  Mantenere  quanto  più  si  può  la  Giovine  Italia 
al  di  fuori  organizzata:  mantenere  quanto  più  si  può 


(^)  È  questo  il  primo  accenuo  che  si  fa  a  quella  Società 
degli  Amici  d' Italia,  che  sorse  a  Londr;i  per  gli  sforzi  del  Maz- 
zini. Ved.  in  appresso. 

(2)  Ved.  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  I,  pp.  338  e  341. 

(2)  Sul  duplice  scopo  di  questo  viaggio  ved.  la  nota  alla 
lett.  MDCCCXIX.  «  Aspetto  lettere  di  Corsica  da  Nicola,  per 
sapere  se  devo  mandare  opuscolo  e  medaglie  colà,  »  scriveva 
il  Lamberti  al  Mazzini  il  31  marzo  1845;  e  aggiungeva:  «  Temo 
che  vada  a  Tolosa  a  far  duelli  e  romori.  »  Protocollo  della 
Giovine  Italia,  voi.   IH,   p.   199. 


220  EPISTOLARIO.  [1845] 

la  contribuzione  mensile  fra  tatti  i  lìiembri:  anche 
il  pochissimo  che  può  raccogliersi,  può  esser  pre- 
zioso :  può  servire  a  mandare  un  viaggiatore,  occor- 
rendo. Comunica  intanto  a  Pietro,  che  me  le  ha 
chieste,  le  parole  per  gii  operai  :  Cosenza  —  Bolo- 
gna —  La-haro.  L'  interrogante  pronunziando  :  La, 
innalza  V  indice  della  destra  al  cielo  :  V  interrogato 
rispondendo  :  ha^  abbassa  V  indice  della  destra  al 
suolo  :  V  interrogante  dicendo  :  ro,  stende  la  destra 
all'  altro  il  quale  V  impalma. 

2"  Predicare  quanto  più  si  può  a  chi  parteggia 
con  noi  all'estero  e  all'interno,  la  formazione  del 
Fondo  Nazionale  per  l'Azione,  fuori  per  quei  di  fuori, 
dentro,  se  vogliono  cosi,  per  quei  di  dentro. 

3°  Cercar  tutti  i  modi  d'organizzare  in  Italia, 
specialmente  da  Livorno  agli  Stati  del  Papa,  una 
catena  d'  individui  separati  dalla  cospirazione,  e 
uomini  del  popolo  segnatamente,  pei  quali  si  possano 
trasmettere  vscritti  nostri  da  diffondersi  in  quelle  due 
parti  d' Italia. 

4°  Pensare  se  vi  fosse  modo  di  trovare  un  uomo, 
nostro,  intelligente,  attivo,  che  potesse,  a  tempo  in- 
certo, ma  non  lontano,  fare  un  viaggio  in  Isvizzera 
I)er  noi:  aiutato,  se  occorre,  da  noi:  niegiio  se  a  spese 
sue.  Io  manco  in  Isvizzera,  parlo  della  Svizzera 
francese  e  tedesca,  d' un  agente  fidato  e  accorto  ;  e 
nondimeno,  v^  è  qualche  cosa  d' importante  da  fare. 
Addio;  amami  e  scrivimi. 

Tuo  amico 
Giuseppe. 


[1845]  EPISTOLARIO.  221 

MDCCGXXX. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],  21  marzo  1845. 

Mia  cara  madre, 

Alla  vostra  dell'  8.  Il  freddo  è  non  cessato,  ma 
diminuito  di  molto:  fa  bel  tempo,  e  un  po'  di  sole.  La 
discussione  sulle  lettere  non  sarà  conchiusa  in  un 
modo  o  nell'altro  se  non  dopo  Pasqua,  quando  Dun- 
combe  avrà  presentato  una  misura  legislativa  per 
l' avv^enire.  Intanto,  i  giornali  ministeriali  sembrano 
essere  stati  punti  al  vivo  dalla  mia  risposta  alle 
spiegazioni  di  Lord  Aberdeen,  eh'  è  stata  general- 
mente approvata:  vi  sono  stati  articoli  violenti  con- 
tro me,  e  contro  i  Bandiera  morti  ;  articoli  che  hanno 
fatto  loro  piò.  torto  che  altro.  Io  ad  articoli  siffatti 
non  rispondo  mai.  Martedì,  è  convocata  una  riunione 
d'Inglesi  per  redigere  una  petizione  e  farla  poi  gi- 
rare x^er  ogni  dove  a  raccoglier  firme.  Dall'esito  di 
questa  riunione  e  dal  numero  delle  tìrme  che  poi  rac- 
coglieranno, dipende  molto.  Vedremo.  Io  sono  impa- 
ziente di  veder  la  fine  di  questa  faccenda,  non  per 
ragioni  d'inquietudine  o  d'altro,  ma  x3erché  mi  fa 
perdere  molto  tempo  ;  e  ho  bisogno  di  rimettermi  in 
pace,  e  di  lavorare.  —  Ho  letto  qua  e  là  alcuni  pezzi 
del  Jiiif  errant  di  Sue  :  tutto  il  libro  è  diretto  con- 
tro i  Gesuiti;  e    per    questo    ha    fatto    e   fa    furore 

MDCCCXXX.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  21  marzo  1845.  » 


222  EPISTOLAKK).  [1845] 

non  solamente  in  Francia^  ma  qni  e  dapj)ertutto.  I 
Reverendi  Padri  hanno  abbastanza  ingegno  e  per- 
severanza; ma  hanno  passabilmente  da  fare  per  sn- 
lìerare  la  ripugnanza  geuerale  o  i)oco  meno  alla  loro 
influenza.  Xon  fosse  che  la  vendita  senza  pari  del  ro- 
manzo di  Sue,  è  un  indizio  sufficiente  a  rivelare  que- 
sta ripugnanza.  (^)  —  Gli  affari  Svizzeri  non  hanno  au; 
cora  soluzione.  L' avrebbero  già  se  non  fossero  le  note 
della  Diplomazia  che  spav^entano  qne^  buoni,  ma  de- 
boli montanari.  —  Continuo  a  correggere  le  prove 
delP  opuscolo  inglese,  ma  non  escirà  che  durante  i 
dibattimenti  sul  bill  proposto  da  Duncouibe,  i  quali 
cominceranno  P8  aprile.  —  Tengo  memoria  di  quello 
che  mi  dite  su  quel  pò  ver'  uomo,  e  subito  dopo  Pasqua 
me  ne  occuperò.  —  Credo  che  Lord  Ashley  (^)  ce  ne  fili 
un  fuso  quanto  alla  Società  protettrice  dei  garzoni  de- 
gli organi  :  egli  ha  votato  contro  di  me  continuamente 
nel!'  affar  delle  lettere,  perché  Tory  dichiarato  :  e  pro- 
babilmente, il  mio  nome  nella  Società  gli  fa  paura.  Qui 
ormai  io  sono,  come  Colombo  diceva  di  sé  :  «potrei 
fabbricar  conventi  ed  erigere  chiese,  crederebbero 
chMo  fabbrico  ricettacoli  di  ladri  e  assassini.  »  Di  me 
non  credono  questo,  ed  anzi  devo  dire  che  si  rende 
generalmente  giustizia  alle  mie  intenzioni  ;  ed  anche 
il  Times  V  altro  giorno  in  un  articolo  violento  contro 
il    nostro    partito,  conchiudeva  dicendo  eh'  io   aveva 


(*)  Dopo  di  essere  stato  pubbl.  come  appendice  al  Coiisfi- 
iuiionnel,  per  cui  l'autore  aveva  già  ricavato  centociuquauta- 
mila  lire,  il  romanzo  del  Sue  aveva  avuto  rapidissime  edizioni, 
poiché  le  Juif  Errant  era  uscito  a  luce  nei  giorni  in  cui  la 
lotta  contro  i  Gesuiti  era  nel  periodo  pili  acuto  in  Francia. 
Yed.  J.  BuiiNiCHON,  La  Compagnie  de  Jesus  en  France  e  Histoire 
d'un  siede  (1814-1914)  ;  Paris,  Beauchesne,  19U-16,  voi.  II,  p.  500. 

C)  Su  Lord  Ashley  ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCXIY. 


[1845]  EPISTOLAKIO.  223 

onesto  entusiasmo,  e  talenti  superiori  al  coniuue  :  ma 
è  entrata  l'altra  idea  che  se  anche  edificassi  chiese 
e  conventi,  si  crederebbe  che  io  v'  ho  sotto  un  motivo 
politico.  Vedremo  dopo  Pas'qua,  s^  egli  non  si  decide, 
di  trovare  un  altro  Presidente.  Bisogna  che  la  cosa 
vada.  Ora  che  mi  trovo  avere  amici  in  Parlamento, 
non  dispero  un  giorno  di  far  proporre  una  legge.  — 
Ho  i)iacere  che  l'amico  Andrea  stia  meglio,  e  spero 
che  nella  prima  vostra  mi  direte  che  sta  bene  del 
tutto.  —  L'articolo  della  Revue  des  Deux-Mondes  è 
scritto  sopra  una  Revue  ministeriale  nelle  opinioni  po- 
litiche: la  direzione  era  tempo  fa  nemicissima  mia,  ed 
è  molto  che  abbiano  lasciato  inserire  quegli  elogi 
che  il  Ferrari  ha  fatto  di  me.  (^)  Le  osservazioni  del- 
l'auiico  sono  onorevoli  per  me,  ma  quanto  all'arti- 
colo, non  bisogna  dimenticare  quello  che  dico.  — 
È  uscita  qui  oggi,  in  occasione  del  Venerdì  Santo. 
una  Circolare  agli  Italiani  data  dal  Prete  della  Cap- 
pella Sarda,  eh' è  ora  un  certo  Melia,  promettendo 
mari  e  monti,  aiuti  agli  Italiani,  scuole,  e  che  so  io. 
purché  non  si  lascino  sedurre  da  altri  Italiani,  ch'essi 
non  nominano,  ma  voglion  dir  noi.  Eh  quanto  zelo! 
Intanto,  guardate  bel  tratto!  Contiene  due  o  tre  ri- 
ghe in  difesa  dei  padroni  dei  poveri  ragazzi  ita- 
liani :  e  questo  perché  due  o  tre  padroni  dei  più 
birbi  sono  andati  due  o  tre  settimane  addietro  a 
dare  qualche  lire  sterlina  alla  Scuola  della  Cappella. 
Oh  vedete  dov'è  caduto  il  Cattolicesimo  dei  preti. 
Pare  dunque  che  abbiano  intenzione  di  ricominciare 
la  guerra,  e  sarà  peggio  per  loro.  —  Cerco  sempre  un 
benedetto  bastimento  che  porti  via  quel  ragazzetto 
di  cui  v'ho  parlato:  ben  inteso    che    s' anche  io    lo 

(0  Xell'art.  cit.  nella  lett.   MDCCCXII. 


224  EPISTOLARIO.  [1845] 

trovo,  il  bastimento  verrà  a  Genova,  ed  io  manderò 
il .  rao^azzetto  a  voi,  perché  lo  vediate,  e  poi  lo  aiu- 
tiate di  direzione  perché  arrivi  a  Chiavari  dov'  è  suo 
padre.  Ma  di  questo  vi  dirò  a  suo  tempo.  Addio, 
madre  mia;  un  abbraccio  al  padre,  e  abbiatevi  tutto 
il  mio  affetto:  amate  voi  pure  il 

figliuol  vostro 
Giuseppe. 
MDCCCXXXI. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[LoiKlra],   25  marzo   1845. 

Caro  amico. 

Ebbi  la  tua  del  22  coli' acchiusa  per  Stolz[man]. 
Forse,  avrò  questa  sera,  se  il  viaggiatore  è  giunto, 
il  libro,  etc.  da  Cesarini.  T'ho  scritto  nell'inter- 
vallo; e  di  più  mandato  dodici  medaglie  bianche. 
Quando  mi  scriverai  la  prima  volta,  avrai  i)azienza 
e  mi  dirai  esattamente,  quanto  avrà  avuto  o  sarà 
per  avere  Pietro  dalla  vendita  fra  voi  dell'  opuscolo  — 
quanto  dalle  medaglie,  — ,  si  ch'io  possa  da  un  lato 
sapere  cos'è  che  devo  versar  qui,  dall'altro  cos'è 
che  devo  mandargli.  Mich[ele]  mi  diceva  tempo  fa 
che  aspettava  il  pagamento  delle  dodici  medaglie  spe- 
dite da  lui;  regolerai  anche  con  lui,  e  me  ne  dirai.  — 
Xon  ho  veduto  né  Gazzetta  d^Augshurgo  né  altro  ;  ma 

MDCCCXXXI.  —  Piibbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  pp.  76-78.  Qui  si  riscontra  sull'autografo,  conservato 
dal  dr.  Daniele  Vare.  Non  lia  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel 
Protocollo  della  Giovine  Italia  è  avvertito  che  la  lett.  giunse 
per  «  posta.  » 


1-S45]  KiM.sroLAiuo.  225 

qualuii([He  cosa  al)l)i;i  detto,  non  avrei  risposto.  Cosa 
importa  a  noi  quel  elie  dice  la  Gazzetta  d'Augsbargoì 
Se  nondimeno  ti  ricordi  qualche  punto  buono  da 
sapersi,  me  ne  dirai,  quando  scrivi.  (^)  Suppongo  il 
N<(tio)iaì  parlasse  della  lettera  che  scrissi  in  confu- 
tazione delle  spiegazioni  date  da  Lord  Aberdeen,  ma 
non  IMio  veduto.  (-)  Xon  temere  che  faccia  male  P  in- 
sistenza nìia  qui:  ho  il  mio  termometro,  non  nel 
Parlamento,  ma  nelle  lettere  che  ricevo  da  persone 
indipendenti  e  colle  quali  non  aveva  prima  la  menoma 
conoscenza.  (^)  Lavoro  a  far  che  esca  da  questo  affare 
una  propaganda  inglese  per  la  causa  nostra,  e  spero 
vi  riescirò.  —  Fai  benissimo  ])er  Euiz.  (^)  —  Oan[util 

(i)  Nella  Ictt.  qui  cit.,  che  era  però  del  20,  e  non  già  del 
22  marzo,  il  Lamberti  avvertiva  il  Mazzini  :  «  Avrà  già  visti 
articoli  Gazette  Augshonrg  e  Francfort  sulP  opuscolo  suo  e  Ric- 
ciardi e  sui  fondi  rivoluzionari  italiani  aspettati  di  Spagna.» 
Protocollo  della   Giovine  Italia,   voi.   III^   p.    191. 

(2)  Sempre  nella  stessa  lett.,  il  Lamberti  scriveva:  «  1  giornali, 
e  specialmente  il  National,  han  parlato  d'  una  lettera  sua  in- 
serita colà  nel  Morning  Chronicle.  »  Id.,  voi.  Ili,  p.  193.  Era 
precisamente  quella  che  è  segnata  al  n.  MDCCCXXV. 

(*)  «Vidi  riportato  qui  dai  giornali  P  affar  delle  lettere 
aperte,  ricomparso  là  —  badi  che  l'insistenza  non  nuoca  al- 
l' interesse  e  simpatia  pubblica,  »  (Id.,  voi.  Ili,  p.  191)  rac- 
comandava nella  lett.  già  cit.  il  Lamberti,  il  quale  forse  nutriva 
X>ure  qualche  timore  per  la  libertà  personale  del  sno  amico. 

(^)  Ferdinando  Rniz,  sul  quale  ved.  la  nota  alia  lett. 
MCCLXXXIX,  era  stato  fra  gli  esuli  quello  che  aveva  maggior- 
mente contribnito  a  rinsanguare  le  iiiìanze.  sempre  precarie,  della 
cassa  della  Gioriwe  Italia.  Come  apparisce  dallo  lett.  precedenti, 
(ved.,  ad  es.,  le  lett.  MDCCII,  MDCCX  e  MDCCXI),  per  rag- 
giungere la  somma  di  diecimila  lire,  inviata  l'anno  innanzi 
a  N.  Fabrizi.  ne  aveva  s]>orsate  egli  solo  duemila.  Onde  il 
Lamberti,  nella  lett.  ora  cit.,  aveva  scritto  al  Mazzini  :  «  A  Ruiz, 
SI  j)nutuale  e  generoso,  darò  medaglia  e  opuscolo  gratis.  Mi 
pare  che   n'abbia  diritto.  »  In.,   voi.   Ili,  p.   93. 

MA7.zixr,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  vol.XIV).  15 


226  EPISTOLARIO.  [1845] 

deve  sapere  d'antico  che  io  e  limicola  aiutereiiio  sempre 
qualunque  moto,  di  dove  die  venga,  purché  si  presenti 
con  bandiera  nazionale',  se  con  bandiera  provinciale, 
non  solo  non  lo  aiuteremo,  ma  lo  malediremo,  |)ronti 
peraltro  sempre  a  fare  tutto  quello  cbe  i)o tesse  can- 
giargli natura.  Del  resto,  se  gl'individui  che  hanno 
rapporti  col  paese,  li  celano  a  me^  anzi  seguono  a 
far  doppia  parte,  influenzando  all'interno  piuttosto 
contro  di  noi  —  e  ne  ho  prove  —  per  poi  dirci,  quando 
credono  in  un  moto:  «  aiutatelo,  »  meglio  è  non  pen- 
sino a  noi  né  prima  né  dopo,  e  lascino  che  ognuno 
vada  per  la  i)ropria  via.  Io  ho  detto  l'animo  mio 
in  queir  opuscolo  e  devono  prenderlo  come  una  let- 
tera indirizzata  a  ciascuno  dei  cospiratori  interni  ed 
esterni.  Sono  stanco  di  cospirare  nel  buio,  e  con  gente 
in  maschera.  So  che  se  quanti  i)arlano  di  patria  e 
d'azione,  si  riunissero,  invece  di  far  chiesuole,  tutti 
in  uno,  con  buona  fede  e  vero  amore  alla  causa,  a 
tenere  un  solo  linguaggio  e  proporre  le  stesse  mi- 
sure, noi  faremmo  molto  i)iu  bene  che  non  facciamo. 
Ma  so  che  questo  non  è  da  sperarsi  pur  troppo  :  cosa 
tanto  più  deplorabile,  quanto  più  noi  dell'estero 
uniti  e  rappresentanti  una  unità,  potremmo  oggi  più 
che  mai  render  servigi  eminenti  alla  causa  nazionale, 
connettendola  con  eventi  che  si  vanno  prei>arando 
altrove.  Farò  io  quanto  posso  su  quella  via;  ma  se  il 
concerto  fosse  unanime  tra  quei  che  hanno  relazioni 
ed  ingegno,  farei  più  efficacemente.  (^)  —  Vorrei  cbe  tu 

(i)  Fino  dal  marzo  circolava  dunque  insistente  tra  gli  esuli  la 
voce  che  la  Romagna,  la  ()uale  fremeva  di  sdegno  per  le 
atroci  persecuzioni  di  Ravenna,  avrebbe  potuto  insorgere  da 
un  momento  all'altro;  colà,  a  ogni  modo,  si  andava  prepariuido 
il  moto  insurrezionale  che  scoppiò  qualche  mese  dopo.  E  a 
questo  proposito  il    Lamberti    aveva    scritto    al  Mazzini,  nella 


[1845]  EPISTOLARIO.  227 

facessi  prima  della  sua  partenza  giungere  a  Mario 
raceliinso  biglietto,  xlddio,  ama  sempre  il 

tuo 

Giuseppe. 
MDCOOXXXIJ. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],  28  marzo  1845. 
Mia  cara  madre, 

Rispondo  a  un  tempo  a  due  vostre  lettere,  quella 
giuntami  oggi  del  21,  colP ulivo  di  i)ace,  e  l'altra  ante- 
riore, giuntami  sabbato  scorso.  Fa  caldo,  ma  vento. 
Oggi  devo  andare  a  pranzo  a  otto  miglia  da  Londra: 
ecco  gl'inviti  inglesi:  a  i>ranzo  alle  sei  a  otto  miglia 
dalla  città:  quindi  a  dieci  ore  il  tè;  a  mezzanotte  ri- 
torno. Quando  si  vive  a  tanta  distanza  dalla  città,  non 
dovrebbe  esser  permesso  d^  invitare,  se  non  mandando 
carrozza  agli  invitati.  Pure,  non  ho  i^otuto  ricusare: 
chi  invita  è  un  Membro  del  Dipartimento  Commer- 
ciale, e  invitandomi  ora  ha  inteso  darmi  una  prova 
di  simpatia:  di  più,  la  famiglia  ha  aiutato  la  Scuola. 
Ho  dunque  accettato,  e  pazienza. 

L'  opuscolo  mi  va  d'  un  lento  da  non  idearsi.  La 
mia  traduttrice  a  Manchester  s' è  innamorata  e  non 

Jett.  i)iu  volte  cit.  :  »  Canuti  pensa  Romagna  farà,  e  crede  ei 
debba  con  Nicola  secondar  per  quanto  può.  »  Id.,  voi.  Ili, 
p.  193.  Però,  già  da  tempo  era  ritenuto  insanabile  il  dissidio 
che  divideva  il  partito,  al  quale  il  Canuti  apparteneva,  da 
quello  capeggiato  dal  Mazzini.  Ved.  infatti  le  lett.  seguenti. 

MDCCCXXXII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Natlian.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  28  marzo  1845.  » 


228  EPISTOLAKIO.  [1845] 

traduce  più.  Ho  scritto  ieri  perché  mi  rimandi  quello 
che  ha,  e  prenderò  un  altro  traduttore  qui  in  Lon- 
dra. Xon  sono  stampati  finora  che  due  fogli,  cioè 
32  pagine.  ]S^ondimeno,  a  Dio  piacendo,  presto  o  tardi 
sarà  finito.  —  Voi  siete  inquieti  per  l'affar  delle 
lettere,  ed  io  v'assicuro  sulPonor  mio  che  non  avete 
la  menoma  ragione  per  esserlo.  I  Ministri  non  nii 
vogliono  bene,  ma  non  m'amavano  neanche  prima. 
Gli  altri  ijii  vogliono  bene  più  di  prima.  A  conti 
fatti,  ho  perduto  nulla  e  guadagnato  qualche  cosa 
nell'opinione.  —  Io  del  resto  non  prendo  adesso 
alcuna  parte  attiva  nella  cosa  :  è  in  mano  di 
Sheil,  e  di  Duncombe:  e  salvo  qualche  visita  a  que- 
st'ultimo, non  fo  e  non  farò  altro.  Il  mio  scopo  ora 
non  è  più  l' agitazione  per  le  lettere  ;  decidano  quel 
che  vogliono,  non  m'importa:  il  mio  scopo  è  di  far 
escire  da  quest'  aliar  delle  lettere  delle  simpatie 
"^^  manifestate  per  la  causa  nazionale  italiana.  Se  finora 
non  v'erano,  dipende  da  che  non  sanno  nulla:  v' è 
una  ignoranza  quasi  assoluta  delle  cose  nostre  :  i  più 
giudicano  da  Inglesi;  non  sanno  che  noi  non  ab- 
biamo libertà  alcuna,  e  credono  che  si  possa  gua- 
dagnar terreno  colle  vie  pacifiche,  come  fanno  essi: 
disapprovano  quindi  ogni  tentativo  d' insurrezione. 
Si  tratta  di  far  loro  conoscere  il  vero  del  nostro 
stato;  ma  per  questo,  per  essere  ascoltati  e  creduti, 
bisogna  occupare  una  posizione  nell'opinione  pub- 
blica; ed  è  questo  che  ho  guadagnato.  Sta  ora  a  me  il 
servirmene.  —  Vedo  della  Miss  inglese,  e  deir  oggetto 
perduto  :  pazienza,  ma  non  importa.  Vedo  dei  mobili 
arrivati  a  Marsiglia;  vorrei  sentire  che  fossero  arri- 
vati da  Marsiglia.  —  Il  ragazzo  italiano  partirà,  spero, 
un  di  questi  giorni  ;  ma  cosa  vi  viene  in  testa  che  i 
Consoli  vogliano  occuparsene,  dar  danaro,  etc.  ?  I  Con- 


[1845]  EPISTOLA  lUO.  229 

soli  non  darebbero  un  soldo  x)er  la  salute  delP anima, 
non  che  del  corpo.  —  Comunque,  io  non  lo  manderò 
a  voi;  ma  s' anche  lo  avessi  mandato,  non  vi  avrebbe 
portato  disturbo  alcuno.  L' unica  cosa  da  dirgli  sa- 
rebbe quella  di  andare  sulla  tal  piazza  e  prendere  la- 
tal  carrozza  per  Chiavari  :  e  questa  è  cosa  che  qua- 
lunque persona  può  fare,  l'amico  X[apoleone]  o  il 
primo  venuto.  —  Xulla  di  nuovo  che  importi.  Le  cose 
della  Svizzera  incerte.  —  Qui  non  s'occupano  che  del 
nuovo  Presidente  Americano  e  del  Texas.  (*)  —  Come 
va  che  ci  sono  tanti  ladri  da  voii  Anche  qui  crescono 
i  delitti  in  un  modo  strano.  Condannano  a  morte,  e 
non  giova  ;  ed  è  naturale.  La  pena  di  morte  è  la  pia 
empia  inutilità  che  gli  uomini  abbiano  potuto  inven- 
tare. Grli  uomini  sono  oggi  senza  freno,  i>erché  senza 
credenza.  Del  resto,  dalla  notte  esce  il  giorno  :  dal 
male  il  bene.  11  mondo  cosi  non  può  stare.  La 
vecchia  Società  inerisce,  perché  il  suo  principio  di 
vita  è  viziato;  ma  una  nuova  Società  sorgerà  infal- 
libilmente un  di  o  l' altro.  Xoi  forse  non  la  vedremo, 
e  poco  imi^orta.  Quel  che  importa  è  lavorare  su  quella 
via,  e  compire  i  nostri  doveri,  nasca  quel  che  sa  na- 
scere. Pereat  munduSj  fiat  Justitia.  Xon  cangio  pili. 
So  che  la  Gazzetta  d' Augni) urgo  e  il  Giornale  di  Franc- 
ia) Da  qualche  auuo  il  Texas  bramava  di  rendersi  indi- 
pendente dal  Messico,  e  di  essere  annesso  alla  Confedera- 
zione degli  Stati  Uniti.  Su  questa  questione  fu  imperniata 
la  campagna  per  V  elezione  presidenziale  del  1844.  Prima  an- 
cora di  abbandonare  l'alta  carica,  il  Tyler,  presidente  uscente, 
tirmò  una  «  risoluzione  »  che  era  stata  votata  dal  Congresso, 
la  quale  aveva  per  oggetto  V  annessione  del  Texas  agli  Stati 
Uniti  e  la  sua  libera  annessione  come  Stato  dell'  Unione.  Ciò 
accadeva  il  1°  marzo  1845.  Quattro  giorni  dopo,  era  eletto,  in  se- 
guito ad  aspra  lotta,  il  nuovo  presidente  James  Knox  Folk,  fa- 
vorevole all'  annessione.  E  scoppiava  la  guerra  col  Messico. 


230  KPiSTOLAKio.  [1845] 

fori  hanno  parlato  del  mio  opuscolo  sui  Bandiera; 
ma  non  ho  letto  quei  giornali.  —  Il  Duca  di  Lucca 
ch^  era,  come  sapete,  accusato  di  tendenze  protestanti, 
s'è  fatto  ora  smanioso  pel  cattolicesimo  gesuitico: 
ha  licenziato  tutti  i  suoi  ciambellani;  ha  chiamato 
i  gesuiti;  ordinato  a  tutti  i  servitori  di  Corte  d'an- 
dare alla  messa  il  Venerdì,  oltre  la  Domenica  :  se 
non  vanno  una  volta,  pagano  un'ammenda;  la  se 
conda  volta  sono  cacciati.  Già  queste  cose  dovete  sa- 
perle da  per  voi  senz'  aspettare  i  miei  ragguagli  da 
Londra.  (^)  —  Sto  bene  di  salute.  Ho  fatto  la  Pasqua 
cogli  Israeliti,  cioè  con  Michelangiolo  e  la  sua  fa- 
miglia. —  Non  so  più  nulla  d'Agostino:  mi  dicono 
che  anche  Giovanni  non  sia  molto  contento  della 
prospettiva.  Ditemi  se  Elia  rimane  dov'era,  o  se  si 
stabilisce  a  Genova.  Abbracciate  Antonietta  per  me; 
stringete  la  mano  all'Andrea,  e  credetemi  voi  e  il 
padre,  vostro  con  tutta  l' anima 

Giuseppe. 

Come  sta  la  zia  Antonietta  e  Chausson  !  È  qual- 
che tempo  eh'  io  voleva  chiedervene. 

(^)  Le  tendenze  religiose  di  Carlo  Lodovico  Borbone  erano 
notissime,  e  non  solamente  in  Toscana.  Oberato  da  fortissimi 
debiti,  sempre  in  cerca  di  quattrini,  che  poteva  procurarsi  ri- 
correndo a  mille  espedienti,  egli  da  qualche  mese  aveva  li- 
cenziato i  suoi  ministri,  e  aveva  accordato  una  completa  fi- 
ducia all'ex  palafreniere  Tommaso  Ward,  da  lui  fatto  suo 
cenlìdente.  Ved.  C.  Sardi,  Lucca  e  il  suo  ducato  dal  1814  al 
1859;  Firenze,  tipogr.  della,  Rassegna  Nazionale,  1911,  p.  171  esgg. 
È  ovvio  ricordare  qui  le  strofe  dell'  Incoronazione  del  Giusti  ; 
poco  pili  tardi,  in  Cosi  la  penso,  Cronaca  mensile,  Filippo  De  Boni 
bollava  a  sangue  (fase,  di  febbraio  e  marzo  1847)  quel  tiran- 
nello  italiano,  che  poi,  all'  avvicinarsi  dei  tempi  nuovi,  fu  uno 
de'  primi  a  lasciare  il  trono. 


[184^^  EPISTOLARIO.  231 

MDCOOXXXIII. 

To  THE  Editor  of  the  ''  Morning  Chronicle,  "  London. 

[London],   1845,  aprii  2. 
Sir, 

I  bave  uot  in  the  least  beeu  astouished  at  the 
line  of  defence  adopted  last  night  by  Sir  James 
Graham.  It  tìts  him  niarvenously.  It  is  entirely 
cousistent  with  ali  that  is  known  of  him.  The  com- 
plement  of  his  previous  conduct  towards  me — the 
crowning  of  a  system  which  begins  at  spyinij  and 
ends  in  caìumniatlìig.  He  who  (^an  ha  ve  seals  forged, 
is  welcome  to  read  forged  documents  in  his  defence. 

Whether  the  unmanly,  ungenerous,  ungentle- 
manly  attack  of  Sir  James  Graham  against  my  po- 
liticai life  can  make  any  impression  on  the  miuds 
of  honest  English  people  I  do  not  know;  bnt  I  feel 
too  proud  and  too  safe,  both  with  in  my  own  con- 
science  and  in  the  opinion  of  the  few  whose  esteem 
is  dear  to  me,  to  allow  iiiyself  to  be  dragged  down 
by  blind  reaction  iiito  the  spy's  and  police  agent's 
mnd  which  an  English  secretary  of  State  has  not 
been  ashamed  to  stir.  up.  The  only  object  of  my 
writing  now  is  to  publicly  forward  my  thanks  to 
Mr.  Dimcoinbe  for  the  clear  and  straightforward 
manner  in  which  he  answered  the  Cvharge.  The  num- 
ber  of  the    Westminster   Reciew  to  which  he  alluded 


MnCCCXXXIIL  —  Pubbl.  nel  Morning  Vhronicle  del  3  a- 
piile  1845.  Di  questa  lett.  non  si  dà  qui  la  traduzione,  per- 
elié  è  inelusa  iu  quella  alla  madre,  pubbl.  al  n.  seguente. 


232  KPiSTOLAiuo.  [1845] 

is  the  No.  (82)  for  Septeinber,  1844.  (^)  The  article 
on  tlie  Post-office  nifair  has  beeii  reprinted  in  n  i)0 
pillar  forni.     To  the    two    French  verdi cts  of  1838 

(^)  Nel  Morning  Chronicle,  subito  dopo  la  lett.  del  Mazeini,  era 
riportato  un  brano  dell'  art.  della  Westminster  Review  al  quale  qui 
HI  accenna,  e  per  cui  ved.  la  nota  alla  lett,  MDCCLXVII.  Se 
ne  rii>orta  la  traduzione,  poiché  è  uu  utile  corauiento  della 
protesta  mazziniana:  «  Abbiamo  già  osservato  che  l'Inghilterra 
non  ha  alcun  obbligo  morale  di  proteggere  un  delinquente 
fuggiasco  ;  ma  chi  ha  commesso  un  delitto  in  un  paese,  non 
dovrebbe  essere  punito  dalle  leggi  di  un  altro.  Dovunque  un 
uomo  sia  condannato,  egli  deve  innitnzi  tutto  essere  processato 
secondo  giustizia.  Supponiaujo  il  caso  di  uno  straniero  che 
arrivi  in  Inghilterra,  il  qnale  dovesse  essere  giusto  di  trat- 
tare come  un  delinquente  ;  uno  .il  quale  non  si  possa  sotto 
alcun  rapporto  affidare  alcun  che.  neppure  penne,  inchiostro 
e  carta,  e  al  quale  debbano  rifiutarsi  i  privilegi  della  posta 
a  un  penny.  Prima  che  una  sentenza  di  bando  potasse  essere 
pronunciata  da  un  tribunale  inglese,  non  sarebbe  giusto  che 
fosse  udito  quell'  uomo  a  sua  propria  discolpa?  No,  dicono  i 
due  Comitati  ;  sia  segreto  il  tribunale,  la  testimonianza  se- 
greta, la  sentenza  stessa  segreta,  e  sia  questa  segretamente 
eseguita.  In  altre  parole,  si  stabilisca  l' inquisizione  di  Spagna 
a  Downing  Street.  I  due  Comitati  si  mostrarono  semj)re  disposti 
e  a  condividere  le  responsabilità  di  un  simile  tribunale.  Quali 
furono  le  imputazioni  che  il  lettore  supporrà  possono  essere 
state  messe  in  circolazione  nelle  alte  sfere  contro  il  carattere 
del  Mazzini,  e  portate  privatamente  all'orecchio  dei  Comitati 
per  giustitìcare  contro  un  uomo  simile  precauzioni  straordinarie? 
Né  pili  né  meno  che  1'  accusa  di  avere  istigato  1'  assassinio  di 
due  suoi  compatriotti  nell'  anno  1832  !  Questa  calunnia  infame 
può  aver  prodotto  ben  poca  impressione  sulla  mente  dei  depu- 
tati; ma  noi  sappiamo  che  entrambi  i  Comitati  erano  a 
conoscenza  dell'  accusa,  e  che  rifiutarono  di  oftrire  al  Mazzini 
e  ai  suoi  amici  un'occasione  di  ribatterla,  fondandosi,  imma- 
giniamo, suir  afl^ermazione  che  i  fatti  sconfinavano  dal  campo 
dell'inchiesta.  Eppure,  non  fu  ritenuto  esorbitante  alcun  fatto 
che  tendesse  a  scagionare  da  ingiuriose  affermazioni.il  carat- 
tere di  Sir  James  Graham  e  quello  di  Lord  Aberdeen. 


[1845]  KPISTOLAHIO.  233 

and  1841.  recorded  tliere,  and  iniplicitly  proviug 
tliat  tlie  docuuient  w<(s  forged,  I  will  only  add  tliat 
l  was  ordered  out  of  France  by  a  niinisterial  order 

«  L'  origine  di  questa  calunnia  fornisce  un  nuovo  argo- 
mento contro  la  convenienza  di  un  sistema  di  spionaggio,  sotto 
qualsiasi  forma.  Non  si  trattiene  un  furfante  da  commettere 
bri<'C0uate.  Le  spie,  quando  non  possono  scoprire  un  complotto, 
ne  creeranno  uno  per  svelarlo,  e  procureranno  di  inventare  quel 
genere  di  testimonianza  che  sanno  cbe  è  desiderato. 

«  Il  31  maggio  1833  due  spie  del  Duca  di  Modena,  Lazza- 
reschi  ed  Emiliani,  inviate  per  inframmettersi  con  gli  esuli 
politici  e  carpire  i  loro  segreti,  furono  uccise  in  rissa  a  Rliodez 
(Aveyron)  sulla  i)nbblica  via,  in  pieno  giorno,  da  un  italiano 
chiamato  Gavioli.  Il  fatto,  quantunque  non  premeditato,  come 
risultò  dal  verdetto  della  giuria,  provocò  molto  odio  contro 
tutti  gli  esuli  italiani,  e  per  danneggiarli  ancor  più,  un  ne- 
mico segreto  ne  trasse  partito  per  collegarlo  'col  nome  del 
Mazzini.  La  settimana  seguente  (8  giugno),  nella  parte  non  uf- 
ficiale del  Moniieur,  apparve  (senza  esser  preceduta  da  qual- 
siasi commento  o  spiegazione)  un  documento  falsificato  in 
forma  di  un  decreto  emanato  da  un  tribunale  rivoluzionario 
segreto,  pronunciante  sentenza  di  morte  contro  Emiliani  e  altri, 
e  firmato  dal  Mazzini  come  presidente  e  dal  La  Cecilia  come 
segretario.  Siccome  allora  il  Mazzini  si  trovava  nascosto  a  Mar- 
siglia, ciò  fu  considerato  dai  suoi  amici  come  un'astuzia  della 
polizia  francese,  per  indurie  tutti  gli  onesti  cittadini  francesi 
a  concorrere  alla  scoperta  del  suo  rifugio.  Lo  stile  pessimo 
e  la  sintassi  difettosa,  le  espressioni  per  metà  francesi  e  i  nu- 
merosi errori  di  grammatica  del  preteso  documento  provarono 
che  esso  non  doveva  essere  stato  scritto  da  un  italiano  cólto, 
e  tanto  meno  da  un  uomo  di  alta  rei)utazione  letteraria  qual 
era  il  Mazzini,  che,  del  resto,  denunziò  immediatamente  il  falso 
nelle  colonne  della  Gazette  des  Trihiinaux.  Il  susseguente  processo 
del  Gavioli,  svoltosi,  il  30  novembre  1833,  dinanzi  alla  Corte 
d'  Assise  di  Aveyron,  dimostrò  al  pubblico  che  tale  tribu- 
nalf  segreto  non  esisteva.  Il  documento  non  fu  prodotto, 
e  la  giuria,  convinta  che  il  Gavioli  non  avesse  complici  e  che  il 
delitto  commesso  non  fosse  da  considerare  come  assassinio  in- 
tenzionale, emise  un    verdetto    di    omicidio    senza   premedita- 


234  EPISTOLARIO.  [1845] 

long  before  the  assassination  of  the  two  Modenese 
spies  took  place,  and  that  I  freely  crossed  Trance 
in  1837,  on  my  way  to  England,  having  been  sup- 
plied  with  a  passport,  bearing  my  name,  by  the 
Duke  of  Montebello,  then  ambassador  of  France  in 
Switzerland.  Sir  James  Graham  knew  ali  this,  and 
did  not  blush  when  uttering  his  defamation  ! 
I  am,   Sir,  your  most  obliged, 

Joseph  Mazzini. 
108,  High  Holborn. 

zione.  Il  Gavioli  fu  condannato  ai  lavori  forzati;  inoltre,  per 
dimostrare  come  il  Governo  francese  fosse  completamente  in- 
formato dei  fatti,  possiamo  ijggiungere  ohe  l'italiano  La  Cecilia, 
il  cui  nome  fu  accoppiato  con  quello  del  Mazzini  nel  documento 
falsificato,  viveva  allora  palesemente  in  Francia  (dove  presen- 
temente si  trovo),  aiutato  dalle  sovvenzioni  dell;»  Camera  Fran- 
cese per  gli  esuli,  e  non  fu  né  arrestato,  né  una  sola  volta  in- 
terrogato sull'argomento. 

«  Nel  1840  la  calunnia  fu  ripetuta  dal  Gisquet,  ex  pre- 
fetto di  polizia,  nelle  sue  Memorie,  più  tardi  tradotte  in  inglese. 

«  In  seguito  a  ciò,  il  Mazzini  intentò  contro  di  lui  un  pro- 
cesso per  diffamazione.  La  causa  si  svolse  dinanzi  al  Tribu- 
nale Correzionale  di  Parigi  nell'  aprile  del  1841  ;  ma,  grazie 
al  carattere  impudente,  se  pur  ingegnoso,  della  difesa,  fu 
emesso  un  verdetto  favorevole  all'accusato. 

«  Il  Gisquet  si  difese,  asserendo  che  al  mondo  esisteva 
pili  di  uu  Mazzini  e  che  il  Mazzini  jiccusatore,  essendo  uomo, 
come  tutti  ammettevano,  della  più  iilta  integrità  morale,  non 
poteva  essere  quel  Mazzini  a  cui  si  riferiva  il  paragrafo  tolto 
dal  Moniteur. 

«  Si  sarebbe  potuto  supporre  che  la  faccenda  a  questo 
punto  fosse  finita  ;  ma  il  racconto  calunnioso  doveva  servire 
ancora  alla  causa  dell'assolutismo,  e  cosi  fu  di  nuovo  messo 
in  circolazione  in  Inghilterra  per  danneggiare  il  Mazzini  presso 
il  Governo  inglese;  come  in  seguito,  fu  ripetuto  dagli  amici 
del  Governo  per  giustificare  lo  spionaggio  segreto  di  Lord 
Aberdeen  !  » 


[1845]  EPisToi,ARio  -     235 

MDOOOXXXIV. 

ALLA  MADRE,   il  Genova. 

[Londra],  4  aprile  1845. 

Mia  cara  madre, 

Credevo  oggi  di  ricevere  una  vostra,  e  forse  po- 
trebb'  essere  eh'  io  decidessi  di  aspettar  fin  domani  a 
impostare,  per  risponder  subito  alla  vostra,  se  capita. 
Comunque,  comincio  intanto  per  parlarvi  del  solito 
affare  delle  lettere,  dacché  non  v'  è  modo  che  finisca. 
Da  birbo  consumato  com'  egli  è,  e  ridotto,  credo,  alla 
disperazione,  il  Graham  ha  finalmente,  in  occasione 
della  mozione  di  Sheil,  dato  fuoco  alle  polveri,  e 
messo  fuori  il  grand'  affare  di  Rhodez  e  della  sen- 
tenza di  morte.  In  un  suo  discorso,  dopo  avere  par- 
lato di  tutti  i  rapporti  fatti  da  Agenti  all'estero 
soi)ra  di  me,  dell'  affar  di  Savoia  e  di  tutto,  ha  letto 
la  famosa  sentenza.  Fortunatamente,  Duncombe  era 
prevenuto  d'ogni  cosa,  saltò  su,  e  fece  uno  de'  suoi 
più  bei  discorsi,  dichiarando  che  una  più  nera  ca- 
lunnia non  era  mai  stata  pronunziata  dentro  le  mura 
del  Parlamento,  citò  le  date  della  sentenza  e  con- 
futò linea  per  linea  il  discorso.  L'effetto  della  ca- 
lunnia  fu   cosi   debole,  che    nella  votazione,  il    Go- 


MDCCCXXXIV.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «4  aprile  1845.  Con 
prima  lettera  al  Alondng.  » 


236  EPISTOLA  KÌO.  [1845] 

verno  avrebbe  avuto  la  minorità,  se  i  membri  stessi 
del  Governo  non  avessero  votato  i)er  sé.  Il  giorno 
dopo,  io  scrissi  al  Morning  ChronicJe  la  lettera  che 
vi  traduco.  «  Io  non  sono  punto  meravigliato  della  linea 
di  condotta  adottata  da  Sir  James  Graham.  È  la  linea 
che  gli  conviene  meglio  d'ogni  altra.  Armonizza  con 
tutto  quello  che  si  sa  della  sua  vita.  È  il  compi- 
mento della  sua  precedente  condotta  verso  di  me  : 
è  V  incoronamento  d' un  sistema  che  comincia  dallo 
spionaggio,  e  va  a  finire  alla  calunnia.  L' uomo  che 
è  capace  di  falsijieare  suggelli  di  lettere  può  benis- 
simo leggere  per  sua  ditesa  documenti  falsificati. 

«  Se  il  codardo,  inurbano,  tristissimo  attacco  fatto 
da  Sir  J.  Graham  contro  la  mia  vita  politica  i)0ssa 
fare  la  menoma  impressione  sulle  menti  degli  Inglesi 
onesti, io  non  so:  ma  io  mi  sento  troppo  fiero,  troppo  si- 
curo nella  mia  coscienza  e  nelF  opinione  dei  pochi  la 
cui  stima  mi  è  veramente  cara,  per  lasciarmi  trascinare 
da  una  reazione  cieca  a  discendere  giù  nel  fango  di 
spionaggio  e  d'agenti  di  polizia  che  un  Ministro  di 
Stato  Inglese  non  s'è  vergognato  di  rimescolare.  Lo 
scopo  di  queste  mie  righe  è  unicamente  quello  di 
porgere  i  miei  pubblici  ringraziamenti  al  Signor  Dun- 
combe,  per  la  virile  maniera  colla  quale  egli  ha  re- 
spinto l'accusa.  L'articolo  della  Westminster  Revieiv, 
al  quale  egli  ha  fatto  allusione,  è  il  n.  di  settembre 
scorso,  e  l' articolo  sulP  affar  delle  lettere  fu  ristam- 
pato in  una  forma  popolare.  Alle  due  sentenze,  ivi 
citate,  che  decisero  il  preteso  documento  esser  falso, 
io  non  ho  altro  da  aggiungere  se  non  che  fui  cac- 
ciato per  ordine  ministeriale  dalla  Francia  molto 
prima  che  l'assassinio  succedesse;  e  cbe  io  traversai 
la  Francia,  nel  1837,  recandomi  in  Inghilterra,  libe- 
ramente, con  un  passaporto  al  mio  nome,  datomi  dal 


[1845]  KPISTOLARIO.  237 

Duca  di  Montebello.  allora  Ambasciatore  di  Francia 
in  Svizzera.  C)  Il  signor  Graham  sapeva  tutto  questo, 
e  pure  non  ha  arrossito,  mentre  proferiva  la  sua  dif- 
famazione! » 

In  questo  momento  Duncombe  mi  manda  a  chia- 
mare, ed  io  non  posso  aggiungere  una  sola  linea. 
Y'è  stato  iersera  un  altro  dibattimento  in  propo- 
sito, e  il  Dott.  Bowring  ha  fatto  un  grandissimo 
elogio  di  me;  ma  ve  ne  parlerò  martedì,  giorno  in 
cui  penso  riscrivervi.  Sto  bene  ;  non  temete  di  cosa 
alcuna,  ed  amate  il 

5  aprile,   sabbato. 

vostro 
Giuseppe. 
MDCCCXXXV. 

To  Mr.  Thomas  Duncombe  Esq.,  London. 

[London],   1845,  aviil  7. 
.       Sir. 

I  am  urged  by  persons  whose  opinion  is  valuable, 
to  petition  to    the  hononrable   House   of  Oommons 


Signore, 

Alcune    persone,    l' opinione    delle    quali  ha   peso,  mi 
spingerebbero    a    presentare    una    petizione   all'onorevole 

MDCCCXXXV.    —  PubbL   nel   Morning   Chronicle  del  10  a- 
prile  1845. 

(1)  Ved.  infatti  le  lett.  DCCCLI  e  DCCCLVIII. 


238  EPISTOLARIO.  [1845] 

for  immediate  redress  a^ainst,  or  investigation  into, 
the  cliarges  brought  forward  against  my  cbaracter 
by  Sir  James  Graham,  in  the  speech  li  e  delivered 
in  the  House  on  the  V^  of  Aprii,  amounting  to  a 
participation,  by  means  of  a  sentence  pronounced  in 
a  secret  tribunal  at  Marseilles,  in  a  doublé  murder, 
committed  years  ago  in  Fraiice,  upon  two  of  my 
countrymen. 

I  am  sorry  I  cannot,  for  the  following  reasons, 
comply  with  their  request  : 

The  man  who  dares  to  bring  forward  in  a  house 
of  honourable  gentlemen,  assembled  ibr  the  purpose 
of  fulfllling  the  highest  mission  appointed  by  God 
to  man — legislating  for  a  free  nation — such  a  grave 
aceusation  as  tliat,  against  a  man  absent  and  un- 
protected — from  a  place  the  inviolability  of  which 
protects  him  from  ali  personal  consequences — with- 
out  being  able  to  make  out   his  charge    except    by 


Camera  dei  Comuni  per  un' immediata  riparazione- e  per 
un'investigazione  delle  accuse  mosse  contro  la  mia  onora- 
bilità da  Sir  James  Graham,  nel  discorso  pronunziato  alla 
Camera  il  1°  aprile:  accuse,  secondo  le  quali  io  avrei  par- 
tecipato, per  mezzo  di  una  sentenza  emanata  da  un  tribu- 
nale segreto  in  Marsiglia,  a  un  doppio  assassinio  commesso 
anni  fa  in  Francia  in  persona  di  due  miei  connazionali. 
Mi  duole  di  non  potervi  aderire  per  le  seguenti  ragioni: 
L'uomo  che  osa  portare  innanzi  in  una  riunione  di 
onorevoli  persone,  raccolte  per  adempiere  alla  pili  alta 
missione  fidata  da  Dio  all'uomo,  quella  di  far  leggi 
per  una  libera  nazione,  una  cosi  grave  accusa  con- 
tro un  uomo  assente  e  non  protetto  —  da  un  luogo  la 
cui  inviolibilità  lo  protegge  da  tutte  conseguenze  perso- 
nali —  senza  potere  appoggiare  V  accusa  con  altro  che  con 


[1845]  EPISTOLARIO.  239 

a  copy  of  a  forged  documenta  picked  uj)  in  a  corner 
ot*  a  foreign  newspaper;  without  being  able  to  give 
a  single  answer  to  tlie  legai  proofs  hurled  in  bis 
face  of  the  falsebood  of  tbe  ebarge,  is,  in  my  bunible 
opinion,  a  man  conpling  cowardice  witb  calunmj^, 
and  disgracing  bimself  in  tbe  eyes  of  ali  men  pos- 
sessed  witb  bonest  and  generous  feelings. 

1  cannotgrant  to  caUmmiators  tbe  privilege  of  ba- 
ving  innocent  men  stooping  to  jnstify  tbemselves.  I 
bave  ever  in  my  life  treated  tbem  witb  unmeasurable 
contemi)t  :  and  I  do  not  intend  to  deviate  on  tbe 
present  occasion  from  tbis  my  line  of  conduct. 

Tbe  pretended  document  bas  been  long  since 
proved  to  be  a  forgery:  — 

1.  By  tbe  internai  evidence  arising  out  of  tbe 
nìany  contradictions,  absurdities,  faults  of  grammar  or 
language,  witb  whicb  tbe  document  itself  is  swarming. 


unii  copia  (li  documeiito  rintracciata  in  una  gazzetta 
straniera  —  senza  potere  rispondere  una  sola  parola  alle 
prove  gittategli  in  faccia  della  falsità  dell'accusa  —  riu- 
nisce, secondo  la  mia  umile  opinione,  la  viltà  alla  ca- 
lunnia, e  si  disonora  davanti  a  tatti  gli  uomini  dotati 
di  sentimenti  onesti  e  generosi. 

10  non  posso  concedere  ai  calunniatori  il  privilegio 
di  costringere  gii  onesti  uomini  a  giustificarsi.  In  tutta 
la  mia  vita,  li  ho  trattati  sempre  con  un  disprezzo 
senza  misura;  e  non  intendo,  in  questa  occasione,  di  de- 
viare da  questa  linea  di  condotta  adottata. 

11  preteso  documento  è  da  lungo  tempo  provato  falso 
dalle  seguenti  cose: 

1.  Dalla  prova  implicita  che  sorge  dalle  molte  con- 
traddizioni, assurdità,  errori  di  grammatica  e  di  lingua, 
di  die  il  documento  stesso  brulica. 


240  EPiSToLAiuo.  [1845] 

2.  By  tLe  originai,  or  sonietliiiig  assuniiiig  to 
be  the  originai,   having    never    appeared    anywhere. 

3.  By  tlie  soleinn  verdict  given  in  the  case,  on 
the  30*"''  of  Novembre,  1833,  by  the  '  Cour  Suj)rèuie 
de  PAveyron  ^,  as  niay  be  seen  in  the  nuuiber  of 
Deceniber  8,  of  the  Gazeite  des  Trihnnaux^  by  wliich 
the  jury,  '  after  two  hours  of  deliberation,  declares 
Gavioli  guilty  of  homieide  sans  préméditation  against 
the  person  of  Emiliani,  guilty  of  homieide  likewise 
saìis  préméditation  against  the  person  of  Lazzareschi, 
in  both  cases  with  extenuating  circunistances.  ' 

4.  By  the  fact  of  La  Cecilia,  whose  name  figu- 
res  as  a  secretary,  along  with  mine,  at  the  end  of 
the  sentence,  and  who  was  then  residing  at  Mar- 
seilles,  having  never  been  arrested  nor  interrogated; 
bnt  having,  on  the  contrary,  from  that  to  the  actual 
time,  enjoyed  in  France  the  grant  of  the  French 
20vernment. 


2.  Dal  fatto  che  l'originale,  o  qualche  cosa  che  voglia 
essere  l'originale,  non  è  mai  comparso  in  alcun  luogo. 

3.  Dal  solenne  verdetto  emanato  in  questa  causa  il 
30  novembre  1833,  dalla  Corte  Suprema  dell' Aveyron,  come 
può  vedersi  nel  numero  dell' 8  dicembre  nella  Gazette  des 
Trihuneaux,  col  quale  la  giuria,  dopo  due  ore  di  discus- 
sione, dichiarava  il  Gavioli  colpevole  di  omicidio  senza  pre- 
meditasione  contro  la  persona  dell'Emiliani,  colpevole  di 
omicidio,  parimenti  senza  premeditazione^  contro  la  per- 
sona del  Lazzareschi,  nell'un  caso  e  nell' altro  con  le  cir- 
costanze attenuanti. 

4.  Dal  fatto  che  il  La  Cecilia,  il  cui  nome  apparisce 
come  segretario,  insieme  col  mio,  in  calce  alla  sentenza, 
e  che  allora  risiedeva  a  Marsiglia,  non  è  stato  mai  ar- 
restato o  interrogato;  che  anzi,  da  allora  fino  ad  oggi, 
ha  goduto   in  Francia   il   sussidio    del    Governo  francese* 


[1845]  KPiSTOLAino.  241 

5.  By  the  fact  of  my  liaving  beeu,  in  ÌS'37,  on 
my  way  to  Enolaiid.  granted  a  passport  by  the 
Duke  ot"  Montebello,  theii  ambassador  tbr  France  in 
Switzeiland,  aud  liaving  freely  and  leisurely  crossed 
France  with  that,  on  my  siniple  word  of  lionour — 
the  word  of  honour  of  a  niurderer! — that  I  woiild 
not  infringe  the  ministerial  order  of  Augusta  1832 
(a  time  far  i)re\ious  to  the  murder),  by  fixing  my 
abode  in  France. 

6.  By  the  verdiet  of  the  Tribunal  Correctionnel 
of  Paris.  Aprii  23.  1841.  deciding  upon  my  pìainte 
(Il  (lìffamatìoìi  against  M.  Gisquet  for  liaving  repro- 
diiced  the  forged  document  in  liis  memoirs,  and 
implicitly  declaring  that  I  had  nothing  to  do  with 
the  alleged  sentence. 

These  proofs  bave  been  quoted  or  indicated  be- 
fore  the  honourable  House.    They  bave  met  with  no 


5.  Dal  fatto  clie  nel  1837,  per  recarmi  in  Inghil- 
terra, mi  fu  rilasciato  un  passaporto  dal  Duca  di  Mon- 
tebello, allora  ambasciatore  di  Francia  in  Svizzera,  e  clie 
io  liberamente  e  a  mio  agio  traversai  la  Francia,  alla 
condizione,  sulla  mia  semplice  parola  d'onore  —  la  pa- 
rola d'onore  di  un  assassino!  —  che  non  avrei  violato 
l'ordinanza  ministeriale  dell'ai;;osto  1832  (epoca  di  molto 
anteriore  all'assassinio),  fissando  la  mia  dimora  in  Francia. 

6.  Dal  verdetto  del  Tribnnale  Correzionale  di  Parigi, 
in  data  23  aprile  1841,  che  decise  sulla  mia  querela  per 
(Ulfdmasione  contro  il  Sig.  Gisquet,  per  aver  riprodotto 
nelle  sue  Memorie  il  documento  falsificato,  e  che  impli- 
citamente dichiara  che  io  nulla  avevo  che  vedere  con  la 
sentenza. 

Queste  prove  sono  state  citate  o  indicate  dinanzi  al- 
l'onorevole Camera.    Esse    non    hanno  avuto  alcuna  con- 

Mazzixi,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).       16 


242  KPISTOLAFUO.  [li<45] 

refutation.     The  consequeiice  as    to    tlie    duties    de- 
volvine upon  the  House  seems  to  me  to  be  clear. 

Eveu  before  these  proofs,  the  House  wouhl  bave 
acted,  I  feel  bound  to  say,  more  consistently  with 
the  principles  and  feelings  of  the  great  nation  which 
it  is  its  duty  to  represeut,  in  answering  the  denuii- 
ciations  of  Sir  J.  Oraham  with  some  words  like 
these  : — We  don't  allow  any  man  bere  to  calum- 
niate.  Thè  absent,  the  tbreigner;  are  bere  protected. 
The  man  who  sets  his  foot  on  Enghmd's  free  soil 
iSj  whenever  he  does  not  infringe  lier  laws^  sacred. 
England's  laws  and  England's  honour  watch  over 
him,  to  pioteet  him  botli  fiom  the  tyrant's  caprice 
fettering  his  limbs,  and  from  the  Secretary  of  State's 
shinder  aiming  at  his  immoital  soni.  Honour  enjoys 
here  a  far  liigher  privilege  than  ali  those  eonferred 


futazioue.  La  conseguenza  circa   i    doveri  die  incombono 
alla  Camera  mi  sembra  chiara. 

Anche  prima  di  queste  prove,  il  Parlamento,  mi  trovo 
forzato  a  dirlo,  avrebbe  operato  più  assai  conformemente 
ai  principii  e  ai  sentimenti  della  grande  nazione  eh' è 
incaricato  di  rappresentare,  rispondendo  alle  denunzie 
del  Ministro  cosi:  "Noi  non  concediamo  qui  ad  alcun 
uomo  di  calunniare.  Noi  proteggiamo  l'assente  e  lo  stra- 
niero. L'uomo  che  pone  piede  sul  libero  suolo  d'Ingìiil- 
terra,  finché  non  infrange  le  sue  leggi,  è  sacro.  Le  leggi 
e  l'onore  d'Inghilterra  vegliano  sopra  di  lui  per  pro- 
teggerlo egualmente  dal  capriccio  del  tiranno  che  inca- 
tena le  sue  membra,  e  dalle  villane  accuse  del  Segretario 
di  Stato  che  tendono  alla  sua  aniuia  immortale.  L' onore 
gode  qui  un  privilegio  di  gran  lunga  pili  alto  di  tutti 
quelli  conferiti  dal   potere  transitorio:  la   verità,   la  giù- 


[1845]  Kl'ISTOLARlC).  243 

by  traiisient  power  :  trutli,  j astice,  aiid  fair  play  are 
the  elemeuts  we  li  vìe  in.     Prove  or  retract. 

By  not  adoptiug  tbis  coiirse  the  house  has  i)0iiit- 
ed  oiit  clearly  to  me,  as  a  line  of  conduct,  that 
I  uever  more  shoiild  i)etitioii  or  applj-  to  it  for  redress. 

Biit  if  to  yoii.  who  have  nobly  acted  throughout 
ali  this  disgraceful  aitair,  my  most  solemn,  most 
exi)licit.  uiiequivocal  declaratiou.  that  1  never  had 
auytliiiig  to  do,  throughout  ali  my  lite,  with  death- 
warrants.  Rhodez-murders,  or  other  vShamefiil  affairs, 
cali  l)e  of  aii}^  use,  have  it.  To  you,  and  in  your 
own  words,  I  do  declare  '  that  a  more  foul  calumny 
icas  never  uttered  ivithin  the   ivalls  of  Parliament.  ^ 

I  am,   Sir,  ever  gratefullj'  yours, 

Joseph  ^NIazziisi. 
108,  High  Holborn. 


stizia,  la  lealtà  formano  l'elemento  in  cui   viviamo.   Pro- 
vate o  ritrattate! 

Col  suo  non  adottare  questo  linguaggio,  il  Parlamento 
ha  insegnato  chiaramente  a  me  eh'  io  non  debba  mai  più 
petizionare  o  ricorrere  a  lui  per  giustizia. 

Ma  se  a  voi,  che  avete  onorevolmente  agito  in  tutto 
questo  affare,  la  mia  più  solenne,  più  esplicita  dichiara- 
zione, che  io  non  ebbi  mai  da  far  cosa  alcuna  con  tri- 
bunali segreti,  e  sentenze  di  morte,  può  giovare  meno- 
mamente, abbiatela.  A  voi,  e  usando  le  vostre  stesse  pa- 
role, io  dichiaro  :  che  mai  una  pki  vergogìiosa  calunnia  è 
sfata  pronunziata  tra  le  mura  del  Parlamento. 

Io  sono,  Signore, 

sempre  vostro  obbligatissimo 
Giuseppe  Mazzini. 

108,  Migli  Holborn. 


244  EPISTOLA  !U<),  [1845] 

MDCCCXXXVI. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],   11   aprile  1845. 

Mia  cara  madre. 

Xou  ho  potuto  scrivervi  prima,  come  v^  aveva 
promesso.  Or  eccovi  la  fine  della  storia  dell'  affar 
delle  lettere.  Dietro  quella  tal  lettera  mia  che  vi  rico- 
piai, il  Colonnello  Xapie.r  (^)  ed  altri  interpellarono 
Sir  J.  Grraham  il  giorno  dopo  in  Parlamento,  se  avesse 
letto  quella  mia  negativa  e  che  cosa-  dicesse.  Il 
Di'.  Bowring  disse  che  il  suo  dovere  gli  comandava  di 
levarsi,  e  render  testimonianza  a  mio  favore:  disse 
che  mi  conosceva  da  molti  anni,  (^)  e  fece  un  brillante 
elogio  di  me,  affermando  che  un  ])ensiero  di  colpa 
non  poteva  entrare  in  un'anima  pura  come  la  mia. 
Fini  per  insistere  con  Sir  J.  Graham  perché  ritrat- 
tasse ciò  che  aveva  detto.  Sir  J.  Graham  ricusò,  ma  in 
linguaggio  più  titubante  di  quello  usato  la  prima 
volta:  disse  che  non  era  certo  né  del  si,  né  del  no, 
ma  che  nella  sua  testa,  dubbi  pendevano  ancora 
sulla  mia  partecipazione  in  quel  fatto;  che  peraltro, 

MDCCCXXXVI.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Xathan.  Non  ha  indirizzo,   né  timbro  postale. 

(1)  Sir  Charles  Napier  (1786-1860),  valoroso  e  cólto  uffi- 
ciale, deputato  di  Marylebone  del  1841.  Il  resoconto  della  se- 
duta del  4  aprile  1845  alla  Camera  dei  Comuni,  nella  quale  Sir 
C.  Napier  interrogò  Sir  J.  Graham  intorno  all' accusa  lanciata 
al  Mazzini,  è  tradotto  e  pubbl.  in  appendice  al  presente  voi. 

(^)  Il  dr.  John  Bowring.  col  quale  il  Mazzini  era  in  rela- 
zione fino  dal  1835  (ved.  la  lett.  MDCLXXXIV),  aveva  preso 
le  difese  dell'esule  calunniato  nelle  sedute  del  4  e  dell' 8  aprile. 
Ved.  la  traduzione  dei  due  resoconti  nella  cit.   appendice. 


[1845]  EPISTOLARIO.  245 

stava  dietro  a  iiiforuiarsi,  e  die  avrebbe  detto  alla 
Camera  il  risultato  delle  sue  informazioni.  Io  ebbi 
intanto  insistenze  da  tutte  parti  perché  petizionassi 
alla  Camera,  onde  eleggere  una  Commissione  a  in- 
vestigare il  fatto.  Ebbi  offerte  d'Inglesi  di  petizio- 
nare  con  me.  Duncombe  da  i)arte  sua  voleva  che  io 
scrivessi  una  lettera,  nella  quale  commettessi  offesa 
verso  la  Camera,  onde  fossero  obbligati  a  chiamarmi 
davanti  la  Camera.  In  questo  partito  v'era  però  la 
probabilità  d'essere  richiesto  di  chiedere  scusa  alla  Ca- 
mera stessa,  locché  io  avrei  naturalmente  ricusato  fin 
che  il  Ministro  non  avesse  chiesto  scusa  a  me  :  e  s' egli 
si  fosse  ostinato,  io  avrei,  per  violazione  dei  privilegi 
della  Camera,  [dovuto]  andare  in  prigione.  Duncombe 
mi  i:)rometteva  che  due  giorni  dopo,  egli  avrebbe  o 
ottenuto  la  ritrattazione  del  Ministro,  oppure  l' a- 
vrebbe  insultato  e  si  sarebbe  fatto  condurre  in  pri- 
gione con  me  per  violazione  di  privilegio.  Questo 
partito,  io  P  avrei  adottato  subito,  se  non  fosse  stato 
per  voi.  La  i^rigione  per  violazione  di  x^rivilegio  è 
nulla  qui,  e  m'avrebbe  fatto  onore  cogli  Inglesi; 
ma  la  difficoltà  stava  in  convincer  voi  che  non  era 
nulla:  voi,  udendomi  in  prigione,  avreste  creduto 
ch'io  fossi  un  uonu>  lìerduto:  sicché,  ricusai.  Scrissi 
nondimeno  una  seconda  lettera  al  Blorning  Ghronicle, 
indirizzata  al  Signor  Duncombe,  più  forte  della  prima, 
della  quale  ora  che  non  v'  è  più  pericolo  di  cosa 
alcuna,  vi  trascrivo  i  passi  più  forti.  «  Sono  richiesto 
da  molte  parti  di  far  petizione  alla  Camera,  perché 
s'investighi  l'accusa,  etc.  Mi  duole  non  potervi  ade- 
rire per  le  seguenti  ragioni.  —  L'  uomo  che  osa  por- 
tare innanzi  in  una  riunione  di  onorevoli  persone, 
raccolte  per  adempiere  alla  i>iù  alta  missione  fidata 
da  Dio  all'  uomo,  quella  di  far  leggi  per  una  libera 


246  EPISTOLARIO.  [1845] 

nazione,  una  cosi  grave  accusa  contro  un  uomo  as- 
sente e  non  protetto  —  da  un  luogo  la  cui  inviolabilità 
lo  protegge  da  tutte  conseguenze  personali  —  senza 
potere  appoggiare  V  accusa  con  altro  che  con  una  copia 
di  documento  rintracciata  in  una  gazzetta  straniera 
—  senza,  potere  rispondere  una  sola  parola  alle  prove 
gettategli  in  faccia  della  falsità  dell'  accusa  —  riu- 
nisce, secondo  la  mia  umile  opinione,  la  viltà  alla  ca- 
lunnia, e  si  disonora  davanti  a  tutti  gli  uomini  do- 
tati di  sentimenti  onesti  e  generosi.  Io  non  posso 
concedere  ai  calunniatori  il  privilegio  di  costringere 
gli  onesti  uomini  a  giustificarsi.  In  tutta  la  mia  vita, 
io  li  ho  trattati  sempre  con  un  disprezzo  senza  mi- 
vSura;  e  non  intendo,  in  questa  occasione,  di  deviare 
da  quésta  linea  di  condotta  adottata. 

«  Il  preteso  documento  è  da  lungo  tempo  pro- 
vato falso  dalle  seguenti  cose  (qui  cito  le  sentenze 
e  tutto  il  resto  :  poi  finisco)  : 

«  Anche  prima  di  queste  prove,  il  Parlamento, 
mi  trovo  forzato  a  dirlo,  avrebbe  operato  più  assai 
conformemente  ai  principii  e  ai  sentimenti  della 
grande  nazione  eh' è  incaricato  di  rappresentare,  ri- 
spondendo alle  denunzie  del  ^Ministro  cosi  :  «  N^oi 
«  non  concediamo  qui  ad  alcun  uoiuo  di  calunniare. 
«  Xoi  proteggiamo  V  assente  e  lo  straniero.  L'  uomo 
«  che  pone  piede  sul  libero  suolo  d'Inghilterra,  fiu- 
«  che  non  infrange  le  sue  leggi,  è  sacro.  Le  leggi 
«  e  l' onore  d'Inghilterra  vegliano  sopra  di  lui  per  pro- 
«  teggerlo  egualmente  dal  capriccio  del  tiranno  che 
«  incatena  le  sue  membra^  e  dalle  villane  accuse 
«  del  Segretario  di  Stato  che  tendono  alla  sua  anima 
«  immortale.  La  verità,  la  giustizia,  la  lealtà  for- 
«  mano  l'elemento  in  cui  viviamo.  Provate  o  ritrat- 
«  tate  ! 


ISI.")!  EPISTOLARIO.  247 

«  Col  SUO  non  adottare  questo  liugua^gio,  il  Par- 
laiDento  lia  insegnato  ehiaraiiiente  a  me  ch'io  non 
(ìel)l)aniai  più  petizione  reo  ricorrere  a  lui  per  giustizia. 

«  Ma  se  a  voi,  die  avete  onorevolmente  agito  iu 
rutto  questo  affare,  la  mia  più  solenne,  più  esplicita 
dicbiarazione.  che  io  non  ebbi  mai  da  far  cosa  al- 
cuna con  tribunali  segreti,  e  sentenze  di  morte,  può 
giovare  menomamente^  abbiatela.  A  voi,  e  usando 
le  vostre  stesse  parole,  io  dichiaro  :  che  inai  una  più 
rergof/nosa  calunnia  è  stata  pronunziata  tra  le  mura 
(hi   Parlamento.   Vostro,  etc.  » 

Dopo  questa  lettera,  che  non  ha  prodotto  alcun 
tristo  risultato  i)er  me,  ho  tìnito,  e  non  m'occupo  più 
affatto  di  questo  affare.  Intanto,  vivete  certi  che  que- 
st'ultimo tratto  ha  disonorato  Sir  Graham;  nessuno 
ha  creduto;  e  per  darvene  una  prova  tra  molte. 
Lady  Byron,  die  protegge  la  Scuola,  ma  eh' io  non 
aveva  veduta  mai,  m^ha  scritto  ieri  un  biglietto  di- 
cendomi ch'era  per  un  giorno  in  città  e  che  si  ter- 
rebbe onorata  d'una  mia  visita:  fui  oggi  a  veder  hi. 

Piove,  ma  non  fa  gran  freddo:  sto  sempre  attorno 
a  quell'opuscolo  inglese  che  va  lentamente  innanzi.  — 
Sapeva  già  della  lettera  che  avreste.  Ho  veduto  due 
nostri  compatrioti,  ma  non  quel  tale  della  lettera.  (^)  — 
Sono  dolentissimo  ])er  le  faccende  della  Svizzera.  — 

Q-)  Se  è  giusta  l'ipotesi  avanzata  a  sciogliere  l'abbrevia- 
zione di  uoine  che  si  rinviene  nella  lett.  del  Lamberti  al  Maz- 
zini in  data  20  marzo  1845  (ved.  Protocollo  della  Giovine  Italia, 
voi.  Ili,  p.  193),  uno  dei  duo  Genovesi  andato  a  Londra  sarebbe 
stato  un  «  Duc[hesne],  zio  di  Gio[ vanni  Rnffini].  »  Giova  rammen- 
tare che  quando  nel  1833  e  nel  1834  era  così  difficile  per  i  fratelli 
Rnffini  di  corrispoiidere  dalla  Svizzera  con  la  madre  loro,  il  mag- 
giore di  essi,  tra  i  molti  nomi  presi  a  prestito,  aveva  assunto 
anche  quello  di  Francesco  Duchesne.  Ved.,  ades.,  G.  Faldella, 
Lettere  inedite  della  Giovine  Italia  (in  II  Bisorgimento  Italiano, 
Jiiv.,  cit.,  p.   82). 


248  KPISTOLARIO.  [1845] 

Il  Direttore  della  Polizia  Austriaca,  Torresani,  viene 
a  Parigi,  non  si  sa  perché.  (^)  Del  resto,  nulla  di 
nuovo.  V'abbraccio  tutti  e  due,  e  voi  amatemi  sem- 
dre  e  credete  all' amore  .del 

vostro 
Giuseppe. 

.MDCOOXXXVII. 
A  Giuseppe  Lamberti,  n   Parigi. 

[Londm],   sal»l»ato   12  aprile   1845. 

Caro  amico, 

rio  ricevuto  tutte  le  tue,  colle  acchiuse  Land[i]  e 

Bell[uzzi]  (~)  e  per  mezzo  di  Mario,  etc,  —  quelle  per 

Stolz[man|,  e  VAutriclie,  e  ogni    cosa    insomma.  Ho 

la  testa  piena  per  tutte  le  noie  che    mi  danno  non 

(^)  Auche  questa  notizia  gli  era  stata  trasmessa  dal  Lam- 
berti. Ved.  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  199.  Il 
barone  Carlo  Giusto  Torresani  (1780-1852),  trentino,  era  assai 
noto  agli  esuli  italiani,  essendo  stato,  fino  dal  1821,  il  crea- 
tore dei  processi  politici  nel  Lombardo- Veneto  e  P  anno  ap- 
presso chiamato  alle  funzioni  di  Direttore  Generale  della 
Polizia  di  Milano.  Nel  1848,  in  i)iene  Cinque  Giornate,  fuggi 
travestito  da  gendarme,  e  visse  a  Bolzano,  a  Innsbruck.  a 
Riva  di  Trento,  dove  si  spense.  Ved.  su  di  ini  A.  Sandonà, 
Contributo  alla  Storia  dei  Processi  del  Ventuno  e  dello  Spielberg, 
ecc.,  cit.,  i)p.  37-38.  La  sua  gita  in  Francia, .  nell' anno  in 
cui  si  facevano  sempre  pili  minacciosi  i  moti  italiani  contro  i 
Governi  reazionari,   non  doveva  essere  certamente  di    diporto. 

MDCCCXXXVII.  —  Pubbl.  da  D.  Giuriati,  Duecento  lettere, 
€cc.,  cit.,  pjì.  78-79.  Qui  si  riscontra  sull' autografo,  posse- 
duto dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  po- 
stale, ma  nel  Protocollo  della  Giovine  Italia  è  avvertito  che  la 
lett.  giunse  per  «  posta.  » 

(2)  Sili  Belluzzi  è  da  ved.  la  nota  alla  lett.  C.  E  per  la 
lett.  di  lui  al  Landi,  il  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili, 
pp.  203  e  212. 


[1845  ì  KPisTor.AKio.  249 

i  ueiiiici,  uui  gli  amici  miei  per  avere  spiegazioni,  etc. 
suir  affar  di  Eliodez  tornato  in  fanii)0,  come  sai 
qni.  J)opo  la  lettera  clic  mi  dissero  riportata  dal 
National,  jx'rcliMo  non  vedo  giornali  francesi,  ne 
Ilo  pnbl)li(*ato  un' altra  nel  7lfor«i?t|/  Cìironicle  d'aNanli 
ieri,  tanto  forte,  quanto  al  Ministro,  die  a\rcl>l)ero 
dovnto  chiamarmi  alla  barre  della  Camera,  per  rot- 
tura di  privilegio;  non  l' liaii  fatto,  e  basta  cosi:  non. 
iscrivo  più  mia  linea  e  non  m'occupo  più  di  questo 
affare,  clie  lia  fatto  più  torto  al  .Alinistro  che  non  a 
me.  —  Vorrei  clie  tu  chiedessi  a  Michele  e  a  IMetro. 
che  forse  conoscono  di  siffatte  pensioni,  un  piacere 
individiude  per  me.  Una  fanciulla  inglese,  poveni. 
ma  l)n()nissima.  vorrebbe  venire  a  Paiigi,  per  tre 
mesi,  e  collocarsi  in  una  pensione  a  solo  fine  di  per- 
fezionarsi nel  francese:  vorrebbe  una  pensione  eco- 
nomica e  decente;  e  vorrei  che  le  si  potesse  trovare. 
Penso  che  a  Parigi  come  qui  si  trovi  di  tutto,  da 
spender  molto  e  da  spender  [)oco  :  braìnerei  dunque 
ch'essi  se  ne  occupassero,  e  me  ne  dassero  conto 
quanto  più  presto  possono,  dacché  essa  non  aspetta 
che  le  informazioni  mie  per  i)artire.  Se  potete  tro- 
varmela, darmi  indirizzo,  e  dirmi  anche  a  qual  luogo 
più  vicino  potrebbe  scendere  fiuesta  fanciulla,  perché 
qualcuno  di  voi  potesse  trovarvisi  e  avviarla,  vi  sarò 
grato:   vedete  di  farmi  questo  piacere. 

Vorrei  che  tu  mi  dicessi  con  che  danaro  Pietro 
ha  pagato  il  tii)ogTafo:  in  altii  termini,  quaPè  quello 
che  appartiene  a  lui  o  ad  altri  e  che  devo  per  con- 
seguenza mandar  subito,  e  quale  quello  che  tolto 
alla  cassa  nostra,  può  patir  dilazione.  —  Vorrei  anche 
a])purare  questo  affare  delle  12  medaglie  di  Michele, 
cioè  se  gli  furono  o  se  gli  saranno  pagate:  ma  forse 
glie  ne  scriverò  io  stesso. 


250  EPISTOLARIO.  [1845] 

Cosa  mai  mi  scrivi  nel  ])iglietto  portato  da   Ilo 
l[audi]  se  Gioy[aiiiii]   è    venuto    ancora    a    vedermi  i 
M'hai  fiitto  trasalire:  intendi  Giov[anniJ  lliififtiiii]  o 
chi  ?  io  non  bo  vednto  anima  viva.  (*) 

Lov[atelli]  viene  a  Parigi  o  si  ferma  a  Mars|i- 
glia]  ?  Sai  l'arrivo  suo  da  lui,  o  si  cela  a  noi!  (•) 

Di'  a  Pietro  ch'ebbi  la  sua^  e  che  lunedì  gli  scrì- 
verò all'indirizzo  che  mi  diede.  —  Sai  altro  di  Xi- 
coUi  I  In  nome  di  Dio  digli  che  invece  di  copiar 
lettere  e  documenti,  dica:  suU'onor  mio,  mi  risulta 
questo:  e  tatti  gli  crediamo.  E  s'ei  ti  manda  copie 
per  essermi  ricopiate,  noi  fare,  e  dimmi  tu  pure  cosa 
ne  risulta:  mi  basterà.  Addio:  credimi  in   fretta 

tuo 

GlUSKPPE. 

(^)  Il  21  a})rile  1845  il  Lamberti  spiegava  :  «  Di  Giovaii- 
nini,  e  iiou  Giovanni  Ruffini,  che  teme  d'andarlo  a  vedere.  » 
Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.^209.  Trattavasi  forse 
del  conte  Francesco  Giovannini,  sul  qnale  ved.  Id.,  voi.  Ili, 
pag.   183.      . 

(2)  Il  Lovatelli  e  il  Rasponi,  negli  ultimi  giorni  dell'anno 
precedente,  avevano  tentato  di  raggiungere  la  Toscana,  da  dove  il 
primo  sperava  di  rimediare  agli  «  affari  suoi  in  disordine.  » 
(Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCCIII).  Tuttavia  il  viaggio  dei 
due  esuli  romagnoli  «  dovea  essere  un  mistero.  »  Il  Lamberti 
informava  poco  piti  taidi  il  Mazzini  che  il  Lovatelli  non  a- 
vrebbe  potuto  rimanere  a  Firenze  (Protocollo  della  Giovine  Ita- 
lia, voi.  Ili,  p.  187),  e  né.  anche  a  Lucca  (Id.,  voi.  III,  p,  175), 
e  infatti  il  31  marzo  1845  dava  notizia  del  suo  arrivo  a 
Marsiglia;  e  ripeteva:  «Panni  se  ne  faccia  mistero.  »  (Id., 
A'^ol.  Ili,  p.  199).  Forse  il  Lovatelli  s'era  abboccato  in  To- 
scana col  Farini,  egli  pure  in  quei  giorni  scacciato  da  Fi- 
renze e  riparato  a  Lucca;  e  la  ragione  di  tener  celato  questo 
viaggio  è  da  ricercare  nel  fatto  che  si  stava  preparando  il 
moto  romagnolo,  che  scoppiò  nel  settembre,  dal  quale  si  voleva 
escludere  l'elemento  mazziniano.  Ved.  infatti  la  lett.  seguente. 


[1845]  KPISTOI.AIJK).  251 

MDCCCXXXVIir. 

A  GiusPiPPE  Lambeuti,  ;i  Parigi. 

[Londra],   16  aprile  [1845]. 
Caro  Giuseppe, 

Ho  ricevuto  la  tua  del  0  colV Atelier.  —  Son  co- 
stretto a,  scriverti  oggi,  senz^  aspettare  occasione, 
perché  mi  bisogna  iiiandar  l'acchiusa  a  Pietro,  a 
cui  ne  mandai  una  ieri  per  la  posta:  di  più,  bisogna 
ch^  io  raccomandi  a  lui,  per  non  noiar  te^  il  fratello 
di  Gonzales,  fuggito  dalla  coscrizione  austriaca,  e  pel 
quale  bisogna  trovar  a  Parigi  un  passaporto  d'ope- 
raio o  d' altri,  sì  che  venga  qui  :  passaporto  che,  ben 
inteso,  si  rimanderebbe.  Vedo  la  lettera  di  Xicola  : 
sta  bene  delle  copie  e  delle  medaglie  ;  ma  gli  facesti 
parola  delP  invio  eh'  io  gli  feci  a  IVIalta,  quando  egli 
ai)punto  partiva,  al  nome  suo  di  35  medaglie,  15  da 
cinque  scellini  e  20  da  uno  e  sei?  io  so  d'averne 
parlato  a  te,  o  a  Mich[ele]  con  commissione  che  te 
ne  parlasse.  Forse  egli  avrebbe  potuto  dare  istru- 
zioni a  Malta,  perché  quell'invio  non  andasse  per- 
duto. Se  gli  riscrivi^  parlagliene  :  raccomandagli  pure 
di  vendere  quante  copie  più  può  dell'opuscolo,  senza, 
pregiudizio  di  quelle  ch'ei  può  cacciare  in  Italia,  e 


MDCCCXXXVIII.  —  Piibbl.,  ad  eccezione  del  poscritto, 
da  D.  GiURiATi,  Duecento  lettere,  ecc.,  cit.,  pp.  80-82,  Auche 
la  parte  piibbl.  si  riscontra  sull'  antografo,  posseduto  dal  Dr. 
Daniele  Vare,  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel  Pro- 
tocollo della  Giovine  Italia  è  avvertito  che  la  lett.  giunse  per 
«  posta.  » 


252  KPiSTOLAiuo.  [18451 

eh'  io  do  naturalmente  aneli  e  gratis.  A  eaeeiarne  qiial- 
ebe  eoi)ia  in  Sjjagna,  x>ensaste  mai  f 

La  battaglia  delle  lettere  non  è  finita  :  quanto 
alla  eosa  in  sé,  un  bill  sarà  diseusso  nella  Camera 
dei  Lords.  —  Quanto  a  me,  se  il  Ministro  sta  zitto, 
tra  cinque  o  sei  giorni  lo  forò  interpellare  alla  Ca- 
mera. Intanto,  qui  fanno  il  possibile  per  diffamarmi, 
il  Ministero  da  un  Iato,  i  eattoliei  dall'altro.  Xella 
Rirista  di  marzo  di  Dublino,  v'è  un  lungo  articolo 
pieno  dMnfamie  contro  di  me.  I  segretari  dell'Am- 
basciata Austriaca  ciarlano  di  non  so  che  colpi  che  mi  si 
preparano.  Tutto  questo  significa  nulla.  Che  cosa  credi 
tu  possa  essere  il  risultato  dell' inchiesta  a   Parigi?  (^) 

Qui,  come  vedrete  dal  Morning  Chronicle  della 
settimana  ventura,  una  riunione  d' Italiani  ha  decre- 
tato un  ricordo  e  un  indirizzo  a  Duncombe:  sarà 
presentato,  credo,  sabbato. 

Passa  i  20  franchi  di  Bettini  a  Pietro  pel  conto 
Budini  opuscolo.  Mi  risponderai  poi  sull'origine  della 
somma  pagata,  perch'io  sappia,  se  posso  aspettare 
un  po'. 

Manderò  per  occasione  il  pugnale  a   Celeste. 

Di  Bianc[olil;  a  dir  vero,  parecchi  de'  suoi  compa- 
trioti non  dicono  molto  bene.  Del  resto,  io  non  cono- 
scendolo, non  ho  fatto  contro  progetto  alcuno.  So  pe- 
raltro che  intendevano  valersi  in  parte  d' elementi 
nostri:  e  in  quel  caso,  a  dir  vero,  non  vi  sarebbe 
stato  alcun  male  a  far  conoscere  a  me  qualche  cosa 
intorno  al  progetto.  Xon  credo  possano  far  nulla. 
Deploro  altamente  l' isolamento  in  che  pretendono 
tenermi  e  tenerci  come  fossimo  merce  appestata.  E 
persisto  in  credere,  che  s' essi  tutti  —  quei  che  hai 

(^)  Ved.,  a  proposito  di  questa  inchiesta,  la  lett.  seguente. 


[1845]  EPISTOLARIO.  253 

nominato,  e  Can[iiti]  e  Lo\[atelli|  e  chi  altri  è  in- 
tìnente  —  avessero  segnata  con  me  una  Circolare  ra- 
gionata dichiarante  che  siam  tutti  uniti,  che  possiamo 
aiutar  validamente  un'  impresa,  che  vogliamo  aiutarla, 
ma  che  il  primo  indispensabile  passo  è  la  formazione 
(Fun  Fondo  jS^azionale  sia  per  mobilizzare  elementi, 
sia  per  altro:  —  se  avessero  a  un  tenijx)  invitato,  ec- 
citato tutti  air  unione,  e  all'  azione,  e  a  cacciar  dalla 
direzione  quanti  non  vogliono  né  V  una  cosa  né  l' al- 
tra :  —  se  finalmente  si  fossero  tutti  raccolti  con  noi 
a  trovare  pochi  mezzi,  e  scegliere  tre  viaggiatori  (uno 
oi)eraio  intelligente  per  agire  su  quella  classe)  da 
mandarsi  con  quella  Circolare  in  giro  iier  gli  Stati 
del  Papa,  Toscana,  etc,  a  veder  di  raccogliere  il 
molto  dai  x^ochi,  i  tre  franchi  o  cinque  franchi  da 
tutti  gli  operai,  etc.  —  avrebbero  fatto  assai  meglio 
di  tutto  quello  che  hanno  fatto  o  faranno.  S' essi 
hanno  intiuenza  da  sperar  di  produrre  un  moto,  de- 
vono averne  per  persuadere  a  una  condizione  in- 
dispensabile. Il  fatto  poi  dell'unione  d'uomini  noti 
tutti,  e  stimati  un  da  una  frazione,  l' altro  da  un'  al- 
tra, purché  fosse  fatto  conoscer  davvero  non  ai 
pochissimi  individui  eminenti,  ma  a'  subalterni,  fa- 
rebbe un  bene  incalcolabile.  La  credenza  politici!  — 
dacché  io  diedi  quella  Circolare  firmata,  nella  quale  io 
mi  ristringeva  all'  Unità^  e  alla  negazione  di  ciò  che  è, 
senza  dichiarare  le  forme  volute,  e  contro  la  quale  nes- 
suno trovò  obbiezioni  —  non  dovrebbe  fare  ostacolo. 
y  è  dunque  altro  ostacolo  :  v'  è  decisione  presa  di 
tagliarci  fuori,  non  si  sa  perché,  e  senz'  articolar 
sillaba  con  franchezza.  Xé  me  ne  la^uo,  purché  fac- 
ciano ;  ma  non  faranno  mai.  Intanto^  ripeto,  io  non 
obbligo  nessuno  ad  esser  con  me,  ma  non  posso  ob- 
bligarmi ad  essere  con   chi  tien  la  visiera  sul  viso. 


254  KPiSToi>AUio.  [1845] 

Se  credi,    di'  inire  tutto    questo  a  Can[uti]  e  a  ^Vlel- 
I[araì  e  a  chi  vuoi.  T' abbraccio^  addio. 

Tuo 
Giuseppe. 

Fa  d'  una  cosa  :  io  credeva  poter  scrivere  a  Pie- 
tro; e  il  tempo  mi  s'è  ristretto  per  una  visita  che 
un  tale  m'ha  fatto;  e  non 'm'avanza  temi)o:  pure, 
ho  promesso  a  Gonza les  di  scrivere  oggi  pel  fra- 
tello suo  che  si  presenterà  a  Pietro.  —  Scrivi  dunque 
un  biglietto  a  Pietro  per  quest'oggetto;  e  digli  che 
gli  scriverò  tra  poco,  per  occasione.  Comunicagli 
pure  la  lettera  mia,  quando  tu  non  ami  comunicarla 
prima  a  Can[uti].  Amami. 

Cesarini  ti  saluta,  ti  ringrazia,  e  t'esorta  a  con- 
tinuare a  mandargli  gente. 

La  Oazzetta  italiana  s' è  arrestata  al  primo  nu- 
mero, o  va  innanzi  ?  (*) 

MDCCOXXXIX. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Loiulrji],    19  aprile   1845. 

Cara  madre, 
Eispondo  alla  vostra  del  5  aprile.  E  prima  di  tutto, 
sto  bene  di  salute.  Ma  non  ho   un    momento  di    ri- 

(^)  Il  primo  uiimero  della  Gazzetta  Italiana,  che  la  princi- 
pessa di  Belgioioso  aveva  fondato  a  Parigi,  sostenendone  in 
gran  parte  le  spese  di  pubblicazione,  era  uscito  il  15  mag- 
gio 1845.  Il  periodico  usci  regolarmente  tre  volte  alla  setti- 
mana tino  al  14  ottobre  1845,  quando  si  trasformò  nell' Jm- 
sonio.   Di  esso  saranno  date   ampie  notizie  in  seguito. 

MDCCCXXXIX.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Natban.  Kon  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò  :   «  19  aprile  1845.  » 


[1845:  .  Kl'iyTOLAKK).  255 

poso,  non  per  1'  aftar  delle  lettere,  ma  per  le  conse- 
guenze naturali  di  questo  affare.  GV  Inglesi  amici 
miei  credono  loro  dovere  di  provarmi  che  non  sono 
cangiati  per  le  calnnnie  di  Sir  J.  Graham,  e  mi 
ammazzano  di  visite  e  di  complimenti.  Anche  ieri 
ho  dovuto  andare  a  pranzo  da  nn  negoziante  che 
non  aveva  mai  veduto  e  che  m'  ha  mandato  a  invi- 
tare a  pranzo  :  ricusare,  sarebbe  stato  un  rispondere 
scortesemente  a  nn  atto  gentile,  e  quindi  accettai.  Do- 
mani bisogna  ch'io  vada  a  pranzo  fuori  nuovamente. 
Quel  ragazzo  italiano  protetto  mio  s"  è  tìnaluiente 
imbarcato:  siccome  è  sopra  un  bastimento  mercan- 
tile, arriverà  a  Genova  forse  tra  venti  o  venticinqne 
giorni.  À  qnalcheduno  bisognava  pnr  ch'io  lo  indi- 
rizzassi, perché,  sebbene  ei  sia  disposto  ad  andare 
da  Genova  a  Chiavari  a  piedi,  nondimeno  un  franco 
o  due  di  moneta  italiana  per  potersi  comprar  del 
pane  in  viaggio,  bisogna  che  li  abbia.  Poi,  avendomi 
egli  veduto  sino  all'  ultimo  momento,  aveva  piacere 
eh'  egli  potesse  veder  qnalcheduno  de'  miei  e  dar 
mie  notizie.  L'  ho  dunque  indirizzato  alla  sorella  con 
due  righe  mie.  E  vi  dico  questo,  perché  possiate  in- 
tendervi con  essa,  se  per  caso  voleste  vederlo.  Gli 
ho  dato  poi  una  lettera  per  suo  padre,  spiegandogli 
il.  come  del  ritorno  del  figlio.  Basta:  ho  la  coscienza 
d'aver  fatto  una  buona  azione.  —  Del  mio  affare, 
non  s'è  più  detto  parola  in  tutta  questa  settimana. 
11  Parlamento  è  stato  assorto  in  discussioni  caldis- 
vsime  soi)ra  una  certa  misura  concernente  un  Semi- 
nario d'Irlanda.  (^)  Intanto,  guardate  buona  fede  del 


(^)  Nei  primi  mesi  del  1845  alla  Camera  dei  Comnui  s'era 
infatti  cominciato  a  discutere  con  grande  passione  il  bill  pre- 
sentato da  Sir  Robei't  Peel  per  nna  dotazione  da  accordarsi  al 


25(i  EPISTOLARIO.,  [1845] 

.Alinistro.  So  positivamente  ch'egli  Iia  scritto  all'Am- 
basciatore Inglese  a  Parigi^  incaricandolo  di  racco- 
gliere dal  Prefetto  di  Polizia  e  dal  Ministro  Fran- 
(iese  quanti  più  documenti  poteva  contro  di  me.  Se 
aspetta  documenti  die  provino  l'uccisione  di  Kliodez 
a  mio  carico,  aspetterà  per  un  pezzo.  Io  non  ho  più 
scritto,  né  scriverò  più  sillaba  nei  giornali  su  questo 
affare,  ma  nella  settimana  ventura,  farò  interpellare 
il  Ministro  da  qualche  Membro  di  Parlamento,  sul 
risultato  delle  sue  ricerche.  Vedremo  che  cosa  rispon- 
derà. (^)  11  partito  cattolico  calunnia  anch'esso  da 
parte  sua.  E  nella  Ri  cista  di  Dublino^  irlandese,  e 
cattolica  furibonda,  è  uscito  un  lungo  articolo  contro 
di  me,  pieno  di  cose  da  far  paura  ai  ragazzi:  dipin- 
gendomi nello  stesso  tempo  come  l'uomo  pio.  potente, 
pel  male,  di  tutta  Italia,  capo  di  quanto  è  successo 
da  (luindici  anni  a  questa  parte.  Finisce  poi  per 
tradurre  in  intero  le  quattro  ultime  pagine  del  mio 

collegio  cattolico  di  Maynooth,  in  Irlauda.  In  breve  tempo,  la 
questione  assunse  un  aspetto  politico;  furono  indetti  comizi 
in  Inghilterra  prò'  e  contro  quella  proposta,  e  la  stampa  ])e- 
riodica  non  solamente  inglese,  ma  di  tutta  Europa,  si  occupò 
a  lungo  di  questa  questione,  della  quale  il  Mazzini  tornò  a  tener 
parola  nell'altra  lett.  alla  madre,  segnata  al  n.  MDCCCLIV. 
(i)  «Veggo  nel  National  — gli  scriveva  il  Lamberti  il  9  aprile 
1845,  —  l' affar  suo  col  Ministro  inglese.  Questi  scrisse  qui 
ambasciatore,  onde  aver  conto  di  lui  da  Ministro  francese  e 
polizia.»  Protocollo  deliri  Glorine  Italia,  voi.  Ili,  p.  207.  S'i- 
gnora in  qual  juodo  il  periodico  francese  potesse  venire  a 
conoscenza  di  una  indagine  che  è  da  supporre  si  fosse  svolta 
per  le  vie  diplomatiche.  È  certo  tuttavia  che  quando  Sir  J.  Gra- 
ham, il  7  maggio  1845,  fece  la  sua  ritrattazione  alla  Camera 
dei  Comuni  per  le  accuse  che  antecedentemente  aveva  lanciato 
al  Mazzini,  ammise  di  avere  assunte  informazioni,  rivolgendosi 
al  Ministro  degli  Affari  esteri,  e  per  conseguenza  all'ambascia- 
tore inglese.  Ved.  V  appendice  al  presente  volume. 


[1845]  EPISTOLA  lìio.  257 

libretto  sui  Bandiera,  ciò  che  distrugge  tutto  il  suo 
articolo,  perclié  qualunque  di  buonafede  leggerà  quelle 
pagine  vi  sentirà  il  calore  di  convinzione  delPuonio 
onesto:  e  questo  mi  basta.  L^ articolo  dev^  essere 
scritto  da  qualche  prete  italiano,  perché  tira  in 
campo  la  scuola,  Baldacconi,  fa  elogio  dell'Austria. 
La  Rivista  di  Buhlino  è  qui  altamente  disprezzata, 
e  quelP  aver  nemici  i  preti  cattolici,  mi  farà  in  In- 
ghilterra più  assai  bene  che  male.  È  stata  fatta  qui 
in  Londra  una  riunione  d'  Italiani,  e  v'è  stato  de- 
cretato di  mandare  una  Deputazione  con  un  ricordo 
e  un  indirizzo  a  Duncombe  per  la  hobil  condotta 
tenuta  da  lui  in  tutto  questo  aftare,  e  per  avere  ri- 
spinto le  calunnie  avventate  contro  di  me.  Il  ricordo 
consiste  in  un  esemplare  doppio  della  medaglia  dei 
nostri  martiri,  in  argento,  incastrata  in  un  ovale  di 
velluto  nero  con  cornice  adattata  e  con  una  iscrizione 
italiana  in  lettere  d'  argento.  Credo  sarà  presentato 
giovedì.  Vi  darò  allora  l'iscrizione,  P indirizzo  e  la 
risposta  che  Duncombe  farà,  che  del  resto  andrà 
sui  giornali.  —  Vedo  la  commissione,  e  sarà  eseguita 
nella  settimana  ventura,  con  esattezza,  e  senza  spesa. 
Se  vedete  lo  scrittore,  diteglielo  pure.  Mi  duole 
assai  che  quel  lavoro  sia  dedicato  al  re,  ma  non  per 
questo,  voglio  defraudarlo  di  questo  piccolo  servigio 
che  è  in  mia  mano  di  rendere.  (^)  —  Continuo  sempre 
a  correggere  il  mio  opuscolo  inglese,  e  ne  sono  con- 
tento, certo  che  sarà  accolto  favorevolmente  dai  più, 
e  giovevole  assai  alla  causa  italiana.  È  pieno  zeppo 
di  fatti,  cifre,  quadri  d'imposte,  etc,  e  aprirà  gli 
occhi  al  i)uì)blico  sulle  vere  condizioni   d'  Italia.  — 


(^)  Lo  «  scrittore  »  <iiii  cit.  era    lo  storico    M.   G.  Canale, 
sulF  opera  del  quale  è  da  ved.   la  nota  alla  lett.  MDCCV. 

Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).        17 


258  EPISTOLAHIO.  [1845] 

Gli  amici  torneraDDO,  ma,  credetelo  bene,  contro  loro 
voglia  e  infelicissimi.  Insisto  in  quel  che  vHio  detto, 
e  vi  sono  gratissimo  della  vostra  promessa.  —  Xon 
bo  veduto,  e  credo  non  vedrò  qnel  chirurgo:  ha 
troppa  Inaura.  —  Fa  ì)el  tempo  e  non  freddo.  — 
Addio,  madre  mia^  un  abbraccio  al  padre  e  credetemi 
ambedue  vostro  uelF  anima 

Giuseppe. 

MDCCOXL. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra j,    19  aprile   1845. 

Caro  amico, 

Vedi,  ti  p¥ego,  se  puoi  mandare  1*  unita  a  Xicola,  per 
la  posta  s' intende  :  io  non  so  se  tu  abbia  indirizzo  per  lui: 
ma  io  non  ho  che  il  suo  nome,  e  però  te  la  mando. 

Troverai  pure  unite  lettere  polacche.  Quella  al  russo 
Bakounine,  (^)  vorrei  tu  la  suggellassi,  e  poi  che  [)er 
mezzo  di  qualcheduno  tu  la  facessi  ricapitare  a  mano. 

MDCCCXL.  —  Pubbl.  da  D.  Giukiati,  Duecento  lettere, 
ecc.,  cit.,  p.  82.  Qui  si  riscontra  sulP  autografo,  j>08seduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 

(i)  Michele  Bakounine  (1814-1876),  figlio  di  un  ricco  pro- 
prietario del  governatorato  di  Tver.  compiti  gli  studi  alla 
scuola  dei  Cadetti  di  Pietroburgo,  aveva  frequentato  i  corsi 
di  filosoHa  all'Università  di  Berlino  (1841),  e  quindi  era  an- 
dato a  Parigi,  stringendosi  in  amicizia  con  G.  Sand.  col  Pron- 
dhon,  e  col  gruppo  degli  esuli  polacchi  colà  rifugiati.  In  quegli 
:anni  il  Governo  russo  gli  aveva  imposto  di  tornare  in  patria  ; 
e  poiché  il  Bakounine  vi  s'era  rifiutato,  gli  aveva  confiscato  i 
l)eni.  Pare  che  fin  dal  1845  il  Mazzini  fosse  in  relazione  con  lui. 
È  però  noto  che  fra  i  dne  esuli  non  fu  mai  affinità  d' idee, 
«uzi,  negli  anni  successivi,  vi  fu  aperto  contrasto.  Dal  Froto- 
•collo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  215,  apparisce  che  la 
lett.  da  rimettere  al  Bakounine  era  di  Karl  Stolzman. 


[1845]  EPISTOLARIO.  259 

Non  so  se  da  Parigi  abbiate  occasioni  sicure  di 
tempo  in  tempo  per  Ciani.  ^NFa  io  ti  manderò  presto 
una  lettera,  cbe  vorrei  andasse  sicura,  ancbe  natu- 
ralmente con  ritardo. 

Cosa  diavolo  mi  scrive  Nicola  di  esigenze  di  Ric- 
ciardi quanto  ai  10.000  francbi?  Per  la  decima  volta, 
eran  tutti  snoif  e  che  diritto  ha  egli  di  seccar 
P  anima,  egli  solo,  a  un  uomo  migliore,  stavo  quasi 
per  dire,  più  onesto  di  luif  (^) 

Pur  troppo,  temo  nuovi  pasticci  in  Italia,  e  dico 
pasticci,  perché  individuali,  senza  concerto,  e  piano. 
Vedremo.  Amami:  in  fretta 

tuo 
Giuseppe. 
MDCCCXLI. 

A  Pietro  Giannone,  a  Parigi., 

[Londra],   21  aprile  1845. 

Caro  Pietro, 
Non  ho  che  pochi  minuti  :  so  che  il  progetto  di 
cui  mi  parlavi    è    in    parte    sfumato,   mercé   le  difti- 

(^)  Può  dirsi  che  per  il  modo  con  cui  s'  era  comportato  il 
Ricciardi  prima  e  dopo  V  eccidio  dei  Bandiei  a,  il  Mazzini 
aveva  smesso  qualunque  relazione  epistolare  con  il  bizzarro 
esule  napolitano  :  e  come  s' è  visto  altrove,  V  Epicedio  che  il 
Kicciardi  aveva  composto  in  onore  dei  martiri  di  Cosenza 
aveva  ^aggravato  il  dissidio.  Tuttavia  il  Lamberti,  con  quel 
suo  umore  angelico,  tentava  anche  questa  volta  di  rattem- 
prare  la  collera  dell'  amico,  al  quale  il  25  aprile  1845  scrive- 
va :  «Non  so  cosa  scrivesse  V  Epicedio  [cioè  il  Ricciardi]  a 
Nicola:  ma  questi  fa  elefanti  di  moscerini,  e  se  dura,  impazza 
ei  pure.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili,  p.  213. 

MDCCCXLI.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta  l'indi- 
rizzo :  «Pietro.  »  Sullo  stesso  lato,  il  Giannone  scrisse  1"  altro 
indirizzo:   «  Mons.  Philippe  B'ischbach,   Kue  Montorgueil,  28.  » 


260  EPISTOLARIO.  [1845] 

denze  suscitate  dal  Bianc[oli];  e  so  che  ne  ac- 
cusano in  parte  noi.  Comunque,  devo  dirti  che,  se 
connesso  o  no  con  quel  progetto  non  saprei  dirlo, 
ma  un  altro  progetto  d'azione  esiste  alP interno,  con 
un  uomo  alla  testa  eh'  io  stimo  assai,  ma  dettato 
piuttosto  da  un  affetto  pari  a  quello  che  ispirava  i 
Bandiera,  che  non  da  calcolo  di  cospirazione  :  for- 
s' anche  v'ha  parte  un  senso  interno  di  non  aver 
compiti  tutti  i  doveri  assunti  nell'  anno  scorso.  (^)  E 
se  ha  luogo,  sarà,  a  meno  di  circostanze  non  calco- 
labili, una  échauffourée  j)iu  eh'  altro.  Ho  voluto  par- 
lartene in  ogni  modo,  perché  può  servirvi  il  saperne, 
e  influire  sul  modo  di  contenervi.  Se  tra  poco  mi 
verrà  fatto  essere  pid  chiaramente  informato,  riscriverò. 
Non  credo,  generalmente  parlando,  a  moti  impo- 
nenti per  ora.  Ond'  è  eh'  io  continuo  a  tentare  per 
quante  vie  mi  son  date  di  persuadere  all'  interno  la 
formazione  di  quel  Fondo  Nazionale  che  proposi 
tempo  addietro,  che  non  incontra,  teoricamente,  ob- 
biezione alcuna,  ma  trova  la  solita  inerzia  nella  pra- 
tica. E  dovrebb'  essere  la  parola  d^  ordine  da  urlarsi  da 
tutti  noi  nell'orecchio  d'ogni  Italiano  che  ci  vien 
tra'  piedi.  Questa  cosa,  e  le  comunicazioni  delle 
quali  tu  mi  dicevi  occuparsi  Budini  con  te,  sono  le 
mie  due  raccomandazioni  per  ora.  Addio    in  fretta. 

Tuo 
Giuseppe. 

(^)  È  certamente  da  ammettere  che  il  Mazzini  voglia  qui 
accennare  a  Livio  Zarabeccari;  ved.  infatti  lalett.  MDCCCXLV. 
In  quanto  al  conte  Oreste  Biancoli,  esule  in  Francia  per  i  moti 
del  1843,  ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCCXIX.  In  quei  giorni 
si  era  avviato  in  Italia,  insieme  col  Righi-Lambertini,  per  con- 
certare i  preparativi  del  moto  romagnolo.  Ved.  il  Protocollo 
della  Giovine  Italia,  voi.  UT,  p.  219, 


[1845]  EPI.STOLAKIO.  261 

MDCCCXLII. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Loudra],   21  aprile  1845. 

Caio  Giuseppe, 

Eccoti  la  lettera  per  Ciani  di  che  t' ho  detto  ; 
giovati  della  prima  occasione  sicura  per  Lugano  e 
mandagliela. 

Ti  reca  questa  un  ingegnere  Prussiano,  che  fu 
amico  dei  Bandiera,  e  buono  nelle  cose  nostre:  per- 
duto perciò  P impiego,  ch'aveva  sul  Golowrathj  viene 
a  cercare  occupazione  in  Francia.  Desidero  ch^ei 
rimanga  in  contatto  coi  nostri,  e  però  lo  indirizzo 
anche  a  Pietro,  con  una  lettera.  Addio  :  amami.  Mi 
duole  non  aver  risposta  per  la  fanciulla  Inglese  che 
cerca  pensione.  Credi  alP  amicizia  del 

tuo 
Giuseppe. 
MDCCCXLIII. 
A  Pietro  Giannone,  a  Parigi. 

[Londrn,  21  ax^rile  1845]. 

Caro  Pietro, 

Ti  reca  questa  il  Signor  Pllippo  Fischbach,  prus- 
siano, eh'  era  ingegnere  sul  vapore  Austriaco  il  Colo- 

MDCCCXLII.  —  Inedita.  L' autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathau.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel 
Protocollo  della  Giovine  Italiaè  avvertito  che  la  lett.  fu  rimessa  col 
«  mezzo  Filippo  Fischbach,  ingegnere  meccanico  sui  vapori,  amico 
dei  Bandiera.  » 

MDCCCXLIIL  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 


262  EPISTOLA  Kio.  [1845] 

wrath  e  ne  fu  cacciato  per  essere  amico  nostro,  e 
sospetto  d'  avere  servito  i  progetti  dei  Bandiera.  Gli 
chiesero  rivelazioni  che  non  volle  fare.  (^)  Si  reca  ora 
a  Parigi,  dove  ha  conoscenti,  per  vedere  d' impiegarsi 
su'  cammini  di  ferro  o  nella  marina.  Qui  era  impos- 
sibile, perch'  ei  non  conosce  sillaba  d' inglese.  Lo  in- 
dirizzo a  te,  perché,  se  tu  puoi  appoggiarlo  nel  suo 
tentativo,  lo  faccia  per  amor  nostro  e  suo,  e  perché 
desidero  eh'  ei  rimanga  a  contatto  con  noi,  disposto 
com'egli  è  a  giovare  la....  (-) 


MDCCCXLIY. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi.  > 

[Londra],  24  aprile  1845. 

Caro  Giuseppe, 

Ho  ricevuto  ieri  la  tua  del  21,  poi  la  sera,  il  ])acco 
stampati  polacchi  e  lettera.  Tu  avrai  forse  a  que- 
st'ora veduto  il  Prussiano  per  cui  t'inviai  una  let- 
tera, della  quale,  giunta  che  ti  sia,  mi  darai  avviso.  (^) 

(1)  Come  apparirà  dalle  lett.  seguenti,  il  Fischbacli  era 
invece  un  volgare  mistificatore. 

(*)  Nell'autografo  la  lett.  resta  cosi  in  tronco. 

MDCCCXLIV.  —  Pubbl.,  ad  eccezione  del  poscritto,  da 
D.  GiURiATi,  Duecento  lettere,  ecc.,  cit.,  pp.  83-85.  Qui  si  ri- 
scontra sull'autografo,  posseduto  dal  Dr.  Daniele  Vare.  Non 
ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel  Protocollo  della  Gioviìte 
Italia  è  avvertito  che  la  lett.  giunse  per  «  posta.  » 

(3)  Glie  ne  diede  infatti  notizia  il  29  aprile  1845  :  «  A  Giacomo 
ho  fatto  spedir  sicuramente  sua,  mezzo  Ticinesi  miei.  »  Proto- 
collo della  Gioviìie  Italia,  voi.  Ili,  p.  217. 


[1845]  KPISTOLARIO.  263 

Quanto  al  Priissiano,  buon  giovine  v  da  aiutarsi  nel- 
V  intento  suo,  io  lo  raeeoniandai  a  Pietro  per  esser 
fedele  alle  tue  intenzioni;  ma  se  per  caso  hai  cono- 
scenze che  possano  giovare  a  trovargli  impiego,  aiuta 
tu  pure.  —  Ho  scritto  oggi  alla  fanciulla  inglese  le 
due  proposte  :  sceglierà,  e  avvertirò.  —  Dell'  Arri- 
goni,  ch'io,  a  dirti  il  vero,  aveva  perfettamente  di- 
menticato, m' informerò  subito  :  i)OSSO  intanto  dirti  che 
lo  credo  qui,  ma  invisibile  a  tutti  e  in  qualche  luogo 
di  provincia.  {*■)  —  Avrai  presto  l'arnese  chiesto  da 
Celeste.  —  Le  interpellazioni  Xa])ier  e  Bowring  furono 
])osteriori  alla  mia  lettera.  Dopo  quella  ne  scrissi 
un'  altra  più  lunga  sul  Morning  Chronicle  del  10,  e 
pia  forte,  per  vedere  se  con  certe  frasi  antiparlamen- 
tari v'era  modo  di  farsi  chiamare  alla  barre j  ma  non 
vi  fu  modo.  Fra  uno  o  due  giorni  Graham  verrà  inter- 
pelhito  di  bel  nuovo  a  sapere  il  risultato  delle  sue 
indagini.  —  Il  Gio[vanni|ni  non  s'è  veduto.  —  Se 
parte  la  fanciulla  inglese,  darò  alcune  medaglie.  — 
Che  ipotesi  si  fanno  al  viaggio  di  Torresani?  —  Par- 
tirà presto  la  lettera  per  Bargnani,  (^)  che  del  resto, 
(;redo  si  disponesse  a  venir  qui.  —  È  stato  x>i*esentato 
oggi  un  indirizzo  a  Duncombe  da  una  Deputazione  ; 
con  un  ricordo:  cioè  un  ovale  nero  contenente  due 
medaglie  (diritto  e  rovescio)  delle  nostre,  battute  in 


0)  Siili'  Arrigoni  ved.   la   lett.  MDCCCLVII. 

(*)  Non  già  il  conte  Gaetano  Bargnani,  il  quale,  come  av- 
vertiva il  Lamberti  {Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  Ili, 
p.  193),  trovavasi  in  quei  giorni  a  Parigi,  ma  Alessandro  Bar- 
gnani. d' Iseo,  processato  per  le  cospirazioni  del  1833,  quindi 
deportato  in  America  (1835)  insì<'me  con  Gabriele  Rosa,  col 
Borsieri,  col  Castiglia,  ecc.  Come  si  vedrà  in  appresso,  tornava 
in  Europa  per  diffondervi  la  società  americana  detta  la  Christian 
AUianct. 


264  KPisTOLAiao.  [1845] 

argentone  un'iscrizione  in  lettere  d'argento,  italiana, 
che  dice  : 

«  A  ToniDìaso  Sliugsby  Dunconibe,  Membro  del 
Parlamento  Britannico,  per  avere  in  esso  Parlamento 
onorato  di  belle  parole  la  santa  memoria  de'  loro  fra- 
telli morti  nel  1844  per  la  Fede  Italiana  in  Cosenza, 
mantenuto  virilmente  i  diritti  degli  esuli  violati  per 
malo  intento  nella  loro  i)rivata  corrispondenza  dal 
Gabinetto  Inglese,  e  respinto  le  calunnie  avventate 
a  scusa  dell'atto  nefando  contro  un  loro  concitta- 
dino, molti  Italiani  riuniti  a  convegno  il  di  11  aprile 
1845  decretarono,  segno  di  lode  e  d'animo  ricono 
scente,  questo  tenue,  ma  caro  ricordo.  —  Londra.  » 

L'indirizzo  andrà  probabilmente  domani  su'  fogli, 
colla  risposta  di  Duncombe.  Fu  redatto  da  Mariotti 
e  l' iscrizione  da  me,  ma  rimanendomi,  naturalmente, 
ignoto  in   tutta  la  faccenda. 

Appena  avrò  la  ricevuta  Tomm[asini]  la  spedirò. 

Dà,  ti  prego,  l' unito  biglietto  a  Pietro.  Risalu- 
tami caramente  Giovanni.  E  senti  bene:  isolatamente, 
a  modo  tuo,  senza  solidarietà  con  atti  altrui  collet 
tivi,  non  dimenticare  le  cose  nostre,  e  segnatamente 
ciò  di  che  vi  richiedeva  tempo  addietro,  per  ordi 
nare  separatamente  da  ogni  altra  faccenda  politica, 
i  mezzi  di  diffondere  scritti,  in  Toscana  e  Eomagna.  — 
Carlo  Xotari  è  sempre  a  Livorno!  ha  mai  contatto  con 
te  ?  —  Mi  gira  per  la  testa  eh'  ei  sarebbe  pure  un  buon 
mezzo  per  ricevere  e  avviare  indii)endente  e  celato 
a  tutti,  nostri  e  non  nostri.  C)  Addio:  t'abbraccio. 

Tuo 
Giuseppe. 

(*)  «  Xotari  è  8(  reditato  per  interessi,  a  quanto  tutti  mi 
dicono  —  rispondeva  il  Lamberti  il  29  aprile  1845,  —  e  nuoce- 


[1845]  Ki'isTOi.AKio.  265 

Se  giunge  il  danaro  a  Micli[ele]  per  le  medaglie, 
datelo  a  Pietro,  in  conto  del  mio  debito:  cosi  se  vi 
giungesse  qualche  danaro  di  opuscoli,  dategli  ogni 
cosa,  e  tenetemi  a  giorno.  (') 

MDCCCXLV. 

A   Pietro  Giannoné,  u  Parigi. 

[I.oudra],   24  aprile   184  5. 

Caio  Pietro, 
Ebbi  ieri  quasi  ad  un  tempo  la  tua  17,  e  l'altra 
del  21.  Vedo  il  conto:  aggiusteremo  fra  non  molto: 
intanto,  bada  :  Michele  deve,  mi  dicono,  ricevere 
pagamento  di  V2  medaglie  spedite:  credo  tutte  da 
cinque  scellini  :  se  gli  giunge,  confermagli  ciò  che  ei 
deve  già  sapere,  che  dia  cioè  a  te  il  danaro,  e  me  ne 
avviserai.  —  Vidi  iersera  un  primo  esemplare  della 
medaglia  battuto  in  argento,  ma  uon  finito.  È  bella, 
ma  come  avverti,  mi  spiacque  la  figura  dell'  Italia.  — 
Credo  con  te  che  la  corsa  di  B|iancoliJ  si  ridurrà  a 
nulla:  benché  io  abbia  a  temere  un  progetto  avven 
tato,    inefiìcace,    di    Marianna,  formato    contemi^ora 

rebbe.  »  Protocollo  delia  Gioviue  Italia,  voi.  Ili,  p.  217.  Il  Maz- 
zini Io  aveva  conosciuto  assai  per  tempo  ;  e  lo  aveva  riveduto 
a  Londra  nel   1838.  Ved.   la  nota  alla  lett.  MLIX. 

(^)  Subito  dopo  questo  poscritto  è  la  seguente  nota,  di 
pugno  del  Lamberti:  «  3  a  morte;  1  a  18  anni;  v^arii  galera 
in  vita.  —  Gaz[zetfa]  Aug8[hurgo].  —  9  rifugiati  venuti  da 
Corfii.  —  Gazzetta  di  Col[oma],  che  cominciano  a  vedersi  bande.  » 
Come  apparisce  dalla  nota  alla  lett.  MDCCCXLIX,  la  prima  parte 
del  poscritto  si  riferisce  alle  condanne  avute  in  Ravenna  per 
i  disordini,  dei  quali  è  cenno  nella  lett.  MDCCCXXV. 

MDCCCXLV,  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Xathan.  A  tergo  di  esso,  di  pugno  del  Mazzini,  sta 
l'indirizzo;   «  Pietro.  » 


266  KPiSTOi.AUio.  [1845] 

neamente  :  questo  cenno  io  ti  prego  di  tenerlo  as- 
solutanieute  per  te.  Spero  fra  poco  veder  più  chiaro. 
A  ogni  modo,  giova  il  non  rimetter  d^  attività  coi 
nostri,  e  cogliere  tutte  le  occasioni  per  vantaggiarci. 
Credereste  possibile,  dove  occorresse,  trovare  un 
viaggiatore  in  Toscana  e  Stati  del  Papa,  nostro  si- 
curo, non  sospetto,  e  svegliato  assai  !  So  eh'  è  quasi 
una  iinj)ossibilità  :  nondimeno,  siccome  non  urge,  pen- 
sateci un  po^ 

Ho  scritto  alla  fanciulla  inglese  le  proposte,  onde 
scelga:  intanto,  ti  ringrazio  anche  di  questo. 

Chiedi  a  Lamb[ertiJ  alcuni  ragguagli  che  gli  do 
intorno  a  un  dono  offerto  dai  nostri  di  qui  a  Dun- 
combe:  domani  forse,  o  dopodimani,  indirizzo,  ri- 
sposta, etc.  saranno  sul  Morning  Chronicle. 

Pagherò  a  Tomm[asiniJ,  ma  non  credo  Giulianini 
sia  qui.  {*■)  —  Manderò  ricevuta. 

Credo  buono  il  giovine  Beninc[asaJ.  Lo  vidi  iersera 
all'  Unione  in  cui  s' elesse  la  Deputazione  a  Dun- 
combe.  Se  nulla  accade,  nel  luglio  cercherò  si  celebri 
qui  con  un  Meeting  pubblico  l'Anniversario  dei  Mar- 
tiri di  Cosenza,  e  vedrò  se  posso  ordinare  le  cose 
a  modo  di' esca  da  quel  Meeting  la  fondazione  d'una 
Società  inglese  per  la  Nazionalità  Italiana. 

Tedi  perdio  di    convincere    a    noi    Murat[ori|    e 
P[ietra]m[ellara]  ch'io    stimo    assai,    e    che    pur    do- 
vrebbero   accorgersi    a    quest'ora    che    tutti    questi 

(^)  Luigi  Giulianini,  di  Cesena,  condannato  alla  «  galera 
in  perpetuo  e  alla  stretta  custodia  »  cou  la  sentenza  del 
card.  Rivarola,  in  cui  era  accusato  di  complicità  nell'omicidio 
del  cav.  Angelo  Bandi.  Ved.  P.  Ucckllini,  Memorie,  ediz. 
cit.,  p.  153.  Liberato  dalla  rivoluzione  del  1831,  era  andato 
in  esilio  a  Londra  insieme  col  suo  concittadino  Tommnsini, 
cosi  spesso  cit.  nell'  epistolario  mazziniano. 


[1845]  EPI8TOLAHIO.  267 

giochi  di  cospirazione  diplomatica  non  conducono  a 
cosa  alcuna.  Addio:  t'abbraccio  in  fretta:  ma 

tuo  sempre 
Giuseppe. 
MDCOCXLVI. 

ALLA  Madre,  a  Genova. 

[Londra],  sabbato  25  aprile  1845. 

Mia  cara  madre, 

Kispondo  alla  vostra  del  12.  Sperava  oggi  man- 
darvi le  prime  iscrizioni  copiate  per  l'autore  della 
Storia  di  Genova  ;  ma  un  fascio  di  prove  da  correg- 
gere di  quel  mio  opuscolo  Inglese,  che  ormai  s'  ac- 
costa alla  fine,  me  lo  impedisce  ;  e  le  avrete  la  set- 
timana ventura:  insieme,  spero,  con  qualche  linea 
I)er  l'amica  vostra  e  nostra.  Quest'opuscolo,  come 
tutte  le  cose  che  vanno  per  le  lunghe,  comincia  a 
noiarmi,  e  a  pesarmi  addosso  come  un  cauchemari 
e  non  mi  parrà  vero  d'  esserne  libero.  Farà  chiasso 
prò'  e  contro;  e  a  suo  tempo  ve  ne  dirò.  —  Parmi  di 
avervi  detto  nell'  ultima  mia  che  da  una  numerosa 
riunione  d' Italiani  era  stato  deciso  si  dasse  un 
souvenir  al  Signor  Duncombe  per  la  parte  generosa 
fatta  durante  tutto  questo  affare  delle  lettere.  Fu 
infatti  presentato  da  una  Deputazione  di  tre  o  di 
quattro  giovedì.  Il  ricordo  consisteva  in  due  medaglie 
battute  in  memoria  dei  nostri    martiri,    in    argento, 

MDCCCXLVI.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:  «  25  aprile  1845.  Con  dono 
a  Duncombe  e  p]pigrafe.  » 


268  EPISTOLARIO.  [1845] 

incastrate  in  nn  ovale  nero  con  cornice,  e  nna  in- 
scrizione in  lettere  (V  argento.  L' iscrizione  dice  cosi: 
«  A  Tommaso  Slingsby  Duncombe,  Membro  del  Par- 
lamento Britannico,  per  avere  in  esso  Parlamento, 
onorato  di  belle  parole  la  santa  memoria  dei  loro 
fratelli  morti  nel  1844  per  la  Fede  Italiana  in  Co- 
senza; mantennto  virilmente  i  diritti  degli  esuli  violati 
j)er  malo  intento  nella  loro  privata  corri si>ondenza 
dal  Gabinetto  Inglese;  e  respinto  le  calunnie  av- 
ventate, a  scusa  dell'atto  nefando,  contro  un  loro  con- 
cittadino, molti  Italiani,  riuniti  a  convegno  il  di 
11  aprile  1845,  decretano,  segno  di  lode  e  d'animo 
riconoscente,  questo  tenue,  ma  caro  ricordo.  —  Lon- 
dra. »  LMndirizzo  inglese  j)0i  non  Fbo;  ma  so  che 
sarà  inserito  nel  Morning  Chronicle,  lunedi,  con  una 
risposta  di  Duncombe,  che  mi  dicono  bellissima.  — 
Uno  di  questi  giorni  poi.  verrà  interpellato  di  nuovo 
il  Ministro  perché  dica  alla  Camera  il  risultato  delle 
sue  ricerche  intorno  a  me.  —  Forse  a  quest'ora 
avrete  ricevuto  la  Miss.  Badate  che  la  lettera  è 
appunto  per  V  amico  partito  in  occasione  del  ma- 
trimonio. (*)  —  I^on  posso  a  meno  di  fare  un'osser- 
vazione al  padre  su  quello  che  mi  dice  relativamente 
al  Graham;  ed  è  ch'egli,  notando  l'immoralità  della 
sua  difesa,  conchiude  ch'io  devo  veder  da  questo 
la  necessità  d' abbandonar  le  mie  convinzioni.  Il 
padre  finisce  tutte  le  sue  osservazioni  con  questo 
consiglio,  come  i  Salmi  finiscono  in  Gloria  Patri,  e 
le  prediche  colla  raccomandazione  dell'  elemosina. 
Ma  il  vedere  sempre  più  chiara  V  immoraìità  dei 
Ministri  attuali  dovrebbe  piuttosto  confermarmi  nelle 


(i)  G.  Elia  Beiiza,  andato  iu  quei  giorni   a  Marsiglia   per 
celebrarvi  il  matrimonio.  Ved.  la  nota  alla  lett.  MDCCCXXVII. 


[1845]  EPISTOLARIO.  269 

uìie  coiiviuzioni,  contrarie  a  tutto  ciò  che  esiste  ora, 
e  a  favore  d' un  sistema  che  sia  meno  seducente 
air  immoralità.  Fuor  di  scherzo,  le  mie  convinzioni 
non  possono  oggimai  più  mutarsi  e  morranno  con 
me  :  il  padre,  buono  e  amico  mio  vero  com^  egli  è, 
non  dovrebbe  desiderare  ch'io  le  cangiassi.  Se  anche 
egli  non  i)uò  intendere  da  lontano  come  queste  con- 
vinzioni si  connettano  in  me  con  una  credenza  re- 
ligiosa che  non  m' è  lecito  abbandonare,  egli,  non 
foss'  altro  per  un  legittimo  amor  i)roprio  umano, 
dovrebbe  desiderare  che  io,  invece  di  fare  come 
tanti  altri,  rimanessi  fermo  sino  alla  fine:  e  stia 
certo  che  appunto  per  questa  mia  costanza,  i  miei 
nemici  diranno  a  voce  quel  che  vorranno,  ma  mi  ri- 
spetteranno e  nel  fondo  del  core  mi  stimeranno.  Del 
resto,  di  che  cosa  ha  paura  per  me  ?  Non  siamo  più 
al  tempo  dei  roghi;  e  un  angolo  della  terra,  in  cui 
si  può  mangiar  pane  e  bere  acqua,  e  dire  la  verità 
si  trova  sempre.  Guai  a  me,  se  facessi  come  gli 
altri!  Perderei  quel  poco  di  pace  interna  eh' è  il 
solo  bene  che  mi  avanza  nel  mio  esilio.  —  Il  tempo  è 
guasto,  piovoso:  ma  caldo,  e  mi  sono  finalmente 
staccato  dal  fuoco.  —  Nella  settimana  ventura,  spero 
potrò  dire,  a  conforto  mio,  d' aver  fi^nito  la  mia  parte 
nelP  opuscolo.  E  mentre  lo  stampatore  finirà  la  sua, 
io  comincerò  subito  qualche  altro  lavoro,  inglese  o 
italiano,  da  cui  poter  cavare  qualcosa  per  me  :  per<;hó 
quanto  all'  oi)uscolo,  io  di  certo  mi  rifarò  di  tutte 
le  spese,  ma  non  potrò  guadagnarvi.  —  Non  v'  è  cosa 
alcuna  di  nuovo,  che  importi.  Sto  bene  di  salute,  ed 
anche  dei  denti.  Addio:  vorrei  pure  poter  andare  a  pas- 
sare due  o  tre  mesi  in  campagna  nella Jjella  stagione, 
ma  già,  tra  la  Scuola,  i  lavori,  e  tutte  le  seccature, 
non  potrò  riescirvi.    Una    stretta  di    mano  d'  amico 


270  EPISTOLARIO.  [1845] 

air  Andrea  che  a  quest'  ora  avrete  veduto,  e  im 
abbraccio  al  padre  clie  spero  riavuto  dal  suo  scalda- 
lìieiito.  A  voi  tutta  V  anima  del 

vostro 
Giuseppe. 
MDCCCXLYII. 

A   Pietro  Giannone,  a  Parigi. 

[Londra],   28  aprile   1845. 

Caro  Pietro, 
Ti  raccomando  i  due  latori  di  queste  linee  : 
buoni,  eccellenti  patrioti,  i  quali  forse  avranno  bi- 
sogno che  li  aiutiate,  potendo,  in  un  loro  progetto, 
per  mezzo  degli  operai  amici  nostri.  Del  resto,  si^ie- 
gheranno  essi.  Se  potete,  ripeto,  fraternaniente  aiu- 
tarli, fatelo  :  e  ti  sarò  grato  davvero.  Addio:  in  fretta 

tuo 
Giuseppe. 

Fa  sapere  a  Lamb[erti]  che  ho  ricevuto  la  sua 
del  25,  e  ogni  cosa. 

MDCCCXLVIII. 

Alla  madre,  a  Genova. 

[Londra],   3  maurgio  1845. 

Mia  cara  madre. 
Kispondo    alla    vostra  del    19    aprile.  Non  posso 
oggi  mandare  iscrizioni  o  altro;  ma  le  manderò  nei 

MDCCCXLVII.  —  Inedita.  L'  autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale. 

MDCCCXLVIII.  —  Inedita.  L'autografo  si  conserva  nella 
raccolta  Nathan.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  tergo 
di  esso,  la  madre  del  Mazzini  annotò:   «  3  maggio  1845.  » 


[1845j  EPISTOLARIO.  271 

primi  giorni  della  settimana  senz'aspettare  la  fine. 
Certe  vacanze  date  al  Museo  V  hanno  tenuto  chiuso 
questi  ultimi  giorni,  ed  io  non  voglio  darvi  inquie- 
tudini col  ritardare  oltre  la  mia  lettera.  Già  delie 
lettere  non  v'è  altro,  perché  nessun  Membro  ha  fi- 
nora interpellato'  il  Graham  sul  risultato  delle  sue 
ricerche:  certo,  lo  faranno  un  di  questi  giorni,  ma 
siccome  a  me  non  importa  gran  fatto,  non  me  n'oc- 
cupo. M'occupo  bensì  di  veder  finito  questo  mio 
opuscolo  che  necessariamente  ha  da  escire  in  questo 
mese,  e  che  m' importa,  più  assai  d'ogni  altra  cosn. 
Ho  avuto  questi  ultimi  giorni  un  po'  di  male  alla 
gola,  ma  oggi  sto  meglio,  e  spero  che  potrò  domani 
dare  la  mia  Lettura  alla  Scuola.  Il  tempo  è  muta- 
bile, piovoso,  non  freddo.  Tutto  quello  ch'io  vengo 
a  sapere,  mi  conferma  più  semiire  che  nelP  aifare 
perdono,  i  due  non  hanno  alcun  torto,  e  che  hanno 
fatto  quant'  era  in  loro  per  far  sentire  gl'incon- 
venienti del  passo.  Inoltre,  gran  parte  del  torto  sta 
anche  negli  amici  che  circondano  la  loro  madre;  e  mi 
duole  oltremodo  che  tra  i  persuadenti  petizioni,  etc. 
vi  sia  anche  il  profeta.  (/)  Com'  egli  non  intenda 
meglio  i  propri  doveri,  e  non  senta  quanto  il  petizio- 
nare  in  essa  e  in  essi  imi)orti  ritrattazione  d'  oi)i- 
nioni  santificate  dal  sangue  d'  un  figlio  e  d'un  fra- 
tello, mi  pare  un  sogno.  Che  V  assenza  di  credenza 
sia  in  poveri  uomini  o  donne  ignoranti,  sta  bene; 
ma  trovarla  in  uomini  d' ingegno  elevato,  che  hanno 
professato  principii,  non  come  i>rodotto  di  sangue 
caldo,  ma  come  conseguenza  di  dottrine  maturamente 


(^)  G.  Elia  Beiiza  era  stato  infatti  incaricato  dalla  madre 
dei  liufifini  di  stendere  la  petizione  di  grazia.  Ved.  A.  Lazzeki, 
Lettere  inedite  di  E.   Ruffini  a   G.  E.   Benza  (Eiv.,  cit.,  p.   649). 


272  EPISTOLARIO.  [1845] 

pensate  intorno  a'  proprii  doveri,  è  spettacolo  tristo. 
Se  una  porta  s'aprisse,  un'  amnistia  generale  e  senza 
bisogno  di  petizioni  schiudesse  il  varco  agli  esuli, 
io  direi  agli  esuli:  profittiamone  e  andiamo  ad  ab- 
bracciare i  nostri  parenti.  Ma  il  petizionare  in  gente 
pensante  equivale  al  dire:  scasatemi;  fu  una  ragaz- 
zata, ma  sento  che  aveva  torto.  —  E  il  dire,  ho 
torto,  quando  avete  in  core  la  coscienza  d'  aver  ra- 
gione, è  una  menzogna  deliberata,  è  un  piegare  il 
ginocchio  davanti  il  vitello  d'  oro,  è  un  prostituire 
1'  anima  immortale  e  i  capegli  canuti  della  vecchiaia 
a  un  momento  di  soddisfazione  terrestre,  amareg- 
giata dal  rimorso  e  dall'avvilimento.  La  madre  crede 
in  una  vita  futura,  il  profeta  professa  di  credere  in 
una  vita  futura:  non  sanno  duuque  che  madre  e  fi- 
gli s' incontreranno  più  lieti  altrove,  se  avranno  no- 
bilmente sofferto  per  la  verità?  Vorrei  che  leggeste 
queste  linee  all'  amico  N"[apoleone]  e  gli  diceste  che 
tutti  coloro  i  quali  hanno  spinto  o  appoggiato  i 
passi  che  fa  la  madre,  hanno  reso  un  gran  cattivo 
servizio  a  lei  e  ai  figli:  non  dico  al  paese^  perché 
al  paese  non  importa  gran  fatto  un  esempio  più  o 
meno  d' inconseguenza  ;  tanti  ve  ne  sono  stati  in 
questi  ultimi  tempi.  —  Ho  detto  queste  cose,  perché 
sentiva  di  doverle  dire.  —  Dovreste  aver  avuto 
quel  libretto  mio,  se  calcolo  bene  :  ma  poiché  non 
me  ne  accennate,  vuol  dir  che  non  è.  Credo  che  vi 
sia  sempre  chi  s'  occupi  di  pubblicarlo  in  inglese  ; 
ma  tra  i)Oco  ve  ne  dirò  :  come  pure  d'  un  altro  pro- 
getto mio  per  hi  causa  italiana  qui,  che  vo  rumi- 
nando, ma  del  quale  è  inutile  parlare  finché  non  son 
certo  di  realizzarlo  in  parte  :  progetto,  s' intende,  tutto 
legale  e  inglese.  —  Vo'  dirvi  un  bel  tratto  ed  è  che 
quell'Enrico  M[ayer]  che  una  volta  vedeste,  udendo 


'  184oj  KPisioi.Aiao.  L'73 

dalla  Toscana  l'attar  di  lihodez  miovaiiieiité  in  campo, 
ha  scritto  una  lunga  lettera  inglese  al  signor  l)uu- 
(*onil)e  discutendo  V  accusa  e  protestando  a  favor  mio 
in  nome  di  molti  suoi  concittadini,  autorizzando  me  a 
far  V  uso  che  mi  sembrasse  utile  della  sua  lettera.  (^) 
Ben  inteso  che  a  me  l)asta  la  bella  prova  d'amicizia, 
e  che  non  intendo  farne  il  menomo  uso,  sottometten- 
dolo a  un  rischio.  Del  resto,  non  ne  ho  V)isogno, 
perché,  come  ho  detto,  nessuno  ci  ha  creduto,  e  a 
me  si  moltii^licano  pur  tro])i)o  le  gentilezze:  dico 
])ur  troppo,  perché  anche  questa  sera,  iualgrado  il 
mio  piccolo  mal  di  gola,  mi  conviene  andare  a  pranzo 
fuori.  —  Il  libro  d' Amari  che  l'amica  vi  ha,  procurato, 
è  un  bel  libro,  e  vi  piacerà.  —  Tra  non  molto,  sup- 
]>ongo,  v'arriverà  il  ragazzo,  cioè  ad  Antonietta:  ed 
or  che  vi  penso,  temo  eh'  ei  non  possa  trovarla,  per- 
ché credo  aver  messo  sul  bigliettino  Piazza  Palazzo 
senz' altra  indicazione,  echi  sa  se  potrà  trovar  fuori 
la  casa.  —  Avrete  probabilmente  veduto  a  quest'ora  la 
Signora  Inglese.  —  Dicono  qui  che  il  vostro  Ee  sia 
arrabbiato  coi  Gesuiti:  ma  su  che  si  fondi  la  ciarla, 
noi  so.  Arriva  qui  a  momenti  il  Oav.  Torresani, 
Direttore  della  Polizia  Lombarda  :  non  si  sa  il  per- 
ché. —  Addio,  madre  mia:  suppongo  avrò  la  vostra 


(/)  Enrico  Mayer  non  si  contentò  di  scrivere  al  Diincombe; 
ed  infatti,  due  anni  dopo,  nei  suoi  Cenni  comparativi  sulla  Po- 
lizia Inglese  e  Toscana  (Firenze,  tip.  Galileiana,  1847)  egli  insorse 
pubblicamente  contro  l'atto  compito  dal  Ministero  inglese,  af- 
fermando che  le  lettere  erano  state  aperte  «  per  un  mandato 
speciale  del  Ministero,  in  forza  di  reclamazioni  dal  barone  di 
Neumann,  allora  rappresentante  dell'  Austria  presso  la  corte  di 
8aint  James,  e  lo  furono  per  motivi  di  politica  estera,  sui 
«inali  riposa  un  velo  d'ignominia  e  di  sangue.  »  Ved.  A.  Li- 
NAKER,  E.  Mayér,  ecc.,  cit.,   voi.  II,  pp.   206-208. 

Mazzini,  Scritti,  ecc..  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).    18 


274  EPISTOLARIO.  [1845] 

lettera    lunedi.  —  Abbracciate  il  i)adre,  e  credete  al 
vivo  perenne  aftetto  del 

vostro 
Giuseppe. 
MDCCOXLIX. 

ALLA    Madrk.  a  Genova. 

[Lomlru],  9   hkioìtìo   1845. 

Mia   cara  madre, 

Kispondo  alla  vostra  del  20  aprile,  giuntami  in 
tutta  regola  lunedi.  Prima  di  tutto,  cosa  che  già 
forse  saprete  dai  fogli,  lio  la  gran  nuova  che  vi  farà 
l)iacere  assai,  delUi  ritrattazione  di  8ir  J.  Graham 
intorno  Pattare  di  Rhodez:  ritrattazione  fatta  evi- 
<lentemente  di  mala  voglia,  e  da  birb(>;  ma  infine  è 
fatta,  ed  è  un  trionfo.  Duncombe,  e  Bouverie,  (^) 
ciré  figlio  di  Lord  Kadnor,  andarono  da  lui  la  set- 
timana scorsa  [)er  chiedergli  se  intendeva  si  o  no 
ritrattarsi.  Rispose  di  no,  e  eh'  era  meglio  non  i)ar- 
larne,  i)erchó  non  aveva  nulla  di  soddisfacente  a  dire 
])er  me.  Ciò  nondimeno,  essi  decisero  d'  interpel- 
larlo pubblicamente  e  gli  scrissero  un  biglietto  av- 
visandolo: il  7  il  signor  Bouverie  saltò  su  in  Parla- 
mentOj  e  lo  richiese  di  disdirsi.  Allora  egli  dichiarò 
i'.he  s'  anche  non  fosse  stato  richiesto;  la  stessa  sera 
avrebbe  dichiarato  alla  Camera  il  risultato  delle  sue 

MDCCCXLI^.  —  Inedita.  L'autografo  si  conseirii  uolla 
raccolta  Nathan.  Non  lia  indirizzo,  né  timbro  postale.  A  teroo 
di  osso,  la  madre  del  Mazzini  anuotò:  «9  ma<»u:io.  Colla  rit- 
tra razione  [sic],  » 

(i)  E.  P.  Bouverie  (1818-1889).  era  dal  1844  deputato  di 
Kihiiarnock  :illa   Caiuera   dei  Comuni. 


(1845]  KPiSToKAUio,  L'ir» 

iiiclnesto:  <*lie  le  prime  ricerche  da  lui  fatte  avevano 
portato  risultati  iniittosto  sfavorevoli  :  ma  che  a- 
veiido  interpellato  il  i)residente  della  Corte  che  giu- 
<licò  Gaviolij  e  il  procuratore  generale  clie  aveva  in- 
vestigato queir  atì'arCj  ambigli  avevano  risposto  nel 
modo  il  più  assoluto  ed  esi)licito,  che  io  non  jiveva 
il  tar  cosa  alcuna  in  ([uelF  affare,  e  che  neppure 
uii'oml)ra  d'indizio  s'era  scoperto  a  mio  carico: 
rh'egli  dunque  si  sentiva  obbligato  n  ritrattare  pub- 
blicamente V  accusa  data,  e  farmi  riparazione.  Ag- 
giunse che  quando  ei  fece  1'  accusa,  non  sapeva 
nulla  che  io  avessi  intentato  un  processo  a  Gisquet, 
^  (;lie  se  l'avesse  saputo,  non  avrebbe  parlato  come 
iiveva  :  che  non  aveva  fatto  ritrattazione  i^rima,  per- 
ché le  lettere  di  quei  Signori  «non  gli  erano  giunte 
che  il  giorno  innanzi.  (^)  —  La  Camera  apj)laudi  alla  di- 
scolpa. Il  giorno  dopo,  ossia  ieri,  il  Times,  ])enché 
mio  nendco  giurato,  rimproverò  acremente  il  Mini- 
stro, dicendo  che  il  suo  torto  riiiumeva  lo  stesso,  e 
<;h'  era  suo  dovere  d"  istituire  1'  inchiesta  sul  mio 
conto  prima  di  far  l'accusa  e  non  dopo.  Non  lio  ve- 
duto altri  giornali.  A  me  questa  ritrattazione  non 
importa  né  ])unto  né  i>oco;  ma  mi  fa  piacere  per 
voi.  e  per  alcuni  amici  miei  di  qui.  Quanto  a  me 
4unque  è  afl'are  tìnito,  parlamentarmente  almeno. 
Non  mi  resta  che  a  trattar  la  causa  del  paese,  e 
-questo  lo  comincerò  coli' opuscolo  che  certamente 
uscirà  in  questo  mese  :  e  cercherò  seguitarlo  in  al- 
tro modo  couìe  vi  spiegherò  poi.  L'insieme  di  que- 
sto jift'are    ha    realmente    fatto    bene    all'  Italia;    ha 

(/)  Ved.  weW  appendice  al  presento  voi.  la  traduzione  del 
lesoconto  della  discussione,  riguardante  la  ritrattazione  di 
*Sir  J.  Graham,  avvenuta  alla  Camera  dei  Comuni  il  7  maggio  1845. 


276  EPISTOLARIO.  [184  5} 

svegliato  l'attenzione  sulle  cose  nostre:  e  tra  le  donne 
specialmente. 

Tengo  alle  iscrizioni  chiestemi  dallo  Storico  :  ne 
incliiudo  tre:  ma  bisogna  gii  diciate  da  parte  mia  : 
che  s'egli  unisce  le  due  cartine  segnate  1  e  2  negli 
angoli,  per  modo  che  V  1  e  il  2  si  segnano  e  ri- 
manga in  mezzo  il  vuoto  che  ha  nell'originale  l'im- 
magine di  San  Giorgio,  egli  avrà  esatta  davanti  agli. 
occhi  l'iscrizione  17  intera:  —  che  dovunque  egli 
trova  linee  e  segni  inesplicabili,  ei  deve  intendere  ta- 
lora di  lettere  guaste,  rose  dal  tempo,  talora,  a  quanto 
pjire,  di  sem])lici  screpolature  nella  pietra:  —  tinal- 
mente  che  nell'iscrizione  21,  la  terza  delle  quattro 
lettere  isolate  immediatamente  superiori  alla  prima 
linea  dell' iscrizione,  benché  guasta  nell"  originale. 
e  malfatta  inoltre  da  me,  può  intendersi  prohahU- 
meate  per  un  lì:  e  che  quelle  lettere  isolate  sono 
nell'  originale  intersecate  di  stemmi.  ^la  io  non  ho 
mai  saputo  linea  di  disegno,  né  posso  assumermi 
di  ricopiarglieli.  Or  una  o  due  che  rimangono  ne 
sono  complicatissime  :  sicché  ei  deve  dirmi  se  gli 
basta  ch'io  gli  mandi  tutto  ciò  eh' è  scritto:  e  al- 
lora farò  da  me  con  piacere  :  dove  no.  sarebbe  ne- 
cessario un  artista;  e  potrei  probabilmente  trovar- 
glielo, ma  pagandolo.  Del  resto,  né  la  parte  dise- 
gnata,  né  quasi  direi  la  parte  scritta  presenta 
documenti  che  importino  assai,  se  non  ad  accertare 
la  presenza  dei  Genovesi.  Le  iscrizioni  sono  pochis- 
sime :  tre  forse  oltre  queste:  l'altre  del  liì)ro  non. 
hanno  che  fare  con  noi. 

liingraziate    ^[apoleone]    delle     sue    parole.    Ho 
piacere  assai  che  Andrea  sia  contento  di  tutto  cjiie 
sto  affar  delle  lettere.  Nulla  di  nuovo  che  importi  : 
se    non  che    ho    ricevuto    oggi    appunto    lettera  da 


[1845^  Ki'i.sTOLAiao.  277 

Moli te\  ideo.  La  città  è  aiK^oru  assediata,  ma,  quando 
non  siieeedano  cose  strane,  come  tradimenti  in 
terni,  sarà  libera  i)resto.  La  nostni  Legione  It^jlian^» 
e  (laribaldi  fanno  prodigi  :  gV  Italiani  sono  amati 
e  stimati  dalla  popolazione,  come  salvatori  della 
città.  La  cansa  nazionale  Italiana  v'è  amata  come 
pnò  esserlo  da  noi.  Vorrei  clie  poteste  vedere  i 
giornali  delia  città.  11  modo  in  cui  (piegli  uomini, 
bottegai  il  giorno  prima,  si  battono  è  tale  da  tare 
arrossire  i  nostri  italiani  delP  interno  che  hanno 
oi>inioni  patriottiche,  e  che  nondimeno  stanno  (juieti, 
l)erché  dicono:  slam  tro])po  deboli:  non  potremo  resi- 
stere agli  Austriaci,  e  via  cosi.  C)  In  Ravenna  hanno 
tucilato  due:  altri  venti  condannati  a  galera,  i)rigione. 
etc.  :  ottanta  in  i)rigioné,  non  avendo  ancora  processo 
tinito:  tutto  questo  in  una  sola  città.  Cosi  gP  Italiani 
jìreferiscono  lasciarsi  si^annare  e  persegnitare  in  detta- 

(^)  Nelle  lett.  [>reee(lenrà  alla  madre,  e  pili  iiiieora  nell'Jjix)- 
.stolato  Fopolair  {vìm\.  hi  nota  alla  lett.  MDXXVII),  il  Mazzini 
aveva  pili  volte  avuto  oceasioiie  di  dare  notizie  delle  valorosi' 
imprese  di  guerra  compite  nell'America  meridionale  da  G.  Gari- 
baldi e  dalla  Legione  Italiuìia.  e  vi  s'era  soffermato  con  speciale 
attenzioue,  iutravvedendo  nel  duce  glorioso  nno  dei  pirì  for- 
midal)ili  sostenitori  della  rivoluzioue  italiana  (ved.  infatti  la 
lett.  MDOXCI).  Stretta  d'assedio  tino  dal  1843  <lair  esercito 
di  don  Juan  Manuel  Ortiz  de  Itosas,  il  «feroce»  <littatore  di 
Buenos  Aires,  e  lacerata  da  lotte  intestiue.  Montovìduo  resi- 
steva coraggiosamente  ai  disagi  di  ima  guerra  condotta  con  inau- 
dita ferocia,  e  alla  sua  difesa  contribuivano  efficacemente  corpi 
di  A'olontari  francesi,  inglesi  e  italiani,  questi  ultimi  formati 
a  legione  comandata  da  Garibaldi,  a  cui  il  Governo  di  Mon- 
te video  aveva  nel  1844  affidato  il  comando  della  flotta.  Di 
queste  azioni  garibaldine  il  Mazzini  Fanno  appresso  fu  il 
primo  a  recar  pubblica  testimonianza,  come  si  vedrà  in  ap- 
])iesso,  difendendo  1'  eroe  da  stolte  accuse.  E  a  lui  segni  su- 
bito Filippo  De  Boni,  recensendo   in    Cosi  la  penna,  cit.,    voi.  I, 


278  EPISTOLA  K  IO.  |1845| 

glio,  auziclié  teiitnie  con  un  gran  colpo,  la  loro  sa- 
lute. (')  Il  Vescovo  (li  Ferrara  li  a  dato  nn  editto,  si_i>ni- 
tìcando  ai  medici  e  cliirnri>lii  di  al)bandonare,  sotto 
minacce  di  pene,  i  malati  che  il  terzo  giorno  della  ma- 
lattia, non  si  fossero  confessati.  Parlando  di  decreti 
siffatti  a  nn  Inglese  clie  stimo  assai,  m'  intesi  rispon-, 
dere  che  una  ])opolazione,  che  softVe  cose  siffatte,  de- 
v'essere immorale  quanto  i  ])adroni  suoi,  e  non  merita 

pp.  365-384,  lo  scritto  <lel  Mazzini.  Va  pure  aggiunto  <'he,  con- 
trariamente a  (luauto  ebbe  a  scrivere  poco  dopo,  il  Journal  des  l)é- 
hats  scrisse  parole  di  vivo  elogio  per  Garibaldi,  nel  n.  del  20diceni' 
bre  1845.  E  fn  il  priiìio  accenno  che  si  ebl)c  dell'eroe  nei  periodici 
francesi.  Per  pili  nmpie  notizie  sono  poi  da  ved.  le  Memorie  di  G.  Ga- 
ribaldi (ediz.  Nathan,  cit.,p.  Ili  e  segg.);  Ricordi  dell'assedio 
di  Moutevideo  (1843-1851)  del  generale  B.  Mitre,  versione  dallo  spa- 
gnuolo  di  P.  Marabottini  Marabotti;  Firenze,  Sncc,  Le  M(»n- 
nier,  1882;  M.  Micnghixi,  Francesco  Anzani  (nella  Kivist((  di  L'o- 
rna del  Inglio  1907)  e  E.  Brambilla,  Bicordo  dtlV inaugurazione  del 
monumento  eretto  in  Alzate  a  F.  Anzani.  ecc.,  cit.,  p.  11  e  sgg. 
(^)  La  Commissione  militare  che  aveva  emanate  le  gravi 
condanne  di  Ravenna  era  presieduta  da  cinell'  odiatissinio  e 
feroce  tenente  colonnello  Stanislao  Freddi,  il  «luale  aveva  pure 
istruito  i  i)rocessi  di  Bologna  dell'  anno  precedente.  Trattavasi 
a  Ravenna  di  accuse  fondate  sn  indizi  assai  vaghi,  per  punire  gli 
autori  dell' nccisione  del  brigadiere  dei  carabinieri  Sparapani 
e  del  fuciliere  svizzero  Adolf,  e  dojio  una  Terribile  inqnisi- 
troria,  a  cui  non  si  era  vergognato  di  partecipare  lo  stesso  car- 
dinale legato  Francesco  Saverio  Massimo,  dopo  procedimenti 
contro  i  qnali  insorse  poi  Massimo  d'  Azeglio  con  gli  Ultimi  casi 
di  Romagna,  qnella  Commissione  militare  pronnnciava  il  31 
marzo  1845  sentenza  di  morte,  eseguita  il  19  del  mese  suc- 
cessivo, contro  Giacomo  Biagioli  e  Francesco  Casadio.  ainbedue 
di  Ravenna;  e  successi vamen te  (10  settembre  1845),  emaiiava 
sentenza  di  quindici,  di  sette,  di  cinque  anni  contro  altre  pea- 
sone  accusate  di  appartenere  a  «  Società  o  Lega  per  offendere  e 
resistere  alla  forza  pubblica  e  opprinnre  per  innalzare  il  ves- 
sillo del  popolare  dispotismo.  »  Ved.  per  tutto  ciò  A.  Van- 
Nucci,  op.  cit.,  voi.  Ili,  pp.   238-241. 


[1845Ì  KIMSTOLARIO.  L'79. 

lil)ortA.  (^)iH'st*  lii«>lese  aveva  ra^-ioiie;  ed  io  provo  ora- 
mai pei  miei  compatrioti  un  misto  d'amore  e  di  di- 
sprezzo che  a  certe  ore  mi  fa  veramente  infelice.  Mn 
lasciamo  andare  questo  discorso.  (^)  —  Fa  di  nuovo, 
freddo  e  pessimo  tempo.  Abbiamo  riacceso  il  fuoco. 
—  Ciò  non  impedisce  die  io  non  stia  nrc^lio  <lel 
mio  mal  di  <i()la.  ])omenica  feci  la  min  lettura  alla 
Scuola  su  Cola  di  lUen/i  con  udienzu  numerosissima, 
e  domeni(;a  ventura  la  conidiiuTlerò.  Addio,  madre 
mia.  Kn  ;ibbrac€Ìo  al  padre  clic  anch'  egli  sarà 
contento  della  ritrattazione  di  Sir  -lames.  Anìatemi 
sempre,  e  credetemi  vostro  uelP  anima 

(tIUSEPPE. 


(*)  Lm  notizia  era  comparsa  nella.  Gazzetta  (V Au<jHhur(jo,  e 
fu  riprodotta  ne)  Journal  des  Déhats  del  12-13  maggio  1845 
nel  modo  clie  segue:  «  L'archévéque  de  Ferrare  a  adressé  la 
iiotiHoation  siiivante  aii  corps  medicai  de  sa  diocèse  :  Nous 
rappolons  à  Messienrs  Ics  médecins  et  ehirnrgiens  de  nptre 
ville  et  (le  iiotre  diocèse  qne,  conforniément  aux  coustitiitions 
apostoliques,  ila  sont  tenns  d'avertir.  dès  lenr  première  visite, 
tous  ceux  dout  la  maladie  présente  ou  ]»onrra.  présenter  un 
caractère  dangereux  de  l'ohligation  qu'ils  ont  de  se  confesser, 
alili  (jiie  l'ame  étant  gnérie.  on  puisne  songer  avec  plus  de 
succès  à  la  guérison  du  corps.  Si  le  malade  à  la  seconde  vi- 
site du  médecin  ne  s'est  pas  confesse^  celni-oi  lui  rétirera  son 
conseil,  en  le  menagant  de  Fabandonner,  s'il  ne  se  confesse; 
si  enfili  le  troisième  jour  le  inalade  ne  lui  montre  un  certificat 
de  confession,  le  médecin  cesserà  ses  visites  et  ne  les  reprendra 
(jue  lorsque  le  certificat  eu  question  lui  sera  presente.  Les  mé- 
decins et  chirurgiens  (jui  ne  se  soumettraient  pas  à  ces  pre- 
scriptions,  attireront  sur  eux  les  réprimandes  et  les  pénitences 
prescrites  par  les  saints  canons  et  les  constitutions  apostoli(jues 
et  se  rcndront  eu  outre  passibles  d'autres  punitions  qu'il  nous 
])1aira  de  lenr  infliger.  » 


.280  EPISTOLARIO.  [1845) 

MDCCGL. 

A  Giuseppe  Lamberti,  a  Parigi. 

[Londra].   9  maggio   1845. 

Caro  amico, 

Due  linee  in  fretta  per  dirti  die  lio  ricevuto  le 
tue  linee  del  6,  colle  unite.  Alla  lettera  di  La- 
[fond|  risponderò  «iovedi  x^ei'  altra  occasione,  della 
quale  or  ora  ti  parlerò.  (V)  Avrai  veduto,  con  piacere, 
birba  e  gesuitica  com'  è,  la  ritrattazione  che  tre 
giorni  sono,  Graham  fece  in  Parlamento  snlP  affare  di 
Rhodez.  Ho  ricevuto  anteriormente,  ben  inteso,  ciò 
che  mandasti  pel  fratello  di  (4[onzales].  Abbi  \n\- 
zienza  pel  Prussiano:  merita  davvero  aiuto  :  inoltre, 
io  a  dir  vero  non  l'aveva  indirizzato  a  te  se  non 
l)erclié  tu  gli  indicassi  V  ora  in  cui  poteva  trovar 
Pietro.  Nondimeno,  sta  certo  ch'io  non  t' invierò 
altri.  Coir  occasione  di  giovedì  t' invio  il  pugnale  per 
Celeste  col  prezzo  e  ogni  cosa:  la  ricevuta  di  Tom- 
m[asini]  pel   danaro,  etc.    A    chi  ti  reca  questa,  al- 

MDCCGL.  —  Piib]>l.  da  D.  Giukiati,  Duecento  lettere,  ecc., 
cit.,  pp.  86-87.  Qui  si  rfseoiitra  sulP  autografo,  j)0S8eduto  dal 
Dr.  Daniele  Vare.  Non  ha  indirizzo,  né  timbro  postale.  Nel 
Protocollo  (Iella  Giorine  Italia  è  annotato  che  la  lett.  giniise 
col   «  mezzo  Vanoni  Felice,   Ticinese.  » 

(^)  8u  Giambattista  Lafond,  ved.  la  nota  alla  lett.  MDX. 
In  quella  qui  cit..  il  Lamberti  aveva  scritto  al  Mazzini  : 
«  Son  costretto  ad  inviargli  lettera  di  Lafond,  che  avendo 
forse  segnato  con  altro  nome,  vuol  che  gli  dica  il  vero  suo. 
Mi  prega  di  inviar  sicura  a  lui  la  risposta  di  Pippo,  se  questi 
me  la  manda.  »  Protocollo  della  Giovine  Italia,  voi.  III,  p.  219. 
L'  «  altro  nome  »   del  Lafond  era  quello  di  Auguste  La  Barthe. 


[1>>45]  Krisix)LAia<).  '2ì<\ 

lievo  della  nostra  Scuola  e  non  altro,  vorrei  che  tu 
indicassi  unicamente,  se  la  Scuola  italiana  è  in  piedi, 
e  ammette  allievi  gratuitamente.  1*  indirizzo  dov*  è. 
si  clic  se  mai  vuol  continuare,  continui  di  temj)©  in 
tempo  a  istruirsi.  Mario  e  la  Gr[risi]  son  benissimo  as- 
sieme. (*)  Scriverò  anche  coli' occasione  a  Can[uti].  Lo- 
v|atelli]  è  egli  a  Parigi,  o  rimasto  a  Marsiglia  ?  Possi- 
bile che  negli  Stati  del  Papa  vogliano  tarsi  scannare 
in  dettaglio,  senza  tentar  nulla  di  meglio?  Sento  insi- 
stente, tormentoso,  il  bisogno  d"  entrare  io  stesso  in 
azione,  prima  d'invecchiare  del  tutto;  ma  s*  io  v'en- 
trassi come  i  Bandiera,  non  farei  male  a  me,  farei 
male  alla  cangia.  (*he  crederebbero  disperata  :  e  per 
entrarvi  in  altro  modo  si  richiedono  mezzi,  che  cerco  e 
non  ti'ovo.  (^)  Fu  giungere,  ti  lu'ego^  ma  senza  eh'  ei  sap- 
pia che  gli  vien  da  me.  perché  ho  giurato  di  non  aver 

[^)  Nelln  leti,  su  ricordata,  il  Lamberti  aveva  cliiesto  al 
Mazzini  :  «  Se  Mario  sia  disgustato  realiueute  colla  Grisi,  come 
qui  ne  corse  voce.  »  Protocollo  delia  Gioviate  Italia,  voi.  Ili, 
p.  221.  E  questa  notizia  va  messa  in  relazione  con  l'altra,  di 
pochi  giorni  innanzi,  della  morte  del  grande  cantante,  avve- 
nuta in  duello  a  Londra  Id.,  voi.  III.  p.  213).  Mario  di  Candia 
viveva  notoriamente  insieme  con  Giulia  Grisi  (1811-1869).  con 
la  (juale  più  tarili  contiasse  regolare  matrimonio. 

C^)  Pochi  giorni  dopo  (21  maggio)  il  Lamberti  ris})ondeva: 
«Non  posso  approvar  la  sua  smania  d'azione.  —  Chi  dirige 
e  imi*  giovar  al  paese  colla  testa  e  guidando  un  partito,  non 
«leve  esporsi  come  un  soldato  comune.  È  colpa  in  chi  fa  ciò  : 
colpa  inescusabile,  né  v'  è  gloria  star  alle  schioppettate.  — 
Il  coraggio  virilt;  è  più  stimabile.  —  Ha  poi  egli  piantata 
una  bandiera  che  nessuna  forza  può  far  cadere;  sarà  seguita 
quando  le  circostanze  verranno  :  non  ne  dubiti  :  la  lasci  in- 
tanto sventolare  sulla  eminenza  insuperabile  da  cui  domina, 
e  si  riposi  come  il  gladiatore  stanco.  —  Quei  che  vorranno 
riuscir  a  qualcosa,  all'  opportunità  vi  si  raccoglieran  intorno; 
sia  ragionevole.  »  Ii>..   voi.  Ili,  p.  227. 


282  KPiSTOLAUio.  [1845] 

più  con  lui  il  menoiiio  contatto,  il  libretto  che  ti 
reca  clii  reca  la  lettera  a  Ricciardi.  (^)  Lo  l»o  promesso. 
L'occasione  di  che  parlo  è  quella  fanciulla  in- 
glese, che  ha  scelto  la  pensione  proposta  da  Pietro. 
^on  so  ancora  come  partirà:  ma  ne  scriverò  ai>- 
])ena  lo  saprò,  si  che  (pialcheduno  vada  a  incon- 
trarla. Ho  preso  la  responsabilità  con  sua  madre/  e 
bisogna  che  la  lu'oteggiate  contro  i  pericoli  che  qui 
sognano  esistenti  a  ogni  passo  in  Parigi.  Addio: 
t* abbraccio:  ama  il 

tuo 

(tIUSEPPE. 


1 


(i)  L'opuscolo  dello  Janer.  pel  quale  re«l.  ];i   uota  alla   lett. 
MDrCCLII. 


APPENDICE. 


APPEXDIOK 


C'AMKKA   DEI   COMUNI,   —   Seduta  del    18  febbraio   1845.  (*) 


Mr.  T.  DuNCOMBE  —  alla 
(;liinsnra  della  passata  Sessio- 
ne, mi  ritenni  in  dovere  di  av- 
vertire che,  al  principiar  di  que- 
sta, avrei  subito  richiamata 
l'attenzione  della  Camera  sulla 
relazione,  poco  soddisfacente 
ed  evasiva,  del  Comitato  in- 
caricato di  indagare  intorno  a 
certi  abusi  occorsi  all'  Urtìcio 
delle  Poste.  Mi  duole  che  sia 
giunto  il  momento  di  dover 
mantenere  hi  mia  promessa, 
ma  mi  conforta  il  pensiero  che 
la  colpa  none  mia.  La  relazione 
fu  i)resentata  cosi  tardi,  che  mi 
fu  impossibile  di  parlarne  alla 
Camera  prima  della  proroga, 
e  non  dipende  da  me,  se  sono 
costretto  a  parlare  ora  ;  se  la 
relazione  fosse  stata  completa 
e  soddisfacente  come  era  nei 
l)oteri  conferiti  al  Comitato  — 
ed  io  spero  di  dimostrarlo  — 
non  8arel)be  stato  necessario 
di  disturbare  ora  la  Camera. 
Mi  sembra  supertìuo  di  ricor- 
<lare    agli    onorevoli    Colleghi 


quelcheaccaddequandola  que- 
stiono fu  sollevata,  né  ripetere 
che  io  presentai  la  petizione 
di  una  persona  chiamata  Maz- 
zini, un  gentiluomo  italiano, 
il  quale  protestava  perché  le 
sue  lettere  fossero  state  aperte. 
Detta  petizione  fu  considerata 
quasi  con  indiiferenza  dal  Se- 
gretario di  Stato,  il  quale  si 
rifiutò  di  dare  qualsiasi  spiega- 
zione sull'argomento  in  parola, 
pur  dichiarando  di  avere  aperto 
le  lettere  di  uno  degli  indivi- 
dui a  cui  si  riferiva  la  petizione 
stessa.  Però  egli  si  rifiutò  di 
dire  a  quale  degli  individui 
appartenessero  le  lettere  da 
lui  aperte,  e  quando  P  ordine 
era  stato  dato.  Presentai  in 
seguito  un'  altra  petizione  del 
capitano  Stolzman,  un  distinto 
ufficiale  al  servizio  della  Po- 
lonia, ma,  ancora,  una  volta, 
Pon.  Baronetto  si  rihutò  di 
dare  qualsiasi  spiegazione.  Pro- 
posi allora  di  rimettere  la  pe- 
tizione stessa  ad  un  Comitato 


(1)  Dagli  Hansard's  Parliamentary  Debates.  voi.  LXXVII.  coli.  658-745. 


286 


APPENDICE. 


d'iuchiesta,  e  la  mozione  ebbe 
164  voti  favorevoli,  e  208  coii- 
tiarii  —  44  voti  di  minoranza  — 
l'iuflueuza  del  Governo  essen- 
do stata  esercitata  per  soffo- 
care qualsiasi  incliiesta.  TI  2 
luglio  proposi  la  nomina  di 
un  Comitato  d'inchiesta  i)er 
indagare  intorno  all'azione  di 
una  parte  dell'Ufficio  delle  Po- 
ste, chiamato  generalmente 
utticio  segreto,  e  intorno  ai  do- 
veri delle  persone  ivi  addette 
—  per  poi  riferire  alla  Camera 
il  suo  parere.  La  Camera  deve 
ricordare  che  vi  fu  un  emen- 
damento da  parte  del  Governo, 
cioè  che  il  Comitato  eletto  per 
prendere  in  considerazione  l'ar- 
gomento della  mia  mozione, 
dovesse  essere  un  Comitato 
segreto.  Mi  opposi  allora  alla 
costituzione  di  detto  Comitato 
e  anche  al  suo  carattere  di 
segretezza  ;  mi  opposi  al  siste- 
ma adottato  dall'on.  Baronetto 
a  procedere  egli  stesso  alla  no- 
mina, senza  eccezione  alcuna, 
dei  Membri  di  tale  Comitato. 
Fu  negato  a  me,  che  pure  avevo 
presentato  queste  accuse,  di 
prendervi  parte.  Sono  in  grado 
di  spiegare  alla  Camera  e  al 
juibblico il  motivo  di  questa  mia 
esclusione.  Non  fu  scelta  nessu- 
naiiersonafraquellecheio  avrei 
ritenuto  oj^portuno  di  nomina- 
re, nelle  quali  avevo  la  massima 
fiducia,  e  con  le  quali  avrei 
]»otuto  mettermi  in  couuiniea- 
zione.   Mi    opposi    a  quel    ca- 


rattere di  segretezza,  sapendo 
che  questi  Comitati  segreti 
non  soddisfano  mai  il  pubbli- 
co; tuttavia,  avevo  la  convin- 
zione che,  quando  il  Comitato 
stesso  avesse  assolto  1'  opera 
sua  esaurientemente  e  corag- 
giosamente, la  relazione  sua 
sarebbe  stata  tale  da  indurre 
la  Camera  a  cancellare  imme- 
diatamente la  legge  dalle  di- 
sposizioni legislative  del  Paese. 
Lon.  Segretario  di  Stato,  pur 
nominando  il  Comitato,  disse 
di  riservarsi  il  diritto  di  ap- 
pellarsi alla  Camera,  garan- 
tendosi cosi,  in  ogni  caso, 
un  doppio  appello.  Anch'  io 
mi  riserbai  il  diritto  di  inter- 
pellare la  Camera  e  di  riaprire 
la  questione,  qualora  la  rela- 
zione non  fos.se  soddisfacente. 
Ai)punto  di  ({uesto  diritto  mi 
giovo  adesso,  per  chiedere 
un'  ulteriore  inchiesta,  ed  in- 
dico a  voi  le  ragioni  sulle  qua- 
li fondo  il  diritto  ad  un'  al- 
tra e  pili  esauriente  inchiesta. 
Credo,  se  dimostro  dapprima 
che  il  Comitato  non  ha.  seguito 
le  istruzioni  della  Camera;  che 
nella  relazione  presentata  vi 
sono  grandi  inesattezze;  che  v'è 
mistificazione,  làdove  potevano 
esistere  8emi)lici  ed  oneste  pro- 
ve; che  esiste  sotterfugio  invece 
di  franchezza  e  di  sincerità  ; 
che  vi  sono  omissioni  della 
massima  importanza,  e  che  la 
relazione  tace  intorno  a  certi 
particolari,  in  cui,  per  1'  onore 


Al'PKNDlCK. 


dell' lìiirliil terra  stessa  e  j)er 
il  (Jovenio,  si  sarebbe  dovuta 
dire  la  verità  pura  e  semplice: 
st-  io  dimostrerò  tutto  ciò,  sarò 
ben  sorpreso  se  la  Camera  ne- 
ijlierà  la  iieeessità  di  un'  a- 
perta.  profou<iaiiicliiesta.  coiue 
esige  la  questione.  Quali  erano 
le  mie  iuiputJizioni  in  (jaesta 
accusa  contro  il  {ìctvcrno  e 
contro  il  sistema  f  C^uan<lo  mi 
pre.sentai  al  Gomititi»,  fui  pre- 
gato di  ripetere  le  in»put;izio- 
iii  al  Parlamento.  Ecco  le  impu- 
tazioni ricaA'ate  dagli  appunti 
fatti  dinanzi  al  Comitato.  Di- 
oliiaraidi  aver  rivelato  alla  Ca- 
mera l'esistenza  di  un  ufticio 
segreto  all'  Uttìcio  delle  Poste, 
dove  si  perpetrano  frodi  e  con- 
trattazioni —  dove  la  santità 
della  corrispondenza  privata 
è  violata:  che  in  qnell' ufficio 
si  aprono  e  risigillano  lettere, 
spedite  poi  a  destinazione,  sen- 
za che  il  destinatario  possa 
avere  il  menomo  sospetto  della 
violazione  del  segreto  della  sua 
corrispondenza.  Dichiaiai  i- 
noltre  che.  secondo  me.  il  Se- 
gretario di  .Stato  per  l'Interno 
aveva  ecceduto  dal  suo  potere 
e  ne  aveva  fatto  un  uso  invero 
]ioco  scrupoloso;  che  erano  state 
aperte  pili  lettere  da  quando 
egli  è  in  carica,  che  non  ne 
fossero  state  aperte  da  nessuno 
dei  suoi  predecessori  nello  stes- 
so spazio  di  tempo.  In  terzo 
luogo,  dichiarai  che  le  lettere  di 
certi  esuli   nel  nostro  Paese,  i 


<iuali  si  tìdavano  nell'ospitalità 
che  l'Inghilterra  era  stata  sem- 
pre pronta  ad  offrir  loro,  erano 
state  aperte  dietro  istigazione 
e  desiderio  di  Potenze  este- 
re, e  che  il  contenuto  delle 
lettere  era  stato  comunicato  alle 
Potenze  stesse:  nel  fatto  clie 
r  Inghilterra  era  diventata 
la  spia  di  desjìoti  stranieri  e 
complice  di  arresti,  di  bandi 
e  di  esecuzioni  di  morte  sulla 
forca.  In  quarto  luogo,  dichia- 
rai che  la  corrispondenza  degli 
ambasciatori  stranieri  era  sog- 
getta alla  sorveglianza,  all'esa- 
me dei  Ministri  di  Sua  Maestà. 
In  quinto  luogo,  dichiarai  che, 
nel  1842.  nu  Comitato  fu  man- 
dato nei  distretti  manifatturie- 
ri, al  line  «li  aprire  lettere  per 
ragioni  politiche.  Dichiarai  che 
la  mia  stessa  corrispondenza 
era  stata  violata  :  che  le  mie 
lettere,  come  Membro  di  que- 
sta Camera,  erano  state  trat- 
tenute ed  aperte.  Ecco  1'  atto 
d'  accusa  che  sono  stato  chia- 
mato a  pronunciare  dinanzi  al 
Comitato  :  ecco  le  imputazioni 
fatte  da  me,  prin»a  alla  Ca- 
mera, e  che  io  ripetei.  Il  Co- 
mitato ne  prese  nota  e  avrebbe 
dovuto  onestamente,  aperta- 
mente, lealmente  dirci  se  tali 
accuse  erano  vere  o  false.  Ora, 
come  sono  state  affrontate  tali 
imputazionit  Come  le  troviamo 
spi  egate  nel  la  relazione?  Chiun- 
que r  ha  letta,  ha  constatato 
che  nessuna  delle  mie  dichia- 


288 


APPENDICE 


razioni  è  stara  contiadetta.  Se 
le  nosfre  istruzioni  fossero 
state  queste:  «  Signori,  andate 
in  quella  sala,  non  spiegate 
nulla  e  niistiticate  ogni  cosa, 
difendete  questo  sistema  e  con- 
futate le  asserzioni  che  sono 
state  fatte,  »  io  direi  (eccet- 
tuato l'ultimo  punto)  che  il  Co- 
mitato avrebbe  compito  scru- 
polosamente il  suo  dovere.  Il 
compito  del  Comitato  era  di 
esaminare  lo  stato  della  legge 
ed  il  modo  col  quale  questo 
sistenm  di  sequestro  tempora- 
neo delle  lettere  era  stato  e- 
sercitato.  Dissi,  a  suo  tempo, 
che  non  ritenevo  la  delibera- 
zione votata  suttìcienteniente 
comprensiva,  che  noi  dovevamo 
sapere  in  quali  circostanze  cia- 
scuna ordinanza  era  stata  ema- 
nata. Come  ha  cominciato  il  suo 
lavoro  il  Comitato?  Ci  dice  per 
prima  cosa,  che  pei-  quanto  si 
riferisce  allo  stato  della  leg- 
ge, era  la  stessa  nel  1844. 
come  nel  1711,  quando  fu 
approvato  ì'  Atto  della  Regina 
Anna.  Ma  ci  dice  forse  quale 
era  questa  legge  al  tempo  della 
Regina  Annaf  No:  ci  lascia 
a  (juesto  punto.  Continua  poi, 
dichiarando  che  invece  d'  una 
discussione  dal  juinto  di  vista 
puramente  legale,  esso  si  pro- 
pone di  daici  la  storia  dell'eser- 
cizio di  detta  legge.  Ora.  non 
esiste  pia  una  sola  parola  intor- 
no allo  stato  della  legge.  Qui, 
affermo  che  esso  non  ha  obbedi- 


to alle  vostre  istruzioni.  Prefe- 
risce di  ris;ilij-eal  tempo  di  K- 
doardo  II.  Vi  è  un  notevole 
studio  di  storia  antica  nella  re- 
lazione: due  terzi  di  essa  sono 
composti  di  rapporti,  di  atti 
pul)l>lici  dei  tempi  antichi.  Si 
comincia  con  Sir  lirian  Ttike. 
e  vi  sono  ordinanze  emanate 
da  varie  persone  in  tempi  re- 
moti. Cosa  ci  serve  a  n<»if  Noi 
volevamo  alcune  delle  ordinan- 
ze  emanate  nei  distretti  ma- 
nifatturieri :  ma  il  Comirato 
non  ci  ha  dato  nemmeno  una 
co[>ia  di  quelli  che  desidera- 
vamo. Continua,  dichiarando 
che  vi  sono  stati  dei  processi 
imbastiti  contro  certi  indivi- 
dui per  reati  scoiìerti  median- 
te il  sequestro  e  la  censura 
delle  loro  lettere:  Atterbury, 
Vescovo  di  Rochester,  Dr.  Hen- 
sey,  ed  altri,  per  finire  con 
Mr.  Home  Tooke  :  ma  ha  man- 
cato di  provare  che  le  lettere 
di  costoro  furono  trattenute 
per  ordine  del  Ministro.  Cre- 
do invece  che  appunto  nel  pro- 
cesso del  Vescovo  di  Rochester 
sia  stata  fatta  un"  obbiezi<»ne 
all'ordinanza;  l'avvocato,  esa- 
minaiulo  un  testimonio,  chiese 
se  egli  aveva  ottenuto  la  lettera 
in  questione  in  seguito  ad  un 
mandato  speciale,  e  apparve 
chiaro  come  non  esistesse  nes- 
sun mandato.  Riassumendo,  o- 
gnuno  dei  casi  in  cui  le  let- 
tere erano  state  presentate  ad 
un  tribunale,  ha  dimostrato  o 


APPEXniCK. 


289 


<'he  non  esisteva  nessun  man- 
giato o  ohe  non  v'era  una  re- 
golare ordinanza  per  il  se- 
«luestro  (lei  docnmenti.  facoltà 
che  approvo  e  che  ogni  Go- 
verno dovrebbe  avere.  Se  si 
sequestrano  docunienti  dierro 
regolare  ordine,  «inalnnqne 
individuo  sospettato  sa  ciò 
che  accade  ;  ma  risigillare 
lettere,  commettere  contratta- 
zioni e  rispedire  queste  let- 
tere, è,  ripeto,  un  vergogno- 
so, iniquo  sistema,  indegno 
di  qualsiasi  Ministro.  La  re- 
lazione continua  dicendoci  che 
nel  1735,  a  tempo  di  8ir  Robert 
Walpole.  fu  eletto  un  Comitato 
per  indagare  intorno  alla  pro- 
cedura da  lui  adottata,  e  un  al- 
tro nel  1742,  per  esaminare  i 
dieci  anni  precedenti  l'ammini- 
strazione di  Sir  Robert  Wal- 
pole. Al  Comitato  del  1742, 
dice  la  relazione,  non  fu  per- 
messo d'indagare  nei  segreti 
del  Governo.  Tuttavia,  la  rela- 
zione, stesa  nel  1742,  dice  che 
non  si  mancò  di  scrutare,  d'in- 
dagare piuttosto  rudemente  nei 
segreti  del  Governo  di  Walpole 
per  mezzo  del  Comitato  segreto. 
Suppongo  sia  questa  la  frase  per 
caratterizzare  un  Comitato  di 
questa  Camera  ahe  faccia  one- 
stamente ed  imparzialmente 
il  proprio  dovere.  «  Piuttosto 
rudemente»;  è  una  lode  che 
n©n  sarà  mai  tributata  al  Co- 
mitato attuale!  Prima  di  aver 
tinito.  temo  di  essere  accusato 


di  aver  messo  a  nudo  rude- 
mente tutto  il  sistema  del  Go- 
verno, per  quanto  si  riferisce 
a  questo  argomento.  A  noi 
non  importa  sapere  se  il  Co- 
mitato del  1742  svelò  rude- 
mente i  segreti  del  Governo 
di  Sir  Rob<'rr  Walpole:  ma. 
esaminato  il  precedente,  in  che 
cosa  è  consistita  questa  rude 
brutalità?  Indica  semplicemen- 
te la  esistenza  di  questo  uthcio 
segreto,  fondato  allora,  e  con- 
tro il  quale  io  sto  discutendo. 
Si  considera  profondamente, 
sconveniente  che  quel  Comi- 
tato abbia  rivelata  la  cosa  al 
pubblico.  Ed  ora,  proseguia- 
mo. Il  Comitato  è  stato  estre- 
mamente accurato,  minuto  per 
quanto  è  accaduto  due  o  tro- 
cent'anni  fa;  e  invero,  la  re- 
lazione cosi  diventa  una  delle 
])iu  grossolane  lustre  concepi- 
bili. Ma  se  ciò  che  •  accadde 
tanto  tempo  fa  è  cosi  interes- 
sante, come  lo  sarebbe  stato 
maggiormente  la  storia  sem- 
pre pili  vicina  ai  giorni  nostri  ! 
Se  essi  ci  possono  dire  tante 
sul  passato,  quando  è  ben  pili 
difficile  di  avere  informazioni 
esatte,  a  maggiore  ragione 
possono  dirci  tutto  ciò  che 
vogliamo  sapere  ;  se  non  che, 
avvicinandoci  gradatamente  al 
diciannovesimo  secolo,  vedia- 
mo svanire  questo  ardore  di 
ricerca,  per  sostituirvi  una^ 
calcolata  riserva.  Dunque,  ho 
convinto    la    Camera    che    i» 


Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXYII  (Epistolario,  voi.  XIV). 


19 


290 


APPENDICE. 


Ogni  modo,  in  quanto  all'  es- 
senza, al  costrutto  della  legge, 
il  Comitato  non  ha  fatto  rela- 
zione di  sorta.  Inoltre,  in  un'al- 
tra pagina,  esso  ha  detto,  per 
ciò  che  riguarda  la  materia 
eh'  ebhe  incarico  di  esamina- 
re, che  non  volle  rintracciare 
1'  ordinanza,  dal  momento  del 
suo  recapito  all'  Ufficio  delle 
Poste  tino  a  quello  della  sua  e- 
secuzione.  Cosi  si  evita  di  spie- 
gare la  legge,  ])er  atìermare  in 
<luantoal  modo  inopportuno  di 
seguire  l'ordine,  dal  tempo  del 
suo  recapito  lino  alla  sua  esecu- 
iiione.  Eppure,  questa  era  una 
della  mie  ben  definite  lagnan- 
ze, questo  era  uno  dei  punti  sui 
quali  il  pubblico  esigeva  infor- 
mazioni, ed  esso  non  sarà  soddi- 
sfatto, tinche  non  le  avrà  avu- 
te. Perché  non  si  è  seguito  il 
mandato  dal  suo  recapito  lino 
alla  sua  esecuzione  ?  La  ragio- 
ne è  questa  :  che  sarebbero  e- 
niersi  particolari  su  quell'uf- 
ficio segreto.  Invece,  non  s'è 
detto  una  parola  su  di  esso.  Se 
il  Comitato  si  fosse  addentrato 
nella  questione, avrebbe  dovuto 
rivelare  tutte  le  iniquità  di 
queir  ufficio;  ma  lo  ha  evitato, 
dicendo  di  non  ritener  neces- 
sario di  fare  1'  inchiesta.  Io 
sostengo  j)<^icic>  che  esso  non 
ha  eseguite  le  istruzioni  della 
Camera.  E  qui  posso  cogliere 
l'occasione  per  dire  di  aver 
veduto  nei  documenti  un  pa- 
ragrafo il   (juale  dichiara    che 


quell'  ufficio  segreto  è  stato 
soppresso.  Suppongo  perciò 
che  lo  stesso  sia  stato  chiuso  ; 
ma,  come  dicono  gli  avvocati, 
ritengo  non  si  tratti  se  non 
di  un  mutamento  di  forma. 
C'osa  importa  a  noi  se  questa 
consuetudine  si  perpetui  piut- 
tosto in  questo  che  in  quel 
luogo,  iinché  essa  è  in  vigiire* 
A  me  non  importa,  e  non  im- 
porta al  pubblico,  se  questa 
iniquità  ha  luogo  al  Ministero 
dell'Interno  o  a  S,  Martin's-le- 
Grand  !  Ecco  perché  il  pub- 
blico non  deve  essere  ingan- 
nato, supponendo  da  questo 
paragrafo  che  il  sistema  sia 
stato  soppresso  :  esso  fu  creato 
con  un  Atto  di  Parlamento  e 
solamente  con  questo  stesso 
mezzo  può  annullarsi.  Ho  dun- 
que dichiarato  che  il  Comitato 
non  ha  seguito  le  istruzioni 
ricevute,  sia  per  l'indagine 
intorno  alla  forma  della  legge, 
sia  intorno  al  modo  col  quale 
le  lettere  sono  state  aperte. 
Ho  inoltre  dichiarato  che  l'on. 
Baronetto  ha  abusato  dei  suoi 
poteri  e  fatto  di  essi  1'  uso 
meno  scrupoloso,  e  che  souo 
state  aperte  piti  lettere  durante 
l'attuale  Amministrazione  che 
non  durante  qualsiasi  altra,per 
lo  stesso  periodo  di  tempo.  Ora, 
anche  senza  ulteriori  spiega- 
zioni, mi  pare  evidente  ohe 
il  Comitato,  senza  volerlo,  ab- 
bia alzato  il  velo  e  che  l'accusa 
fatta  da  ine  sia  provata.  Molti 


APPENDICE. 


291 


•^ono  jrli  artifizi  per  sviare  dal 
vero,  ma  è  stato  dichiarato  che 
la  media  generale  dei  mandati 
emessi  durante  il  secolo  attuale 
non  supera  di  molto  quella  di 
8  all'  anno,  e  questo  numero 
t'ompreiiderebbe  in  una  media 
annuale  le  lettere  ili  cirea  \6 
persone:  che  negli  ultimi  44 
Anni  sono  stati  emanati  372 
mandati  che  hanno  colpito  724 
individui.  In  una  ])arte  sus- 
seguente della  relazione,  si 
dichiara  che  di  questi  372.  due 
terzi  sono  ciò  che  il  Comi- 
Tato  si  comi)iace  di  chiamare 
genericamente  «  mandati  cri- 
minali.» cioè  mandati  ]>er  as- 
sicurare alla  giustizia  assassini 
e  ladri,  banchieri  fraudolenti 
e  persone  ch<^  frodano  l'erario. 
Una  parte  di  questi  mandati 
sono  chijuuati  incerti  ;  ed  è 
statxj  spiegato  che  la  niassima 
parte  di  questi,  se  non  tutti, 
«ono  mandati  criminali,  ben 
distinti  dai  mandati  politici: 
^lunque.  dne  terzi  di  372  fa 
248  mandati  criminali.  E  poi- 
<;hé  è  da  ritenere  che  i  man- 
dati criminali  sono  geneial- 
mente  diretti  contro  un  indi- 
viduo sospettato  di  qualche 
offesa,  essi  non  contengono  il 
nome  di  parecchi  individui  ; 
perciò,  questi  248  mandati 
<!riminali  verrebbero  a  colpire 
248  individui,  lasciandone  124 
}>er  colpire  476  persone  per 
delitti  politici.  Appare  da  ciò 
chiaramente  come    questa    fa- 


coltà sia  mati tenuta  per  scopi 
politici,  pili  che  per  la  con- 
statazione (ìi  certi  delitti,  con- 
tro i  <}uali  sarel)be  stata  pre- 
cipuamente rivolta.  Ebbene. 
Signori,  in  tre  anni,  dall'  e- 
state  1841.  ((uando  1'  attuale 
(ioviMUo  enti'ò  in  carica,  tino 
all'estate  1844.  <|nando  il  Comi- 
tato fece  la  sua  relazione,  sono 
stati  emessi  i  seguenti  mandati: 
nell'anno  1841  vi  furono  18 
di  ({uesti  mandati  e,  ì'iferen- 
done  la  metà  al  suo  predeces- 
sore, ne  attribuisco  9  all'  on. 
Collega,  ora  Segretario  di  Stato 
per  l'Interno.  Nel  1842  ve  ne 
furono  20  ;  nel  1843  ve  ne  fu- 
rono X:  e  nel  1844.  solo  in 
una  metà  d'anno.  v<'  no  fu- 
rono 7.  totale  44  mandati  nel 
breve  spazio  di  tre  anni.  Ora. 
dando  un'occhiata  a  tutta  la 
lista  procedente,  in  nessun  pe- 
riodo di  tre  anni,  per  nessuna 
amministrazione,  troverete  che 
sono  stati  emessi  44  ordini.  Il 
pili  gran  numero,  caso  abba- 
stanza strano,  fu  per  l'entrata 
in  carica  di  Lord  Sidmouth, 
]»eriodo  segnato  dal  maggior 
uso  di  questa  pratica  di  aprir 
lettere,  e  risulta  che  nel  1812 
furono  emanati  28  ordini,  nel 
1813  otto,  o  nel  1814  tre. 
Perciò,  l'on.  Baronetto  supera 
Ijord  Sidmouth  di  cinque.  Eb- 
bene, dico  io,  mostratemi  qual- 
che periodo  citato  dal  Comi- 
tato, nel  quale  un  Segretario 
di    Stato    abbia     enu'sso    un 


292 


APPP^NDICK 


numero  di  mandati  maggiore 
di  quelli  dell' on.  Baronetto  I 
Questo  era  proprio  il  caso  mio. 
Era  proprio  questa  la  mia  aft'er- 
mazione,  e  grazie  al  Comitato, 
me  ne  sono  state  fornite  ht  pro- 
ve. Dissi  pure  di  un  altro  uso 
poco  scrupoloso  fatto  di  questa 
facoltà,  quello  di  averlo  eserci- 
tato contro  a  stranieri,  e  lo  pro- 
vai con  le  j>etizioni  del  signor 
Mazzini  e  del  capitano  Stolz- 
man,  che  presentai  e  che  furono 
la  causa  prima  di  questa  in- 
chiesta. Non  credo  possiate  mo- 
strarmi nessun  esempio  da  con- 
trapporre a  un  caso  simile,  in 
circostanze  simili.  Inquanto  al 
signor  Mazzini,  la  cui  petizione 
giunse  prima,  mi  lagnai  che 
il  Governo  avesse  aperto  le 
sue  lettere  dietro  istigazione 
di  una  Potenza  estera  e  che 
avesse  comunicato  le  informa- 
zioni ricavate  dalle  lettere  stes- 
se a  qualche  Potenza  estera.  Il 
Comitato  ha  riconosciuto  che 
l'ordinanza  fu  emessa  il  l"  mar- 
zo e  annullata  il  3  giugno  delle 
scorso  anno,  per  il  sequestro  del- 
le lettere  indirizzate  al  signor 
Mazzini.  La  corrispondenza  in- 
tercettata era  trasmessa  al  Se- 
gretario di  Stato  per  l'Interno, 
letta  da  lui,  e  poi  mandata  al 
Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari  esteri.  Ecco  come  stanno 
le  cose:  notate  bene  ora:  af- 
fermo che  un  grave  errore  esiste 
nella  relazion*^,  errore  fatale 
alla  sua  validità!   Il  Comitato 


dice  che  l'ordine  fu  dato  il 
1°  marzo  ed  annullato  il  3  giu- 
gno. Kicordorete,  spero,  che, 
quando  presentai  la  petizione, 
Pon.  Baronetto  disse  che  il 
signor  Mazzini  non  aveva  nes- 
sun diritto  a  riparazione,  poi- 
ché l'ordine  era  stato  ritirat<i. 
L'  on.  Collega  che  mi  sta  die- 
tro, chiese  quando  aveva  ri- 
tirato l'ordine.  Siguori.  le  let- 
tere del  signor  Mazzini  furono 
trattenuto  ed  aperte  il  giorno 
prima  che  io  presentassi  la 
sua  petizione,  e  questo  acca- 
deva il  14  giugno.  Le  lettere  del 
signor  Mazzini  furono  aperte 
dal  Natale  del  1843  lino  al  13 
giugno.  Il  sistema  durava  da 
sei  mesi,  come  sarò  in  grado 
di  provare,  so  mi  volete  con- 
cedere il  Coujitato  che  invoco. 
Ritengo  che  l'ordinanza  sia  sta- 
ta emessa  per  l'occasione.  Non 
credo  che  in  principio  esistesse 
una  regolare  ordinanza;  credo 
che  tutto  sia  stato  eseguito 
senza  discernimento.  Ohe  un 
mandato  sia  stato  sottoposto  al 
Comitato,  non  vie  dubbio.  Nes- 
suno pone  in  dubbio  l'onore  di 
questi  Signori.  Detto  mandato 
porta  la  data  dal  1°  marzo  al 
3  giugno,  un  periodo  di  tre 
mesi:  nia,  sfortunatamente  per 
loro,  sono  contradetti  dal  Co- 
mitato dei  Lords.  il  quale  dice  : 
«  È  vero  che  le  lettere  del 
signor  Mazzini  furono  per 
quattro  mesi  trattenute  ed  a- 
perte.  »  Duiniue  uno  dice  tre. 


APPENDICE. 


i-  r;ilti(j  quuttit»  Illesi.  \'i  pare 
<  osa  da  nulla  il  sequestro  delle 
lettere  di   una  persona  per  un 
lueKe?  Non  giustitica  la  neces- 
sità di  un'altra  incliiesta  ?  Ma 
dirò  di  pili  —  dirò  che  si  tratta 
di    circa    cinque    o    sei    mesi. 
Non    mi    curo    dell'  ordinanza 
presentata  al  Comitato  ;  posso 
prorare  clic  quelle  lettere  fu- 
rono aj)erte  prima  del    tempo 
in  cui,  secondo  la  relazione,  il 
mandato  sarebbe  stato  conces- 
so, e  anche  posteriormente  al 
tempo  in  cui  s'  atìerma  che  esso 
fu    annullato  :   sostengo  perciò 
che  esiste  un  grosso  errore  nella 
relazione.   Non  accuso    il    Co- 
mitato di  errore  intenzionale; 
esso  è  stato  ingannato,  e  tutto 
ciò  richiede  un' ulteriore  si)ie- 
gazione  ed  inchiesta.    Quando 
ultiumniente  sottoposi  la  que- 
stione alla  considerazione  della 
Camera,  dichiarai  che  il   con- 
teinito     della     corrispondenza 
del  signor  Mazzini  era  stato  co- 
municato a    Potenze    estere   e 
che  le  lettere  di  lui  erano  state 
aperte  dietro  istigazione  delle 
Potenze  stesse.    Ripeto    la  di- 
chiarazione,   una    parte   della 
quale  è  stata  ammessa  dal  Co- 
mitato.  La  relazione  dice: 

«  Da  autorevoli  fonti  era  stato 
reso  uoto  al  Governo  britannico  die 
«ungiure,  delle  quali  il  signor  Maz- 
zini era  il  centro,  si  stavano  tramando 
in  territorio  iiij^lese,  per  i»reparai-e 
una  insurrezione  in  Italia:  e  che  se 
tale  insurrezione  avesse  assunto  un 
u>p«"tto   formidabile,  i)er   speciali  ra- 


jiioui  politiche,    la 
rebbe  statua  turba ti( 


29  o 

europea   .sa- 


Perché  questa  mistificazio- 
ne ?  Quali  sono  le  vostre  «au- 
torevoli fonti?  »  Quando  noi 
udiauìo  parlare  di  «  autoreroli 
fonti.  »  nel  nostro  Paese,  si 
pensa  generalmente  al  Sovra- 
no, e  queste  «  autorevoli  fon- 
ti »  sono  senza  dubbio  i  Sovrani 
di  altri  regni,  ciò  che  corrabora 
il  caso  mio.  La  relazione  non  po- 
teva dire  speci  licameiite  che 
certi  Ambasciatori  avevano 
chiesto  all' on.  Baronetto,  di  e- 
mettere  le  ordinanze;  ma  ci 
lascia  indoviuarechi  siano  que- 
ste «  autorevoli  fonti.  »  Conti- 
nua dicendo  che  «  il  signor 
Mazzinierail  centro  dell' insur- 
rezione organizzata  su  terri- 
torio britannico.  »  Nessuna 
dichiarazione  esiste  più  falsa 
di  questa.  -Si  doveva  autoriz- 
zare il  signor  Mazzini  a  par- 
lare dinanzi  il  Comitato,  ed 
egli  avrebbe  data  una  ben 
diversa  versione  della  cosa. 
La  relazione  continua: 

«  Il  Goveino  liritanuico,  conside- 
rando tino  a  (inai  punto  i  suoi  inte- 
ressi esigessero  il  manteninieutu  della 
pace  attuale,  emanò,  per  convinzione 
propiia.  e  non  per  suggestione  di 
nessuna  Potenza  estera,  1'  ordine  di 
trattenere  e  di  apiire  le  lettere  del 
signor  Mazzini.  » 

K  detto  che  non  fu  per  sug- 
gestione di  nessuna  Potenza 
estera;  ed  allora,  che'  ne  e 
delle  «autorevoli  fonti?  »  Sup- 


294 


APPENDICE 


pongo  che  vi  sia  qualche  sot- 
terfugio intorno  a  chi  avesse 
suggerito  :  ma  i  Signori  del  Co- 
mi tat-o  avranno  detto,  senza 
dubbio  :  «  forse  ne  verrete  a 
capo.  »  La  relazione  continua: 

«L'iuforinazioiie  dedottala  quelle 
lettere  e,  secondo  il  Goveruo  britau- 
uico,  utile  a  .s\  eutare  tale  atteiitatd, 
fa  comunicata  ad  una  Potenza  estera: 
ina  r  informazione  co.si  coninuicata 
uou  era  di  natura  tale  da  conìpro- 
mettere.  e  non  compromise,  la  sicu- 
rezza di  nessun  individue»  sojjjretto  a 
(juella  Potenza  estera.  » 

Voglio  pure  leggere  un  pa- 
ragrafo della  relazione  del 
Comitato  dei  Lords  a  questo 
proposito  :  esso  dice  : 

«  Certe  parti  delle  informazioni  cosi 
ottenute  fui-ono  comunicate  a  un  Go- 
verno estero,  solo  in  <|uanto  detta 
comunicazione  parve  giustificata;  ma 
senza  i  nomi  e  i  particolari  che  a- 
vrebbeio  jwtuto  esporre  a  grave  pe- 
ricolo qual<-lie  individuo  residente  nel 
paese  estero  al  <juale  era  tra.sraessa 
r  informazione.  » 

Ora,  vorrei  sapere  cosa  dice 
il  Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari  esteri  intorno  a  queste 
citazioni,  poiché  trovo  che  in 
una  discussione  su  questo  argo- 
mento, avvenuta  alla  Camera 
dei  Lords.  Lord  Normanby 
chiese  se  l'informazione  era 
stato  comunicata  a  Potenza 
estera  ;  ed  il  Duca  di  Wel- 
lington rispose  negativamente; 
ma  Lord  Aberdeen  si  alzò  e 
disse  di  poter  forse  rispondere 
a  questa  domanda  in  modo  più 
soddisfacente,   e   aggiunse  che 


nemmeno  una  parola  era  stata 
coinunicara  aiinaisiasi  Potenza 
estera.  Ebbene,  ora  i  Comitati 
della  Camera  dei  Lords  e  della 
Camera  dei  Comuni  debbono 
accomodar  la  cosa  col  Segreta- 
rio di  Stato  ])ev  gli  Ail'ari  e- 
steri.  Qualcuno  mentisce  gra- 
ven)ente.  manon  spetta  a  me  di 
dirlo.  Credo  a  entrambi  i  Co- 
mitati; ma  sostengo  che  la  con- 
traddizituie  del  Segretario  di 
Stato  )>ergli  Affari  esteri  esige 
una  spiegazione,  non  solo  per  il 
nostro  Paese,  ma  anche  per  i 
sovrani  e  le  nazioni  estere.  La 
relazione  della  Camera  dei 
Comuni  dice  che  questa  in- 
formazione, che  entrambi  i 
Comitati  asseriscono  es.ser  sta- 
ta data  a  Potenze  estere,  e- 
vitava  di  «  compromettere  la 
sicurezza  di  qualsiasi  individuo 
soggetto  a  dette  Potenze  e- 
stere  :  »  e  proprio  poco  prima 
è  detto  che  «tale  informazione, 
come  atta  a  sventare  questa 
attentato,  fu  comunicata  ad 
una  Potenza  estera.  »  Ora, 
che  modo  era  questo  di  sven- 
tare qualsiasi  attentato  f  Era 
forse  degno  dell'Inghilterra  f 
Era  questo  il  sistema  da  adot- 
tare  per  «  frustrare  »  ((uesto 
attentato,  sapendo  che  era 
compromessa  la  vita  di  otto 
sfortunati  individui  f  Avete 
asserito  che  il  siglior  Mazzini 
era  il  centro  di  questa  insur- 
rezione e  che  stava  traman- 
dola   qui.  Ora,    se   gli  aveste 


APPENDICE. 


295 


]»erniesso  di  o(nii])ariie  dinanzi 
al     Comitato,   avreste    trovato 
clic  nella   sua  corrispondenza, 
come  posso  provarlo  io,  vi  era- 
no, è  vero,  dichiarazioni  conte- 
nute nelle   lettere  a  Ini  dirette, 
provenienti  da  qnegli    infelici 
nomini  d'Italia,  allora  residenti 
a  (.'orlVi,   (^Iie  desideravano    di 
invadere     i     dominii     di     Bua 
Santità    ed    aiielie    una    parte 
del   territorio   ria])oletauo;    ma 
il  sitjnor  Mazzini,  nelle  sue  let- 
tere a  <jnej»li  individui,  diceva  e 
taceva  del  suo  mefjl  io  per  dissua- 
derli. Diceva  tratta isi  di  un'im- 
presa temeraria,   destinata   al- 
l' insuccesso,   e   li  scongiurava 
di     desistere.     P^ssi     risposero 
dicendo  :     «   Desisteremo,     se- 
jru iremo   il   vostro  consiglio:  » 
ma,  disgraziatamente,  il  veleno 
era  già  trasmesso  al    Governo 
napoletano.  Il  Governo  britan- 
nico gli   aveva  comunicato    lo 
scopo  della  prima  parte  della 
corrispondenza,   ed  era  troppo 
tardi  per  revocare    la  sua   co- 
municazione.  Il    Governo    au- 
striaco mandò  spie  tra  quei  di- 
sgraziati. Quelle  spie  fornirono 
ad  essi  imbarcazioni,    dicendo 
che    in     Calabria    i    contadini 
erano  pronti  a  sollevarsi,  e  non 
mancavano  che  i  capi.   Quegli 
uomini  furono  perduti,  ingan- 
nati, e  malgrado  le  assicurazio- 
ni  espresse  al    signor  Mazzini 
nelle  loro    lettere,    lasciarono 
Corfii  per  la  Calabria.  Giunti 
là,  invece  di   contadini  pronti 


a  riceverli,  furono  condotti 
alla  montagna,  dove  trovarono 
forze  mandata  dal  Governo 
napolet.nio,  dietro  istigazione 
e  (Consiglio  del  Governo  ì>ri- 
taunico,  per  ([uanto  io  sappia, 
e  dove  furono  catturati;  alcuni 
perirono  nella  lotta';  ma  nove  di 
essi  furono  presi,  ti-adotti  di- 
nanzi un  tribunale  militare,  e 
poco  tempo  dopo  giustiziati. 
Ecco  r  estratto  di  una  lettera 
scritta  poco  (ìo]>o  la  loro  m«)rte. 
J^isogna  ricordare  che  si  trat- 
tava di  nomini  di  ottima  fa- 
miglia, di  spiriti  eletti,  ma 
senza  guida.  Vi  erano  fra  di 
loro  i  due  Bandiera,  figli  del 
contrammiraglio  di  questo  no- 
me. Ecco  il  racconto  della  loro 
morte,  scritto  al  signor  Maz- 
zini : 


«  I  fratelli  Jiaiidiera  e  i  loro  sette 
(•(>iu])aoni  morirono  cahui  ed  intre- 
pidi, attenuando  la  loro  fede,  come 
coloro  che  muoiono  per  la  ginstizia  e 
la  verità.  Uno  die  lia  assistito  ai 
loro  ultimi  momenti  a  Cosenza,  il 
25  lu^io,  parla  di  loro  come  di  stinti, 
ri<-ordando  i  màrtiri  dei  primi  tempi 
del  Cristianesimo.  La  mattina  del 
giorno  fatale  finono  trovati  dormendo. 
S'  abbigliarono  con  somma  cura,  e 
per  quanta)  potavano  con  eleganza, 
come  se  s' ajtpareccliia.ssero  a  un 
atto  solenne  religioso.  ITn  prete 
venne  per  confessarli  ;  ma  essi  lo  re- 
spinsero dolcemente,  dicendogli  die 
essi  avendo  praticato  la  fede  del  Van- 
gelo e  cercato  di  propagarla  anche  a 
prezzo  del  loro  mngue  fra  i  redenti 
da  Cristo,  speravano  d'esser  raccoman- 
dati a  Dio  meglio  dalle  proprie  opere 
che  dalle  sue  parole,  e    lo   esortavano 


296 


APPENDICE. 


a  serbarle  per  predicare  ai  loro  oppressi 
fratelli  in  Gesìl  la  religioìie  della  Li- 
bertà e  dell'Eguaglianza.  S'avviarono 
con  volto  «ereuo  e  ragionando  tra  loio 
seii/a  ostentazione  al  luogo  dell'  ese- 
cuzione. Giunti,  e  apprestate  1"  armi 
dei  soldati,  iiregarono  che  si  rispar- 
ìnimtse  la  testa,  fatta  aimìnagine  di 
Dio.  Gridarono:  Viva  l'Italia!  Questo 
fu  il  loro  ultimo  grido  sulla  terra. 
Dio  e  i  loro  fratelli  lo  ricorderanno,  » 

Un  altro  imìividuo  scrive 
pure  a  (ptesto  proposito  : 

«  Se  liusciamo.  mi  scris.sero  nelle 
loro  ultima  lettera  dell'  11  giugno, 
affrettatevi  a  raggiungerci  I  Se  t^oc- 
combiamo,  dite  ai  nostii  concittadini 
che  imitino  l'  esempio,  poiché  la  vita 
ci  venne  data  per  utilmente  e  nobil- 
mente impiegarla  e  la  causa  per  la 
(juale  avremo  combattuto  e  saremo 
morti  è  la  più  puia.  la  più  santa,  che 
mai  abbia  scaldato  i  p«'tti  degli  uomi- 
ni :  es.sa  è  quella  della  Libertà,  dell' ^- 
guagUanza,  t\Aì'  Uinanità,  dell' /jaft- 
peìxdenza   e   dell 'Oìifà  Italiana. 

Questi  sono  gli  uomini  con- 
tro i  quali  si  è  alleato  il  no- 
stro Governo  coli'  Austria  e  col 
Redi  Napoli!  Tre  furono  giusti- 
ziati, e  questo,  senza  dubbio, 
avvenne  dietro  le  informazioni 
fornite  dal  Governo  agli  Stati 
stranieri.  Perché,  dopo  di  av^er 
ottenuto  queste  informazioni 
per  mezzo  del  «sequestro  delle 
lettere,  non  avete  avvertito 
quegli  infelici,  dicendo  loro  : 
«  Il  vostro  piano  è  stato  sco- 
perto, e  voi  dovete  cessare  di 
complottare  in  territorio  bii- 
tannico  ;  andate  ini*outro  a 
un  pericolo,  che  finirà  npr 
trascinarvi  alla    rovina  I  »    Se 


aveste  agito  cosi,  essi  vi  a- 
vrebbero  ascolt-ato,  invece  di 
farvi  lo  strumento  della  loro 
morte.  Quegli  uomini  sono 
stati  appunto  le  vittime  del 
sistema  :  ed  io  ritengo  che 
il  loro  sangue  debba  ijesare 
più  sulla  coscienza  dei  Mi- 
nistri di  Sua  Maestà,  clié 
su  quella  di  coloro  che  com- 
l>irono  il  loro  dovere,  fiicendo 
adattare  il  grilletto  dei  mo- 
schetti che  li  uccisero.  Se  un 
monumento  dovesse  essere  e- 
retto  in  memoria  di  coloro 
che  caddero  a  Cosenza,  come 
spero  sarà  fatto,  la  lapide 
commemorativa  dovrebbe  ri- 
cordare che  essi  caddero  per 
la  causa  della  giustizia  e  della 
verità,  vittime  della  bassezza  e 
dell'inganno  di  un  Ministro  bri- 
tannico. E  questa,  ricordatelo, 
sarebbe  la  pura  verità,  una  delle 
conseguenze  di  questo  odioso 
sistema.  Ma.  fosse  questo  il  solo 
caso  esistente  riguardo  a  stra- 
nieri. Ho  presentato  ieri  sera  la 
petizione  di  due  distinti  esuli 
polacchi,  uno,  il  signor  Stani- 
slao Worcell,  membro  della 
Dieta  polacca,  1'  altro,  il  capi- 
tano Stolzmau  :  petizione  ri- 
guardante il  sequestro  delle 
loro  lettere  all'IT rticio  delle  Po- 
ste. Quest'ultimo  ha  constatato 
in  un  modo  od  in  un  altro,  come 
già  fece  il  Mazzini,  che  le  suo 
lettere  sono  state  aperte,  e 
anch' egli,  l'anno  scorso,  re- 
clamò una  riparazione  ed  una 


APPENDICE. 


297 


iiirliiesta;  lua  iioii  e  stato  mai 
chiamato  dinanzi  al  Comitato, 
e  nessuna  informazione  è  stata 
data  alla  Camera  dall'  ou.  Ba- 
ronetto intorno  al  sequestro 
delle  lettere  del  capitano  Stolz- 
man,  Suppongo  però  che  le 
mfonnazioui  ottenute  per  mez- 
zo di  (queste  lettere  siano  state 
comunicate  al  Governo  russo, 
benché  il  risultato  non  sia  stato 
COSI  fatale  a  lui  come  nel  caso 
degli  esuli  italiani.  Comunque, 
questo  modo  di  procedere  è  in- 
degiu)  del  Governo  britannico. 
La  relazione  del  Comitato 
continua  dichiarando  che  : 

•<  Un'ordiuftiiza  di  aprire  e  di  trat- 
teiit-rf  tutte  le  lettere  indirizzate  al 
signor  Worcell  ed  al  signor  Stolznjau 
fu  emesso  il  17  ai»rile  1844  ed  annullato 
il  1^0  jriugno.  » 

Ho  la  prova  del  contrario. 
Non  ho  fatto  nessuna  atferma- 
zione  a  questo  proposito  che 
io  non  sia  in  grado  di  pro- 
vare. La  relazione  dice  ancora  : 

«  rnOidinanza  di  aiuire  e  di  trat- 
tenere tutte  le  lettere  indiiizzate  al 
signor  Grodicki,  a  Parigi,  e  ad  un  altro 
signore  straniero,  fu  emesso  il  3  giù 
gno  1844  ed  annullato  il  13  dello  stes- 
so mese.  » 

Ora.  il  signor  Stolzman 
comparve  innanzi  al  jìubblico 
r  anno  scorso,  avendo  egli 
I>reseutata  una  petizione  ;  ma 
nessuno  senti  parlare  del  signor 
Worcell,  finché  questo  nome  non 
comparve    nella    relazione  del 


Comitato.  Il  signor  Worcell  ha 
presentato  ieri  una  petizione 
alla  Camera,  per  aver  l'occasio- 
ne, per  mezzo  di  un'  inchiesta 
condotta  da  un  Comitato  non 
segreto,  di  smentire  le  false 
accuse  e  di  rivendicare  1'  ono- 
rabilità del  suo  carattere  di- 
nanzi alla  Camera  e  al  Paese. 
Ho  ragione  inoltre  di  credere 
ohe  il  signor  Worcell  non  abbia 
avuto  sentore  dell'  apertura 
delle  sue  lettere,  lino  a  quando 
non  comparve  la  relazione  ; 
s'aggiunga  che  il  signor  Gro- 
dicki  non  fu  nominato  l'anno 
scorso.  Perché  dunque,  di- 
versamente dall'altro,  fu  sol- 
levato sugli  scudi  della  pub- 
blica rinomanza,  quando  è 
diohiaiato  nella  relazione  che 
questo  ordine  si  fondava  su 
ragioni  connesse  con  la  sicu- 
rezza e  salvezza  personale  di 
un  Sovrano  estero,  allora  in 
Inghilterra?  Questo  non  signi- 
tica  altro  che  questi  signori 
erano  animati  dal  desiderio  di 
assassinare  questo  Sovrano  e- 
stero,  che  noi  tutti  sappiamo 
essere  V  Imperatore  di  Russia  ; 
ma  perché  non  dirlo  f  perché 
vi  erano  due  Sovrani  stranieri 
nel  nostro  Paese  a  quel  tempo  ; 
il  Re  di  Sassonia  e  l'Impera- 
tore di  Russia.  Tuttavia,  il  Co- 
mitato, al  solito,  non  ha  voluto 
esser  chiaro,  esplicito  su  que- 
sto punto,  e  sembra  ansioso 
di  lasciare  in  dubbio  ai  po- 
steri quale  dei  due,  il  Re  di  Sas- 


298 


Al'PKNDlCK 


Sonia   <)   1'  Imperatore  di    llus- 
sia,   si   volesse  assassinare. 
La  relazione  continua  cosi: 

«  Le  ultime  due  (udiiianze  sono  in 
relaziono  con  la  sicurezza  peisonale 
«li  un  Sovrano  estero,  affidata  alla 
protrazione  dell'  In;y;liilterra.  Appare 
evidente  al  vostro  Comitato  che  in 
casi  cosi  .speciali,  aìiclie  il  minimo 
sospetto  di  pericolo  giustitìc-herebhe 
un  Ministio  a  prendere  misure  di 
pre<'auzi<»ne  assolutamente  straoidi- 
naiie.  Non  risulta  al  Comitato  che 
si  siatrovato,  indie  lettere  sequestrate, 
nulla  elle  j>otos.se  incriminare  i  due 
signori,  da  esso  nominati  con  rilut- 
tanza. » 

E  chi  li  a  chiesto  al  Comi- 
tato i  nomi,  e  qnale  era  la  ne- 
cessità (li  accusarli,  di  insi- 
nuare sospetti  intorno  al  loro 
proposito  (li  commettere  un  co- 
si orribile  ed  abominevole  de- 
litto come  V  assassinio  ?  8e  si 
credette  necessaria  tale  ac- 
cusa nella  relazione,  si  a- 
vrel>1»e  dovuto  anche  per- 
mettere a  questi  Signoii  di 
coujparire  dinanzi  al  Comitato, 
e  di  ascoltare  cosa  potevano 
rispondere  contro  questa  accu- 
sa. Ho  saputo  per  caso  clie  il 
signor  Woreell  appartiene  ad 
una  distinta,  nobile  fami<;lia 
polacca,  che  è  stato  lìiembro 
della  Dieta  di  Polonia,  e  da 
tutto  quanto  ho  potuto  sapere, 
egli  apparisce  incapace,  come 
qualsiasi  Membro  di  questa 
Camera,  di  avere  avuto  l' in- 
tenzione di  commettere  un  si- 
mile delitto;  era  dunque  ammis- 


siì)ile  che  questo  «•(•ntiliionu^ 
potesse  essere  calunniato  dal 
Comitato  con  accuse  come  quel- 
le insinuate  contro  la  sua  ripu- 
tazione? Ciò  è  ingiustissimo: 
e  la  Camera  lealmente  dovreb- 
be autorizzare  la  nomina  di 
un  altro  Comitato,  affinché 
questa  persona  potesse  giusti- 
ticare  la  sua  condotta  e  tute- 
lare il  suo  onore.  Se  la  Camera 
autorizzasse  la  nomina  di  un 
altro  Comitato,  sono  sicuro 
che  ne  risulterebbe  che  tutte 
queste  accuse  emanavano  da 
spie  recatesi  (jui  all'epoca  della 
visita  dell'  Imperatore  di  Rus- 
sia ;  e  che  queste  intenzioni 
di  commettere  un  delitto  a- 
troce.  furono  inventate  ]>er  cat- 
tivarsi i  favori  del  F  Amba  se  la- 
ta russa.  Il  risultato  fu  che 
V  Ami 'asciato  re  russo  o  qual- 
cuno dei  suoi  im])iegati  andò 
dal  Segretario  di  Stato  per 
1'  Interno  a  comuìiicargli  le 
insinuazioni  udite  :  e  come 
conseguenza  di  questo  passo, 
fu  emanato  1'  ordine  di  aprire 
le  lettere  di  quei  signori.  Que- 
ste spie,  desiderando  di  tornare 
nel  paese  natio,  vollero  in- 
graziarsi r  Ambasciata  russa,^ 
alle  spese  di  quegli  uomini 
dabbene  ;  e  le  loro  asserzioni, 
riferentesi  a  questa  sozza  ca- 
lunnia, furono  credute,  non  so- 
lamente in  quell'ambiente,  ma, 
evidentemente,  in  parte  anche 
dal  nostro  Governo.  E  il  Comi- 
tato avverte  di   ìioT)  aver  udito 


APPKNDICK. 


299 


a  dire  che  si  sia  trovato  alcnu 
che  di  criminale  nella  corri- 
spondenza di  qnei  signori. 
In  conclnsione.  le  spie  sono 
tornate  al  loro  paese,  per 
una,  concessa  aniuistia  e  quei 
Signori  sono  rimasti  qni,  con 
una  disonorevole  macchia  sulla 
loro  riputazione,  per  opera  del 
Governo  del  nostro  Paese.  Que- 
sta è  una  parte  verjjjoijnosa  del 
rapporto,  e  non  può  esservi 
«riustiticazione  per  il  Comi- 
tato d'  averlo  steso.  Non 
eredo  che  il  Governo  si  ren- 
desse conto  di  ciò  che  face- 
va, comunicando  il  contenuto 
delle  lettere  che  svelavano  i 
rapporti  tra  gli  esuli  residenti 
qui  e  le  loro  famiglie  in  Po- 
lonia. Quando  il  Ministro  ebhe 
aperto  e  letto  il  contenuto 
delle  lettere  degli  esuli  po- 
lacchi e  delle  loro  famiglie, 
probabilmente  avrà  dichiarato 
al  Governo  russo,  dietro  listi- 
gazionc  del  quale  aveva  agito, 
di  non  aver  trovato  nulla  in 
quelle  lettere  di  natura  politica 
o  criminosa,  madie  esse  si  rife- 
rivano esclnsivamento  a  que- 
stioni ed  affari  di  famiglia.  Ma 
si  rese  conto  forse  di  tutta 
la  portata  della  opera  sua, 
sia  pure  con  questa  semplice  in- 
formazione data  al  Governo 
russo!  È  noto  che  in  Polonia 
sono  stati  emessi  varii  ukase 
che  proibiscono  a  tutti  i  resi- 
denti in  Polonia  di  avere  qual- 
siasi rapporto  con  gli  esuli  di 


•  piel  Paese:  so  (iiialcuno  cor- 
rispondeva, non  importa  su 
quale  argomento,  con  un  e- 
sule  Polacco,  per*  la  prima 
volta  era  passibile  di  pri- 
gione e  di  frusta.  Era  anche 
dichiarato  colpevole  di  alto  tra- 
dimento chiunque,  in  Polonia, 
corrispondesse  con  determinate 
persone  residenti  in  Inghil- 
terra, i  nomi  delle  quali  erano 
indicati.  Quelli  di  Worcell  e  di 
Stolzman  sono  nella  lista  di  co- 
loro coi  (juali  il  corrispondere 
era  dichiarato  un  tradimento. 
In  forza  di  questo  ukase,  la 
moglie  d^l  generale  Sovinski 
è  stata  imprigionata,  sotto  il 
sospetto  di  corrispondere  con 
alire  signore  polacche  in  esi- 
lio. La  signora  Vinnitcha,  mo- 
glie del  colonnello  Vinnitcha, 
fu  pure  arrestata,  per  avere 
scritto  a  suo  nuirito  in  esilio, 
e  la  signora  Valde  fu  impri- 
gionata e  ricevette  cinquanta 
frustate  per  esser  stata  in 
corrispondenza  con  un  esule, 
p]  queste  punizioni,  ricorda- 
telo, sono  i!iflitte  dietro  or- 
dine di  un  sovrano,  della  cui 
venuta  qui,  la  Camera  dei 
Comuni  d'  Inghilterra  si  ral- 
legrò con  Sua  Maestà,  ccmsi- 
deraudo  il  viaggio  dell'  Impe- 
ratore di  Rui^sia,  intrapreso 
con  grande  sacrificio  di  pri- 
vate comodità,  come  una  prova 
dell'  amicizia  di  Sua  Maestà 
Imperiale.  Non  suppongo  il  Go- 
verno edotto  del  danno  inflitto 


300 


APPENDICE. 


a  i>ersone  i-esidenti  in  Polonia, 
informando  l'Ambasciata  rtissa 
che  il  contenuto  delle  lettere 
ricevute  dagli  esuli  polacchi 
si  riferiva  solamente  ad  atìtari 
di  famiglia;  poiché,  una  mo- 
glie che  corrispondeva  col 
proprio  marito,  esule  nel  no- 
stro Paese,  era  soggetta  alla 
più  brutale  delle  punizioni, 
alla  punizione  corporale.  An- 
che essendo  madre,  essa  non  solo 
era  sottoposta  ad  una  punizione 
cosi  vergognosa,  ma  le  eran 
sottratti  i  tìgli.  Ripeto  perciò 
che  un  Governo  dovrebbe  es- 
sere molto  prndente  a  co- 
municare a  Potenze  estere 
qualsiasi  informazione  otte- 
nuta dalla  corrispondenza  pri- 
vata di  persone  residenti  nel 
nostro  Paese,  anche  quando 
queste  lettere  si  riferissero  sol- 
tanto ad  affari  privati.  Ed  ora 
passo  ad  un'altra  parte  della 
questione,  a  ciò  che  è  stato 
dichiarato  essere  una  pratica 
usuale,  cioè  l'ax)ertura  della 
corrispondenza  indirizzata  o 
proveniente  da  ambasciatori  e- 
steri,  inviata  per  mezzo  del- 
l' Ufficio  delle  Poste.  Ripeto 
che  è  stata  una  consuetudine 
quella  di  aprire  le  lettere 
indirizzata  agli  Ambasciatori 
qui  residenti,  prima  di  con- 
segnarle. Mi  immagino  di  ve- 
dere il  conte  di  Aberdeen  che 
accoglie  un  Ambasciatore  estero 
alla  sua  tavola  o  nel  suo  gabi- 
netto, e  gli  chiede  quali  notizie 


abbia  ricevuto  dalla  sua  Cor- 
te, recitando  la  farsa  solenne 
dopo  di  aver  letto  le  lettere 
di  quell'Ambasciatore.  L'anno 
scorso  dichiarai  che  telegrammi 
e  lettere  di  Ambasciatori  este- 
ri, trasmessi  per  mezzo  del- 
l'Ufficio delle  Poste,  erano  sta- 
ti aperti  e  copiati,  prima  dr  es- 
sere recapitati  qiii  e  spediti 
fuor  del  Paese.  Quando  lo  dissi, 
qualcuno  ne  dubitò,  e  aggiunse 
che  era  immaginazione  da 
parte  mia.  Ma  che  cosa  trovo 
nella  relazione?  Trovo  questa 
dichiarazione  : 

«  IVr  ciò  che  .><i  lifeiisce  al  Di- 
partimento degli  Affari  Esteri,  uel- 
r  Ufficio  delle  Poste,  il  segi-eto  della 
corriapondeuzji  privata,  coni'  è  stato 
verificato  dal  Comitato,  è  inviolato. 
Alcuni  ordini,  die  portano  rispetti- 
vamente le  firme  di  Mr.  Charles  Ja 
me.s  Fox,  Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari  est^'ii  nel  1782,  e  del  suo  suc- 
cessore. Marchese  di  Carmartheu. 
sono  stati  sottoposti  al  Comitato,  il 
quale,  data  la  loro  natura,  in  rela- 
zione con  altre  informazioni,  ha  ri- 
tenuto che  la  corrispondenza  dijdo- 
matica  iuc»)rra,  tanto  in  questo  pae- 
se quanto  negli  altri  grandi  Stati 
d'  Europa,  quasi  lo  stesso  rischio  di 
ispezione.  Circa  il  tempo  in  cui  duraro- 
no simili  mandati  e  quando  furono  an- 
nullati, il  Comitato  non  ha  ulteriori 
infonnazioni,  e  non  ha  ritenuto  suo 
dovere  di  riferire  altro  intorno  a  que- 
sta parte  della  questione.  » 

E  perché  non  riferire  an- 
cora intorno  a  quest'  uso  ? 
perché,  facendolo,  il  Comitato 
avrebbe  semplicemente  aifito 
in    conformità  delle  istruzioni 


APPKNDICK. 


SOI 


ricevine  «lalla  Camera.  Il  Co- 
mitato dice: 

«  Siamo  soddisfatti  che  «-vi  presente 
.simili  mandati  o  usi  non  esistano,  e 
che  1«  corrispondenza  pnbblicii  o  pri- 
vata, trasnies-sa  regolarmente  per 
mezzo  della  Posta,  goda  un'  assoluta 
8icni"ezzii,  soggetta  solamente  alla 
contingenza  di  un  ordine  del  Segre- 
tario di  Stato,  rivolto  jwr  ragioni 
81)et'iali  contro  una  data  lettera  o 
lettere.  » 

Non  è  (letto  però  per  quanto 
tempo  durò  questa  pratica;  si 
dice  che  certi  mandati  furono 
mostrati,  i  quali  portavano  le 
firme  di  Mr.  Fox  e  del  Mar- 
cbese  di  Carmarthen,  nella  qua- 
lità di  Segretari  di  Stato  per 
gli  Affari  esteri;  e  ci  lasciano 
da  indovinare,  per  quanto  ri- 
guarda quest'  uso,  se  la  pratica 
continuò  vent'anni  o  venti  ore 
prima  della  compilazione  della 
relazione.  Ma  che  cosa  è  stato 
dichiarato  dal  Comitato  se- 
greto della  Camera  dei  Lords 
a  questo  proposito  ? 

«  È  stata  constatata  T  e-sistenza, 
per  un  lungo  periodo  di  tempo  e  sotto 
varie  amministrazioni  successive,  di 
una  pratica  consuetudinariaper  laqua- 
lelacorrispondenzadiplomaticadeiMi- 
niRtri  esteri.  pa.s.sando  per  la  Direzione 
generale  delle  Poste,  era  spedita  ad 
im  ufficio  speciale,  prima  di  essere 
aTviata  al  suo  destino.  Il  Direttore 
Generale,  avendo  notato  come  non  vi 
fosse  sufficiente  autorità  per  1"  eser- 
cizio di  questa  pratica,  l' aveva  in- 
teramente cessata  dal  giugno.  » 

Censurare  il  Direttore  Ge- 
nerale delle  Poste  per  irrego- 


larità di  una  procedura,  qua.si 
non  fossero  spesso  nies.se  in  pra- 
tica, mi  sembra  molto  strano. 
In  quanto  poi  all'  asserzione 
«  adesso  non  esistono  pili  tali 
ordini  o  pratiche,  »  non  è  se 
non  una  lustra  per  confondere 
ordinanze  speciali  con  quelle 
generali  ormai  dismesse.  Ed 
ora,  dopo  le  dichiarazioni  fatte 
in  questa  relazione,  che  pense- 
ranno le  Nazioni  Estere  del  si- 
stema esistente  nel  nostre  Paese 
per  P  apertura  delle  lettere 
dei  loro  Aml)a sciatori  f  In 
quanto  ai  sentimenti  di  questi 
ultimi  su  tale  riguardo,  spero 
chela  Camera  si  darà  la  pena  di 
ìiotare  ciò  che  accadde  alcuni 
anni  or  sono  alla  Camera  dei 
Lords.  Nella  relazione  del  Co- 
mitato della  Camera  dei  Lords 
è  dichiarato  che  questa  pratica 
continuò  fino  a  poco  tempo  fa: 
vediamo  oraun  po' cosa  accadde 
nel  1641,  quando  l'Ambascia- 
tore veneziano  si  lamentò  alla 
Camera  dei  Lords  che  le  sue 
lettere  erano  state  intercettate 
ed  aperte.  Leggo  la  segnente 
dichiarazione  nel  Giornale  dei 
Lorda  del  1041,  venerdì  12 
novembre  : 

[E  qui  Mr.  Duucombe  legge 
il  riassunto  dell'  episodio  e  le 
sentite  lagnanze  dell'  Amba- 
sciatore per  questa  violazione 
ripetuta,  e  altra  volta  smen- 
tita inutilmente.  Il  giornale 
dei  Lords  continua  la  sua  di- 
chiarazione :   «  La   Camera  ri- 


302 


APPENDICE. 


tiene  opportuno  ed  approva 
che  sia  data  soddisfazione  di 
ciò  alla  Serenissima  Repubblica 
e  al  suo  attuale  Aniltasciatore. 
La  Camera  nomina  il  Conte  di 
Bristoll,  il  conte  di  Hollaud,  il 
Visconte  Say  e  Tcal,  I^ord  Digby 
e  Lord  Newnham,  i)er  redigere 
nel  modo  più  adatto  una  ri  sposta 
per  l'Ambasciatore  veneziano. 
La  risposta  è  , letta  ed  appro- 
vata, come  pure  il  )nodo  di 
recapito.  »  Mr.  Duucombe  fa 
notare  come  V  ambasciatore 
veneziano  non  accettò  le  scuse 
nel  modo  con  cui  furono  pre- 
.sentate;  fu  ordinato  allora  che 
un  Ambasciatore  fosse  mandato 
a  Venezia,  portatore  di  scuse 
scritte,  e  fu  pure  ordinato  se- 
veranjente  che  le  lettele  del- 
l'Ambasciatore non  fossero  più 
aperte.  E  prosegue:]  Cosa  dire- 
ste ora  86  gli  Ambasciatori  di 
tutte  le  nazioni  reclamassero 
scuse  per  T  apertura  delle  loro 
lettere?  Io  posso  solo  ripetere 
che  è  un  ignobile  sistema,  asso- 
lutamente vergognoso  per  l'o- 
nore dell'Inghilterra,  e  che  sono 
lieto  di  constatare  che  esso  non 
esiste  pili,  per  quanto  solamente 
dal  giugno  scorso.  Ed  ora  vengo 
a  argoujenti  i)iu  immediati. 
Dissi  l'anno  passato  che  un 
Comitato  era  stato  nominato 
per  recarsi  nei  distretti  mani- 
fatturieri allo  scopo  di  aprire 
lettere,  come  pure  di  vedere 
a  chi  scrivevano  certe  persone 
sospette.   Tutto  ciò    fu    allora 


recisamente  negato:  ma  udite 
che  cosa  trovo  a  pagina  18  della 
relazione  : 

«  Durante  le  agitazioni  dell'  ago- 
sto 1842  nei  distretti  tnanifattiirieri 
e  minerari,  fu  mandato  da  Londra 
un  nfficiale  postale  con  1"  ordine  e  con 
r  autoiità  del  Segretario  di  Stato  di 
ajniie  le  lettere  di  sei  persone  clie  si 
nominavano  e  che  avevano  jireso  paite 
notevole  nei  disordini  di  quel  tempo. 
Xella  stessa  settimana,  lo  stes-^o  im- 
piegato, munito  di  altri  due  ordini, 
t'v  mandato  altrove  ad  aprire  le  let- 
tere «li  altri  dieci  individui  pure  no- 
miiuiti;  e  «luiudici  giorni  dopo  erano 
aj)ert4!  le  lett^^re  di  lui'  altra  persona: 
diciii^sett*  persone  in  tutto.  La  mag- 
gior parte  di  questi  iudividni,  le  lettere 
dei  quali  furono  aperte  in  questa  oc- 
casione, erano  accusati,  .altri  accusati 
e  condannati  dinanzi  al  Comitato  «pe- 
ciale,  nominato  per  processare  le  per- 
sone coinvolte  in  quei  torbidi.  Ad 
eccezitme  di  uno,  questi  ordini  furono 
emessi  tra  il  18  ed  il  26  agosto  1842, 
e  annullati  il  14   ottobre. 

Di  questa  eccezione  non  è 
detto  altro  :  forse  è  tuttora 
in  vigore.  La  relazione  con- 
tinua : 

«  Quasi  nello  «tesso  tempo,  due 
iuìpiegati  furono  inviati  in  due  città 
di  provincia,  con  l'ordine  del  Ministro 
di  aj)rire  e  di  esamin.ire  le  lettere  in- 
dirizzate ad  nn  individuo  in  ognuna 
delle  due  città:  ma  in  uno  di  questi 
casi  non  vi  furono  lettere  da  aprire. 
Un  impiegato  tornò  al  suo  lavoro 
consueto  dopo  una  settimsuta,  1'  altro 
dopo  un'assenza  di  cinque  settimane.  >> 

Poteva  esservi  dubbio  che  da 
queste  misure  avesse  origine  la 
voce  di  un  Comitato  spedito  nei 
distretti  manifatttirieri?  ìil  di- 


APPENDICK. 


303 


<l)iaiatoiielliirelazioiie  che  que- 
sito Comitato  nou  esisteva;  ma 
ne  non  è  zuppa  è  pan  bagnato, 
visto  che  un  impiegato  fu  man- 
dato nei  (liHtietri  manifatturieri 
ad  aprire  lettere  .sospette.  Dissi 
che  il  Segretario  di  Stato  per 
V  Interno  nou  aveva  agito  nel 
modo  consueto,  ma  fui  smen- 
tito. Vorrei  chiedere  al  Co- 
mitato se  può  negare  clie  que- 
sto passo  di  inviare  un  impie- 
gato in  giro  pel  Paese  con  lo 
scopo  di  aprire  le  lettere,  non 
giustiticava  il  mio  linguaggio. 
Ki tengo  che  la  procedura  del- 
l'on.  Ministro  fosse  assoluta- 
mente illegale,  perché  consta 
che  questo  impiegato  aveva 
l'ordine  di  aprire  lettere,  non 
solo,  ma  di  esaminare  (luelle 
Avellute  di  fuori;  con  l'ordine 
inoltre  di  aprire  lo  lettere  scrit- 
te con  una  data  calligraiia.  Ma 
come  distinguere  la  calligratìa 
di  un  individuo  da  ipiella  di  un 
altro!  Quanti  errori  non  dove- 
vano accadere,  quante  lettere 
avrà  aperte,  non  comprese  nelle 
lettera  dell'ordinanza?  Credo 
c)je  se  si  facesse  un"  inchiesta 
intorno  a  «inesta  pratica,  il 
modo  di  procedere  dell'  on. 
Baronetto  risulterebbe  asso- 
lutamente nuovo  ed  intera- 
jnente  illegale.  La  relazione 
continua  : 

«  X<'ir autiunu)  ik-l  184:).  durant'C 
U-  Horainoii»e  che  ebbero  luogo  uel 
(jallfH  iiieridionale,  due  impiegati  im»- 
t^iitiì  t'iirono  iiiaiKiati  iu  quei  (iirttretti, 


cou  ini  ortliue  del  Miui.stro,  il  primo  ad 
l'saniiuare  le  lettere  di  uua  persoua 
iu  uua  data  città,  il  «eeoudo  ad  esauii- 
uare  quelle  di  uu'  altra  persona  iu 
un'  altra  città  ;  iu  seguito,  cou  uu 
altro  mandato,  questo  secondo  im- 
piegato aud»'t  iu  uua  teraa  città  ad  e- 
samiuare  le  lettere  di  uua  terza  per- 
sona. Iu  tutti  e  tre  i  casi,  i  nomi  delle 
per8t)ue  la  cui  corrispondenza  doveva 
essere  sorvegliata,  erano  esplicita- 
mente indicati  nel  mandato.  Uno  di 
([uesti  mandati  fu  iu  vigore  diciotto 
giorni,  r  altio  sette.  Sono  probabil- 
mente questi  tatti  che  liauuo  dato 
oi-igiue  alla  voc»5  di  un  Comitato  o  di 
Comitati  inviati  nei  distretti  mani- 
fatturieri, coir  autorizzazione  gene- 
rica di  aprire  e  di  Ì8i»ezionare  le  let- 
tere. » 

È,  ripeto,  un  procedimento 
pericoloso,  quello  di  lasciare 
il  Segretario  di  Stato  libero 
di  agire  in  questo  modo,  aver 
facoltà  di  mandare  un  impie- 
gato ad  aprire  le  lettere  di 
qualsiasi  imlividuo  a  sua  di- 
screzione. Insisto  perché  a 
questo  proposito  siano  date 
ulteriori  e  pili  soddisfacenti 
informazioni.  In  un'altra  parte 
della  relazione  si  dichiara  : 

«  E  stato  detto  che  iu  alcune  oc- 
casioni sacchi  interi  di  corrÌ8i>ondeuza 
sono  stati  spediti  al  Ministero  del- 
rinteruo  per  esame.  La  Commissione 
è  convinta  clie  nulla  di  simile  è  acca- 
duto. » 

Io  non  ho  mai  detto  cosi  ; 
ma  so  che  sacchi  interi  sono 
stati  aperti  all'  Ufficio  delle 
Poste,  allo  scopo  di  scegliere 
determinate  lettere.  Infatti,  è 
ammesso    nella    relazione    del 


304 


APPENDICE. 


Comitato  die  i  siteclii  di  corri- 
spoiideiizji  da  Dublino.  Bri- 
glitoii  0(1  altre  località  siano 
8tati  sottratti  dall' invio  ordi- 
nario alla  Direzione  Generale 
delle  Poste  e  portati  in  sua 
stanza  intei'na  ])er  essere  e- 
saniinati.  Non  ho  mai  derto 
che  i  sac(dii  siano  usciti  dal- 
l' Ufficio  delle  Poste  :  e  poiché 
il  Comitato  ha  voluto  rispon- 
dere ad  un'  accusa  inesistente, 
devo  dire  che  s;ire])he stato  nie- 
lli io  se  avesse  risposto  cliiara- 
nuMite  all'  iin])utazione fatta  da 
me.  11  l'apporto  <-()niinu:i  cosi: 

«  SolniuenTe  lettere  separate  o 
gruppi  di  lettere  furono  spediti  dal- 
l'Ufficio  delle  l'oste  al  Mniistero  del- 
l'Interno,  e  quelle  solamente'  dietro 
ordine  del  Segretario  di  vStato  dì  trat- 
tenere una  lettera  o  lettere  dirette  a 
una  certa  persona  e  scritte  con  una 
eerta  calligrafia,  e  di  mandare  al  Se- 
gretario di  Stato  una  copia  del  tini- 
bi  o  postale  o  dell'  indirizzo  o  del 
contenuto  o  del  riassunto   del  conte- 

JlUtO   O   le   lettere    stes-;e.   » 

Vi  prego  di  notare  le  va- 
ghe generalità  di  tutto  (juaiito 
ho  letto  or  ora:  che  copie  o  e- 
stratti  devono  essere  fatti  di 
lettere  scritte  con  una  data 
calligrafia.  Cosi^  col  pretesto 
di  aprire  lettere  scritte  in  de- 
terminata calligrafìa,  costoro 
potevano  aprire  qualsiasi  let- 
tera. Poteva  la  legge  contem- 
plare l'apertura  di  lettere  iu 
una  determinata  calligrafia. 
<|nando  nessuno  poteva  since- 
rarsi della  ]>ersonalità  calligra- 


tìca  senza  aprirle?  Nei  prece- 
denti è  occorso  mai  un  simile 
caso?  11  Comitato  ha  ])ro- 
dotto  copie  di  ordini  emessi 
a  questo  scoj)©  dal  Duca  di 
Newcastle  e  da  altri  Segretari 
di  Stato  circa  nn  secolo  fa  : 
ma  io  vorri^i  avere  mia  co}»ia 
di  uno  degli  ordini  emessi  dal- 
l'ou.  Baronetto.  Ed  ora.  ec- 
comi all'ultima  accusa  dame 
fatta.  Dichiarai  di  avere  ra- 
gione di  creder.'  che  le  nìie 
lettere  siano  state  trattenute 
ed  a.])crri'.  Su  questo  punto,  il 
Comitato  ha  conservato  il  più 
assoluto  silenzio.  Dichiarai, 
in  primo  luogo,  che  dopo  la 
divisione  delle  lettere  ©  la  con- 
segna al  portalettere,  erano  a 
quest'  ultimo  chieste  quelle 
di  una  o  di  altra  strada.  Spe- 
cificai le  lettere  dirette  «  the 
Albany  »  e  dissi  sapere  che  le 
lettere  dirette  a  quel  lu(»go 
furono  richieste.  Alla  mia  af- 
fermazione di  aver  ragione  di 
credere  all'apertura  delle  mie 
lettere,  molti  colleghi  osserva- 
rono: «  Non  possiamo  supporre 
che  le  vostre  lettere  siano  state 
aperte.  Il  Governo  non  può  esse- 
re stato  cosi  basso,  vile  e  gretto, 
da  emettere  Tordi  ne  di  aprire  le 
vostre  lettere  o  quelle  di  qual- 
siasi altro  Membro  del  Parla- 
mento.» Per  quanto  il  Comitato 
nella  sua  relazione  taccia  a  que- 
sto proposito,  io  so,  e  lo  prove- 
rò a  quel  Comitato  che  si  dorrà 
eleggere,  che    le    mie    lettere 


APPENDICE. 


805 


sono  state  nperte  giornalmente 
per  ordine  dell' on.  Baronetto. 
Confesso  di  sentirmi  avvilito, 
come  Membro  della  Camera  dei 
Comnnijperqnesto sospetto  che 
spinge  ad  aprire  le  mie  lettere. 
Non  concepisco  un  più  grave 
insnlto  personale,  un  più  gra- 
ve insulto  per  il  corpo  eletto- 
rale che  rappresento,  quello  di 
nn  collegio  esteso,  popoloso  ed 
illuminato,  poiché  io  non  sono 
il  rappresentante  di  nn  borgo 
campestre  qualunque.  Ripeto, 
che  io  non  posso  concepire  un 
più  grave  insulto,  poiché  non  è 
solamente  un  insulto  alla  mia 
personalità,  ma  al  collegio  che 
ho  l'onore  di  rappresentare; 
dirò,  inoltre,  che  sé  la  mia  cor- 
rispondenza non  è  libera,  non 
sono  un  degno  rappresentante 
del  popolo  e  in  nome  del  col- 
legio, da  me  rappresentato, 
chiedo  all'  on.  Baronetto  di 
giustificare,  se  può,  il  seque- 
stro delle  mie  lettere.  Non 
so  quale  storia  si  sia  potuta 
inventare  in  relazione  con  i 
Comitati  segreti  della  Camera 
dei  Comuni  e  di  quella  dei 
Lords  ;  ma  ho  diritto  per  nie 
stesso,  per  questa  Camera,  per 
il  mio  Collegio,  ho  diritto,  ri- 
peto, alla  giustificazione  del- 
l'on.  Collega  sulle  ragioni  che 
lo  hanno  spinto  ad  ordinare  il 
sequestro  delle  mie  lettere.  In 
un'  altra  occasione  chiesi  al- 
l'on.   Collega  se  le  mie  lettere 


rispose  vagamente  che  il  senti- 
mento del  pubblico  dovere  gli 
impediva  di  rispondere  alla 
mia  domanda.  Confesso  che 
in  quel  momento  dubitavo  ; 
ma  Fon.  Baronetto  disse  al- 
lora che  avevo  fatto  una  do- 
manda alla  quale  io  sapevo 
bene  che  egli  non  mi  poteva 
rispondere.  Quale  era  la  posi- 
zione della  f[ue8tione  riguardo 
ai  Rappresentanti  della  Na- 
zione? Chiesi  all'  on.  Baronetto 
se  aveva  aperto  le  lettere  di 
un  Membro  di  questa  Ca- 
mera e  constato  ora  che  il 
Ministro,  mentre  era  colpe- 
vole di  bassezza  e  dì  viltà, 
aprendo  le  mie  lettere,  non 
ebbe  il  coraggio  di  confessarlo. 
(alV  ordine). 

Il  Presidente  —  L'  ou. 
Collega  ha  rivolto  a  un  altro 
Membro  di  questa  Camera 
espressioni  che,  sono  certo, 
dopo  opportuna  riflessione,  egli 
vorrà  spiegare  e  mitigare. 

Mr.  T.  DuNCOMBE.  —  Ho  u- 
sato  queste  espressioni,  rife- 
rendomi all'on.  Collega  nella 
sua  veste  ministeriale;  solo  in 
questo  senso,  perciò,  prendo 
nota  dell'  osservazione,  ma  le 
confermo.  Il  Comitato  nulla 
ha  riferito  a  questo  propo- 
sito, benché  io  1'  abbia  invi- 
tato a  farlo,  e  la  mia  accusa 
sia  stata  chiara  ed  esplicita. 
La  sola  deduzione  che  io  posso 
trame  è  questa,  che  non  si  è 
voluto  rendermi  giustizia,  nem- 


erano  state  o  no  aperte,  edegl 

Mazzini,  Scrìtti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV). 


306 


APPENDICK. 


meno  alla  stregua  di  (iiiei  gen- 
tilnomiui  polacchi,  sui  quali 
almeno  si  è  detto  ehe  nulla  di 
incriminabile  è  risultato  dalle 
loro  lettere  :  nemmeno  questo 
piccolo  atto  di  giustizia.  A 
quei  signori  polacchi  è  stato 
detto  cosi,  ma  il  Comitato 
sapeva  bene  che,  dicendo  la 
stessa  cosa  sul  conto  mio,  a- 
vreì)be  censurato  direttamente 
1'  on.  Baronetto.  Ecco  la  dif- 
ficoltà nella  quale  si  è  trovato 
.il  Comitato,  ed  io  sono  stato 
sagrificato  per  proteggere  l'on. 
Baronetto,  Questa  è  un'altra  ra- 
gione per  esigere  nn'  inchiesta, 
ed  io  la  chiedo  in  nome  della 
mia  dignità  personale,  per  la 
soddisfazione  dei  miei  elettori. 
Neil'  nltima  parte  della  rela- 
zione, il  Comitato  considera  se 
questa  facoltà  debita  <»  no  es- 
sere abolita:  ora,  se  qualun- 
que Collega  che  legga  la  con- 
clusione è  capace  di  dedurne  un 
chiaro  siguiticato,  egli  è  dav- 
vero nn  nomo  di  rara  perspi- 
cacia. Troviamo  riferito  che  in 
Irlanda  il  numero  degli  ordini 
emessi  fu  piccolo  ;  ed  io,  ri- 
ferendomi alla  discnssione  della 
Camera  dei  Comuni,  constato 
che  l' esame  degli  ordini  per 
il  sequestro  di  lettere  in  detto 
paese  fn  deferita  al  Comitato, 
in  aggiunta  all'incarico  origi- 
nale. Constato  pure  che  l'on. 
Baronetto  ha  citato  un  passag- 
gio riferentesi  all'Irlanda,  pili 
con  l'intenzione  di  compromet- 


tere il  suo  predecessore,  che  con 
quella  di  difendere  se  stesso. 
Pare  che  poche  lettere  siano 
state  aperte  in  Irlanda  ;  e 
quando  V  anno  scorso  la  que- 
stione fn  trattata  alla  Camera 
dei  Lords,  Lord  Normanby 
(ciò  che  gli  fa  molto  onore) 
disse  di  essere  «  specialmente 
ansioso  che  1'  Utììcio  Postale 
Irlandese  fosse  sottoposto  ad 
esame,  poiché  nelle  ultime  ore 
erano  state  messe  in  circolazio- 
ne le  jjiu  assurde  dichiarazioni 
intorno  all'esercizio  di  questa 
facoltàda  partesua(di  lordNor- 
manby),  quando  era  in  carica 
in  Irlanda;  che  alni  importava 
di  dire  chiaramente  ed  insisten- 
temente, in*  risposta  alle  insi- 
nuazioni fatte,  che  tanto  qnau- 
d'erain  carica  in  Irlanda, quan- 
to quand'era  in  carica  in  Inghil- 
terra, in  nessun  caso,  era  stata 
esercitata  da  lui  questa  facoltà. 
per  qualsiasi  scopo  politico. 
Nelle  pochissime  occasioni  in 
cui  era  stata  usata,  si  trattava 
di  casi  di  basso  «Ribbouismo,  » 
nei  quali  non  vi  erano  altri 
mezzi  per  inquisire.  »  È  raro 
che  io  abbia  1'  occasione  di  con- 
venire con  il  Morning  Herald, 
comunemente  noto  come  or- 
gano governativo  ;  ma  per 
giustizia,  io  devo  leggere  alla 
Camera  un  ottimo  articolo  ap- 
parso in  quel  giornale,  sulla 
questione  ora   in  discussione  : 

«  Esistono  colpo  delle  quali  è  di- 
sonorevole perfino  di  essere  sosjtettati, 


APPKXDICK. 


301 


«•  a  i  Ili  vivo. sullo  il  jit^so  di  simili  im- 
imtiizioui  è  doveroso  di  dare  occasione 
di  sineutirle.  Auimati  da  «questo  seiiti- 
uiento,  riteuiaiiio  necessario  di  pren- 
4lere  di  nuovo  nota  di  un'accusa  clie  «"' 
stata  fatta  ultiniauieute,  in  forma 
chiara  ed  esplicita,  contro  Lord  ilel- 
honrne  ed  il  suo  Gabinetto,  riferita  nel- 
r7/?ra<(i  circa  un  mese  fa.  L'accusa  è 
<iuesta  :  Sua  Eccellenza  ed  i  suoi  Col- 
lejrlii  Avhiirs  avevauo  l'abitudine  di 
ai»rire  le  lettere  di  Mr.  O'  Conuell, 
all'Ufficio  i)ostale.  L'accusa,  ci  di- 
spiace di  dirlo,  è  fondata  su  tale 
autoiità,  elle  non  po.ssiamo  affretta- 
tamente lesiùngerla  o  spiezzarla;  nello 
stesso  tempo,  ci  rincresce  di  ammet- 
tere la  i>ossibiIità  di  un"  accu.sa,  la 
quale,  se  vera,  costituirebbe  un  mar- 
chio indelebile  di  infamia  e  di  diso- 
noie  per  il  Cìabinetto  dei  Avhigs.  » 

Vi  prego  (li  notare  queste 
paiole  : 

-  Un  marchio  indelebile  di  infa- 
mia e  di  di.sonore.  » 

Questo  è  liuguaggio  del 
Moniing  Hmild,  del  vostro  or- 
gano ;  r  articolo  continua 
(COSI  : 

«  Aprire  1»-  lettere  ad  un  Membro 
del  Parlamento,  ad  un  uomo  al  qiiale 
tanto  persone  hanno  affidato  i  loro  in- 
teressi, è  un  delitto  e  un'offesa  contro 
la  Costituzione:  è  unamisiu-a  cosi  vio- 
lenta ed  estrema,  che  solo  un  caso  e- 
stremo  di  pericolo  o  di  sospetto  po- 
trebbe in  qualche  modo  giustificare.  » 

Questo,  ripeto,  è  il  lin- 
guaggio del  vostro  organo,  il 
quale  dichiara  che  aprire  una 
lettera  a  un  Membro  del  Par- 
lamento è  un  delitto  che  mac- 
chia d'infamia  e  di  disonore 
il  Governo  che  vi  ricorre. 
Le     mie     lettere     sono    state 


aperte  ;  perciò,  da  questo 
fatto,  e  dal  sentimento  che 
anima  il  vostro  oigano,  potete 
trarre  la  <leduzione  che  volete. 
Ma  non  si  tratta  solamente 
degli  epiteti  coi  qualiil  Morn- 
inij  Herald  detinisct?  la  misura  : 
si  tratta  veramente  di  un  delitto 
di  natura  assai  grave.  Se  le 
lettere  di  altri  non  dovevano 
essere  aperte,  se  non  dietro  un 
ordine  del  Segretario  di  Stato, 
ne  deriva  che  non  solo  è  un'  of- 
fesa, ma  un'infrazione  di  pri- 
vilegio, quando  si  tratta  delle 
lettere  di  Membri  di  questa 
Cameia,  aperte  senza  V  auto- 
rizzazione di  tale  ordine.  Sui 
verbali  della  Camera  è  riprodot- 
ta una  deliberazione,  la  quale 
considera  come  gravissima  in- 
frazione delle  franchigie  nostre, 
1'  apertura  di  nna  lettera  di 
qualsiasi  Membro  della  Camera 
o  di  una  lettera  a  lui  indiriz- 
zata, se  non  in  seguito  a  spe- 
cifica ordinanza  del  Segretario 
di  Stato.  Mancassero  altre  ba- 
si, la  esistenza  di  una  simile  de- 
liberazione giustilìca  la  mia  do- 
manda all'on.  Baronetto,  cioè 
se  le  mie  lettere  sono  o  no  state 
aperte  dietro  suo  ordine.  Se 
nessun  mandato  è  stato  emes- 
so, allora  vi  sono  altri  indi- 
vidui colpevoli  d'  infrazione 
per  le  nostre  inviolabili  fian- 
chigie,  e  io  chiedo  che  siano  tra- 
dotti dinanzi  alla  Camera,  in- 
quisiti e  giudicati.  Concluderò 
le    mie    osservazioni    col   bra- 


308 


APPENDICE. 


no  finale  della  relazione  del 
Comitato.  Era  convenuto  che 
il  Comitato  esprimesse  la  sua 
opinione  sull'opportunità  di 
continnare  o  di  abolire  questo 
sistema  di  spionaggio.  Ma  è  sta- 
to fatto  ciò?  Niente  aft'atto!  Vi 
hanno  speso  una  pagina  inte- 
ra, e  sfido  chiunque  a  compren- 
derne il  significato.  Risulta  da 
essa  che  vi  sono  stati  nove  Mem- 
bri del  Comitato  i  quali  hanno 
espresso  nove  opinioni  diverse, 
l>oiché  suppongo  che  ciascuna 
di  esse  rappresenti  rispettiva- 
mente V  opinione  di  un  Mem- 
bro del  Comitato.  Le  conclu- 
sioni alle  quali  i  Membri  sono 
giunti  individualmente,  sono 
davvero  straordinarie,  per 
<luanto  sia  difficile  di  dire 
(]uali  relazioni  esistano  fra  di 
loro.   Il  Comitato  after  ma  : 

«  Ih  quanto  all'  utilità  di  tali 
ordinanze  per  la  scoperta  di  co- 
spirazioni sediziose  o  di  altri  at- 
tentati alla  sicurezza  pubblica  o  di 
notizie  scambiate  fra  i  compromessi 
in  questi  avveniujeuti,  non  sarebbe 
ragionevole  di  negare  che,  in  certi 
casi,  una  simile  consuetudine  può 
aver  aiutato  in  vari  modi  il  potere 
esecutivo.  » 

[Qui  Mr.  Duncombe  legge 
le  diverse  opinioni  dei  nove 
Membri  intorno  alla  maggiore 
o  minore  utilità  di  questa  fa- 
coltà, e  giunge  cosi  all'ultimo 
paragrafo  della  relazione  ri- 
guardante questo  argomenroj: 

«  Date  queste  circoetanze,  il  Par- 
lamentai considererà  se  sia  il  caso  di 


stabilire  norme  legislative  o  se  preteri- 
sca di  conservare  questa  facoltà  nella 
forma  attuale,  affidata  al  SegretArio 
di  Stato,  da  servirsene  sotto  la  stia 
diretta  responsabilità,  in  quei  casi 
d'urgenza,  quando,  secondo  il  suo  giu- 
dizio, r  esercizio  sarebbe  sanzionata 
dall'  illuminata  opinione  pubblicn  e 
la  tutela  di  importanti  ]>ubblici  in- 
teressi lo  giustificasse. 

Credo  di  aver  detto  aì)- 
bastanza  per  convincere  circa 
1'  opportunità  dell'  assoluta 
abolizione  di  questa  facol- 
tà. Ritengo  non  occorra  al- 
tra inchiesta  per  giungere  a 
tale  conclusione,  eccetto  per 
verificare  uno  o  due  punti, 
come,  per  esempio,  il  sequestro 
delle  lettere  indirizzate  all'Al- 
bauy,  di  cui  ho  già  parlato.  Ho 
dichiarato  che  api)arisce  evi- 
dente la  difi'erenza  d'  opinione 
fra  i  vari  Membri  del  Comi- 
tato, ma  ohe  non  vi  devoiu^ 
essere  state  discrepanze,  co- 
me risulta  da  ciò  che  ho 
testé  letto.  Dato  questo  stato 
di  coàe,  è  difficile  di  dedurre 
quale  sìa,  secondo  loro,  il  ri- 
sultato dell' inchiesta.  È  stato 
detto  nella  conclusione  che  è 
lasciato  al  Parlamento  di  de- 
cidere se  convengano  disposi- 
zioni legislative  o  di  mante- 
nere lo  siatu  quo,  sotto  la  diretta 
responsabilità,  ed  il  criterio  del 
Segretario  di  Stato.  Ma  dovrete 
ricordare,  prima  di  optare  per 
la  seconda  alternativa,  ohe 
quando  un  Ministro,  sia  pure 
il  Segretario  di  Stato  per  1"  In- 


APPKNDICK. 


309 


teru«),  è  chiamato  a  reu- 
dtT  conto  della  sua  autorità 
per  l'esercizio  di  questa  fa- 
coltà, eorli  dice  di  averlo  fatto 
sulla  propria  responsabilità  e 
senza  nessun  altra  autorizza- 
zione. E  voi  volete  che  1'  o- 
-pinione  pubblica  approvi,  ac- 
cetti, una  facoltà  esercitata  in 
questo  modo  ?  Secondo  me. 
dovremmo  avere  un  Comitato 
per  stabilire  se  è  V  opinione  di 
questa  Camera  ch<-  una  tale  fa- 
coltà si  debl)a  continuare.  Fuori 
di  qui,  non  vi  può  essere  nessun 
dubbio  suir  opinione  generale 
inronio  alla  questione.  È  ne- 
cessario, ripeto,  di  costituire  un 
Comitato  che  riferisca,  in  spe- 
ciale modo,  su  questo  sogojetto, 
ed  è  tanto  più  necessario,  in 
<|uanto  alla  Camera  dei  Lords 
il  Primo  Lord  dell'  Ammira- 
•iliato  dichiarò,  il  25  giugno, 
che  questa  facoltà  è  esistita 
in  tutti  i.  tempi  e  deve  sempre 
esistere  in  qualsiasi  Paese  che 
abbia  un  Governo.  Tale  è 
r  opinione  di  Lord  Haddingt- 
<m.  Primo  Lord  dell'  Anmii- 
ragliato.  f^gli  dichiara  di  es- 
sere sua  convinzione,  che  non 
si  possa  avere  Governo  senza 
V  esercizio  di  questa  odiosa 
facoltà,  che  non  potrebbe  e- 
sistere  un  Governo  in  Inghil- 
terra senza  aver  modo  di 
commettere  inganni  e  frodi  a 
discrezione.  Io  sostengo  che 
nessun  Governo  onesto  ha  bi- 
sogno di  questa    facoltà,    che 


la  sicurezza  dell'  Inghilterra 
non  dipende  dall'uso  dimezzi 
cosi  iniqui;  e  mantengo  ancora 
che  l'onore  dell' Inghilterra  o 
rouore  d'ogni  Inglese  ne  esige 
l'intera,  l'immediata  abolizio- 
ne. Ed  è  con  queste  convin- 
zioni, che,  dopo  di  avere  forse 
un  po'  abusato  dell'  indulgenza 
della    Camera,    propongo  : 

«  Che  uu  Comitato  pubblico  sia 
utmiiuato  per  investigare  intorno  al 
modo  col  «|uale  le  lettere  sono  state 
trattenute,  aperte  e  risigillate  all' of- 
ficio centrale  delle  Post^o  in  qualsiasi 
Ufficio  postale  provinciale  ;  come  pure, 
per  accertare  in  quali  circostanze  è 
stato  concesso  dal  Segretario  di  Stato 
«(ualuiique  niamlato  in  proposito,  dal 
1°  gennaio  1840  fino  ad  oggi;  detto 
Comitato  dovrà  presentare  la  sua  re- 
lazione alla  Camera  insieme  con  la 
sua  opinione,  se  è  conveniente  clie 
<inesta  pratica  sia  o  no  continuata.  » 

Sir  J.  Graham  —  dice  : 
Ho  lo  svantaggio,  o  Signori, 
di  prendere  la  parola  dopo 
1'  eloquente  discorso  dell'  on. 
Collega  e  di  rivolgermi  alla 
Ciuuora  sull'  argomento  da  lui 
trattato.  Per  quanto  nella  mia 
coscienza  e  nel  mio  sentimento 
io  abbia  viva  la  convinzione 
di  non  aver  fatto  nulla,  nel- 
l'adempimento del  mio  dovere, 
di  cui  debba  vergognarsi  un 
pubblico  funzionario  ed  un  gen- 
tiluomo, pure  il  soggetto  ora  in 
discussione  è  uno  di  quelli  pei 
quali  io  sento  che  nello  spirito 
del  pubblico  inglese  esiste  un 
forte  pregiudizio  istintivo  con- 
tro chi  è  chiamato  al  disimpegno 


310 


APPENDICK. 


di  funzioni  COSI  occupate.  Mi 
rendo  piii'e  conto  che  rai  rivolgo 
a  nn  consesso  di  gentiluomini, 
nel  petto  dei  quali  deve  alber- 
gare un  sentimento  che.  nella 
loro  natura  generosa,  li  spinge  a 
considerare  con  ripugnanza  l'e- 
secuzione di  un  dovere,  che  non 
ho  potuto  evitare  come  publ>li- 
co  funzionario.  Sento  perciò,  o 
Signori,  lo  svantaggio  della 
mia  posizione  attuale,  e  l'on. 
Collega  se  n'è  largamente  ser- 
vito! Da  ciò  astraendo,  ten- 
terò tuttavia  di  discutere, 
spassionatamente  e  rispet- 
tosamente, i  vari  punti  a 
cui  ha  alluso  l'on.  Collega, 
e  lo  seguirò,  per  quanto  me 
lo  permetterà  la  memoria, 
lungo  il  suo  discorso.  Nego 
recisamente  che  fin  da  prin- 
cipio il  Governo  si  sia  ado- 
perato per  evitare  l' inchiesta 
sul!'  argomento  in  questione  ; 
anzi,  quando  la  questione  fu 
per  la  prima  volta  discussa, 
dichiarai  ciò  che  ritenevo  al- 
lora, e  che  ritengo  oggidì, 
contrario  al  pubblico  interesse, 
non  conforme  al  mio  dovere: 
cioè  che  qui,  in  questa  As- 
semblea, discutessi  intorno  al 
modo  preciso  col  quale  io,  nell'e- 
sercizio dei  doveri  della  mia 
carica,  per  la  quale  ho  prestato 
giuramento  al  mio  Sovrano, 
me  ne  fossi  disimpegnato;  ma 
al  medesimo  tempo  dichiarai 
francamente  che  se  la  Ca- 
mera desiderava  un'  inchiesta 


e  se  il  mio  Sovrano  intendeva 
di  sciogliermi  dal  segreto  im- 
posto da  giuramento,  <io  ero 
pronto  a  dare  le  più  ampie 
informazioni  intorno  a  qua- 
lun(iue  circostanza  relativa  ai 
casi  che  l'on.  Collega  ha  e- 
sposti  alla  Camera.  Feci  questa* 
leale  dichiarazione  alla  Came- 
ra; ed  essa,  dopo  lunga  discus- 
sione, nella  sua  saggezza  deli- 
berò di  eleggere  un  Comitato 
segreto,  quale  opportuno  tribu- 
nale dinanzi  al  quale  prosegni - 
re  l'inchiesta.  L'on.  Collega, 
verso  la  fine  del  suo  di- 
scorso, ha  creduto  conveniente, 
con  allusioni  e  con  analisi 
dell'  ultima  parte  della  rela- 
zione, di  mettere  in  ridicolo 
i  lavori  del  Comitato.  Ritengo 
perciò  opportuno  di  ricordare 
alla  Camera  ed  al  Paese  il 
modo  con  cui  fu  costitiiito 
questo  Comitato.  Non  credo 
che  sia  possibile  di  trovare 
nove  gentiluomini  più  degni 
della  fiducia  del  Parlamento 
e  del  Paese  di  quelli  che  fu- 
rono eletti  a  formarlo.  La 
Camera  mi  scuserà  se,  cbqx) 
il  discorso  udito  or  ora,  af- 
fermo, che  la  questione  non 
era  del  tutto  estranea  a  ra- 
gioni di  partito.  Infatti,  non 
solo  esisteva  molto  spirito  di 
parte  per  il  modo  con  cni  era 
stata  impostata  la  questione 
dinanzi  alla  Camera,  ma  sarò 
forse  giusti Hcato,'  dicendo  che 
vi  era  anche  una  discreta  dose 


APPENDICE. 


311 


di  ostilità  pei-Honale  nello  spi- 
rito elle  ha  aitiuiata  o  diretta 
ladiacussione.  Eppure,  in  nome 
del  Governo,  non  ho  esitato  un 
istante  nella  nomina  del  Comi- 
tato, nel  consentire  che  la  mag- 
gioranza dei  Membri  fosse  co- 
stitnita  da  avversari  politici. 
Per  confermare  qnesta  mia 
asserzione,  chiedo  di  leggere 
i  nomi  dei  novi  onorevoli  che 
fnrono  scelti  in  qnelP  occa- 
sione. Essi  erano:  Lord  Sandon, 
Mr. Wilson  Patten,  Mr.  Thomas 
Baring.  Sir  William  Heathcote, 
Sir  Charles  Lemou,Mr.Waibar- 
toii,  Mr.  Strntt,  l'OConor  Don 
e  Mr.  Ord.  11  Comitato,  cosi  co- 
stituito, dopo  di  essere  stato  de- 
liberatamente confermato  dalla 
Camera,  iniziò  l'esame  della 
questione,  la  ([naie  è  ora  por- 
tata in  discussione,  per  la 
seconda  volta,  dall'  on.  Col- 
lega. Signori,  dichiarai  già 
che,  qualora  un  Comitato  fosse 
stato  nominato,  tutte  le  cir- 
costanze a  me  note  sarebbero 
state  interamente  e  lealmente 
esposte.  ^li  par  di  vedere  in 
questo  momento  la  maggio- 
ranza del  Comitato  presente 
alla  Camera,  e  do  la,  mia  pa- 
rola d' onore,  da  questo  mio 
posto  nel  Parlamento,  che 
ogni  minimo  particolare,  senza 
eccezione,  senza  riserva,  a  mia 
conoscenza,  fu  sottoposto  al 
Comitato  ;  non  strappato,  ma 
volontariamente  offerto.  Non  vi 
furono  difficoltà  a  procurare  le 


prove  che  potevo  fornire,  e 
spontaneamente  diedi  al  Comi- 
tato tutte  le  informazioni  che 
possedevo  in  proposito.  Nessuna 
parte  della  (luestione  trattata 
oggi  dall' on.  Collega  fu  tra- 
scurata dal  Comitato;  ripeto 
che  io  non  ho  celato  nulla  ; 
e  se  qualche  mio  atto  in  re- 
lazione a  questa  accusa  poteva 
essere  censurato,  questo  atto 
è  stato  lealmente  sottoposto 
al  giudizio  del  Comitato,  e  am- 
piamente discusso;  e  se,  in 
([ueste  circostanze,  io  sono 
stato  liberato  dalla  taccia  di 
bassezza  e  di  viltà  da  un  Co- 
mitato composto  dei  gentiluo- 
mini testé  ricordati,  ho 
almeno  avuto  il  coraggio  di  ri- 
velare ad  essi  interamente  tutta 
la  mia  condotta.  Con  molta 
leggerezza  si  fanno  qui  accuse 
di  mancanza  di  coraggio,  di 
«bassezza»  e  di  «viltà»,  in 
A'este  ufficiale  o  no;  e  se  la  Ca- 
mera lo  ritiene  consono  alla  sua 
dignità  di  permettere  simile 
linguaggio.  perme«ono  relati- 
vamente indifferenti.  La  mia 
condotta,  come  ho  notato  al- 
tra volta,  è  stata  sottoposta  al 
giudizio  di  nove  persone  già 
indicate;  l'on.  (.ollega,  con  una 
presunta  jjerfetta  conoscenza 
dei  fatti,  ottenuta  non  so  come, 
insiste  nell'accusarnii  di  con- 
dotta disonorevole,  di  bassezza 
e  di  viltà;  ma  io  sono  stato  as- 
solto, come  gentiluomo  e  come 
Ministro  della  Corona,  dai  no- 


312 


APPENDICE. 


ve  Membri  su  iioiuinati,  e  non 
mi  cnvo  affatto  dell'  opinione 
dell'  on.  Collega  in  proposito. 

[8ir  J.  Graham  continua  ani- 
matamente la  sua  difesa  e 
quella  del  Comitato  d'inchie- 
sta e  del  suo  operato,  citando 
brani  della  relazione  e  valen- 
dosi anelie  dell'azione  spie- 
gata dal  Comitato  d'inchiesta 
nominato  dalla  Camera  dei 
Lords.  e  della  relazione  che 
gli  è  pure  favorevole.  Dopo 
di  avere  confutato  varie  ac- 
cuse,  continua  dicendo]  : 

Una  delle  imputazioni  del- 
l'on.  Collega  si  riferisce  al 
caso  del  signor  Mazzini;  ed 
egli  ha  ritenuto  conforme  al 
suo  pubblico  dovere  di  dichia- 
rare la  sua  convinzione,  che 
il  mandato  che  autorizzava  il 
sequestro  delle  lettere  del 
Mazzini,  sottoposto  all'esame 
dei  Comitati  di  entrambi  irami 
del  Parlamento,  era  creato 
per  l'occasione.  Questa  severa 
interpretazione  (la  qu;ile  non 
so  se  1'  oi>.  Collega  sia  di- 
sposto a  dare  a  tutte  le  mie 
azioni)  è  stata  da  lui  fondata 
su  certi  termini  usati  nella 
relazione  dei  Lords,  che,  se- 
condo Ini,  non  corrispondevano 
alla  data  del  mandato,  quale 
sareb])e  stato  sottoposto  ai 
due  Comitati.  La  relazione 
dichiara: 

«  È  vero  che  le  lettere  del  si- 
gnor Mazzini  fnrouo  trattenute  ed 
apeite  per  quattro  mesi  circa,  per  or- 


dine del  Segretario  di  Stato  per  l'In- 
terno. >> 

Dal  documento  sottoposto 
al  Comitato  della  Camera  dei 
Comuni,  apparisce  che  l'ordine 
fa  enianato  il  1*^  marzo  e  ri- 
tirato il  3  giugno,  e  se  l'on. 
Collega  insiste  sulla  precisa 
formula  usata  nella  relazioìle 
dei  Lords,  vi  sareì^be  un'appa- 
rente discrepanza.  Ma  io  po8s<) 
affermare  solennemente  che 
r  ordine  fu  emesso  il  1<^  marzo 
e  ritirato  il  3  giugno,  e  che 
il  testo  originale  del  mandato, 
se  non  erro,  poiché  non  ho 
qui  i  dati  precisi,  fu  sottopo- 
sto tanto  al  Comitato  della 
Camera  dei  Lords  quanto  a 
quello  di  questa  Camera.  Ora, 
o  Signori,  quantunque  questa 
facoltà  sia  stata  esercitata, 
secondo  la  Costituzione,  per 
un  lungo  periodo  di  tempo, 
sia  stata  data  ai  vari  Segre- 
tari di  Stato  che  si  sono  suc- 
ceduti dal  Kegno  della  Regina 
Anna,  e  sia  stata  continuata 
con  vari  statuti  che  hanno 
mutato,  modificato  o  riunito 
le  leggi  relative  all'  Ufficio 
delle  Poste,  tino  ad  oggi, 
io  vorrei  richiamare  l'atten- 
zione della  Camera  su  quella 
parte  della  relazione  del  Comi- 
tato, che  indica  i  nuovi  freni 
introdotti  nell'esercizio  di  que- 
sta facoltà.  Fin  dall'anno  1822 
i  mandati  originali  furono  te- 
nuti a  giustificazione  nell'  Ar- 
chivio neir  Uttìcio  delle  Poste; 


APPENDICE. 


MS 


ma  111  uel  1806,  tiuando  il  de- 
funto Lord  Spencer  era  Segre- 
tario di  Stato  per  l'Interno,  che 
fu  applicata  una  restrizione, 
imponente  il  freno  più  restrit- 
tivo all'emissione  di  questi 
mandati.  In  virtù  di  quel  di- 
sposto, non  è  possibile  che  il 
Segretario  di  Stato  dell'  In- 
terno possa  emettere  un'  ordi- 
nanza senza  che  altri  lo  sappia- 
no. Il  Segretario  di  Stato  non 
può  asisolutamente  emettere  un 
mandato  senza  che  entrambi  i 
Sottosegretari  ne  siano  infor- 
mati. Un  impiegato  di  fiducia, 
che  deve  redigere  questi  man- 
dati è  necessariamente  consa- 
pevole della  loro  emissione. 
\ì  sono  perciò  tre  persone, 
oltre  il  Segretario  di  Stato, 
al  corrente  di  tutta  la  proce- 
dura. Questo  è  per  quanto  ri- 
guarda la  fabl>rica/ione  di  un 
mandato  nel  caso  del  signor 
Mazzini  e  l'imputazione  di  data 
falsa.  Se  le  mie  affermazioni  non 
godono  fiducia,  è  almeno  evi- 
dentemente impossibile  di  am- 
mettere che  io  abbia  commesso 
un  atto  cosi  vile  senza  la  con- 
sapevolezza di  entrambi  i  Sot- 
tosegretari di  Stato  e  dell'im- 
piegato, che  è  un  gentiluomo 
nel  vero  senso  della  parola, 
incapace  di  falsità  e  di  bas- 
sezza, come  qualsiasi  degli 
on.  Colleghi  ai  quali  mi  ri- 
volgo. Ed  ora  passo  all'accusa 
che  l'on.  preopinante  ha  rite- 
nuto conveniente   di    lanciare 


contro  il  mio  nobile  Collega. 
Signori  :  egli  ha  ritenuto  op- 
portuno d'intaccare  1' onore  o 
la  lealtà  del  mio  nobile  amico, 
il  Conte  di  Aberdeen,  proba- 
bilmente nella  convinzione  di 
adempiere  ad  un  pubblico  do- 
vere e  la  sua  accusa  è  stata 
concepita  con  innegabile  fran- 
chezza, sebbene  nel  modo 
più  rude  ed  offensivo;  ma 
quando  ne  ho  sentiti  i  mo- 
tivi, la  sua  accusa  mi  è  ap- 
parsa del  tutto  destituita  di 
base.  Io  alludo  al  fatto  che,  se- 
condo Mr.  Duncombe,  la  di- 
chiarazione fatta  da  Lord  A- 
berdeen,  dal  suo  posto  alla 
Camera  dei  Lords,  non  sia  in 
armonia  con  la  relazione  dei 
Comitati  delle  due  Camere  per 
ciò  che  riguarda  la  questione 
più  importante,  cioè  se  quella 
parte  di  corrispondenza  del 
signor  Mazzini,  che  fu  inter- 
cettata, sia  stata  comunicata 
ad  un  Governo  estero.  Lord 
Aberdeen,  in  Parlamente,  ha 
negato  solennemente  che  que- 
sta comunicazione  sia  avve- 
nuta. La  relazione  della  Ca- 
mera dei  Comuni  riferisce  in 
proposito  : 

«Quelle  iufonna/.ioui,  risultanti  da 
quelle  lettere,  sembvaudo  al  Govenio 
Britauuico  atte  a  sventare  questo  at- 
tentato, furono  couuiuicate  ad  una  Po- 
tenza estera;  però,  le  informazioni  date 
non  erano  di  natura  tale  da  compro- 
mettere, e  non  compromisero  la  vita  di 
nessun  individuo  soggetto  a  quella 
Potenza  estera,  e  non  fu  neppure  co- 


314 


APPENDICE. 


mnnicato  C(»ii  quali  iDezzi  o  da  quale 
fonte  erano  state  ottenute  dette  in- 
formazioni .  » 

E  la  dicliiarazione  del  Co- 
luitato  della  Camera  dei  Lords 
sullo  stesso  argomento  èia  se- 
«lueute  : 

«  Alcune  parti  delle  informazioni 
l'Osi  ottenute  furono  comunicatt^  ad 
un  Governo  estero,  solo  in  (luanto 
questa  conuuiicazione  apparve  «riusti- 
fìcata,  ma  senza  nomi  e  particolari 
che  avrebbero  potuto  esporre  a  rap- 
presaglie qualche  individuo  allora  re- 
sidente nel  paese  estero,  al  <iuale  si 
trasmetteva  Y  informazione.  » 

Tale  è  V  opinione  di  Lord 
Cofctenhara  su  tutta  la  que- 
stione interamente  svolta.  [A 
questo  punto  Mr.  Duncombe 
fa  un'  osservazione  che  non 
è  udita],  Mr.  Duncombe  dice 
d'  ignorare  tutto  questo.  Ma 
nega  egli  forse  l'  accuratezza 
di  questa  relazione  ?  Egli 
stesso  ha  citato  la  relazione 
dei  Lords,  ed  io  reclamo  il 
diritto  di  farlo  egualmente, 
quando  V  onore  di  un  nobile 
personaggio,  di  un  Pari  del 
Parlamento,  è  intaccato;  dopo 
che  la  sua  lealtà  ed  il  suo  o- 
nore  sono  stati  riabilitati  dal- 
la decisione  di  un  Comitato 
di  Pari,  la  cui  maggioranza 
era  costituita  dai  suoi  oppo- 
sitori politici.  Ma  passiamo 
oltre.  Non  posso  credere  che  la 
Camera  voglia  ritenere  che  vi 
sia  una  qualsiasi  ragione  per 
supporre  che  il  mio  nobile  a- 
mico,    il    Segretario  di    Stato 


per  gli  Aftari  Esteri,  abbia 
deliberatamente  fatto  al  Par- 
lamento una  dichiarazione  con- 
traria alla  verità,  tanto  pili 
che  questa  dichiarazione  do- 
veva essere  provata  dai  Co- 
mitati dei  due  rami  del  Par- 
lamento. Mi  sia  ora  concesso 
di  e8i)rimere  una  mia  opinio- 
ne, profondamente  radicata 
per  quanto  riguarda  questa 
odiosa,  invidiosa,  detestabile 
facoltà  affidata  al  Segretario 
di  Stato.  Per  scopi  domestici, 
intimi,  generalmente  non  è 
usata,  e  l'esercizio  di  essa  si 
presta  a  molte  gravi  obbie- 
zioni. Si  può  difendere  solo 
sul  terreno  della  necessità,  in 
quanto  si  riferisce  alle  nostre 
relazioni  internazionali,  ma  al- 
lora la  difesa  assume  un  altro 
aspetto.  La  Camera  dcA^e  ri- 
cordare, ed  io  faccio  inten- 
zionalmente questa  dichiara- 
zione, che  il  nostro  è  il  solo 
Paese  d'  Europa  dove,  qua- 
lunque sia  il  pericolo  che  possa 
derivare  dalla  presenza  di  uno 
straniero,  per  il  pubblico  in- 
teresse, il  Governo  esecutivo 
non  ha  nessun  potere,  accor- 
datogli dalla  legge,  per  evi- 
tare tale  pericolo,  espellendo 
l'individuo  il  quale  abbia  in 
quel  modo  abusato  della  no- 
stra ospitalità.  I  fatti  del  caso 
al  quale  si  riferiva  1' on.  rap- 
Ijresentante  di  Finsbury  sono 
ampiamente  riportati  alla  pa- 
gina 14  della  relazione  del  Co- 


APPENDICE. 


315 


niitato  della  Cimerà  dei  Comu- 
ni. Il  Governo  del  nostro  Paese 
aveva  certamente  ritenuto,  co- 
me ritiene  ancora,  che  si 
fosse  allora  organizzata  una 
cospirazione  con  V  intenzio- 
ne di  sbarcare  sulle  coste 
dell'Italia,  per  eccitarvi  moti 
interni,  sollevazioni  :  che  il 
pericolo  non  era  immaoriiuxrio, 
ma  reale,  e  la  cospirazione 
formidabile  ;  che  se  il  pro- 
getto fosse  ri  uscito  felicemente, 
la  pace  d'Italia  8arel)be  stata 
Turbata,  e,  d;ite  queste  circo- 
stanze, la  pace  d' Europa  a- 
vrebbe  avuto  la  stessa  sorte, 
al  ponto  che,  scoppiando  un 
conflitto,  1'  Inghilterra  non 
avrebbe  potuto  assistervi  quale 
spettatrice  impassibile.  Parve 
però  a  me  che  un  vitale  inte- 
resse pul)blic()  fosse  in  giuoco. 
Ma  è  stato  alfermato  che,  avuto 
sentore  di  uno  sbarco  sulle 
coste  della  Calal>ria.  il  Gover- 
no esecutivo  di  quelle  con- 
trade abbia  fatto  un  uso  igno- 
bile dell'informazione  ottenu- 
ta, tendendo  un  tranello  ai 
cospiratori,  i  quali,  si  dice,  era- 
no in  corrispondenza  col  Mazzi- 
ni nel  nostro  Paese.  Ora,  io  nego 
completamente  la  dichiarazio- 
ne snlla  quale  è  fondata  (piesta 
supposizione.  L'on.  rappresen- 
tante di  Finsbury,  facendo  que- 
sta dichiarazione,  asserì  con 
nna  brutalità  ancora  maggiore 
di  quella  che  caratterizza  le  al- 
tre parti  del  suo  discorso,  che  il 


sangjie  versato  in  quella  triste 
circostanza  deve  macchiare  in- 
delebilmente i  capi  del  Governo 
del  nostro  Paese.  Io  nego,  nel 
modo  più  solenne,  che  qual- 
siavsi  tranello  sia  stato  teso 
agli  individui  in  questione. 
Prima  di  tutto,  uno  sbarco 
sulle  coste  della  Calabria  non 
era  previsto.  I  cospiratori  in 
parola  prepararono  i  loro  piani 
a  Corfii,  e  salparono  di  lag- 
giù. Non  è  vero  che  il  punto 
del  loro  sbarco  fosse  ritenuto 
la  costa  della  Calabria.  Nes- 
suna informazione  in  proposito 
fu  data  dal  Governo  inglese  a 
quello  napoletano.  In  quanto 
alle  truppe  prejìarate  da  que- 
st'  ultimo  per  accogliere  coloro 
che,  si  dice,  furono  attirati 
in  un  tranello,  è  falso  che  vi 
fossero:  essi  8l)arcarono  senza 
incontrare  truppa  di  sorta. 
Furono  ostacolati  non  da  trup- 
pa, ma  da  milizia  urbana,  corpo 
simile  ai  nostri  posse  comitatus. 
corpo  male  armato,  e  non  fu  se 
non  dopo  un  certo  spazio  di 
teiìipo,  quando  la  truppa  fu  spe- 
dita j)er  mare,  che  gì'  insorti, 
improvvisamente  sbarcati  sulla 
costa,  vennero  in  contatto  con 
le  forze  del  Governo  napole- 
tano. Bisogna  anche  osservare 
che,  se  non  sono  stato  male 
informato,  solamente  uno  de- 
gli individui  cosi  sbarcati  era 
Napoletano  ;  tutti  gli  altri  ve- 
nivano dair  Italia  settentrio- 
nale   e    non    avevano    nessun 


316 


APPENDICE. 


rapporto  con  Napoli.  Posso 
dichiarare  cou  fiduciosa  cer- 
tezza che  qualunque  informa- 
zione ricevuta  per  mezzo  della 
l)08ta  era  trasmessa,  non  letta, 
al  Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari  Esteri,  e  confermo  so- 
lennemente V  asserzione  del 
nobile  Lord,  ohe  egli  non  tra- 
smise mai  a  nessun  Ministro 
estero  alcun  documento  origi- 
nale o  copia  di  documenti, 
ma  semplicemente  il  riassunto 
dell'informazione  avuta,  sop- 
primendo i  nomi.  Noi  abbiamo 
confessato  francamente  ciò  che 
fu  fatto;  noi  lo  facemmo  con 
un  desiderio,  forse  erroneo, 
ma  certamente  onesto,  di  evi- 
taro  qualche  pericolo  pub- 
blico. Noi  crederaujo  che  la 
pace  di  Europa  fosse  com- 
promessa dalla  progettata  in- 
surrezione in  Italia  ;  e  rite- 
nemmo doveroso  di  sventa- 
re quel  piano  per  difendere, 
non  solo  la  pace  europea,  ma 
quella  del  nostro  Paese  che 
ad  essa  è  connessa.  11  mio 
nobile  amico,  Lord  Aberdeen, 
cercò  di  ottener  ciò.  comuni- 
cando tale  informazione  ad 
una  Potenza  estera,  aftinché 
il  moto  insurrezionale  fosse 
arrestato  a  tempo.  Dalle  affer- 
mazioni del  mio  nobile  Amico, 
sono  convinto  ch'egli  non  ab- 
bia comunicato  a  quella  Po- 
tenza nulla  che  potesse  com- 
promettere coloro  ohe,  disgra- 
ziatamente,  hanno  pagato  con 


la  vita  il  loro  sfortunato  sforzo 
per  sollevare  un'  insurrezione 
in  Italia;  sono  convinto  che 
egli  non  ha  dato  nessuna  in- 
formazione che  potesse  com- 
promettere e  danneggiare  que- 
gli individui.  [Qui  Sir  J.' Gra- 
ham riassume  il  caso  del  Po- 
lacco Sig.  Grodicki,  menzionato 
da  Mr.  Duncombe,  motivando 
il  mandato  di  sequestro  della 
corrispondenza  e  assumendo 
qualsiasi  responsabilità.  Spiega 
inoltre  l' equivoco  nel  quale 
è  caduto  Mr.  Duncombe,  a 
proposito  di  mandati  emessi 
per  trattenere  lettere  scritte 
con  determinate  calligrafie, 
affermando  che  la  cosa  è  ine- 
sistente. Egli  giunge  cosi  alla 
fine  del  suo  discorso  dicendo, 
a  proposito  dell'  esercizio  di 
questa  facoltà,  che  è  stata  data 
dallo  Statuto  al  Segretario  di 
Stato  fin  dal  regno  della  Re- 
gina Anna].  Non  potete  esigere 
ulteriori  informazioni  su  que- 
sto soggetto,  poiché  tutto  ciò 
che  un"  inchiesta  poteva  con- 
statare, è  stato  sottoposto  al 
vostro  giudizio.  Dopo  di  che, 
la  questione  pratica  si  pone 
in  questi  termini:  volete  re- 
vocare i  poteri  statariamente 
concessi  dal  Regno  della  Jlegina 
Anna?  Informazioni  supple- 
mentari sono  oziose  ;  quanto 
possono  darvi  inchieste  l'avete 
dinanzi.  Se  in  complesso  è 
parere  vostro  che  questo  po- 
tere non  sia  necessario  per  la 


APPENDICE. 


317 


pubblio;»  tutela,  allora  la 
via  maestra  è  quella  di  to- 
ijliere  la  facoltà,  revocando  lo 
Statuto,  o  se  considerate  neces- 
saria altra  garanzia  per  l'eser- 
cizio, aggiungere  i  dovuti  freni. 
Invece,  se  credete  che  nell'inte- 
resse del  Paese  tale  facoltà  deb- 
baessere  mantenuta,  io  dichiaro 
che  è  impossibile,  a  qualsiasi 
Membro  di  questa  Camera,  di 
occupare  la  carica  ohe  ora  ho 
l' onore  di  coprire^  di  esercitare 
fedelmente,  coraggiosamente, 
onestamente  o  vantaggiosa- 
mente per  il  pubblico  bene  la 
facoltà  affidata  dal  Sovrano  at- 
traverso la  iìducia  della  Ca- 
mera (poiché,  se  la  fiducia 
viene  a  mancare,  nessun  So- 
vrano può  trattenere  un  Se- 
gretario di  Stato,  nemmeno  per 
un  sol  giorno),  se  dev^e  essere 
chiamato  a  dichiarare  pubbli- 
camente in  Parlamento  le  ra- 
gioni e  le  circostanze  ohe  lo 
hanno  spinto  ad  esercitare  i 
più  delicati,  segreti  poteri  che 
I>088auo  essere  affidati  a  qual- 
siasi individuo. 

Mr,  Sheil  —  le  mie  parole 
saranno  brevi  e,  spero,  molto 
temperate.  L'  on.  Baronetto 
ha  ammesso  chiaramente  che 
le  lettere  indirizzate  al  signor 
Mazzini  furono  aperte  e  che 
la  sostanza  delle  informazioni 
ricavate  da  quelle  lettere  fu 
comunicata  ad  una  Potenza 
estera.  «  La  sostanza  delle  in- 
formazioni »   è  detto  nella  re- 


lazione ;  e  la  dichiarazione  dA 
l'on.  Baronetto  lo  confermano 
ampiamente.  L'on.  Baronetto 
giustifica  questo  modo  di  proce- 
dere ;  ma  non  è  questo  il  mo- 
mento di  considerare  se  il  modo 
di  procedere  è  giusto  o  no, 
poiché  non  sta^  qui  la  questione 
sollevata  dallamozione  attuale. 
Il  mio  on.  amico,  Mr.  Dun- 
combe,  avrà  1'  occasione  di  pro- 
porre detta  questione,  sotto- 
ponendo il  caso  alla  Camera 
e  al  Paese  in  un'  altra  occa- 
sione più  opportuna.  Il  fatto 
vero,  evidente,  è  questo  :  le 
lettere  del  signor  Mazzini  fu- 
rono aperte,  né  sf  negagli  siano 
state  regolarmente  trasmesse 
dopo  la  loro  apertura,  ignaro 
del  sequestro  avvenuto.  L'on. 
Baronetto  dice  che  non  è  stato 
teso  alcun  tranello;  ma  sarebbe 
stato  molto  meglio  di  avver- 
tire il  signor  Mazzini  che  le 
sue  lettere  erano  aperte.  La 
trappola,  se  posso  usare  que- 
sto termine,  non  adottata  dal- 
l'on.  Baronetto,  ma  dall' Uf- 
ticio  delle  Poste,  fu  continua: 
e  la  sostanza  delle  informa- 
zioni ottenute  dalle  lettere  del 
signor  Mazzini  fu  comunicata 
ad  una  potenza  straniera.  Il 
Comitato  dichiara  che  «  i  fatti 
nei  limiti  loro  concessi  nel 
rivelarle,  stanno  come  segue.  » 
Appare  evidente  la  esistenza' 
di  fatti  che  il  Comitato  non 
si  ritiene  autorizzato  a  rive- 
lare. Non  intendo  dire  che  il 


318 


APPENDICE. 


Comitato  segreto  uoniiiiato  in 
circostanze  cosi  speciali  non 
sia  ginstitìcato  nel  serbare 
silenzio  ;  ma  è  chiaro  che 
tutti  i  fatti  da  esso  constatati 
non  ci  sono  rivelati.  È  degno 
di  nota  il  seguente  brano  della 
relazione  : 

«  Il  Comitato  ritiene  coiiveuiente 
di  far  uoto  clie  i  tre  mandati  sud- 
detti sono  gli  unici  emanati  dall"  at- 
tuale Governo  per  V  apertura  di  let- 
tere di  stranieri.  » 

Su  ciò  non  aveva  incarico  di 
riferire  ;  ma  il  Comit;»to  di- 
chiara spontaneamente  che 
questi  isono  i  soli  tre  casi  nei 
quali  r  attuale  Governo  ha 
applicato  questa  facoltà  verso 
stranieri.  Per  quanto  riguar- 
da le  lettere  di  stranieri,  a- 
perte  da  altri  Governi,  io 
non  ho  nulla  da  dire,  e  passo 
oltre,  a  quanto  mi  sembra  più 
importante.  Il  Comitato  cita 
nomi  di  persone  defunte,  per 
le  lettere  delle  quali  furono 
enumati  mandati,  e  continua 
dichiarando  che  non  farà  nomi 
di  individui  tuttora  viventi, 
salvo  qualche  eccezione.  La 
relazione  cosi  continua: 

«  Il  Comitato  si  sarebbe  astenuto 
dal  fornire  particolari  concernenti 
qualsiasi  mandato  e  dal  nominare 
qualsiasi  individuo  le  cui  lettere  sono 
state  aperte,  se  non  ci  fossero  circo- 
stanze speciali  e  fatti,  concernenti  in- 
dividui nominati,  pei  quali  si  è  appun- 
to nominato  un  Comitato  d'inchiesta.» 

E  qui  sono  indicati  i  nomi  di 
due  Polacchi,  e  del  signor  Maz- 


zini. Ora,  io  desidero  di  saperi- 
perché  tace  a  proposito  delle 
lettere  indirizzate  all' on.  rap- 
presentante di  Finsbury,  se  il 
Comitato  ha  aderito  pratica- 
mente alla  regola  che  si  è 
imposta  da  sé.  I  nomi  dei  due 
Polacchi  sono  citati,  quello 
del  signor  Mazzini  pure  :  '  fu- 
rono questi  i  soli  nomi  speci- 
tìcati  alla  Camera  dei  Comuni  ? 
L'on.  rappresentante  di  Fin- 
sbury, cioè  di  una  grande 
sezione  di  questa  metropoli, 
ha  dichiarato  alla  Camera  dei 
Comuni  che  i  snoi  privilegi 
come  Membro  del  Parlamento 
sono  stati  violati  e  che  le  sne 
lettere  sono  state  aperte.  Era 
questa  nna  specifica  e  precisa 
dichiarazione,  egnale  a  quella 
riferentesi  al  signor  Mazzini, 
del  quale  fu  fatto  il  nome,  per- 
ché non  se  n'  è  detto  nulla.  La 
dichiarazione  fu  ripetuta  dinan- 
zi al  Comitato,  dal  quale  Mr. 
Duncombe  fu  escluso.  Egli  otfri 
di  provare  la  sua  accusa  e  di 
occuparsi  del  sno  caso:  ma  il 
Gomitatosi  rifiutò,  se  non  erro, 
di  udirlo.  Date  queste  circo- 
stanze, mi  jiare  sia  una  legitti- 
ma curiosità  quella  di  sapere 
quale  giustificazione  alleghe- 
rà il  Comitato  per  avere 
omesso  qualsiasi  accenno  a 
proposito  di  Mr.  Duncombe. 
Come  stanno  le  cose?  Quan- 
do F  on.  Segretario  di  Stato 
per  1'  Interno  fn  prima  in- 
terrogato,   egli    rifiutò  di   da- 


APPENDICK, 


319 


re  una  lispontu,  rriuc»Man- 
dosi  dietro  le  sue  prerogative 
ufficiali.  Quando  però  sorse  la 
voce  pubblici,  l'on.  Baronetto, 
capo  del  Governo,  accortosi 
del  sentiiueuto  j-euerale,  mutò 
sistema:  ci  assicurò  che  sarebbe 
stito  nominato  il  Comitato; 
ed  il  Comitato,  tatto  notevole, 
fu  ntuninato;  ma  su  di  un 
fatto  della  massima  importan- 
za, 1'  apertura  delle  lettere 
di  un  Membro  del  Parla- 
mento, tacque.  L'  imputazio- 
ne era  stata  fatta  ed  ora  io 
chiedo:  ditemi  voi  che  avete 
risposto  per  quanto  riguarda 
il  signor  Mazzini,  ditemi  voi, 
che  avete  parlato  dei  Polacchi, 
ditemi  se  avete  aperto  le  let- 
tere di  Mr.   Duucombe  ! 

Visconte  8andon  —  prega 
l'oratore  di  voler  ripetere  la 
domanda  che  egli  non  ha  u- 
dita,  perché  stava  parlando 
col  Collega  dietro  a  lui. 

Mr.  Shkil  —  Li  mia  do- 
manda era  rivolta  al  Segre- 
tario di  Stato.  Ripeto  tuttavia 
1"  interrogazione. 

Visconte  Sandon  —  dice  : 
una  volta  che,  interpellato  il 
Segretario  di  Stato,  non  ritenne 
conforme  al  suo  dovere  di  ri- 
spondere a  questa  domanda, 
egli  deve  adottare  uguale  linea 
di  condotta;  ma  avendo  avuto 
la  disgrazia,  è  proprio  il  caso  di 
chiamarla  cosi,  di  presiedere  il 
Comitato  in  questione,  è  co- 
stretto a   fare  alcune  osserva- 


zioni. [Egli  difende  il  modo 
di  procedere  seguito  dai  Mem- 
bri del  Comit.ito  ;  fa  notare 
la  loro  situazione,  difficile  e 
talvolta  imbarazzante  ;  e  con- 
tinua dicendo  che  se  si  dovesse 
rispondere  a  queir  Onorevole, 
il  <iuale  chiede  se  le  sue  let- 
tere sono  o  no  state  aperte, 
tutti  gli  Onorevoli,  uno  dopo 
l'altro,  avrebbero  potuto  im- 
postare la  stessa  questione  e 
reclamare  le  indagini  del 
Comitato.  In  quanto  alle  in- 
formazioni sottoposte  al  Co- 
mitato, egli  ritiene  che  siano 
stato  le  pili  ampie,  le  pili 
complete,  le  più  franche  pos- 
sibili. Le  autorità,  alte  e 
basse,  hanno  dato  ogni  in- 
formazione sulle  varie  parti 
dell'argomento  e  convalidate 
le  loro  asserzioni  per  mezzo  di 
documenti].  In  fatto  di  infor- 
mazioni, non  si  poteva  fornirne 
di  più.  Il  nostro  Paese  ha 
sempre  dimostrato  una  certa 
simpatia  per  gli  oppressi,  ha 
sempre  offerto  un  rifugio  agli 
esuli  politici  di  ogni  genere  e 
le  circostanze  connesse  con  l'e- 
pisodio del  signor  Mazzini  e 
con  l'insurrezione  che  ha  avuto 
luogo,  hanno  aumentato  ancor 
più  questa  simpatia.  Egli  può 
dire  francamente,  riferendosi 
appunto  a  questa  parte  della 
questione,  che  il  Comitato  ha 
avuto  i  migliori  mezzi  pos- 
sibili per  constatare  che  le 
informazioni  date  ad  una  Po- 


320 


APPENDICE. 


I 


tenza  estera  non  hanno  por- 
tato alle  disastrose  conseguen- 
ze attribuite  a  questo  fatto, 
e  che  ogni  precauzione  fu 
presa  affinché  nessuno  fosse 
compromesso.  In  quanto  alia 
cosidetta  contraddizione  tra  la 
dichiarazione  di  Lord  Aber- 
deen e  la  relazione  del  Comi-' 
tato,  in  verità,  egli  non  ne 
scorge  nessuna.  V  era  ogni 
ragione  dì  credere  che  le  co- 
spirazioni allora  nate,  costi- 
tuissero un  grave  iberico  lo, 
non  solo  per  V  Italia,  ma  per 
tutta  l'Europa,  e  conseguen- 
temente furono  prese  precau- 
zioni, le  quali,  pur  avendo  lo 
scopo  di  sventare  le  cospira- 
zioni stesse,  non  compromet- 
tevano la  vita  di  nessun  indi- 
viduo, poiché  non  furono 
trasmessi  né  nomi,  né  dati  ad 
identificare  individui  alla  di- 
pendenza di  quel  paese  estero. 
Lord  Aberdeen  aveva  affermato 
elle  nessuna  parte  delle  lettere 
del  signor  Mazzini  era  stata  co- 
municata, e  questa  è  la  ve- 
rità. L'ou.  Collega  ha  fatto 
un  quadro  commovente  del 
pericolo  corso,  secondo  lui, 
da  un  numero  di  Polacchi  in 
seguito  a  simili  informazioni, 
(late  ad  un'altra  Potenza  e- 
stera  ;  ma  egli  può,  senza 
abuso  di  fiducia,  rassicurare 
<|uegli  individui,  informandoli 
che  nessuna  coraunicazioiie, 
né  coi  nomi  dei  loro  corrispon- 
denti, né  col  contenuto    delle 


loro  lettere,  è  stata  fatta  a 
nessuna  Potenza  estera.  L'on. 
rappresentante  di  Finsbury 
si  è  servito  ampiamente  del 
suo  spirito  umoristico,  par- 
lando della  relazione  del  Co- 
mitato e  riferendosi  special- 
mente, non  senza  qualche 
ragione,  all'  nltiraa  parte  della 
relazione.  Senza  dubbio,  quella 
pagina  fu  composta  di  una 
dichiarazione  dei  vari  punti 
di  vista,  dai  quali  poteva  es- 
sere giudicata  la  questione  e 
delle  varie  ragioni  sulle  quali 
si  fondano  tali  opinioni.  Fu 
metodo  adottato  deliberata- 
mente, ritenendo  più  oppor- 
tuno di  fornire  alla  Camera  i 
pili  ampi  mezzi  per  formarsi 
un'  opinione  su  di  una  ((ue- 
stione  di  politica  generale, 
piuttosto  che  di  imporre  una  so- 
la loro  propria  opinione.  [L'o- 
ratore conclude  proclamando 
r  accuratezza,  l'esattezza  scru- 
polosa delle  ricerche  fatte  dal 
Comitato,  r  attendibilità  asso- 
luta delle  testimonianze,  la 
rettitudine  delle  intenzioni. 
Il  Comitato  ha  espresso  la 
sua  opinione  per  quanto  ri- 
guarda il  passato,  dopo  una 
inchiesta  accurata  e  coìupleta. 
Se  la  Camera  non  era  sod- 
disfatta, poteva  nominare  un 
nuovo  Comitato  per  riesami- 
nare tutti  i  testimoni;  nia  se 
gli  esami  dovessero  essere  pub- 
blici, non  avvantaggerebbero, 
a   suo  avviso,  il  bene  pubblico. 


APPENDICK. 


321 


Ma  in  quanto  alla  facoltà  con- 
cessa al  Secretario  di  Stato  di 
emettere  tali  mandati,  ciò  co- 
stituisce un'  altra  questione, 
sulla  quale  egli  si  riserva  la 
sua  opinione  personale,  e  su 
di  essa  il  Comitato  non  ne  ha 
espressa  nessuna.  Egli  spera 
che  siano  offerti  alla  Camera 
sufficienti  materiali  in  proposi- 
to, per  giungere  ad  una  deci- 
sione delfini  tiva]. 

Sir  J.  Gkaham  —  dice  : 
la  Camera  vorrà  forse  per- 
mettermi di  riprendere  breve- 
mente la  parola,  poiché  mi 
dorrebbe  di  trattare  con  poco 
riguardo  la  questioue  posta 
dalPon,  Collega.  Avrei  risposto 
prima,  ma  ho  ritenuto  più 
opportuno  di  aspettare  che  il 
mio  nobile  Amico,  rappresen- 
tante di  Liverpool,  avesse  par- 
lato, poiché  egli  ha  occupato 
la  carica  di  Presidente  del 
Comitato  Segreto.  La  Camera 
ricorderà  che  durante  l'ultima 
sessione,  quando  questo  argo- 
mento fu  presentato  per  la 
prima  volta  al  Parlamento,  io 
dissi  di  non  ritenere  conforme 
al  mio  dovere  il  rispondere 
alla  domanda  rivoltami  in  re- 
lazione ai  mandati  che  erano 
stati  emessi;  ma  ricorderà  che 
io  dissi  di  essere  pronto  ad 
accettare  un  tribunale  nomi- 
nato dalla  Camera  per  inve- 
stigare, ed  aggiunsi  che  se 
Sua  Maestà  mi  avesse  auto- 
rizzato, io  avrei  dato    a  quel 


tribunale  tutte  le  informazioni 
che  posseggo  in  proposito.  La 
Camera  volle  un  Comitato  se- 
greto, e  come  dissi  prima,  esso 
fu  quasi  interamente  costituito 
di  miei  oppositori  politici;  ma, 
ripeto,  hon  vi  fu  parte  alcu- 
na, per  minuscola  che  fosse, 
della  facoltà  che  esercito,  e 
della  quale  sono  responsa- 
bile, da  me  sottratta  all'  e- 
sarae  accurato  e  particolareg- 
giato del  Comitato.  Ora,  io 
devo  tenere  la  stessa  linea  di 
condotta  e  non  posso  perciò, 
conformemente  al  mio  dovere, 
rispondere  alla  domanda  che 
mi  è  stata  fatta.  La  relazione 
del  Comitato  non  riferisce  il  no- 
me dell' on.  Collega.  Nel  caso 
del  signor  Mazzini  e  degli  altri 
esuli  Polacchi,  la  Camera  vedrà 
che  vi  era  questa  differenza:  ossi 
furono  mentovati  nella  rela- 
zione e  perciò,  senza  transi- 
gere al  mio  sentimento  di  do- 
vere, io  mi  ritenni  perfetta- 
mente libero  di  discutere  la 
questione  del  mandato  emesso 
contro  di  loro.  Se  il  Comitato 
avesse  voluto  sottoporre  al 
Parlamento  e  al  Paese  qual- 
siasi .  altra  ordinanza,  ripeto 
che  con  uguale  fermezza  sarei 
stato  pronto  a  giustificarne  V  e- 
missione,  come  ho  fatto  nel 
caso  dei  signori  Mazzini  e  Gro- 
dicki. 

Mr.  HuMK  —  dice  che 
nulla,  secondo  la  sua  opinione, 
poteva  essere  piti   onesto,  più 


Mazzihi,    Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV). 


21 


322 


APPENDICE. 


imparziale  della  dichiarazione 
dell' on.  Baronetto,  e  riti«'ne 
che  non  si  possa  hiasiiuare 
Fon.  Collega  di  rifiutare  la 
risposta  ad  una  domanda  fat- 
tagli, quando  l'on,  rappresen- 
tante di  Kendal  (Mr.  War- 
bukton)  ha  ammesso  clie  l'on. 
Baronetto  abbia  dato  al  Co- 
mitato segreto  le  più  ampie 
informazioni.  Con  esse,  il  Co- 
mitato, uniformandosi  al  pro- 
prio discernimento,  ha  deciso 
quale  parte  dovesse  rendersi 
nota  ;  e  poiché  ha  ritenuto 
doveroso  di  non  pubblicarle 
interamente,  cosa  deve  fare  la 
Camera  ?  Quando  il  Comitato 
fu  nominato,  egli  dichiarò  che 
per  il  rivo  interesse  pubblico 
si  sarebbe  potuto  nominare  un 
Comitato  segreto,  ma  che  il 
pubblico  non  ne  sarebbe  ri- 
masto soddisfatto.  Egli  ora 
ripete  la  sua  osservazione.  Ad 
ogni  moda,  il  Comitato  se- 
greto essendo  stato  nominato, 
l'on.  Baronetto  non  dovrebbe 
dire  che  non  fu  lui,  ma  la 
Camera  a  farlo,  poiché  1'  on. 
Baronetto  fu  il  pi  imo  a  pro- 
porre un  Comitato  segreto. 
L'on.  Baronetto  deve  scusarlo 
se  ha  la  convinzione  che  egli 
abbia  potuto  legger*^  la  rela- 
zione del  Comitato  senza  accor- 
gersi della  totale  mancanza  di 
dati  sui  quali  qualsiasi  indivi- 
duo possa  formarsi  un'opinione. 
È  assolutamente  impossibile. 
Infatti,  il  Nobile  Lord.  Presi- 


dente del  Comitato,  ha  am- 
messo che  sia  redatta  in  modo 
che  nessuna  ox)inione  [)OSsa  fon- 
darsi sudi  essa.  Ma  facile  o  dif- 
ficile di  ritrarne  una  opinione, 
quitle  è  il  dovere  della  Camera 
in  questa  faccenda!  È  questa  la 
dojnanda  che  egli  rivolge  al- 
l'on.  Baronetto.  Egli  impegna 
l'essere  suo,  che  nessuno  alla 
Camera,  qualunque  sia  il 
j)artito  al  quale  appartiene, 
avuto  sentore  di  questi  pro- 
cedimenti del  Governo,  potreb- 
be sanzionarli.  Egli  (Mr.  Hu- 
mk)  fin  da  principio  espresse 
la  convinzione  che  l' apertura 
delle  lettere  fosse  dettata  da 
motivi  di  pubblica  sicurezza, 
ma  non  mai  poteva  credere, 
sino  a  quando  lo  ammise  l'on. 
Segretario  di  Stato  per  l'In- 
terno, che  questo  Paese  dovesse 
divenire  ufficio  di  polizia  per 
Potenze  estere,  'l'ali  le  sue 
espressioni  allora;  e  se  furono 
alquanto  rudi,  esprimevano 
il  suo  rincrescimento  di  do- 
ver constatare  che  il  primo 
Ministro  del  primo  Paese  del 
mondo  si  abbassa  cosi,  dimen- 
ticando la  dignità  della  sua 
carica  e  l'onore  del  Paese, 
prestandosi  a  simili  jjrocedi- 
menti.  Gli  sia  concesso  di  dire 
all'on.  Baronetto  che  questa 
non  è  solamente  la  sua  opi- 
nione, ma  un'  impressione  ge- 
nerale, e  che  nell'occasioni 
avute  di  udire  l'opinione  po- 
polare, anche  lassù  all'estremo 


APPKNDICK. 


323 


limite  (Iella  Scozia,  egli  ha  con- 
statato che  mai  nessun'  altra 
(]uestione  come  questa  aveva 
impressionato  l'opinione  pub- 
blica cosi  profondamente.  Egli 
non  ha  trovato  alcuno  che  lo 
difenda,  ma  tutti  condannano 
l'on.  Baronetto.  Conoscendo 
l' impressione  prodotta  nel  Pae- 
se dopo  la  poderosa  espo- 
sizione del  suo  on.  Amico, 
rappresentante  di  Finsbury^ 
e  r  accjisa  da  Ini  fatta  alla 
Camera  per  la  violazione  della 
sua  corrispondenza,  egli  chiede 
all'on.  Baronetto,  capo  del 
Governo,  se  oserebbe  negarlo. 
Qui  non  è  questione  di  partiti, 
è  questione  nella  quale  sono 
profondamente  implicati  l'ono- 
re dei  Membri  della  Camera  e 
quello  del  Paese.  Si  esige  la 
verità,  ed  egli  ricorda  all' on. 
Baronetto  che  di  qualsiasi  ap- 
poggio si  faccia  forte,  non 
basta,  per  soffocare  la  volontà, 
di  giungere  alla  conoscenza 
della  verità.  Dopo  quanto  è 
stato  rivelato,  è  assolutamente 
impossibile  che  la  cosa  rimanga 
al  punto  in  cui  si  trova.  Egli  in- 
vita gli  on.  Colleghi  ad  appel- 
larsi alle  loro  coscienze.  Non 
giungerà  adire  che  la  facoltà 
data  ai  Ministri  duecent'anni 
fa  sia  stata  sempre  esercitata 
impropriamente,  poiché  vi  fu- 
rono tempi  nei  quali  forse  è 
stata  esercitata  correttamente 
e  a  vantaggio  del  Paese  ;  ma  in 
qjiesti  ultimi  tempi  essa  è  stata 


indubbiamente  usata  con  effetti 
disastrosi  per  individui  venuti 
nel  nostro  Paese,  come  in  un 
rifugio  sicuro,  e  fidenti  nella 
protezione  della  Camera.  Per- 
ché è  stato  «nominato  un  Co- 
mitato f  Giova  o  no  l'esercizio 
della  facoltà  sinora  esercitata  f 
[L'  oratore  accenna  alla  sua 
incredulità,  quando  Mr.  Dun- 
oombe  fece  le  sue  prime  dichia- 
razioni, sebbene  da  lui  assicu- 
rato di  aver  attinto  da  altri 
la  conoscenza  dei  fatti,  sem- 
plicemente perché  non  poteva 
credere  all'uso  di  simili  pro- 
cedimenti atti  a  screditare  qual- 
siasi Governo.  E  rivolge  pre- 
ghiera all'on.  Baronetto,  perché 
accetti  e  determini  che  ogni 
prova,  ogni  testimonanza  sia 
sottoposta  alla  Camera.  Ogni 
Membro  potrà  cosi  dare  una 
onesta  opinione  sul  modo  mi- 
gliore di  mettere  fine  a  una 
spiacevole  questione]. 

Sir  John  Hanmer  —  di- 
sapprova il  rifiuto  dato  dal- 
l'on.  Baronetto  nell'ultima 
sessione.  [Parla  nuovamente 
della  formazione  del  Comitato 
e  dichiara  che  per  ciò  che 
riguarda  gli  esuli  polacchi  e 
il  signor  Mazzini,  la  relazione, 
dopo  accurata  lettura,  gli  è 
sembrata  abbastanza  evasiva. 
Ciò  che  lo  preoccupa  maggior- 
mente, è  la  dichiarazione  di 
Mr.  Duncorabe  sull'apertura 
delle  sue  lettere.  L'  orator* 
protesta  altamente  contro  que- 


324 


APPENDICE. 


sto  «abuso,  reclama  un'  inchie- 
sta, la  nomina  di  nn  nuovo 
Comitato  o  la  rielezione  del 
precedente,  iusiste  sulla  re- 
sponsabilità del  Segretario  di 
Stato  e  dichiara  che  lo  stesso 
non  ha  risposto  sufiScieu  temen- 
te con  le  sue  dichiarazioni  al 
Comitato]. 

Mr.  Skrgkant  Murphy  — 
dichiara  che  dopo  un  attento 
esame  della  relazione  del  Co- 
mitato, egli  ritiene  questa  fa- 
coltà inutile  al  Governo  e  con- 
traria alla  sicurezza  e  all'  o- 
nore  del  Paese.  [Entra  qnindi 
in  un  minuto  esame  del- 
l' apertura  delle  lettere  di 
Mr.  Dnncombe  e  di  un  fatto  si- 
mile, accaduto  nel  1735.  Ricor- 
da come  allora  la  persona  lesa 
fosse  nominato  Presidente  del 
Comitato  d'  inchiesta  parla- 
mentare e  dichiara  che  sa- 
rebbe stato  onesto  e  logico 
di  nominare  V  on.  rappre- 
sentante di  Finsbury  fra  i 
Membri  del  Comitato.  Rivol- 
gendosi più  particolarmente 
all'on.  Baronetto,  dice  di  do- 
ver credere  alle  sue  dichiara- 
zioni ;  ma  una  di  esse  deve 
essere  presa  in  speciale  con- 
siderazione. L'on.  Baronetto 
ha  detto  alla  Camera  che  nes- 
snna  comunicazione  da  parte 
sua  ha  provocato  l' intervento 
di  Nazioni  estere  per  reprimere 
jnoti  sediziosi  tramati  contro 
di  esse].  Egli  chiede  all'on.  Ba- 
ronetto se  sarebbeln  grado  di 


zflfermare  che  nessun'  altra  per- 
sona abbia  mai  date  informa- 
zioni tali  da  provocare  i  ri- 
sultati ormai  noti.  Vorrebbe 
chiedergli  di  dichiarare  alla 
Camera  se,  anche  di  nascosto, 
nell'  ombra,  non  si  sia  aliba- 
stanza  fornito  a  quelle  Potenze, 
che  hanno  abili  agenti  dipìo- 
matioi  nel  nosiro  Paese,  se 
non  altro,  un  accenno  cosf 
chiaro  da  permettere  che  le 
varie  i)arti  fossero  designate 
per  nome.  Non  sa  egli  forse 
che  il  Paese  brulica  di  agenti 
diplomatici  di  paesi  esteri,, 
noti  per  la  loro  alni  ita  a  se- 
guir piste  di  questo  genere  ? 
Non  sa  che  la  Russia  vspeci ai- 
mente  si  serve  di  persone, 
anche  note,  per  organizzare 
simili  investigazioni  e  per  op- 
porsi a  qualsiasi  macchinazione 
ordita  a  sno  danno?  Egli  di- 
chiara perciò  che  la  risposta 
non  sarà  soddisfacente,  finché 
l'on.  Baronetto  non  avrà  di- 
chiarato con  la  stessa  chiarezza 
con  la  quale  ha  giustificato 
se  stesso,  che  Lord  Aberdeen,, 
primo  Ministro  degli  Affari  este- 
ri, è  egualmente  escluso  di  aver 
partecipato  a  qualsiasi  comu- 
nicazione fatta  a  Potenze  e- 
sfere.  [Mr.  Sergeant  Mnrphy 
ritiene  utile  la  soppressione 
totale  di  cotesto  ordinanze,, 
sia  che  abbiano  a  riferirsi  a 
reati  criminali,  o  di  tendenza 
politica  o  sediziosa,  oppure 
a    questioni    riguardanti    per- 


APl'KNDICK. 


325 


Bout;  tini  residenti,  soggette  a 
Pottiize  estere;  e  spiega  le  ra- 
gioni di  questa  sua  convinzione. 
Riferisce  l'impressione  sfavore- 
vole prodotta  nel  pubblico  da 
tutta  questa  faccenda  e  accenna 
alla  campagna  giornalistica  fat- 
ta in  proposito.  In  quanto  alla 
utilità  di  (juesta  facoltà  per 
scopi  internazionali,  l'oratore 
tlicliiara  che  si  potrebbero  a- 
dottare  altri  mezzi,  piìi  utili  e 
più  leali].  Sarebbe  preferibile 
di  approvare  una  legge  che 
autorizzasse  il  Governo  a  e- 
spellere  dal  nostro  paese  coloro 
i  qnali  complottano  contro  Po- 
tenze estere,  piuttosto  che  as- 
sumersi l'urticio  di  spia  delle 
Potenze  stesse.  Egli  ritiene  che 
questo  sarebbe  un  sistema  mi- 
gliore dell'  attuale,  j^erché  è 
vano  dire  che  le  informazioni 
comunicate  non  comprometto- 
no in  ispecial  modo  nessuno  in- 
dividuo.  Secondolni,  anzi,  que- 
sto modo  di  procedere  è  ancor 
pili  pericoloso:  le  informazio- 
ni vaghe,  indeterminate,  pos- 
sono coinvolgere  nel  processo 
e  nella  condanna  altre  persone, 
oltre  a  quelle  veramente  com- 
promesse. Per  (jueste  ragioni, 
egli  desidera  che  il  Paese  sia 
liberato,  tanto  per  scopi  in- 
terni quanto  per  scopi  in- 
ternazionali, da  ciò  che,  in- 
vece di  renderlo  pili  forte, 
tende  a  degradarlo,  da  ciò  che, 
invece  di  far  considerare  l'In- 
ghilterra come  atta  ad    offrire 


un  asilo  agli  oppressi  di  ogni 
parte  del  mondo,  faccia  degli 
Inglesi  le  spie  di  Nazioni  e- 
stere,  mettendole  in  grado  di 
commettere  oppressioni  ed  in- 
giustizie. 

Sir  R.  Peel  —  dice  :  ri- 
tengo la  questione  testé  trat- 
tata dall' on.  Collega  diversa 
da  quella  sottoposta  alla  Ca- 
mera. Una  gran  parte  del  suo 
discorso  è  stato  dedicato  a 
discutere  se  al  Segretario  di 
Stato  debba  ancora  accordarsi 
o  no  la  facoltà  di  emettere 
mandati  per  1'  apertura  di  let- 
tere, dietro  la  sua  responsa- 
bilità. L'on.  Collega  ha  pro- 
posto un  mutamento  della 
legge,  e  sarebbe  bene  ne  fa- 
cesse argomento  di  una  pro- 
posta, anziché  includerla  nella 
interpellanza  dell' ou.  rappre- 
sentante di  Finsbury.  E  trova 
argomento  per  sospendere  l'e- 
same, nello  stesso  rimedio  pro- 
posto l'on.  preopinante  all'al- 
ternati va  dell'ordinanze,  quello 
di  bandire  dal  paese  l' accu- 
sato. Ma  perché  esporre  un 
individuo  ad  un  pericolo  im- 
mediato e  positivo,  cacciandolo 
dall'  asilo  che  ha  trovato  nel  no- 
stro Paese f  Spero  perciò  che  la 
Camera  non  pregiudicherà  la 
ciuestione  con  considerazioni 
aprioristiche.  L'on.  Kappre- 
sen tante  di  Montrose  propone 
una  variante  alla  mozione, 
favorevole  ad  un  nuovo  Co- 
mitato.   Egli    ritiene    che    sa- 


326 


APPENDICK. 


iebl)e  pili  conveniente  di  ren- 
dere noto  pnbblicamente  tntto 
ciò  che  è  stato  comunicato  al 
Comitato  dello  scorso  anno. 
L'oratore  ricorda  alla  Camera 
in  quale  modo  sia  stato  nomi- 
nato il  Comitato  e  come  do- 
vesse essere  segreto.  Fa  notare 
che  tanto  lui.  quanto  1'  attuale 
Segretario  di  Stato  degli  Af- 
fari esteri,  e  quello  della  pre- 
cedente legislatura.  Lord  A- 
lierdeen  ed  altri,  furono  au- 
torizzati da  Sua  Maestà  a 
tornire  le  più  ampie  informa- 
zioni :  appunto  perché  si  trat- 
tava di  un  Comitato  segreto, 
il  quale,  mercé  queste  rivela- 
zioni, avrebbe  potuto  giudi- 
care se  si  fosse  abusato  della 
facoltà  in  questione.  Egli  spera 
perciò  che  la  Camera  non  ap- 
proverà la  proposta  dell*  on. 
Collega.  [Anche  Sir  R.  Peel 
risale  alle  origini  di  questa 
facoltà,  e  dichiara  che  essa  è 
stata  conferita  e  confermata 
dalla  Camera  stessa,  la  quale, 
ritenendo  i  Segretari  di  Stato 
responsabili  della  pubblica 
tranquillità  e  della  pace  in- 
terna, ha  affidato  ad  essi  anche 
questo  istrumento  per  il  con- 
seguimento degli  scopi  sud- 
detti. Non  sull'opportunità  di 
conservare  tale  facoltà  nella  le- 
gislazione, bensì  siili'  uso  fat- 
tone dal  Governo  deve  circo- 
scriversi l'attuale  discussione, 
condannando  11  Ministero  quan- 
do la  Camera  onina  che  l'uso 


abbia  degenerato  in  abuso.  Di- 
fende i  procedimenti  del  Go- 
verno e  dei  suoi  Meml)ri 
nelle  varie  circostanze,  in  cui 
la  pace,  la  tranquillità  sono 
state  in  pericolo,  citando  fat- 
ti e  dati,  e  riferendosi  spe- 
cialmente ad  avvenimenti  in- 
terni (sciopero  dei  minatori, 
disordini  nei  distretti  mani- 
fatturieri). E  continuai:  Non 
conosco  nulla  di  più  penoso  del 
possesso  dipoteri  di  talenatiira 
In  quanto  al  nostro  dovere,  per 
ciò  che  riguarda  la  difesa  della 
pace  esterna,  se  noi  abbiamo  ra- 
gione di  credere  che  in  questo 
libero  Paese  si  preparano  piani 
per  turbare  la  tranquillità  di 
altri  paesi,  diventa  senza  dub- 
bio una  considerazione  i)enosa 
e  difficile  di  decidere  se  si 
debbano  denunciare  gli  indi- 
vidui, e  avvertire  del  pericolo 
i  Governi  esteri  ed  amici.  Se 
a  questa  considerazione,  la 
quale,  lo  ammetto,  può  per  sé 
sola  raramente  giustificare  1'  e- 
sercizio  di  questa  facoltà,  se 
ne  aggiunga  un'  altra,  cioè  di 
prevedere  che  nei  disordini 
interni  di  un  altro  Paese  vi 
sono  elementi  di  una  guerra 
generale,  se  si  prevede  che,  jjer 
gelosia  dovuta  a  reciproca  in- 
tromissione, due  Paesi  po- 
trebbero entrare  in  contiitto, 
allora  le  diftìcoltà  prime  per 
l'esercizio  di  questa  facoltà 
aumentano  ancora,  ed  è  una 
questione    molto    seria    se    si 


APPENDICE. 


:v2: 


debba  o  no  esercitarla  come 
è  conferita  dalla  legge.  Io  so 
benissimo  che  la  Camera  ed 
il  Paese  sapevano  generalmen- 
molto  poco  dell'  esercizio  di 
detta  facoltà.  Si  comprende 
come  la  prima  convinzione  fos- 
se 1' abrogazione  di  nu  potere 
mai  esercitato  dai  nostri  pre- 
decessori. Fnmmo  noi  a  soffri- 
re le  conseguenze  della  tempe 
sta  pubblica  sollevatasi,  ciò  che 
rese  necessario  un  mntamento 
nel  modo  di  procedere,  che  si 
sarebbe  singulto  in  circostanze 
solite.  Fu  nomitato  nn  Comi- 
tato quasi  interamente  costi- 
tuito da  oppositori  jiolitici. 
Dinanzi  a  detto  Comitato  noi 
dichiarammo  ogni  fatto,  non 
celando  nulla  di  ciò  che  riguar- 
dava 1'  esercizio  di  questa  fa- 
coltà. I  nostri  oppositori  po- 
litici, i  nostri  predecessori 
nella  carica,  hanno  detto  la 
stessa  cosa;  hanno  dichiarato 
tutto  ciò  che  era  loro  noto  su 
questo  soggetto,  facendo  rive- 
lazioni COSI  franche  come  le 
nostre.  In  casi  di  pericolo  im- 
minente, voi  avete  la  scelta 
di  esercitare  la  facoltà  di  a- 
prire  la  corrispondenza  di 
persone  le  cui  lettere,  così  a- 
perte,  possono  anche  essere 
escluse  da  qualsiasi  biasimo,  o 
di  correre  tutti  i  rischi  che 
])08sono  derivare  dall'  essersi 
astenuti  dall'  esercizio  dell'  au- 
torità in  noi  riposta.  Durante 
la    visita    dell'  Imperatore    di 


Russia,  dietro  circostanze  che 
ci  furono  reso  note,  noi  ri- 
tenemmo necessario  di  aprire 
alcune  lettere,  le  (juali  non 
rivelarono  nulla  di  compro- 
mettente ;  apparve  cosi  che  in 
questo  caso  non  era  necessario 
1'  esercizio  di  questa  fiicoltà. 
Ma  se  qualcuno  di  voi  avesse 
coperto  la  carica  di  Segretario 
di  Stato  quando  l'Imperatore 
di  Russia  era  tra  noi,  com- 
prenderebbe meglio  l'ansia  e 
le  preoccupazioni,  che,  .  in 
«pielle  circostanze,  assillano  la 
condotta  di  un  Ministro;  se 
per  caso  quella  visita  avesse 
avuto  un  tragico  epilogo,  quel 
Ministro  che  avesse  trascurato 
le  cure  e  le  precauzioni  che 
ora  ritenete  inutili,  non  a- 
vrebbe  ])otuto  dimenticare  mai 
pili  la  sua  imprudenza  e  la 
sua  mancanza  di  previdenza. 
[L'  oratore  continua  la  difesa 
del  Governo  e  dell'  aperato 
del  Comitato,  e  conclude]  : 
Nell'esercizio  di  questa  facoltà, 
in  circostanze  dubbie,  ed  in 
momenti  critici,  noi  possiamo 
aver  commesso  un  errore  ;  ma 
ricordate  quale  sarebbe  stata 
la  nostra  posizione  se,  rifiu- 
tando di  esercitarla,  si  fosse 
messo  in  pericolo  la  vita  di 
qualcuno  o  compromesso  gli 
interessi  della  Nazione.  Se  voi 
ritenete,  col  Comitato  della 
Camera  dei  Lords,  che  noi 
non  abbiamo  esercitata  detta 
facoltà  per   ragioni    personali 


328 


APPENDICE. 


e  di  partito,  se  voi  credete 
con  loro,  ai  quali  sono  stati 
sottoposti  tutti  i  fatti,  che 
V  esercizio  di  essa  è  stato  i- 
spirato  dal  viro,  serio  desi- 
derio di  adottare  la  condotta 
che  ci  setabrava  necessaria  per 
promuovere  i  fini  della  giu- 
stizia o  di  evitare  qualsiasi  tur- 
bamento della  tranquillità  pub- 
blica, allora  io  chiedo  a  voi, 
che  ci  avete  data  questa  fa- 
coltà, a  voi  che  ci  avete  fatto 
responsabili  per  V  esercizio  di 
essa,  a  voi  che  sareste  i  primi 
a  biasimarci  se  qualche  cala- 
mità fosse  derivata  dal  non 
averla  esercitata,  a  voi  che 
avete  eletto  quel  tribunale,  la 
cui  relazione  vi  sta  dinanzi, 
chiedo  a  voi  di  non  voler 
condannare  il  vostro  stesso 
Comitato  e  di  volerci  espri- 
mere il  vostro  sospetto,  sotto- 
ponendoci ad  un  altro  Comi- 
tato,  ad  un   altro  tribunale. 

Mr.  Warburtox  —  dice 
che,  come  Membro  del  Comi- 
tato nominato  dalla  Camera 
dei  Comuni,  è  in  sua  facoltà 
di  dichiarare  che  le  più  am- 
pie comunicazioni  su  tutti  i 
fatti  in  questione,  sono,  se- 
condo lui,  state  fatte,  sia  dai 
Membri  dell'attuale  Governo, 
sia  da  quelli  del  Governo  pre- 
cedente. [Egli  legge  quel  brano 
della  relazione  che  conferma 
la  buona  fede  e  1'  onestà  degli 
scopi  di  coloro  che  hanno  e- 
sercitati)    questa    facoltà;    di- 


fende il  Comitato  da  qualsiasi 
taccia  di  parzialità  ;  si  dichiara 
lieto  di  avere  preso  parte  a 
questa  inchiesta,  il  risultato 
della  quale  è  stato,  per  lui, 
di  non  trovare  nessuna  giusti- 
ficazione all'  uso  di  quella  fa- 
coltà]. Dichiara  che  il  caso 
del  Signor  Mazzini  è  stato  ac- 
curatamente studiato.  In  quel 
caso,  il  Segretario  di  Stato  per 
l' interno  è  stato  guidato  dalle 
sue  proprie  nozioni  di  politica 
pubblica:  però,  secondo  lui, 
l'ou.  Baronetto  non  ha  agito 
con  vera  discrezione. 

Mr.  B.  EscOTT  —  dichiara 
che  la  Camera  dovrebbe  cono- 
scere tutti  i  procedimenti  del 
Comitato,  per  giudicare  i  fatti 
e  le  prove,  o  non  conoscerne 
alcuno. 

Mr.  Warburton  —  pro- 
segue, dicendo  che  il  suo  giu- 
dizio su  di  questi  fatti  è  già 
stato  esposto  al  Comitato  e 
che  la  sua  opinione  si  è  an- 
data formando  dietro  le  varie 
dichiarazioni,  così  sul  caso  del 
signor  Mazzini  come  sugli  altri 
presi  in  considerazione.  Il  caso 
del  signor  Mazzini  fu  uno  di 
quelli  pei  quali  il  Comitato  ha 
lasciato  ad  ogni  Membro  il  di- 
ritto di  formarsi  un'  opinione 
propria.  Egli  approfitta  di 
questa  facoltà  come  qualsiasi 
altro  Membro.  Tuttavia,  que- 
sta parte  della  questione  non 
richiede,  secondo  1'  oratore, 
un'  ulteriore  discussione.  È  in- 


APPENDICE. 


329 


dubbiiimeule  vero  die,  durante 
la  tliscussiojie,  vari  Membri 
della  Camera  hanno  espresso 
forti  e  risolute  opinioni  sui 
fatti  riguardanti  il  caso  del 
signor  Mazzini  ;  tuttavia,  non  si 
trattava  di  fatti  di  loro  x>er- 
sonale  conoscenz;i,  ma  di  no- 
tizie ricavate  dalle  dichiara- 
zioni dei  Membri  del  Governo 
di  Sua  Maestà.  Ora  però  la 
grande  questione  che  la  Ca- 
mera deve  decidere  è  questa: 
è  conveniente  <>  no  di  accor- 
dare il  Comitato  richiesto  dal- 
l' on.  rappresentante  di  Fins- 
bury^  L'oratore,  come  Mem- 
bro del  Comitato,  dichiara  di 
ritenere  che  sia  stata  suflScien- 
temeute  espressa  un'  opinione 
sulla  questione  discussa.  Crede 
che  sia  stato  detto  rutto  quanto 
si  doveva  e  si  poteva  dire  pel 
pubblico  bene.  Ritiene  non  sia 
conveniente  di  far  noto  al  pub- 
l)lico  tutti  i  nomi  e  le  circo- 
stanze dei  casi  che  sono  stati 
sottoposti  al  Comitato,  e  per 
ciò  non  approva  hi  mozione 
del  suo  on.  Amico,  rappresen- 
tante di  Finsbury.  Egli  rias- 
sume lo  scopo  del  Comitato, 
lo  studio  dei  fatti,  e  dichiara 
r  inutilità  di  perpetuare  simili 
ju'ocedimenti.  dannosi  alla  ri- 
putazione di  un  Governo  po- 
polare. Per  mezzo  del  tele- 
grafo, il  centro  dei  domini  di 
Sua  Maestà  può  comunicare 
rajiidissiraamente  anche  con  le 
pili   lontane  località,   ed    eser- 


citi interi  possono  essere  tra- 
sportati da  Edinburgh  a  Exe- 
ter  in  quarantott'  ore.  Coai  si- 
mili grandi  nuovi  poteri,  con 
tali  mezzi  atti  a  sopprimere 
qualsiasi  disordine,  nessun  Go- 
verno ha  bisogno  di  un  pri- 
vilegio COSI  poco  popolare  e 
COSI  poco  importante. 

Mr.  Wakley  —  deduce 
dalla  dichiarazione  testé  fatte 
dall'  on.  Collega  che  le  ricer- 
che del  passato  hanno  dato  un 
risultato  negativo  ;  che  non  è 
stata  scoperta  nessun  arbi- 
trio da  parte  del  Segretario 
di  Stato  neir  apertura  delle 
lettere,  come  accade  invece 
nel  caso  attuale.  Mentre  il 
Segretario  di  Stato  ha  dichia- 
rato che  questa  facoltà  è  fon- 
data sullo  Statuto  della  Regina 
Anna  (Sir  J.  Graham:  No, 
noi)  Allora  su  di  una  legge 
dello  Stato  (Sir  J.  Graham  : 
No,  no  I).  Insomma,  egli  ha 
inteso  che  l'on.  Collega  ha 
detto  che  era  fondata  sullo 
Statuto. 

Sir  J.  Graham  -  era  e- 
sercitata  suU*  autorità  dello 
Statuto,  concesso  durante  il 
Regno  della  Regina  Anna,  poi 
adottato,  couferuìato  ed  esteso 
da  altri  Statuti. 

Mr.  Wakley  —  [conti- 
nuando il  suo  discorso,  ri- 
sale alle  origini  di  questa 
facoltà,  confuta  dal  punto  di 
vista  legale  alcune  asserzioni 
di  altri    Onorevoli    e  del    Co- 


330 


APPENDICE. 


luitiito  (lei  Lords,  contesta  la 
facoltà  del  Segretario  di  Sta- 
to, ricorda  la  petizioue  di  uno 
straniero  consegnata  ad  un  o- 
norevole  Collega,  la  risposta 
poco  soddisfacente  ottenuta  da 
Sir  J.  Graham,  a  proposito 
dell'  apertura  delle  lettere  del 
Mazzini,  la  nomina  di  nn  Co- 
mitato, i  risnltati  dell' incliie- 
sta.  L'  oratore  spera  che  non 
si  nominerà  nessnn  altro  Co- 
mitati», (considerata,  secondo 
lui,  la  quasi  inutilità  di  essi. 
Anche  egli  fa  una  lunga  dis- 
serzione  riguardante  l'apertura 
delle  lettere  del  suo  on.  Col- 
lega, censurando  l'operato  del 
Segretario  di  Stato.  Chiede 
])erché  furono  aperte  quelle 
lettere].  Qual' è  la  giiistirtea- 
zione?  Chi  6  il  responsabile  f 
Il  Segretario  di  Stato,  egli 
dice,  deve  dichiarare  le  ra- 
gioni del  suo  modo  di  agire, 
deve  dimostrare  come  si  giu- 
stifica per  avere  aperto  le  let- 
tere di  un  Membro  della  Ca- 
mera. Anche  supponendo  che 
la  legge  giustifichi  l'intromis- 
sione del  Segretario  di  Stato, 
quale  legge  giustifica  1'  aper- 
tura, il  risigillamento  delle 
lettere,  rimesse  poi  ai  desti- 
natari, assolutamente  ignari 
dell'accaduto?  Supponiamo  che 
nn  Magistrato,  a  Londra,  sia 
colpevole  di  nn  atto  che  in- 
duca un  uomo  come  il  signor 
Mazzini  o  una  mezza  dozzina  di 
uomini  sinuli  a  lui  di  rivolgersi 


alla  Camera  dei  Comuni,  pro- 
testando perché  certi  agenti 
di  polizia,  dietro  ordini  di 
quel  magistrato,  sono  andati 
delle  loro  case  durante  la  loro 
assenza,  aprendone  la  porta, 
frugando  dovunque,  e  dopo 
ciò.  hanno  chiuso  nuovamente 
le  porte  e  se  ne  sono  andati, 
senza  informare  gli  interessati, 
i  quali  hanno  poi  scoperto  per 
caso  1'  ingiusto  procedimento 
a  cui  sono  stati  sottoposti  : 
cosa  direbbe  l'on.  Collega  di 
quel  nmgistrato  che  avesse 
agito  in  tal  modo?  Cosa  di- 
rebbero di  un  uomo  che  avesse 
mandato  segretamente  gli  a- 
genti  in  casa  di  un  individuo 
con  queste  intenzioni,  in  que- 
sto modo,  per  esaminare  i  suoi 
documenti  privati,  le  sue  carte, 
e  andarsene  poi  senza  lasciare 
nessuna  traccia,  senza  avver- 
tire della  visita  ?  Che  ne  di- 
rebbero gli  on.  Colleghi  f  Che 
direbbe  il  Governo,  conoscen- 
do che  un  Magistrato  avesse 
agito  così?  Non  lo  considere- 
rebbere  forse  come  ima  vol- 
garissima  spia?  Gli  si  permet- 
terebbe di  rimanere  in  carica 
ancora  per  un'ora?  Non  lo  si  ri- 
troverebbe indegno  d'ella  fi- 
ducia riposta  in  lui?  La  con- 
danna di  quest'  uomo  sarebbe 
unanime,  e  occorrerebbero  cir- 
costanze veramente  straordi- 
narie per  giustificarlo  almeno 
in  parte.  Ora,  l'on.  Baronetto, 
Segretario  di  Stato    per  1'  In- 


APPKNDICK. 


331 


terno,  è  chiamato  a  giustificare 
la  sua  condotta  a  proposito 
dell'apertura  di  queste  lettere: 
ma  come  potrebbe  farlo,  se 
tutte  le  circostanze  relative  a 
(juesto  fatto  non  sono  rese 
note  alla  Camera  e  al  Paese? 
Egli  deve  diuiostrare  di  aver 
avuto  buone  ragioni  per  rite- 
nere che  1'  on.  Collega  fosse 
impegnato  in  affari  o  implicato 
in  avvenimenti  tali,  da  gin- 
stili  care  l'insolito  procedimen- 
to   adottato    a    suo    riguardo. 


[L'oratore  continua  citandola 
motivazioue  dell'apertura  del- 
le lettere  di  Stolzman,  di  Wor- 
cell  e  di  Grodicki,  fa  notare 
l'inutilità  di  questo  procedi- 
mento, provocato  dallo  infor- 
mazioni di  una  spia  e  ri- 
conferma l'assoluta  necessità 
di  una  spiegazione  da  parte 
del  Ministro,  per  l'onore  del 
Collega  e  per  la  diguità  della 
Camera]. 

La  discussione    è    rinviata 
a  iriovedì. 


n. 

(7 AMERÀ   DEI   COMUNI.    —  Seduta   del   19  febbraio  1815.  (') 


[Affari  di  Calabria].  Mr. 
MiLNES  —  desidera  di  discu- 
tere nna  questione,  della  quale 
ha  già  avvertito  Pon.  Baro- 
netto, Primo  Lord  del  Tesoro. 
Poiché  la  relazione  concernente 
l'apertura  delle  lettere  all'Uf- 
ficio delle  Poste  è  già  nelle 
mani  dei  colleglli,  e  dopo  la 
discussione  di  ieri,  egli  ritiene 
inutile  di  intrattenere  la  Ca- 
mera con  osservazioni  preli- 
minari. Cercherà  di  formulare 
le  sue  domande  all'on.  Baio- 
netto  nel  modo  pili  semplice 
possibile,  ed  è  lieto  di  avere 
l'occasione  di  farlo,  perché, 
per  quanto  l'on.  suo  Amico 
abbia  già  parlato,  egli  è    im- 


paziente di  ottenere  una  ri- 
sposta soddisfacente  su  di  un 
punto  che  ha  suscitato  molto 
interesse  fra  i  Membri  della 
Camera.  Desidera  di  chiedere 
al  suo  on.  Amico,  (inale  rap- 
presentante dell'  Amministra- 
zione degli  Affari  Esteri  in 
questa  Camera,  se  Lord  Aber- 
deen, quando  comunicava  ai 
Governi  austriaco,  italiano  o 
a  qualche  altro,  che  una  co- 
spirazione si  stava  organizzan- 
do in  Corfii  o  in  qualche  al- 
tro possedimento  inglese,  co- 
munica va  contemporanea  niente 
informazioni  e  accenni  sui  tì- 
gli dell'  Ammiraglio  Bandiera 
e  su  altre  persone,  cospiranti 


(1)   Dagli  Hansard's  Parliamentary  Debates,  voi.  LXXVII,  culi.   746-751. 


332 


APPENDICE. 


contro  i  Governi  italiaui,  e 
sotto  la  sorveglianza  del  Go- 
verno inglese  ;  come  pure  se 
Lord  Aberdeen  e  le  autorità 
di  Corfù  si  siano  serviti  di 
tutti  i  mezzi  a  loro  disposi- 
zione per  impedire  e  sventare 
quella  disastrosa  spedizione. 

Sir  R.  Peel  —  dice  :  gli 
sarebbe  impossibile  di  dare 
una  risposta  soddisfacente  alla 
domanda  del  suo  on.  Amico, 
contenendola  in  una  o  due 
frasi.  Se  è  desiderio  della  Ca- 
mera che  egli  dia  una  risposta 
esauriente,  è  necessario  che 
gli  si  permetta  di  trattare  que- 
sto argomento  con  una  certa 
ampiezza.  Egli,  e  con  lui  il  suo 
amico  Ministro  degli  Affari  e- 
steri,  ha  avuto  da  poco  la  co- 
municazione in  proposito,  e 
cercherà  di  esser  breve  ed  e- 
saurieute  per  soddisfare  il  suo 
on.  Amico  e  la  Camera,  per 
quanto,  egli  ripete,  sia  impos- 
sibile di  dare  una  risposta  con 
una  o  due  frasi.  Al  principio 
dello  scorso  anno,  il  Governo 
britannico  fu  informato  che 
un  certo  numero  di  esuli  ita- 
liani, soggetti  all'Austria, 
stavano  organizzando,  in  va- 
rie parti  dei  possedimenti  bri- 
tannici del  Mediterraneo,  at- 
tentati ostili  alla  tranquillità 
d'  Italia,  specialmente  degli 
Stati  Pontifici,  dove  si  pro- 
ponevano di  provocare  un'in- 
surrezione. Al  Governo  bri- 
tannico furono  rivolte  lagnanze 


contro  quegli  individui  che  si 
servivano  del  territorio  in- 
glese, asilo  ad  essi,  per  con- 
vertirlo in  un  centro  destinato 
a  turbare  la  tranquillità  di 
altri  Paesi.  Questa  notizia, 
data  dal  Governo  austriaco  al 
suo  nobile  Amico,  fu  accoui- 
j>agnata  dalla  esplicita  dichia- 
razione, che  qualora  si  verifi- 
casse un  moto  qualunque  insur- 
rezionale negli  Stati  Pontifici, 
e  questa  era  la  parte  d' Italia 
dove  si  supponeva  che  pili 
probabilmente  1"  insurrezione 
sarebbe  scoppiata,  il  Governo 
austriaco  avrebbe  dato  istru- 
zioni precise  al  Comandante 
supremo  degli  eserciti  austria- 
ci in  Milano  di  occupare  gli 
Stati  della  Chiesa,  e  senza  at- 
tendere istruzione  da  Vienna, 
avanzare  liberamente  negli 
Stati  Pontifici.  Fu  questa  una 
intimazione  al  Governo,  tale 
da  fargli  temere  fosse  turbata 
la  pubblica  tranquillità:  ed  il 
suo  nobile  Amico  trasmise  di 
tanto  in  tanto  al  Governo  au- 
striaco le  comunicazioni  rice- 
vute, riferentisi  al  contegno 
di  coloro  che  tramavano  con- 
tro la  tranquillità  pubblica  ; 
però  egli  non  comunicò  nes- 
suna lettera,  nessun  riassunto 
di  lettere,  né  il  nome  di  nes- 
sun individuo  a  conoscenza 
del  Governo  austriaco,  al  rap- 
. presentante  del  quale,  come 
risulta  dalla  relazione  del  Co- 
mitato, egli  trasmise  di  tanto 


APPENDICE. 


333 


in  tanto  le  informazioni  jjene- 
rali  riguardanti  i  progetti  di 
individui  residenti  nei  domini 
di  Sua  Maestà,  specialmente 
in  quelli  del  Mediterraneo, 
r  attività  dei  quali  poteva 
danneggiare  la  pubblica  pace. 
Il  suo  nobile  Amico,  Lord 
xVberdeen,  non  ha  un  esatto 
ricordo  dello  scopo  e  del  con- 
tenuto di  tutte  le  lettere  ri- 
cevute su  questo  argomento, 
poiché  egli  ha  distrutto  quelle 
che  non  avevano  carattere  e 
importanza  ufficiale:  però,  per 
quanto  gli  soccorro  la  memoria, 
egli  non  ha  mai  veduto  nes- 
suna comunicazione  di  natura 
pubblica  o  privata  che  potesse 
fargli  temere  la  riuscita  di 
quella  data  impresa  di  Corfii. 
Perciò  egli  non  ha  preso  nes- 
sun provvi'diraento  in  relazione 
a  quella  faccenda;  non  ha  mai 
comunicato  col  Governo  au- 
striaco né  con  quello  napo- 
letano, né  con  le  autorità  di 
Roma;  egli  non  ha  fatto  loro 
nessuna  comunicazione,  riguar- 
dante nessun  speciale  progetto 
diretto  da  Corfii  contro  qual- 
che parte  d'  Italia.  Quindi,  la 
supposizione  di  alcuni  Onore- 
voli, che  quegli  individui  siano 
stati  traditi  da  un  atto  del 
Governo  britannico,  è  assolu- 
tamente infondata.  Il  suo  no- 
bile Amico  temeva  cosi  poco 
che  quel  tentativo  insurrezio- 
nale avrebbe  avuto  luogo,  che 
nessuna  comunicazione  fu  fatta 


a  Lord  Seaton,  governatore 
delle  Isole  .Ionie,  fin  dopo  lo 
svolgersi  degli  avvenimenti. 
La  verità  è  che  la  cosa  prese 
tutti  alla  sprovvista,  sia  Lord 
Seaton,  sia  il  console  austriaco, 
e  perfino  il  console  degli  Stati 
Pontifici  residente  nelle  Isole 
.Ionie.  Egli  riferirà  brevemente 
alla  Camera  i  fatti,  dopo  di  a- 
ver  però  riafl^ermata  una  con- 
statazione, che  il  Governo  non 
aveva  messo  in  guardia  né 
Lord  Seaton.  né  il  Governo 
austriaco.  Pare  risiedessero  a 
Malta  e  nelle  Isole  Jonie  varie 
persone,  esuli  dal  pioprio  paese 
per  ragioni  politiche.  I  due 
figli  dell'Ammiraglio  Bandiera 
vivevano  a  Corfu  e  vi  stavano 
senza  molestia  alcuna.  La  loro 
condotta  era  molto  tranquilla 
e  non  aveva  risvegliato  i  so- 
spetti del  Governo  delle  Isole 
Jonie.  Risulta  che  la  notte  del 
12  giugno  ventidue  persone, 
solamente  ventidue,  lasciarono 
Corfù  su  due  piccole  imbarca- 
zioni. Esse  erano  senz'  armi, 
senza  munizioni  e  senza  qual- 
siasi preparativo  che  rendesse 
possibile  un  tentativo  d'assal- 
to. Fu  solamente  dopo  la  par- 
tenza di  quella  spedizione,  se 
cosi  si  x>uò  chiamare  un  gruppo 
di  ventidue  persone  disarmate, 
che  il  Console  austriaco,  il 
Console  degli  Stati  Pontifici 
ed  il  Console  russo  rivolsero 
a  Lord  Seaton  i  più  aspri 
rimproveri    in    proposito.    La 


334 


APPENDI  eie. 


risposta  di  Lord  Seatoii  fu  che 
egli  era  stafo  preso  alla  sprov- 
Tista,  e  la  stessa  cosa  doveva 
essere  occorsa  anclie  ad  essi, 
aUrimenti  avrebbero  fatto  ^vì- 
ma  le  loro  comunicazioni.  Il 
Console  austriaco  chiese  che 
la  nave  da  guerra  inglese  colà 
ancorata  fosse  mandata  ad  inse- 
guire le  imbarcazioni  che  con- 
tenevano le  veiitidne  persone. 
Lord  Seatou  dichiarò  di  dover 
rifiutare  l'invio  di  una  nave  ar- 
mata per  arrestarli,  poiché  egli 
non  si  riteneva  autorizzato  a 
farlo;  disse  pure  che,  secondo 
lui,  il  rapporto  doveva  essere 
esagerato.  Lord  Seaton  espres- 
se la  sua  convinzione,  che  nessu- 
na spedizione  sulla  costa  della 
Calabria  sarebbe  avvenuta  ; 
ad  ogni  modo^  egli  avrebbe 
mandato  una  piccola  imbarca- 
zione a  Taranto  per  accertarsi 
della  natura  del  progetto  e 
per  comunicare  col  Governo 
di  Napoli,  al  fine  di  sventare 
<|uesto  attentato.  La  barca  non 
salpò  per  Taranto  il  12,  cioè 
la  notte  stessa  della  partenza 
di  quelle  ventidue  persone,  ma 
il  13.  Nessuìia  informazione 
in  proposito  fu  ricevuta  dal 
Governo  britannico  fino  a  lu- 
glio, quando  giunse  la  lettera 
di  Sir  Robert  Gordon,  nostro 
Ambasciatore  a  Vienna,  che 
dava  notizia  dell'  accaduto. 
Questa  fu  la  prima  intimazione 
ricevuta  in  proposito  dal  no- 
stro Governo  :  e  la   lettera  di 


Sir  Robert  Gordon  conteneva 
un  serio  rimprovero  del  Go- 
verno austriaco,  concernente 
la  spedizione,  lagnandosi  che 
essa  fosse  partita  proprio  da 
un  possedimento  inglese.  Que- 
sta è  una  prova  evidente  che 
il  Governo  britannico  non  a- 
giva  d'  accordo  col  Governo 
austriaco  per  attirare  in  un 
tranello  quelle  ventidue  per- 
sone. Costoro  sbarcarono;  l'u- 
nico accenno  ricevuto  dal  Go- 
verno britannico  si  trova  in 
una  lettera  di  Mr.  Tempie, 
nostro  Ministro  a  Napoli.  Il 
Governo  britannico,  come  ho 
già  detto,  non  aveva  fatto 
nessuna  comunicazione,  nep- 
pure a  Mr.  Tempie,  perché  il 
suo  nobile  Amico  non  avrebbe 
mai  sospettato  che  ventidue 
persone  disarmate,  e  apparen- 
temente indifese,  avessero  con- 
cepito un  progetto  contro  la 
costa  calabrese.  Con  lettera 
del  26  giugno,  Mr.  Tempie  in- 
formava il  Governo  di  ciò  che 
era  accaduto  durante  lo  sbarco. 
Egli  diceva  che  un  manipolo  di 
ventidue  persone  erano  scese 
a  terra,  il  16  erano  arrivate 
a  Cotrone,  e  la  notte  del  19 
giugno  si  erano  imbattute  in 
piccole  forze,  costituite  da  una 
parte  della  guardia  urbana  e 
da  tre  gendarmi.  Aveva  avuto 
luogo  uno  scontro  e  vi  era 
stato  un  morto.  Il  19  giugno 
esse  avevano  marciato  verso 
una  città  chiamata  Giovenazzo. 


APPENDICK. 


335 


Colà,  le  autori  tji  avevano  rin- 
iiito  gli  uhi  tanti,  coadiuvati 
da  pochi  gendarmi:  un  altro 
scontro  aveva  avuto  luogo, 
nel  <iuale  i  gendarmi  erano 
stati  coiii])letamente  vittoriosi. 
Alcuni  individui  erano  stati 
uccisi,  altri  catturati.  Cosi  la 
disfatta  fu  dovuta  quasi  inte- 
ramente agii  abitanti,  senza 
intervento  militare.  Perciò  la 
sua  risposta  [di  Sir  R.  Peel] 
al  suo  OH.  Amico  [Mr.  Mi  Ines] 
è  questa:  che  il  Governo,  non 
sospettando  mai  elio  ventidue 
persone  che  erano  vissute 
tranquillamente  a  Corfu  per 
un  certo  periodo  di  tempo,  a- 
vrebbeio  tentato  di  invadere 
la  costa  italiami  con  due  ini- 
bareajcioni,     non     aveva     mai 


fatto  loro  nessuna  comunica- 
zione, avvertendoli  delle  pro- 
babili conseguenze  di  un  tale 
tentativo;  perciò  il  Governo 
l)ri tannico  non  aveva  comu- 
nicato  nulla,  né  ai  Governi  au- 
striaco^ napoletano  e  romano, 
né  al  Governatore  delle  nostre 
colonie.  ÌAi  Camera  avrà  com- 
presa la  necessità^  per  l'ora- 
tore, di  entrare  in  certi  par- 
ticolari, per  poter  dare  una 
risposta  soddisfacente  alla  ri- 
chiesta del  suo  On.  Amico.  Egli 
ora  assicura  che.  ritenere  che 
il  Governo  abbia  adescato,  tra- 
dito quegli  individui  o  si  sia 
astenuto  dall'  avvertirli  del 
pericolo  quiuido  vi  era  l'op- 
portunità di  farlo,  è  assolu- 
tamente erroneo  ed  infondato. 


III. 


Camkka   dki  Comuni.  —  Seduta  del   20  febbraio   1845.  (^) 


[/  Bandiera].  —  Sir  Char- 
les XAPIER  —  desidera  di  ri- 
volgere una  domanda  all'  on. 
Baronetto,  capo  del  Governo 
di  Sua  Maestà,  riguardante  la 
risposta  data  ieri  all' on.  rap- 
presentante di  Pontefract.  Se 
egli  ha  l)en  udito,  l'on.  Ba- 
ronetto ha  detto  che  i  due  fi- 
gli dell'Ammiraglio  Bandiera 
e  venti  altri  individui  si  erano 
rifugiati  nelle  Isole  Jonie,  che 


essi  le  lasciarono  in  un  dato 
giorno  e  che  tanto  il  Gover- 
natore delle  Isole  quanto  il 
Governo  centrale  furono  asso- 
lutamente presi  alla  sprovvi- 
sta, dalla  partenza  di  costoro. 
Egli  desidera  di  chiedere  al- 
l' on.  Baronetto  se  1'  arrivo 
dei  due  figli  dell'  Ammiraglio 
Bandiera,  uomini  di  una  certa 
distinzione,  e  di  altri  venti  in- 
dividui, fu  comunicato  al  Lord 


(■')  Dfjrli  HansanVs  Varliamentary  Debates.  voi.  LXXVII,  coli.  827-831, 


336 


APPENDICK. 


Alto  Commissario  dal  Governo 
britannico  e    quale    istruzione 
in  data   dal   Governo  qualora 
essi  lasciassero  l'isola.  Risulta 
che  i  Consoli  della  Russia,  del- 
l'Austria, di  Roma  ricorsero  al 
Gorernatorje,  quando  fu  notala 
partenza  di   quegli  individui, 
affinché  egli  mandasse  una  nave 
da  guerra  per  impedire  il  loro 
sbarco  sulla  costa  della  Cala- 
bria. L'oratore  ricorda  un  fatto 
simile,  accaduto  anni  addietro, 
quando  il  dupa  di  Wellington 
era  a    capo  del    Governo.  Un 
certo  numero  di    esuli    porto- 
ghesi   si    rifugiò  a  Plymouth, 
donde  salpò  per  Terceira.  Una 
nave   da    gueira    fu    mandata 
verso    queir  isola    per    impe- 
dire lo  sbarco,  con  ordini  se- 
verissimi,    in     caso    di     resi- 
stenza,   di    espellerli,  ciò  che 
fu  fatto   e    che    costò  la    vita 
ad  un  uomo  rimasto  ucciso.  Egli 
desidera  di  sapere  se  furono  da- 
te al  Governatore  di  quelle  isole 
istruzioni  per  impedire  quanto 
si  è  accennato.  Se  Lord  Seaton 
avesse  agito  con  umanità,  egli 
avrebbe  df)vuto  mandare   una 
nave  per  informare  quei   ven- 
tidue disgraziati  del    pericolo 
al  quale  si  esponevano,   e  av- 
vertirli che  era  intenzione  del 
Governo  di  informare  le  auto- 
rità .napoletane    che    stavano 
per  sbarcare.  Desidera  di    sa- 
pere se  il    Governatore    aveva 
comunicato    il-  loro    arrivo    e 
aveva    ricevuto    istruzioni    in 


proposito,  e  se  aveva  avuto 
ordini  di  comunicare  con  essi, 
prima  della  loro  partenza  per 
Otranto. 

Sir  R.  Peel  —  Signori, 
credevo  di  aver  comunicato 
tutto  ciò  che  sapevo  su  questo 
argomento,  rispondendo  alla 
domanda  del  mio  on.  Amico 
[Mr.  MiLNEs]  ;  ma,  i>cr  soddi- 
sfare 1'  onorevole  e  valorosa 
ufficialo,  non  ho  obbiezioni  da 
fare  alla  sua  domanda  e  ripe- 
terò tutto  ciò  che  ricordo  in 
proposito.  Non  posso  però  ri- 
ferirmi al  caso  del  marchese 
di  Saldanha  e  dei  Portoghesi 
che  lo  accompagnarono  nel 
nostro  Paese  e  poi  a  Terceira. 
perché  non  ricordo  perfetta- 
mente tutte  le  circostanze.  In 
quanto  al  caso  al  quale  si  è 
testé  riferito  1'  on.  Collega, 
ripeto  che  nessuna  comunica- 
zione fu  fatta  da  Lord  Seaton 
al  Governo  napoletano,  riguar- 
do al  progettato  sbarco  dei 
figli  dell'Ammiraglio  Bandiera 
e  dei  loro  compagni,  se  non 
dopo  la  loro  partenza.  Non 
ricordo  che  Lord  Seaton  abbia 
fatto  comunicazioni  al  Gover- 
no, né  che  gli  siano  state 
mandate  istruzioni  in  propo- 
sito. Lord  Seaton  notificò  al 
rappresentante  del  Governo 
napoletano  che  un  figlio  del- 
l'ammiraglio Bandiera  era  ar- 
rivato nelle  Isole  Jonie,  che 
la  sua  condotta  non  era  tale 
da    suscitare    sospetti  ;    che  il 


APPENDICK. 


33' 


12  giaguo,  insieme  con  suo 
fratello  e  con  venti  compagni, 
erano  partiti  su  due  imbarca- 
zioni, e  che  il  Governo  non 
aveva  alcun  sospetto  intorno 
alle  loro  intenzioni,  poiché 
erano  tutti  disarmati.  Il  13  giu- 
gno tre  Consoli  chiesero  a  Lord 
Seaton  di  mandare  una  nave 
armata,  credo  la  Medea,  con 
lo  scopo  di  impedire  lo  sbarco 
di  quegli  individui  in  Cala- 
bria. Lord  Seaton  si  ritìnto  di 
farlo  [Lord  J.  Russell  — 
quali  erano  i  tre  Consoli  che  fe- 
cero il  ricorso?]  Credo  il  Con- 
sole austriaco,  il  Console  de- 
gli Stati  Pontifici  e  il  Console 
russo  [T,  DUNCOMBE.  —  Non 
quello  russo,  ma  il  Console 
napoletano].  Io  parlo  afifidan- 
domi  alla  meinoria.  Ritengo 
che  i  tre  Consoli  fossero  quelli 
dell'  Austria,  della  Russia  e 
degli  Stati  Pontilìci;  (*)  ma  se 
sostituisco  uno  all'  altro,  ne 
informerò  il  Nobile  Lord  do- 
mani stesso.  Credo  però  di  non 
sbagliarmi.  La  risposta  data 
da  Lord  Seaton  ai  rappresen- 
tanti dei  tre  Consoli  fu  que- 
sta :  «  Credo  che  la  denuncia 
fatta  sia  molto  esagerata  (èra 
stato  dichiarato  che  sessanta 
uomini  avevano  lasciato  1'  i- 
sola)  ;  non  ritengo  possibile 
uno    sbarco    sulle    coste   della 


Calabria;  non  posso  mandare 
la  nave  Medea  a  impedire  lo 
sbarco,  ma  manderò  una  pic- 
cola imbarcazione,  affinché  pos- 
siate informare  il  Governo  na- 
})oletano^  il  quale  adotterà  le 
misure  che  riterrà  pili  oppor- 
tune per  prevenire  un'aggres- 
sione. 

Sir  Ch.  Napier  —  Ciò  che 
desidero  di  sapere  è  se  Lord 
Seaton,  nel  comunicare  al  Go- 
verno britannico  quanto  aveva 
fatto,  ebbe  a  dichiarare  di  aver 
informato  quei  disgraziati  che 
egli  avvertiva  il  Governo  na- 
poletano della  loro  partenza 
dall'  isola. 

Sir  R.  Peel  —  La  spedi- 
zione salpò  prima  che  Lord 
Seaton  fosse  informato  del- 
l' accaduto  ;  salpò  verso  le  dieci 
di  sera.  Ripeto  che  io  parlo 
affidandomi  alla  memoria.  Dun- 
que, essi  partirono  alle  10  di 
sera  del  12  giugno.  Lord  Sea- 
ton non  aveva  la  minima  idea 
che  essi  intendevano  di  lasciare 
V  Isola  ;  ma  il  13  i  Consoli  fe- 
cero il  ricorso  su  riferito,  e 
richiesero  che  la  Medea  fosse 
mandata  immediatamente  ad 
inseguirli.  L'on.  Collega  chiede 
se  Lord  .  Seaton  abbia  fatto 
nessuna  comunicazione  ai  due 
Bandiera.  La  cosa  era  impos- 
sibile prima  della  partenza  dei 


(*)  Il  molto  Oli.  Baronetto  dichiarò  poiché  aveva  errato  facendo  menzione' 
del  Console  russo.  Doveva  intendersi  il  Console  napoletano. 


Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV). 


338 


APPEXDICK. 


Bandiera,  poiché  e^ijli  non  so- 
spettava meiiomamoute  la  loro 
intenzione  di  lasciare  1'  isola. 
Alla  domanda  se  Lord  Seaton 
ablda  mandato  snbito  nn'  im- 
barcazione per  comunicare  coi 
Bandiera  al  loro  passaggio,  de- 
vo rispondere    negativamente. 

Lord  J.  Russell  —  Desi- 
dero di  fare  nn' altra  domanda 
in  proposito.  L'  on.  Baronetto 
Ila  dichiarato  che  Lord  Sea- 
ton non  sospettava  che  quei 
ventidne  individui,  i  quali  sal- 
I»avano  da  Corfu,  andassero 
in  C.ilabria.  Ma  è  detto  nei 
giornali  che  una  lettera  è  giun- 
ta nel  nostro  Paese, provenien- 
te da  una  di  quelle  sfortunate 
vittime,  scritta,  credo,  il  giorno 
prima  della  sua  morte  e  nella 
qu;ile  era  detto  che  una  })er- 
sona  andata  a  cavallo  a  tro- 
varli nelP  isola  di  Corfu,  fosse 
la  stessa  che  li  aveva  traditi 
presso  il  Governo,  napoletano. 
Ora,  io  chiedo  di  sapere  se  Lord 
Seaton  o  il  Ministro  inglese  alla 
corte  di  Napoli  abbiano  data 
qualche  informazione  al  Go- 
verno di  Sua  Maestà,  in  modo 
da  provocare  il  fatto,  che 
una  persona  accompagnasse  la 
spedizione  sulla  costa  della 
Calabria,  attirandola  in  un 
tranello. 

Sir  R.  Pekl  —  Assicuro  il 
nobile  Lord  di  non  ricordarmi 
nulla  su  questo  punto.  Se  a- 
vessi  saputo  dell'  intenzione 
del    nobile    Lord  di    fare  tale 


domanda,  mi  sarei  preparato 
a  rispondere.  Forse  il  nobile 
Lord  rinnoverà  domani  la  sua 
interrogazione. 

Mr.  MiLNES  —  Vi  sarebbe 
difficoltà  di  presentare  alla 
Camera  qualche  lettera  o  co- 
pia di  lettera,  passata  tra  il 
Governo  e  le  autorità  austria- 
che riguardante  questo  argo- 
mento? La  cosa  ha  suscitato 
tale  interesse  nel  Paese,  che 
sarebbe  più  soddisfacente  (!i 
avere  i  documenti. 

Sir  R.   Pkel.  — Quale  cor- 
ris[»ondenza    può    essere    esu 
mata  f 

Mr.  T.  DuNCOMBE  —  Let- 
tere e  estratti  di  lettere.  Per 
guidarvi,  avete  la  corrispon- 
denza da  quelle  parti  col  si- 
gnor Mazzini. 

Sir  R.  Peel  —  Assicuro  la 
Camera  che  ciò  che  ho  dichia- 
rato è  perfettamente  conforme 
alle  comunicazioni  ricevute. 
Devo  dire,  dopo  di  aver  letto 
il  dispaccio  di  Lord  Seaton, 
che  se  mi  chiedono  se  vi  sia 
qualche  inconveniente  a  pro- 
durlo, conviene  rispondere  di 
no.  Ma  quando  io  ho  prodotto 
un  documento,  on.  Colleghi  del- 
l'opposizione, perché  non  pro- 
durne altri?  Io  ho  dichiarato 
alla  Camera  che  nessuna  comu- 
nicazione è  stata  fatta  al  Go- 
verno britannico,  nessuna  co- 
municazione è  statafattaaLord 
Seaton,  nessuna  couiunieazione 
di  nessuna  specie   fu   ricevuta 


APPKN 

<ì;i  Lord  Senton  sulla  condotta 
dei  Bandiera  e  di  altri  rifu- 
giati a  Corfii,  tìn  dopo  la  loro 
partenza.  La  prima  notizia  che 
noi  avemmo  quando  essi  si  al- 
lontanarono, venne  dall'  Au- 
stria, da  Sir  Robert  Gordon,  in 
una  letterra  del  26  luglio,  con 
un  rimprovero  contro  di  noi  per 
aver  permesso  alla  spedizione 
■di  salpare.  Dopo  «li  averla  ri- 
cevuta, richiedemmo  a  Lord 
Seaton  ulteriori  notizie  e  al- 
lora ci  giunsero  due  lettere  di 
Lord  Seaton,  esattamente  con- 
formi a  ciò  che  ho  testé  di- 
chiarato. 

Mr.  G.  W.   HOPE.  —  Mi  sia 
permesso  di  dichiarare  che  non 


DICE.  339 

avemmo  nessuna  notizia,  come 
pure  non  fu  trovato  nessun 
accenno  nella  corrispondenza 
con  Lord  Seaton  riguardante 
1'  arrivo  dei  Bandiera  nelle 
Isole  Jonie,  eccetto  questo  : 
che  gli  fu  richiesto  di  conse- 
gnare uno  dei  fratelli,  perché 
disertore,   ed  egli  si  ritiurò. 

Mr.  T.  DuNCOMBE.  —  Avete 
avvertito  il  Governo  austriaco 
che  i  Baiìdiera  erano  a  Malta? 

Mr.  G.  W.  HoPE.  —  Noi 
non  lo*  sapevamo. 

Mr.  T.  DuNCOMHE.  —  È 
detto  in  una  delle  lettere  al 
Mazzini  che  furono  aperte. 

L'  ariromento  è  esaurito. 


IV 


€ameka   dei  Comuni.  —  Seduta  del   20  febbraio  1845.   (^) 


YAperlm-a  delle  htlert  al- 
l' Ufficio  delle  Posi,'.  —  Discus- 
sione rinviata].  —  Lettura  del- 
l' ordine  del  giorno  per  ri- 
pigliare la  discussione  sull'Uf- 
ficio delle  Poste. 

Mr.  Milnes  —  Dice  che 
egli  non  supponeva  di  dover 
partecipare  a  questo  dibattito. 
ma  per  un  caso  fortuito  egli 
ha  pt)tuto  constatare,  quando 
fu  di  recente  sul  Continente, 
il  pessimo  effetto  prodotto  sul- 
1'  opinione   publ>li(;a    in    paesi 


stranieri  per  la  disgraziata  ri- 
velazione che  ora  impegna 
V  attenzione  del  Parlamento. 
Durante  un  breve  soggiorno 
all'estero,  egli  ha  potuto  reii- 
dersi  conto  dei  sospetti  dav- 
vero incresciosi  che  questa 
faccenda  ha  risvegliati.  A  lui 
personalmente,  la  constatazio- 
ne di  questi  sospetti  riesciva 
meno  penosa,  in  quanto  egli 
li  ritiene  in  gran  parte  infon- 
dati ;  però,  questo  non  li  ren- 
deva meno  dannosi.  Per  lungo 


^1)  Dagli  Hansard's  ParUamentary  Debates.  voi.  LXXYII.  coli.  834-921. 


3,t0 


APFENDIC?:. 


tempo  era  stato  un  vanto  ed 
un  privilegio  del  nostro  Paese 
di  oifrire  un  asilo  a  persone 
obbligate  a  lasciare  quello  do- 
v'  eran  nati,  spinte  dall'  op- 
pressione dei  dominatori  ;  ed 
egli  crede  che  non  vi  sia  nella 
storia  d'Inghilterra  un  periodo 
più  altamente  soddisfacente 
del  tempo  in  cui  la  Regina 
Elisabetta  diede  ai  sudditi  op- 
pressi delle  Provincie  Unite 
un  rifugio  dalla  tirannide  di 
Filippo  II:  e  da  quel  tempo, 
giù  giù  fino  ad  oggi,  inclusa 
la  magnifica  ospitalità  offerta 
agli  esuli  francesi  durante  la 
Rivoluzione,  questo  Paese  ha 
liberamente  aperto  le  porte 
agli  stranieri,  senza  tener  nes- 
sun conto  delle  loro  opinioni 
politiche,  fossero  Callisti,  Ita- 
liani o  Polacchi.  Ed  ora,  ve- 
dendo il  penoso  contrasto  tra 
il  presente  Governo  del  nostro 
Paese  e  il  Governo  di  Francia, 
constatando  che  il  Ministro 
francese  è  in  grado  di  dichiara- 
re, dal  suo  posto,  alla  Camera 
(lei  Deputati,  che,  per  quanto 
ad  esso  sia  noto,  le  comunica- 
zioni postali.sono  assolutamen- 
te sicure  in  Francia  e  sapendo, 
disgraziatamente,  che  il  Mi- 
nistro Inglese  non  potrebbe 
fare  una  simile  asserzione,  per 
quanto  egli  non  si  possa  per- 
mettere di  indagare  intorno 
alla  giustizia  di  un  caso  o 
dell'  altro,  tutte  queste  cose 
lo  hanno  convinto  di  un  fatto, 


che  1'  Inghilterra,  in  questa^ 
spiacevole  circostanza,  si  è  gua- 
dagnata, in  tutto  il  Continente, 
una  riputazione  veramente  po- 
co lusinghiera.  Non  gli  fu  di 
nessuna  consolazione,  viag- 
giando attraverso  la  Germania, 
di  vedere  nei  negozi  certi  libri 
contenenti  dichiarazioni  sul 
conto  dell'  Inghilterra  e  di 
udire  canzoni  allusive,  e  di  sa- 
pere che  1/on.  Baronetto,  Se- 
gretario di  Stato  dell'  Interno, 
era  1'  eroe  della  favola.  Poi- 
ché, pur  sapendo  che  nel  no- 
stro Paese  non  vi  è  mai  stata 
un' Amministrazione  che  abbia 
più  cautamente  evitato  qual- 
siasi infrazione  alla  libertà  dei 
sudditi,  egli  non  può  che  no- 
tare che  il  contegno  dell'  at- 
tuale Governo  di  Sua  Maestà 
in  questa  faccenda  non  è  stato 
tale  da  dare  efficace  affida- 
mento dell'  infondatezza  di 
tutti  questi  sospetti.  Nei  tempi 
antichi  si  diceva  che  non  ba- 
stava che  la  moglie  di  Cesare 
fosse  pura,  ma  doveva  essere 
immune  da  qualunque  sospetto. 
È  però  evidente  che  se  essa 
avesse  agito  in  modo  tale  da 
incoraggiare,  invece  di  dissi- 
pare i  sospetti  ;  se  avesse  còlta 
ogni  occasione  i^ossibile  per 
mettersi  in  una  situazione  e- 
quivoea  ;  se  avesse  avvolto  la 
sua  più  semplice  azione  nel 
manto  del  mistero  ;  se  si  fosse 
rifiutata  di  rispondere  chiara- 
mente alla  minima  domanda  :. 


APPENDICE. 


341 


^or\i  teine  clie  quella  degnis- 
sima signora  non  avrebbe  po- 
tuto rimanere  al  disopra  di 
qualsiasi  sospetto.  Parlando 
poi  seriamente,  egli  ritiene 
che  una  gran  ])arte  di  sospetto 
^  di  interpretazione  erronea, 
«he  ora  offuscano  la  questione 
e  che  sono  certamente  ingiu- 
riosi per  il  Governo  di  Sna 
Maestà,  siano  dovuti  alla  poca 
franchezza  e  alla  poca  sempli- 
cità con  la  quale  è  stata  su- 
i)ito  coTisiderata  la  cosa,  appena 
sottoposta  al  giudizio  della  Ca- 
mera. L' oratore  crede  che,  se 
quando  l'on.  rappresentante 
di  Finsbury  inoltrò  la  sua  mo- 
zione, essa  si  fosse  affrontata 
senza  difficoltà  e  senza  miste- 
ro, e  se  il  Segretario  di  St.ato 
per  l'Interno,  invece  di  creare 
ostacoli  e  dubbi,  avesse  affer- 
mato semplicemente  che  l'esa- 
me delle  lettere  del  signor  Maz- 
zini non  poteva  avere  nessuna 
relazione  col  suo  Ministero, 
tutta  la  faccenda  si  sarebbe 
forse  chiarita  pili  facilmente. 
Ija  firma  del  mandato  da  parte 
dell' ou.  Collega  deve  essere 
«tato  un  atto  puramente  for- 
male. Egli  non  comprende 
perché  l'on.  Collega  sia  stato 
chiamato  a  firmarlo,  visto  ohe 
l'Atto  del  Parlamento  richiede 
che  i  mandati  siano  firmati 
dal  Segretario  di  Stato.  In 
questo  caso,  eertamente,  sa- 
rebbe stato  meglio  che  la  re- 
sponsabilità fosse  stato  assnnta 


dal  Conte  di  Aberdeen.  Se 
V  on.  Collega  avesse  detto  sem- 
plicemente che  egli  non  aveva 
nulla  a  che  vedere  in  questa 
faccenda,  il  Conte  di  Aberdeen 
avrebbe  potuto  dar  subito  la 
risposta  che  si  richiedeva,  la 
qnale.  secondo  lui,  avrebbe  cal- 
mato in  parte  la  pubblica  indi- 
gnazione, rendendo  il  dovere  di 
una  spiegazione  molto  più  sem- 
plice e  più  facile  al  Governo  di 
quello  che  non  sia  ora.  Si  è 
invece  lasciato  crescere  il  so- 
spetto e  si  son  fatte  circolare 
interpretazioni  errate  senza 
che,  dall'altra  parte,  sia  stato 
detto  nulla  per  chiarire  la  cosa 
e  ristabilire  1'  equilibrio  :  ed 
ora  la  conseguenza  è  questa, 
che  in  tutto  il  Paese  è  pre- 
valsa un'  impressione  penosa, 
incresciosa,  intorno  a  detta 
questione.  L' argomento  sotto- 
posto direttamente  alla  Ca- 
mera è  diviso  in  due  parti  : 
la  prima,  si  riferisce  alle  re- 
lazioni internazionali,  la  se- 
conda, riguarda  personalmente 
l'on.  rappresentante  di  Fins- 
bury. In  quanto  alla  prima 
parte  della  questione,  egli  ha 
ritenuto  ieri  suo  dovere  di  ri- 
volgere al  Primo  Lord  della 
Tesoreria  una  domanda  in- 
torno all'  episodio  che  si  svolse 
in  Calabria  e,  fino  a  un  certo 
punto,  egli  ritiene  la  risposta 
data  dall'  on.  Baronetto  soddi- 
sfacente, in  ciò  che  concerne  il 
signor   Mazzini  e  più   diretta- 


342 


APPENDICE. 


mente  la  spedizione  dei  fratelli 
Bandiera  da  Corfù  in  Calabria. 
Detta  risposta  riferiva  che  ogni 
informazione  data  a  proposito 
di  quella  spedizione,  sia  ai 
Consoli  d'  Austria,  di  Roma  e 
di  Napoli,  sia  ad  altro  Gover- 
no, era  semplicemente  una  con- 
seguenza dell'informazione  ge- 
nerale che  era  stata  data  al 
Conte  di  Aberdeen,  cioè  che 
nna  cospirazione  si  stava  pre- 
parando nei  domini  inglesi  del 
Mediterraneo.  Egli  considera 
la  questione  come  molto  grave 
e  seria.  È  connessa  con  un 
punta  di  vista,  generale  della 
nostra  politica  estera.  Sembra 
che  il  Governo  austriaco  non 
abbia  altro  da  fare  che  mi- 
nacciare un'  invasione  in  Ita- 
lia, cioè  che  voglia  entrare  in 
un  paese,  la  cui  indipendenza 
è  riconosciuta,  e  avrebbe  l'im- 
mediato assenso  del  Segretario 
di  Stato  degli  Affari  esteri  in- 
glese, per  favorire  ed  incorag- 
giare tali  pretese.  Cosi  si  è  an- 
data formando  nel  mondo  la 
convinzione  che  il  Governo 
inglese  abbia  garantito  ai  So- 
vrani d' Italia  il  possesso  dei 
loro  troni^  per  quanto  abusino 
del  loro  potere  o  per  quanto 
ne  siano  indegni  ;  ed  egli  deve 
dire  che  una  tale  supposizione 
non  può  essere  se  non  penosa 
per  ogni  inglese,  e  non  do- 
vrebbe essere  divisa  da  nes- 
sun Membro  liberale  di  nes- 
suna parte  della  Caniera'.  Deve 


inoltre  aggiungere  che  se  il 
Conte  di  Aberdeen,  mentre  si 
conformava  ai  desiderii  del 
Governo  austriaco,  avesse  man- 
dato un  avviso  a  Malta  o  a 
Corfii,  sia  da  affissare  nelle 
vie,  sia  da  pubblicare  nei  gior- 
nali, che  il  Governo  Inglese  era 
al  corrente  della  cospirazione- 
e  deciso  a  prevenirla  e  ad  im- 
pedirla in  ogni  modo,  proba- 
bilmente quella  sfortunata  spe- 
dizione in  Calabria  non  avrebbe 
avuto  luogo.  E  qui  1'  oratore- 
prende  a  considerare  laseconda 
parte  della  questione,  cioè  l'ac- 
cusa fatta  dall'on.  rappresen- 
tante di  Finsbnry,  die  le  sue 
lettere  sono  state  aperte  dal 
Segretario  di  Stato  per  1'  In- 
terno. [Egli  accenna  ai  privi- 
legi del  Parlamento,  al  diritto^ 
che  ha  l'on.  Collega  di  esigere 
una  risposta  e  di  sapere  se  è 
stato  emesso  un  mandato  per 
il  sequestro  della  sua  cor- 
rispondenza. Chiede  come  mai 
1'  on.  rappresentante  di  Fins- 
bnry abbia  aspettato  il  caso  del 
signor  Mazzini  per  sottoporre  il 
proprio  alla  considerazione  del- 
la Camera.  Sarebbe  stato  suo 
dovere  di  parlare  prima,  poiché 
l'indugio  ha  diminuito  l'im- 
portanza del  suo  reclamo  ;  e 
avrebbe  doluto  formulare  l'ac- 
cusa, quando  s'avvidedel  fatta 
contro  il  quale  ha  ricoiso. 
L'  on.  Collega  ha  chiesto  un 
nuovo  Comitato  d'inchiesta; 
ma'  egli  non  A'-oterà  per  la  mo- 


APPENDICE. 


343 


zione  dell'  on,  rappresentante 
(li  Finsbiiry,  uou  ritenendo 
che  un  pubblico  Comitato  sia 
il  tribunale  più  adatto  per  una 
incliiesta  generale.  Accenna 
anche  ad  un'  altra  importan- 
tissima questione,  cioè,  se  que- 
sta facoltà  debba  essere  con- 
servata o  no.  Allude  alla  cam- 
pagna di  certi  giornali  contro 
il  Governo  e  ripete  di  non 
potere  votare  per  la  mozione 
come  è  ora]. 

Mr.  Macaulay.  —  Dichiara 
che  non  voterà  in  favore  della 
mozione  dell'  on.  suo  Amico, 
rappresentante  di  Finsbury, 
perché  essa  racchiude  in  sé 
la  censura  del  Gomitate  se- 
greto e  della  sua  attività,  che 
egli  difende.  In  quanto  alla 
seconda  parte  della  mozione, 
a  proposito  della  convenienza 
•  ìell'attaale  procedimento,  egli 
ritiene  l'argomento  maturo  per 
essere  sottoposto  alla  Camera, 
uii\  considera  superflua  l'opera 
di  un  Comitato.  Oramai  il  ma- 
teriale non  manca  e,  per  quanto 
la  discussione  possa  moditìcare 
in  qualche  punto  la  sua  opi- 
nione, egli  ha  una  chiara  idea 
'iella  legge  che  dovrebbe  es- 
sere sanzionata.  [Parla  della 
lettera  e  dei  diritto  di  invio- 
labilità che  acquista  (juesto 
messaggio.  Dice  che  la  censura 
può  essere  utile  in  certi  casi, 
come  è  stata  la  tortura,  ma 
non  per  questo  si  deve  ricor- 
rere a  simili  mezzi.  In  quanto 


alla  protesta  dell'on.  rappre- 
sentante di  Finsbury,  eglirico- 
nosce  a  lui  il  diritto  di  esigere 
una  risposta  e  non  concepisce 
per  quale  ragione  si  rifiuti  una 
inchiesta,  e  quale  pericolo  ne 
possa  derivare  per  lo  Stato. 
Risalendo  alla  formazione  del 
Comitato  segreto^  si  stupisce 
dell'  esclusione  dell'  on.  Col- 
lega che  aveva  formulato  l'ac- 
cusa: disapprova  il  procedi- 
mento della  Camera,  e  si  pente 
del  voto  dato,  avendo  consta- 
tato il  diverso  modo  di  agire 
dei  Ministri  prima  alla  Camera 
dei  Comuni,  poi  alla  Camera 
dei  Lords  per  la  costituzione 
dei  due  Comitati.  Tutto  que- 
sto insieme  di  cose  gli  fa  ri- 
tenere che  le  lettere  dell'  on. 
rappresentante  di  Finsbury 
siano  state  aperte.  Insiste  sulla 
necessità  di  tutelare  i  privi- 
legi dei  Membri  del  Parla- 
mento, sul!' inviolabilità  della 
loro  corrispondenza  e  sulla 
necessità  di  dare  una  sod- 
disfazione all'  on.  Collega]. 
Dichiara  di  non  poter  votare 
in  favore  della  mozione  cosi 
come  è,  per  quanto  egli  so- 
sterrebbe quella  parte  che 
propone  un'inchiesta  intorno 
alla  protesta  di  un  Membro 
del  Parlamento  che  dichiara 
che  le  sue  lettere  sono  state 
aperte. 

Mr.  James  S.  Wortley.  — 
Spiega  le  ragioni  che  giustifi- 
cheranno il  suo  voto.  [Egli  trat- 


344 


APPENDICE. 


ta  nuovamente  la  questione  che 
riguarda  Ton.  rappresentante 
di  Finsbury,  censurando  però 
r  acredine  delle  espressioni  da 
lui  usate  contro  il  Ministro, 
che  egli  difende  strenuameure. 
Confronta  i  procediuienti  del 
Ministro  attuale  con  quelli 
dei  suoi  predecessori  e  dei  Mi- 
nistri delle  altre  Potenze,  a 
proposito  dell'  apertura  delle 
lettere  degli  Ambasciatori,  e 
narra  un  aneddoto  su  Federico 
il  Grande,  il  quale  esercitava 
la  facoltà  di  Censura,  non 
solo  sulle  lettere  degli  Amba- 
sciatori stranieri  accreditati 
presso  la  sua  Corte,  ma  per- 
fino sulle  lettere  dei  propri 
Ambasciatori.  Una  volta  fu 
aperta  una  corrispondenza  tra 
un  Ambasciatore  e  sua  moglie, 
e  la  lettera  della  moglie  es- 
sendo stata  messa  nelP  altra 
busta,  entrambi  le  lettere  fu- 
rono restituite  ai  rispettivi 
mittenti,  e  così  fu  scoperto 
quest'  uso  di  violare  la  cor- 
rispondenza. Ora  si  tratta  di 
decidere  se  la  Camera  deve  o 
no  nominare  un  altro  Comi- 
tato per  esaminare  1  a  ques  tione . 
Per  quale  scopo,  con  quali  ra- 
gioni si  dovrebbe  farlo?  L'o- 
ratore ritiene  che  un  Comitato 
pubblico  non  otterrebbe  certo 
migliori  risultati,  e  ribatte  le 
varie  proposte  degli  on.  Col- 
leghi  e  le  loro  ragioni,  discu- 
tendo specialmente  il  rifiuto 
dell' on.  rappresentante  di  Fin- 


sbury di  produrre  i  suoi  testi- 
moni, a  meno  che  gli  fosse 
stato  permesso  di  assistere  al 
loro  inteAogatorio.  Quale  ne- 
cessità di  proteggerli?  Contro 
chi  ?] 

Mr.  Ward.  —  [Protesta  con- 
tro il  privilegio  reclamato  da 
vari  Colleghi,  e  ritiene  che  gli. 
Onorevoli  non  dovrebbero  ar- 
rogarsi certi  diritti,  e  discute 
ampiamente  il  fatto  dell'  on. 
rappresentante  di  Finsbury 
con  evidente  tendenza  mini- 
steriale. Secondo  lui,  le  lettere 
di  un  Membro  del  Parlamento 
sono  sacre.  Egli  anzi  dichiara 
necessaria  1'  esistenza  di  qual- 
che potere  esercitato  sulle  let- 
tere trasmesse  ])er  posta,  po- 
tere esistente  anche  in"  altri 
Paesi.  Risale  ai  tempi  passati, 
per  giungere  a  mano  a  mano 
agli  ultimi  mandati  emessi  nel 
1844.  La  difi:erenza  di  quattro 
mandati  dimostra  forse  che  il 
dovere  del  Segretario  di  Stgito 
dell'  Interno  è  stato  esercitato 
impropriamente?]  In  quanto  al 
caso  del  signor  Mazzini,  lascian- 
do da  parte  ])eì  momento  quello 
dell'on.  rappresentante  di  Fins- 
bury. la  lesponsabilità  do- 
vrebbe gravare  là  dove  è  nata 
la  necessità  di  un  intervento, 
cioè  sul  Segretario  di  Stato 
per  gli  Affari  esteri.  Le  cir- 
costanze del  caso  sono  state 
spiegate  ieri  dill'  on.  Collega, 
ed  egli  le  ha  ascoltate  con  at- 
tenzione. L'on.  rappreseihtante 


APPENDICE. 


345 


di  Finsbury  ha  detto  che  il 
sangue  di  quei  disgraziati  che 
furono  sagrificati  pesa  sul  capo 
del  Governo  Inglese,  ed  egli 
ha  udito  questa  grave  impu- 
tazione con  profonda  pena.  Ri- 
fugge assolutamente  dalla  sup- 
posizione che  il  Primo  Lord 
della  Tesoreria  o  il  Segre- 
tario di  Stato  per  gli  Affari 
Esteri  siano  capaci  di  attirare 
qualsiasi  individuo  in  un  tra- 
nello ;  nìa  ritiene  che  possa 
essere  stata  fatta  una  comu- 
nicazione ad  una  Potenza  e- 
stera.  che  abbia  causato  la 
rovina  di  quegli  sfortunati  in- 
dividui e  che  non  sia  stato 
dato  ad  essi  sufficiente  avviso. 
Pensa  che  se  il  Governo  bri- 
tannico avesse  fornito  al  Go- 
verno austriaco  qualche  infor- 
mazione, prevedendo  ciò  che 
avrebbe  potuto  accadere  in 
Italia,  sarebbe  stato  doveroso 
di  mettere  in  guardia  anche 
coloro  che  meditavano  uno 
sbarco  in  Italia.  Pei'ò  ieri  ha 
udito  con  soddisfazione  che 
V  unica  ragione  per  cui  tale  av- 
vertimento non  fu  dato  ai  Ban- 
diera e  ad  altri  esuli  in  Corfu, 
è  che  essi  non  erano  sospet- 
tali e  che  i  loro  nomi  non  e- 
rano  stati  fatti.  Secondo  V  o- 
ratore.  ([u està  è  una  circostanza 
che  distrugge  1'  accusa.  Egli 
confida  che  l'on.  Segretario  di 
Stato  per  l'Interno  si  accorgerà 
che  si  poneva  su  di  un  terreno 
pericoloso  permettendo  alle  Po- 


ste della  Gran  Bretagna  di  di- 
ventare lo  strumento  della  poli- 
tica di  una  Potenza  estera.  Nel 
nostro  paese  si  fanno  processi  di 
Stato,  ma  nelP  Italia  meridio- 
nale le  cose  procedono  diver- 
samente :  una  corte  marziale 
e  una  breve  confessione,  e  la 
faccenda  è  hnita.  Era  certa- 
mente un'  impresa  pazza  per 
ventidue  uomini  disarmati 
quella  di  salpare  da  Corfu,  ed 
egli  capisce  benissimo  come 
perfino  Lord  Seaton  possa  non 
aver  sospettato  quelle  loro  in- 
tenzioni. In  quanto  a  ciò  che 
è  stato  dichiarato  ieri,  egli  ri- 
tiene che  vi  sia  stata  una  spie- 
gazione completa  dell'  accusa 
diretta,  ma  non  di  quella  col- 
laterale. Ritiene  che  quegli 
infelici  ai  quali  ha  teste  al- 
luso, non  avrebbero  attraver- 
sato il  Regno  di  Napoli,  se, 
dopo  le  informazioni  indirette 
date  al  Governo  austriaco,  non 
fossero  state  prese  misure,  del- 
le quali  il  Governo  britannico 
era  ignaro,  per  adescare  que- 
gli uomini  e'  rovinarli.  Questa 
è  la  sua  impressione  di  ieri. 
Egli  vorrebbe  inoltre  aggiun- 
gere che,  finché  il  Segretario 
di  Stato  per  gli  Affari  esteri 
si  servirà  delle  Poste  inglesi 
come  di  un  mezzo  per  tenere 
i  Governi  esteri  informati  di 
ciò  che  accade  in  questo  Paese, 
esso  si  esporrà  a  rimproveri 
come  questi,  e  i  risultati  sa- 
ranno egualmente    penosi  per 


846 


APPENDICE. 


Ini  come  per  il  Paese,  scredi- 
tandolo. Però  la  censura  deve 
esistere.  Se  si  dichiarasse  la 
corrispondenza  inviolabile,  bi- 
sognerebbe approvare  ogni 
anno  una  «  nota  d' indenniz- 
zo, »  poiché  sarebbe  assoluta- 
Tuente  necessario  di  violarla 
per  ragioni  di  pace  interna. 
Egli  desidera  solamente  dive- 
dere applicare  (piesta  facoltà 
con  determinati  freni  e  con 
determinate  precauzioni.  Sa- 
rebbe forse  opportuno  di  fis- 
sare un'inchiesta  periodica  in- 
torno all'  esercizio  di  questa 
facoltà  e  considera  inutili  i 
molti  particolari  della  relazio- 
ne del  Comitato  sui  tempi  ohe 
furono.  Ma  deve  concludere, 
riferendosi  al  caso  con  cui  ha 
cominciato,  cioè  al  caso  del- 
l'on.  rappresentante  di  Fius- 
bnry.  D'me  che,  quando  un 
^lenibro  del  Parlamento  di- 
chiara che  le  sue  lettere  sono 
state  aperte,  e  la  sua  corri- 
spondenza manomessa,  non 
viene  gettata  nessuna  macchia 
sull'Onorevole  che  avanza  il 
reclamo,  e  che  egli  ha  il  di- 
ritto di  rivolgersi  ad  ogni 
Membro  della  Camera  che  ab- 
bia un  briciolo  di  sentimento 
per  essere  appoggiato  nella 
sua  domanda  di  inchiesta.  Al- 
cuni di  essi,  rappresentanti 
città  popolose,  possono  essere 
consultati  da  individui  desi- 
derosi di  essere  guidati  dalle 
loro  opidioni  ;    ora,   con  quale 


pretesto  si  possono  aprire  let- 
tere indirizzate  ad  un  Membro 
della  Camera,  anche  se  scritte 
da  individui  che  hanno  risve- 
gliato i  sospetti  del  Governo^ 
senza  che  le  circostanze  ine- 
renti siano  dichiarate  ?  Egli 
non  fa  qui  una  questione  di 
infrazione  di  privilegio,  poiché, 
secondo  1'  oratore,  essa  non 
ha  nulla  da  vedere  con  ciò. 
Se  un  Membro  qualsiasi  della 
Camera  si  impegna  in  un  pro- 
getto criminoso,  lasciate  che 
egli  ne  soffra  le  conseguenze; 
ma  quando  un  Membro  chiede 
in  quali  circostanze  furono  a- 
perte  le  sue  lettere,  ed  esige 
un'inchiesta  completa,  egli  ha 
il  diritto  di  essere  esaudito 
nei  suoi  desiderii.  Se  l'on. 
Collega  avesse  così  concepita 
la  sua  mozione,  facendo  que- 
sta semplice  domanda,  1'  ora- 
tore dichiara  che  avrebbe  vo- 
tato in  favore  di  un  altro 
Comitato.  Ma  cosi  stando  le  co- 
se, egli  vorrebbe  che  qnalche 
ou.  Collega,  pili  influente  di  lui, 
proponesse  un  emendamento, 
chiedendo  nii'inchiesta  intorno 
a  tutte  le  circostanze  e  con 
quale  autorità  sieno  state  a- 
perte  le  lettere  del  suo  on.  A- 
mico:  allora,  nessuna  mozione, 
approvata  alla  Camera,  avrebbe 
ricevuto  uiì  consentimento  pili 
cordiale  del  suo. 

Lord  J.  Mannkrs.  —  [Di- 
scute la  mozione  dell' ou.  rap- 
presentante   di     Finsbury,     e 


APPEXDICK. 


3  47 


conclude  riuuovjitido  la  pre- 
ghiera all'  on.  Collega  di  mu- 
trire  i  termini  della  sua  mozione, 
per  permettere  a  lui  ed  agli 
altri  Membri  della  Camera  di 
appoggiarla,  senza  la  minima 
intenzione  di  offendere  gli  o- 
n  ore  voli  che  componevano  il 
Comitato  precedente,  né  il  Se- 
gretario di  Stato  per  l'Interno, 

0  senza  dimostrare  nessuna 
srtducia  verso  i  Membri  del 
Governo  di  Sua  Maestà]. 

Capitano  Layard.  —  Dice 
che  nessuno  alla  Camera  sente 
più  di  lui  il  dovuto  rispetto 
per  il  sentimento  di  onore  e 
per  l'intelligenza  che  sono  le 
caratteristiche  di  coloro  che 
hanno  formato  il  Comitato  se- 
greto ;  ma,  nello  stesso  tempo, 
egli  sente  il  dovere  di  dichia- 
rare la  sua  opinione,  cioè  che 
il  Paese  è  ben  lontano  dal- 
l'essere  soddisfatto  che  la  cosa 
rimanga  al  punto  in  cui  si 
trova,  e  cercherà  di  dimo- 
strarlo seguendo  la  linea  di 
condotta  adottata  dal  Segre- 
tario di  Stato  dell'  Interno. 
Prima  che  la  petizione  del  si- 
gnor Mazzini  fosse  presentata 
alla    Camera,    un    suo    Amico 

1  del  Capitano  Layard]  gli  do- 
mandò «  se  avesse  udito  cosa 
si  andava  dicendo.  »  Egli  do- 
mandò al  suo  amico  «  a  quale 
diceria  alludeva.  »  La  risposta 
fu  questa  :  «  che  era  ormai 
notorio  avere  il  Segretario  di 
Stato  per    l'Interno    promos^sa 


1'  apertura  di  molte  lettere 
senza  una  sufficiente  autorità.  » 
L'  oratore  disse  al  suo  amico 
che  molto  probabilmente  quella 
voce  era  infondata;  che,  se- 
condo lui,  il  Segretario  di 
Stato  per  1'  Interno  era  un 
uomo  di  troppo  onore  per  a- 
gire  in  tal  guisa  e,  supponendo 
per  un  momento  ciò  che  non 
era  il  ciiso,  essere  troppo  saggio 
per  fare  ciò  che  avrebbe  attirato 
tanto  odio  su  di  lui,  e  tanta  disi- 
stima sull'Amministrazione  al- 
la quale  egli  appartiene.  Es- 
sendo questa  la  sua  opinione, 
grande  fu  il  suo  stupore  quan- 
do la  petizione  del  signor  Maz- 
zini fu  presentata;  più  forte 
ancora,  quando  l'on.  rappresen- 
tante di  Finsbury  dichiarò  che 
egli  poteva  provare  la  sua  af- 
fermazione, e  pregò  gli  fosse 
concesso  di  farlo  ;  ognor  più 
grande,  quando  1'  on.  Baro- 
netto, Segretario  di  Stato  per 
l'Interno,  volle  citare  l' inchie- 
sta, dichiarando  che  non  po- 
teva accordarsi  un  Comitato 
nell'  interesse  del  Paese,  e  che 
prendeva  tutta  la  responsabi- 
lità su  di  sé.  Ora,  egli  è  pie- 
namente d'  accordo  col  Segre- 
tario di  Stato  per  1'  Interno 
circa  la  responsabilità:  ma  in 
che  consisterebbe  la  responsa- 
bilità, se  non  fosse  permessa 
un'  inchiesta  intorno  alla  sua 
condotta?  Si  afferma  che  ac- 
cecando un  certo  uccello,  la 
povera  bestia  è  messa  in  grado 


348 


APPENDICE 


di  cantare  in  un  tono  diver- 
so da  quello  di  prinm.  Ora, 
egli  non  intende  certamente 
di  paragonare  l'on.  Segre- 
tario di  Stato  per  l' Interno 
a  quella  disgraziata  l)estiola: 
tuttavia,  deve  constatare  che, 
alla  seconda  occasione,  quando 
la  questione  fu  presentata 
nuovamente  alla  Camera,  egli 
8i  espresse  in  una  forma  di- 
versa da  quella  di  prima,  di- 
mostrando di  avvedersi  pirì 
chiaramente  della  sua  gra- 
ve situazione,  e  di  rendersi 
conto  un  po' meglio  delhi  que- 
stione. Egli  ritiene  che  1'  on. 
rappresentante  di  Poutefract 
abbia  contribuito  al  mutamen- 
to ;  se  non  altro,  egli  ha  aiu- 
tato a  dissipare  la  nebbia  che 
prima  sembrava  offuscare  gli 
occhi  dell'  on.  Segretario  di 
Stato  per  l'Interno  sul  vero  sta- 
to delle  cose,  dichiarando  che 
egli  sarebbe  stato  più  soddi- 
sfatto Stt  si  fosse  accordato  un 
Comitato.  Ma  la  pensava  in 
questo  modo  il  solo  rappre- 
sentante di  Pontefrnct?  No, 
certamente:  moltri  Membri  delle 
due  parti  della  Camera  dimo- 
strarono di  essere  della  stessa 
opinione,  ciò  che  apparve  chia- 
ramente quando  la  questione 
fu  sottoposta  per  la  seconda 
volta  alla  considerazione  della 
Camera,  e,  se  non  fosse  stato 
accordato  un  Comitato,  e  i  Mi- 
nistri si  fossero  mostrati  con- 
trarli, certamente  essi  sarebbero 


rimasti  in  minoranza.  [Qui  l'o- 
ratore riassume  tutta  la  storia 
del  Comitato  segreto:  accenna 
nuovamente  ai  sospetti  che 
nacquero  per  1' esclusione  del- 
l' on.  rappresentante  di  l'^ins- 
bury  e  continua  dicendo  che^ 
tutto  il  sistema  di  censura  è 
ributtante  per  lo  spirito  e- per 
V  amore  di  libertà  istintivo 
nel  popolo  inglese,  e  che  quanto 
più  presto  tale  sistema  sarà 
abolito,  tanto  meglio  sarà. 
Aggiunge:]  Napoleone,  che  in 
fatto  di  spie  se  ne  intendeva 
pili  di  qualsiasi  altro,  disse 
clie  lo  spionaggio  dell'  Ufficio 
delle  Poste  non  era  migliore 
di  quello  della  Polizia,  e  che 
non  ci  incappavano  se  non  i 
pazzi.  Quando  Caterina  di 
Russia  provocò  1'  apertura  del- 
le lettere,  non  solo  dei  suoi 
'sndditi,  ma  di  quelle  dei  Mi- 
nistri stranieri,  il  Direttorio 
Francese  protestò  contro  un 
simile  procedimento,  dichia- 
randolo assolutamente  barbaro 
e  disonorevole.  Egli  è  sicuro 
che  la  Camera  dei  Comuni  di 
Inghilterra  approverà  questi 
sentimenti.  Quando  alla  Ca- 
mera dei  Deputati  fu  chiesto 
al  Guizot  se  fosse  una  consue- 
tudine del  Governo  francese 
quella  di  aprire  le  lettere  (do- 
manda fatta  in  relazione  ap- 
punto a  ciò  che  l'on.  rap- 
presentante di  Fiusbury  aveva 
detto),  egli  rispose  immedia- 
tamente che  non    era    pro}>ri<) 


APPENDICE. 


349 


il  caso,  e  la  sua  risposta  ebbe 
gli  applausi  di  tutta  l'Assem- 
blea. È  possibile  cbe  la  Ca- 
mera inglese  uou  coincida  cou 
1'  opinione  cosi  espressa,  è  che 
sia  da  meno  della  Camera  fran- 
cese in  un  sentimento  cosi  onore- 
vole! L'on.  Baronetto  ha  dichia- 
rato che  la  legge  è  a  disposizione 
del  signor  Mazzinii;  ma  come  si 
può  credere  ohe  il  signor  Maz- 
zini avrebbe  agito  prudente- 
mente o  saggiamente,  anche 
supposto  che  egli  ne  avesse  i 
mezzi,  ricorrendo  alla  legge 
contro  un  gentiluomo  comel'ou. 
Baronetto,  che  è  ricco  ed  è  in 
grado  di  far  tacere  i  testimoni 
dai  quali  dipende  la  questio- 
ne f  II  signor  Mazzini  ha  preso 
un  partito  molto  pili  saggio  : 
egli  ha  picchiato  alla  porta  della 
Camera  dei  Comuni,  ed  ha 
presentato  la  sua  petizione 
chiedendo  una  riparazione.  Fu 
abbastanza  fortunato  a  far 
presentare  quella  petizione  da 
un  rapppresen tante  che,  per 
la  sua  grande  abilità,  ne  ha 
fatto  un  argomento  cosi  im- 
portante come  qualsiasi  altro, 
e  data  la  sua  assiduità  e  la  sua 
ostinatezza,  ha^ìotuto  portarlo 
ad  una  buona  conclusione.  Il 
signor  Mazzini,  straniero,  è  ve- 
nuto nel  nostro  Paese  confidan- 
do nell'equità  delle  nostre  leg- 
gi. Da  quando  egli  risiede  qui, 
ritiene  che,  nel  suo  caso,  queste 
leggi  siano  state  trasgredite. 
.Si  rivolge  quindi  alla  Camera, 


invocando  la  sua  protezione. 
Vorranno  i  Rappresentanti  del 
popolo,  coloro  che  dovrebbero 
essere  i  custodi  delle  sue  li- 
bertà, olìrirgli  o  no  l'usbergo 
della  loro  protezionef  In  caso 
negativo,  si  potrebbe  dire  con 
un  fondo  di  verità  che  le  nostre 
leggi  sembrano  tele  di  ragno, 
nelle  quali  le  piccole  mosche 
restano  prese,  ma  le  grosse  le 
strappano  facilmente  ed  impu- 
nemente. Secondo  la  relazione 
del  Comitato  segreto,  i  man- 
dati emessi  dietro  ordine  del- 
l' ou.  Baronetto  furono  18  nel 
1841;  20  nel  1842;  8  nel  1843; 
7  nel  1844;  un  totale  di  53, 
che  è  molto  maggiore  di  quelli 
emessi  negli  anni  precedenti, 
dal  1799  in  poi.  Vi  è  un'  altra 
circostanza  mentovata  nella 
relazione,  che  l'oratore  ritiene 
degna  di  richiamare  1'  atten- 
zione della  Camera;  alla  pa- 
gina 17,  riguardo  al  messaggi 
della  Regina  Anna  e  ai  sacchi 
di  corrispondenza  del  Ministe- 
ro degli  Affari  esteri,  è  dichia- 
rato che  essi  erano  appunto 
sotto  il  controllo  di  quel  Se- 
gretario di  Stato;  che  in  quel 
Dicastero  vi  furono  molti  abusi, 
molte  lettere  essendo  state 
spedite  in  quel  modo,  evitando 
cosi  1'  affrancatura  ]ìostale.  La 
relazione  però  continua  di- 
cendo che  questo  abuso  è  quasi 
cessato.  Ora,  egli  ritiene  che 
dovrebbe  essere  cura  del  Go- 
verno di  farlo  cessare  intera- 


350 


APPENDICE. 


mente.  Confida  che  la  Camera 
vorrà  accordare  nu'  inchiesta 
completa,  leale,  e  soppratutto 
pubblica.  È  dovuta  al  si- 
gnor Mazzini,  è  dovuta  al- 
l' on.  rappresentante  di  Fins- 
bury.  Secondo  hi  sua  opinione, 
è  un  fatto  molto  grave  di  ac 
cusare  qualsiasi  Membro,  e 
colui  che  accusa,  assume  una 
gravissima  responsabilità;  ma 
considerando  ohe  questa  è  la 
linea  di  condotta  seguita  dal- 
l' on.  rappresentante  di  Fins- 
bury,  il  dovere  del  hi  Camera 
è  di  accordare  qualunque  fa- 
cilitazione possibile  per  pro- 
vare che  le  sue  dichiarazioni 
sono  esatte.  Tali  essendo  i  suoi 
sentimenti,  V  oratore  dichiara 
che  è  sua  intenzione  di  ap- 
poggiare la  mozione  dell'  on. 
Collega. 

Sir  R.  H.  Inglis.  —  [Rias- 
sume rapidamente  le  opinioni 
dei  varii  oratori  prò'  e  contro 
il  Governo,  prò'  e  contro  1'  on. 
rappresentante  di  Finsbury. 
Egli  non  approva  l'opinione  e- 
spressa  dal  suo  on.  Amico,  rap- 
presentante di  Edinburgh,  che 
le  lettere  di  un  Membro  del 
Parlamento  debbano  conside- 
rarsi diversamente  da  quelle 
di  un  qualsiasi  altro  individuo. 
Discute  l'accusa  dell' on.  rap- 
presentante di  Finsbury,  e  la 
sua  mozione  con  tendenza  e- 
videntemente  ministeriale:  so- 
stiene il  Comitato  segreto  e 
la  sua  attività;  cita  esempi  di 


lettere  aperte  nei  tempi  passa- 
ti ;  e  dichiara  di  non  poter 
votare  in  favore  della  mozione 
inoltrata  dall'  on.  rappresen- 
tante di  Finsbury]. 

Mr.  Bernal.  —  Dichiara 
che  1'  oratore  che  lo  ha  pre- 
ceduto non  ha  interpretato  e- 
sattamente  la  questione  .del 
privilegio,  poiché  esiste  una 
dichiarazione  ben  nota,  che 
risale  all'  aprile  1735,  formu- 
lata da  un  Comitato  nominato 
al  tempo  di  sir  Robert  Wal- 
pole,  e  che  fu  approvata  dalla 
Camera.  Essa  dicliiara  : 

«  É  una  grave  infrazione  del  pri- 
vilegio dei  Cavalieri,  Cittadini  ed  a- 
bitanti  dei  distretti  rurali,  scelti  per 
rappresentare  i  Comuni  della  Gran 
Bretagna  in  Parlamento,  da  pai-te  di 
•  qualsiasi  Direttore  delle  Poste,  dei 
suoi  incaricati  e  agenti,  nella  Gran 
Bretagna  e  Irlanda,  quella  di  aprire, 
con  qualsiasi  mezzo,  lettere  dirette  o 
firmate  personalmente  da  qualsiasi 
Membro,  senza  uno  speciale  ordine 
scritto  di  proprio  pugno  da  uno  dei 
Ministri,  per  ognuna  di  tali  apertu- 
l'O;  come  pure  di  trattenere  e  ritar- 
dare lettere  dirette  a  qualche  Membro 
e  da  lui  firmate,  a  meno  che  non  vi 
siano  ragioni  fondate  per  sospettare 
una  contratfazione,  senza  un  ordine 
esplicito  di  un  Primo  Segretario  di 
Stato,  come  già  è  stato  detto,  per 
ciascun  sequestro.  » 

Egli  ritiene  tuttavia  che 
la  questione  dell'  ón.  rappre- 
sentante di  Finsbury  debba 
essere  considerata  da  un  punto 
di  vista  più  elevato,  se  si  pensa 
che  un  Membro  del  Parlamento 
occupa  dinanzi  al  juibblico  una 


Al'PKXDICE. 


351 


situazione  di  grande  impor- 
tanza, e  che  egli  non  uppar- 
tieiie  solamente  a  se  stesso, 
ma  al  corpo  elettorale;  se  si 
sopponesse  i)erciò  che  Membri 
del  Parlamento  si  rendessero 
colpevoli  di  rapporti  con  indi- 
vidui incriminati,  con  uomini 
impegnati  in  altari  loschi  e  slea- 
li, allora,  non  si  tratterebbe 
pili  di  infrazione  di  privilegio, 
ma  di  una  questione  molto  più 
grave,  poiché  nomini  che  si 
prestassero  a  simili  maneggi 
sarebbero  indegni  di  sedere 
alla  Camera  e  di  avere  rap- 
porti con  gli  altri  Membri. 
Egli  spera  quindi  che  l'  ou. 
Collega  non  ne  farà  una  sem- 
plice questione  di  privilegio,  ma 
si  fonderà  su  motivazioni  mol- 
to pili  importanti.  A  proposito 
della  relaziono  del  Comitato, 
«gli  nota  che  non  solo  non  vi 
è  nessuna  parte  che  si  riferi- 
sca all'  on.  rappresentante  di 
Finsbury,  ma  che,  nell'insieme, 
ora  si  dice  troppo,  ora  troppo 
poco.  Vi  è  un  grande  mistero, 
non  solo  nel  modo  col  quale  è 
stata  formulata,  ma  anche  nelle 
conclusioni  alle  quali  è  ginnto  il 
Comitato.  Non  è  ormai  più  ne- 
cessario che  egli  citi  qualche 
brano  speciale,  già  letto  e  ri- 
letto varie  volte  nel  corso  della 
presente  discussione;  ma  ogni 
Membro  che  ha  udito  la  re- 
lazione, e  se  ne  ricorda,  sa  che 
contiene  strane  frasi,  esprimenti 
opinioni  molti  discordi.  [ì<l  qui, 


il  capitano  Bernal  osserva  che 
mentre  un  Membro  della  Ca- 
mera ha  una  vaga  idea  che  il 
diritto  di  apertura  di  lettere 
esercitato  dal  Segretario  di 
Stato  sia  una  Common  Law. 
un  altro  pare  invece  ritenga 
che  sia  divenuta  legge,  se  può 
usarsi  una  forma  cosi  ridicola, 
con  lo  Statuto  della  Regina 
Anna,  confermato  poi  da  quello 
della  Regina  Vittoria.  Egli  ha 
udito  dire  da  vari  Colleghi  che 
1'  esercizio  di  una  tale  facoltà 
da  parte  del  Governo  è  un 
atto  illegale;  ma,  se  cosi  fosse, 
è  chiaro  che  la  Camera  non 
sareblte  il  tribunale  atto  a 
giudicare  della  sua  legalità  o 
illegalità.  E  aggiunge]:  Se  fos- 
se provato  che  le  lettere  del 
signor  Mazzini  e  di  qualsiasi  al- 
tro signore  furono  aperte  al- 
l' Ufficio  delle  Poste,  il  rime- 
dio per  l'atto  illegale  sarebbe 
evidentemente  da  ricercarsi 
in  una  Corte  di  Giustizia  e 
non  nella  Camera.  [E  1'  oratore 
continua  a  discutere,  riferen- 
dosi pili  particolarmente  al 
caso  di  Mr.  Duncombe,  il  quale, 
secondo  lui,  ha  tutto  il  diritto 
di  reclamare  un'inchiesta,  spe- 
cialmente dopo  le  parole  del- 
l'Ou.  Ba-onetto,  le  quali  po- 
trebbero lasciare  adito  a  varie 
supposizioni.  Egli  disapprova 
tanto  il  tono  delle  parole  del- 
Tou.  rappresentante  della  Con- 
tea di  Bnte,  quanto  quello  del 
suo  ou.  Amico,    il  quale  però 


352 


APPENDICK. 


;^i  trova  in  una  situazione  spe- 
ciale, A'isto  che  egli  dichiara 
positivamente,  ed  è  pronto  a 
provarlo,  clie  la  sua  corrispon- 
denza è  stata  violata  e  dato 
che  egli  si  ritiene  accusato, 
magari  indirettamente,  di  es- 
sere stato  coinvolto  negli  in- 
cidenti del  1842,  egli  ritiene 
pure  necessario  che  qualche 
Collega  proponga  un  emanda- 
mento, chiedendo  alla  Camera 
di  nominare  un  Comitato,  sem- 
plicemente per  indagare  se  la 
corrispondenza  dell'  on.  rap- 
presentante di  Finsbury  è  stata 
o  no  violata  :  anzi  egli  userebbe 
piuttosto  le  parole  trattenuta, 
ritardata  o  aperta.  Egli  non  è 
preparato  a  formularlo,  ma 
spera  che  qualche  Collega 
vorrà  farlo].  Cosi  non  si  le- 
derebbe la  dignità,  né  si  sin- 
dacherebbe la  condotta  dei  no- 
ve Membri  che  hanno  costi- 
tuito il  Comitato  precedente. 
Nella  loro  relazione  non  è  stata 
fatta  nessuna  allusione  al  caso 
dell'on.  rappresentante  di  Fins- 
bury; pertanto,  il*  nuovo  Comi- 
tato non  dovrebbe  occuparsi 
nuovamente  del  caso  del  signor 
Mazzini  o  del  signor  Godricki  o 
di  altri,  intorno  ai  quali  è  già 
stata  fatta  un'  inciiiesta  ;  ma  so- 
lamente del  caso  suddetto.  Si 
tra  tterebbe  così  di  due  inchieste 
diverse,  separate.  Egli  conclude 
esprimendo  la  speranza  che  il 
suo  on.  Amico  sia  interamente 
soddisfatto  nella  sua  richiesta. 


Mr.  BoRTHWiCK.  —  [Com- 
batte le  opinioni  dei  vari  ora- 
tori che  lo  hanno  preceduto  ; 
spiega  le  ragioni  del  suo  ul- 
timo voto,  concernente  questa 
questione;  risale  alle  origini 
di  questa  pratica  ;  disapprova 
le  espressioni  usate  dall'  on. 
rappresentante  di  Finsbury  ; 
dichiara  di  credere  che  il  Go- 
verno non  abbia  aperte  le  let- 
tere di  quest'ultimo;  e  con- 
clude dicendo  di  non  poter 
assolutamente  votare  per  una 
mozione  cosi  concepita]. 

Mr.  C.  BuLLER.  —  Dice:  Io 
ritengo,  o  Signori,  che  la  frase 
j)iu  superflua  che  io  abbia  mai 
udita  qui  alla  Camera,  il  che 
è  tntto  dire,  sia  la  frase  finale 
del  discorso  dell'  on.  rappre- 
sentante di  Weymouth,  (Mr, 
Bernal),  la  quale  è  consistita 
in  una  veemente  esortazione 
all'on.  rappresentante  di  Fins- 
bury di  non  diminuire  i  suoi 
sforzi  per  quanto  riguarda 
detta  questione;  poiché  mi 
pare  che  l' esperienza  abbia 
dimostrato  che  se  e'  è  un  uomo 
che  non  diminuirebbe  i  suoi 
sforzi,  quell'uomo  è  l'on.  Col- 
lega. Forse  io  interrompo  al- 
quanto la  gravità  della  di- 
scussione ;  ma  dichiaro  che, 
dopo  di  aver  bene  considerata 
la  cosa,  non  posso  concepire 
troppo  gravemente  la  questio- 
ne come  è  stata  ora  presentata 
alla  Camera.  Che  vi  siano  ad 
essa  connesse  varie  gravissime 


APPENDICE. 


353 


questioni,  è  fuori  di  dubbio, 
e  credo  ohe  la  Camera  condi- 
vida pienamente  il  sentimento 
del  Paese.  Nessuno  dubita  che 
r  esistenza  dì  questa  facoltà 
nelle  mani  dei  Ministri  sia  una 
questione  degna  della  conside- 
razione di  ogni  individuo  ;  ma, 
per  ora,  non  voglio  discuterla. 
Non  dobbiamo  discutere  ora 
lo  stato  della  legge,  per  quanto 
su  questo  argomento  nessuno 
abbia  una  opinione  più  forte, 
pili  definita  della  mia.  Io  consi- 
dero questa  facoltà  tanto  inutile 
quanto  inconsistente  per  la  si- 
curezza della  nostra  libertà,  per 
la  nostra  agiatezza  domestica 
e  per  la  nostra  moralità  nazio- 
nale. Quindi,  lascio  da  parte 
questa  grave  questione.  Ora, 
la  sola  questione,  ammettendo, 
come  io  ammetto  pienamente, 
che  i  Ministri  abbiano  provato 
chiaramente  di  non  dover  esse- 
re imputati  di  avere  escogi- 
tato un  nuovo  potere,  di  avere 
agito  come  i  loro  predecessori 
nell' esercitare  la  facoltà  di 
censura,  la  sola  questione  che 
ci  si  presenta  è  questa:  se  essi 
hanno  esercitato  questa  facoltà 
in  modo  onorevole  e  corretto. 
Devo  confessare  che,  fino  a 
ieri,  di  tutta  questa  faccenda 
avevo  un'  impressione  vera- 
mente penosa.  Consideravo  al- 
cune delle  imputazioni  fatte 
al  Governo  a  proposito  del- 
l' uso  fatto  delle  lettere  di 
poveri  esuli  nel  nostro    Paese 


e  lo  conseguenze  che  si  dice- 
vano derivate  da  questo  abuso 
di  segreto  all'Ufficio  delle  Po- 
ste, con  lo  stesso  orrore  che, 
lo  dichiaro  con  tutta  sinceri- 
tà, avrei  provato  se  questa 
accusa  fosse  stata  rivolta  con- 
tro quegli  on.  Colleghi  coi 
quali  ho  V  abitudine  di  sedere 
qui  alla  Camera.  Sono  però 
ben  lieto  di  dire  che  la  rispo- 
sta dell' on.  Baronetto  ha  li- 
berato il  nostro  sjjirito  dal  più 
penoso  sospetto  personale.  Cre- 
do perciò  che  la  cosa  possa 
essere  risolta  in  una  questione 
che  merita  1'  attenzione  tanto 
dell' on.  rappresentante,  le  cui 
lettere  sono  state  aperte,  quan- 
to della  Camera.  Il  nobile  Lond, 
Presidente  del  Comitato,  si  è 
compiaciuto  di  dire  che  solo 
una  curiosità  morbosa  ha  jjor- 
tato  a  questa  agitazione  su 
tale  soggetto.  Io  non  sono 
molto  curioso;  ma  ritengo  fer- 
mamente che  una  delle  pili 
giustificate  domande  che  io 
potrei  rivolgere  a  chiunque, 
se  lo  sospettassi  di  aprire  le 
mie  lettere,  sarebbe  questa  : 
«  Scusi,  signore,  ha  aperto  le 
mie  lettere?»  Io  non  credo  che 
sarebbe  una  domanda  oziosa  : 
secondo  me,  le  lettere  di  un 
individuo  noi»  dovrebbero  es- 
sere aperte,  e  se  si  dovesse  con- 
statare il  contrario,  si  avreb- 
be diritto  ad  una  spiegazione. 
Ritengo  pure  che  la  questione 
interessi  vivamente  il  pubbli- 


Mazziki,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV). 


23 


354 


APPENDICE. 


CO.  Il  segreto  della  corrispon- 
deuza  dei  Membri  del  Parla - 
meiiro  è  di  una  grande  im- 
portanza ;  anzitutto,  perché 
siamo  i  rappresentanti  del 
popolo,  e  perciò  la  nostra  cor- 
rispondenza può  trattare  que- 
stioni di  grandissimo  interesse 
pubblico  ;  ma,  principalmente, 
perché,  se  i  nostri  privilegi 
non  sono  garantiti,  la  nostra 
corrispondenza,  come  Membri 
di  questa  Camera  e  come  per- 
sone di  fiducia,  potrebbe  essere 
facilmente  violata  da  un  Go- 
verno poco  scrupoloso.  È  per 
questo  che  la  Camera  dovrebbe 
considerare  la  cosa  come  una 
questione  della  massima  impor- 
tanza. [A  questo  punto,  l'orato- 
re si  occupa  lungamente  della 
questione  che  riguarda  l'aper- 
tura delle  lettere  di  Mr.  Dun- 
combe  ;  e  conclude  dicendo  che 
sarebbe  stato  molto  meglio  se 
la  questione  fosse  stata  chia- 
ramente detinita  nella  sessione 
precedente.  Ritiene  suo  dovere 
di  votare  in  favore  della  mo- 
zione dell'  on.  rappresentante 
di  Finsbury,  anche  se  verrà 
proposto    un  emendamento]. 

Mr.  8.  Herbert  —  dice  : 
Io  non  desidero  di  prolungare 
la  discussione  oltre  certi  li- 
miti. Ho  notato  con  molta 
soddisfazione,  che  V  effetto 
delle  spiegazioni  che  sono  state 
date,  è  stato  quello  di  scacciare 
quasi  completamente  il  dubbio 
e  il  malinteso  che  prevalevano 


su  certi  punti,  e  di  assolvere 
il  Governo  dall'  accnsa  che 
era  stata  mossa  contro  di  esso 
di  aver  fatto  spargere  sangue  : 
.e  che  molti  Membri  dell'  op- 
posizione, pur  chiedendo  più 
o  meno  informazioni  sul  modo 
con  cui  questa  facoltà  è  stata 
esercitata  e  sul  modo  di  conti- 
nuarla, hanno  parlato  in  modo 
degno  di  loro,  dimostrando 
una  certa  generosità  di  spiri ro 
verso  un  individuo  che  si  trova 
in  una  situazione  difficile  ed 
imbarazzante,  quale  è  attual- 
mente quella  di  Sir  J.  Graham. 
Alludo  specialmente  al  discorso 
dell'on.  rappresentante  di  Shef-, 
tìeld  (Mr.  Ward),  poiché  non 
è  stato  solamente  il  discorso 
di  un  uomo  molto  abile,  ma 
quello  di  un  generoso  opposi- 
tore. Per  quanto  i  priucipii  un 
po'  avanzati  espressi  dall' on. 
Collega  non  possano  essere 
approvati  dalla  maggioranza 
della  Camera,  tuttavia  io  ri- 
tengo che  lo  spirito  che  ha  ani- 
mato il  suo  discorso  e  la  con- 
cezione avuta  della  situazione 
in  cui  si  trova  1'  on.  Baro- 
netto, sono  molto  onorevoli 
per  lui,  come  oppositore.  Bi- 
sogna osservare  che  più  si 
prolunga  questo  dibattito,  e 
sempre  più  sconfessata  appare 
la  mozione  presentata  alla  Ca- 
mera. Ogni  Onorevole  che  ha 
parlato  su  questo  argomento 
conclude  dicendo  che  vi  è  qual- 
che   cosa    nella    mozione    che 


APPENDICE. 


35; 


non  può  approvare;  ed  io  sono 
ancora  più  sorpreso  di  consta- 
tare clie  le  proposte  di  modi- 
ficazione, che  sono  state  fatte, 
rendono  la  mozione  più  di- 
scutibile ancora  che  nella  sua 
forma  primitiva.  [L'oratore 
discute  quindi  le  varie  propo- 
ste, rifacendo  la  storia  del 
Comitato,  difendendone  i  nove 
Membri  e  la  loro  attività.  Egli 
non  disapprova  l'esclusione  di 
Mr.  Duncombe.  ritiene  sufficien- 
ti le  informazioni  ricevute  dal 
Comitato  segreto,  ribatte  l'ac- 
cusa dell' ou.  Collega,  il  quale 
h:i  detto  che  nel  caso  del  Maz- 
zini, egli  sapeva  che  1'  ou. 
Baronetto  aveva  «  fabbricato  » 
un  mandato  dopo  di  avere  ad 
esso  data  esecuzione.  Afterma 
di  credere  alle  dichiarazioni 
dell'  on.  Baronetto  e  al  suo 
diniego  ;  cita  qualche  brano 
della  relazione  della  Camera 
dei  Lords  e  di  quella  dei  Ca- 
muni.  Dichiara  di  trovare  nella 
linea  di  condotta  seguita  da 
Mr.  Duncombe  più  animosità 
e  violenza  che  desiderio  di  ve- 
rità ;  difende  strenuamente  il 
Governo  ;  e  conclude  espri- 
mendo la  sua  speranza  che  i 
Membri  della  Camera  non  vor- 
ranno prestarsi  ad  una  ma- 
novra personale,  ad  una  per- 
secuzione invidiosa  e  perso- 
nale]. 

Lord  HowiCK  —  Ho  a- 
scoltato  con  molto  piacere  l'a- 
bile e    forte  discorso    pronun- 


ciato or  ora  dall'  on.  Collega, 
discorso  che  prova  quale  ot- 
timo acquisto  egli  sia  per  il 
Gabinetto,  che  difende  per  la 
prima  volta  dopo  la  sua  as- 
sunzione al  potere.  Però  io  sono 
d'  accordo  col  mio  on.  Amico, 
rappresentante  di  Edinbnrgh, 
il  jquale  ha  dichiarato  che  per 
quanto  vi  siano  nella  sua  o- 
pinione  obbiezioni  ben  definite 
sulla  mozione  com'  è  attual- 
mente, pur  tuttavia  vi  sono 
ampie  ragioni  per  un'inchie- 
sta. Durante  la  discussione, 
tanti  Onorevoli  hanno  espresso 
un'  opinione  simile,  e  io  ri- 
tengo che  la  questione  do- 
vrebbe essere  limitata  a  questo 
punto  ;  perciò,  poiché  condi- 
vido l'opinione  del  mio  on. 
Amico,  mi  prenderò  la  libertà, 
prima  di  rinunciare  alla  pa- 
rola, di  proporre  un  emenda- 
mento, con  lo  scopo  di  limi- 
tare l'inchiesta.  [Qui  1' oratore 
discute  lungamente,  analizzan- 
do punto  per  punto  la  mozione 
di  Mr.  Duncombe  per  un  nuovo 
Comitato  d'  inchiesta.  Prima 
di  tutto,  egli  ritiene  conA'e- 
niente  di  evitare  qualunque 
forma  che  possa  suonare  bia- 
"simo  perii  Comitato  dell'anno 
scorso,  poi  ritiene  che  la  Ca- 
mera sola  possa  decidere  della 
continuazione  di  questo  me- 
todo, che  la  facoltà  di  censura 
sia  necessaria  al  Ministro;  ma 
che  gli  interessati  debbano  es- 
sere informati  di    questo  prò- 


356 


APPENDICK. 


cedimento,  per  evitare  qua- 
lunque inganno  e  qualsiasi 
possibile  tranello.  Egli  non 
accusa  in  modo  speciale  nes- 
sun Governo,  poiché  ognuno 
ha  seguito  la  tradizione,  ma 
fa  notare  come  tale  sistema 
sia  disonorevole  per  il  Paese 
ed  inviso  al  popolo,  dato  ap- 
punto il  suo  carattere  di  se- 
gretezza. Spera  che  prima  della 
chiusura  delta  Sessione  la  cosa 
sia  definita.  In  quanto  alle 
lettere  del  suo  on.  Amico,  l'o- 
ratore considera  la  questione 
della  massima  importanza  e 
degna  di  una  soluzione  esau- 
riente. Siccome  la  facoltà  di 
censura  è  usata  per  salvaguar- 
dare la  pace  e  la  sicurezza  del 
Paese  dagli  attentati  di  ne- 
mici interni  ed  esterni,  egli 
vorrebbe  sapere  che  cosa  vi 
poteva  essere  di  pericoloso 
nella  corrispondenza  del  suo 
on.  Amico,  poiché  tutta  questa 
faccenda  costituisce  un'impu- 
tazione che  deve  essere  asso- 
lutamente chiarita.  Il  procedi- 
mento adottato  a  carico  dell'on. 
rappresentante  di  Finsbury  gli 
apparisce  ancora  più  grave, 
trattandosi  delle  lettere  di  un 
Membro  del  Parlamento.  L'o- 
ratore non  condivide  affatto 
P  opinione  dell'  on.  rappresen- 
tante di  Bute  e  di  altri,  i 
quali  hanno  dichiarato  osten- 
tatamente che  una  regola  ap- 
plicabile ad  un  Membro  del 
Parlamento     è    applicabile    a 


qualsiasi  individuo,  e  discute 
ampiamente  la  questione  del 
privilegio  della  corrispondenza 
parlamentare  e  della  necessità 
che  esso  sia  tutelato,  come  il 
privilegio  della  libertà  di  i)a- 
rola.  È  molto  pericoloso  di 
sanzionare  questo  principio, 
che  i  Ministri  possano  esami- 
nare le  lettere  dei  Membri  del 
Parlamento  in  casi  nei  quali 
essi  ne  sono  i  soli  giudici  ne- 
cessari ;  che  i  Ministri  possano 
esaminare  le  lettere  dei  loro 
oppositori  politici  ;  che  essi 
siano  giudici  senza  appello, 
giudici  senza  pubblica  respon- 
sabilità. Ora  più  che  mai  l'o- 
ratore ritiene  necessario  un 
Comitato  che  studi  e  chiarisca 
la  questione.  Egli  cita  esempi 
del  passato,  in  cui  certe  let- 
tere furono  aperte  (durante  la 
guerra  americana)  e  dichiara 
che  coloro  che  disgraziatamen- 
te sono  stati  puniti,  secondo  le 
leggi  del  loro  Paese,  una  volta 
usciti  di  prigione,  hanno  il 
diritto,  se  ritengono  di  essere 
stati  trattati  ingiustamente,  di 
corrispondere  coi  Membri  del 
Parlamento  su  ciò  che  li  in- 
teressa, senza  correre  il  ri- 
schio di  avere  le  proprie  let- 
tere esaminate  e  copiate  da 
qualche  agente  del  Governo. 
Egli  non  accusa  i  Ministri  at- 
tuali di  abusi,  di  indegnità, 
e  te.  ;  ma  ritiene  che  un'  in- 
chiesta sia  opportuna,  per  se- 
guire   una     vecchia    massima 


APPENDICE. 


357 


molto  saggia,  la  quale  dice 
che  è  meglio  prendere  le  cose 
a  tempo  e  arrestare  i  principii 
del  male.  L'  emendamento  che 
egli  propone  è  il  seguente]  : 

«  Essendo  stato  dicliiarato  da  un 
Membro  di  questa  Camera  che  lettere 
a  Ini  indirizzate  sono  state  trattenute 
alle  Poste  e  aperte  prima  di  essergli 
consegnate,  clie  si  nomini  un  Comitato 
per  indagare  se  questa  dichiarazione 
è  esatta,  ed  in  caso  aftermativo,  con 
quale  autorità  e  per  quali  ragioni  è 
stata  sanzionata  questa  censura  di 
lettere  trasmesse  per  la  Posta.  » 

La  Camera  si  avvedrà  che 
in  questo  emendamento  io  non 
ammetto  la  verità  della  di- 
chiarazione, che  io  non  ho 
sindacato  in  alcun  modo  il  Co- 
mitato dello  scorso  anno  ;  ma 
che  invito  semplicemente  la 
Camera  ad  accertarsi  se  è  vero 
ciò  che  dichiara  un  Membro 
del  Parlamento,  cioè  che  le 
sue  lettere  sono  state  aperte, 
e  in  caso  alfermativo,  ad  ac- 
certarsi per  quali  ragioni  è 
stato  adottato  questo  procedi- 
mento. Pertanto,  si  potranno 
prendere  i  provvedimenti  ne- 
cessari, qualora  queste  ragioni 
appariranno  insufficienti.  Con- 
fido che  questo  emendamento 
non  sia  respinto,  poiché  sono 
fermamente  convinto  che  se  la 
cosa  dovesse  finire  sotto  si- 
lenzio, noi  non  avremmo  fatto 
altro  che  aprire,  virtualmente, 
una  porta  a  qualche  futuro  e 
serio  inconveniente. 


Mr.  WoRTLEY  —  dice  bre- 
vemente di  non  essere  stato 
compreso.  Egli  ha  detto  che 
la  facoltà  in  questione  è 
grande  e  necessaria  ;  ma  che 
è  una  di  quelle  che  debbono 
essere  esercitate  con  grande 
discrezione  e  delicatezza,  giu- 
stificata, solo  in  qualche  gran- 
de occasione,  o  in  un  pericolo 
per  lo  Stato  ;  in  quei  casi,  però, 
egli  non  crede  che  una  lettera 
debba  essere  ritenuta  sacra, 
semplicemente  perché  è  indi- 
rizzata ad  un  Membro  della 
Camera. 

Mr.  DiSRAELi  —  appoggia 
V  emendamento  proposto  dal 
nobile  Lord,  in  quanto  re- 
stringe la  questione,  limitata 
ancor  più  dall'  on.  Collega 
che  ha  parlato  ultimamente  e 
che  ne  ha  fatto  quasi  una  que- 
stione personale  fra  Mr.  Dun- 
combe  e  il  Ministro.  [Egli  pure 
dichiara  fuori  di  discussione 
ciò  che  V  on.  rappresentante 
di  Sheffield  ha  chiamato  la 
parte  legale  della  questione, 
la  quale,  secondo  lui,  non  è 
di  competenza  della  Camera. 
Ma  discute  invece  la  questione 
dell'  esercizio  della  facoltà  da 
parte  del  Ministro,  dimostran- 
do come  non  vi  sia  nulla  a 
che  vedere  con  lo  Statuto  : 
aggiunge  an/i  che  sarebbe 
stato  assai  meglio  che  il  Co- 
mitato segreto  nominato  du- 
rante V  ultima  sessione,  invece 
di  risalire  a   tempi    tanto  re- 


358 


APPENDICE. 


moti,  avesse  diretto  la  sua 
attenzione  a  fatti  piò  recenti. 
Egli  parla  a  lungo  della  re- 
sponsabilità del  Segretario  di 
Stato,  -e  lo  dichiara  in  queste 
circostanze  responsabile  di 
fronte  alle  leggi  dell'  Inghil- 
terra.] E  aggiunge:  Inquanto 
alla  parte  internazionale  della 
questione,  il  Governo  si  è  giu- 
stificato, soddisfacendo  quasi 
interamente  la  Camera.  Per 
conto  mio,  questa  discolpa  non 
era  necessaria.  Il  nobile  Lord, 
capo  del  Ministero  degli  Af- 
fari esteri,  accurato  come  è 
nell'  adempimento  dei  suoi  do- 
veri, è  un  uomo  di  impulsi 
generosi  ;  è  più  facile  che  erri 
per  generosità  che  per  qual- 
siasi altraFcausa.  Quando  quel 
grande  maestro  di  analisi  nar- 
rativa, il  Segretario  di  Stato, 
tracciò  V  altro  giorno  le  vaste 
e  precise  conseguenze  del  non 
sequestro  della  lettera  del  ai- 
gnor  Mazzini,  tutti  devono  aver 
sentito  che  egli  esponeva  una 
completa  rivendicazione  del 
suoon.  Collega.  La  lettera  spe- 
dita, la  solitaria  colonia  del 
Mediterraneo  in  fermento,  l'in- 
vasione della  Calabria  da  parte 
di  venti  uomini  non  armati, 
l' Italia  in  insurrezione,  gli 
Austriaci  che  attraversavano 
gli  Appennini  e  i  Francesi  che 
varcavano  le  Alpi,  e  l'Inghil- 
terra, che,  come  ci  assicura 
1'  on.  Segretario  di  Stato,  non 
avrebbe  potuto  essere  spetta- 


trice silenziosa,  in  una  guerra 
generale,  1'  Inghilterra  che  si 
armava  :  tutto  ciò  si  era  evita- 
to, intercettando  la  lettera  del 
signor  Mazzini.  Certamente, 
dopo  la  famosa  narrazione  di 
«  The  House  that  Jack  btiilf  » ,  mai 
furono  dati  particolari  cosi  pre- 
cisi. [L'oratore  continua  a  di^ 
scutere  la  questione  dal  punto 
di  vista  della  politica  interna, 
riferendosi  più  particolarmen- 
te al  caso  dell'olì,  rappresen- 
tante di  Finsbury  e  conclude 
dicendo]  :  Io  non  faccio  una 
questione  personale  ;  i  fatti 
sono  chiari,  evidenti.  Un  Mem- 
bro della  Camera  ha  dichia- 
rato che  la  sua  corrispondenza 
è  stata  violata  dal  Governo  di 
Sua  Maestà  e  che  egli  è  pronto 
a  provarlo.  Il  Governo  di  Sua 
Maestà  risponde  di  non  voler 
indagare.  Non  si  tratta  solo 
dell'  on.  rappresentante  di 
Finsbury  ;  ma  di  una  lotta  che 
interessa  ogni  Membro  della 
Camera,  ogni  suddito  di  Sua 
Maestà.  Qualunque  sia  la  de- 
cisione del  Segretario  di  Stato 
e  della  Camera,  vi  saranno 
sempre  i  tribunali,  vi  sarà 
sempre  il  popolo  che  sosterrà 
le  leggi  di  questo  Paese,  op- 
ponendosi ad  ogni  violazione 
di  proprietà  sociale  e  di  di- 
ritto politico. 

Visconte  Sandon  —  per 
la  speciale  situazione  nella 
quale  mi  trovo,  spero  che,  ad 
evitare  malintesi,  mi  sarà  con- 


APPENDICE. 


359 


cesso  di  spiegare  uno  o  due 
punti.  È  stato  dichiarato  che 
la  questione  trattata  ora  dalla 
Camera  non  erastata  sottoposta 
al  Comitato.  Invece,  quando 
l'ou.  rappresentante  di  Finsbu- 
ry  xiropose  la  questione,  alluse, 
sia  pure  in  modo  meno  for- 
male, air  apertura  delle  sue 
lettere.  In  seijuito,  dinanzi 
al  Comitato,  egli  precisò  l'ac- 
cusa, pur  ritìutando  di  fornire 
qualsiasi  prova  o  testimonian- 
za. Nella  nostra  relazione  ab- 
biamo detto  che  crediamo  di 
aver  veduto  ogni  mandato 
politico  emesso  negli  ultimi 
ventidue  anni  dai  varii  Mini- 
stri. Ora,  chiedo  alla  Camera, 
come  la  nostra  attenzione  a- 
vrebbe  potuto  essere  intera- 
mente distratta  dal  caso  del- 
l' on.  Collega?  Noi  abbiamo 
espresso  il  risultato  della  no- 
stra indagine  nei  termini  se- 
guenti ;  riferendoci  a  mandati 
politici  abbiamo  dichiarato  : 

«  In  quanto  all'  altra  classe  di 
mandati,  per  quanto  ve  ne  siano  stati 
alcuni,  pochi  però,  emessi  da  varie 
amministrazioni  che  furono  al  potere 
durante  gli  ultimi  ventidue  anni  e 
pei  quali,  dopo  un  esame  dei  fatti, 
è  logico  che  potrebbe  nascere  una 
differenza  di  opinione  intorno  alla 
diversità  usata  in  ogni  caso  parti- 
»;olare.  il  Comitato  non  vide  nessuna 
ragione  per  dubitare  che  la  condotta 
dei  ^liuistri  appartenenti  ad  ognuna 
di  (luelle  Amministrazioni  fosse  stata 
guidata  da  altro  motivo,  all'  infuori 
di  uu  desiderio  di  difendere  la  pub- 
blica traufiuillità,  della  quale  erano 
responsabili.  » 


Abbiamo  avuto  quindi 
la  questione  avanti  a  noi 
e  abbiamo  espresso  la  nostra 
opinione  in  proposito  :  ma, 
pur  avendo  fatto  ciò,  non  ab- 
biamo nessuna  intenzione  di 
contribuire  a  che  sia  evitata 
una  nuova  inchiesta,  se  la 
Camera  la  ritiene   necessaria. 

Mr.  Roebuck  —  [Dopo  di 
aver  dichiarato  che  sarebbe 
stato  meglio  di  attenersi  iilla 
questione  iniziale,  rinunciando 
all'  emendamento  proposto  dal 
nobile  Lord,  e  sostenuta  la 
sua  opinione  circa  i  procedi- 
menti del  Comitato,  dei  Mi- 
nistri, e  il  relativo  effetto  sul- 
r  opinione  pubblica,  prose- 
gue:] Io  non  sono  qui  per  di- 
scutere sull'  onorabilità  del 
Comitato,  ma  ho  il  diritto  di 
indagare  intorno  alla  sua  at- 
tività e  discrezione  :  e  dico 
che  la  relazione  del  Comitato 
stesso  non  ha  soddisfatto  il 
sentimento  del  Paese,  e  che 
posso  dedurlo  dalle  dichiara- 
zioni e  dalla  condotta  dell'on. 
Baronetto  ;  ma,  prima  mi  rife- 
rirò più  specialmente  ni  pro- 
cedimenti del  Comitato.  Due 
questioni  furono  ad  esso  sot- 
toposte, o  piuttosto  un  argo- 
mento che  ha  sollevato  due 
questioni.  Il  Comitato,  proce- 
dendo nei  suoi  lavori,  ha  co- 
minciato ad  esaminare  la  legge 
del  caso  e  poi  il  modo  con 
cui  è  stata  esercitata  la  fa- 
coltà che  i  Ministri  ritengono 


360 


APPENDI  CK. 


di  possedere.  La  dichiarazione 
ohe  gli  fu  dapprima  sottopo- 
sta, riguardante  alcuni  stra- 
nieri, è  una  questione  di  po- 
litica estera.  L'  altra  è  la 
questione  ohe  si  riferisce  al- 
l'on,  rappresentante  di  Fins- 
bnry.  Ora,  il  Comitato  ha 
espresso  nn'opinione  per  quan- 
to riguarda  il  caso  di  que- 
gli stranieri  ;  ma  non  ha  e- 
spresso  nessuna  opinione  sul 
caso  dell'  ou.  rappresentante 
di  Finsbury.  Mi  permetto 
quindi  di  chiedere  alF  on.  Ba- 
ronetto se  crede  %)  se  ha  mai 
creduto  che  la  relazione  di 
detto  Comitato  avrebbe  potuto 
soddisfare  lo  spirito  pubblico. 
Ciò  mi  spinge  pure  a  chiedere 
al  nobile  Lord  dell'  opposi- 
zione se  egli  considera  che  vi 
sia  qualche  validità  nel  suo 
emendamento.  Vediamo  un 
po'  la  storia  di  questa  fac- 
cenda. Il  Segretario  di  Stato 
degli  Affari  esteri  ricevette 
una  certa  comunicazione  dal 
Governo  austriaco.  Egli  passò 
l' inchiesta,  a  lui  affidata,  a 
quel  ramo  del  Governo  che 
ha  rapporti  più  diretti  con 
la  censura  delle  lettere,  cioè 
si  rivolse  al  Segretario  di  Stato 
per  l'Interno,  il  quale  mandò 
un  ordine  all'Ufficio  delle  Po- 
ste. Cosisi  ebbero  quelle  infor- 
mazioni che  il  dicastero  degli 
Affari  Esteri  comunicò  al  Go- 
verno austriaco.  Appare  inol- 
tro che  il   Segretario  di  Stato 


per  gli  Affari  esteri,  eserci- 
tando questa  grande  facoltà, 
abbia  ricevuto  da  lui  comuni- 
cazioni, trasmesse  contempora- 
neamente al  Governo  austria- 
co, considerando  tutta  questa 
faccenda  come  comunicazione 
privata  e  distruggendo  tutti 
i  documenti  relativi  ;  ed  ora, 
dichiarando  di  non  "potersi  fi- 
dare alla  sua  memoria  su  que- 
sto argomento,  non  ha  nessuna 
informazione  da  dare.  Secondo 
me,  egli  è  responsabile  di  tutte 
queste  informazioni.  Però,  tut- 
to ciò  che  ho  detto  ora  non  è 
stato  detto  volontariamente  al 
Comitato,  ma  è  stato  str.ippato 
all'  on.  Baronetto  dalla  forza 
dell'opinione  pubblica  ;  la  fac- 
cenda che  ci  sta  dinanzi  è  una 
grave  questione  di  politica  e- 
stera,  e  devo  dire  che  tutto 
quanto  è  stato  detto  su  tale 
argomento  non  basta  a  soddi- 
sfare la  giusta  curiosità  del 
])ubblico.  Chiedo  alla  Canifra 
chi  abbia  il  diritto  di  accusare 
noi  o  il  pubblico  di  curiosità 
morbosa.  Se  il  nobile  Lord  è 
pronto  a  riconoscere  che  la 
sua  frase  fu  poco  felice,  e  a 
ritirarla,  io  non  ho  altro  da 
aggiungere;  ma  è  ingiusto  da 
parte  sua  di  definire  il  senti- 
mento del  pubblico  come  una 
curiosità  morbosa.  Respingo 
con  indignazione  il  sentimento 
che  ci  attribuisce  il  nobile 
Lord,  per  quanto  riguarda  i 
procedimenti    di  questo    caso. 


APPENDICE. 


361 


Ed  ora  passo  a  considerar  quel- 
lo dell'  on.  rappresentante  di 
Finsbury,  Egli  fa  appello  al 
Comitato,  e  credo  che  abbia 
il  diritto  di  farlo.  Spero  che 
la  Camera  mi  permetterà  di 
dire  che  vi  è  veramente  di 
che  dolersi  del  tono,  della 
forma  e  del  linguaggio  con  cui 
la  protesta  è  stata  formulata: 
nello  stesso  tempo  sono  pronto 
ad  ammettere  che  altri  Go- 
verni abbiano  esercitata  la 
grande,  odiosa  facoltà  che  il 
Governo  attuale  è  stato  chia- 
mato ad  esercitare,  e  non  du- 
bito che  gli  attuali  consiglieri 
della  Corona  abbiano  eserci- 
tato detta  facoltà  con  le  mi- 
gliori intenzioui  e  col  massimo 
desiderio  di  mantenere  la  pace 
pubblica.  Tutto  ciò  può  essere 
vero  ;  ma  noi  desideriamo  di 
sapere  in  quali  circostanze  la 
cosa  abbia  avuto  luogo,  per 
poter  giudicare.  In  una  que- 
stione così  grave,  nessuno  do- 
vrebbe div^eutare  il  capo  e- 
spiatorio.  Capisco  che  1'  on. 
Baronetto  non  dovrebbe  essere 
reso  responsabile  di  ciò  che  i 
Ministri  suoi  predecessori  han- 
no fatto  in  circostanze  simili  ; 
ma,  dopo  tutto,  la  più  grande 
questione  è  questa  :  può  il 
pubblico  essere  soddisfatto  dei 
risultati  di  questa  inchiesta? 
Mr.  Duncombe  dice  che  una 
sua  lettera  è  stata  aperta.  Al- 
tri Membri  potrebbero  dire  la 
stessa  cosa.    Io    pure,    potrei. 


credo,  ripetere  le  stesse  di- 
chiarazioni. Ritengo  ohe  al 
principio  dell'anno  1837  e  du- 
rante il  1838  alcune  mie  let- 
tere siano  state  aperte.  Questi 
fatti  sono  venuti  ora  in  luce; 
il  pnbblico  se  ne  è  allarmato 
e  desidera  che  questa  pratica 
non  continui  pili  oltre.  La  di- 
chiarazione del  caso  è,  che 
V  on.  rappresentante  di  Fins- 
bury accusa  il  Governo  di 
aver  aperte  le  sue  lettere,  e 
ciò  potrebbe  essere  stato  fatto 
senza  un  mandato.  Sono  co- 
stretto a  credere  che  il  Comi- 
tato non  abbia  trovato  nessun 
mandato  per  l' apertura  delle 
lettere  dell'on.  rappresentante 
di  Finsbury.  [Qui  1'  oratore 
fa  una  lunga  dissertazione  sul- 
la condotta  del  Ministro,  sulla 
responsabilità  delle  sue  azioni 
di  fronte  alla  Camera  e  al 
Paese,  risale  alle  origini  della 
facoltà  di  censura  che  altri 
han  detto  accordata  dallo  Sta- 
tuto della  Regina  Anna  e  ri- 
conosciuta da  quello  della  Re- 
gina Vittoria.  Conferma  la  sua 
asserzione,  valendosi  delle  o- 
pinioni  delle  maggiori  autorità 
legali  del  Regno,  e  sostiene 
che  quella  facoltà  che  il  Mi- 
nistro reclama,  e  che  egli  eser- 
cita, non  gli  è  stata  conferita 
dallo  Statuto  della  Regina 
Anna,  ma  si  tratta  di  un  a- 
buso.  Egli  cita  anche  un  pa- 
ragrafo dello  Statuto,  per  con- 
validare   la    sua     opinione. 


362 


APPENDICE. 


L'  oratore  acceuna  iu  seguito 
alla  condizione  del  Paese  nel 
1843,  e  riferendosi  alla  corri- 
spondenza di  Mr.  Diincombe, 
dichiara  che  sarebbe  stato  mol- 
to meglio  che  V  on.  Baronetto 
avesse    risposto   lealmente  al- 

I  ' accusa  del  1" on .  rappresentan- 
te di  Finsbnry.  Aggiunge  :]  Ri- 
spondendo semplicemente:  «  Si! 
è  vero,  abbiamo  aperte  le  vo- 
stre lettere:  temevamo'  qualche 
pericolo,  e  non  ne  abbiamo  tro- 
vato nessuno  ;  cercavamo  cir- 
costanze dubbie  e  non  abbiamo 
trovato  nulla  che  potesse  in- 
criminare voi  o  i  vostri  cor- 
rispondenti ;  facendo  questo 
abbiamo  seguito  l'esempio  dei 
nostri  predecessori  e  agito  se- 
guendo 1'  impulso  del  nostro 
sentimento  di  responsabilità:  » 
la  pubblica  indignazione  sa- 
rebbe stata  completamente  di- 
sarmata. La  gente  avrebbe 
probabilmente  pensato  e  di- 
chiarato che  la  facoltà  eser- 
citata dall'  on.  Baronetto  è 
pericolosa,  ma  sarebbero  ba- 
state le  spiegazioni  dei  Mini- 
stri. [L' oratore  conclude  dicen- 
do :]  Oramai,  la  questione  deve 
essere  trattata    fino    a    fondo. 

II  pubblico  dice,  per  quanto 
è  lecito  ammettere,  che  questo 
procedimento  usato  dal  Go- 
verno ha  portato  a  quei  ri- 
sultati che  sono  stati  rivelati 
e  che  si  riferiscono  alla  cor- 
rispondenza estera    aperta  al- 


l'Ufficio delle  Poste.  Il  pubbli- 
co, ripeto,  sostiene  che  le  la- 
mentate conseguenze  si  ripete- 
ranno ancora,  se  sarà  mante- 
nuto questo  sistema,  ed  io  ag- 
giungo, o  Signori,  che  j)otreb- 
be  venire  un  tempo  in  cui  il 
Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari  esteri  potrebbe  anche 
non  avere  quella  discrezione 
e  quell'alto  spirito  d'integrità 
e  d'  onore  che  caratterizza  e 
distingue  in  modo  cosi  note- 
vole il  nobile  Lord  che  ora 
occupa  quel  posto.  Quel  fun- 
zionario potrebbe  essere  una 
persona,  il  cui  esercizio  di  que- 
sta facoltà  potrebbe  attirare 
le  pili  disastrose  conseguenze 
su  qualche  disgiaziato  indivi- 
duo e,  se  ben  conosco  i  senti- 
menti dei  miei  concittadini, 
essi  si  unirebbero  in  un  unico 
grido  d'indignazione  e  di  ver- 
gogna al  pensiero  di  aver 
messo  iu  grado  un  Ministro 
britannico  di  favorire  la  causa 
del  dispotismo.  Perciò,  se  il 
nobile  Lord  desidera  la  con- 
tinuazione della  facoltà  che 
il  Governo  possiede,  egli  de- 
ve affrettarsi  a  dichiarare  le 
sue  intenzioni  intorno  a  que- 
sta faccenda;  ed  io,  o  Signo- 
ri, concludo  esprimendo,  non 
solo  la  mia  speranza,  ma  la 
mia  fede,  che  il  popolo  del 
nostro  Paese  non  sarà  soddi- 
sfatto, finché  questa  facoltà 
non  sarà  interamente  abolita. 


APPENDICE. 


363 


Mr.  John  Colett  —  pro- 
pone che  la  discussione  sia 
rinviata. 

SirR.  Peel — dice  :  mi  duole, 
o  Siguori,  che  si  ritenga  oppor- 
tuno di  aggiornare  nuovamente 
questa  discussione.  Io  credo, 
a  meno  che  non  vi  sia  una 
necessità  imprescindibile,  che 
un  senso  di  giustizia  verso  il 
Governo  debba  indurre  la  Ca- 
mera a  continuare  questa  sera 
la  discussione  per  pronunciare 
la  sua  opinione  in  proposito. 
È  evidente  la  necessità  di  ri- 
solvere la  questione  prima  che 
la  Camera  passi  ad  altri  af- 
fari, e  la  Camera  sa  che  que- 
sti affari,  ora  rinviati  per  di- 
scutere la  mozione  in  corso, 
sono  della  massima  importanza 
per  gli  interessi  commerciali 
e  generali  del  Paese.  Se  l'on. 
Collega  che  ha  presentato  la 
mozione  desidera  di  parlare, 
sono  sicuro  che  sarà  ascoltato 
attentamente.  Sono  solamente 
le  dodici  e  minuti.  Se  la  di- 
scussione è  rinviata,  bisognerà 
rinviare  altre  mozioni,  altre 
discussioni      importantissime. 


Anche  nel  pubblico  interesse, 
invito  la  Camera  a  fare  un 
piccolo  sagri tìcio  e  a  decidere 
oggi  la  questione  della  mozione 
dell' on.  rappresentante  di  Fins- 
bury. 

Mr.  John  Colett  —  e- 
sprime  il  suo  rincrescimento  di 
non  potere  approvare  la  propo- 
sta dell'on.  Baronetto.  La  Ca- 
mera si  è  riunita  alle  quattro  e  il 
Presidente  occupa  il  suo  posto 
dalle  quattro  sino  ad  ora,  che 
sono  le  dodici.  E  giusto  per 
la  Camera  e  pei  vari  Onore- 
voli desiderosi  di  parlare  su 
questo  soggetto,  di  aggiornare 
la  discussione.  Egli  stesso  a- 
vrebbe  voluto  parlare  in  pro- 
posito e  con  lui  almeno  altri 
venti  colleghi.  Egli  sa  che  è 
impossibile  per  qualsiasi  Mem- 
bro di  essere  ascoltato  a  quel- 
l'ora del  mattino;  l'oratore  di- 
chiara di  saperlo  per  esperienza. 
Perciò, non  volendo  parlare  ora, 
egli    insiste   per  il  rinvio. 

Dopo  una  breve  discussione 
la  Camera  vota  la  questione 
del  rinvio  :  —  Si  29  —  No  269 
—  Maggioranza:  240. 


V. 

Camera  dei  comuni.    —  Seduta  del    21  febbraio  1845.  (*) 

[La  discussione    sull'  aper-       seduta  si  riferisce  specialmen- 
rura    delle    lettere    in    questa       te  alla  corrispondenza  di  Mr. 


(1)  Dagli  Hanmrd's  Parliamentary  Dehates.  voi.  LXXVII,  coli.  932-1022. 


364 


APPENDICE. 


Danconibe  e  allamozione  pre- 
sentata in  proposito.  Vi  pren- 
dono parte  i  deputati  Mr.  J. 
Collett,  Mr.  Ridiey  Colborne, 
Mr.  Ferrand,  Mr.  Strutt,  Mr. 
Colquhonn.  Mr.  Williams,  Mr. 
Cochrane,  Mr.  Blewitt,  Lord  C. 
Hamilton,  Mr.  Watson,  il  So- 
licitor  General,  Lord  John  Rus- 
sell, il  quale  ultimo,  dopo  di 
avere  dimostrata  V  illegalità 
del  modo  seguito  dal  Governo 
inglese  per  V  apertura  delle 
lettere,  aggiunge]  :  Da  parte 
mia,  posso  dire  col  rappresen- 
tante di  Sheffield  che  i  mezzi 
usati  dall'  on.  Baronetto  sono 
gli  stessi  di  quelli  dei  suoi 
predecessori,  per  mantenere  la 
pace  del  paese.  Quando  V  on. 
rappresentante  di  Sheffield  ha 
detto  di  avere  contato  che  il 
numero  dei  mandati  emessi 
nei  tre  anni  precedenti  al 
Governo  attuale  è  di  quaranta 
e  che  il  numero  emesso  du- 
rante i  tre  anni  in  cui  è 
stato  in  carica  1'  on.  Baro- 
netto è  di  quarantaquattro, 
sostengo  che  una  così  piccola 
disuguaglianza  non  può  far 
esistere  differenza  tra  il  Se- 
gretario presente  e  i  suoi  pre- 
decessori e  che  quella  facoltà 
non  ha  giustificato  la  dichia- 
razione dell'  on.  rappresentan- 
te di  Finsbury.  Riguardo  alla 
facoltà  stessa,  quando  sento 
dire  da  deputati,  spinti  dalla 
pubblica  indignazione,  che  non 
si  debbono  mai  aprire   le  let- 


tere, egli  dubita  se  sarà  giusto 
e  saggio  di  agire  secondo 
quelP  opinione.  Può  darsi  che 
i  precedenti  Segretari  di  Sta- 
to, al  modo  dell'attuale,  ab- 
biano esercitato  tale  facoltà 
frequentemente,  senza  assoluta 
ne(!e8sità.  e  su  erronee  informa- 
zioni; ma  dichiarare  con  Atto 
parlamentare  o  con  decisione 
della  Camera  che  persone  unite 
in  cospirazioni  e  che  promuove- 
vano la  guerra  civile  contro  la 
Regina,  hanno  diritto  di  usare 
dell'ufficio  postale  del  Regno, 
sarebbe  veramente  una  perico- 
losa via  da  tenersi,  riguardo 
alla  sicurezza  della  pace  pub- 
blica ;  poiché,  priniadi  togliere 
questa  facoltà  al  Segretario  di 
Stato,  spero  che  la  Camera 
vorrà  considerare  quali  sono 
i  poteri  e  i  mezzi  che  egli  ha 
per  mantenere  la  pace  pub- 
blica. È  ben  noto  che  quando 
Lord  Sidmouth  era  in  carica, 
egli  credeva  giusto  e  legittimo, 
per  preservare  la  pubblica 
pace,  di  far  uso  delle  spie.  Io 
credo  che  le  spie,  invece  di 
sventare  tumulti,  siano  la  vera 
causa  per  promuoverli,  quindi 
sono  pericolose  per  questo  li- 
bero Paese.  Ma  se  le  lettere 
non  debbono  essere  aperta, 
siete  voi  pronti  a  fare  una 
legge,-  la  quale  escluda  le  spie? 
Ho  sempre  pensato  che  le  spie 
non  debbono  esistere  nemmeno 
quando  il  Paese  è  in  pericolo, 
tanto    che    quando    al    tempo 


APPKNDICE. 


365 


del  Cartismo  nu  membro  di 
esso  si  rivolse  a  me  per  co- 
municare i  loschi  disegni  dei 
suoi  seguaci,  mi  rifiutai  di  a- 
scoltarlo.  Il  servizio  segreto  è 
a  disposizione  del  Segretario 
di  Stato,  che  ne  dispone  se- 
condo il  suo  criterio'.  Se  voi 
fate  una  legge  che  impedisca 
V  apertura  delle  lettere,  siete 
sicuri,  che  i  futuri  Segretari 
di  Stato,  preoccupati  di  pre- 
servare la  pubblica  pace,  sotto 
il  peso  della  loro  responsabi- 
lità, non  ricorreranno  a  mezzi 
peggiori  di  quello  dell'apertura 
delle  lettere?  La  spia  è  un  essere 
che  si  insinua  negli  individui, 
istigandoli  ad  atti  che  non  com- 
metterebbero mai  senza  i  suoi 
perfidi  suggerimenti.  L,'  anno 
scorso  vi  fu  un  reclamo  per 
1'  apertura  di  lettere;  e  in  quel- 
1'  occasione,  la  condotta  del 
Segretario  di  Stato  non  fu 
giustificata  in  alcun  modo,  non 
risultando  che  egli  avesse  agito 
per  la  difesa  del  paese,  sia 
da  pericoli  interni  che  ester- 
ni. Questo  è  il  caso  del  signor 
Mazzini,  riferito  dall'on.  rap- 
presentante di  Tyrone  in  forma 
ironica,  quantunque  a  me  sem- 
bra che  l'argomento  richiami  a 
melanconiche  riflessioni.  Infor- 
mazioni sono  state  date  o  piut- 
tosto suggerite  al  Governo,  che 
il  signor  Mazzini  era  a  capo  di 
un  partito  che  voleva  sollevare 
alcuni  dei  Gov-erni  attuali  di 
Italia,    e  specialmente    quello 


degli  Stati  Pontifici.  In  seguito 
a  queste  informazioni,  le  lettere 
del  signor  Mazzini  furono  a- 
perte  all'  Ufficio  delle  Poste 
e  le  informazioni  ottenute  fu- 
rono trasmesse  ad  un  Governo 
estero,  probabilmente  all'  Au- 
stria. Da  tutto  ciò,  apparisce 
che  i  due  Bandiera,  figli  di  un 
ammiraglio  austriaco,  residen- 
ti a  Corfiì,  abbiano  scritto  al 
signor  Mazzini  di  avere  un  pro- 
getto per  invadere  gli  Stati 
Pontifici.  Questa  informazione 
e  i  nomi  degli  individui  fu- 
rono comunicati  al  Governo 
austriaco.  Tuttavia  è  stato 
dichiarato,  tanto  dal  Comitato 
dei  Lords,  quanto  da  quello 
dei  Comuni,  che  1  nomi  delle 
persone  soggette  ad  un  Go- 
verno estero  furono  comunicati, 
perché  le  persone  in  questione 
risiedevano  a  Corfii,  e  non 
sotto  la  soggezione  di  Stati  e- 
steri.  In  seguito,  apprendiamo 
che  una  persona  visitò  i  Ban- 
diera a  Corfu  e  che  questi 
ultimi,  accompagnati  da  ven- 
tidue uomini  armati  o  disar- 
mati, secondo  le  due  versioni, 
approdarono  in  Calabria,  in- 
sieme con  colui  che  li  aveva 
eccitati  all'  impresa.  Appena 
sbarcati,  quest'  ultimo  corse 
alle  autorità,  svelando  il  di- 
segno dei  Bandiera,  i  quali 
poco  dopo  furono  giustiziati. 
Questa  è  la  triste  storia.  Io 
non  credo  che  per  impedire 
una  guerra  in  Europa  fosse  gin- 


366 


APPENDICE. 


stificata  r  apertura  delle  let- 
tere iu  questione.  Son  luugi 
da  dire  che  il  Governo  e  la 
Corona  non  esercitano  quella 
facoltà  a  scopo  di  pubblico 
benessere;  meno  ancora  dico  che 
Pon.  Baronetto  è  specialmente 
responsabile  per  questo  eserci- 
zio di  potere.  Al  contrario,  cre- 
do che  il  Segretario  degli  Affari 
esteri. il  Primo  Lord  del  Tesoro, 
tutto  il  Gabinetto  —  il  Governo, 
sono  responsabili  dello  speciale 
esercizio  del  potere,  quanto  il 
Segretario  di  Stato  per  V  In- 
terno. E  perciò  il  risentimento 
deve  ricadere  sul  rappresen- 
tante del  Governo  e  non  sul 
Segretario  di  Stato  che  ha  tir- 
mato  il  mandato,  come  nel 
caso  suindicato.  Il  risultato  è 
che  un  Governo  estero,  avendo 
timore  di  insurrezioni,  che 
probabilmente  non  sarebbero 
state  dannose,  ha  avuto  abba- 
stanza influenza  per  indurre 
il  Governo  inglese  ad  ispezio- 
nare la  corrispondenza  di  uno 
straniero  residente  fra  noi,  assi- 
curandolo che  se  avesse  ubbidi- 
to alle  leggi  di  questo  Paese  non 
sarebbe  stato  molestato.  Se  per- 
mettiamo a  qualunque  Potenza 
estera  (Russia  riguardo  agli  e- 
suli  polacchi,  Austria  riguar- 
do a  quelli  italiani,  Spagna  ri- 
guardo a  quelli  spagnuoli)  di 
usare  della  facoltà  accordata  al 
Segretario  di  Stato  per  per- 
seguitare i  varii  esuli  viventi 
qui,     P  Inghilterra    non    sarà 


più  considerata  come  un  ospi- 
tale asilo  degli  oppressi,  ma 
come  un  luogo  in  cui  gli  esuli, 
invece  di  trovare  la  salvezza, 
troveranno  i  pericoli.  Io  non 
credo  necessaria  altra  inchiesta 
e  non  posso  dare  il  mio  voto 
per  la  mozione  del  Pon.  rappre- 
sentante di  Finsbury.  L'inchie- 
sta che  ha  avuto  luogo  è  suffi- 
ciente, e  anche  la  relazione  del 
Comitato  segreto  illustra  abba- 
stanza in  questione,  ponendo  in 
grado  la  Camera  di  concludere 
che  quella  facoltà  non  è  giu- 
stamente esercitata,  né  in  quel 
caso,  né  in  altri  simili.  La  mo- 
zione delPon.  rappresentante  di 
Finsbury  allude  ad  un  proce- 
dimento che  lo  riguarda,  e 
chiede  alla  Camera  un'inchie- 
sta su  ciò  ;  questo  è  un  caso 
ben  diverso.  L' on.  e  dotto 
Solicitor  General,  nel  suo  discor- 
so, ha  alluso  alla  mia  condotta 
quando  P  argomento  dell'  in- 
chiesta su  quei  procedimenti 
fu  trattato  alla  Camera  Panno 
scorso.  Io  non  mi  difendo,  te- 
mendo di  non  soddisfare  il 
dotto  Collega.  Egli  mi  biasima 
per  non  essere  stato  favorevole 
al  Governo  di  SuaMaestà,  quan- 
do il  caso  del  signor  Mazzini  fu 
portato  Panno  scorso  alla  Ca- 
mera; mi  è  anche  contrario 
per  essermi  unito  col  Governo, 
quando  fu  proposto  che  il  Co- 
mitato doveva  essere  segreto; 
perciò,  sia  che  sostenga  il  Gover- 
no, sia  che  mi  opponga  ad  esso, 


APPENDICE. 


36: 


uou  avrò  mai  V  approvazione 
dell' ou.  Collega.  11  Comitato 
dell'anno  scorso  era  giustamen- 
te costituito:  approvo  quindi 
che  r  on.  rappi*esentante  di 
Finsbiiry  non  ne  facesse  parte.  Il 
Segretario  di  Stato  della  Guer- 
ra, nel  suo  discorso  di  ieri  sera, 
e  il  dotto  Membro  che  si  è 
seduto  or  »ra.  danno  molta 
importanza  al  fatto  che  una 
maggioranza  di  quel  Comita- 
to era  composto  di  Membri 
della  Camera  contrari  in  po- 
litica all'on.  Baronetto,  Segre- 
tario di  Stato  dell'  Interno  ; 
ma  io  credo  che  nomini  di  o- 
nore  e  imparziali  come  quelli 
componenti  il  Comitato,  anche 
se  di  pareri  politici  opposti, 
abbiano  proceduto  con  giustizia 
verso  l'on.  Baronetto.  Se  i  depu- 
tati dell'opposizione  non  sono 
d'accordo  con  me  (Lord  J.  Rus- 
sell), e  se  credono  che  il  Segre- 
tario di  Stato  sia  stato  rimpro- 
verato di  ciò.  non  v'  è  che  un 
rimedio  :  si  costituisca  un  altro 
Comitato  d'  inchiesta,  ed  al 
posto  dei  membri  di  Kendal  e 
di  Derby  si  mettano  i  membri 
di  Knaresborough  e  di  Shrews- 
bury.  L'on.  Baronetto  avrà 
la  soddisfazione  di  avere  una 
maggioranza  di  membri  nel 
Comitato,  sedenti  dalla  parte 
sua,  i  quali  avranno  forse  un 
miglior  concetto  della  sua  con- 
dotta. Riguardo  alla  relazione 
del  Comitato,  abbiamo  veduto 
che  esso  ha  esaminato  l'argo- 


mento accuratamente,  risalen- 
do nella  storia,  ed  ha  accennato 
a  molti  mandati  emessi  in 
altri  tempi,  e  fatto  ricerche 
storiche.  Non  soddisfatto,  ha 
continuato  a  dare  un  resoconto 
dei  vari  mandati  emessi  dai 
Segretari  di  Stato,  ed  è  d'ac- 
cordo col  Comitato  dei  Lords 
nel  dire  che,  quantunque  tali 
mandati  siano  stati  usati  dai 
Segretari  di  Stato  per  molto 
tempo,  il  Comitato  crede  che 
alla  facoltà  stessa  si  sia  ricorso, 
non  per  motivi  di  ]>artito  o  per- 
sonali, ma  in  buona  fede,  pel 
benessere  del  paese.  La  rela- 
zione dice  : 

«  Il  vostro  Comitato  deve  a- 
steiiersi  di  dare  particolari  informa- 
zioni concernenti  qualunque  mandato 
e  di  nominare  individui  le  cui  lettere 
si  è  ordinato  fossero  aperte  ;  ma  per 
la  considerazione  riguardo  al  modo 
di  rendere  validi  certi  mandati,  per 
la  menzione  fatta  di  individui  inclusi 
in  certi  altri,  essendo  queste  le  cir- 
costanze clie  hanno  maggiormente 
condotto  all'  inchiesta  per  la  quale  il 
Comitato  è  stato  nominato,  esso  con- 
sidera sno  dovere  di  farne  particolareg- 
giata relazione.  >> 

La  questione  si  riferisce  a 
cinque  casi:  1°  alla  sommossa 
avvenuta  nelle  fabbriche  e  nelle 
miniere,  nell*  agosto  del  1842; 
alle  sommosse  nel  Galles  meri- 
dionale, nelTautunno  del  1843; 
3°  al  mandato  per  sequestro 
di  lettere  del  signor  Mazzini  ; 
4°  al  mandato  per  le  lettere 
dei  Signori  Worcell  e  Stolzman; 
5°  al  mandato  per    le    lettere 


368 


APPENDICE. 


indirizzateaMr.Grodicki.  a  Pa- 
rigi. Se  il  Comitato  nou  avesse 
menzionati  i  nomi  o  i  mandati, 
si  sarebbe  potuto  supporre  che 
era  imprudente  di  farlo;  ma  noi 
abbiamogli  uni  e  gli  altri;  quan- 
do Fon.  rappresentante  diFins- 
bury  ha  dichiarato  che  le  sue 
lettere  erano  state  aperte,  non 
comprendo  perché  il  Comitato 
si  sia  rifiutato  di  dare  le  in- 
formazioni su  questo  caso.  È 
stato  detto  da  alcuni  Membri 
dell'opposizione  che  non  v'è 
differenza  tra  le  lettere  di  un 
deputato  e  quelle  di  un  e- 
lettore  qualunque.  Senza  dub- 
bio, se  un  Membro  del  Parla- 
mento fosse  impegnato  in  una 
corrispondenza  sospetta,  o  in 
cause  tendenti  a  promuovere 
una  sedizione,  il  Segretario  di 
Stato  potrebbe  aprire  le  di  lui 
lettere;  ma  questa  non  è  la  que- 
stione che  noi  dobbiamo  discu- 
tere. Quando  un  Membro  della 
Camera  dice  che  le  sue  lettere 
sono  state  aperte,  noi  siamo 
chiamati  a  giudicare  se  egli 
ha  il  diritto  di  sapere  tutte 
le  circostanze  del  caso,  e  ad 
accertarsi  se  quel  Membro  è 
degno  di  rappresentare  una 
parte  del  popolo.  Come  Mem- 
bro della  Camera,  egli  è  chia- 
mato a  disimpegnare  scrii  do- 
veri, ad  approvare  leggi  per 
la  pace  pubblica,  e  a  proteg- 
gere gli  interessi  dei  suoi  elet- 
tori. Essendo  questa  la  posi- 
zione di  un  Membro  della  Ca- 


mera, non  è  giusto,  quando 
egli  dichiara  che  le  sue  lettere 
sono  state  aperte,  che  voi  gli 
neghiate  'soddisfazione;  e  non 
è  pur  giusto  di  aver  noi  fa- 
coltà, se  la  corrispondenza  è 
sediziosa,  di  dire  se  egli  è 
degno  o  no  di  rappresentare 
il  popolo  in  questa  Camera. 
L'on.  e  dotto  rappresentante  di 
Bute  ha  manifestato  il  sospet- 
to che  P  on.  rappresentante  di 
Finsbury  sia  stato  impegnato  in 
una  corrispondenza  riguardan- 
te casi  sospetti.  [Mr.  Wortley 
—  dice  che  non  crede  a  questa 
asserzione] .  Ha  udito  con  piace- 
re il  discorso  del  Segretario  di 
Stato  della  Guerra  e  mi  congra- 
tulo della  sua  eloquenza.  L'ar- 
gomentazione del  Segretario  di 
Stato  non  mi  pare  troppo  adatta 
per  persuadere  la  Camera  della 
inopportunità  di  una  tale  inve- 
8tigazione,come  l'emendamento 
del  nobile  Lord,  rappresentante 
di  Sunderland,  richiede.  Il  Se- 
gretario di  Stato  dice  che  P  ac- 
cusa dell'on.  rappresentante  di 
Finsbury  è  una  congettura  e 
dichiara  che  P  on.  Membro, 
cercando  di  investigare  le  cir- 
costanze, non  cerca  di  scoprire 
la  verità.  Ora,  credo  che  il 
deputato  che  desidera  di  sco- 
prire la  verità  sia  favorevole 
all'  inchiesta,  mentre  colui  che 
non  desidera  di  mettere  in  e- 
videnza  la  verità  si  opponga 
ad  essa.  Il  Segretario  di  Stato 
della  Guerra  è  di  opinione  di- 


APPENDICE. 


369 


versa;  escli  dice  che  un  uomo 
propenso   a  mettere  in  chiaro 
la  verità,   ha  desiderio  di  sof- 
focare qualunque  inchiesta,  di 
lasciare  le  circostanze  avvolte 
nel  mistero  ;  se    un    uomo  ha 
desiderio    di    investigare   e  di 
inquisire  sui  fatti,  egli  sarà  con- 
trario  alla    scoperta  della  ve- 
rità. Questo  argomento  a    me 
sembra  assurdo  per  convincere 
la  Camera.  Perché  non  fare  una 
breve  inchiesta  riguardo  all'a- 
pertura  delle   lettere    delTon. 
rappresentante    di     Finsbury, 
chiarendo  la  sua  condotta?  Se 
i  deputati  permettono    che   il 
caso    non    sia    investigato,    se 
lasciano   passare    V  accusa,  io 
temo  che  tutto  ciò  cambierà  l'o- 
pinione del  pubblico  riguardo 
alla  Camera.   Si  dice  che  que- 
sta sia  una  persecuzione  all'in- 
dirizzo dell' on.  Baronetto,  Se- 
gretario di  Stato  dell'Interno; 
ma  io    domando    se    è    giusto 
che  ogni  specie  di  imputazione 
sia  lanciata  contro  un  Membro 
del  Parlamento,  senza  che  nulla 
sia  fatto  in  suo  favore,,  che  non 
gli  sia  permessa  nessuna  inchie- 
sta e  che  egli  non  abbia  diritto 
a  riparazione.   L'  on.    rappre- 
sentante di  Bath  ritiene  che  le 
sue  lettere  furono    aperte  nel 
1837  e  nel    1838;    io    non    so 
di  nessuna  accusa  all'  indirizzo 
di  lui  ;  so  che  allora  era    Mi- 
nistro   del    Canada,    che    s'  è 
condotto  con  abilità  e  con  o- 
nore,  e  se  egli    chiedesse  una 


inchiesta,  io  voterei  per  una 
indagine  riguardante  que- 
sto incidente.  Se  un  Membro 
della  Camera  è  sospettato  di 
tradimento,  i  deputati  debbono 
essere  d'accordo  per  una  inchie- 
sta. Credo,  riguardo  all'on. 
Segretario  per  1'  Interno,  che 
non  esista  alcuna  accusa  per 
lui,  e  che  egli  non  sia  stato  il 
primo  ad  adottare  tale  pratica, 
,ué  abbia  esercitata  la  facoltà  in 
discussione  più  estesamente 
dei  suoi  predecessori  ;  ma  sa- 
rebbe erroneo  di  lasciarela  que- 
stione insoluta.  Riguardo  al  caso 
del  signor  Mazzini,  il  biasimo 
va  attribuito  al  Governo  ;  esso 
ha  adottato  in  quella  circo- 
stanza un  metodo  nuovo  che 
ha  portato  a  tristi  risultati,  e 
che  non  deve  ripetersi,  se  si 
vuole  evitare  una  macchia  al- 
l'onore del  Paese.  Riguardo  al- 
l'accusa dell' on.  rappresentante 
di  Finsbusy,  se  volete  fargli 
giustizia,  non  dovete  rifiutar- 
gli l'inchiesta,  e  il  nobile  Lord, 
rappresentante  di  Suuderland, 
propone  un  emendamento  che 
ha  lo  scopo  di  ottenere  quel- 
1'  inchiesta.  Se  vi  è  un  man- 
dato emesso  in  quel  caso,  l'on. 
Segretario  di  Stato  avrà  l'op- 
portunità di  mostrare  che  ha 
esercitata  la  facoltà  con  vera 
discrezione  e  per  il  bene  pub- 
blico, adducendo  ragioni  per  la 
sua  condotta,  che  soddisfino 
la  Camera  e  il  Paese;  d'altra 


parte,  se  rifiutate    qualunque 
Mazzini,  Scritti,  ecc..  voi.  XXVH  (Epistolario,  voi.  XIV).  24 


370 


APPENDICE. 


iucliiesta,  il  caso  rimaue  come 
è;  ma  siate  certi  che  l'opi- 
nione pubblica  non  sarà  sod- 
disfatta della  vostra  condotta, 
che  imputazioni  infondate,  e 
molte  di  esse  lo  sono,  conti- 
nueranno ad  esistere  :  e  voi 
sarete  obbligati,  in  ultimo,  o  a 
rinunciare  del  tutto  alla  ne- 
cessità di  quella  facoltà,  o  a 
concedere  l'inchiesta  che  avete 
prima  rifiutato. 

SiR  R.  Peel  —  dice:  conside- 
rato 1' emendamento  proposto 
dal  nobile  Lord,  rappresentante 
di  Simderland,  posso  rivolger- 
mi alla  Camera  per  la  seconda 
volta  durante  la  discussione. 
Vi  sono  due  punti  sui  quali 
desidero  di  fare  alcune  osser- 
vazioni. Un  Membro  che  ha 
pjirlato  1'  altra  sera,  sembra 
abV)ia  detto  avere  io  alluso  che 
Fon.  rjippresentantedi  Finsbu- 
ry  fosse  in  relazione  col  partito 
Cartista  del  1842.  Io  nego  tale 
interpretazione.  L'on.  rappre- 
sentante dice  ciie  io  ho  indi- 
rettamente alluso  al  deputato 
di  Finsbury:  rispondo  che 
un'  allusione  indire.tta  è  peg- 
giore di  una  diretta.  Il  metodo 
seguito  dall'on.  Baronetto,  Se- 
gretario di  Stato  per  l'Interno, 
e  da  me,  ci  obbliga  i\  rifiutare 
una  risposta  su  qualunque  do- 
manda relativa  all'  apertura 
delle  lettere  dell'  on.  rappre- 
sentante di  Finsbury  ;  il  pub- 
blico dovere  mi  impedisce 
di  rispondere  a  tali  domande, 


e  perciò  sarebbe  indegno  se 
dicessi  una  parola  contro  quel- 
l'on.  rappresentante:  credo  che 
la  condotta  da  me  tenuta  per 
vent'  anni,  confermi  che  sono 
incapace  di  trarre  profitto  dalla 
posizione  di  un  oppositore. 
Riguardo  allo  stato  del  paese 
nel  1842,  non  posso  concepire 
che  io  sia  stato  creduto  capace 
di  porre  in  relazione  l'on.  rap- 
presentante di  Finsbury  con 
quegli  avvenimenti.  La  mozione 
deiron.  rappresentante  è  infat- 
ti, non  già  una  mozione  perso- 
nale, ma  un'inchiesta  riguardo 
ai  procedimenti  «  con  cui  le  let- 
tere furono  sequestrate  negli 
uffici  postali  ;  ed  anche  sulle 
circostanze  i)er  le  quali  quei 
mandati  furono  emessi  da  ogni 
singolo  Segretario  di  Stato 
dal  1°  gennaio  1840  fino  ad 
ora  ;  e  che  un  Comitato  rife- 
risca la  sua  opinione  alla  Ca- 
mera e  dica  se  sia  conveniente 
che  la  pratica  sia  continuat;i;  » 
e  il  Comitato  che  egli  chiede, 
deve  informarsi  se  una  riforma 
della  legge  sia  necessaria;  pro- 
ponendo quella  Mozione,  l'on. 
rappresentante  prosegue  con  al- 
cune accuse  contro  di  noi.  Egli 
dice  che  noi  siamo  colpevoli 
di  aver  emesso,  allo  scopo  di 
indagare  per  entro  alle  lettere, 
durante  il  periodo  del  nostro 
ufl&cio,  più  mandati  di  quelli 
dei  precedenti  Governi,  e  che 
siamo  resj)on8abili  del  sangue 
versato   da    rifugiati    italiani. 


1 


APPENDICE. 


371 


più  degli  stessi  soldati  che  li 
uccisero.  Aggiunge  poi  che 
l'on.  Baronetto,  Segretario  di 
Stato  peri' Interno,  ha  ecceduto 
nel  suo  potere,  avendo  emesso 
quarantaquattro  mandati  in  tre 
anni.  Io  rispondo  all'  accusa 
di  abuso  di  potere,  mostrando 
i  fatti.  Lo  stato  del  paese  nel 

1842  era  tale  da  giustificare 
il  Segretario  di  Stato  nell'uso 
del  suo  x'otere  sulla  legge  e 
sulla  costituzione  e  di  pren- 
dere precauzioni  contro  even- 
tuali disordini.  [A  questo  pun- 
to Sir  R.  Peel  si  occupa  a 
lungo  dei  disordini  avvenuti 
in  Inghilterra  nel    1842  e  nel 

1843  ;  fa  la  storia  del  Comi- 
tato segreto  nominato  nel  1844, 
e  aggiunge]  :  Voi  sceglieste 
unanimemente  un  Comitato 
segreto,  acciò  tutte  le  in- 
formazioni fossero  più  sponta- 
tanee.  Vi  abbiamo  dato  le 
più  ampie  spiegazioni  ed  a- 
vemmo  un  verdetto  di  assolu- 
zione. Ed  ora,  annullando 
qualunque  principio  di  giusti- 
zia, voi  proponete  di  sotto- 
metterci ad  un'altra  inchiesta, 
a  un  altro  x^rocesso.  So,  e 
lo  dichiaro  al  Paese,  che  non 
abbiamo  esercitato  alcun  po- 
tere che  non  sia  già  stato  eser- 
citato dai  nostri  predecessori. 
In  nessun  caso  abbiamo  abusato 
di  potere  ;  forse,  nell"  usarlo 
in  tempi  difficili,  possiamo  a- 
vere  errato.  Ammetto  di  a- 
vere    sequestrata    una   lettera 


che  per  il  suo  contenuto  non 
eravamo  autorizzati  a  tratte- 
nere ;  ma  anche  voi  vi  saveste 
trovati  in  simili  casi.  Il  nobile 
Lord  [John  Russell]  dice  che 
abbiamo  torto  nel  caso  del  si- 
gnor Mazzini.  Ammetto  che  nel 
caso  di  stranieri  questa  facoltà 
deve  essere  esercitata  con  mag- 
giore riserva  che  non  nel  caso 
di  sudditi  del  Regno  ;  ma  nou 
posso  sottomettermi  alFopinio- 
ne  del  nobile  Lord,  che  per 
nessuna  circostanza,  perfino 
se  la  pace  di  Europa  fosse  in 
pericolo,  si  dovrebbe  ricorrere 
a  questa  facoltà.  Nulla  è  più 
ingiusto  di  questo  principio. 
Ritengo  che  quando  un  Bona- 
partista preparava  una  spedi- 
zione nel  nostro  Paese  per  sol- 
levare la  Francia,  sarebbe  stato 
giusto  di  ricorrere  a  questa 
facoltà,  per  impedire  che  sulle 
nostre  coste  si  iniziasse  la 
guerra  civile.  Vi  prego  di  ri- 
cordare la  nostra  posizione 
negli  anni  1842-43,  il  pericolo 
che  ci  minacciava,  e  il  modo 
equo  col  quale  1'  abbiamo  im- 
pedito, ottenendo  V  approva- 
zione perfino  dei  deputati  del- 
l' opposizione.  Esponeteci,  se 
volete,  ad  un  altro  processo; 
servitevi  dell'indignazione  po- 
polare, che  è  applicabile  al 
principio  e  non  all'uomo;  riu- 
scite in  ciò  ;  ma  io  dico  che 
preferirei  di  essere  un  uomo 
vinto  dalla  vostra  ingiustizia 
piuttosto  che  appartenere  alla 


372 


APPENDICK. 


maggioranza  che  l'ha  inflitta. 
[Prendono  quindi  parte  alla  di- 
scussione in  favore  e  contro 
la  mozione  di  Mr.  Duncombe; 
Mr.  Disraeli,  Sir  J.  Hanmer, 
Sir  George  Grey,  Mr.  Strutt, 
Mr.  Jervis,  Mr.  Muntz;  infine] 
Mr.  DuNCOMBE  —  nega 
che  tanto  egli  quanto  altri 
abbiano  agito  ingiustamente 
verso  il  Governo;  invece,  il 
Governo,  fermo  nella  sua  idea, 
non  accorda  ciò  che  egli  chie- 
de. Questa  ingiustizia  è  medi- 
tata dall'  on.  Baronetto  e  dai 
suoi,  colleghi.  La  proposta  del- 
l' oo.  rappresentante  di  Snn- 
derland  è  semplicemente  di 
supplire  a  nna  omissione  del 
Comitato.  L' on.  Segretario 
di  Stato  si  oppone  alla  pro- 
posta ;  egli  non  vuole  che 
ciò  sia  fatto,  per  non  mette- 
re in  evidenza  come  ha  agito 
il  Governo,  il  quale  assicura 
di  aver  fatto  il  suo  dovere. 
Egli  [Mr.  Duncombe]  è  sta- 
to accusato  dall'  on.  Segreta- 
rio di  Stato  della  Guerra  di  a- 
vere  espresso  sentimenti  ostili 
verso  l' on.  Baronetto  e  di 
chiedere  un'inchiesta.  L'on. 
Lord,  raijpresentante  di  Lon- 
dra, osserva  che  non  è  1'  opi- 
nione di  uomini  che  desiderano 
di  mettere  in  chiaro  la  verità, 
quella  di  chiedere  un'inchiesta, 
e  siccome  egli  la  chiede,  si 
crede  voglia  farlo,  non  per 
scoprire  la  verità,  ma  per  mo- 
tivi personali.   Egli   trova  che 


l'on.  Segretario  di  Stato  del- 
l'Interno ha  emesso  mandati, 
perciò  il  suo  attacco  è  diretto 
contro  di  lui,  ed  egli  assalirà 
tanto  il  Segretario  di  Stato  del- 
l'opposi zione,  quanto  quello  che 
siede  dalla  sua  parte,  nel  caso 
abbia  esercitata  quella  facoltà 
come  l'on.  Baronetto.  L'on.  Ba- 
ronetto, Capo  del  Governo,  ha 
detto  di  aver  scelto  il  sno  Tri- 
bunale, ed  il  verdetto  di  as- 
soluzione fu  per  il  Governo; 
invece,  quel  Tribunale  non  fu 
scelto  da  lui,  ma  dai  Ministri, 
e  il  risultato  è  stato  un  ver- 
detto di  assoluzione  per  il  Go- 
verno. Quanto  al  verdetto  del 
Comitato,  egli  sfida  chiunque 
di  trovare  in  esso  una  parte 
che  possa  interpretarsi  come 
uu  verdetto  di  assoluzione.  Il 
presidente  del  Comitato  dice 
che  il  Comitato  fu  molto  diviso 
per  la  grande  disparità  di 
opinioni;  l'on.  rappresentante 
di  Kendal  crede  che  i  diversi 
pareri  oscillino:  perciò,  la  re- 
lazione non  è  altro  che  un 
compromesso.  Se  gli  fosse  per- 
messo di  emettere  un'opinione 
sul  signor  Mazzini,  dovrebbe  di- 
re che  non  si  è  usato  un  proce- 
dimento giusto,  perché  il  ver- 
detto di  assoluzione  di  fatto 
non  è  uu  verdetto.  Qual'  è  il 
procedimento  del  Comitato,  se 
non  si  esamina  o  si  discute  la 
sua  relazione?  Ha  letto  la  re- 
lazione e  ha  indicato  dove  e- 
ranogli  errori,  ciò  che  era  stato 


APPENDICE. 


37: 


omesso.  È  stato  accusato  dal- 
l'oii.  rappreseutante  di  Bute  di 
avere  attenuato  olio  il  Governo 
aveva  emesso  un  maudato  spe- 
ciale per  il  suo  caso  ;  ora. 
egli  non  ha  mai  detto  nulla  di 
ciò.  Ha  parlato  sul  caso  del 
signor  Mazzini  e  ha  detto, 
che  il  sistema  dell'  apertura 
delle  lettere  del  signor  Maz- 
zini era  comiuciato  dal  Natale 
precedente  ed  era  continuato 
fino  al  14  giuirno,  q>iaiido  pre- 
sentò alla  Camera  la  petizione 
del  signor  Mazzini,  copia  del- 
la quale  aveva  dato  prima  al- 
l'on.  Baronetto,  mentre  la  re- 
lazione dichiara  che  il  mandato 
che  autorizzava  l'apertura  del- 
le lettere  era  stato  emanato 
il  1°  marzo,  rimanendo  in  vi- 
gore fino  al  3  giugno.  Aggiun- 
ge essere  questo  un  giusto  ar- 
gomento d'  inchiesta  per  ac- 
certare se  le  lettere  furono 
aperte  subito  dopo  il  Natale, 
prim.»  dell'emissione  del  man- 
dato. Dice  che  il  mandato 
presentato  al  Comitato  è  fal- 
so. Egli  ha  creduto,  in  prin- 
cipio, che  un  ordine  fosse  spe- 
dito dal  Ministero  degli  Atì^ari 
esteri  all'  Ufficio  delle  Po- 
ste, così  che  il  mandato  non 
sarebbe  stato  emesso  che  qual- 
che tempo  dopo.  Perciò,  il 
Comitato  stava  per  chiudere 
P  inchiesta  sui  casi  del  capita- 
no Stolzman  e  di  Mr.  Worcell, 
i  quali  avevano  protestato  alla 
Camera,  per  essere  state  aperte 


le  loro  lettere.  Il  Comitato  ha 
dichiarato  che  né  lui,  né  il  ca- 
pitano Stolzman,  né  Mr.  Wor- 
cell, avevano  mai  fatto  peti- 
zione alla  Camera,  che  essa  non 
era  stata  chiamata  mai  a  trat- 
tare i  loro  casi;  mentre  egli, 
dal  suo  posto,  ha  pubblica- 
mente sosteu  uto  che  le  sue  lette- 
re erano  state  aperte,  che  il  Co- 
mitato non  aveva  tenuto  conto 
del  suo  caso  nella  relazione.  La 
relazione  dice  che  era  stato  e- 
messo  un  mandato  per  aprire  e 
sequestrare  le  lettere  indirizza- 
te a  Mr.  Grodicki,  e  ad  un  altro 
straniero,  residente  a  Parigi. 
Si  è  creduto  che  questo  stra- 
niero fosse  il  Principe  Czarto- 
riski,  e  la  ragione  per  cui  non 
si  è  fatto  il  suo  nome,  è  che 
egli  era  amico  di  un  Membro 
del  Comitato.  Comprende  bene 
la  ragione  per  cui  il  sao  nome 
non  sia  menzionato  nella  re- 
lazione del  Comitato  dei  Lords: 
il  suo  caso  non  è  stato  por- 
tato mai  dinanzi  a  quel  Comi- 
tato ;  egli  lia  fatto  la  sua  la- 
gnanza alla  Camera  dei  Comuni 
e  al  Comitato.  Il  nobile  Lord, 
rappresentante  di  Newark 
[Lord  John  Manuers]  ha  os- 
servato che  l'on.  Baronetto, 
aprendo  le  lettere,  non  ha  di- 
chiarato: «Le  abbiamo  allerte, 
perché  le  circostanze  del  paese  e 
del  tempo  lo  giustificavano;  ma 
dobbiamo  anche  dire  che  non 
abbiamo  in  esse  trovato  nulla 
che  vi  condanni.  »  In   questo 


374 


APPENDICIC. 


caso  egli  [Mr.  Duncombe],  pur 
comprendendo  Pinginstizia  ri- 
cevuta, avrebbe  volentieri  cre- 
duto a  questi  motivi,  dimen- 
ticando tutto  nel  più  breve 
tempo  possibile:  si  sarebbe  cosi 
avuta  una  soluzione.  Al  contra- 
rio, egli  si  trova  sotto  un'  ac- 
cusa, dalla  quale  non  si  può 
redimere.  Egli  chiamerà  gli  uffi-, 
ciali  postali  al  Tribunale  della 
Camera,  e  se  si  scoprirà  che 
essi  hanno  sequestrato  le  sue 
lettere  senza  un  mandato,  sa- 
ranno accusati  di  violazione 
di  privilegio.  Si  è  domandato 
perché  le  lettere  di  un  Mem- 
bro del  Parlamento  hanilo 
maggiori  privilegi  di  quelle 
degli  altri.  Egli  dice  che  ciò 
non  è  vero  ;  e  se  il  Governo 
ha  ragione  di  supporre  che  un 
Membro  del  Parlamento  sia 
implicato  in  una  cospirazione 
contro  lo  Stato,  non  vi  è  ra- 
gione per  cui  le  sue  lettere 
non  siano  aperte,  sotto  l'au- 
tori zzazione  di  un  mandato, 
come  si  farebbe  per  quelle  di 
altri  individui.  L'  unica  dif- 
ferenza è  questa  :  che  se  un 
uomo  apre  le  lettere  di  un 
deputato,  senza  un  mandato 
del  Segretario  di  Stato,  non 
solo  commette  un  misfatto,  ma 
anche  una  violazione  di  pri- 
A'ilegio  parlamentare.  Egli 
non  nutre  alcun  astio  per- 
sonale. Assale  Pon.  Baronetto, 
perché  occupa  P  ufificio,  dal 
quale    sono    partite    tutte    le 


iniquità  che  sono  state  com- 
messe. È  provato  che  la  facoltà 
di  aprire  le  lettere  sia  stato  usa- 
to in  modo  esteso  dal  Governo; 
e  se  gli  fosse  concesso  un  Co- 
mitato, vorrebbe  provare  col 
suo  caso  il  grande  abuso  fat- 
to di  questa  facoltà.  Ora,  ri- 
guardo all'emendamento  propo- 
sto dal  nobile  Lord,  egli  sa  che 
esiste  nella  Camera  una  tenden- 
za a  noiv  secondare  lasua mozio- 
ne; ma  comprendendo  che  ha  pi  li 
probabilità  di  ottenere  un'in- 
chiesta, Cora'  è  proposta  dal 
nobile  Lord,  che  non  come  lo 
sarebbe  da  lui,  spera  che  la 
Camera  gli  permetterà  di  ap- 
poggiare quella  del  nobile 
Lord. 

SiR  R.  Peel  —  dice  che 
la  mozione  originale  è  stata  ri- 
tirata e  P  emendan)ento,  sul 
quale  si  chiede  la  votazione, 
è  il  seguente  :  «  Che  essendo 
stato  dichiarato  da  un  Membro 
della  Camera,  che  lettere  a 
lui  dirette  sono  state  seque- 
state  all'  Ufficio  delle  Poste, 
e  aperte  prima  che  gli  fos- 
sero consegnate,  sia  costituito 
un  Comitato  pubblico  per  chia- 
rire se  questa  accusa  è  vera, 
e  se  è  tale,  che  sia  indagato 
sotto  quale  autorità  e  per 
quali  canse  avvenne  il  seque- 
stro e  Papertura  delle  lettere.  » 

La  Camera  vota:  — Si:  145 
—  No:  240  —  Maggioranza: 
95. 


APPENDICE. 


375 


VI. 


Camera   dei  Comuni.  —  Seduta  del  ^8  febbraio  1845.   (^) 


Mr.  Thomas  Duncombk  — 
dice  :  souo  dolente  che,  per 
r  aiidameuto  della  discussione 
di  martedì  scorso,  non  mi  sia 
stato  promesso  di  presentare  la 
mozione  della  quale  ho  dato  no- 
tizia, che  oioè  alcuni  ufficiali  po- 
stali debbano  intervenire  alla 
Camera  per  informarla  sotto 
quale  autorità  essi  hanno  agito, 
per  trattenere  ed  aprire  le 
mie  lettere,  dato  che  io  sono 
un  Membro  di  questa  Camera. 
Ripeto  che  souo  dispiacente 
di  essere  stato  impedito  di 
richiamare  V  attenzione  della 
Camera,  prima  di  ora,  su  di 
un  dolorosissimo,  ma  importan- 
te argomento,  che  per  troppo 
tempo  ha  tenuta  desta  la  sua 
attenzione,  sebbene  non  per 
colpa  mia.  Non  avendo  dun- 
que potuto  presentare  la  que- 
stione in  precedenza,  non  mi 
resta  che  di  prendere  la  pri- 
nui  occasione  per  mettermi 
in  grado  di  sottoporre  leal- 
mente l'argomento  al  pubblico. 
Mi  si  dice,  in  primo  luogo, 
di  non  aver  prove  che  la  mia 
corrispondenza  sia  stata  inter- 
cettata all'  Ufficio  delle  Poste, 
e  che,   se  sono   in  possesso  di 


informazioni  che  provino  1'  e- 
videnza  delle  accuse,  io  debbo 
averle  ottenute  corrompendo 
quegli  impiegati.  Fu  auclie 
detto  dall'  on.  rappresentante 
di  Newark  (Lord  John  Man- 
ners),  per  il  quale  ho  grande  ri- 
spetto, che,  se  ciò  che  ho  dichia- 
rato fosse  vero,  io  sederei  in 
questa  Camera  come  un  uomo 
degradato.  Un  altro  onorevole, 
rappresentante  dell'  università 
di  Oxford  (Sir.  N.  H.  Inglis), 
ha  detto  che  nessun  uomo  one- 
sto si  lagnerebbe  che  le  sue  let- 
tere fossero  aperte  nell'  Uffi.- 
ciodelle  Poste.  Questo  è  un  mo- 
do di  pensare;  ma  a  clie  mira 
l'osservazione  dell' on.  depu- 
tato ?  Dovrei  io  essere  colpe- 
vole di  quell'olfesa  che  sola 
autorizza  il  Segretario  di  Stato 
ad  aprire  le  lettere  di  qua- 
lunque uomo  ?  Il  Segretario 
di  Stato  non  ha  diritto,  ne- 
gli ordinari  tempi  di  pace,  di 
violare  le  lettere  altrui  ;  e  se 
questa  facoltà  è  stata  data  al 
Governo,  la  sola  scusa  per  e- 
sercitarla,  è  che  essa  sia  u- 
sata  solamente  in  temx)i  di 
grande  pericolo  interno,  e  di 
sospettata  invasione  da  parte 


r-)  Dagli  Hansard's  Farliamentary  Debates.  voi.  LXXVIII,  coli.  138-208. 


376 


APPENDICE. 


di  un  nemico  straniero.  Sono 
pronto,  se  la  Camera  me  ne  con- 
cederà l'opportunità,  di  rimuo- 
vere tutte  le  accuse  lanciate 
contro  di  me.  Ho  già  negato  di 
avere  qualsiasi  personale  osti- 
lità coi  Membri  dell'  opposi- 
zione, e  lo  ripeto.  Qualunque 
risentimento  io  nutra  all'indi- 
rizzo del  Governo  di  Sua  Mae- 
stà, per  il  sistema  di  cui  mi 
lamento,  non  ritengo  nessun 
Membro  del  Governo  respon- 
sabile più  di  nu  altro,  poiché 
considero  responsabile  tutto  il 
Governo.  Mi  rivolgo  all' on.  Ba- 
ronetto, Segretario  di  Stato 
per  P  Interno,  perché  se  v'  è 
una  persona  che  abbia  emesso 
un  mandato  per  1'  apertura 
delle  mie  lettere,  questa  deve 
essere  lui.  Se  un  mandato  è 
stato  emesso,  non  credo  che 
sia  accaduto  con  la  sanzione 
del  Capo  dei  Ministri  di  Sua 
Maestà.  Non  credo  che  eia 
stato  consultato  il  Cancelliere 
del  Tesoro,  poiché,  gentile  e 
buono  coni'  è ,  non  avrebbe 
permesso  ciò,  se  il  fatto  gli 
fosse  stato  noto.  Comunque,  la 
responsabilità  deve  essere  di- 
visa da  tutto  il  Ministero. 
Quando  presentai  alla  Camera 
la  petizione  del  signor  Mazzini, 
io  non  sapevo  che  le  mie  let- 
tere fossero  state  aperte.  Pre- 
sentai quella  petizione  il  14  giu- 
gno ;  il  24  dello  stesso  mese, 
l'altra  del  signor  Stolzman,  e 
nemmeno  allora  sapevo  che  le 


mie  lettere  fossero  state  aper- 
te. Il  2  luglio,  il  signor  Maz- 
zini, col  quale  conversavo,  mi 
disse  che  la  questione  era  og- 
getto di  generale  discussione  al- 
l' Ufficio  delle  Poste,  fra  gli  im- 
piegati e  gli  scrivani,  e  che 
essi  avevano  detto  a  lui  :  «  Qua- 
le utilità  ricava  Mr.  Dnu- 
combe  di  incaricarsi  dell'aper- 
tura delle  lettere  di  stranieri  f 
Farebbe  molto  meglio  a  pensare 
alla  scorrettezza  che  si  commet- 
te verso  di  lui.  »  E  aggiunse: 
«  Io  vi  proverò  tutto  questo,  se 
mi  darete  P  opportunità  di  un 
Comitato.»  Certamente,  uden- 
do ciò,  prestai  più  attenzione. 
Chiesi  allora  al  signor  Mazzini: 
«Potete  indicarmi  anche  altra 
persona  che  abbia  udito  tale 
conversazione?  »  «Si,  lo  potrei 
—  rispose  —  nui credo  chela  mi- 
glior cosa  sarebbe  quella  di  pre- 
sentare una  mozione  alla  Came- 
radei  Comuni,  per  chiedere  una 
inchiesta  sull'  andamento  del- 
l' Ufficio  segreto  delle  Poste.  » 
Diedi  avviso  di  tale  mozione, 
e  dissi  che  se  potevo  avere 
un  Comitato  d'  inchiesta,  mi 
sarei  accertato  dei  nomi  delle 
persone  che  uelP  Ufficio  delle 
Poste  compivano  quest'  inde- 
gno dovere  e  li  avrei  chia- 
mati dinanzi  al  Comitato.  Pre- 
sentando la  mozione,  avverto 
che  la  quesione  non  è  più  tra 
il  signor  Mazzini  e  il  Governo, 
non  più  tra  me  e  V  on.  Baro- 
netto ;   ma  tra  il  popolo  d'  In- 


APPENDICK. 


37' 


ghilteiTii  e  i  Ministri  di  Sua 
Maestà,  poiché  il  popolo  vuol 
sapere  se  le  sue  lettere  sono  o 
uo  pioprietcà dell' on.  Segretario 
di  Stato.  L'  Oli.  Baronetto  lia 
detto  di  essere  d'  accordo  con 
me  a  dare  al  popolo  inglese 
soddisfazione  su  questo  piiuto. 
Come  hal'on.  Segretario  di  Sta- 
to deciso  di  soddisfarlo  ?  In- 
vece di  accogliere  la  mia  mo- 
zione, egli  ha  proposto  un  Co- 
mitato segreto.  L'on.  Segre- 
tario di  Stato  ha  nominato 
quel  Comitato,  riservandosi 
nello  stesso  tempo  il  diritto 
di  appello  sulla  decisione 
di  quel  Tribnnale,  e  natu- 
ralmente io  pure  mi  sono 
riservato  tale  diritto.  La  re- 
lazione fu  presentata  nella 
scorsa  Sessione,  ed  ho  richia- 
mato l'attenzione  della  Ca- 
mera su  ciò  che  considero  in- 
soddisfacente ed  evasivo  sul 
carattere  di  quella  relazione. 
Facendo  cosi,  mi  son  sotto- 
posto a  insinuazioni,  che  non 
sono  né  opportune  né  soddisfa- 
centi. Fra  queste  insiuRazioni, 
è  quella  dell'  ou.  rappresen- 
tante di  Pontefract,  che  dice 
essere  il  mio  nome  associato 
a  quello  di  persone  condan- 
nate dalla  legge.  Egli  ha  men- 
zionato Mr.  Lovett.  Cosa  e'  en- 
tra il  caso  di  Mr.  Lovett  f  Io 
difesi  il  caso  di  Mr.  Lovett  e 
ottenni  che  i  signori  Lovett, 
Collins  e  Warwick  fossero  con- 
siderati   e    trattati    come  pri- 


gionieri politici,  e  non  come 
malfattori.  Può  essere  questa 
una  giustificazione  del  Governo 
per  1'  a^ìertura  delle  mie  let- 
tere! Prima  d'allora,  non  avevo 
mai  udito  parlare  dei  Signori 
Lovett  e  Collins.  L'on.  e  dotto 
deputato  di  Bute  (Mr.  J.  Wor- 
tley)  ha  dichiarato  che  nel  1840 
io  sono  stato  in  corrispon- 
denza con  persone  che  mi- 
nacciavano di  incendiare  la 
città  di  Sheffield.  L'on.  edotto 
Collega  che  ha  difeso  con  tanta 
dottrina  quelle  persone  nel 
loro  processo,  ha  prove  che  io 
avessi  relazione  con  esse  ?  Non 
ho  mai  udito  i  loro  nomi,  né 
ho  avuto  la  minima  corrispon- 
denza con  loro.  Ma  se  l' a- 
vessi  avuta,  sarebbe  questa 
una  ragione  per  aprire  lo  mie 
lettere  ?  La  prima  volta  che 
sono  stato  in  relazione  col 
partito  Cartista  è  stato  nel 
1841,  poco  prima  delle  ele- 
zioni generali,  quando  ebbi  a 
presentare  uffa  petizione  per 
ottenere  un'amnistia  firmata 
da  1.700.000  individni.  per 
tntti  i  prigionieri  politici,  i 
qnali  erano  stati  incarcerati 
per  offese  politiche,  lanciate 
durante  il  periodo  in  cni  il 
mio  nobile  Amico  era  in  carica. 
Nel  giugno  o  luglio  del  1841, 
presentai  una  domanda  a  Sua 
Maestà  per  far  prendere  in 
considerazione  il  caso  dei  pri- 
gionieri. Quale  fu  il  risultato  f 
La  Camera    votò    la  mozione. 


APPENDICE. 


e  dopo  il  voto  contrario  dello. 
Speaker,  la  mia  domanda  fu 
respinta.  È  questa  una  ra- 
gione per  cui  le  mie  lettere 
dovevano  essere  aperte?  Poi, 
nel  maggio  del  1842.  presentai 
una  petizione  sulla  situazione 
nazionale,  firmata  da  3.300,000 
membri  della  classe  operala. 
Esistevano  gravi  divergenze  di 
opinioni  sulla  verità  dei  fatti 
contenuti  nella  petizione  ;  ma 
quei  membri  chiedevano  solo 
di  essere  ascoltati  alla  Camera, 
e  la  loro  preghiera  fu  re- 
spinta. Senza  dubbio,  quella 
petizione  mi  ha  messo  in  re- 
lazione con  gran  parte  della 
classe  operaia.  Nel  1842,  una 
sommossa  e  uno  sciopero  eb- 
bero luogo  nelle  Potteries  di 
Staffordshire,  e  P  opinione  e- 
spressa  su  ciò  dall'on.  Baro- 
netto, Segretario  di  Stato  del- 
l' Interno,  fu  ohe  tale  sommossa 
non  aveva  avuto  alcun  mo- 
vente politico.  Eppure,  si  dice 
che  le  mie  lettere  sono  state 
aperte  per  cause  politiche.  Ho 
rivedute  le  lettere  ricevute  in 
quel  tempo,  ma  non  ve  ne  è 
nessuna  di  carattere  sospetto,  e 
se  qualcuna  mi  fosse  stata  man- 
data, dovrebbe  essere  stata 
trattenuta  dalP  ou.  Baronetto. 
[Qui  Mr.  Duncorabe  dà  lettura 
di  una  lettera  indirizzatagli 
in  quell'anno.  E  continua]: 
Questo  è  il  genere  di  corri- 
spondenza che  ho  ricevuto  du- 
rante   l'intero    periodo    della 


sommossa,  e  posso  provare  che 
le  mie  lettere  sono  state  a- 
perte  dagli  impiegati  postali  ; 
essi  certamente  indicheranno 
con  quale  autorità  h:inno  in- 
tercettato le  mie  lettere.  Al- 
lora sorgerà  la  questione  se 
vi  sono  seri  argomenti  che  giu- 
stifichino il  Governo.  Se  invece 
apparirà  che  gli  individui  han- 
no aperto  le  mie  lettere  senza 
l'autorizzazione dell'on.  Segre- 
tario di  Stato,  essi  si  sarà  mio  re- 
si colpe  voli  di  infrazione  di  pri- 
vilegio. Sono  sorpreso  che  il 
Comitato  segreto,  che  si  è  data 
tanta  pena  di  far  ricerche  ne- 
gli archivi,  non  abbia  scoperto 
che  nel  1689  fu  fatta  una  pe- 
tizione alla  Camera  perché  una 
lettera  di  Mr.  Thompson  era 
stat;i  trattenuta  dal  Colonnello 
CopléyalTUlficio  delle  Poste  di 
Hull.  ed  aperta.  Il  reclaifto  fu 
esaminato  dal  Tribunale  della 
Camera;  e  dopo  di  aver  udito 
la  testimonianza,  la  Camera, 
il  14  agosto  1689  decise  : 

«  Che  intercettare  corrispondenze 
e  disuggellare  lettere  da  parte  di 
uflBciali  o  soldati,  è  una  violazione 
del  dirito  personale;  e  di  più,  che 
il  disuggellare  le  lettere  dirette  o 
spedite  da  deputati  è  una  violazione 
del  privilegio  di  questa  Camera.  » 

Nel  1735  una  decisione  di 
questa  Camera  dichiarava  es- 
sere una  violazione  del  suo  pri- 
vilegio, di  esaminare  lettere 
indirizzate  a  Membri  della  Ca- 
mera :   nel  1822   il  rappresen- 


APPENDICK. 


379 


tante  di  Cumberland  aveva  in- 
dirizzato ima  lettera  ad  una 
persona  nella  prigione  di  Lan- 
easter,  e  il  gnardiano  l'aveva 
aperta.  Qnell'on.  rappresen- 
tante ritenne  che  il  fatto  costi- 
tuiva una  violazione  di  pri- 
vilegio, mentre  tutte  le  lettere 
da  o  per  la  prigione  possono 
essere  aperte  dal  Direttore. 
Malgrado  ciò,  la  mozione  fu  di- 
fesa da  Mr.  (ora  Lord)  Brou- 
gliam,  da  Mr.  (ora  Lord)  Den- 
mau  e  dal  nobile  Lord  rap- 
presentante di  Londra  (Lord 
John  Russell),  i  quali  vota- 
rono nel  senso  che  1'  apertura 
di  lettere  era  una  violazione  di 
privilegio.  Non  so  se  Sir  Jam- 
es Mackintosh  prendesse  parte 
alla  discussione;  ma  è  chiaro 
che  qualunque  dubbio  possa 
esistere  sulla  questione  mossa 
dal  mio  on.  Amico,  tutti  co- 
loro che  presero  parte  alla 
discussione  — tanto  quelli  che 
sostennero  la  mozione,  quanto 
quelli  che  vi  si  opposero,  e 
fra  questi  P  on.  Baronetto  del- 
Topposizione  (Sir  Robert  Peel) 
—  ammisero  che  se  la  violazione 
della  corrispondenza  del  mio 
on.  Amico  aveva  avuto  luogo 
all'Ufficio  delle  Poste,  essa 
costituiva  una  violazione  dei 
privilegi  della  Camera  ed  una 
violazione  che  richiedeva  ri- 
parazione. Or  bene,  qual'  è  il 
mio  caso?  Sono  pronto  a  pro- 
varvi che  i  vostri  subordinati 
(leir  Ufficio    dolle    Poste,    in 


primo  luogo  hanno  intercet- 
tato la  mia  corrispondenza,  e 
secondariamente,  che  essi  han- 
no fatto  ciò  dietro  autorizza- 
zione e  ordine  dei  superiori. 
Prego  di  far  venire  questi  in- 
dividui dinanzi  al  Tribunale 
della  Camera  ed  essi  vi  di- 
ranno chi  diede  loro  gli  or- 
dini. Poi  chiamerò  gli  ufficiali 
superiori  al  Tribunale  e  mi 
accerterò  chi  diede  loro  tali 
ordini.  Avremo  così  tutta  la 
verità  sul  fatto.  Ora,  voglio 
sapere  se  il  Governo  di  Sua 
Maestà  si  rifiuterà  a  questa 
inchiesta.  Da  piti  di  un  secolo, 
la  decisioìie  è  stata  approvata 
nel  caso  di  intercettazione  di 
lettere  nell'Ufficio  delle  Poste 
di  HuU.  Non  posso  perciò  com- 
prendere la  sfida  dell' on.  Se- 
gretario di  Stato,  né  credere 
che  mi  sarà  rifiutata  l'oppor- 
tunità di  fare  investigare  pie- 
namente il  mio  caso.  Dalle 
persone  implicate,  voi  saprete 
al  Tribunale  se  ho  usato  sot- 
terfugi illeciti  per  ottenere  le 
informazioni  che  posseggo.  Ga- 
rantisco che  le  sole  persone 
che  chiamerò  saranno  quelle 
da  cui  ho  avuto  tali  informa- 
zioni, e  fra  di  esse,  nes- 
suna appartenente  ad  impie- 
gati licenziati.  Tutte  sono 
venute  spontaneamente  da  me, 
perfino  alcune  che  sono  ora 
al  vostro  servizio.  Mi  è  sta- 
to rimproverato  che  non  a- 
vrei  dovuto    ricevere  tali    in- 


380 


APPENDICE. 


dividili.  Ma  se  un  uomo  vieue 
a  dirmi  che  è  stato  incaricato 
da  un  altro  di  rubarmi,  debbo 
io  rispondergli  :  «  Non  posso 
ascoltarvi  ;  voi  avete  commes- 
so una  violazione  di  fiducia 
Terso  la  persona  che  vi  ha  in- 
caricato d'un' azione  riprove- 
vole come  quesj;a?  »  Quando 
il  signor  Mazzini  mi  ha  mo- 
strato che  queste  persone  di- 
cevano la  verità,  dovevo  io 
rigettarne  1'  evidenza,  perché 
esse  appartenevano  ad  un  uf- 
tìcio,  dove  questo  sistema  in- 
quisitorio aveva  luogo f  Sono 
felice  di  dire  che  vi  sono  in- 
dividui pronti  a  dichiarare  a 
voi  e  al  Governo,  che  sono 
disgustati,  e  si  sono  sentiti 
umiliati  per  essere  costretti  a 
tale  indegnità.  Volete  voi  , 
quindi,  concedermi  la  loio  te- 
stimonianza? So  le  difficoltà 
che  debbo  combattere^  so  che 
la  maggioranza  è  sempre  pron- 
ta a  seguire  gli  ordini  del- 
l' on.  Segretario  di  Stato,  e  a 
un  individuo  che  non  è  difeso 
s'oppone  una  maggioranza  di 
300  Membri,  pronti  ad  avvi- 
lirsi, pur  di  schiacciareun  av- 
versario politico.  Da  umile 
individuo,  ma,  nello  stesso  tem- 
po, da  indipendente  Membro 
del  Parlamento,  mi  rivolgo  a 
voi,  come  Colleghi  ed  uomini 
di  onore,  per  provare  ciò  che 
ho  asserito  questa  sera.  Pro- 
X)ongo  di  mostrare  le  mie  in- 
formazioni   al    vostro    Tribu- 


nale. Esaminatele  scrupolosa- 
mente ;  ma  lasciate  che  tutto 
l'odio,  tendente  ad  evitare 
un*  inchiesta,  ricada  sui  miei 
oppositori.  Vi  sono  parecchi 
individui  che  desidero  di  chia- 
mare al  Tribunale  della  Ca- 
mera, ma  credo  necessario  di 
chiamarli  separatamente.  Per- 
ciò chiedo  : 

«  Che  il  Tenente  Colouuello  WU- 
liani  Leader  Maberly,  Segretario  al- 
l'Ufficio generale  delle  Poste,  venga 
in  questa  Camera,  lunedi  prossimo, 
e  porti  seco  un  libro  appartenente 
all'Ufficio  delle  Poste  dell'anno  1842, 
chiamato  il  PresidenVs  Order  Book, 
e  anche  un  altro  libro  del  1842,  chia- 
mato Vlnspector's  Order  Book.  » 

Mr.  DiSKAKLi  —  [trattando 
il  caso  di  Mr.  Duncombe,  vi 
prende  viva  parte.  Rileva  che 
l'on.  rappresentante  di  Fius- 
bury  non  agisce  per  odio  per- 
sonale, 6  insiste  che  sia  ap- 
poggiatala sua  mozione,  dando 
cosi  a  Mr.  Duncombe  l'oppor- 
tunità di  mostrare  e  di  riven- 
dicare la  sua  innocenza  e  di 
far  nota  la  colpa  altrui.  Dice 
inoltre  che  il  paese  ha  desi- 
derio di  veder  prodotto  il  man- 
dato, se  esiste,  non  solo  per  ri- 
vendicare l'onore  dell'on.  rap- 
presentante di  Finsbury,  ma 
per  avere  l'opportunità  di  pro- 
vare se  quello  strumento  è  le- 
gale]. 

SirJ.  Graham  — [si  difende 
dalle  accuse  fatte  a  lui  dal- 
l' on.   rappresentante  di   Fins- 


APPENDICE. 


381 


bury.  Kgli  dice  clie  se  la 
facoltà  (li  aprire  le  lettere  è 
illegale,  1'  esercizio  di  esso  lo 
è  pure,  tanto  per  un  Membro 
del  Parlamento,  quanto  per 
qualsiasi  altro  individuo.  E  si 
appella  alla  giustizia  della  Ca- 
mera, perché  essa  non  voti  per 
la  mozione  dell' ou.  rappresen- 
tante di  Finsbury  :  e  aggiun- 
ge] :  Mr.  Duncombo,  il  2  luglio, 
fece  una  mozione,  per  cui  la 
petizione  del  signor  Mazzini, 
contenente  alcune  accuse  ri- 
guardanti la  condotta  di  im- 
piegati dell'  Ufficio  delle  Po- 
ste, doveva  essere  sottoposta 
ad  un  Comitato  pubblico;  in- 
vece, io  ritenui  più  opportuno 
di  sottoporla  ad  un  Comitato 
segreto,  ed  anche  1'  ou.  rap- 
presentante di  Londra  vi  a- 
deri.  Su  ciò  si  ebbe  una  vo- 
tazione che  concluse  per  l'e- 
lezione del  Comitato  segreto. 
Il  18  luglio,  l'on.  rappresen- 
tante di  Finsbury  comparve 
dinanzi  a  tale  Comitato.  Egli 
enumerò  le  accuse  e  mostrò 
una  lista  di  testimoni,  sotto 
condizione  di  essere  presente 
all'  esame  di  essi.  Ciò  non  fu 
approvato,  ed  egli  si  appellò 
alla  Camera.  La  Camera  al- 
lora, con  una  votazione  di  141 
voti  contro  51,  non  approvò 
la  mozione  di  Mr.  Duncombe, 
il  quale,  non  ritenendosi  sod- 
disfatto, si  riappellò  alla  Ca- 
mera per  la  nomina  di  un 
Comitato    pubblico,    da  sosti- 


tuirsi a  quello  segreto;  mala 
sua  proposta  non  fu  approvata. 
Il  Comitato  segreto,  investi- 
gate tutte  le  accuse,  è  venuto 
alla  seguente  conclusione:  Di- 
chiarò che  forse  il  potere  non 
fu  esercitato  con  discrezione; 
ma  lìegò  che  esso  fosse  stato 
esercitato  sotto  l'  influenza  di 
sentimenti  personali  e  vendi- 
cativi, bensì  per  conservare 
la  pace  pubblica.  Io  dichiaro 
lealmente  di  non  aver  mai  a- 
perto  lettere,  né  dato  ordine 
di  farlo,  senza  l'autorizzazione 
scritta  dal  Ministero  dell'  In- 
terno. Ciascun  mandato  emesso 
da  me  è  stato  prodotto  da- 
vanti al  Comitato  segreto. 
[Sir  J.  Graham,  a  sua  difesa, 
aggiunge  che  la  sua  condotta 
fu  investigata  tanto  dal  Co- 
mitato della  Camera  dei  Co- 
muni quanto  da  quello  dei 
Lords,  ed  entrambi  emisero 
un  verdetto  in  suo  favore. 
Egli  dice  inoltre  che  non 
può  rispondere  a  domande 
fattegli  da  un  Membro  della 
Camera  sull'  esercizio  di  un 
suo  doloroso  potere,  perché  se 
ciò  facesse,  si  dovrebbe  con- 
tenere egualmente  con  qua- 
lunque altro  Membro,  e  col 
più  umile  dei  sudditi  che  gli 
rivolgesse  simili  domande.  E 
termina  dicendo  che  una  gran- 
de amicizia  1'  ha  sempre  le- 
gato all'on.  rappresentante  di 
Finsbury,  malgrado  le  loro 
divergenze     politiche ,    e    che 


382 


APPENDICE. 


uulla  può  dire  contro  la  con- 
dotta di  lui.  come  suddito 
leale  e  come  Membro  della  Ca- 
mera] . 

Visconte  Howick  —  [di- 
scutendo sulP  apertura  delle 
lettere,  dice  che  desidererebbe 
un  bill  e  uua  decisione  che 
regolasse  il  futuro  esercizio 
di  questa  facoltà  e  ne  togliesse 
gli  abusi.  Desidera  che  anche 
ciò  che  ha  esposto  V  on.  rap- 
presentante di  .Finsburj^  sia 
investigato  e  giudicato  sere- 
namente dalla  Camera,  e  ri- 
sulti se  esiste  una  facoltà  che 
autorizzi  il  detto  esercizio.  Ag- 
giunge che  la  relazione  del 
Comitato  segreto  assicura  che, 
esaminato  il  caso  dell'  aper- 
tura delle  lettere  del  signor 
Mazzini,  appare  che  ciò  av- 
venne realmente,  ne  spiega  le 
cause  ed  approva  la  condotta 
al  riguardo  del  Segretario  di 
Stato.  Per  il  caso  di  Mr.  Dun- 
combe,  la  relazione  del  Comi- 
tato non  dà  invece  alcuna  sod- 
disfazione ;  tace  se  sia  giusti- 
ficata 1'  apertura  delle  lettere 
dell'on. rappresentante  diFins- 
bury  e  se  esisteva  un  mandato 
emesso.  Il  verdetto  di  assolu- 
zione del  Comitato  segreto  per 
l'on.  Segretario  di  Stato  non 
deve  impedire  alla  Camera  di 
insistere  per  sapere  se  quella 
facoltà  fu  giustamente  eser- 
citata. Egli  non  comprende 
per  quale  ragione  l'on.  Segre- 
tario di  Stato  non  dica  se  ha 


emesso  un  mandato,  e  con- 
clude che  se  lo  stesso  serberà 
il  silenzio,  egli  appoggerà  la 
mozione  dell'  on.  rappresen- 
tante di  Finsbury]. 

Visconte  Sandon  —  [dice 
che  il  Comitato  si  è  creduto 
in  dovere  di  esaminare  sola- 
mente se  il  Segretario  di  Stato 
avesse  ecceduto  o  usato  in- . 
giustamente  della  facoltà  della 
quale  era  investito,  e  si  di- 
chiara soddisfatto  del  modo 
d'agire  di  lui], 

Mr.  Warburton  —  [è  di 
opinione  che  il  metodo  mi- 
gliore da  adottarsi  dal  Comi- 
tato era  quello  di  dire  in  mo- 
do generico  in  qual  modo  fu 
esercitata  quella  facoltà]. 

Lord  J.  Russell  —  dice 
che  dal  modo  col  quale  fu 
esposta  e  trattata  la  questione 
dell'apertura  delle  lettere  di 
Mr.  *Duncombe,  nelP  ultima 
discussione,  credette  che  il  Co- 
mitato fosse  d'opinione  che  la 
facoltà  usata  dai  varii  Segre- 
tari di  Stato  si  esercitasse  allo 
scopo  di  preservare  la  pub- 
blica pace.  E  la  conclusione 
poteva  considerarsi  come  un'as- 
soluzione per  i  Governi  pre- 
senti e  passati.  Ma,  avendo 
Mr.  Duncombe  dichiarato  che 
le  sue  lettere  erano  state  a- 
perte,  ed  essendogli  stata  ne- 
gata la  chiesta  soddisfazione, 
egli  (Lord  Russell)  credette 
che  la  Camera  fosse  stata  col- 
pita in  uno  dei  suoi   Membri, 


APPENDICE. 


383 


ed  iiiteudeva  perciò  di  dare  il 
suo   voto    per    una    nuova  in- 
chiesta. Però,  le  dichiarazioni 
dell'on.  Segretario  di  Stato  che 
nulla  può  dirsi  al  riguardo  di 
Mr.    Duuconibe    come  suddito 
leale    e    come   rappresentante 
di  questa  Camera,  e  così   pu- 
re,   la    dichiarazione  dell'  on. 
Segretario  di  Stato  sulla  con- 
dotta   del    Governo,     lo    con- 
sigliano   ad    accettare    la    de- 
cisione del    Comitato,  ed  egli 
non  crede    che    sieuo  necessa- 
rie altre    inchieste    in   propo- 
sito. Ammette   che   le  ragioni 
date    dalPou.    Baronetto    per 
rifiutarsi    di    rispondere    e  di 
dar  soddisfazione  a  Mr.  Dun- 
corabe    non    siano    plausibili. 
Egli  crede  che  alcune   lettere 
dell'on.  rappresentante  di  Fin- 
sbury  siano    state  aperte  die- 
tro autorizzazione  dell'on.  Se- 
gretario di  Stato,  e  dice  che  il 
Governo    attuale   è  et-cessiva- 
meute    preoccupato   della  sua 
dignità    di    dedicarsi    al  pub- 
blico   interesse.    La  questione 
ora  discussa  alla  Camera  lo  in- 
vita (Lord  Russell)  a  pensare 
al    caso    del    signor    Mazzini. 
L'  ultima  volt:»   che  egli  si  ri- 
volse alla  Camera,  disapprovò 
il  metodo  tenuto  dal  Governo 
in  quella  circostanza,  giacché 
conduce  il  Paese   a  diventare 
lo  strumento  delle  Potenze  di- 
spotiche europee,    ciò  che  di- 
sapprovano tutti  gli  amici  della 
libertà.     Dalla     relazione    del 


Comitato  e  dalle  dichiarazioni 
dell'on.  Baronetto,  non  si  ha 
più  l'opinione  che  il  Governo 
inglese  abbia  aiutato  il  Go- 
verno di  Napoli  nei  dolo- 
rosi fatti  della  Calabria,  ma 
crede  che  la  facoltà  di  aprire 
le  lettere  non  deve  usarsi  per 
comunicare  informazioni  a  Go- 
verni esteri.  Dichiara  che  vo- 
terà contro  la  mozione. 

Mr.  M.  MiLNES  —  [appoggia 
la  mozione  dell'on.  rappresen- 
tante di  Finsbury,  non  per 
mancanza  di  tìducia  alP  indi- 
rizzo del  Governo,  ma  per  il 
fatto  che  anche  V  ultimo  sud- 
dito del  Regno  ha  diritto  di 
sapere  per  quali  cause  e  da 
quale  autorità  furono  prese 
misure  di  polizia  come  quelle]. 
Mr.  Watson  —  [appoggia 
anch'  egli  la  mozione  di  Mr. 
Duncombe,  affermando  che  l'a- 
pertura delle  lettere  di  un 
Membro  del  Parlamento,  senza 
una  autorizzazione  di  legge, 
è  una  violazione  di  privilegio, 
e  insiste  perché  il  Comitato 
investighi  sulle  circostanze  che 
condussero  all'esercizio  di 
quella  facoltà.  La  relazione  del 
Comitato  non  è  un  verdetto 
di  assoluzione  per  l' on.  Ba- 
ronetto :  è  solamente  un'  opi- 
nione sui  fini  che  hanno  spinto 
all'apertura  delle  lettere  di  Mr. 
Duncombe.  Mr.  Watson  cita 
fatti  antecedenti,  in  cui  man- 
dati di  quel  genere  furono  di- 
sapprovati e  dichiarati  illegali]. 


384 


APPENDICK. 


S'investighi,    egli    dice,  coiu- 
pletamente  sulla  questione;  la  • 
Camera    e    il    Paese    saranno 
soddisfatti. 

Mr.  HuME  —  [si  maravi- 
glia che  r  on.  Baronetto,  il 
quale  si  dice  che  voglia  mirar 
sempre  al  pubblico  bene,  non 
aderisca  alla  presente  mozione, 
e  tacendo,  lasci  cadere  la  re- 
sponsabilità sulle  autorità  del- 
l'Ufficio delle  Poste.  Mr.  Hu- 
me  insiste  inoltre  che  sia  data 
soddisfazione  a  Mr.  Duncombe, 
la  condotta  del  quale  fu  di- 
sapprovata. Deplora  che  il  no- 
bil  Lord,  rappresentante  di 
Londra,  non  abbia  avuto  il 
coraggio  morale  di  votare  per 
la  mozione  :  fa  inginria  a  se 
stesso,  comportandosi  in  que- 
sto modo.  Mr.  Hume  dà  con 
piacere  il  suo  voto  per  la  mo- 
zione di  Mr.   Duncombe]. 

Mr.  Aglionby  —  [desidera 
che  Mr.  Duncombe  insista  per 
avere  una  completa  inchiesta. 
Egli  lo  sosterrà  in  ciò.  Si  me- 
raviglia che  due  Membri  del 
Comitato  diano  differenti  ver- 
sioni del  fatto,  sul  quale  do- 
vevano dare  il  loro  giudizio, 
e  afferma  che  il  Paese  vuole 
che  sia  fatta  la  luce,  e  che  il  Co- 
mitato esamini  esaurientemen- 
te la  questione,  ciò  che  fino 
ad  oggi  non  ha  fatto].  La  Ca- 
mera dia  inoltre  alle  autorità 
dell'  Ufficio  delle  Poste  1'  op- 
portunità di  difendersi  da  ac- 
cuse che    sembrano    pesar    su 


di  esse,  poiché  se  tutto  sarà 
lasciato  nel  mistero,  qualun- 
que cittadino  avrà  timore  che 
le  sue  lettere  siano  aperte,  pri- 
ma di  riceverle. 

Mr.  Jervis  —  [deplora  il 
discorso  del  nobile  Lord,  rap- 
presentante di  Londra,  e  non 
lo  crede  atto  a  soddisfare  il 
Paese.  Disapprova  anche  .la 
condotta  dell'  on.  Baronetto  e 
dice  che  essa  non  è  tale  da 
far  rinunciare  a  Mr.  Duncombe 
di  procurarsi  un'  inchiesta  ; 
egli  deve  sapere  da  quali  au- 
torità fu  violata  la  sua  corri- 
spondenza. Rimprovera  il  Go- 
verno per  il  suo  modo  d'  agire 
verso  Mr.  Duncombe  e  dichiara 
di  votare  per  la  mozione  da 
lui  presentata]. 

Conte  di  Lincoln  —  [con- 
danna le  continue  insinua- 
zioni lanciate  contro  l'on.  Ba- 
ronetto, il  quale,  secondo  lui, 
agi  nel  modo  stesso  dei  suoi 
predecessori,  e  come  loro,  è 
innocente  delle  accuse  mosse- 
gli. Altri  fatti  simili  a  quello 
ora  deplorato,  egli  dice,  av- 
vennero successivamente  sotto 
precedenti  Ministeri,  nello 
stesso  modo,  nel  medesimo  Uf- 
ficio delle  Poste,  senza  l'in- 
tervento dei  Segretari  di  Stato. 
Egli  riepiloga  tutte  le  accuse 
fatte  contro  V  on.  Baronetto 
dai  Membri  che  hanno  parlato 
prima  di  lui,  approva  il  con- 
tegno del  Segretario  di  Stato 
e  dice  che  la  condotta  di  Mr. 


APPENDICE. 


385 


Duncombe  è  stata  completa- 
meute  riabilitata  dalla  dichia- 
razioue  di  lui.  Conclude  di- 
cendo che  disapprova  una  nuova 
inchiesta  da  farsi  da  un  Comi- 
tato pubblico]. 

Mr.  Bernal  —  Nou  è  af- 
fatto convinto  del  ragioua- 
mento  di  Lord  Russell,  anzi 
lo  disapprova.  Egli  crede  che 
l'apertura  delle  lettere  di  Mr. 
Dnucombe  abbia  avuto  luogo 
senza  il  mandato  delPon. Segre- 
tario di  Stato.  Nella  relazione 
del  Comitato,  egli  dice,  si  è 
discusso  e  spiegato  il  caso  de- 
gli esvli  italiani  ;  ma  non  si 
hanno  prove  che  le  accuse  fatte 
da  Mr.  Duncombe,  riguardo 
alle  proprie  lettere,  siano  state 
investigate  da  quel  Comitato. 
Dice  che  la  responsabilità  di 
esercitare  la  facoltà  di  aprire 
le  lettere  non  deve  ricadere 
sul  solo  Segretario  di  Sfato,  ma 
pure  sui  suoi  predecessori  che 
occuparono  il  medesimo  posto. 
Disapprova  la  condotta  del- 
l'on.  Baronetto,  non  compren- 
dendo il  suo  silenzio,  e  lo  pre- 
ga di  porre  un  termine  alla 
lunga  discussione,  dichiaran- 
do se  ha  aperto  o  no  le  let- 
tere. 

Capitano  Hauris  —  [dice 
di  approvare  la  condotta  del- 
l'on.  Segretario  di  Stato,  giac- 
ché, nelle  circostanze  in  cui  si 
è  trovato,  qualunque  Membro 
dell'  opposizione  avrebbe  agito 
egualmente]. 


Mr.  Wakley  —  dice  che 
quantunque  la  dichiarazione 
dell'  on.  Baronetto  sulla  con- 
dotta di  Mr.  Duncombe,  co- 
me suddito  leale  e  Membro 
della  Camera,  assolva  que- 
st'  ultimo  dinanzi  al  Paese,  il 
Comitato  segreto  lo  condanna. 
Questo,  egli  dice,  ha  agito  in- 
giustamente verso  Mr.  Dun- 
combe ;  ciò  serva  di  lezione 
per  mai  affidare  e  sottoporre 
in  avvenire  i  nostri  casi  di  pri- 
vilegio ad  un  tribunale  segreto 
della  Camera,  qualunque  sia 
l' onorabilità  dei  suoi  compo- 
nenti. Dice  inoltre  di  aver  letto 
in  un  giornale,  pubblicato  in 
quello  stesso  giorno,  la  dichia- 
razione del  Segretario  di  Stato 
degli  Affari  esteri,  il  quale  af- 
ferma che  le  lettere  di  stranieri, 
aperte  a  sua  insaputa,  erano 
mandate  a  lui.  che,  in  seguito  ad 
informazioni  che  contenevano, 
si  era  sentito  in  dovere  di  co- 
municarle, in  jjarte,  a  un  Go- 
verno estero.  La  questione^ 
anche  in  seguito  a  ciò,  assu- 
me grande  importanza  agli 
occhi  del  pubblico.  Mr.  Wak- 
ley insiste  perché  la  Camera 
appoggi  la  mozione  di  Mr. 
Duncombe  ;  si  renda  noto  al 
pubblico  che  la  legge  è  stata 
violata,  e  sotto  quale  auto- 
rità le  lettere  di  un  MembrO' 
della  Camera  sono  state  se- 
questrate ed  aperte. 

Sir  R.  Peel  —  è  soddi- 
sfatto che  il  nobile  Lord,  rap- 


Mazzini,   Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).       25 


386 


APPENDICE. 


presentante  per  la  città  di 
Londra,  nel  caso  riguardante 
le  lettere  del  signor  Mazzini 
abbia  cambiato  di  opinione, 
dietro  la  dichiarazione  del  Go- 
verno, il  quale  non  prese  parte 
a  que'  provvedimenti  che  a- 
vrebbero  potuto  danneggiare 
la  sicurezza  degli  esuli  in  que- 
sto Paese.  Sarebbe  ben  dolo- 
roso, egli  dice,  di  rimanere 
sotto  l' impressione  di  essere 
noi  stati  d'accordo  con  nn  al- 
tro Stato,  per  facilitare  folli 
progetti,  aumentando  cosi  la 
minaccia  di  essi.  In  questo  caso, 
il  Governo  avrebbe  abusato 
eccessivamente  del  suo  potere 
e  la  nostra  condotta  sarebbe 
stata  meritevole  di  biasimo. 
Egli  spera  inoltre  che  l'  on. 
Collega  sia  persuaso  delle  pre- 
cedenti dichiarazioni  del  Go- 
verno, e  lo  giudichi  innocente 
del  sangue  versato  da  quei 
disgraziati,  [Discute  sulP  e- 
missione  dei  mandati  per  Fa- 
pertura  delle  lettere,  e  dice]  : 
Se  tutti  i  Ministri,  fin  dalla 
Rivoluzione,  hanno  agito  male 
nell'esercizio  di  quella  facoltà, 
il  Parlamento  e  non  i  Ministri 
sono  responsabili.  Aggiunge 
di  non  trovare  alcuna  diffe- 
renza tra  un  Membro  del  Par- 
lamento e  qualunque  altra 
persona,  la  quale  affermasse  che 
le  sue  lettere  sono  stato  aperte, 
e  quindi  la  soddisfazione  data 
ad  un  Membro  del  Parlamento 
dovrebbe     pure    accordarsi    a 


chiunque  si  trovi  nel  medesimo 
caso.  [Dice  inoltre  che  per 
l'esercizio  della  su  cennata fa- 
coltà, considera  se  stesso  e 
ciascun  Membro  del  Governo 
tanto  responsabili  quanto  Fon. 
Segretario  di  Stato;  che  que- 
st'  ultimo  ed  i  suoi  Colleghi 
si  astennero  di  rispondere  alle 
domande  di  Mr.  Duncombè, 
per  rispettare  un  loro  dovere 
e  perché  i)revedevauo  le  con- 
seguenze di  una  prima  ade- 
sione]. Vorreste,  aggiunge, 
sottomettendoci  ad  una  nuova 
inchiesta,  costringerci  a  nuove 
domande,  a  nuove  accuse  ? 
Ciò  non  sarebbe  giusto.  L'anno 
scorso,  in  seguito  a  sospetti 
sorti  sull'  esercizio  di  quella 
facoltà,  l'opinione  pubblica  si 
eccitò,  V  indignazione  si  river- 
sò sul  Governo,  che  fu  rite- 
nuto colpevole  di  aver  abu- 
sato, adottando  nuovi  metodi. 
Fu  perciò  deliberato  :  «  Te- 
nuto conto  della  prevalente  o- 
pinione  della  Camera  e  della 
pubblica  opinione  ,  noi  cre- 
diamo necessario  che  aia  fatta 
una  completa  inchiesta  sui  pro- 
cedimenti di  coloro  che  hanno 
emesso  quei  mandati  ;  e  per- 
ché le  loro  deposizioni  siano 
ampie  e  complete,  essa  dovrà 
farsi  con  un  Comitato  segreto.» 
Pochi  furono  coloro  che  dis- 
sentirono da  noi,  L'  opinione 
della  Camera  per  quella  deli- 
berazione fu  così  predomi- 
nante, che     non    si    venne  né 


I 


APPENDICE. 


381 


meno  ad  uua  votazione  per  la 
nomina  di  un  Comitato  se- 
greto. E  voi,  che  ci  accusate 
di  aver  nominato  un  Comi- 
tato segreto,  non  potete  ne- 
gare che  dei  nove  componenti, 
cinque  non  solamente  ci  sono 
genenilmente  oppositori  in  po- 
litica, ma  su  quest'argomento 
erano  in  antecedenza  contra- 
ri i  al  Governo.  Nominato  il 
Comitato  segreto,  ritenuto  an- 
che da  voi,  allora,  il  più  equo 
tribunale,  ciascun  Segretario 
di  Stato  depose  dinanzi  ad 
esso,  dando  le  più  ampie  in- 
formazioni di  cui  disponeva 
snll'  emissione  dei  mandati. 
Nulla  fu  celato  al  criterio  del 
Comitato  ;  Mr.  Duncombe  eb- 
be la  piena  opportunità  di  ap- 
j)arire  dinanzi  ad  esso,  ma 
non  lo  fece.  Egli  ci  dichiarò, 
in  seguito,  per  quale  ragione 
non  vi  comparve.  Il  Comitato 
stese  quindi  una  relazione,  la 
quale  inviterebb;i  molto  per- 
sone a  dire  che  le  loro  let- 
tere sono  state  aperte  e  perciò 
potrebbero  pretendere  una  sod- 
disfazione. La  relazione  è  la 
seguente  : 

'>  Dinante  le  iusiirrezioni  delle 
fabbriche  e  iniuieie,  che  ebbero  Inogo 
nellagosto  del  1842,  nella  settimana 
di  grande  fermento  fu  inviato  dal- 
l'Ufficio delle  Poste  di  Londra,  die- 
tro autorizzazione  di  un  mandato 
del  Segretario  di  Stato,  un  impiegato 
con  l'ordine  di  aprire  le  lettere  di 
sei  persone,  le  quali  avevano  tutte 
preso    parte     importante    nelle    som- 


mosse di  quel  tempo.  Xella  stessa 
settimana,  il  medesimo  impiegato, 
dietro  autorizzazione  di  altri  due 
simili  mandati,  fu  incaricato  di  a- 
prire  le  lettere  di  dieci  persone,  e. 
(luindicì  giorni  dopo,  di  aprire  quelle 
di  un'altra  persona.  Furono  in  tutto 
diciassette  persone,  la  maggior  parte 
delle  quali  processate  e  condannate 
da  un  Comitato  speciale,  nominato 
per  l'occasione.  Questi  mandati  fu- 
rono emessi  tra  il  18  e  il  2.5  ago- 
sto 1842  e  furono  tutti  cancellati  il 
14  ottobre.  » 

[Sir  R.  Peel  dice  inoltre  che 
dai  contenuto  della  relazione 
e  dalla  maggiore  soddisfazione 
che  si  vorrebbe  dal  Ministro  ac- 
cordata a  Mr.  Duncombe,  cia- 
scuna persona  di  cui  parla  la 
relazione  stessa  potrebbe  pre- 
tendere una  soddisfazione  e- 
guale  a  quella  che  si  vorrebbe 
fosse  data  ali 'on.  rappresentan- 
te di  Finsburj.  E  aggiunge]: 
Non  è  un'  inchiesta  indivi- 
duale quella  che  voi  volete  fa- 
re ;  dovreste  estenderla  a  tutti 
coloro  che  si  trovano  sotto  una 
ingiusta  imputazione  e  chie- 
dono di  redimere  la  loro  con- 
dotta sospettata.  È  mia  ferma 
convinzione  che  voi  non  po- 
tn-este,  con  una  nuova  inchie- 
sta, avere  una  soddisfazione 
più  completa  e  più  piena  di 
quella  già  avuta.  Desidero  di 
convincere  la  Camera  che  essa 
non  può  limitare  l'inchiesta 
ad  un  caso  individuale  e  che  se 
insiste  su  di  ciò,  sarà  costretta 
ad  esaminare  ciascuna  accusa 
che    sia    in    contrasto    con  la 


388 


AFPENDICK. 


condotta  dei  passati  Governi. 
L'esame  che  voi  intraprende- 
reste, se  la  mozione  fosse  ap- 
provata ^  sarebbe  pivi  estesa 
di  quel  che  possiate  supporre. 
Se  Fauno  scorso  voi  credeste 
che  un  Comitato  segreto  fosse 
il  miglior  tribunale,  ora,  vo- 
lendo un  Comitato  pubblico, 
dove  i  Segretari  di  Stato  do- 
vrebbero giustificare  i  mandati 
e  render  conto  degli  atti  ri- 
sultanti da  ciascun  mandato, 
voi  contradireste  alle  vostre 
autecedenti  opinioni,  e  comin- 


cereste un"  inchiesta  molto  pili 
laboriosa  che  non  è  necessario. 
Spinto  dalla  ragione  e  dal  sen- 
timento del  pubblico  dovere, 
dichiaro  che  noi  siamo  già 
stati  sottoposti  al  tribunale 
da  voi  nominato,  e  credendo 
che  dobbiate  ritenervi  soddi- 
sfatti della  nostra  spiegazione, 
non  possiamo  entrare  nei  parti- 
colari nei  quali  non  entrammo 
allora.  Per  queste  ragioni,  mi 
oppongo  alla  mozione. 

La  Camera  vota  :  Si  188  — 
No  113  —  Alaggioravza    lo. 


VII. 


Camera  dei  Comuni,   —  Seduta  del   i^  aprile  1845.  (^) 


Mr.  Sheil  —  propongo  la 
decisione  di  cui  diedi  avviso 
prima  delle  vacanze  pasquali. 
È  nei  seguenti  termini  : 

«  Si  decide  che  la  Camera  abbia 
appreso  con  dispiacere  che,  in  vista  di 
impedire  nn  movimento  polìtico  in 
Italia,  più  specialmente  nello  Stato 
Pontificio,  siano  state  aperte  lettere 
indirizzate  ad  uno  straniero,  le  quali 
non  avevano  relazione  alcuna  con  la 
tranquillità  interna  del  Eegno  Unito; 
che  tali  lettere  furono  aperte  con  man- 
dato che  portava  la  data  del  1°  marzo, 
annullato  il  3  giugno  1844,  e  che  le 
informazioni  cosi  ottenute  avrebbero 
dovuto  essere  comunicate  a  una  Po- 
tenza estera.  » 

Mi  sia  permesso  di  correg- 
gere un  malinteso.  Non  è  mio 


intento  di  considerare  gli  inci- 
denti di  Calabria  come  ar- 
gomento di  imputazione.  Credo 
ad  ogni  parola  detta  da  Lord 
Aberdeen.  Nel  nostro  Paese, 
in  cui  prevale  lo  spirito  dì 
libertà,  se  un  Ministro  della  Co- 
rona, a  qualunque  jiartito  ap- 
partenga, sorge  ad  attermare  con 
spontanea  lealtà  il  suo  operato^ 
egli  è  subito  creduto;  tanto  piti, 
se  egli  è  un  uomo  di  Stato  ir- 
reprensibile, come  il  Conto  di 
Aberdeen.  Non  nego  la  mia 
sorpresa  che,  rispetto  alle  let- 
tere di  Emilio  e  Attilio  Ban- 
diera, scritte  da  Corfu,  ri- 
guardanti lo  sbarco  sulla  costa 


(1)  Dagli  Hansard's  Parliamentary  Debates,  voi.  LXXVIII,  coli.  1331-1360. 


APPENDICK. 


389 


diCalabiia,  Lord  Aberdeen  sia 
etato  di  un*  isrnoranza  cosi 
completa  ;  ma  la  sua  dichia- 
razione di  nomo  irreprensibile 
sorpassa  qualnnqne  altra  con- 
siderazione, ed  io  non  faccio 
congetture  contro  di  lui  ;  tut- 
tavia, il  recente  sbarco  in 
Calabria  ed  il  movimento  dello 
Stato  Pontificio  sono  due  cose 
distinte  :  le  ghigliottine  di  Co- 
senza e  di  Bologna  non  sono 
in  relazione  con  tali  fatti.  Lord 
Aberdeen  si  è  chiaramente  scol- 
pato delle  perfidie  praticate 
contro  i  Bandiera;  ma  l'inter- 
vento dell'  Ufficio  delle  Poste 
noi  moto  insurrezionale  su  ter- 
ritorio della  Chiesa  ha  poco  a 
che  fare  con  la  catastrofe  cala- 
brese. Questa  distinzione  è 
stata  perduta  di  vista  nella 
discussione.  L'attenzione  pub- 
blica fu  assai  scossa  per  i  di- 
battiti parlamentari  tra  il  Se- 
gretario di  Stato  per  l' Interno 
e  il  suo  on.  Amico.  Con  abi- 
lità e  coraggio,  1'  on.  rappre- 
sentante di  Finsbury  ha  otte- 
nuto una  serie  di  successi. 
Credo  che  maggiori  spiega- 
zioni debbano  allegarsi  per 
l'apertura  di  lettere  di  un 
Membro  del  Parlamento,  che 
non  per  la  rottura  di  sigilli 
di  lertere  scritte  ad  uno  stra- 
niero, il  quale  non  ha  rela- 
zioni in  Inghilterra,  né  per 
danaro,  né  per  armi,  né  per 
altro,  e  le  cui  lettere  non  con- 
cernono   la    tranquillità    del- 


l' Inghilterra  stessa.  La  que- 
stione di  Mr.  Duncombe  non 
è  importante  come  quella  del 
signor  Mazzini. Qual'è il  caso  di 
Giusepi>e  Mazzini?  Egli  è  esule 
per  una  causa  che  una  volta  fu 
creduta  nobilissima.  Nel  1814 
l'Inghilterra  invitò  P  Italia  ad 
insorgere.  Il  Governo  inglese 
consigliòi  Veneziani,  i  Geno- 
vesi, i  Toscani,  i  Romani  ad 
insorgere  e  ad  unirsi  per  la 
liberazione  del  loro  Paese.  Pro- 
clami (ne  ho  uno  sott'  occhio) 
furono  emanati,  ed  è  appunto 
per  i  sentimenti  in  essi  espressi 
che  il  signor  Mazzini  è  esule  e 
che  i  Bandiera  sono  morti.  Lo 
storico  italiano  Botta  ci  narra 
che  lord  William  Bentinck  e 
sir  Robert  Wilson,  per  conto 
del  Governo  inglese ,  fecero 
sventolare  una  bandiera  sulla 
quale  era  scritto  :  «  Indipen- 
denza Italiana,  »  e  due  mani 
che  si  serravano  come  simbolo 
dell'  unione  degli  Italiani,  con- 
sigliata dal  Governo  inglese. 
Quanto  abbiamo  agito  nial«  ri- 
guardo all'Italia!  Quando  il 
nostro  scopo  fu  raggiunto,  cioè 
di  aver  fatto  ribellare  gli  Ita- 
liani, noi  li  abbandonammo, 
ricacciando  1'  Italia  sotto  una 
dominazione  peggiore  della  na- 
poleonica, e  trasferendo  in 
Austria  la  corona  ferrea.  Lo 
spirito  di  nazionalità  non  era 
morto  ;  rimase  a  lungo  sopito. 
Dopo  la  rivoluzione  di  Fran- 
cia del  1830  e  quella^'inglese  del 


390 


APPENDICE. 


1831,  furono  richieste  riforme 
contro  gli  abusi  negli  Stati  Pon- 
tifici ;  furono  negate  e  ne  seguì 
un'insurrezione,  la  quale  fu  re- 
pressa. Il  signor  Mazzini,  che  vi 
era  implicato, fu  costretto  a  fug- 
gire dall'  Italia,  recando  in 
cuore  l'amore  per  la  Patria  e 
la  malattia  delP  esilio.  Louis 
Blanc,  nella  Storia  di  dieci  anni, 
dà  un  resoconto  degli  inci- 
denti accaduti  tra  il  Governo 
papale  e  i  sudditi,  ma  uon  mi 
riferisco  ad  esso  minutamente, 
perché  lo  scrittore  può  essere 
considerato  non  imparziale  ; 
tuttavia,  nell'appendice  al  ter- 
zo volume  della  sua  opera 
trovasi  un  documento  di  gran- 
de importanza.  [Qui  Mr.  Sheil 
legge  la  lettera  che  Sir  H. 
Seymour,  addetto  alla  Lega- 
zione inglese  a  Firenze,  indi- 
rizzò da  Roma,  il  7  settem- 
bre 1832,  ai  rapi)resentantr 
delle  quattro  grandi  Potenze, 
per  indurre  il  Governo  pa- 
pale ad  adottare  alcune  ri- 
forme atte  ad  impedire  un'  in- 
surrezione popolare,  le  cui 
conseguenze  avrebbero  potuto 
turbare  la  pace  italiana].  Ora, 
signori,  io  penso  che  questo  do- 
cuTiiento  fa  molto  onore  a  Lord 
Palmerston,  ma  il  merito  non  è 
tutto  suo:  esso  appartiene  in 
parte  all' on.  Baronetto,  Se- 
gretario di  Stato  dell'Interno, 
che  era  Membro  del  Gabinetto 
riformatore  sotto  la  cui  san- 
zione l'aiSare ebbe  corso.  Quan- 


do il  Segretario  di  Stato  del- 
l' Interno  firmò  un  mandato 
per  l'apertura  delle  lettere  del 
Mazzini,  si  riferì  forse  a  quel 
documento  e  suggerì  agli  Au- 
striaci o  alla  Corte  Romana,  di 
adottare  salutari  miglioramenti 
che,  soli,  potevano  assicurare 
la  tranquillità  dell'Italia?  La 
predizione  di  Sir  H.  Seymour 
si  avverò.  La  Romagna  rimase 
in  uno  stato  di  continua  insur- 
rezione ;  qualunque  migliora- 
mento di  abuso  fu  rifiutato, 
fino  a  che,  nel  1844,  fu  or- 
dita una  congiura  per  un  moto 
insurrezionale.  Gli  Austriaci 
e  il  Governo  di  Roma  ne,  fu- 
rono informati^  ed  una  comu- 
nicazione fu  fatta  da  chi  il 
Comitato  chiama  un'alta  au- 
torità al  Ministero  inglese.  Il 
Segretario  di  Stato  deirinterno 
firmò  un  mandato  il  1°  marzo, 
per  l'apertura  delle  lettere  del 
signor  Mazzini.  Le  seguenti  pa- 
role di  Lord  Aberdeen  sono  de- 
gne di  nota.  Il  28  febbraio  egli 
disse  :  —  «  Le  Signorie  Loro 
sono  già  informate  che  quel 
mandato  non  fu  emanato  da 
me,  né  per  mio  desiderio.  » 
Questa  dichiarazione  è  delle 
pili  singolari.  Lord  Al)erdeen, 
Segretario  di  Stato  agli  Af- 
fari esteri,  su  una  questione 
così  gi-ave  come  l'esercizio  di 
una  tale  prerogativa,  uon  e- 
spresse  nessun  desiderio  «  che 
vi  si  ricorresse.  »  Egli  doveva 
determinare   fino  a  qualimnto 


APPENDICK. 


391 


la  pace  d'Europa  ne  era  in- 
teressata. Lord  Aberdeen  pro- 
segue cosi  : 

«  Dicendo  questo,  la  Camera  non 
deve  credere  che  io  sia  del  tutto  pre- 
parato a  censurare  l'applicazione  di 
quel  mandato.  Sono  anche  pronto, 
come  tutti  i  Membri  del  Governo,  a 
dividere  la  piena  responsabilità  di 
<iuel  procedimento.  Solo  desidei'O  che 
il  fatto  sia  accuratamente  esposto.  » 

Ora,  o  Signori,  questo  è  il 
linguaggio  di  chi  cerca  un 
indiretto  ripudio.  È  vero  che 
Lord  Aberdeen  assunse  una 
parte  meno  importante  dopo 
il  fatto,  ma  egli  non  prese  la 
iniziativa.  Noi  tutti  sappiamo 
che  cosa  signitìca  la  responsa- 
bilità condivisa.  Quando  ogni 
Membro  nel  Gabinetto  si  assn- 
me  la  parte  sua,  il  fardello 
resta  alleggerito.  Ma  dove  Lord 
Aberdeen  dichiarò  che  1'  ado- 
zione di  questo  procedimento 
non  fii  secondo  il  suo  deside- 
rio? Cosa  aveva  a  che  fare  il 
Segretario  di  Stato  per  V  In- 
terno con  la  questione?  Sono 
cnrioso  di  sapere  perché  il 
Segretario  di  Stato  per  V  In- 
terno si  assunse  questo  dolo- 
roso ufficio.  Quantunque  il 
Potere  temporale  del  Papa  sia 
intimamente  connesso  con  l'am- 
ministrazione di  Lord  Aber- 
deen, è  forse  per  un  eccezionale 
interesse  che  il  dominio  spiri- 
tuale di  Sua  Santità  fosse  sotto 
la  pili  immediata  sorveglianza 
del  Segretario  di  Stato  all'In- 


terno? Ma  comnnque  si  trovi 
la  causa,  per  la  quale  il  Co- 
mitato, che  lascia  molto  campo 
all'  immaginazione,  non  dice 
nulla,  è  certo  che  per  tre  mesi  le 
lettere  del  Mazzini  furono  a- 
perte,  richiuse,  risigillate,  con- 
segnate a  lui,  come  se  nulla 
fosse  accaduto.  Il  mio  on.  A- 
mico,  rappresentante  di  FiuvS- 
bury,  portò  la  questione  dinanzi 
alla  Camera  dei  Comuni;  dap- 
prima egli  fu  ascoltato  con 
deferenza,  e  dipoi  con  profondo 
silenzio,  dal  Segretario  di 
Stato  all'Interno.  Ma  non  ap- 
pena il  Primo  Ministro  si  av- 
vide che  1'  opinione  pubblica 
si  accordava  col  mio  on.  Amico, 
propose  la  nomina  di  un  Co- 
mitato. Passo  sopra  a  tutto 
ciò  che  fu  detto  sulla  forma- 
zione di  esso  ;  non  vi  era  un 
avvocato  tra  i  componenti, 
quantunque  essi  fosseio  inca- 
ricati «li  fare  un'inchiesta 
sullo  stato  della  legge.  Non 
formarono  una  giurìa  di  in- 
quisitori, sebbene  si  deve  ri- 
conoscere che  essi  sono  uomini 
di  grande  intelligenza,  valore 
ed  onore.  Io  non  posso  com- 
prendere perché  hanno  avvolto 
il  caso  del  signor  Mazzini  di 
tanto  mistero.  Essi  asseriscono 
che  non  possono  dirci  tutto. 
Perché?  Siamo  informati  che 
una  comunicazione  venne  da 
«  alte  sfere  »  ;  venne  da  Mr. 
Peter,  a  Roma  ?  Sappiamo  che 
una  comunicazione  fu  fatta  ad 


392 


APPENDICE, 


una  Potenza  estera.  A  quale? 
Il  Comitato  dice  clie  l'infor- 
mazione dedotta  dalle  lettere 
(strana  espressione!)  fu  comu- 
nicata ad  una  Potenza  estera, 
senza  recar  pregiudizio  a  per- 
sona alcunadipendentedaessa, 
sebbene  in  diretta  relazione  con 
un'  altra  Potenza  estera.  I  co- 
spiratori di  Bologna  non  erano 
soggetti  all'  Austria,  ma  al 
Governo  di  Roma.  Supponendo 
che  io  abbandoni  tale  idea,  per- 
mettetemi di  domijudare:  In 
qual  modo  il  Comitato  8epp(3 
che  P  informazione  non  ten- 
deva indirettamente  ad  incol- 
pare individui  ?  Alcuni  parti- 
colari devono  essere  stati  dati; 
non  il  nome,  ma  il  luogo,  il 
tempo  suggerirebbero  un  nome. 
Date  un  accenno  ad  un  im- 
piegato di  Polizia  di  Bow- 
street,  mettetelo  sulle  tracce, 
e  quanto  si  potrà  sapere  da 
lui!  Ma  cosa  diventano  i  piti 
abili  «attachés  »  del  Ministero 
dell'  Inteino,  i  più  accorti  a- 
genti  alla  dipendenza  dell'on. 
Baronetto,  paragonati  alla  Poli- 
zia di  Bologna?  Mettete  un  cane 
da  caccia  sulle  tracce,  fategli 
odorare  le  orme  di  un  liberale, 
e  con  un  istinto  sanguinario 
egli  insegtiirà  la  sua  vittima 
fino  alla  morte.  Ma  qualunque 
siano  le  opinioni  del  Comitato, 
rimangono  indubbiamente  due 
i  fatti.:  il  primo,  che  i  giornali 
italiani  vantavano  che  il  Maz- 
zini si  trovava  sotto  la  speciale 


sorveglianza  della  Polizia  in- 
glese ;  il  secondo,  che  sei  set- 
timane dopo  V  apertura  delle 
lettere,  furono  messi  a  morte, 
a  Bologna,  sei  uomini  per  reati 
politici.  Del  sangue  sparso  in 
Calabria  voi  siete  interamente 
innocenti  ;  e  confido  che  lo 
siate  pure  del  sangue  sparso 
a  Bologna.  Signori,  questo 
procedere  è  senza  precedenti. 
Il  Primo  Ministro  della  Corona 
disse  che  il  Governo  aveva 
agito  allo  stesso  modo  dei  suoi 
predecessori.  Quali  furono  tra 
costoro  che  comunicarono  ad 
una  Potenza  estera  informa- 
zioni ricavate  da  lettere?  Il 
mio  nobile  Amico  mai  fece 
ciò.  Egli  si  ingerì,  è  vero,  degli 
affari  del  Portogallo  e  della 
Spagna,  ma  non  fece  mai  uso  di 
questi  mezzi.  Egli  non  assunse 
mai  informazioni  da  lettere  di 
un  Miguelkta  o  di  un  Carìista, 
che  poi  abbia  riferite  a  Li- 
sbona o  a  Madrid»  Inviò  Sir 
De  Lacy  Evans  a  San  Sebastia- 
no :  ma  per  arrestare  il  corso 
della  vittoria  carìista.  Egli 
se  ne  ingerì  :  ma  contro  il 
dispotismo.  Se  ne  ingerì  a 
Roma,  ma  non  con  vedute  ten- 
denti a  mantenere  quelle  isti- 
tuzioni conservatrici,  che  voi 
proteggete.  Vostra  è  la  lode 
(il  merito  della  originalità  è 
tutto  vostro)  di  essere  stato  il 
primo  ad  applicare  lo  Statuto 
di  Anna,  fondato  durante  il 
Commouwealth ,  in    una    forma 


APPENDICE. 


393 


come  questa.  Voi  potreste  tro- 
vare nella  storia  deì'Common- 
tceaìth  qualche  cosa  riguar- 
dante V  Italia  pili  meritevole 
di  imitazione.  Per  evitare  il 
pericolo  di  compromettere  la 
pace  europea,  i  vostri  prede- 
cessori repubblieaui  resero 
più  debole  la  Sardegna  e  libe- 
raroDO  una  parte  dei  sudditi 
dalle  persecuzioni  di  cui  erano 
vittime  ;  se  tutta  l'Inghilterra 
fosse  animata  da  nn  senti- 
mento, del  quale  il  più  grande 
scrittore  nella  nostra  lingua 
ha  fatto  un  quadro  immortale 
—  se  duecento  anni  fa  i  vostri 
predecessori  repubblicani  era- 
no animati  da  coraggiosa  pas- 
sione per  la  libertà  religiosa, 
è  forse  conveniente  che  i  loro 
discendenti,  non  solo  siano 
insensibili  alla  causa  della 
libertà  civile,  ma  divengano 
gli  ausiliari  del  dispotismo, 
offrano  un  aiuto  cosi  sinistro 
per  schiacciare  nomini  che  a- 
spirano  ad  essere  come  voi 
siete,  e  che,  per  un  insieme 
tanto  deplorevole,  aiutino  l'op- 
pressione di  una  nazione  della 
cui  libertà,  coloro  che  vera- 
mente la  godono,  non  possono 
mai  restare  indifferenti?  Voi 
forse  pensate  che,  in  un  mo- 
mento di  eccitazione,  io  abbia 
abbandonato  il  mio  argo- 
mento. No.  Ritorno  all'Ufficio 
delle  Poste  e  all'  on.  Segreta- 
rio di  Stato  dell'Interno,  e  do- 
mando :  Quali  sono  le  scuse  per 


questo  procedimento?  Io  le  darò 
secondo  la  risposta  avuta  dal 
Primo  Ministro,  alla  domanda 
fatta  dal  deputato  di  Ponte- 
fract.  La  vostra  giustificazione 
non  è  già  che  gli  abitanti  di 
Romagna  non  abbiano  da  la- 
mentare mostruosi  abusi  ;  ma 
questa  :  se  vi  fosse  stata  una 
ribellione  in  Romagna,  l'eser- 
cito austriaco  avrebbe  mar- 
ciato negli  Stati  Pontifici  ; 
quindi  la  Francia  avrebbe 
mandato  truppe  ad  Ancona  : 
un  conflitto  poteva  sorgere:  di 
qui,  una  guerra  tra  Austria  e 
Francia,  la  quale  avrebbe  tra- 
scinato ad  una  guerra  gene- 
rale, in  cui  poteva  essere 
coinvolta  l'Inghilterra;  ed  è 
per  questo,  non  soffondo  il  de- 
siderio di  Lord  Aberdeen,  che 
voi  apriste  le  lettere  del  signor 
Mazzini  ed  agiste  secondo  i  più 
sanzionati  principii  di  spionag- 
gio continentale.  La  parola  è 
forte  —  ma  non  è  forse  appro- 
priata? Se  voi  aveste  messo  una 
spianella  casa  del  signor  Mazzi- 
ni, e  questa  vi  avesse  riferito 
tutte  le  sue  parole  dette  a  tavola, 
a  letto,  ecc.,  ciò  costituirebbe 
uno  spionaggio.  Il  miglior  avvo- 
cato italiano  non  saprebbe  di- 
stinguere fra  quel  caso  di  ipote- 
tico avvilimento  e  ciò  che  è 
attualmente  accaduto.  Dob- 
biamo, per  evitare  il  pericolo 
di  guerra,  fare  ciò  che  è  di- 
sonorevole al  massimo  grado? 
Voi    non    lo    fareste.    Quando 


394 


APFBNDICK. 


un  Inglese  fu  danneggiato  in 
una  remota  isola  del  Pacifico, 
voi  annnnciaste  che  1'  insulto 
doveva  essere  riparato,  e  se 
voi  eravate  preparati  allora 
a  correr  l'alea  d'  una  guerra 
ed  a  gettarvi  in  un  conflitto, 
il  contraccolpo  del  quale  a- 
vrebbe  scosso  il  mondo,  per 
evitare  il  pericolo  della  guerra, 
fondandovi  su  di  una  serie  di 
supposizioni,  vi  prestereste  ad 
un  atto  degradante?  Se  aveste 
mandato  a  chiamare  il  signor 
Mazzini  e  gli  aveste  detto 
quello  che  sapevate  fosse  egli 
per  fare,  se  lo  aveste  infor- 
mato che  avevate  letto  le  sue 
lettere,  1'  offesa  non  sarebbe 
stata  cosi  grave  ;  ma  le  sue 
lettere  furono  richiuse,  con 
ignominiosa  destrezza  furono 
risuggellate  :  e  non  è  esagera- 
zione dire,  che  l'onore  della 
nostra  Nazione  fu  off "ut^cata  da 
ogni  goccia  di  cera  li(iuefatta, 
con  cui  una  menzogna  era  im- 
pressa su  di  essa.  Esiste  forse 
una  clausola  nello  Statuto  di 
Anna,  o  di  Guglielmo,  o  di 
Vittoria,  ohe  garantisce  tale 
frode  f  Sono  sorte  questioni 
se  su  ogni  lettera  singola  sia 
stato  richiesto  un  mandato. 
Ma  non  vi  è  condizione  nell'at- 
to che  legalizza  questo  colpo 
di  mano,  questo  procedere  pili 
che  indegno.  Non  sono  entrato 
né  voglio  entrare  in  esami  le- 
gali ;  spetta  alla  politica  la 
dignità,    la    lealtà    di    questo 


fatto,  a  cui  la  mia  proposta 
è  diretta.  Si  è  detto  che  Mem- 
bri del  Comitato,  di  grande 
valore  e  di  alta  integrità, 
hanno  deposto  in  favore  del 
Governo.  Ammetto  il  loro  va- 
lore e  la  loro  integrità,  ma 
nego  che  abbiano  deposto  in 
favor  vostro.  Essi  hanno  evita- 
to con  cura  di  trovare  una  giu- 
stificazione, che  approvasse  la 
vostra  condotta.  Dicono  di 
non  trovare  ragione  per  du- 
bitare della  bontà  dei  vostri 
motivi  I  Sono  sinonimi  di  buone 
intenzioni;  ma  non  è  per  le 
vostre  buone  intenzioni  che 
la  Regina  vi  ha  fatto  Segre- 
tario di  Stato,  e  che  siete 
considerato  tale  dalla  Camera 
dei  Comuni.  La  questione  non 
è  se  le  vostre  intenzioni  sono 
buone  o  cattive  ;  ma  se  agite 
come  conviene  all'alta  vostra 
posizione  di  Ministro  inglese, 
chiamato  da  un  Sovrano  in- 
glese a  raccogliere  la  grande 
fiducia  dell'  intelligentissimo 
popolo  inglese.  Io  credo  di 
no  ;  ed  è  perciò  che  propongo 
la  decisione,  in  cni  ho  esposto  i 
fatti,  al-  disopra  di  dubbi  e  di 
dispute,  ed  a  tali  fatti  ho  as- 
sociato un'espressione  di  ram- 
marico, alla  quale,  spero,  la 
Camera  parteciperà. 

Sir  James  Graham  —  dice  : 
è  mio  dovere  di  replicare  im- 
mediatamente all'on.  Collega; 
assicuro  la  Camera  e  l'on. 
Collega  che  non  è  mia   inten- 


ArPKNDlCK. 


395 


zioiie  di    li  Villeggiare    con    la 
brillante   orazione,  che  egli  ha 
ora  terminata,   e    se  probabil- 
mente tentassi  ciò,  troverei  la 
mia    capacità     inadeguata    al 
compito.      Sottoporrò      subito 
1'  argomento  ora  discusso,  non 
per  hi  prima,    né    per    la    se- 
conda, ma  per  hi  sesta   volta, 
alla  considerazione  della    Ca- 
mera; in  primo  luogo,  mi  ri- 
ferirò agli  argomenti,  ai  quali 
ha    specialmente    alluso    l'ou. 
Collega   al    principio  del    suo 
discorso.    Egli    ha  dichiarato, 
ed  io  sono  d'  accordo  con  lui, 
che  l'onore  del  mio  on.  Amico, 
il  Segretario  di  Stato  per  gli 
Affari    esteri,  pone  qualunque 
dichiarazione,   fatta  da  lui  in 
Parlamento,  al  disopra  di  dub- 
bi e  di  discussioni.  Il  mio  nobile 
Amico,  Segretario  di  Stato  per 
gli  Affari  esteri,  ha  dichiarato 
in    Parlamento,    che    nessuna 
lettera  datata  da  Corfii,  scritta 
dai  Bandiera,  fu  mai   vista  né 
da    lui,    né  da    altra    persona 
nel  Ministero    degli    Affari  e- 
steri.  Questa    dichiarazione   è 
ampia  e  chiara,  e  si    accorda 
(Oli  la  congettura  mossa    dal- 
l'on.  Collega,  perfino  dopo  la 
sua  dichiarazione  sulla  credi- 
bilità dell'asserzione  del   mio 
nobile  Amico;  essa  si  accorda, 
non    dirò    col    sospetto    sorto, 
ma  con  quella  parte  del   sog- 
i^etto  che  V  on.  Collega  disse 
oscura,  riguardo    alla    lettera 
scritta  il  1°  maggio  da  Corfii, 


da   uno  dei   Bandiera  al  signor 
Mazzini,  contenente    informa- 
zioni particolareggiate  su  uno 
sbarco    che     si    intendeva    di 
fave  sulle  coste  della  Calabria. 
Il  mio  nobile  Amico,  Segretario 
di  Stato  per  gli  Affari  esteri, 
fondandosi,  non  solo  sulla  pro- 
pria cognizione,  ma  su  quella 
di  persone  del  Ministero  degli 
Affari    esteri,    nel    modo    pili 
solenne  nega  che  tale  fatto  fu 
visto  da  Ini,    cioè    V  apertura 
di  lettera  scritta  da  Corfù  dai 
Bandiera    al    signor    Mazzini. 
L'  on.  Collega  quindi  ha  con- 
tinuato, riferendo  alcuni  pro- 
clami emanati  in  un  precedente 
periodo  dal  Governo    Inglese, 
che  raccomandavano  o  piutto- 
sto^ eccitavano  lo  spirito  di  in- 
dipendenza e  di  unione  fra  gli 
Italiani,  che  egli  ha    caratte- 
rizzato   avere    relazione    con 
il    fatto,    che    il    Governo,  in 
seguito  a  ciò  che  essi  conside- 
ravano loro   dovere,    avevano 
ritenuto  come  propizio.  L'on. 
Collega  si  è    riferito    al    i)ro- 
clama  di  Lord    William    Ben- 
tinck,  nel  1814.  Infatti,  io  sono 
a  conoscenza  di  quegli  eventi; 
non  cesserò  mai  di  considerare 
come  la  pili    fortunata    circo- 
stanza della  mia  vita  quella  di 
essere     stato,     nel     principio 
della    mia     carriera,     addetto 
allo    Stato  Maggiore  di    Lord 
William  Beutinck.  Ma  questi 
proclami   furono   emanati  pri- 
ma della  pace  europea   e    del 


396  -         APPI 

Congresso  di  Vienna,  ed  io  non 
posso  ammettere  che  essi,  e- 
manati  in  circostanze  come 
quelle,  abbiano  il  minimo  rap- 
porto con  la  politica  che  a- 
vrebbe  do vnto  seguire  il  Gover- 
no inglese,  in  nn  tempo  in  cni  ri 
era  costretto  da  trattati  solen- 
nemente approvati  e  religiosa- 
mente osservati  per  più  di  nn 
quarto  di  secolo,  e  da  cui  la 
pace  europea  maggiormente  di- 
peadeva.  L'on.  Collega  dichia- 
ra che,  dopo  tutte  le  discus- 
sioni fatte,  la  questione  rimane 
avvolta  nel  mistero.  Ora,  per 
quanto  dipende  da  me,  ogni 
ombra  di  dubbio  sarà  rimossa 
da  quanto  sto  per  dichiarare. 
Desidero  che  nessun  mistero 
perduri.  Si  ricorderà  la  pa- 
niera, che  vi  fu  un  momento, 
credo  nell'  ottobre  del  1843, 
nel  quale  io  ero  il  solo  dei  tre 
Segretari  di  Stato  che  si  tro- 
vasse a  Londra;  dovevo  per- 
ciò soddisfare  agli  obblighi  dei 
due  Segretari  di  Stato  assenti. 
Tra  le  altre  cose,  ebbi  notizia 
da  Ministri  esteri,  che.  se  non 
erro,  verso  la  fine  dell'agosto 
o  il  principio  del  settem- 
bre 1843,  erano  avvenuti  (non 
per  la  prima  volta,  come  os- 
servò r  ou.  Collega),  moti  di 
eccezionale  importanza  a  Bo- 
logna. Ebbi  (e  lo  conservo) 
un  dispaccio  da  Lord  Holland, 
nostro  Ministro  a  Firenze,  che 
mi  dava  informazioni  di  quei 
moti,   rapprese  n  ta  n  d  o  m  e  1  i 


ex  DICE. 

straordinari  e  non  di  carattere 
isolato,  ma  connessi  con  una 
sollevazione  generale  di  p:i- 
recchi  Stati  italiani.  Verso  la 
fine  dell'  ottobre,  il  Ministro 
austriaco.  Barone  Neumann, 
mi  chiese  informazioni  su  di 
essi.  Mi  disse  che  i  moti  di 
Bologna  avevano  assunto  un 
aspetta  minaccioso,  che  face- 
vano nascere  grande  appren- 
sione da  parte  del  Governo 
austriaco  ;  si  lagnava  con  me 
di  alcune  pubblicazioni  incen- 
diarie provenienti  da  Malta. 
Cercò  di  persuadermi,  che  il 
Governo  inglese  dovesse  sop- 
primere tale  pubblicazione. 
Gli  dissi  che  la  libertà  di 
stampa  essendo  colà  in  vigore, 
la  questione,  fosse  pure  poli- 
tica, non  poteva  essere  di- 
scussa fra  noi,  poiché  la  legge 
e  i  diritti  britaìinici  dove- 
vano essere  rispettati  :  dis- 
si anche  che  il  Governo  non 
aveva  il  potere  di  far  soppri- 
mere quelle  pubblicazioni.  Il 
Barone  Neumann  continuò 
dicendo  che  quelle  stampe  in- 
coraggiavano le  insurrezioni 
e  non  si  erano  limitate  a 
Malta  o  nel  Mediterraneo;  ma 
aveva  ragione  di  credeie  che 
una  persona,  allora  in  Londra, 
ben  conosciuta  durante  gli  an- 
tecedenti moti  rivoluzionari 
italiani,  avesse  relazioni  con 
quelle  pubblicazioni;  etale  per- 
sona indicò  nel  signor  Mazzini. 
Di  pili,  il  Barone  Neumann  mi 


APPKNDICK. 


397 


rimise  un  certo  giornale,  inti- 
tolato la  Giovine  Italia,  conte- 
nente un  articolo  che  tendeva 
ad  incoraggiare  un'  insurrezio- 
ne simultanea  ;  era  scritto  con 
quella  eloquenza  chelianno  tut- 
ti gli  scritti  del  signor  Mazzini, 
ed  era  impossibile,  leggendolo, 
di  non  scorgere  in  esso  un'in- 
fluenza assai  eccitante.  La  mia 
conversazione  col  Barone  Neu- 
mann  terminò  con  questo  col- 
loquio. Devo  aggiungere  che, 
dall;i  fine  dell'ottobre  al  genna- 
io, non  udii  piti  parlaredi  tale 
argomento.  Il  mio  nobile  Amico, 
tornato  al  Ministero  degli  Affa- 
ri esteri,  riprese  lesile  relazioni 
con  1'  Ambasciatore  austriaco, 
e  tino  al  gennaio  io  non  udii  pili 
parlare  del  signor  Mazzini.  Nel 
gennaio,  un  colloquio  ebbe 
luogo  tra  me  e  il  mio  nobile 
Amico,  Ministro  degli  Altari 
esteri,  sul  progresso  dello  spi- 
rito rivoluzionario  in  Italia  ; 
il  mio  nobile  Amico  disse  che 
la  comunicazione  fatta  dal 
Barone  Neumann  era  esatta, 
e  che  non  Malta,  né  Corfù, 
ma  Londi'a  era  il  centro  da 
dove  erano  diretti  i  moti 
italiani,  i  quali,  non  solo 
mettevano  in  pericolo  la  pace 
europea,  come  temevano  le 
Potenze  estere,  ma  erano  con- 
siderati con  preoccupazione 
dall'Inghilterra.  Quando  seppi 
che  il  signor  Mazzini  era,  in 
Londra,  non  vi  feci  sul  mo- 
mento molta    attenzione  :    ma 


verso  la  line  del  febbraio,  in- 
sieme con  i  miei  Colleglli,  ebbi 
ad  accertarmi,  non  solo  che 
il  signor  Mazzini  era  a  Lon- 
dra, ma  che  teneva  un'estesa 
conispondenza,  e  che  molti 
stranieri  da  ditì'erenti  contrade 
di  Europa  erano  riparati  in 
Londra  e  avevano  comunica- 
zione con  lui.  Fu  dovere  mio 
e  dei  Colleghi  di  accertarci 
della  condotta  passata  del  si- 
gnor Mazzini.  È  ben  lungi  da 
me  di  intrattenermi  con  so- 
verchia asprezza  sulla  condotta 
di  un  gentiluomo,  di  cui  è  nota 
l'intelligenza,  di  cui  gli  sforzi 
in  una  causa,  che  egli  crede 
patriottica,  non  sono  riusciti, 
e  che  non  è  qui  per  rispondere 
ai  rimproveri  che  possono  es- 
sergli fatti.  È  questa  una  si- 
tuazione penosa  per  me.  Nello 
stesso  tempo,  la  questione  ha 
preso  un  tale  sviluppo,  che  la 
sincerità  mi  costringe  ad  in- 
trattenere la  Camera  ed  il  Pae- 
se su  fatti  riguardanti  la  con- 
dotta del  signor  Mazzini.  L'on. 
Collega  (Mr.  Sheil)  fece  il  no- 
me di  Sir  Hamilton  Seymour  ; 
ora,  io  posseggo  un  telegramma 
indirizzato  da  lui  all'on.  rap- 
presentante di  Tiverton  (Lord 
Palmerston)  nel  1832,  quando 
ebbi  1'  onore  di  essergli  col- 
lega, e  quando  l'attenzione 
del  Governo  del  Conte  Grey 
fu  richiamata  da  Sir  Hamil- 
ton Seymour  sulla  condotta 
del  Mazzini.    Nel  1831,    varie 


398 


APPENDICK. 


parti  d'Italia  erano  insorte. 
Quei  moti  fallirono;  ai  loro 
capi  fu  concesso  di  lasciare 
1'  Italia;  il  Governo  francese 
permise  loro  di  soggiornare  a 
Marsiglia.  Co\k  fondarono  la 
società  La  Giovine  Italia,  pre- 
siedntadal  Mazzini.  Sir  H.  Sey- 
niour,  scrivendo,  credo  nel 
marzo  1833,  al  Governo,  av- 
vertiva : 

«  Da  parecchio  tempo  volevo  dar 
notizia  di  iiu  giornale  intitolato  La 
Giovine  Italia,  pubblicato  a  Marsiglia 
da  un  certo  signor  Mazzini,  e  che, 
introdotto  negli  Stati  italiani,  torma 
una  specie  di  catechismo  per  coloro 
che  in  Italia  professano  opinioni  libe- 
rali. » 

Sir  H.  Seymour  continuava 
ad  accennare  a  questo  giornale, 
considerandolo  come  di  grande 
incoraggiamento  all'  insurre- 
zione dell'  Italia.  Debbo  dire 
ora  che  1'  informazione  che 
segue,  avuta  sul  signor  Maz- 
zini, non  è  tanto  precisa; 
ma  rimane  un  fatto  di  carat- 
tere cosi  importante,  che  non 
jìosso  passarla  sotto  silenzio. 
Ho  sott'occhio  il  Moniteur  fran- 
cese del  7  giugno  1833,  con- 
tenente un  brano  relativo  ad 
avvenimenti  che  si  svolsero  a 
Rodez,  città  nel  sud  della 
Francia,  di  carattere  sospetto. 
Il   Moniteur  scrive: 

«  La  sera  del  15  corrente,  alle 
10  i)omendiane,  il  capo  della  Società, 
adunati  i  membri  che  la  compongono, 
ordinò  al  Segretario  di  pubblicare  una 
lettera,  nella  quale  era  riportata  una 
sentenza   emanata    dal  tribunale    di 


Marsiglia  contro  ipreventiti  rei  Emilia- 
ni, Scuriatti,  Lazzareschi,  Andreani; 
esaminati  gli  atti  processuali  spedi- 
tici dal  presidente  in  Rodez,  ne  è  ri- 
sultato eh'  essi  sono  rei  :  1»  come  pro- 
pagatori di  scritti  infami  contro  la 
sacra  nostra  Società.  2»  come  parti- 
tanti  dell'infame  Governo  papale  di 
cui'  hanno  corrispondenza  che  tutto 
tende  a  rovesciare  i  nostri  disegui 
contro  la  santa  causa  della  lil)ertà. 
Il  fisco,  dopo  le  pili  esatte  riflessioni, 
e  da  quanto  è  risultato  in  processo, 
facendo  uso  dell'art.  22  condanna  a 
pieni  voti  Emiliani  e  Scuriatti  alla 
pena  di  morte:  in  quanto  ai  Lazza- 
reschi e  Andreftni,  perché  non  cou- 
sta abbastanza  di  quanto  vengono 
addebitati,  la  loro  condanna  è  la  per- 
cussione di  alcuni  colpì  di  verga,  e 
si  lascia  1'  incarico  ai  loro  tribunali, 
appena  toinati  in  patria,  di  condan- 
narli in  galera  ad  vitam  (come  fa- 
mosi ladri  e  truffatori).  Si  ordina  i- 
nollre  al  presidente  di  Rodez  estrarre 
quattro  individui  esecutori  della  detta 
sentenza  da  eseguirsi  imprescrittibil- 
mente entro  il  periodo  di  giorni  venti 
e  chiunque  àeWestratto  si  recusasse, 
dovrà  essere  trucidato  ipso  facto. 

Dato  in  Marsiglia,  dal  supremo 
Tribunale,  questa  sera,  alle  ore  12 
pomeridiane,  15  dicembre  1832. 

^Mazzini,  Presidente.  » 


Debbo  dire  che  quest;»  in- 
formazione non  si  fonda  esclu- 
sivamente sulla  relazione,  ma 
è  data  alla  Camera  sulT  au- 
torità del  Moniteur  francese. 
Dirò  di  più  che  il  signor 
Mazzini  minacciò  di  proces- 
sare questo  giornale  per  avere 
biasimato  la  sua  condotta  e 
per  avergli  mo.sso  un'accusa  ohe 
egli  dichiarava  falsa;  e  debbo 
aggiungere  che   tale    processo 


APPENDICE. 


399 


non  ebbe  mai  luogo.  Detto  ciò, 
procederò  oltre  leggendo  alla 
Camera  la  sentenza  che  si  dice 
emanata  dal  Tribunale  segreto 
della  società  di  Marsiglia,  La 
Giovine  Italia  ;  era  una  sen- 
tenza di  morte  contro  certo 
Efuiliani,  che  fu  eseguita.  L;j 
sentenza  è  questa: 


«  Uu  triple  asdussiuat  vieiit  d'ef- 
frayer  "la  ville  de  Rodez.  Trois  réfii- 
giés  italieus  sont  tombés  sous  le 
poiguard  d'imde  leurs  compatriotes. 
Nous  iioiis  borderous,  daua  le  premier 
niomeut,  à  présenter  iiu  aiiiiple  ex- 
posé des  laits  qui  out  précède  et  ac- 
conipagné  cet  événonient.  L'enquéte 
judiciaire  éclairera  toutes  les  circou- 
staiices  de  cette  catastrophe....  Mais 
l'irritatiou  se  ranima  en  octobre.  Le 
20,  à  9  heiires  du  soir,  le  sieur  Emi- 
liani, luti  des  rét'ugiés  doiili  le  uom 
iivaitété  proféré  plus  d'une  fois  dans 
les  nienaces  des  perturbateurs,  as- 
salili par  plusieurs  d'entre  enx,  regu 
deux  blessures  assez  graves,  et  ne 
dnt  sou  salut  qu'anx  secours  qui  lui 
fiirent  douués  par  les  babitans  de 
Rodez.  Les  assassiiis  fureut  arrétés. 
L^ue  instructiou  commenda....  Les 
cboses  en  étaieut  là,  et  Finstruction 
snivait  son  cours,  quand  M.  le  pro- 
cureur  du  Roi  recu  communication, 
au  milieu  de  janvier  1833,  de  copie 
dune  sentence  rendii  le  15  décembre 
par  le  con^régat  supérieur  de  Mar- 
aeille,  portant  peine  de  niort  contre 
les  nommés  Emiliani  et  Scuriatti,  et 
intiigeant  d'autres  cbàtimeus  aux 
nommés  Lazzaresclii  et  Andreani,  la- 
quelle  était  signée  du  sieur  Mazzini, 
le  niéme  qui  en  novembre  avait  nié 
l'existence  d'un  tribunal  de  ce  genre 
et  de  i)areille8  seut«nces,  et  qui  de- 
puis  a  été  expulsé  par  ordre  du  mi- 
nistre de  l'intérieur,...  Des  mesures 
furent  prescrites  par   l'autorité  ponr 


édaircir    lantlienticité    de    ce   docu- 
ment.  » 

Ho  detto  alla  Camera  che 
verso  la  tìue  del  febbraio  fui 
informato  della  presenza  del 
signor  Mazzini  a  Londra,  del- 
la sua  estesa  corrispondenza 
e  del  numero  di  stranieri  qui 
riuniti;  credetti  mio  dovere 
di  fare  indagini  su  questa 
persona.  Ho  citato  due  parti 
della  mia  precedente  inchiesta, 
cioè  la  notizia  ricevuta  da 
Sir  H.  Seymour,  riguardo  alla 
dimora  del  signor  Mazzini  a 
Marsiglia  nel  1832  e  agli  at- 
tentati compiti  per  disturbare 
la  pace  d'Italia;  e  il  tenebroso 
fatto  di  Kodez,  di  cui  il  signor 
Mazzini  non  si  era  ancora  scol- 
pato. Ora  addito  all'attenzione 
della  Camera  un  dispaccio  di 
Mr.  Morier,  Ministro  inglese  in 
Svizzera.  Poco  dopo  il  delitto 
di  Rodez,  secondo  i  fatti  a  cui 
si  riferiva,  il  Governo  di  Fran- 
cia ritìnto  al  signor  Mazzini 
l'asilo  di  cui  egli  aveva  tanto 
abusato,  ordinandogli  peren- 
toriamente di  lasciare  il  ter- 
ritorio francese.  In  seguito 
alla  espulsione  dalla  Francia, 
il  signor  Mazzini  si  trasferi  a 
Ginevra,  e  come  a  Marsiglia, 
fece  centro  colà  dei  suoi  com- 
plotti contro  la  pace  d'Italia, 
iniziando  appena  giunto  una 
serie  di  intrighi  contro  la  pace 
del  Regno  Sardo.  Mr.  Morier, 
il  Ministro  inglese  in  Svizzera, 


400 


APPENDICE. 


resideute  a  Beiiia,   scriveva  il 
28  ueunaio  1834  : 


per  riuuovare  l'aggressione  contro  la 
Savoia.  » 


«  Un  corpo  di  rifugiati  italiani  e 
polacchi,  lasciando  i  luoghi  loro  as- 
segnati, a  Porrentrui  e  Bienne,  e 
raggiunti  da  altri  corpi  di  Ginevra, 
entrarono  in  Savoia,  nel  villaggio  di 
St.-Jullien.  Essi  erano  sotto  il  co- 
mando del  Generale  Ramorino,  un 
esule  piemontese,  che  aveva  già  a- 
vuto  il  comando  nella  guerra  insur- 
rezionale polacca  ed  aveva,  colla  sua 
divisione,  cedute-  le  armi  agli  Au- 
striaci in  Galizia.  La  spedizione  però 
era  sotto  la  direzione  del  Mazzini, 
che  sembra  sia  residente  a  Ginevra. 
Un  moto  simultaneo  fu  pure  eseguito 
da  un  altro  corpo  di  avventurieri  dalla 
Francia,  dai  punti  di  Seyssel  e  Les 
Echelles.  » 

Mr.  Morier  descriveva  altri 
movimenti  causati  da  altri  av- 
venturieri dalla  Francia,  e 
r  insuccesso  della  prima  spe- 
dizione in  Savoia.  Questo  in- 
successo egli  attribuiva  «  alla 
precipitazione  del  signor  Maz- 
zini, il  quale  anticipò  di  due 
o  tre  giorni  V  operazione  con 
un  proclama  che  affermava  es- 
sere emanato  dal  Governo 
provvisorio  della  Savoia.  »  Mr. 
Morier  scriveva  : 

«  La  condotta  dei  capi  in  questa 
impresa  appare  essere  stata,  riguardo 
all'  ingegno,  al  coraggio  e  alla  buona 
fede,  tanto  disgraziata  quanto  disa- 
stroso ne  era  stato  l'ordine.  Sono 
accusati  di  avere,  dopo  il  loro  ritoiuo 
a  Ginevra,  più  volte  mancato  alla  pa- 
rola d'onore  data  al  Governo  di  re- 
stare tranquilli.  Si  dice  che  furono 
arrestati  solo  due  ore  fa,  e  che  cer- 
carono di  riunire   uomini  a  Carouge 


Non  mi  riferirò  ad  altre 
autorità  riguardo  alla  condotta 
del  signor  Mazzini  uell'  inter- 
vallo di  tempo  corso  fra  il  1834 
e  il  })eriodo  più  immediatamen- 
te connesso  con  la  mozione  del- 
Pon.  Collega.  Tuttavia,  richia- 
merò l'attenzione  della  Camera 
sopra  unaltro  documento.  L'ou. 
Collega  ha  citato  Sir  H.  Sey- 
mour;  ha  indicato  i  desiderii  ed 
i  sentimenti  dell'  amministra- 
zione di  Lord  Grey,  rispetto 
al  Governo  Pontificio,  ed  ha 
letto  l'estratto  d' un  dispaccio 
del  nobile  Lord,  rappresen- 
tante di  Tiverton,  a  Sir  H. 
Seymour.  Per  parte  mia,  ri- 
corderò una  comunicazione 
fatta  da  Sir  H.  Seymour,  in- 
caricato di  funzionare  da  Mi- 
nistro inglese  a  Firenze,  in 
cui  fa  notare  al  nobile  Lord 
la  condotta  del  signor  Mazzini 
a  Marsiglia;  egli  pensava  non 
avesse  relazione  col  manteni- 
mento della  pace  nella  nostra 
nazione.  La  data  del  mandato 
da  me  emesso  era  il  1°  marzo 
1844  ;  e  per  una  curiosa  coin- 
cidenza, leggerò  un  estratto  di 
una  lettera  che  Sir  H.  Sey- 
mour indirizzò  al  mio  nobile 
Amico,  Conte  di  Aberdeen, 
avente  anch'  essa  la  data  del 
10  marzo  1844  (un  onorevole 
Deputato:  da  dove^).  La  lettera 
fu  scritta  da  Bruxelles  ;  ed  in 


APPENDICK. 


401 


essa.   8ir    Hamilton    Seyraonr 
dice  : 

«  Il  Principe  Pietro  Bouaparte, 
clie  aveva  risieduto  qualche  tempo 
nelle  Ardenue,  chiese  il  permesso  di 
prendere  dimora  a  Bruxelles.  » 

Mi  sia  prima  di  tutto  per- 
messo (li  osservare  che  il  Go- 
verno belga  è  di  receu  te  costitu- 
zione, e  deve  la  sua  esistenza 
ad  un  movimento  rivoluzio- 
nario :  non  ostante  ciò,  quel 
Governo,  che  pur  tr.ie  la  sua 
origine  da  tiili  circostanze,  pen- 
sava essere  suo  interesse  di 
esercitare  il  potere  circa  la 
residenza  di  stranieri.  Al  Go- 
verno belga  fu  chiesto  il  per- 
messo, perché  il  Principe  Pietro 
Bouaparte  potesse  risiedere  a 
Bruxelles;  e  Sir  H.  Seyraonr 
aggiunge: 

«  Il  Governo  stava  per  aderire  a 
tale  richiesta,  quando  la  sua  risolii" 
zioue  fu  ostacolata  da  rimostranze 
dell'  Ambasciatore  francese,  il  quale 
crede  che  il  Principe  Bouaparte  sia 
inimischiato  nelle  manifestazioni  di 
inalcoutento  che  hauno  avuto  luogo 
nello  Stato  Pontificio,  ed  in  più  gravi 
sollevazioni ,  che  egli  suppone  siano 
preparate  in  altre  località.  Egli  è  in- 
formato che  il  signor  Mazzini,  capo 
della  Giovine  Italia,  ora  esule  in 
Inghilterra,  è  uno  dei  più  attivi  pro- 
motori di  moti  sediziosi  e  che  que- 
sta persona  desidera  di  fare  alcune 
comunicazioni  al  Principe  Pietro.  Fui 
il  primo  a  richiamare  l'attenzione  del 
Governo  sul  Mazzini  [si  riferiva  al 
dispaccio  del  1833,  che  ho  già  letto 
alla  Camera]  ;  e  non  ho  mai  dubitato 
the  egli  e  i  suoi  affratellati  fossero  una 
bietta  di  pericolosi  avventurieri,  i  movi- 


menti dei  quali  dovessero  essere  stret- 
tamente osservati.  » 

Or:i,  Signori,  Fon.  Collega 
lia  dichiarato  che  il  mio  no- 
bile amico,  Segretario  di  Stato 
i)er  yli  Aifari  esteri,  disse,  ri- 
guardo al  mandato  riferentesi 
al  signor  Mazzini,  che,  quan- 
tunque egli  desiderasse  di  divi- 
derne la  responsabilità,  pureciò 
non  fu  fatto  dietro  suo  deside- 
rio. Francamente,  confermo  la 
dichiarazione  del  mio  nobile  A- 
mico  :  io  sono  responsabile  del- 
l'emissione di  quelmandato.  Ija 
comunicazione  riguardante  il 
signor  Mazzini  fu  fatta  da 
me,  durante  la  casuale  assenza 
del  Conte  Aberdeen  da  Londra. 
Ricevetti  di  tanto  in  tanto 
informazioni  sul  procedere  del 
signor  Mazzini.  Verso  la.  fine 
del  febbraio,  mi  informai  della 
condotta  passata  di  quelP  in- 
dividuo, e  dovetti  convincermi 
della  verità  delle  dichiarazioni 
del  mio  nobile  Amico,  cioè  che 
Londra  era  il  centro,  sotto  la 
direzione  del  signor  Mazzini, 
del  grande  movimento  contro 
il  Governo  italiano,  da  lui 
coscienziosamente  creduto  dan- 
noso per  la  pace  europea.  Da 
queste  comunicazioni  originali 
e  dai  risultati  di  successive  in- 
chieste, credetti  mio  dovere  di 
dividere  la  responsabilità  del- 
l'emissione  del  mandato.  L'on. 
Collega  vuol  forse  chiedere 
per    desiderio    di    chi    ciò    fu 


Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).         26 


402 


APPENDICE 


fatto?  Io  do  la  mia  più  so- 
lenne assicurazione  a  questa 
Camera,  che  quel  mandato  non 
fu  emesso  da  me  su  richiesta 
di  qualsiasi  persona,  e  tanto 
meno  di  un  Ministro  estero  o 
di  una  persona  straniera.  Fu 
emesso  serapliceuiente  in  vista 
de*;li  interessi  inglesi,  jierché, 
secondo  me,  pensai  che,  avendo 
per  legge  la  facoltà  di  emet- 
tere tale  mandato,  fosse  ve- 
nuto il  momento  di  esercitarla 
riguardo  al  bene  pubblico  in- 
glese. Sia  pure  pensando  che 
fosse  un  doloroso,  arduo  e 
quasi  odioso  dovere,  di  emet- 
terò questo  mandato,  non  mi 
peritai  di  farlo.  Detto  ciò, 
sono  sicuro  che  la  Camera  com- 
preuderà  che  P  azione  mia  in 
X^roposito  non  sia  stata  inutile. 
La  Camera  si  ricorderà  ciò 
che  il  Comitato  ha  dichiarato, 
che  avendo  emesso  il  mandato, 
quel  che  avvenne  poi  costituì 
un  fatto  amministrativo.  Inter- 
cettai alcune  lettere  ;  copia  di 
ogni  lettera  giunta  al  Mini- 
stero dell'  Interno,  dopo  la 
prima  settimana  di  marzo,  fu 
da  me  inviata,  non  letta,  al 
Segretario  di  Stato  per  gli  Af- 
fari esteri,  il  quale  ne  fece 
1'  uso  che  ritenne  più  utile,  a 
vantaggio  della  Corona.  L'on. 
Collega  afferma  il  vero,  af- 
fermando che  ogni  dichiara- 
zione dei  mio  nobile  Amico, 
Conte  Aberdeen,  è  degna  di 
fede.  Non   sono  direttamente. 


né  personalmente  a  cognizione, 
se  non  attraverso  la  dichiara- 
zione del  mio  nobile  Amico, 
dell'  uso  fatto  di  questa  cor- 
rispondenza; la  Camera  mi 
permetterà  forse  di  leggere, 
quantunque  ciò  non  sia  stret- 
tamente regolare,  quel  che 
scaturisce  dalle  affermazioni 
del  Conte  Aberdeen,  riguardo 
all'uso  di  tale  corrispondenza. 
Comunicò  egli  alcuna  di  que- 
ste lettere  a  un  Ministro  estero? 
Lo  nega  solennemente.  Espose 
nessuna  persona  a  qualche  ri- 
schio, rivelandone  il  nome  ? 
Egli  lo  nega.  Dice:  «  La  pace 
europea  non  sarebbe  durata  a 
lungo  se  tale  avvenimento  a- 
vesse  avuto  luogo.  »  Quell'av- 
venimento era  l'avanzata  delle 
truppe  austriache.  Il  mio  no- 
bile Amico  disse,  in  una  pre- 
cedente occasione,  che  il  Go- 
verno britannico  era  comple- 
tamente informato  dei  moti 
al  di  là  del  Po,  e  disse  che  se 
essi  si  fossero  accentuati,  gli 
Austriaci  avevano  ordine  pe- 
rentorio (senza  riceverlo  da 
Vienna),  di  muovere  subito 
da  Milano.  Io  non  esito  a  di- 
chiarare, sotto  la  mia  respon- 
sabilità, che  quei  fatti  non 
solamente  tendevano  a  com- 
promettere la  pace  europea, 
ma  ad  essere  fatali  ad  essa. 
Lord  Aberdeen  prosegue  : 


«  Miei  Loids,  il  centro  di  quelle 
cospirazioni  e  di  quei  progetti  era,  non 


APPENDICE. 


403 


nelle  Isok-  Joule  o  nel  Mediterraneo, 
ma  iu  Londra.  » 

La  questione  che  importa  è 
però  di  sapere  quale  u8o  fece 
Lord  Aberdeen  delle  informa- 
zioni avute.  Ascoltate  ciò  die 
egli  dice  : 

«  La  condotta  da  ine  tenuta  tu 
questa  :  decisi  che  nessun  agente  di 
Governo  estero  dovesse  vedere  una 
sillaba  di  quelle  lettere,  né  di  sa- 
pere che  esse  esistessero,  né  di  cono- 
scere il  nome  di  chi  le  aveva  scritte; 
decisi  inoltre  di  salvaguardare  la  si- 
curezza personale  di  individui  com- 
promessi per  le  informazioni  date. 
Con  queste  precauzioni,  comunicai  di 
tanto  in  tanto  al  Governo  austriaco 
tali  informazioni,  in  relazione  con 
le  su  indicatte  restrizioni  e  col  mio 
dovere.  » 

Ma,  Signori,  i'on.  Collega 
mi  fece  un'  osservazione,  della 
quale  io  non  posso  lagnarmi, 
sebbene  sia  stata  molto  doloro- 
sa per  me:  espresse,  è  vero,  la 
sua  convinzione  che  il  Governo 
britannico  fosse  innocente  del 
sangue  versato  sulle  coste  ca- 
labresi, ma  accennando  al 
sangue  versato  sul  patibolo 
di  Bologna,  dice  di  sperare 
che  le  nostre  coscienze  ne  siano 
egualmente  innocenti.  Lgli 
domandò  se  le  lettere  o  copie 
di  esse,  o  informazioni  otte- 
nute per  mezzo  della  corri- 
spondenza del  signor  Mazzini, 
fossero  state  comunicate  ad 
altro  Governo.  Io  solennemente 
dichiaro  che  nessuna  comuni- 
cazione fu    fatta  da    Lord  A- 


berdeen  riguardo  ad  una  parte 
(Iella  corrispondenza  a  nessun 
Ministro,  eccetto  all'Austriaco. 
Ne  ho  assicurazione  dal  mio 
nobile  Amico;  e  lo  stesso  ou. 
Collega  dice  che  qualunque 
asserzione  del  mio  amico  è 
completamente  soddisfacente. 
L'  on.  Collega  con  perfetta 
lealtà  ha  tenuto  lontana,  nella 
sua  mozione,  ogni  questione 
legale  sulla  validità  di  questi 
mandati  e  sulla  politica  di  e- 
metterli.  L"on.  rappresentante 
di  Finsbury  ha  parlato  di  una 
mozione  per  sottoporre  alla 
Camera  quelP  argomento,  in- 
tendendo di  proporre  o  che 
quello  Statuto  sia  abolito  o 
materialmente  rinnovato.  Que- 
sta questione  sarà  trattata  a 
suo  tetnpo;  per  ora,  non  farò 
che  sorvolare  sull'argomento, 
che  è  un  semplice  incidente 
della  questione.  L'  on.  Collega 
dice  che  V  onore  dell'  Inghil- 
terra è  stato  offuscato  per  il  fat- 
to che  i  Ministri  hanno  aperto 
lettere,  trattane  copia,  e  di  aver- 
le poi  spedi  te  ai  destinatari,  sen- 
za informarli  delP  apertura  di 
esse.  Debbo  dire  che  la  forma 
del  mandato  emesso  a  questo 
scopo  non  è  stata  cambiata  da 
molti  anni.  Per  mostrarlo,  ne 
leggerò  due  alla  Camera.  Os- 
serverò però,  che  se  il  man- 
dato autorizzava  l'invio  di  una 
copia  di  lettera  al  Segretario  di 
Stato,  la  conclusione  è  che  la 
lettera    si    intendeva  da    spe- 


404 


APPKNDICE. 


(lire.  Qualunque  sia  l' inter- 
pretazione del  mandato,  è  eerto 
che  la  pratica  di  esso,  dai 
primi  tempi,  è  stata  di  fenn.ire 
la  lettera  originale,  di  copiarla 
ed  in  seguito  di  rimandarla.  La 
Camera  vedrà  elicla  facoltà  non 
serre  ad  uso  pubblico,  a  meno 
di  dare  ad  essa  altre  interpre- 
tazioni. È  però  probabile  che 
fermando  ima  sola  lettera,  voi 
ne  fermiate  una  non  impor- 
tante. Per  esempio,  prendete 
il  caso  di  una  interpretazione 
di  lettere,  prima  che  il  Prin- 
cipe Luigi  Buonaparte  tentasse 
di  sbarcare  sulle  coste  della 
Francia.  In  tal  caso,  la  sin- 
gola lettera  può  essere  insi- 
gnificante, non  contenendo  no- 
tizie importanti;  mentre,  l'in- 
tercettazione di  essa  svelerebbe 
a  Luigi  Bonaparte  l'inutilità 
dei  suoi  piani.  Pertanto,  pri- 
vando il  Governo  dei  mezzi 
per  ottenere  informazioni,  può 
seguirne  una  disastrosa  conse- 
guenza per  la  pace  pubblica. 
La  facoltà,  perciò,  sarebbe 
inutile,  se  confinata  ad  una 
singola  lettera.  Ho  già  dichia- 
rato alla  Camera  che  la  forma 
del  mandato  è  sempre  stata 
la  stessa.  [Qui  Sir  J.  Graham 
legge  alcuni  mandati  suIP  a- 
pertiira  delle  lettere,  emessi 
nel  1741  e  nel  1782  da  pre- 
cedenti Ministri  inglesi,  e  ag- 
giunge] :  Signori,  non  annoierò 
la  Camera  colle  osservazioni 
sul  doloroso  dovere  connesso  a 


quei  mandati.  Paleso  franca- 
mente la  gran  parte  che  ho 
avuto  nel  fatto.  Come  ho  già 
detto,  il  mio  giudizio  può  es- 
sere stato  errato,  ma  al  tempo 
in  cui  ero  perfettamente  a  cogni 
zione  della  condotta  del  siunor 
Mazzini,  scoprii  che  intrighi 
pericolosi  erano  diretti  da  lui 
e  da  persone  con  Ini  in  rehi- 
zione,  alcune  delle  quali  pa- 
garono con  la  vita,  e  che  una 
di  esse  aveva  lasciato  questo 
paese  con  falso  passaporto,  otte- 
nuto da  Lord  Aberdeen  con  false 
dichiarazioni  sul  suo  nome  e  sul- 
la sua  destinazione.  M'accorsi 
che  1'  azione  del  signor  Maz- 
zini era  pericolosa,  e  che  il  po- 
tere esecutivo  non  aveva  la 
facoltà  di  espellere  stranieri, 
quando  essi  abusassero  della 
nostra  ospitalità.  Mi  sia  per- 
messo di  osservare  che  que- 
sto stato  di  cose  può  realmente 
essere  dannoso  ;  se  non  vi  si 
ponerimedio,  le  pili  gravi  conse- 
guenze deriveranno  dalla  man- 
canza della  facoltà  di  controlla- 
re la  presenza  di  stranieri  nel 
nostro  Paese.  ))OÌclié,  senza 
di  essa,  l'Inghiltt^rra  sarà  il 
ricettacolo  dei  proscritti  di 
Europa;  non  solo  essi  vi  vengo- 
no volontariamente,  ma  vi  sono 
inviati  dai  Governi  esteri, 
che  sanno  che  noi  non  pos- 
siamo impedire  che  essi  ven- 
gano qui.  In  assenza  quindi 
di  questa  facoltà,  e  poiché  il 
Segretario  di   Stato  ha  l'auto- 


APDKNDICK. 


405 


rità  ad  aprire  la  corrispou- 
za  di  (jnesti  individui,  secondo 
il  mio  onesto  e  giusto  giudizio, 
credetti,  e  credo,  che  nel  corso 
dell'affare  non  violai,  ma  curai 
i  pubblici  interessi.  La  pru- 
denza, dopo  il  fatto,  non  vale. 
Non  è  giusto  di  giudicare  al- 
cun atto  da  circostanze  diverse 
da  quelle  esistenti,  quando  esso 
si  svolse.  La  Camera,  spero, 
vorrà  considerare  il  caso  se- 
condo le  circostanze  esistenti, 
quando  giunsi  a  quella  deci- 
sione ;  credo  che  anche  un 
Membro  dell'opposizione,  mes- 
so nella  stessa  situazione,  colle 
stesse  responsabilità,  avrebbe 
agiro  egualmente.  Teu2:o  ad 
aggiungere,  Signori,  ch'io  sono 
sempre  sensibile  alla  disap- 
j)rovazione  di  questa  Camera. 
Essere  condannato  da  questa 
Camera,  sia  pure  nella  forma 
più  attenuata  della  mozione 
dell'  on.  Collega,  sareblie  il 
fatto  più  doloroso  della  mia 
vita,  ^[a,  nello  stesso  tempo, 
debbo  dire  che  nell'  insieme, 
co-nsiderando  tutte  le  circo- 
stanze del  caso,  considerando 
il  modo  con  cui  i  miei  oppo- 
positoii  politici  concepiscono 
l'Ufficio  da  me  occupato,  e 
che  fu  coperto  anche  da  loro, 
e  della  responsabilità  che  esso 
porta  con  sé,  tenendo  anche  con- 
to dei  fatti  esposti  da  me  alla  Ca- 
mera, preferirei  in  questa  occa- 
sione di  essere  vittima  dell'at- 
tacco, anziché  essere  aggressore. 


Mr.  DuNCOMBE  —  afferma 
che  dopo  di  aver  presentato  a 
due  riprese  le  petizioni  del  si- 
gnor Mazzini  ,  mai  una  ca- 
lunnia più  indegna  era  stata 
gettata  su  un  individuo,  come 
quella  lanciata,  in  tale  occasio- 
ne, dall'on.  Segretario  di  Stato 
sulla  condotta  del  signor  Mazzi- 
ni. Se  ciò  serviva  a  giustificare 
la  condotta  del  Ministro,  egli 
non  crede  che  fosse  quello  il 
momento  per  macchiare  la  ono- 
rabilità del  signor  Mazzini,  per 
quando  anche  l'onorabilità  del 
Ministio  e  del  Governo  erano  in 
in  giuoco;  ma  egli  è  lieto  di 
distruggere  le  calunnie  che  il 
Segretario  di  Stato  ha  creduto 
di  gettare  su  di  un  individuo 
nella  sua  assenza.  Quali  sono 
i  fatti  in  questione?  Gli  sem- 
bra che  a  ciascun  passo, 
ogni  volta  che  il  doloroso  ar- 
gomento è  toccato,  sempre  più 
neri,  più  profondi,  più  inde- 
gni appariscano  questi  fatti, 
ed  il  Governo  vi  fa  la  peggiore 
figura.  Quando  egli  j)ropose  il 
Comitato,  l'on.  Baronetto  dis- 
se i  «  Voi  saprete  da  me  la 
verità,  la  verità  intera,  uul- 
1'  altro  che  verità.  »  Ma  la 
Camera  ha  saputo  molto  più 
da  lui  oggi,  e  ne  saprebbe 
ancora  di  più  con  nuove  in- 
dagini. E  questo  prova  sola- 
mente la  necessità  di  un'altra 
inchiesta,  e  che  la  relazione 
del  Comitato  non  può  né  vuole 
fermarsi  là,  non  soddisfacendo 


406 


APPENDICE. 


il  pubblico.  La  sua  mozione 
mira  a  ottenere  un  Comita- 
to, e  di  avere  esauriente  re- 
lazione da  uno  che  sia  pub- 
blico, che  investighili  com- 
pletamente il  fatto.  Ha  detto, 
e  lo  ripete,  che  la  relazio- 
ne non  era  soddisfacente  ed 
era  evasiva.  Una  delle  sue  prin- 
cipali ragioni  per  chiedere  una 
inchiesta,  era  che  nella  peti- 
zione presentata  dal  signor 
Mazzini  egli  disse  che  grandi 
calunnie  erano  state  "lanciate 
sulla  condotta  di  lui,  di  fronte 
al  Comitato,  e  chiedeva  un'oc- 
casione per  scolparsi  dinanzi 
a  esso  ed  al  mondo,  e  di  difen- 
dersi dalle  vili  ed  indegne  ac- 
cuse che  gli  si  facevano,  parti- 
colarmente riguardo  al  diabo- 
lico attentato  di  assassinio,  a 
cui  si  riferisce  l'on.  Ministro. 
Naturalmente,  egli  non  potreb- 
be dire  se  quella  circostanza 
era  nota  al  Comitato  ;  ma 
se  lo  era,  i  suoi  membri  dove- 
vano, come  s'addice  ad  uomini 
d'  onore ,  chiamare  il  signor 
Mazzini  e  ascoltarlo,  una 
volta  che  la  sua  condotta 
era  calunniata,  specialmente 
dopo  la  sua  petizione.  L'ac- 
cusa era  nientemeno  che  il 
Mazzini,  mentre  dimorava  a 
Marsiglia,  con  un'altra  perso- 
na. La  Cecilia,  segretario  d'una 
tenebrosa  società,  avesse  ema- 
nato l' ordine  che  l'on.  Baro- 
netto ha  letto.  Questo  apparve 
in  un    giornale.    L'on.    Baro- 


netto si  è  molto  adoperato  a 
raccogliere  ingiurie,  libelli  e 
calunnie  sul  signor  Mazzini  ; 
ma  se  invece  di  ricorrere  al 
Moììiteiir.  si  fosse  preso  la 
pena  di  leggere  la  Westminster 
Review,  vi  avrebbe  trovato  tutta 
la  spiegazione  del  fatto.  Egli 
(Mr.  Duncombe)  leggerà  l'ar- 
ticolo al  qnale  si  riferisce  che, 
se  non  scritto  dal  signor  Maz- 
zini, fu  da  lui  riveduto  prima 
della  pubblicazione.  [Qui  Mr. 
Dnncoml)e  legge  il  brano  del- 
F  articolo  della  ÌVestmiììster 
Review  che  riguarda  il  fatto  di 
sangue  di  Rodez  e  l'imputazione 
fatta  al  Mazzini,  della  quale 
potè  dimostrare  l' innocenza.  E 
prosegue]  :  Questo  dunque  era 
il  complice  del  Mazzini,  questo 
l'uomo  ai  cui  delitti  il  Maz- 
zini si  diceva  di  aver  preso 
parte.  Nel  1840  il  fatto  fu  ri- 
messo a  nuovo  dal  Gisquet, 
l'ex  Prefetto  di  polizia,  nelle 
sue  Memorie  che  furono  anche 
tradotte  in  inglese.  L'on.  Ba- 
ronetto disse  che  il  Mazzini 
minacciò  un  processo  che  non 
fece.  [Sir  J.  Graham:  Non  con- 
tro il  Moniteur].  No:  ma  contro 
un  giornale.  Il  Ministro  disse 
che  il  Mazzini  minacciò  un 
processo  contro  i  suoi  calunnia- 
tori, ciò  che  però  non  fece.  Il  Mi- 
nistro disse  che  il  processo  non 
fu  mai  intentato  ;  mentre  egli 
(Mr.  Duncombe)  dice  che  il 
Mazzini  lo  intentò.  Il  processo 
fu  portato  dinanzi    al    Tribù- 


APPENDICE. 


407 


naie  CoiTezioiiiile  di  Parigi,  e 
(|uale  ne  fa  il  verdetto  ? 

«  Dato  r  impudeute  e  cavilloso  ca- 
rattere della  ditesa  si  ebbe  il  ver- 
detto cbe  segue  :  II  Gisqnet  rispose 
all'accusa  asserendo  esservi  più  di 
uu  Mazzini  nel  mondo,  e  quel  Maz- 
zini, il  querelante,  essendo  un  uomo, 

f 
come  tutti  ammettevano,  di  alta,  mo- 
rale iutegrità,   non   pot«va  essere    il 
Mazzini  a  cui  si  riferiva  il  paragrafo 
del  Moniteur.  » 

In  tal  modo,  i  Membri  del 
Comitato  avrebbero  ricono- 
sciuto in  clie  consisteva  il 
paragrafo  citato  dal  favorito 
dell'  on.  Baronetto,  il  Moni- 
ieur.  Ora  egli  vuol  sapere,  se 
è  possibile  che  si  regga  un  solo 
brano  della  difesa  x^er  1'  a- 
pertura  delle  lettere  del  Maz- 
zini, se  questa  è  P  unica 
ragione  per  farlo.  1"^  se  que- 
sto è  il  x)aragrafo  su  cui  si 
fonda  l'argomento,  (juale  è  la 
risposta  data  al  signor  Mazzini 
quando  querelò  il  libellista? 
Che  egli  non  era  il  Mazzini 
menzionato  ;  che  vi  erano  pa- 
recchi Mazzini  nel  mondo,  che 
egli  non  poteva  essere  il  Maz- 
zini in  questione,  poiché  era 
ammessa  la  sua  alta,  morale 
integrità.  Qual'  è  la  <lifesa 
che  ora  si  vuole  produrre?  È 
una  difesa  del  tutto  nuova,  e 
che  uon_  era  mai  uscita  dalla 
bocca  di  Lord  Aberdeen,  che 
egli  non  aveva  mai  addotto, 
tinche  Fon.  Baronetto  non  si 
fece  il  portavoce  di  Lord  A- 
berdeen.     Fu    detto    che     nes- 


suna lettela  da  Corfii  era  stata 
mai  ricevuta,  né  aperta  al  Mi- 
nistero degli  Affari  esteri.  Ciò 
non  era  giusto.  Egli  va  pili 
oltre,  dicendo  che  questo  mo- 
stra la  necessità  di  un'altra 
inchiesta  sulla  questione.  Gli 
si  dia,  egli  dice,  l'opportu- 
nità, e  proverà  che  il  Gover- 
no aprì  lo  lettere  da  Corfil. 
Volete  non  ammettere  questo? 
Le  lettere  furono  ricevute  da 
Corfu,  aperte  da  voi;  estratti 
di  queste  lettere  sono  in  suo 
possesso  (di  Mr.  Dunoombe). 
Avevano  il  bollo  postale  di  Cor- 
fiT.  Ignora  se  l'uomo  che  a- 
veva  falsificato  i  sigilli  e  com- 
pito l'indegno  lavoro  per  voi  vi 
aveva  dato  le  date  e  gli  indiriz- 
zi, oppure  no.  Si  è  detto  che 
le  lettere  erano  datate  non  da 
Corfii,  ma  da  Autun.  Ma  quale 
era  la  difesa  fjttta  prima  ?  Che 
il  Governo  non  sapeva  essere 
i  Bandiera  a  Corfu,  tìncbé  essi 
non  partirono  di  là,  da  dove, 
avviatisi  poi.  per  la  Calabria 
dopo  sette  giorni  di  dimora  a 
Corfii,  era  del  tutto  impossi- 
bile che  il  Governo  potesse 
avere  relazione  con  gli  inci- 
denti che  li  condussero  alla 
morte.  Quindi,  Pon.  Ministro 
dice  che  ciò  che  importa  è  il 
complotto  che  mirava  a  un'  in- 
vasione negli  Stati  Pontifici  e 
nella  Calabria.  I  Bandiera  era- 
no a  Corfii,  uno  dal  28  marzo, 
1'  altro  dal  28  aprile,  e  da  quel 
tempo,    finché    essi    non    sai- 


408 


APPENDICE. 


parono  il  12  giugno,  non  si  mos- 
sero m:ii  daCorfù,  né  dai  diu- 
tonii.  Un'altra  ragione  data, 
che  il  Governo  non  are  va  nulla 
a  che  vedere  con  il  tranello  teso 
a  questi  sfortunati,  è  che  esso 
non  poteva  aver  saputo  dove 
erano  dirette  quelle  persone. 
Informazioni  erano  state  date 
a  Lord  Seaton,  di  un  battello 
salpato  con  armi,  munizioni  e 
ventidue  uomini  armati.  Ciò 
fu  creduto  esagerato.  A  Lord 
Seaton  fu  richiesto  dai  Con- 
soli- di  altre  Potenze  di  fare 
inseguire  quegli  uomini,  espo- 
nendogli le  conseguenze  che 
1'  incidente  avrebbe  potato  a- 
vere.  Cosa  fece  Lord  8eaton  ? 
Egli  mandò  un  altro  battello, 
ventiquattr'ore  dopo.  Se  Lord 
Seaton  avesse  inviato  il  va- 
pore Altdea,  quegli  sfortunati 
non  sarebbero  stati  uccisi  a 
tradimento,  come  lo  furono  ; 
per  r  intromissione  del  Go- 
verno britannico,  l»^  loro  vite 
sarebbero  state  salve  e  quella 
macchia  non  avrebbe  intac- 
cato l'onore  (Iella  Nazione.  Fu 
affermato  che  quegli  uomini 
non  furon  sconfitti  da  trup- 
pe, e  fu  detto  che  tutti  gli 
abitanti  del  Paese  insorsero 
barbaramente  contro  i  dete- 
stati invasori  dei  loro  paci- 
fici villaggi.  Inveie,  rego- 
lari truppe  furono  mandate 
contro  di  loro.  Una  parte  del- 
l'11°  67tasseu/«  incontrò  e  as- 
salì quelle  jjersone  ;  e  la  pro- 


va che  non  furono  gli  abitanti 
del  paese  ad  opporsi  a  loro,  appa- 
risce nella  Gazzetta  Ufficiale,  in 
cui  si  legge  che  il  Ke  di  Napoli 
Ijubblicamente  encomiava  130 
persone,  appartenti  quasi  tutte 
all'esercito,  conferendo  onori- 
ficenze ad  alcune  di  loto,  e 
al  Console  Napoletano  di  Cor- 
fu,  per  la  parte  presa  nel  ter- 
ribile fatto  che  si  lamenta.  Si 
afferma  che  se  Pon.  Baronetto 
non  avesse  fatto  ciò,  l'Austria 
avrebbe  mandato  70.000  uo- 
mini negli  Stati  Pontifici.  E- 
gli  ritiene  che  il  Governo  deve 
essere  grato  all'on.  Segreta- 
rio di  Stato  per  aver  messo 
innanzi  un  tale  argomento.  Si 
era  completamente  perduto  di 
vista  ciò  che  si  faceva  all'  e- 
stero  ;  non  si  aveva  interesse 
per  gli  atti  disonorevoli  che 
.si  commettevano;  il  Governo 
si  occupava  solo  di  liti  per- 
sonali o  di  discussioni  grette 
sulla  Tarìff,  non  curando  ciò 
che  avveniva  altrove.  Il  Go- 
verno si  mosse,  quando  sep- 
pe che  se  la  tranquillità 
del  Gov^erno  Papale  fosse  stata 
turbata,!' Austria  avrebbe  man- 
dato 70.000  uomini  colà;  e 
V  Inghilterra,  per  impedire  ciò, 
apri  le  lettere  di  stranieri 
e  di  esuli.  Ora.  egli  vuol  sa- 
pere su  quale  principio  si  fon- 
dava il  Governo  per  ingeiirsi 
dei  moti  interni  di  nazioni  e- 
stere.  Sa  che  quello  era  un 
principio  della  Santa  Alleanza, 


APPENDICE. 


409 


la  quale  reclamava  il  diritto 
di  ingerirsi  uegli  affari  in- 
terni di  altre  nazioni  ;  ma 
1'  Inghilterra  si  rifiutò.  Re- 
sistette per  opera  di  Mr.  Can- 
ning,  in  pili  di  una  circostan- 
za, come  nel  caso  della  Spa- 
gna, quando  la  Francia  tentava 
di  dettar  legge  a  quella  na- 
zione: Mr.  Canniiig  non  volle 
ingerirsi  di  ciò,  anzi,  andando 
pili  oltre,  espresse  in  Parlamen- 
to la  speranza  che  la  Spagna  e- 
scisse  vittoriosa  dalla  lotta. 
Adesso  non  è  più  cosi;  all'In- 
ghilterra è  detto  che  l'Austria 
manderà  70.000  mila  uomini: 
immediatamente,  il  Governo 
inglese  si  dispone  ad  entrare 
in  campo,  informando  gli  Stati 
esteri.  Egli  dice  che  questo  è 
un  argomento  degno  dell'atten- 
zione della  Camera.  In  che  con- 
sisteva la  probabilità  di  libera- 
zione del  popolo  italiano,  se 
il  Governo  agiva  in  tale  mo- 
do? Dice  che  ciascuno  degli 
Staterelli  italiani  è  un  foco- 
lare di  tirannia,  e  che  tutto 
dovrebbe  essere  spazzato.  I 
Governi  sono  protetti  nei  loro 
misfatti.  Se  un  appello  fosse 
fatto  all'Austria,  deplorando 
ohe     il     popolo     è     nialgover- 


nato  o  tiranneggiato,  essa 
risponderebbe  che  tanto  quelli 
del  Pontefice  quanto  gli-  al- 
tri Stati  italiani  sono  indi- 
pendenti, e  perciò  non  po- 
trebbe occuparsene  :  ma  se  i 
sudditi  si  ribellassero  ai  ti- 
ranni, l'Austria  dichiarerebbe 
la  sua  decisione  di  ingerirsi, 
mandando  70.000  uomini,  e 
1'  Inghilterra  pure  vi  prende- 
rebbe parte.  Perché  V  Inghil- 
terra deve  diventare  il  poli- 
ziotto di  tutti  idespoti europei? 
Questa  è  stata  la  su.i  condotta 
in  tutta  la  questione,  la  quale, 
più  si  esamina,  più  apparisce 
indegna  agli  occhi  dell'Europa. 
Ringrazia  Fon.  Segretario  di 
Stato  per  avere  aperta  la  discus- 
sione e  può  solo  dire  che  darà 
il  suo  voto  alla  mozione,  au- 
gurandosi che  essa  potrà  aiu- 
tare a  cancellare  la  macchia 
che  ha  intaccato  la  Nazione, 
per  le  conseguenze  del  fatto 
nel  quale  il  Governo  si  è  in- 
gerito. 

Mr.  \Varbukton  —  osserva 
che  nessun'  accusa  fu  fatta  ri- 
guardante la  condotta  del  Maz- 
zini dinanzi   al  Comitato. 

La  Camera  vota:  — SidS 
—  No  52  —    Maggioranza  14. 


410 


APPRNDICB. 


Cam  Hit  A  DKi  Comuni. 


YIII. 

■  Sedala  del   i  aprile  1845.   (^) 


\Si<j.  Mazzini].  — SirC.  Na- 
PIER  —  desidera  d' interrogare 
l'ou.  Baronetto,  Segretario  di 
Stato  per  l'Interno.  Egli  ha 
letto  nei  giornali  una  lettera 
del  signor  Mazzini,  nella  qua- 
le dicliiara  formalmente  di 
non  aver  nulla  a  che  fare 
eolla  tìrraa  di  nessun  mandato 
o  ordine  riguardo  all'assassi- 
nio dell'Emiliani  e  di  .-iltri, 
come  fu  affermato  l'altra  sera 
dall'on.  Baronetto.  Quella  let- 
tera dichiara  che  era  provato 
dinanzi  al  competente  Tribu- 
nale che  tale  ordine  era  falso 
e  che  il  signor  Mazzini  non 
si  trovava  nella  città  da  dove 
era  stato  emanato  l'ordine. 
Egli  desidera  di  chiedere  al- 
l'on.  Baronetto  se  ancora  so- 
stiene l'accusa  contro  il  si- 
gnor Mazzini;  in  caso  contrario, 
se  seguirà  l'esempio  dell' on. 
rappresentante  di  Shrewshurj^ 
(Mr.  Disraeli),  che  fece  ampie  e 
pubbliche  scuse  per  1'  infon- 
data accusa  contro  questa  per- 
sona. Nessiui  inglese,  credo, 
tollererebbe  l'accusa  di  essere 
un  assassino.  Ora,  il  signor 
Mazzini  è  uno  straniero,  e  noi 
siamo  obbligati  a  dargli  ripa- 


razione, in  caso   di  torto,   co- 
me a  un  cittadino  inglese. 

Sir  J.  Graham  —  è  dolente 
che  l'ou.  e  valoroso  ufficiale 
non  lo  abbia  avvertito  in  tempo 
che  lo  avrebbbe  interrogato 
su  un  tale  argomento.  Sic- 
come non  lo  ha  fatto,  risponde 
sùbito,  dichiarando  le  sue  im- 
pressioni. Egli  aveva  veduto 
la  lettera  del  signor  Mazzini, al- 
laquale  l'on.  e  valoroso  ufficia- 
le si  riferisce  ;  e  per  compiace- 
re l'on.  rappresentante  di  Fins- 
bury,  aveva  prodotto  1'  altra 
sera  documenti  e  dispacci  ri- 
ferentisi  al  signor  Mazzini  fra 
gli  anni  1833  e  1844,  che  com- 
provavano la  sua  dichiarazione. 
La  Camera  si  ricorderà  che 
quando  fece  la  dichiarazione, 
accennata  da  Mr.  Napier,  egli 
dichiarò  alla  Camera,  richia- 
mando l'attenzione  di  essa 
sulle  sue  parole,  che  ciò  clie 
egli  aveva  detto  sulla  passata 
condotta  del  signor  Mazzini  non 
si  fondava  su  documenti  uffi- 
ciali, ma  sull'autorità  di  un 
giornale  che  circolava  in  (juel 
tempo  in  Francia  e  di  cui  a- 
veva  una  copia,  della  quale 
tradusse    un    brano.    Egli  di- 


(1)  Dagli  Hansard's  Parliamentary  Debates,  voi,  LXXIX,   coli.  170-171, 


cliiaio  pure  di  ciruriv  die  il 
Mazzini  avesse  minacciato  di 
querelare  il  Moniteur  per  avere 
stampata  (luella  dichiarazione  ; 
ma  elio  non  lo-avevamai  fatto. 
L'on.  rappresentante  di  Fins- 
l»ury  gli  eliiese  se  egli  aveva 
letto  un  articolo  nella  West- 
minster  Utview  sul  signor  Maz- 
zini, in  cui  si  confutava  l'ac- 
cusa lanciatagli  contro.  Era 
perfettamente  vero  che  egli 
non  aveva  mai  vesduto  questo 
articolo.  L'on.  rappresentante 
dichiarò  che  un  processo  fu  isti- 


APPENDICE.  411 

tnito  contro  un'altra   persona 
per    avere   ripetuto    l'accusa, 


e  l'on.  Collega  dichiarò  altresì 
che  il  Mazzini  non  era  riu- 
scito nella  sua  azione  legale 
contro  l'autore  dell'accennato 
lihello.  Egli  non  conosce  altre 
circostanze  sul  caso.  Non  in- 
tende di  dire  di  avere  la  fer- 
ma convinzione  che  1'  accusa 
sia  ben  fondata  ;  ma  se  gli  si 
domandasse  se  egli  la  crede 
infondata,  non  potrebbe  dare 
questa  assicurazione  alla  Ca- 
mera. 


IX. 


(AMKKA   i>Ei  Comuni.    —   Seduta  del  4  aprile  1845.   (0 


Mr.  Waklky  —  parla  in 
favore  doli  a  seguente  propo- 
sta : 

«  Sia  presentata  un'  umile  tlo- 
inanda  a  J>na  Maestà,  perché  si  com- 
piaccia di  dare  ordini  per  sottoporre 
alla  Camera  copia  di  qualunque  man- 
dato o  di  mandati  inviati  al  Direttore 
Generale  delle  Poste  da  qualunque 
Segretario  di  Stato,  riguardanti  il  se- 
«luestro  o  l'apertura  di  qualunque 
lettera  o  di  lettere  indirizzate  o  scritte 
da  Thomas  Slingsby  DuucombeEsq., 
Membro  di  questa  Camera.  » 

Egli  non  desiderava  di  pre- 
sentare ora  questa  mozione, 
perché  il  suo  on.  Collega  era 
sorto  V  impressione  che  non  si 


dovesse  [)ortare  ciie  il  pros- 
simo lunedì;  però,  se  non  la  pre- 
senta adesso,  non  potrà  farlo 
per  qualche  tempo.  L'  on. 
Baronetto  suo  oppositore  po- 
teva liberarlo  dalla  necessità 
di  discutere  questa  questione, 
producendo  i  mandati,  e  non 
avendo  fatto  ciò,  lo  costringe 
a  piesentare  la  mozione,  e  ad 
avere  il  giudizio  della  Camera. 
Egli  ricorda  alla  Camera  che, 
immediatamente  prima  di  Pa- 
squa, aveva  presentato  una 
petizionedegli abitanti  dlFins- 
bury,  i  quali  si  lamentavano 
del  torto  fatto  al  loro  rap- 
presentante, e  chiedevano  una 


Daeli  Hanmrd's  Parliamentanj  Debates.  voi.  LXXIX.  coli.  201-209. 


412 


APPKNDICK. 


inchiesta.  Al  qual  proposito, 
può  affermare  alla  Camera 
che  il  sentimento  del  collegio 
di  Fin.sbury  è  profondamente 
radicato  ed  intenso.  Egli  quin- 
di cita  la  dichiarazione  del- 
l' on.  Baronetto  (Sir  James 
Graham),  contenente  l'ampia 
relazione  delle  circostanze,  che 
lo  avevano  indotto  ad  aprire 
le  lettere  del  Mazzini.  Il  pro- 
cedimento seguito  in  qnell'  oc- 
casione fu  diverso  da  quello 
adottato  verso  il  suo  on.  Col- 
lega, il  quale  aveva  pure  di- 
chiarato che  le  sue  lettere  e- 
rano  state  aperte  all'  Ufficio 
delle  Poste,  ma  non  aveva 
avuto  spiegazione  alcuna  dal- 
l'on.  Baronetto,  riguardante 
questo  inconveniente.  E  poi- 
ché le  lettere  dell'  on.  sno  Col- 
lega sono  state  aperte,  egli  lia 
diritto  di  sapere  chi  sono  i  suoi 
calnnniatori,  chi  ha  agito  da 
spia  o  da  informatore  contro 
di  lui,  inducendo  a  credere 
che  l'on  Segretario  di  Stato 
si  sia  reso  colpevole  di  una 
pratica  iiidegua.  Il  suo  on. 
Collega  è  ignaro  del  com- 
plesso di  questo  fatto.  Il  suo 
nome  è  stato  calunniato,  la 
sua  condotta  posta  in  cattiva 
luce,  e  messo  in  queste  condi- 
zioni, egli  ha  il  diritto  di  la- 
gnarsi alla  Camera,  e  i  suoi 
elettori  hanno  pure  il  diritto  di 
lagnarsi  che  uno  che  ha  sem- 
pre fatto  lealmente  il  suo  do- 
vere,  sia  cosi  ingiuriato.  Que- 


sti ultimi,  quando  seppero  che 
il  Governo  di  Sua  Maestà 
aveva  aperto  le  lettere  del  loro 
rappresentante,  violando  cosi 
il  segreto  epistolare,  pensa- 
rono di  avere  il  diritto  di  sa- 
pere la  ragione  per  cui  si  era 
agito  in  tal  modo.  Se  il  Go- 
verno aveva  il  diritto  di  a- 
prire  le  lettere  del  suo  on. 
Collega,  perché  non  ne  di- 
chiarò le  ragioni  alla  Camera  f 
L'on.  Baronetto  non  ammette 
ohe  le  lettere  siano  state  a- 
perte  ;  eppure,  è  convinzione 
generale  di  tutta  l'Inghilterra 
che  non  solo  le  lettere  scritte 
a  lui,  ma  anche  quelle  scritte 
da  lui,  siano  state  aperte,  ed 
il  Governo  deve  dichiarare 
perché  ha  fatto  ciò.  L'on.  Ba- 
ronetto parla  di  responsabiìiià:. 
ma  quale  ne  è  il  signitìcato, 
quando  non  si  hanno  i  mezzi 
per  sapere  ciò  che  è  srato 
fatto?  Se  si  istituisce  un  pro- 
cesso contro  individui  dell'Uf- 
ficio delle  Foste  per  l'apertura 
delle  lettere,  il  mandato  deve 
essere  prodotto.  La  sola  di- 
fesa riguardo  alla  legge  è  la 
produzione  del  mandato.  Egli 
deve  dire  che  il  Governo  sem- 
bra schermirsi  sull'argomento 
in  modo  non  onorevole,  e  dà 
un  esempio  destinato  a  pro- 
durre un  cattivo  effetto  nel  Pae- 
se, poiché  esso  non  si  fonda  sul- 
la legge,  né  sulla  giustizia,  ma 
solamente  sulla  forza  :  e  sicuro 
di  ciò,    elude    le  inchieste.  11 


appkxdicp:. 


413 


suo  Oli.  Collega  chiede  gin- 
stizia  in  tutte  le  forme,  egli 
è  negata  ;  ciò  è  ingiusto  e  in- 
generoso. Ma  se  la  condotta 
del  Governo  di  Sua  Maestà  è 
ingiusta,  intìnitamente  peggio- 
re è  quella  della  maggioranza 
della  Camera.  Il-  Governo  di 
8un  Maestà  appare  ora  infles- 
sibile, come  quando  per  la 
prima  volta  la*  questione  fu 
sottoposta  alla  sua  considera- 
zione. Spera  che  sia  giunto 
il  momento,  che  il  Governo 
mitiuhi  ed  adotti  una  via  di- 
versa da  quella  tenuta  finora. 
Nel  caso  del  signor  Mazzini,  è 
stata  data  un'  ampia  spiega- 
zione. Perché  non  darla  an- 
che all'on.  rappresentante  di 
Finsburv  ?  Se  si  opponessero 
alla  sua  mozione,  vi  sarebbe 
una  maggioranza  contro  di  lui; 
ma  quella  decisione  non  pro- 
durrebbe nessun  benefico  ef- 
fetto snll' opiniotie  pubblica, 
specialmente  nel  Collegio  di 
Finsbury.  Egli  ritiene  che  il  suo 
on.  Collega  è  stato  trattato 
assai  ingiustamente ,  anche 
quando  si  sforzava  di  com- 
piere il  suo  dovere  verso  un 
individuo  che  si  considerava 
perseguitato.  Dice  che  le  let- 
tere del  suo  on.  Collega  sono 
state  aperte  e  che  può  pro- 
varlo al  Tribunale  della  Ca- 
mera. Se  però  il  Governo  dice 
che  le  lettere  di  lui  non  sono 
state  aperte,  se  questo  non  è 
stato  il    caso,  che   vi  sarebbe 


di  umiliante  per  esso,  a  fare 
una  simile  dichiarazione?  Se, 
d'altra  parte,  il  Governo  am- 
mette che  le  lettere  sono  state 
aperte,  perché  non  farne  sa- 
pere la  ragioni  alla  Camera 
ed  al  Paese? 

SirJAMKS  Graham—  osserva 
che  è  stato  francamente  ammes- 
so dal  suo  on.  Collega  la  non 
opportunità  di  presentare  la 
sua  mozione  al  momento  pre- 
sente, e  tutto  fa  credere  che 
la  Camera  sia  annoiata  di  que- 
sto argomento.  Nessuno  me- 
glio di  lui  ammette  l'inge- 
nuità dell'  on.  Collega  ;  ma 
questa  ingenuità  è  così  vuota, 
che  nella  sua  richiesta  alla  Ca- 
mera egli  non  sa  trovare  un  ar- 
gomento nuovo.  L'on.  Collega, 
come  in  altre  occasioni,  do- 
manda che  cosa  è  la  respon- 
sabilità ministeriale.  Certa- 
mente, 1'  on.  Collega,  e  gli 
altri  Membri,  debbono  ritenere 
che  le  -  ripetute  accuse  get- 
tate su  di  lui  costituiscono  non 
solo  una  responsabilità,  ma 
una  dolorosissima  responsa- 
bilità. L'on.  Collega  allude  al- 
la maggioranza,  lagnandosene. 
In  un'  assemblea  popolare  la 
maggioranza  è  quella  che  de- 
ve decidere.  Quando  questo 
affare  fu  la  prima  volta  di- 
scusso, egli  si  era  impegnato, 
come  Ministro  della  Corona  e 
come  gentiluomo,  di  dichia- 
rare francamente,  in  un  ap- 
posito   Tribunale,    di  investi- 


414 


APPENDICE. 


gare  siili'  argomento  e  sui  casi 
particolari,  in  cui  aveva  e- 
sercitato  questa  facoltà.  Egli 
lo  lia  fatto  pienamente  e  senza 
riserva,  davanti  a  un  Tribu- 
nale, la  cui  maggioranza  era 
formata,  non  di  amici,  ma  di 
opj)08Ìtori  del  Governo.  La 
dichiarazione  di  quel  Comi- 
tato è  dinanzi  alla  Camera. 
Contro  le  sue  decisioni,  varii 
appelli  sono  stati  fatti,  sem- 
pre negati  dalla C.miera.  Crede 
che  ciò  che  egli  ha  dichiarato, 
in  una  precedente  sera,  quan- 
do la  questione  fu  discussa, 
abbia  soddisfatto,  non  solo  la 
Camera  in  generale,  ma  lo 
stesso  on.  Collega,  che  fece  la 
mozione,  e  spera  e  crede  an- 
che che  sia  stata  data  una 
riparazione  da  lui  (Sir  James 
Graham)  all'  on.  rappresen- 
tante di  Finsbury  (Mr.  T.  Dun- 
combe).  In  quell'occasione  ha 
detto  chiaramente  che  nulla 
era  venuto  a  sua  conoscenza, 
circa  la  condotta  dell' on.  Col- 
lega, tanto  come  Membro  del 
Parlamento,  quanto  come  fe- 
dele suddito.  Questo  egli  ha 
affermato  più  chiaramente, 
dal  suo  posto  in  Parlamento. 
Ha  fatto  questa  dichiarazione 
allora  e  la  ripete  ancora  una 
volta.  Non  pensa  che  sia  suo 
dovere  di  dare  una  risposta  pi  u 
esplicita  di  quella  già  data. 
Ma  ciò  che  ha  di(;hiarato  sulla 
condotta  dell'  on.  rappresen- 
tante di  Finsbury,  egli  lo  ri- 


pete, lieto  di  averne  1'  op- 
portunità. Non  crede  neces- 
sario che  si  insista  sull'argo- 
mento. Tutto  1'  affare  della 
apertura  delle  lettere  per  o- 
pera  del  Governo  è  stato  esa- 
minato dal  Tribunale  apposi- 
tamente scelto  dalla  Camera, 
e  quantunque  quel  Tribunale 
non  abbia  detto  che  la  facoltà 
in  possesso  dal  Governo  fu  in 
ogni  caso  adoperata  con  discre- 
zione, 'ha  dichiarato  tuttavia 
che,  in  nessun  caso,  e  i)er 
mezzo  di  nessun  Segretario  di 
Stato,  tale  facoltà  è  stara  e- 
sercitata  per  impulsi  perso- 
nali, per  sentimento  di  ven- 
detta, o  per  motivi  diversi  da 
qnelli  inerenti  a  un  dovuto 
riguardo  alla  pace  pubblica 
ed  al  benessere  della  Nazione. 
Questa  fu  la  decisione  di  (juel 
Tribunale,  che,  se  non  fu  un 
Tribunale  contrario,  aveva 
certamente  qualche  preven- 
zione rispetto  al  Segretario  di 
Stato  o  al  Governo.  La  deci- 
sione di  esso  soddisfece  la  Ca- 
mera, ed  egli  spera  che  in 
vista  di  tali  circostanze  l'on. 
Collega  non  crederà  neces- 
sario di  appellarsi  alla  Ca- 
mera. 

Mr.  HuME  —  è  d'accordo 
con  l'on.  Baronetto  che  l'ar- 
gomento sia  esaurito,  ma  è 
lieto  si  sia  presentata  1'  occa- 
sione per  avere  avuto  da  lui 
una  spiegazione  sulla  respon- 
sabilità ministeriale.   Per  i)ar- 


APPENDICE. 


415 


te  sua,  è  dispiacente  che  l'ar- 
gomeuto  aia  stato  troppo  di- 
scusso, perché  erede  che  abbia 
daiuieggiato  la  condotta  dei 
nostri  funzionari  governativi 
dinanzi  all'opinione  pubblica. 
Il  solo  punto  da  vedere  ora  è  se, 
per  le  disposizioni  di  qualun- 
que atto  del  Parlamento,  il 
Segretario  di  Stato  abbia  la 
facoltà  di  emettere  mandati 
per  l'apertura  di  lettere  ;  ed 
il  suo  on.  Amico  vuole  una 
coj)ia  di  qualunque  mandato 
emesso  riguardo  alle  sue  let- 
tere, ritenendo  con  ciò  che  la 
questione  possa  essere  trattata 
dal  Tribunale  e  decisa.  Egli, 
naturalmente,  crede  che  que- 
sta sia  una  richiesta  ragione- 
vole e  da  poter  essere  soddi- 
sfatta dall' on.  Baronetto.  As- 
sicura l'on.  Baronetto  che  la 
questione  non  sarà  esaurita 
dinanzi  all'opinione  pubblica, 
finché  non  si  presenti  l'op- 
portunità di  discuterla.  Sic- 
come il  suo  scopo  è  di  vedere 
il  documento,  egli,  se  il  suo 
on.  Amico  chiederà  una  vo- 
tazione, deve  dividere  la  sua 
opinione  ,  pure  ammettendo 
che  Fon.  Baronetto  abbia  dato 
tutte  le  spiegazioni  e  soddi- 
sfazioni all'on.  rappresentante 
di  Finsbury,  per  quanto  ri- 
guarda la  sua  condotta  per- 
sonale. 

Mr.    MOXCHTON    MiLNES   — 

desidera  che  la  votazione  non 
avvenga;  ma  aderendo,   come 


fa,  alla  considerazione  costi- 
tuzionale della  questione,  di- 
chiara che,  se  l'on.  deputato 
chiede  una  votazione,  deve 
votare  per  lui.  Non  ha  ancora 
avuta  nessuna  risposta  sul- 
l'argomento, se  un  mandato 
debba  considerarsi  come  un 
pubblico  documento  da  pro- 
dursi, quando  è  richiesto  per 
uno  scopo  pubblico. 

Dr.  BowRiNG  —  non  può 
permettere  che  si  chiuda  la 
discussione  senza  lecare  la  sua 
testimonianza  sulla  condotta 
del  signor  Mazzini,  così  ingiu- 
stamente assalita,  in  una  prece- 
dente seduta,  dall' on.  Baro- 
netto dell'opposizione  (Sir 
James  Graham).  Egli  conosce 
il  signor  Mazzini  da  varii  anni  ; 
conosce  la  sua  posizione  e  sa 
che  è  circondato  di  affetto  e 
di  fiducia  da  quanti  sono  in 
relazione  con  lui.  Il  signor 
Mazzini  non  ha  avvicinato  al- 
cuna persona  in  questo  paese 
senza  lasciare  la  più  favore- 
vole impressione  sul  suo  alto 
intelletto  e  sulla  sua  insospet- 
tata moralità.  .  Ha  lottato  e 
soflerto  molto,  dedicando  le 
complesse  energie  della  sua 
mente  ad  un  grande  idenle, 
la  redenzione  della  sua  Patria. 
Egli  può  essere  un  sognatore, 
può  essere  (quantunque  egli 
speri  il  contrario)  un  entu- 
siasta sbagliato  ;  ma  è  uno  di 
quelli  che  crede  che  il  paese 
che  gli    ha   dato  i    natali   sia 


416 


APPENDICE. 


destinato  a  qualcosa  di  me- 
orlio  e  di  più  felice  della  sua 
presente  condizione;  essendo 
venuto  nel  nostro  Paese  ed  a- 
rendo  veduto  i  vantaggi  e  il 
benessere  derivati  dalle  sue 
libere  istituzioni,  la  suamente 
si  è  aperta  a  fiduciose  aspi- 
razioni per  il  tempo  in  cui  la 
sua  Patria  :ivrà  le  nostre 
sresse  istituzioni.  Chi  può  bia- 
simarlo e  imputare  a  delitto, 
se  egli  crede  che  la  sua  Italia 
debba  in  un  tempo  assai  pros- 
simo esser  libera?  È  impos- 
sibile che  il  signor  Mazzini 
possa  avere  meditato  un  de- 
litto :  1'  idea  dell'  assassinio 
non  può  mai  essere  penetrata 
nella  siia  mente  cosi  elevata 
e  pura.  È  caritatevole,  è  giu- 
sto che  1'  on.  Baronetto  ca- 
lunni la  condotta  di  un  as- 
sente? Egli  (Dr.  Bowring)  si 
ricorda  bene  l'eccitazione  pro- 
dotta alla  Camera ,  quando 
1'  on.  Baronetto  a  capo  del 
Governo  assali  l'on.  rappre- 
sentante di  Shrewsbury,  per 
le  accuse  lanciate  contro  un 
assente  e  un  innocente  ;  ora, 
il  Collega  dell'on.  Baronetto, 
il  Segretario  di  Stato  per  l'In- 
terno, non  sapendo  nulla  del 
signor  Mazzini  (poiché  se  lo 
avesse  saputo,  non  lo  avrebbe 
accusato),  non  ha  esitato,  in  un 
luogo  dove  il  signor  Mazzini 
non  poteva  essere  presente  per 
difendersi,  di  lanciargli  con- 
tro   la    pili    terribile    accusa. 


Ciò  che  egli  chiede  è. che  l'on. 
Baronetto  (Sir  J".  Graham)  as- 
suma informazioni  sulla  con- 
dotta del  signor  Mazzini  ;  e  se 
egli  trova,  ciò  ohe  è  certo,  di 
essere  stato  erroneamente  in- 
formato, facendo  1'  inchiesta 
su  tale  uomo,  egli,  appellan- 
dosi al  suo  sentimento  di  giu- 
stizia, vorrà  lasciarlo  nell'  a- 
bisso  di  degradazione  in  cui 
r  hanno  gettato  le  calunnie 
portate  alla  Camera?  Ritiene 
quindi  che  al  signor  Maz- 
zini, da  lui  conosciuto  da  lun- 
go tempo,  la  cui  condotta  ha 
osservato  da  vicino,  i  cui  sen- 
timenti sono  improntati  ai  più 
alti  principii  di  moralità  e 
giustizia,  nella  cui  mente  sen- 
za dubbio  l'amore  della  libertà 
è  forte,  ma  pili  forte  è  il  prin- 
cipio morale,  siano  fatte  que- 
ste dichiarazioni  in  sua  di- 
fesa. 

Colonnello  WyxVdham  — 
non  dubita  che  1'  on.  rappre- 
sentante di  Bolton  abbia  un'  al- 
ta opinione  del  signor  Maz- 
zini ;  però,  a  lui  (Col.  Win- 
dham)  dispiacerebbe  di  trovarsi 
nella  posizione  del  signor  Maz- 
zini. Egli  ha  letto  la  corri- 
spondenza e  le  dichiarazioni 
scritte  sull'argomento,  e  pensa 
che  il  signor  Mazzini,  per  la 
sua  intelligenza,  dovrebbe  oc- 
cupare un  posto  adatto  nel 
suo  Paese,  invece  di  venir  qui 
a  recar  danno.  Egli  non  ha 
per    lui    queir   alta    opinione 


APPENDICE. 


417 


che  nutre  lou.  rappreseutaute 
(li  Bolton  ;  e  se  si  viene  ad 
lina  votazione,  voterà  contro. 
Capitano  Bernal  Osbok- 
NK  —  dopo  il  discorso  del- 
l'ou.  rappresentante  di  Bol- 
ton (il  quale,  nella  sua  qualità 
di  membro  di  questa  Camera 
e  di  amico  del  signor  Maz- 
zini, La  avuto  per  quest'  ul- 
timo parole  cosi  onorevoli,  con- 
rrariamente  a  quele  delF  on. 
rappresentante  che  ha  parlato 
per  ultimo,  e  che  non  sa  nulla 
di  quel  Signore),  vuol  doman- 
dare all'  on.  Segretario  di  Sta- 
to, se,  dopo  di  aver  portato 
qui,  l'altra  sera,. quelle  accuse, 
ricavate  da  alcuni  giornali, 
sebbene  avrebbe  dovuto  sapere 
che  le  dichiarazioni  in  essi 
contenute  non  erano  vere,  di- 
chiarando altresì  che  il  si- 
gnor Mazzini  non  aveva  mai 
cercato  di  chiarire  la  sua  con- 
dotta dalle  accuse  fattegli 
(mentre  il  signor  Mazzini  a- 
veva  fatto  uno  o  due  processi 
contro  quei  giornali)  :  egli 
vuol  domandare  all'  on.  Ba- 
ronetto se,  dopo  ciò,  egli  sia 
soddisfatto  che  l'affare  riman- 
ga come  è  ora.  Ricorda  che 
l'on.  Baronetto,  capo  del  Go- 
verno, una  volta  fece  una  si- 
mile accusa,  contro  l'on.  rap- 
presentante di  Stockporr,  che 
non  ha  mai  ricevuto  scuse. 
Egli  pensa  che  è  assai  indegno 
che  ai  Ministri  sia  x>erme8SO, 
dopo  accuse    come    queste,  di 


trincerarsi  dietro  la  responsa- 
bilità ufficiale.  Desidera  di  sa- 
pere se  dopo  il  discorso  del- 
l'on.  rappresentante  di  Bolton 
in  difesa  della  condotta  del 
signor  Mazzini, l'on.  Baronetto 
(Sir  J.  Graham)  intende  an- 
cora tacere. 

Sir  James  Guaham  —  alla 
domanda  dell'on.  deputato  non 
sa  proprio  come  rispondere. 
Nelle  prime  ore  di  questa  sera, 
un  altro  deputato,  senza  darne 
avviso,  gli  ha  posto  la  stessa 
questione  ;  non  avendone  dato 
avviso,  e  non  avendo  1'  op- 
portunità per  considerazioni  o 
inchieste,  egli,  in  verità,  si 
è  sentito  costretto  a  dichiarare 
subito,  esplicitamente,  ciò  che 
ha  fatto.  Se  avesse  avuto  pili 
tempo  per  riflettere,  non  gli 
sarebbe  rimasta  un'  impres- 
sione cosi  evidente  nella  sua 
mente  ;  ma  l' impressione  che 
egli  ha,  è  che .  pende  ancora 
qualche  dubbio  sui  fatti  che 
ora  si  stanno  discutendo,  nei 
quali  il  signor  Mazzini  si  dice 
implicato.  Egli  non  ha  dette 
cose  immaginarie  alla  Camera, 
ma  ha  esposto  lealmente  quei 
fatti  venuti  a  cognizione  del 
Governo.  (Mr.  Bernai-  Os- 
BOKNE  — dal  Moniteurf).  No; 
dai  dispacci  del  Ministro  bri- 
tannico, che  il  Governo  ha 
ricevuto  tempo  fa;  ed  egli  dice 
ohe  osservando  quei  dispacci, 
alcuni  dubbi  rimangono  sui  fat- 
ti, come  apparirà  a  questa  Ca- 


Mazzini,  Scritti,  ecc.,  voi.  XXVII  (Epistolario,  voi.  XIV).       27 


418 


APPENDICE. 


mera,  anche  leggendo  gli  stesai 
dispacci  che  avrà  tra  pochi 
giorni.  Se  inseguito  a  un'altra 
inchiesta  egli  si  convincerà  di 
avere  ingiustanienteagito  verso 
il  signor  Mazzini,  nessuno  più 
di  lui  sarà  pronto  a  dargli  ripa- 
razione, come  la  darebbe  a  qual- 
siasi persona,  che  egli  avesse 
ingiuriato  snlla  base  di  in- 
formazioni errate:  più  spe- 
cialmente sarà  ansioso  di  farlo 
con  uno  straniero  senza  pro- 
tezione, come  il    signor    Maz- 


zini. Preferisce  di  dare  que- 
sta riparazione  al  signor  Maz- 
zini stesso,  piuttosto  che  venga 
a  lui  da  un  Membro  della  Ca- 
mera ;  ma,  nello  stesso  tempo, 
deve  dire,  per  la  verità,  che 
mentre  non  è  contento  che  sia 
fatta  una  inchiesta,  è  costretto, 
come  uomo  d'ouore,  a  non  am- 
metterla. 

La  Camera  vota  riguardo 
alla  questione  proposta  :  — 
Si  13  —  No  22  —  Maggio- 
ranza 51. 


Camera  dei  Comuni.  —  Seduta  del  7  maggio  1845.  (^) 


[Discolpa  del  signor  Maz- 
zini]. Mr.  BouvERiE  —  dice 
che  cinque  o  sei  settimane  ad- 
dietro l'on.  rappreseutante  di 
Dungarvon  (Mr.  Sheil)  ebbe  a 
presentare  una  mozione,  che 
esprimeva  il  rincrescimento 
della  Camera  per  l'apertura 
di  alcune  lettere  di  stranieri 
nell'Ufficio  delle  Poste  inglesi. 
Nella  discussione  che  ne  se- 
guì, l'on.  Segretario  di  Stato 
jier  l'Interno  impostò  la  di- 
fesa del  Governo  circa  P  a- 
pertura  delle  lettere  del  si- 
gnor Mazzini,  sopra  il  carat- 
tere di  detta  persona;  e  l'on. 
Baronetto  formulò  un'  accusa 
coutro  il  signor  Mazzini,  alla 


quale  P  on.  Collega  cercò  al- 
lora di  dar  corpo,  e  che  egli 
non  ha  peranco  ritirata.  Una 
accusa  di  questo  genere  non 
avrebbe  dovuto  mai  esser  fatta 
contro  qualsiasi  uomo,  in  ve- 
runa circostanza,  né  altrove 
fuor  che  in  un  tribunale, 
per  secondare  il  consegui- 
mento degli  scopi  a  cui  mira 
la  giustizia;  ma  specialmente 
in  questo  luogo,  dove  i  pri- 
vilegi della  Camera  liberano 
un  deputato  da  quella  respon- 
sabilità, alla  quale  sarebbe 
soggetto  per  legge,  se  l'accusa 
fosse  fatta  in  un  altro  luogo. 
Egli  pensa  che  nessuna  circo- 
stanza potrebbe  giustitìcare  un 


0)  Dagli  Uansard's  Parliamentary  Debates.  voi.  LXXX.  coli.  234-239. 


APPENDICE. 


419 


semplice  Membro  della  Ca- 
mera, e  tanto  meno  un  Mem- 
bro itirestito  della  carica  e 
dell'autorità  dell'ou.  Collega, 
ad  avanzare  un'  accusa  di  que- 
sto geuere,  contro  qualsiasi 
individuo.  Per  una  semplice 
finzione  costituzionale,  è  stato 
supposto  che  un'accusa  sif- 
fatta noti  sarebbe  stata  pub- 
blicata, mentre  subito  la  mat- 
tina dopo,  parecchie  migliaia 
di  copie  di  giornali  sparge- 
vano la  calunnia  in  ogni  parte 
del  Paese  e  per  ogni  dove  nel 
mondo  — calunnia,  pur  troppo 
divulgata  in  questo  caso  con 
l'autorità  di  un  Segretario  di 
Stato  e  di  un  Ministro  della 
Corona.  Egli  considera  pri- 
ma di  tutto  il  caso  di  cui 
si  tratta  come  indipendente 
dalle  prove  sulle  quali  si  cer- 
cava di  dar  corpo  all'accusa  ; 
poiché  egli  pensa  che  nessun 
deputato  sia  autorizzato,  tanto 
per  lealtà,  quanto  per  giusti- 
zia, di  portare  una  simile  ac- 
cusa, in  un  simile  luogo,  con- 
tro qualsiasi  individuo.  Poi, 
per  quanto  riguarda  1'  evi- 
denza, la  sola  testimonianza 
che  l'on.  Collega  ha  tentato 
di  addurre  è  una  dichiara- 
zione anonima,  inserita  in  un 
giornale  francese.  L'  on.  Ba- 
ronetto prometteva  di  corro- 
borare quella  sua  dichiara- 
zione con  docn menti  degni  di 
fede,  copie  dei  quali  dovessero 
essere     trasmesse    ai     Membri 


della  Camera  ;  ma  i  soli  do- 
cumenti di  questo  genere  fi- 
nora ricevuti  sono  quelli  che 
egli  ha  addotti,  e  che  non 
contengono  neppure  un'  ombra 
di  evidenza  per  confortare 
l'accusa.  Cosi  stando  le  co- 
se, pensa  se  l'on.  Baronetto, 
suo  avversario,  sarebbe  pro- 
2>enso,  nobilmente  e  lealmente, 
a  ritirare  l'accusa  formulata 
contro  il  signor  Mazzini.  Egli 
non  conosce  personalmente 
questo  signore  e  neppure  lo 
A'ide  mai;  ma  sente  che  vi 
sono  dei  principi]  di  giustizia 
e  di  lealtà,  che  ogni  uomo, 
anche  di  grado  elevato,  deve 
mettere  in  pratica  verso  qual- 
siasi individuo,  per  quanto  sia 
in  umile  posizione.  Egli  è 
convinto  che  l'on.  Collega, 
riflettendo  solo  per  un  istante 
all'orribile  natura  dell'  impu- 
tazione e  dei  sospetti  gettati 
sul  signor  Mazzini,  sarà  co- 
stretto a  riconoscere  che  i  fatti 
difficilmente  potrebbero  giu- 
stificarlo di  aver  formulato 
quell'accusa.  Può  dichiarare, 
riguardo  al  signor  Mazzini, 
che  un  Governo  straniero  a- 
veva  comunicato  ad  un  amico 
di  quel  signore,  Membro  della 
Camera,  che  i  funzionari  di  quel- 
lo stesso  Governo  avevano  ac- 
curatameute  fatte  ricerche  sul- 
l'accusa in  questione,  e  non 
avevano  trovata  un'  ombra  di 
evidenza  per  sostenerla.  Egli 
pertanto  sottopone  all'on.  Col- 


420 


APPENDICE. 


lega  la  qiiestioue  se,  date 
tutte  le  circostanze  riferite,  e- 
gli  non  agirebbe  nel  modo 
più  leale  e  pili  giusto  possibile, 
ritirando  1'  accusa  da  Ini  pre- 
cedentemente formulata. 

Sir  James  Graham  —  di- 
ce :  l'ou.  Collega,  che  ora  lia 
parlato,  mi  avverti  ieri  pri- 
vatamente che  intendeva  di 
sottopormi  la  quistione  di  cui 
ora  ha  tratta  la  conclusione. 
Sono  dispiacente  che  egli  non 
si  sia  limitato  ad.  esporre  sem- 
plicemente quella  questione; 
ma  se  pure  non  avesse  affatto 
trattato  di  ciò,  sarebbe  tut- 
tavia stato  mio  dovere,  que- 
sta sera,  di  fare  una  dichia- 
razione alla  Camera  su  tale 
soggetto.  Credo  che  sia  stato  lu- 
nedi scorso  che  l'on.  rappresen- 
tante di  Kilmarnock  (Mr.  Bou- 
verie)  e  l'on.  rappresentante  di 
Finsbury,  ebbero  comunica- 
zioni con  me,  in  forma  pri- 
vata, su  quelP  argomento  stes- 
so ;  ed  io  ho  loro  dichiarato 
ciò  che  era  la  stretta  verità, 
cioè,  che  io  non  ero  allora  in 
grado  di  fare  una  dichiara- 
zione che  riuscisse  soddisfa- 
cente, tanto  ad  essi  quanto  al 
signor  Mazzini.  Inconseguenza 
di  una  interrogazione  rivol- 
tami dall'on.  deputato  di  Bol- 
ton  (dott.  Bowring),  io  pen- 
sai tuttavia  essere  mio  dovere, 
per  debito  di  verità  e  di  giu- 
stizia, di  iniziare  un'inchiesta 
—  per  mezzo  del    mio    nobile 


Amico,  Segretario  di  Stato 
per  gli  Affari  esteri  —  come 
a  quello  da  cui  io  pensai  es- 
sere molto  probabile  di  otte- 
nere un'  informazione  precisa 
sopra  un  tale  argomento.  Io 
diedi  corso  a  queil'  inchiesta; 
e,  tino  a  ieri,  l'informazione 
che  io  ho  ricevuta,  lungi  da 
scemare  la  mia  impressione 
circa  la  colpevolezza  del  si- 
gnor Mazzini,  tendeva  piut- 
tosto a  confermarla.  Non  an- 
cora soddisfatto,  tuttavia,  per 
la  parte  da  cui  quella  inchie- 
sta era  stata  diretta,  io  pro- 
vavo un  ansioso  desiderio  che 
fossero  interrogati  in  propo- 
sito il  giudice,  il  quale  a-, 
ve  va  presieduto  il  processo 
del  Gavioli  dinanzi  alla  Corte 
d'Assise  di  Avignone,  nel 
1833,  ed  il  Pubblico  Mini- 
stero, che,  in  tale  occasione, 
aveva  sostenuta  l'accusa;  e,  die- 
tro mia  richiesta,  quei  signori 
furono  interpellati.  Ora,  io 
non  ho  ricevuto  la  risposta  di 
essi  prima  delle  due  pome- 
ridiane di  ieri;  e  se  ieri  vi 
fosse  stata  seduta, sarebbe  stata 
mia  intenzione  di  fare  spon- 
taneamente la  dichiarazione 
che  devo  adesso  includere  nella 
risposta  all'on.  Collega  mio 
oppositore.  L'on.  Collega  si  è 
riferito  a  quanto  avvenne  al- 
lorquando io  feci,  dal  mio  po- 
sto, la  prima  dichiarazione; 
e  quei  colleglli  ora  piesenti, 
e  che  mi  fecero  allora  l'onore 


APPENDICE. 


421 


di  stare  attenti  a  quanto  di- 
cevo, licortleianno  clie  allor- 
ché io  giunsi  a  quella  parte 
della  mia  dichiarazione  circa 
la  condotta  del  signor  Mazzini, 
di  cui  ora  si  tratta,  osser- 
vai, riguardo  al  giornale  a 
€ui  mi  riferivo,  che  P  infor- 
mazione da  me  citata  non  si 
fondava  sopra  un'autorità  uf- 
ficiale, e  non  aveva  qiiindi 
nessun  titolo  per  inspirare  fi- 
ducia, come  l'avrebbe  invece 
inspirata  una  dichiarazione  di 
natura  più  autentica  :  e  su 
<luesto  punto  io  ho  special- 
mente richiamata  l'attenzione 
della  Camera.  L'  on.  Collega, 
rappresentante  di  Finsbury, 
nella  sna  replica,  fece  men- 
zione d'  una  circostanza,  che, 
prima  che  egli  la  dichiarasse, 
era  interamente  a  me  scono- 
scinta;  vale  a  dire,  che  il  si- 
gnor Mazzini,  nell'anno  1840. 
aveva  intentata  un'azione  oiu- 
diziaria  contro  il  signor  Gis- 
quet,  un  ex-direttore  generale 
di  polizia,  per  aver  egli,  in  una 
pubblicazione  allora  venuta  a 
luce,  ripetutala  calunnia;  e, 
sino  ad  un  certo  punto,  egli  vin- 
se la  sua  causa.  Io  non  cerco 
adesso  di  aprire  un'  altra  via 
di  accusa,  o  di  riferirmi  ad 
altro  argomento  che  non  sia 
quello  del  fatto  particolare,  a 
cui  si  è  riferito  l'on.  rappresen- 
tante di  Kilmarnock.  Egli  ha 
dichiarato  che  nei  giornali  che 
io  nresentni  alla  Camera,  non 


esisteva,  né  riconoscimento, 
né  prova  qualsiasi  della  di- 
chiarazione che  avevo  citato 
nell'accusa,  la  quale  era  fon- 
data sull'autorità  del  Monitenr. 
Credo  che  l'on.  Collega  non 
abbia  osservato  attentamente 
i  giornali  di  cui  si  tratta;  al- 
trimenti, egli  avrebbe  veduta 
la  lettera  di  Sir  Augustus 
Foster,  Ministro  d'Inghilterra 
a  Torino,  al  fu  nobile  Lord, 
Segretario  degli  Afiari  esteri, 
nella  quale  è  un  esplicito  ri- 
conoscimento della  dichiara- 
zione di  cui  si  tratta.  Ma  io 
non  intendo  di  fermarmi  su  que- 
sti punti.  Procederò  immedia- 
tamente a  stabilire,  come  io 
sono  tenuto  a  fare,  che  le  in- 
formazioni da  me  ricevute 
ieri,  ponendo  in  evidenza  la 
dichiarazione  del  magistrato 
ohe  giudicò  il  Gavioli,  e  quella 
del  Pubblico  Ministero  in  quel 
processo,  in  risposta  alle  ri- 
chieste loro  fatte  —  resoconto 
che  è  esplicito,  completo  e  di- 
retto —  espressamente  dichia- 
rano che  in  quel  processo  non 
fu  addotta  prova  qualsiasi  che 
valesse  ad  incolpare  il  signor 
Mazzini  su  quell'argomento. 
Ho  quindi  il  dovere  di  di- 
chiarare che,  se  quando  feci 
la  primitiva  mia  dichiarazione, 
fossi  stato  informato  del  pi  o- 
cesso  del  Gisquet,  ricordato 
dal  l'on.  rappresentante  di  Fin- 
sbury —  ed  assai  più,  se  io 
avessi     conosciuto    quali    fos- 


422 


APPENDICE. 


sei'o  le  impressioni  del  Giu- 
dice e  del  Pubblico  Ministero, 
indubitatamente  le  migliori 
autorità  in  tale  materia,  ri- 
spetto al  processo  del  Gavioli 
—  ben  lontano  da  fare  la  di- 
chiarazione che  io  ho  fatta, 
mi  sarei  astenuto  scrupolo- 
samente da  dare  notizia  in- 
torno a  quel  fatto.  La  dichia- 
razione tuttavia  fu  fatta  da 
me  ;  e  [l'ivolgendosi  al  pubblico] 
essa  è  stata  ingiuriosa  per  la 
riputazione  del  signor  Maz- 
zini. Quindi,  conoscendo  i 
fatti  che  ho  esposti  alla  Ca- 
mera —  fatti  che  mi  erano 
ignoti  tino  a  ieri  —  ho  pen- 
sato essere  dovuto  da  me  al 
signor  Mazzini,  di  fare  la  sola 
riparazione  che  sia  in  poter 
mio,  cioè  di  aver  cura  che- 
la ritrattazione  dell'accusa  sia 
altrettanto  pubblica  quanto 
l'accusa  stessa.  Io  spero.  Si- 
gnori ,  che  quanto  ho  detto 
sarà  considerato  come  soddi- 
sfacente. 

Mr.  Th.  DuNCOMBE — dice  : 
è  certo  che  nessun  Collega 
desidera  che  un  deputato  chie- 
da scusa  o  ritiri  un'  imputa- 
zione senza  che  egli  stesso 
sia  persuaso  che  la  persona 
accusata  meriti  di  avere  quella 
scusa  o  quella  ritrattazione 
in  suo  favore.  Egli  crede 
quindi  che  Pon.  Collega  a- 
vesse  ragione  di  non  scusarsi 
prima  di  essere  t>en  convinto 
di    doverlo    fare.    Crede    tut- 


tavia che  l'on.  Collega  avesse 
ragione  di  lagnarsi  delle  per- 
sone che  gli  avevano  trasmesso 
il  Moniteur,  dal  quale  egli 
trasse  la  citazione,  venendo 
a  sapere,  allo  stesso  modo  che 
quelle  persone  ne  erano  venute 
a  cognizione,  che  la  dichiara- 
zione di  cui  si  discorre  era 
una  invenzione  grossolana.  Ri-. 
tiene  che  l'on.  Collega  abbia 
ricevuto  il  Moniteur  da  per- 
sone che  sono  in  rapporti  col- 
1'  ambasciata  francese  in  Lon- 
dra, le  quali  potrebbero  essere 
ignari  che  quivi  sia  stata  una 
confutazione  pubblica  della  ca- 
lunnia contenuta  in  quel  gior- 
nale. Il  verdetto  del  Giudice  che 
presiedette  il  processo  del  1841 
avrebbe  potuto  essere  rice- 
vuto da  Parigi  una  settimana 
dopo  che  P  accusa  era  stata 
formulata.  Nulla  poteva  es- 
servi di  più  chiaro  della  to- 
tale assoluzione  del  signor 
Mazzini  da  ogni  partecipa- 
zione nel  delitto  in  questione. 
Riguardo  all'assassinio  di  Ro- 
dez,  il  Gavioli  fu  trovato  es- 
sere il  solo  colpevole,  e  fu 
condannato  ai  lavori  forzati, 
ed  egli  ha  udito  raccontare 
che  il  Gavioli  aveva  dipoi  uc- 
ciso il  suo  carceriere.  Egli 
era  quindi  P  unica  persona 
implicata  nel  delitto,  imi 
quale  egli  era  stato  condan- 
nato. La  dichiarazione  po- 
co dianzi  udita  sarà  la  più 
soxldisfacente,   non  solo  per  il 


APPENDICE. 


423 


signor  Mazzini,  ma  per  tutti 
i  suoi  concittadini,  esuli  in 
Inghilterra;  ed  egli  aggiunge, 
per  parte  sua,  che  se  non 
fosse  stato  pienamente  con- 
vinto, nel  suo  intimo,  della 
innocenza  del  signor  Mazzini, 
—  non  avrebbe  mai  portato 
il  suo  nome  dinanzi  alla  Ca- 
mera :  poiché  il  signor  Maz- 
zini non  solo  sarebbe  stato, 
in  tal  caso,  immeritevole  della 
considerazione  della  Camera, 
ma  anche,  nel  più  alto  grado, 
indegno  di  quell'amicizia  e  di 
quel!'  ospitalità,  di  cui  è  ora 
felice  ed  onorato  di  godere. 

Sir  James  Graham  —  os- 
serva che  l'on.  Collega  si  di- 
mostra dell'opinione  che  la 
spiegazione,  ch'egli  ha  dato, 
sia  venuta  alquanto  in  ri- 
tardo. Ora,  egli  ha  gran  de- 
siderio che  la  Camera  gli  ren- 
da questa  giustizia  di  credere 
che  ha  fatta  alla  Camera 
quella  dichiarazione  non  ap- 
pena gli  è  stato  possibile 
di  presentarla.  Ha  una  lettera 
di  Lord  Cowley,  Ambascia- 
tore inglese  a  Parigi,  in  data 
del  2  maggio,  contenente  la 
risposta  del  Giudice  che  con- 
dannò il  Gavioli,   la  quale  ri- 


sposta era  stata  mandata  per 
mezzo  del  ministro  dell'  In- 
terno (di  Francia)  a  Lord  Cow- 
ley, che  non  l'aveva  ri- 
cevuta prima  del  1°  maggio. 
La  lettera  di  Lord  Cowley 
porta  la  data  del  giorno  do- 
po, cioè  del  2  di  maggio.  Egli 
ha  pure,  nel  suo  incarta- 
mento, una  nota  proveniente 
dal  suo  nobile  Amico,  Segreta- 
rio di  Stato  per  gli  Aiìari  esteri, 
nella  quale  egli  osserva  che 
i  giornali  ricevuti  ieri  da  Lord 
Cowley  (dei  quali  giornali  il 
Segretario  degli  Affari  esteri 
ha  trasmesse  alcune  copie  a 
lui),  sono  di  tendenze  ben  dif- 
ferenti da  (quelle  dei  giornali 
primamente  comunicati  al- 
l'ambasciata di  Parigi  dal 
Prefetto  di  Polizia.  Se  ieri  vi 
fosse  stata  una  seduta  alla 
Camera,  egli  dà  formale  as- 
sicurazione che  non  avrebbe 
frapposto  indugio  a  portare 
il  fatto  a  conoscenza  dell'  As- 
semblea. 

Mr.  Th.  DuNCONBE  —  non 
ha  inteso  di  rimproverare  l'on. 
Collega  per  un  ritardo  non 
necessario. 

L'argomento  è  esaurito. 


INDICE  DEI  NOMI. 


Aberdeen  (Lord).  —  129,  139, 
166,  167,  182,  184,  185. 
187,  188,  189,  193.  194, 
202.  206,  207.  208,  211, 
215,  218,  221,  225.  234, 
294,  313,  320,  324,  326, 
332,  333,  341,  342,  348, 
358,  400,402,403,404,407. 

Accursi  Michele.  —  45,  59, 
70,  75,  86,  90,  103,  115, 
116,  131,  134,  173,  174, 
177,  196,  197,  198,  199. 
217,  224,  249,  251,  265. 

Adolf.   —  278. 

Agliouby.  —  384. 

Altieri  V.   —  32,   33. 

Amali  Michele.  —  147,   273. 

Andreaui.  -    398,  399. 

Anzani  Francesco.  —    56. 

Apostolato  Popolare  {L').  — 74, 
78,  173,    174,   197,  277. 

Aquila  bianca  {V).  —  8. 

Arrioroni.  —  273. 

Aslibiirtou   (Lord).  —   30. 

Ashley  (Lord).   —  84,   222. 

Asliurst  Emilia.    —  181. 

Ashurst  Eliza.  —    180,    199. 

Ashurst  William.   —   181. 

AttUer  {V).  —  74,  115,  219, 
251. 

Ausonio  (L').    —   254. 

Azeglio  (D')  Massimo.  —  278. 

Bakouniue  Michele.  —  258. 

Balbo  Cesare.  —    17,  33. 

Baldacconi.  —   111,  257. 

Balsamo  Gregorio.  —  169. 

Bandi  Angelo.   —   266. 

Bandiera  Anna.   —  31,   199. 


Bandiera  Attilio.  —  144.  188, 
189,   207,   208,    209. 

Bandiera  Emilio.  —  189,  194, 
207,  208,   209. 

Bandiera  (fratelli).  —  7.  8. 
12,  13,  23,31,  32.  33,  45, 
48,  50,  55,  64,  68.  73,  78, 
79,  81,  86,  88,  89,  91,  92, 
112,  119,  121,  128,  131, 
141,  142,  145,  147,  162, 
163,  164,  166,  167,  168, 
171,  192,  193,  194.  195, 
198,  199,  206,  207,  208. 
211,  217,  221,  230,  257. 
258,  259,  260,  261,  262, 
281,  295,  296,  331.  333, 
335.  336,  338,  339,  342, 
345.372,  388.  389,  395,407. 

Barberis  Domenico.  —    173. 

Bargnani  Alessandro.   —   263. 

Bargnani  Gaetano.  — -  263. 

Baring.   —   30,    311. 

Baring  (Lady).  —  30. 

Barlow  C.   H.   —    113. 

Bartolini  Lorenzo.   —  128, 

Battistino.   —  7. 

Bandry.   —   147. 

Beaiimont  (Lord).  —  182. 

Belgioioso  (Di)  Cristina.  — 
254. 

Bellnzzi  Domenico.   —  248. 

Beltrami.  —  105. 

Benedetta.  —  97.   104. 

Benincasa.   —  266. 

Bentinck  W.  —  158.  389,  395. 

Benza  G.  Elia.  —  213,  217. 
271. 

Berchet  Giovanni.   —  34. 


426 


EPISTOLARIO. 


18451 


Bemal    (Gap.)-     —    350,    351, 

852,  385,  417. 
Berti.   —  119. 
Betolino  Pietro.  —  55. 
Bettini  Cesare.  —  253. 
Bettini  Filippo.  —15,31,  97. 
Biagioli  Giacomo.  —  278. 
Biaiicoli  Oreste.  —  175,  176, 

252,   260,  265. 
Biardino  Antonio.  —  55. 
Biggs  Matilde.  —   181. 
Blanc  Louis.  —  147,  173,  198. 
Blewitt.  —  364. 
Bocclieciampi   Pietro.  —  119, 

122,   143,   168. 
Boile  Amelia.  —  27. 
Bonamici.  —  204. 
Bouaparte  Pietro.     -    401. 
Borsieri  Pietro.     —  263. 
Borthwick.   —  352. 
Bonverie  E.  P.   —  274,  418. 
Bowling  John.  —  244,   415. 
Briiishand  Foreign  Revieio{The). 

—  198. 
Brougham  (Lord).    —  16,  20, 

30. 
Bubaui  Pietro.   —  176. 
Bucalossi  Luigi.  —  71. 
Budini    Giuseppe.    —  10,  45, 

70,  74,  134.  173,  197.  252, 

260. 
BallerCliarles.  —24,  181,  352. 
Byron  (Lady).  —  72,  247. 
Camarthen  (Lord).  —  300,  301. 
Campanella  Federico.  — 112. 
Canale  Michele  G.  —  257.  276. 
Canuti  Filippo.  —  22,  23,  38, 

41,    178,    225,    227.    253, 

254,  281. 
Canzi  Michele.  —  128. 
Capi.  —  205. 

Carlo  Alberto.  —  35,  36,  273. 
Carlo    Lodovico    di    Borbone, 

Duca  di  Lucca.  —  230. 
Carlyle  Jane.  —  26,   180. 
Carlyte  Thomas.  —  24. 
Casadio  Francesco.  —  278. 
Castiglia  Gaetano.  —  263. 
Cavaignac  Godefroy.  —   27. 
Celesia  Carolina.  —  123. 
Cesarini.  —  105,  224. 


Chariuari  (Le).  —  198,  218. 

Chillman.   —  27. 

Choinacki.   —   14. 

Christian  AlUance.  —  263. 

Ciampella  Vittorio.  —  176. 

Ciani  Giacomo.  —  25,  132, 
172,  218,  259,   261,  262. 

Cochrane.   —  364. 

Cola  di  Rienzi.    —  279. 

Collett.  —     363. 

Colombo  C.   —128,  204,222. 

Colquhoim.   —   364. 

Corday  Charlotte.  —    199. 

Correnti  Cesare.  —  25. 

Cottenhara  (Lord).  —  314. 

Cowley  (Lord).  —  423. 

Dante.  —  108,   113. 

Danton.  —   199. 

David  D'Angers  J.  P.  —  13. 

De  Capitani.  —  75.    76,   81. 

De  Boni  Filippo.  —  230,  277. 

Delaloge.  —  44,  132. 

Della  Loggia  (Ved.  Delaloge). 

Della  Valle.  —  205. 

De  Tipaldo  Emilio.  —  112. 

Distraeli.  —  357,  372,  380. 

Dnchesne.   —   247. 

Duncombe  Th.  —  16,  129, 
130,  145,  147,  162,  163, 
164,  167,  200,  201,  228, 
231,  236,  237,  245,  252, 
257,  263,  264,  266,  267, 
268,  273.  274,  285,  301, 
302,  305.  308,  313,  316, 
317,  318,  319,  320,  323, 
324,  325,  329,  337,  338, 
339,  341,  342,  343,  344, 
345,  346^  347,  348,  350, 
351,  352.  355,  356,  364. 
375,  405,  422,  423. 

Durazzo  M.  L.  —  128. 

Dybowski  Giuseppe.  — 93,173. 

Emiliani.  —  233,  240,  398,  399. 

Escott.   —  328. 

Espartero.  —  47,   124. 

Esperia  —  12. 

Exoria.   —  118,   119,   122. 

Fabrizi  Luigi.   —    176. 

Fabrizi  Nicola.  —  11,  19,  23, 
58,  92,  114,  115,  116,  176, 
178.  225,  250,  251,  258,  259. 


[1845] 


EPISTOLARIO. 


427 


Fabrizi  Paolo.  —  19,  41,    93, 

114,   176. 
Farini  L.  C.  —  175,   250. 
Fenzi  Bastiano.   —   132. 
Feiizi  Carlo.   —    132. 
Ferraud.   —  364. 
Ferrari  Giuseppe.  —  133,  195, 

223. 
Ferrari  Napoleone.  —  36,  76, 

82,  97,   102,  109,  112,  118, 

146.   229,  272,    276. 
Ferri  Giovanni.  —  22. 
Finzi  Giuseppe.  —  219. 
Fischbach    Filippo.     —     259, 

261,  262,   263. 
Foresti  E.  Felice.  —  134,  179. 
Foscolo.  —  40,  70. 
Fox  Charles.  —  202,  203,  300, 

301. 
Fracassi  Poggi  T.  —  109. 
Francesco  I.  re  di  Napoli.   — 

16,  269. 
Francia  (orefice).    —    24,  70, 

116,   172. 
Franzone.    128. 
Frapolli  Lodovico.   —  28,  49, 

59.  172,   196,   197,  199. 
Freddi  Stanislao.  —  278. 
Galignani.   —    33. 
Gali.  —  201. 
Gallenga  Antonio.    —  18,  71, 

195,  264. 
Gambini  Andrea.    —    17,    22, 

87,   97,   108,113.   125,  128, 

146,   223.   270,   276. 
Gambini  Giuseppe.   —  97. 
Garibaldi  G.    —  5.5,   57,   277, 

278. 
Gatti.   —  40,"  58. 
Gavioli.  —  234,  240. 
Gazette  des  Tribnnatix  (La). — 

233,  240. 
Gazzetta  d' Angshurgo  (La).   — 

31,   33,  224,  225,    229,  265, 

279. 
Gazzetta    di    Colonia    (La).   — 

265. 
Gazzetta    di    Genova    (La).     — 

204. 
Gazzetta  liaUana(La).  — 254. 
Gerard  Francesca.  —  214. 


Ghiglione  Antonio.  —  112, 
128,   216. 

Giacopello  Ambrogio.  —   182. 

Giannone  Pietro.  —  13,  22, 
25,  44,  45,  59,  68,  70,  86, 
90,  94,  134,  172,   199,  220, 

224,  249,    250,    252,    254, 
259,  264,   265,  280. 

Gioberti  V.   —   17,  33. 

Giornale  del  Regno  delle  Bue 
Sicilie  (II).  —   7,   16,   170. 

Giovannini.   —  250,   263. 

Giovine  Italia  (Associazione). 
—  8,  12,  13,  25,  43,  44, 
80,  98,  99.   133,   179,    199, 

225,  398,   401. 

Giovine  Italia   (Periodico).    — 

397,   398. 
Gisquet.   —  234,    241,  275. 
Giulianini  Luigi.  —  266. 


Giusti  G. 


59,    230. 


Gouzales  Carlo.  —  10,  11, 
251,   254,   280. 

Gonzales  (fratello  di  Carlo). 
—  251,  280. 

Gordon  (Lord).  —  140,  334. 

Graham  James.  —  15,  30.  53, 
130,  150,  162,  164,  185! 
186,  198,  202,  204,  212, 
231,  235,  236,  237,  238, 
242,  244,  245,  247,  252, 
255,  256,  263,  268.  271, 
274,  275,  279,  280,  309, 
312,  316,  321,  329,  330, 
354,  380,  394,  399,  413. 
417,   420,   423. 

Grassi.   —  105. 

Gravi  er.   —  204. 

Grey  G.   —   372. 

Grisi  Giulia.  —  281. 

Grodicki.   —  316. 

Guerrazzi  F.  D.  -  48,  62, 
67,   109,   279. 

Guizot.  —    124,   125,   215. 

Haddtngton  (Lord).   —  309. 

Hanmer  J.  —  323,  372. 

Hansard's  Parliamentary  De- 
bates.  —  16. 

Harris.  —  385. 

Hawes  B.  —  164. 

Heath.   —   83. 


428 


Heathcote  W.  —   311. 
Herbert     G.  —  354. 
Hill  (Miss).—  249,   282. 
HoUaud  (Lord).   —  396. 
Hope.   —  339. 

Howiok  (Lord).  —  355,  382. 
Hume.  —  321,  322,  384,  414. 
Isabella,  regina  di  Spagna,— 

34.  ' 
Inglis  R.  H.  —   350. 
Jauer    Nardini    Salvatore.    — 

282. 
Jervis.  —  372.  384. 
Jewsbury  Geraldine.    —   180. 
Journal    des    Débats    (Le).    — 

16,  31,    47,    63,    67,    213, 

215,  278. 
Kirkup.   —    113. 
Knox  Folk  J.   —  229. 
La  Barthe  (ved.  Lafond). 
La  Cecilia  Giovanni.   —   233, 

234,   240. 
Lafond  Giambattista.    —    132, 

280. 
Lamberti  Giuseppe.   —  9.  11, 

13,   18,  22,  23,  25,  38,  40, 

58,  59,  60,  78,  85,  89,  91. 

106,   114.     117,    133,    147, 

172,  174,     176,    178,    179, 

197,  219,    225,    226,    247, 

259,  264,    265,    266,    270, 

281. 
Lamberti  Sofia.    —  59. 
Lamennais.   —  213. 
Landi  Pietro.   —   248. 
Layard  (Gap.).   —  347. 
Lazzareschi.  —  233,  240,  399. 
Legione  Italica.   —  80. 
Lemon   Gli.  —  311. 
Lepelletier.   —    199. 
Lequine.  -—  60. 
Leronx  Pierre.   —   27,   213. 
Leu  d'Ebersol.  —  126. 
Leuclitenberg    (Duca    di).    — 

8,  38,  44. 
Lincoln  (conte  di).   —  384. 
Linstant.  —  27. 
Lovatelli  Francesco.  —  8,  11, 

19,     22.     23,    51,    61,    70^ 

93,  106,  250,   253,  281. 
Liicchesini.  —  176. 


EPISTOLARIO.  [1845] 

Lnigi  Filippo.  —  5,  31,  47,  67. 

Lnpatelli.  —   119. 

Lnzy.  —     100. 

Maeaulay.  —  343. 

Mamiaiii  Terenzio.   —  10,  174. 

Manara.  —  18,   19,   24,   27. 

Mancini  Angelo.  —  55. 

Manners  J.   —  346. 

Marani  Cesare  A.  —  74. 

Marianna  (ved.  Zamheccari  Li- 
vio). 

Mario  di  Candia,  —  59.  227. 
248,   281. 

Mariotti  (ved.  Galltnga  An- 
tonio). 

Marrast.  —  59. 

Massimo  (Card.).  —  278. 

Massuccone  Francesco.  —  36, 
97. 

Mayer  Enrico.  —  44,  113,  272. 

Mazzoli  Tommaso.  —  119. 

Mediterraneo  (II).  —  89.  190, 
209. 

Mellara  (ved.  Pietramellara  Pie- 
iìv) . 


Menotti  Celeste. 

—    25. 

252. 

263,   280. 

Menotti  Virginia, 

—  22. 

Mesmer.  —  201. 

Micci  a  rei  li    Tito 

Vespasiano. 

—  86. 

Miller  G.   -     6,   7, 

.   132. 

Milnes.  —  165,  331.  335, 

336, 

338,   339,   383, 

415. 

Moiii  Cristoforo.  - 

-  200. 

Monitenr    {Le).    — 

233. 

234. 

398,    406.    407. 

411, 

417, 

421,  422,  423. 

Montebello  (Duca 

di),  - 

234, 

241. 

Morandi  Antonio. 

—    23 

Morier.  —  399. 

Mornimi  Chronicle  i 

[The).- 

-  89. 

Ilo,   134,     145, 

146, 

148. 

163,   165,     182, 

201. 

205. 

211.   212.     225, 

,    231. 

232. 

235,   236,    237. 

245, 

249, 

252,   263,   266, 

268. 

Morninq  Herald  (2 

7,.).   - 

205, 

206,    207,    208 

,    209, 

210. 

211,  306.   307. 

[1845] 


EPISTOLARIO. 


Moro  Domenico.  - —  6,   7,  119. 
Muntz.   —  372. 
Murat  G.    —  183. 
Muratori  Pasquale.  —  266. 
Napier  Charles.  —  244,    263, 

335,  337,  410. 
Napoleone  I.  —  158,  199. 
Nardi    Anacarsi.    —    6,     114, 

116,   117,    118,    119,    120, 

121.   124,  169. 
Nardi  Giambattista.  —   119. 
Narvaez.  —  67. 
Neumau!)  (Barone).—  396,  397. 
Newcastle  (Duca   di).    —  304. 
National  (Le).  —  225,  256. 
Nav....  —  53,  61,  83. 
Nieolini.  —  75,   131. 
Noceti.   —  97. 
Normaubv  (Lord).  —  186,  294, 

306. 
Norlh  Briiish  Beriew  (The).  — 

72.  213. 
Notari  Carlo.  —  42,  43,  132, 

269. 
O'Connell.  —  20. 
O'  Conor  Don.  —  311. 
Old.   —  311. 
Oribes.  —   55,    56. 
Orlandini.  —   113. 
Pacbeco  y  Obes.  —  56. 
Palli  Michele.   —  44. 
Palraerston  (Lord).  —  397. 
Panizzi  Antonio.    —  25. 
Paolini  (Dr.).  —  117. 
Pareto  Lorenzo.  —   128. 
Parodi.  -    118. 
Partesotti    Attilio.  —  10,  11, 

74,  75,  77.  80,  85,   91,  92, 

105,   115. 
Patten  W.  —  311. 
Pa^ylet  (Mrs.).   —  26. 
Peel  Robert.  —  16,   163,  165, 

166,    170,    194,    255,    325, 

332,   335,    336,    337.    338, 

370,  .374,  385. 
Pelosi  Eugenio.   —  22. 
Pepoli  Carlo.  —  58.  68. 
Pepoli  Ugo.— 58,  60,  68,  76. 
Petitti  di  Roreto  I.  —  204. 
Piciorial    Times    {The).   —   15, 

20,  53. 


429 

254. 


Pietramellara  Pietro. 

266. 
Pistrucci  Scipione.  —   25. 
Prim  (Gei).).    —    67,   74,    84, 

124. 
Porro  Ercole.   —   78. 
Presse  (La).   —    204. 
Publisher  (The).    —  32. 
Rabaiotti.  —  110. 
Radnor  (Lord).  —  ^74. 
Raffo.  —  202. 
Ramar  oli.   —  219. 
Ramorino  (Gen.).  —  10,   400. 
Riinalli  Ferdinando.   —  109. 
Rasponi  Tulio.   —  106,  250. 
Béforme  (La).  —  59,   132. 146, 

173,   198. 
Renzi  Pietro.  —  58,  59. 
Hevae    des    Deux-Mondes    (La). 

—   195.  223. 
Reme  Indépen dante  (La).  — 40. 
Ricard.   —  10. 
Ricci  Vincenzo.  —  128. 
Ricciardi  Giuseppe.   —  9,  52, 

176,  225,   259,  282. 
Ricciotti  Nicola.    —    12,     50, 

75,  119. 
Ridley  Colbovne.  —  364. 
Rirarola  (Card.).  —    266. 
Robecchi  Giulio.  —    91,    116, 

132. 
Rocca.  —  119. 
Roche.  —  60. 
Roebuck.   —  359. 
Rogat  E.   —  13. 
Rolandi    Pietro.     —     78,     91, 

103,   105,  250. 
Romagnoli  Eugenio.   —  22. 
Ronge.  —  112,   147. 
Ronna  Antonio.    —  91,  116. 
Rosa  (servo  di  Mario  di  Can- 

dia).  —  59. 
Rosa  Gabriele.   —  263. 
Rosselli    Michelangelo.  —  67, 

87,  102,  118,  230. 
Rossetti  Gabriele.    —  71. 
Rossi  Pellegrino.  —  126. 
Rouge  (red.    lionge). 
Rnffini    Agostino.  —    22,  36, 

112,  128,    211,    213,    217, 

230. 


430 


EPISTOLARIO. 


184; 


Rnffiui   Giambattista.    —    11, 

44,  68,  69,   70,  94. 
Rnffiui    Giovanni.    —  19,  22, 

24,  36,  106,  112,  116.    199, 

203,  217,    230.    247,    250, 

264. 
Raffini  Jacopo.  —  203,  217. 
Rnffiui  (fratelli).   —  216,247, 

271,  272. 
Rnffiui     Curio    Eleonora.      — 

128,  217,    271,   272. 
Rniz  Ferdinando.—  196,225. 
Russell  John  (Lord).    —   164, 

169,  337,  338,  364,  382. 
Salvagnoli  Vincenzo.  —  17. 
Sand    Georges.    —    90.     180, 

213. 
Sandon     (Visconte).    —    311, 

319,  322,  358,  382. 
Sajani  (ved.  Zonli  Sajaui). 
Saroldi  Giacomo.  —  55,  57. 
Savelli  Dante.  —  119. 
Savelli  Tito.— 114,   119,122. 
Sceberras  Emilio.  —  88,  114, 

176. 
Schiassi.  —  40,   42,  44.   45. 
Sciiriatti.   —  398. 
Seaton  (Lord).    —    165,    189, 

209,    211,    333,    334,    336, 

337,  338,  339,  345,  408. 
Sergeant  Mnrphy.  —  324. 
Seymour  H.  (Sir).  —  389,  397, 

398,  399,  400,  401. 
SMel  R.  L.  —  198,  200,228, 

317,  319,  388. 
Sidmouth  (Lord).      -  291. 
Sovinski.  —  299. 
Sparapani.  —  278. 
Spencer  (Lord).  —  313. 
Stansfeld  James.    —  181. 
Sterbiui  Pietro.   —  132. 
Stolzman    Carlo.     —    10,    14, 

59,  100,  224,  249,  258,'  292, 

296,  297,  299,  318,  319. 
Strutt.  —  311,  364,  372. 
Sturge.  —  203. 
Sue  E.  —  126,  221,  222. 
Svarnacino.   —  128. 
Tancioni  Pio.  —  47. 
Tancioui  Susanna.  —  46,  47, 

73. 


Taylor  P.  A.  —    201. 

Tempie.  —  334. 

Tentolini  Luigi.    —  91. 

Tesei.  —  6. 

Thappaz    Giuseppe.    —    199. 

200. 
Thomas  (Mrs.).   —  21. 
Thon  (Barone  di).  —  92. 
Times  {The).   —  33,  211.   212, 

215,   222,  275. 
Tommasini.  —  264,  266,  280. 
Tonna  L.   —  176. 
Torresani  C.  G.  —  248.  263; 

273. 
Tosin  (Dr.).  —  11. 
Toynbee.   —  198. 
Tre  maggio  (II).   —  8. 
Troni  llet.  —  78. 
Turner.  —  104,  105. 
Tyler.  —  229. 
Usiglio  Angelo.   —  67,  73,  87, 

88,   102,  118. 
Vacani    Andrea.    —    90,     92, 

103. 
Valle.  —  83. 
Vanoni  Felice.   —  280. 
Vellani.  —  23. 
Venerucci  —  119. 
Venturi  Carlo.  —  181. 
Vinnitcha.  —  299. 
Vittoria,  regina  d'Inghilterra. 

—  63,  64,  65. 
Viviani.   —  120. 
Viviani  Domenico.    —  128. 
Wakley.  —  329,  385,  411. 
Waldmann   (ved.  Frapolli   Lo- 
dovico). 
Walpole  R.  —  289. 
Warburton.  —  311,  322,  328, 

382,  409. 
Ward.  —  230.  344,  354. 
Watson.  —  364,  383. 
Wesleyan  Chronicle  (The).  —  15. 
Wellington  (Duca  di).  —  154, 

155, 156,  159, 160,  294,  336. 
Wesimiuster    lìeview    {The).    — 

3,  11,    32,    54,    102,    231, 

232,  236,  406. 
Williams.  —  364. 
Worcell  Stanislao.  —  201,  296, 

297,  298.  299,   318,  319. 


[1845]  KPISTOLARIO.  431 

Wortley  J.  S.   —  345,  357.  Zauli   Saj ani  Tommaso.   — 89, 
Wyndliam.   —  416.  115. 

Zambeccari    Livio.    —   8,  23,  Zuppi  (Maggiore).  —  19. 

38,  41,  51.  260.  265.  Zurbano  Martino.  —    124. 

Zamoiski.  —  10.  Zwierkoswki  V.  —  14. 


INDICE  DELLE  LETTERE. 


Introduzione pag.    vii 

MDCCLXVII.  —  Alla  madre  [Londra],  30  agosto 

18U »  3 

MDCCLXVIII.  —  A     Nicola     Fabrizi    [Londra]  , 

2  settembre   1844 »  6 

MDCCLXIX.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

3  settembre  1844 »        10 

MDCCLXX.  —  Allo  stesso  [Londra,  4  settem- 
bre   1844] »        12 

MDCCLXXI.  —  Alla  madre  [Londra],  6  set- 
tembre   1844 »        14 

MDCCLXXII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

13  settembre  1844 »       18 

MMCCLXXIII.  —  Alla  madre  [Londra],  13  set- 
tembre 1844 »        20 

MDCCLXXIV.  —   A  Giuseppe  Lamberti  [Londra, 

14  settembre  1844] »       22 

MDCCLXXV.  —  Allo  stesso  [Londra],  19  set- 
tembre   1844 »       24 

MDCCLXXVL  —  A  Georges  S^nd  [Londres],  20 

septembre   1844 »        26 

MDCCLXXVII.  —    A    Giuseppe    Lamberti    [Lon- 

dra]. 20  settembre    [1844]   .      »       27 

MDCCLXXVIII.  —  Alla  madre  [Londra],  21  set- 
tembre 1844 »        28 

MDCCLXXIX.  —  Alla  stessa  [Londra],  27  set- 
tembre 1844.    , »       32 

MDCCLXXX.  —  Alla  stessa  [Londra],  4  otto- 
bre 1844 »       35 

MDCCLXXXI.  —  A  Livio  Zambeccari   [Londra], 

6  ottobre    1844 »       38 


434  EPISTOI.AKIO. 

MDCCLXXXII.  — A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

7  ottobre   1844 pag.     40 

MDCCLXXXIII.        —  Alla  madre  [Londra],    venerdì 

11  ottobre    1844 »        46 

MDCCLXXXIY.         —    A    Pietro  Giannone    [Londra], 

12  ottobre   1844.     ......      »        49 

MDCCLXXXV.  —  Alla  madre  [Londra],  18  otto- 
bre   1844 »       .53 

MDCCLXXXVI.        —  A  Giuseppe  Lauiberti  Londra, 

[22  ottobre  1844] »        58 

MDCCLXXXVII.       —  A  Pietro  Giannone  [Londra,.... 

ottobre    1844] »       60 

MDCCLXXXVIII.  —  Alla  madre  [Londra],  26  otto- 
bre 1844 »       61 

MDCCLXXXIK.  —  Alla  stessa  [Londra],  4  novem- 
bre   1844 »       65 

MDCCXC.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

5  ìiovembre    [1844] »       69 

MDCCXCI.  —  Al  la  madre  [Londra],  12  novem- 
bre 1844 »       71 

MDCCXCII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  Londra, 

[18  novembre  1844] »       74 

MDCCXCIII.  —  Alla  madre  [Londra],  20  no- 
vembre 1844 -  .   .    .      »       76 

MDCCXCIV.  —  Alla  stessa  [Londra],  26  no- 
vembre 1844 »       80 

MDCCXCV.  —  Alla  stessa  [Londra],  4  dicem- 
bre 1844 »       82 

MDCCXCVI.  —    A    Giuseppe    Lamberti    [Lon- 

dra,  9    dicembre  1844]   ...      >        85 

MDCCXCVIL  —  Alla  madre  [Londra],  10  di- 
cembre 1844 »        86 

MDCCXCYIII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

16  dicembre   1844 »        90 

MDCCXCIX.  —  Alla  madre  [Londra],  17  di- 
cembre   1844 »       94 

MDCCC  —  Alla  stessa  [Londra],  25  di- 
cembre   1844 »       96 

MDCCCI.  —  Ad  A.  Cesare Maraui  [Londra]. 

venerdì    [....    1844] »        98 


EPISTOLARIO.  43 

MDCCCII.  —  Alla  madre  [Londra],  2  gen- 
naio  1845 j;a^.    100 

MDCCCIII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

8  gennaio  1845   .......      »     103 

MDCCCIV.  —  Alla  madre  [Londra],  8  gen- 
naio 1845 »     106 

MDCCCV.  —   Alla    stessa  [Londra],   martedì 

14  gennaio  1845 »      109 

MDCCCYI.  —  A  Nicola    Fabrizi  [Londra],   20 

gennaio   1845 .      »      114 

MDCCCVIL  —  A    Giuseppe    Lamberti     [Lon- 

dra],   21   gennaio  1845   ...      »      115 

MDCCCVIII.  —  Alla  madre  [Londra],  22  gen- 
naio 1845 .      »     117 

MDCCCIX.  —  To  the  Kditor  of  the  "  Times  ,, 

[London,   1845]  january  22  .      »     120 

MDCCCX.  —  Alla  madre  [Londra],  31  gen- 
naio 1845 »      123 

MDCCCXI.  —  Alla  stessa  [Londra],  7  feb- 
braio 1845 »      127 

MDCCCXII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

8  febbraio  1845 »      131 

MDCCCXIII.  —  To  the  Editor  of  the  ''  Morning 
Chronicle  ,,  [London],  1845, 
febrnary  12 »     134 

MDCCCXIV.  Alla  madre  [Londra],  14  feb- 
braio 1845 »      145 

MDCCCXV.  —  To  the  Editor  of  the  '^  Morn- 
ing Chronicle  ,,  [London], 
184  5.   febrna-ry  17 »      148 

MDCCCXVI.  —  Alla  madre  [Londra],  21  feb- 
braio 1845 »      161 

MDCCCXVIL  —  To  the  Editor  of  the  "  Morn- 
ing Chronicle  ,,  [London], 
1845  february  21 »     165 

MDCCCXVIII.  —  A     Giuseppe    Lamberti    [Lon- 

dra], 25  febbraio  1845  ...      »     172 

MDCCCXrX.  —  A     Pietro    Giannone    [Londra, 

25  febbraio  1845] »     174 

MDCCCXX.  —  A  Georges  Sand  [Londres],    26 

février  [1845] »      180 


436  K  l'I  STOLA  RIO. 

MDCCCXXI.  —  To  the  Editor  of  the  '*  Morn- 
ing  Cbionicle  ,,  [London], 
1845,  february  28 pag.   182 

MDCCCXXII.  —  Alla  madre  [Londra],  1°  mar- 
zo   1845  . .      »     193 

MDCCCXXin.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Lon- 
dra], 7  marzo  1845 »     196 

MDCCCXXIV.  —  Alla  madre  [Londra],  8  mar- 
zo 1845 »     200 

MDCCCXXY.  —  To  the  Editor  of  the  "  Morn- 
ing  Chronicle  ,,  [London], 
1845,   march  11 »      205 

MDCCCXXVI.  —Allo    stesso    [London],    1845,' 

march   13 »      208 

MDCCCXXVn.  —  Alla  madre   [Londra],  sabbato 

14  marzo  1845 »     210 

MDCCCXXVIII.        —  A  Franfoise  Gerard  [Londres], 

15  mars  1845 »      214 

MDCCCXXIX.  —  A    Giuseppe     Lamberti    [Lon- 

dra],  19  marzo  1845    ....      »     218 

MDCCCXXX-.  —  Alla  madre  [Londra],  21  mar- 
zo 1845 »     221 

MDCCCXXXI.  —    A    Giu.seppe    Lamberti    [Lon- 

dra], 25    marzo  1845  ....      »     224 

MDCCCXXXU.  —  Alla  madre  [Londra],  28  mar- 
zo 1845 »     227 

MDCCCXXXIII.  —  To  the  Editor  of  the  '^  Morn- 
iiig  Chronicle  ,,  [London], 
1845,  aprii  2 »     231 

MDCCCXXXIY.        —  Alla  ihadre  [Londra],  4  aprile 

1845 »      235 

MDCCCXXXXV.       —  To     Mr.     Thomas     Dmicombe 

[London],    1845,   aprii  7.    .    .      »     237 

MDCCCXXXVI.        —  Alla    madre    [Londra]  ,     11     a- 

prile   1845 »     244 

MDCCCXXXVII.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Lon- 
dra],  sabbato  12  aprile  1845      »     248 

MDCCCXXXVIII.     —  Allo  stesso  [Londra],   16  aprile 

1845 »     251 

MDCCCXXXIX.        —    Alla   madre    [Londra],    19    a- 

prile  1845 »     254 


EPISTOLARIO.  437 

MDCCCXL.  —    A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

19  .aprile  1845 pag.   258 

MDCCCXLI.  —  A    Pietro    Giannoue  [Londra], 

21  aprile  1845 »     259 

MDCCCXLIL  —   A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

21   aprile    1845 »  .  261 

MDCCCXLIII.  —  A    Pietro    Giannoue    [Londra, 

21  aprile  1845] »     261 

MDCCCXLIV.  —  A  Giuseppe  Lamberti  [Londra], 

24  aprile    1845 »     262 

MDCCCXLV.  —  A  Pietro    Giannoue    [Loudra], 

24  aprile  1845 »     265 

MDCCCXL  VI.  —  Alla    luadre  [Londra],    sabbato 

25  aprile  1845 .      »     267 

MDCCCXLVn.  —  A  Pietro    Giannoue   [Londra], 

28  aprile  1845 »     270 

MDCCCXLVm.  —  Alla  madre  [Loudra],  3  mag- 
gio 1845 »     270 

MDCCCXLIX.  —  Alla  stessa  [Loudra],  9  mag- 
gio 1845 »     274 

MDCCCL.  —  A    Giuseppe     Lamberti     [Lon- 

dra], 9  maggio    1845   ....      »     280 

Appendice »      285 


INDICE  DELLE    ILLUSTRAZIONI. 


Ritratto  di    Giuseppe   Mazzini,  da  uu   diseguo  a  lapis,   conser- 
vato nel  Museo  del  Risorgimento  di  Genova. 


Il  presente  volnrne,  finito  di  stampare  il  20  aprile  1918, 
fu  riveduto  e  approvato  dalla  R.^^  Commissione  per  l'edizione 
nazionale  degli  Scritti  di  Giuseppe  Mazzini. 


A. 

Ber KN INI  -  Presidente 

A. 

ROTH 

F. 

Martini 

P. 

BOSELLI 

V. 

E.  Orlando 

L. 

Rossi 

S. 

Barzilai 

E. 

PlNCHlA 

E. 

Nathan 

C. 

Pascarella 

V. 

Fiorini 

M. 

Menghini. 

^^ 


DG 
552 
.8 

M27 
V.27 


Manzini,  Giuseppe 

Scritti  editi  ed  inediti 


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CARDS  OR  SLIPS  FROM  THIS  POCKET 

UNIVERSITY  OF  TORONTO  LIBRARY 


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